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“Mosso dalla soddisfazione per la conoscenza ampiamente collaudata e per il devoto zelo di servizio”, Federico Augusto incaricò il 20 agosto 1774 Marcolini della direzione e della supervisione della fabbrica di porcellana di Meissen, commissionandogli un piano dettagliato per il miglioramento delle strutture organizzative.103 La nomina comportava un drastico cambio di pagina nella continuità gestionale ed enfatizzava il fallimento di Fletscher, che dieci giorni dopo la scelta dell‟Elettore avrebbe richiesto il collocamento a riposo.

Il motivo di tale nomina sembrerebbe oscuro, difficilmente giustificabile su basi logiche considerando soltanto la soddisfazione del Principe per il quinquennio occupato da Marcolini nella committenza dell‟oreficeria di corte e dei cantieri edili: un campo, quest‟ultimo, peraltro non ufficiale e incappato in uno stallo che continuava da due anni. Effettivamente l‟Elettore pare scommettere sulla fiducia nei confronti del suo favorito e delle sue capacità organizzative, e tale visione parrebbe confermata da una confidenza che

101 HStADD, Geheimes Kabinett, Loc. 1344/5, p. 210. Rescritto della relazione di Gutschmidt. 102 Ibidem, pp. 215-216.

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Camillo condivise con il fratello Giangastone in una lettera inviatagli alla fine del 1774: in essa venivano chiarite le motivazioni del volere del Principe, “perché di tanti suoi servitori ha cercato, non ha potuto trovare chi fosse capace di mettere l‟ordine e la pace, in una fabrica che fù lo splendore di tutte le arti di Europa” se non il Conte stesso.104

Non è impensabile che Marcolini abbia premuto per dirigere a proprio favore le decisioni dell‟amico di lunga data, vista la disponibilità di un lucroso posto vacante affine al settore di direzione artistica in cui egli aveva instradato la propria attività. Già le istanze dirette a Maria Antonia negli anni di servizio nella Camera avevano dato un‟idea delle ambizioni carrieristiche di Contino, che emergono categoricamente a partire dal 1771 anche nelle lettere al fratello a Fano. La serie di queste culmina con lo scritto del 30 giugno del 1774 in cui, considerata ormai imminente una promozione, Marcolini comunicava a Giangastone il proprio “pianto di gran solievo” effuso dopo che il Principe l‟aveva “richiamato sopra il proprio stato”, ormai certo di ottenere il riscatto per la propria figura di cortigiano partito da una posizione di svantaggio, “forestiero e di altra religione” in una corte competitiva e ostile alla figura del menin du roi.105106 Fatta salva la rivalsa morale, la nuova condizione avrebbe inoltre consentito a Marcolini una sostanziosa gratificazione materiale, permettendogli di aggiungere allo stipendio regolarmente percepito la somma di duemila talleri annui. Nuovi introiti venivano a foraggiare le già pingui risorse del Gran Maestro della Guardaroba, che dimostrò da subito l‟innalzamento di ceto acquistando nel 1774 due delle abitazioni già appartenute al Primo Ministro Brühl, il Palazzo adiacente al

104 BFF, Fondo Marcolini, XV, pp. 31-32. Lettera di Camillo a Giangastone Marcolini, 2 dicembre 1774. Le

aspettative del Principe nei riguardi di Marcolini in quanto funzionario capace di riportare la fabbrica alla prosperità sono rimarcate dalle parole dell‟inviato di Prussia Adrian Heinrich von Borcke, riportate nel seguito della lettera (“Je suis charme du nouvaux traité de confiance que votre Maitre vient de vous donner s‟il vous aurais fait plus tot, notre fabrique ne serait surement dans le piès qu‟elle est et nous n‟aurions pas tout profité de votre desordres.”). Il giudizio, troppo lusinghiero per una situazione in cui le misure di Marcolini non avevano ancora potuto sortire effettivi risultati, dipende dal parere espresso da Federico il Grande nella lettera del 6 aprile 1774 “Les comtes de Bolza et de Marcolini se trouvent à la tête des finances et disposent à leur gré des caisses, je crois qu‟on peut, sans faire tort à l‟Electeur, les considerer comme étant plus maîtres en Saxe que ce prince même”. Johann Hoffmann, Die Kursächsische Armée 1769 bis zum

Beginn des Bayerischen Erbfolgkrieges, Lipsia 1914, vol. I, p. 5. Lo stipendio è stabilito in HStADD, Geheimes Kabinett, Loc. 1344/5, p. 416v. Istruzioni per Marcolini.

105 BFF, Fondo Marcolini, XV, c. 25, 30 giugno 1774.

106 BFF, Fondo Marcolini, XV, c. 23, lettera di Camillo Marcolini a Giangastone, 20 gennaio 1771 (“Dio

volesse che potessi chiudere le porte all‟ambizione ora che parmi che una cariera di vent‟anni possa giustamente salvarmi dalla taccia d‟infingardo”); 25, lettera di Camillo Marcolini a Giangastone, 30 giugno 1774 (“mi riesce impossibile di abbandonare tante idee che esiggano una pronta e matura risoluzione, pentendomi di non aver pensato a sufficienza per prevenire tutto quello che tante migliaia alla critica delle quali sono esposto potrebbero obiettare o condannare; tutte le Corti direte, son Corti, ma in tutte le Corti uno solo può essere nella mia situazione, ed a nessuna corte nessuno unisce l‟aver contro di se l‟essere forestiero e di altra religione; ma basta con tutto che piansi di gran solievo il richiamarmi sopra il mio stato, e da nessuno possa essere meglio accolto che da voi”).

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Castello Elettorale e la residenza di Friedrichstadt, che per i suoi giardini contava tra i massimi punti di turistico in Dresda, dismesse dagli eredi in seguito alla scossa economica della famiglia conseguito alla morte del ministro.107

La direzione quarantennale di Marcolini si dimostrò fin dai suoi esordi allineata con lo spirito dei tempi, impostata sullo scopo “non di far tradurre in pasta tutte le incisioni alla moda francesi, ma di guadagnar denaro”.108 Ottemperando alla richiesta espressa da Federico Augusto al momento della nomina, Marcolini si impegnò nella formazione di “un novo piano nel quale si ritrovi la quiete di più di mille lavoranti, il credito ed il vantaggio” economico fino al 2 dicembre 1774, data in cui venne ultimata la redazione della proposta gestionale da sottoporre all‟Elettore.109

L‟indagine del Conte concentrava la propria attenzione su quattro punti:

- il recupero dell‟ordine tra gli operai,

- il miglioramento nella produzione di porcellana, - l‟aumento dello smercio,

- l‟individuazione di misure di risparmio.

Di particolare necessità risultava il primo argomento, il quale veniva ritenuto

particolarmente rilevante dai tre responsabili del “corpo bianco”, che il 15 settembre 1774 avevano inoltrato una specifica richiesta di regolamentazione delle proprie mansioni, in ordine a metter fine ai conflitti di competenze.110

107 Il Palais Brühl era il punto focale di un complesso realizzato in varie fasi dall‟architetto Johann

Christoph Knöffel tra il 1739 e il 1751, comprendente la residenza del Primo Ministro, la Biblioteca e la Pinacoteca (il cui contenuto venne alienato dagli eredi nel 1768) e il giardino che si estendeva sulla terrazza rivolta all‟Elba (Brühlsche Terrasse). Lo stesso architetto progettò la residenza di Friedrichstadt a partire dal 1736, completata dalla Fontana di Nettuno di Lorenzo Mattielli (1740 - 1744). Peter Kunze, Vom

Adelspalais zum städtischen Klinikum: Geschichte des Krankenhauses Dresden-Friedrichstadt, Dresda 1999.

108 “Der Manufaktur ist nichts daran gelegen, alle französische Modekupferstiche in Maße arbeiten, sondern

Geld zu verdienen”. StPMM, AA I Ac, p. 265, trascritto in Monti, Der Preis…cit, p. 233

109 BFF, XV, Fondo Marcolini, cc. 31-32. Lettera di Camillo a Giangastone Marcolini, 2 dicembre 1774;

HStADD, Geheimes Kabinett, Loc. 1344/5, cc. 310-316v. Proposta di gestione di Marcolini, 2 dicembre 1774 (presentato il 30 dicembre).

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In primis, veniva disposto il trasferimento dei tre sovrintendenti al “corpo bianco” presso la Porta Bianca (Weisse Thor), il reparto della manifattura in cui era avvenuto il maggior numero di disordini. La figura di responsabile imponeva a Elsasser un ruolo di coordinazione del comparto: questi era tenuto a notificare le ordinazioni di nuovi soggetti a Kaendler, il quale avrebbe mantenuto il proprio compito creativo in posizione sovraordinata ad Acier. Ancora ad Elsasser erano demandati la trasmissione dei modelli dei due scultori ai modellatori e agli stampatori e, in seguito al giudizio positivo sulle opere finite, emanato da Kaendler e da Acier in fase di controllo, la presa in consegna e lo stoccaggio dei pezzi destinati al commercio.

Tamponato in modo temporaneo il problema organizzativo, in attesa di un‟istruzione definitiva che Marcolini avrebbe emanato nell‟ambito di una più ampia riorganizzazione regolamentare indirizzata a ognuno dei singoli comparti di lavoro, il nuovo direttore fissava i punti programmatici della propria azione imminente nell‟aumento delle misure di controllo disciplinare e merceologico tramite l‟aumento della sorveglianza e l‟assunzione di un chimico, nella proibizione del mercato nero e del lavoro straordinario non autorizzato, per finire con lo smaltimento progressivo delle forze lavoro superflue, individuate nei cento operai in più rispetto ai periodi di fioritura, di cui gran parte era rappresentato dalle cinquantatre donne.

Per quanto riguardava la vendita, Marcolini proponeva:

1) una più rapida soddisfazione delle ordinazioni, soprattutto estere, e l‟accelerazione delle consegne. Veniva consigliata la riduzione degli esagerati tempi di attesa, su cui la manifattura era solita speculare, per non scontentare il rivenditore che, andando in perdita a causa di consegne troppo ritardate, si sarebbe convinto a troncare i rapporti e a rivolgersi ad altre fabbriche.

2) la creazione di depositi, soprattutto di merce bianca, da cui sia possibile attingere per soddisfare le richieste più velocemente.

3) l‟investimento sui beni di qualità più corrente, “che possano essere acquisto di chiunque, cosa che finora è talvolta mancata”. I magazzini si erano infatti riempiti negli anni passati di “merce raffinata e di prima scelta”, prediletta dai conoscitori ma di conveniente soltanto se commissionato: la maggior parte di tali articoli era destinata a una giacenza decennale, un destino che Marcolini segnalava soprattutto per le opere dipinte dallo squisito

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miniaturista Gloß, vissuto poco prima della guerra, e condannate ad essere rivendute a prezzo assai inferiore del merito.

4) la frequente organizzazione di aste nazionali o estere. Sebbene svantaggiosa per gli incassi della fabbrica e per gli affari dei rivenditori a causa del bassissimo margine di guadagno, l‟asta veniva considerata l‟unico canale di vendita per i pezzi di bassa qualità; per questi, esplicitamente segnalati nei cataloghi come difettosi, veniva privilegiata la vendita estera, soprattutto nella zona “al confine con la Slesia e la Boemia, dove si troverebbero sempre amatori a sufficienza”.

5) la protezione del marchio dalle contraffazioni, ritenuta indispensabile in seguito all‟ultima fiera autunnale di Lipsia (Michaelismesse), durante la quale la vendita di articoli di Meißen era diminuita in quantità considerevole a causa della concorrenza della fabbrica di porcellane di Volkstedt (Rudolstadt, Turingia). Un‟impresa che giocava con astuzia il proprio successo marchiando i pezzi, di qualità e di prezzo inferiore rispetto alla merce sassone, con due forconi incrociati dipinti in blu sopra coperta, assai simili alle due spade elettorali incrociate in blu sotto coperta che contrassegnavano i prodotti di Meißen dal 1722. Il Conte suggeriva di obbligare Rudolstadt a marchiare i prodotti “con un forcone soltanto oppure con un altro contrassegno”.

Per comprendere appieno questo passaggio è necessario aprire una parentesi sulla produzione di porcellana in Turingia.111 Durante la crisi attraversata da Meißen in tempo di guerra, negli Stati retti dai rami ernestini della famiglia di Wettin112 alcuni imprenditori ottennero la concessione per aprire fabbriche di porcellana, che per l‟alto dispendio necessitavano della protezione principesca: un‟iniziativa inaugurata nel 1757 da Wilhelm Theodor von Rothenberg, consigliere segreto di Federico III di Sassonia-Gotha-Altenburg, che si servì dell‟esperienza maturata tra Höchst, Berlino e Fürstenberg dal produttore di ceramiche itinerante Nicolas Paul. L‟esempio di Gotha fu seguito nel 1760 da Federico Guglielmo di Sassonia-Hildburghausen presso il Chiostro di Veilsdorf, che inaugurò una produzione di maiolica a imitazione della porcellana, convertita nel giro di tre anni alla

111 Christoph Fritzsche, Die Aelteste Volkstedter Porzellanmanufaktur. Ihre Geschichte von der Gründung

bis heute, Stoccarda 2013.

112 Nel 1485 i due figli dell‟elettore Federico II il Mansueto, Alberto III il Coraggioso ed Ernesto,

separarono la dinastia dei Wettin in due rami, la linea Albertina che mantenne il governo della Sassonia e installò in modo definitivo la propria capitale a Dresda e la linea Ernestina, che perduta ogni pretesa sulla Sassonia in seguito all‟adesione al culto luterano (dal 1520), si radicò in Turingia e suddivise ulteriormente i propri possedimenti a partire dal 1554, dando origine a una serie di principati autonomi.

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realizzazione di autentica porcellana grazie all‟intervento di Nicolas Paul, quindi dall‟imprenditore Johann Gotthelf Greiner sotto la protezione di Antonio Ulrico di Sassonia-Meiningen a Limbach (1762) e da Francesco Josias di Sassonia Ŕ Coburgo Ŕ Saalefeld a Wallendorf (1764).

La scoperta da parte dell‟inventore indipendente Georg Heinrich Macheleid (1723-1801) di una ricetta alternativa a quelle finora sperimentate tramite le delazioni di arcanisti in fuga (1757) permise la nascita della fabbrica di Volkstedt, fondata nell„ottobre 1760 su concessione di Johann Friedrich di Schwarzburg-Rudolstadt (1721 - 1767) e con il sostegno di una cerchia di investitori, che si costituirono in Società nel 1762 (Gesellschaft der ächten Porcellan Fabrique in Volkstedt und Sitzendorf ). Ritiratosi dall‟attività Macheleid nel 1764, per risolvere le difficoltà finanziarie iniziali la manifattura venne posta dal 1767 sotto la guida di Christian Nonne (1733 Ŕ 1813), commerciante di Erfurt attivo in beni di lusso ed esotici,113 che decise il nuovo marchio modificando il forcone da stalla, stemma del titolo di arciscudiero imperiale (Erzstallmeister) conferito da Rodolfo II al principe Alberto VII di Schwarzburg Ŕ Rudolstadt (1597), raddoppiandolo e disponendolo a formare un incrocio a imitazione delle due spade di Meissen. Un simile espediente fu subito ripreso anche nel ducato di Hildburghausen, dove le iniziali di “Closter Veilsdorf” vennero intrecciate in modo da rassomigliare a due spade intrecciate, a Wallendorf, dove le aste marginali della “W” iniziale vennero ridotte a sembrare due impugnature d‟arma, quindi a Volkstedt, a Limbach e a Rauenstein (FIGG.145-149): quest‟ultima fu la seconda fabbrica del territorio di Meiningen, fondata in modo autonomo da Greiner nel 1783 e specializzata in servizi da tè e caffè. Oltre che per il marchio, la porcellana della Turingia poteva essere confusa da un occhio inesperto con le creazioni sassoni anche a causa delle forme, ispirate soprattutto alle porcellane di Fürstenberg e di Meißen. Lo stabilimento di Volkstedt esordì realizzando proprio servizi ad uso del Principe suo mecenate (1765 - 1769) a imitazione dei modelli sassoni brevettati nei decenni precedenti, in particolare il fortunato Altbrandenstein, inventato nel 1741 per il Maestro di Cucina sassone August von Brandstein, con un disegno a scanalature radiali ondulate e un bordo inciso a cestello, e il suo aggiornamento a decoro rettilineo

113 Nonne continuò la propria attività per Volkstedt fino al 1800, sebbene alla scadenza del suo primo

contratto con la fabbrica di Rudolstadt (1782) fu tentato di partire per Fulda; ipotizzò una collaborazione con Greiner, quando questi collaborò alla nascita della Manifattura di Porcellane di Gera. Nell‟Ottocento i due nipoti di Nonne avrebbero contribuito alla crescita di Volkstedt: Johann Philipp Bellermann fece incrementare il commercio a Lipsia, mentre Johann Christian Bellermann estese il commercio in Russia. Fritzsche, Die Aelteste…cit.

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Neubrandenstein; entrambi erano ravvivati dal decoro Deutsche Blumen (FIGG.150- 151,153). Anche la scultura utilizzava un repertorio desunto da Meißen, composto dai tradizionali suonatori, mendicanti e figure all‟orientale e da più aggiornate scene galanti e da piccoli trattenimenti da giardino impostati su basi rocaille. Un‟innegabile somiglianza accomuna le statuine di Rudolstadt con le produzioni di Veilsdorf e di Limbach (FIG.152), così come i fornelli di pipa a forma di testa di uomo orientale baffuto (Türkenköpfe) prodotti nella regione: tale coincidenza è dovuta, oltre che al riferimento a modelli comune, alla trasmigrazione di artisti tra le fabbriche della regione, testimoniata dalle biografie del modellatore Pfeffer, attivo a Veilsdorf dal 1769, quindi trasferitosi a Volkstedt fino alla morte avvenuta nel 1789, e di Wenzel Neu, formatosi a Volkstedt e divenuto primo modellatore a Veilsdorf tra il 1763 e il 1769.

Pur nella similitudine, le porcellane di Volkstedt differivano dai prodotti di Meißen e delle altre fabbriche di Turingia, che utilizzavano il puro caolino di Steinheid, per un‟inferiore qualità stilistica e materiale, dovuta all‟utilizzo della terra di Gebersdorf, che dava origine a una pasta di colore grigio avvicinabile al masso bastardo toscano, e da una coperta poco viscosa che non permetteva la levigatezza dei grandi marchi; i miglioramenti tecnici dei primi Anni Settanta avrebbero permesso a Volkstedt un gradimento e un ampliamento nello smercio, incoraggiato anche da prezzi più bassi rispetto a quelli fissati dalla concorrenza, tale da creare preoccupazione anche per quella che Marcolini definiva con orgoglio la “madre di tutte le altre fabbriche”.114

Nel suo rapporto del dicembre 1774, il nuovo direttore di Meißen segnalava, oltre che l‟imitazione del marchio, i primi effetti positivi di tale concorrenza sleale nell‟ingente compera di porcellane di Volkstedt fatta dai mercanti ebrei, “che in precedenza avevano preso solo porcellana sassone” e che ultimamente si erano rivolti alla produzione estera “certamente non nell‟intenzione di rivendere” convinti della superiorità della merce “ma per ingannare gli incauti”. Questo episodio rischiava di incrinare un lungo rapporto di fiducia tra la monarchia sassone e le comunità ebraiche instaurato già dall‟epoca di Augusto il Forte, che seguendo una prassi diffusa tra gli Stati germanici dalla metà del secolo precedente, già dal primo Settecento aveva associato alle corti mercanti ebrei impegnati in affari principalmente nell‟Europa Orientale (Hofjuden) e favorito la loro

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frequentazione alla Fiera di Lipsia.115 Proprio questi mercanti stavano iniziando a disattendere la fedeltà alla monarchia sassone per contribuire alla diffusione iniziale delle merci di Turingia, in particolare le porcellane di Veilsdorf, concesse loro da Eugenio di Sassonia-Hildburghausen, fratello minore del reggente Federico Guglielmo, in acconto alla restituzione dei prestiti a lui concessi.116

L‟elenco delle misure di Marcolini proseguiva con:

6) la punizione per i pittori che praticavano la Hausmalerei e per i responsabili cottura che non segnalavano cotture non autorizzate tramite multe di 25 talleri. Questo punto rafforzava il divieto emanato da Marcolini con ordine del 13 ottobre 1774117 per ostacolare le attività volte a produrre merce non ufficiale con cui veniva alimentato il mercato nero, praticato tra i lavoranti di Meißen interessati a guadagni ulteriori esenti da tassazione e accettato dagli acquirenti per l‟appetibilità dei prezzi;

7) per le porcellane bianche, prodotte in misura crescente “per accontentare il gusto contemporaneo”, la Hausmalerei sarebbe stata prevenuta anche dall‟aggiunta, accanto alle spade elettorali, della dicitura “Sans Peinture” in blu sotto coperta. La scelta del francese veniva giustificata dalla convinzione secondo cui una tale scritta “può tutelare contro la frode non solo nello Stato, ma dappertutto, e nelle zone più remote; quindi nessuno comprerebbe consapevolmente una merce che non sia originale, rimaneggiata o falsificata”. In questo caso risulta evidente la volontà di riprendere un commercio internazionale ormai plasmato sulle linee guida di Sèvres e delle sue sculture non colorate. 8) l‟installazione di un nuovo grande magazzino presso il Residenzschloß. Già dall‟inizio della sua storia, la manifattura aveva stabilito tre depositi che contano come i primi punti vendita fissi: il primo nell‟Albrechtsburg stesso, fondato in sei stanze sotterranee nel 1711 ma praticamente sconosciuto al grande pubblico per il primo decennio, il secondo a Lipsia (1713), e il terzo nel centro di Dresda, installato tra la piazza del Neumarkt e la strada diretta a Pirna (1715). Questo venne quindi trasferito nel 1746, sempre sulla stessa piazza, accanto alla Chiesa della Vergine (Frauenkirche), e in ultimo, dopo il bombardamento del 1760, stabilito temporaneamente nel nucleo di formazione settecentesca sulla sponda

115 Simone Laessig, Wie “aufgeklaert” war das Rétablissement? in Sachsen 1763-1832: zwischen

Retablissement und bürgerlichen Reformen, a cura di Uwe Schirmer, Beucha 2000, pp. 44-48.

116

Wilhelm Vershofen, Figurine und Fadenführer. Der Werkstoff Porzellan in den Hundertachtzigjährigen

Geschichte der Porzellanfabrik zu Kloster Veilsdorf 1760 - 1940, Bamberga 1940, p. 24.

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dell‟Elba opposta al Castello (Neustadt), non lontano dal Japanisches Palais.118

Con l‟insediamento della direzione Nimpsch, i due magazzini di Dresda e Lipsia vennero chiusi, lasciando il ruolo di distributori soltanto al negozio del Castello di Meißen, come esercizio di proprietà elettorale, e a una ditta privata che fungeva da punto vendita autorizzato sulla Piazza del Mercato Vecchio (Altmarkt). Nei primi anni Settanta nuovi magazzini furono posizionati a Kassel (1771), e a Spa (1772), il villaggio termale nella