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Valore aggiunto e rendimento aziendale

Costanzo M. Turchi

II significato del valore aggiunto. Come noto, la nuova imposta dell'I.V.A. si fonda sul presupposto della jiossibilità pratica di valutare il valore che viene « aggiunto » ai materiali ed alle materie prime utilizzate in ogni processo j^roduttivo.

Tale « plus-valore » consentirà all'azienda di remunerare gli altri fattori di produzione quali mano d'ojnera (stipendi e salari) ed i vari servizi generali d'amministrazione e di vendita, la-sciando un margine che è costituito dal pro-fitto (Fig. 1).

Al fine di poterci rendere conto del signi-ficato del concetto di valore aggiunto nello sforzo continuo di migliorare il rendimento della gestione aziendale, esamineremo alcune situa-zioni pratiche elementari, ciascuna delle quali mira a mettere in luce gli as2)etti fondamentali del concetto stesso.

Supponiamo innanzitutto che un meccanico acquisti in un anno 1000 automobili di seconda mano ad un prezzo medio unitario di L. 950.000, e che rivenda poi, in media, a L. 1.000.000 l'una. Il suo f a t t u r a t o sarà di L. 1 miliardo ed il valore aggiunto di L. 50 milioni: la prima cifra (1 miliardo) non riveste alcun significato pra-tico a meno che non venga utilizzata come base per il calcolo del valore aggiunto.

Se infatti le automobili costassero media-mente L. 1.050.000 l'una, il f a t t u r a t o resterebbe 10 stesso, ma l'azienda probabilmente sarebbe costretta ad andare in fallimento. È soltanto 11 valore aggiunto che rivela il rendimento del-l'azienda, cioè la sua capacità di pagare le spese e realizzare un margine di profitto.

Il valore aggiunto è quindi il dato più signi-ficativo a disposizione dei dirigenti aziendali, che riveli il rendimento della gestione.

Carne calcolare il valore aggiunto. Si può arrivare alla determinazione del va-lore aggiunto in due modi:

(a) criterio indiretto, basato sul calcolo delle differenze fra f a t t u r a t o e valore delle ma-terie prime, materiali ed altre spese diretta-mente connesse al processo produttivo;

(b) criterio diretto, in base al quale ven-gono sommati i vari elementi del valore ag-giunto, quali i costi di mano d'opera, le spese generali ed il profitto.

Un'analisi più dettagliata dei due criteri viene fornita dalla tab. 2.

Esaminiamo ora un secondo caso che ci offra la possibilità di valutare l'efficacia del con-cetto di valore aggiunto in dimensione dinamica.

Nella tab. 2 infatti sono rilevati i dati ope-rativi della società « X » in due periodi succes-sivi. Se facciamo riferimento alla colonna (2) della tabella, notiamo che il valore aggiunto può venir determinato come:

Differenza = (a) — (b)

oppure come

Somma = (e) -f (d) + (e)

Un elemento di vitale importanza nella va-lutazione del rendimento aziendale, che non compare però nel prospetto, è costituito dal

ESEMPIO DI CALCOLO DEL V A L O R E AGGIUNTO

mìgNaia1' di lire

VALORE AGSIUNTO

(utile, spese generali di promozione, vendita, distribuzione, pubblicità ed amministrative: interessi passivi, ammortamenti; stipendi e salari,

ecc.)

MATERIALI

materie prime ed acquisti di beni e servizi per la produzione (forza motrice, luce/acqua, gas, ecc.) •150 140" 130 •120 ilO 100 •90 80'• •70 601 50 •40-30 2&1 -10 -0 Fig. I.

Tabella 1 METODI DI CALCOLO DEL VALORE AGGIUNTO

METODO (a) METODO (Ì>)

Il valore aggiunto è dato dalla differenza fra: va'ore del fatturato Il valore aggiunto è dato dalla somma di:

ed il totale dei seguenti valori: — Utile netto (prima delle imposte sul reddito delle società);

— Materie prime e materiali; — Ammortamenti;

— Semilavorati e componenti; — Fitti, assicurazioni;

— Lavorazioni affidate a terzi (utilizzate nelle merci vendute); — Stipendi e salari;

— Lubrificanti, strumenti, attrezzi, utensili, ecc.; — Quote integrative degli stipendi e dei salari;

— Spese di riparazione e manutenzione di impianti, macchi- — Spese di pubblicità, vendita, promozione;

nari ed attrezzature; — Servizi vari;

— Spese di riscaldamento, d'illuminazione e forza motrice; — Interessi passivi;

— Spese di trasporto; — Altre spese generali amministrative.

— Servizi vari di produzione; — Altri servizi acquistati da terzi.

P i ù o MENO

— Costi di mano d'opera e spese generali relative ad incrementi o diminuzioni del valore delle scorte di semilavorati prodotti finiti.

Tabella 2 DATI OPERATIVI DELLA SOCIETÀ « X »

( m i l i o n i eli l i r e )

Voci P E R I O D O I P E R I O D O I I

Voci

( 1 ) ( 2 )

FATTURATO 1 0 0 0 1 1 0 0 (a)

Totale costi produzione 5 2 0 5 4 6 ( 6 )

Costi materie prime e materiali 4 5 0 4 7 2

Altri costi di produzione direttamente connessi al processo

produttivo 7 0 7 4

Valore aggiunto 4 8 0 5 5 4

Speso per stipendi e salari 3 0 0 3 2 5 (C)

Spese generali, amministrative e di vendita 1 0 0 1 1 0 (D)

Utile 8 0 119 (e) 1

valore del capitale investito dall'azienda in

cia-scuno dei due periodi in esame.

Supponiamo che i due importi relativi agii investimenti in beni capitali della Società « X » siano rispettivamente di L. 700 milioni (Pe-riodo I) e di L. 800 milioni (Pe(Pe-riodo II).

Tabella 3

Voci P E R I O D O I P E R I O D O I I

Utile (1) 8 0 119

Capitale investito (1) . 7 0 0 8 0 0

Redditività 11,4% 14,9%

(1) Dati in milioni di lire.

La redditività aziendale espressa in rap-porto al valore del capitale investito, è miglio-rata, da un periodo al successivo, del 30,7%.

Inoltre le variazioni percentuali da un periodo all'altro dei valori relativi al f a t t u r a t o ed al valore aggiunto sono stati rispettivamente del

+ 1% e + 15,4%.

Il margine « lordo » della società (o valore aggiunto) è quindi aumentato del 15,4%, ma resta peraltro da vedere se il « costo sostenuto dall'azienda per realizzare tale valore aggiunto sia a u m e n t a t o o diminuito. Allo scopo esami-neremo ciascuno dei singoli componenti del valore aggiunto esprimendoli in percentuali del totale (tab. 4).

Il totale delle spese e dei costi destinati all'ottenimento del valore aggiunto, che po-tremmo definire « costi di trasformazione » sono infatti stati ridotti dall'83,3% al 78,5% e tale riduzione è stata s o p r a t t u t t o determinata dal diminuito peso degli oneri di mano d'opera scesi dal 62,5% al 58,7% del totale.

Tabella 4 ANALISI DEGLI ELEMENTI COMPONENTI DEL VALORE AGGIUNTO NELLA SOCIETÀ « X » Voci

PERIODO I PERIODO I I

Voci

MILIONI DI LIRE % DEL VALORE

AGGIUNTO MILIONI DI LIRE

% DEL VALORE AGGIUNTO

VALORE AGGIUNTO 480 100 554 100

Totale spese 400 83 435 79

Spese di mano d'opera diretta 150 31 165 30

Spese di mano d'opera indiretta 150 31 160 29

Spese generali amministrative e di vendita 100 20 110 20

Utile 80 17 119 21

Possiamo così riassumere gli elementi più significativi del valore aggiunto, inteso quale dato essenziale per la valutazione del rendi-mento aziendale:

a) Il valore aggiunto rappresenta il « mar-gine lordo » di un'azienda. Ogni organizzazione produttiva mira quindi a « creare » valore ag-giunto.

b) Quanto jfiu cospicuo è il valore aggiun-to, t a n t o maggiore sarà il profitto «potenziale», e più bassi sono i costi di trasformazione (mano d'opera e spese generali) in rapporto al valore aggiunto, più alto sarà il profitto « effettivo ».

c) Poiché le spese generali (fra cui i fitti, le assicurazioni, gli interessi passivi, ecc.) sono generalmente spese « fisse », l'azienda potrà in-crementare i suoi profitti a u m e n t a n d o il rap-porto tra il valore aggiunto e fatturato, e ridu-cendo invece quello fra spese di mano d'opera e valore aggiunto.

Il vantaggio fondamentale del valore ag-giunto, inteso come criterio di valutazione del rendimento aziendale, è indubbiamente costi-tuito dalla facilità con cui esso può venir com-preso, comunicato e trasferito ad ogni livello della gerarchia organizzativa.

Inoltre, per t u t t i i Paesi della Comunità Economica Europea, l'I.V.A. è già divenuta la fonte principale delle entrate erariali e per-tanto il riconoscimento dell'importanza del prin-cipio della « creazione del valore » (valore ag-giunto) in ogni sistema socio-economico non può che accelerarne la diffusione e renderne l'im-piego più significativo.

Valore aggiunto e produttività della mano d'opera.

La produttività dell'intera mano d'opera di un'azienda o di una parte di essa, può venir v a l u t a t a in base al suo contributo alla crea-zione del valore aggiunto aziendale.

Quanto minore sia la proporzione di valore aggiunto assorbita dai costi di mano d'opera, t a n t o maggiore risulterà il contributo dato dai dipendenti alla redditività dell'impresa.

Comunque il valore aggiunto dipenderà ov-viamente da molti svariati fattori, quali, ad esempio, il mercato dei prodotti o servizi del-l'azienda, i tipi di prodotto, la qualità e la q u a n t i t à degli investimenti, ecc.

P e r t a n t o il rapporto fra spese di mano d'opera e valore aggiunto non potrà venire uti-lizzato per confronti inter-aziendali e neppure

Tabella 5 FONTI D'ENTRATA FISCALE (1968-1970) (in % sul totale nazionale) T I P I D'IMPOSTA

Imposta sul reddito personale e delle imprese Imposta sulle vendite e sul valore aggiunto Altre imposte indirette

Dazi d'importazione Altre entrate 3 0 4 1 12 2 1 5 ITALIA 2 9 1 9 8 26 1 7 OLANDA 2 3 4 1 4 3 NORVEGIA 1 3 4 6 22 2 1 7

(*) Tali importi sono compresi nella voco « Altro entrate ».

Fonie: « Stalistical Ycarbooks », United Natioris OrganizatioB, New York - U.S.A., 1908 - 1972.

INGHILTERRA 3 8 (*) (*) 2 9 3 3 G ERMANIA 5 6 j 3 6

n

Tabella 6

PERIODO I PERIODO I I

Voci Voci

MILIONI DI LIRE % DEL VALORE

MILIONI DI LIRE % DEL VALORE AGGIUNTO MILIONI DI LIRE AGGIUNTO

VALORE AGGIUNTO 150 100 160 100

Totale spese di mano d'opera 78 52 87 53

Spese per mano d'opera diletta ili produzione 30 20 37 23

Spese per mano d'opera indiretta di produzione . . . . 15 10 15 9

Spese per mano d'opera amministrativa 33 22 35 21

Tabella 7 ESEMPIO DI CALCOLO DEGLI INDICI UNITARI DI PRODUTTIVITÀ DELLA MANO D'OPERA

Voci MILIONI DI LIRE INDICI UNITARI L I R E

FATTURATO

Materie prime e materiali . Costi di produzione . . . . Valore aggiunto

Spese di mano d'opera (6.000 ore al costo di lire 2.000 l'ora)

1 0 0 4 0 3 6 2 4

1 2

1. Valore aggiunto per ora di mano d'opera

2. Valore aggiunto per lire 1000 di costo di mano d'opera . .

" s r * »

T r —

per valutare lo sforzo « fisico » del lavora-tore (1).

Peraltro l'elemento più significativo che può venir analizzato sulla base dei rapporti fra spese di mano d'opera e valore aggiunto è costituito dal grado in cui il fattore lavoro sia utilizzato più o meno efficacemente dai dirigenti del-l'azienda.

Vediamo un altro esempio nella tabella 6. E evidente che malgrado l'incremento di valore aggiunto nei due periodi in esame il profitto si è ridotto in quanto le spese di mano d'opera assorbono ora una proporzione maggiore di valore aggiunto.

Naturalmente le ragioni del fenomeno non possono venir rilevate dai pochi dati a dispo-sizione.

Comunque è certo che le variazioni dei costi di mano d'opera sono determinate da muta-. menti di produttivitàmuta-.

Il controllo della produttività può essere effettuato con l'impiego di <c indici unitari », quali ad esempio quello del «valore aggiunto per

ora di mano d'opera », oppure quello del « valore 'aggiunto per lire 1000 di costo di mano d'opera»

(Tab. 7).

A questo punto può risultare utile esami-nare una situazione aziendale più complessa,

al fine di riassumere i vari concetti preceden-temente esposti e chiarire inoltre alcuni pro-blemi relativi al reperimento ed all'elaborazione dei dati dell'analisi.

Partiamo dai bilanci della Società « G » per gli anni 1971-1972 (tabella 8) ed estraiamo da

Tabella 8

INVESTIMENTI NETTI DELLA SOCIETÀ « G >. (milioni di lire)

VOCI 31/12/1971 31/12 1972

Investimenti in capitale fisso . . . . 110 120

Investimenti in capitale circolante . . 210 240

Impegni a breve 40 60

Investimenti « netti » in capitale

cir-colante 170 180

TOTALE 280 300

essi i dati relativi agli investimenti ed agli im-pegni finanziari a breve scadenza.

(1) A tale scopo può risultare più significativo un con-fronto fra le « ore effettive » ed « ore standard » nel quadro di un « budget » di produzione.

I conti « merci » inoltre forniscono ulteriori dati di vitale importanza e relativi agli acquisti ed agli utilizzi delle scorte (tab. 9).

Infine i conti economici per i due esercizi in esame sono riprodotti in tabella 10.

Tabella 9

ESTRATTI CONTI « MERCI » DELLA SOCIETÀ « G » (milioni di lire)

Voci 1971 1972

Valore delle scorte al 1° gennaio . . . . 60 80

Acquisti per materie prime, materiali e

se-milavorati e spese di trasporto, ecc. . . 420 490

j Valore delle scorte al 31 dicembre . . . 80 110

1 Costo delle merci vendute 400 460

Le prime considerazioni che il dirigente è in grado di fare sulla base dei dati contenuti in tali tabelle, possono riassumersi nei punti se-guenti:

— La Società crea un valore aggiunto pari ad % del valore del suo f a t t u r a t o e tale

Tabella 10

ESTRATTO CONTI ECONOMICI DELLA SOCIETÀ « G » (milioni di lire)

Voci 1971 1972

Fatturato 600 700

Costo delle merci vendute . . . . 400 460

Totale spese 176 215 Salari 100 130 Ammortamenti 10 12 Assicurazioni 5 5 Stipendi 15 20 Servizi vari 5 5 Interessi passivi 11 15 Spese generali 4 4 Pubblicità 10 9 Spese di vendita 16 15 Valore aggiunto 200 240 Profitto 24 25

Numero medio di dipendenti. . . 50 55

j Numero totale di ore/uomo lavorate . . . 90.000 96.000 |

capacità creativa non subisce deterioramenti da un anno all'altro.

— Il tasso di redditività relativo ai ca-pitale investito si rivela assai basso nel '71 (8,5%) e peggiora marginalmente l'anno succes-sivo (8,3%).

— I vari costi in rapporto al valore ag-giunto manifestano notevoli variazioni dal '71 al '72.

Tabella 11

COSTI IN % DEL VALORE AGGIUNTO

Voci 1971 1972

50,0 54,2

Stipendi 7,5 8,3

Spese di pubblicità e di vendita . . . . 13,0 10,0

Altre spese 12,5 12,1

Ammortamenti 5,0 5,0

Profitto 12,0 10,4

— Il maggior costo di mano d'opera nel '72 non è peraltro imputabile ad una dimi-nuzione del « rendimento » dei dipendenti in quanto l'indice valore aggiunto per ora di mano d'opera è aumentato da L. 2.222 (1971) a L. 2.500 (1972). Invece l'indice valore aggiunto per L. 1.000 di costo di mano d'opera è dimi-nuito da L. 2.000 (1971) a L. 1.850 (1972) il che sta a significare che il maggior costo è dovuto al maggior « prezzo » pagato dall'azienda per il fattore « lavoro » (ad esempio per au-menti nei tassi unitari di salario).

Alla fine il dirigente, dopo aver t r a t t o alcune conclusioni sugli elementi messi prece-dentemente in evidenza, potrà considerare al-cune soluzioni alternative quali, ad esempio, quelle relative ad interventi sui prezzi.

Tabella 12

ANALISI DEGLI EFFETTI NELLA SOCIETÀ « G » DI UN AUMENTO DEL 5% DEI PREZZI

(milioni di lire)

Voci 1972 (BUDGET) 1973

FATTURATO 700 735

Valore aggiunto 240 275

Costo totale di trasformazione . . . . 215 215

Profitto 25 60

Profitto/valore aggiunto 10,4% 21,8%

Profitto/capitalo investito 8,3% 20,0%

Supponiamo che una di tali alternative comporti un incremento medio nei prezzi del 5 % .

Nella tabella 12 appaiono evidenti le conse-guenze di un tale intervento sulla redditività aziendale che a u m e n t a dall'8 al 20%. Tut-tavia il dirigente della Società « G » dovrà poter considerare altri aspetti e cioè se, ad esem-pio, l'aumento dei prezzi costringa o meno l'Azienda ad incrementare le spese di pubbli-cità e di vendita, che invece nel biennio 1971-72 sono state notevolmente ridotte ( — 2 3 % ) , es-sendo passate dal 13 al 10% del valore ag-giunto.

Il caso della Società « G », come del resto t u t t i gli esempi precedenti non hanno avuto altro scopo che fornire al lettore illustrazioni peraltro assai generiche, delle prospettive aperte

ai dirigenti aziendali dalla recente, vasta diffu-sione del concetto di valore aggiunto.

Ovviamente il principio del valore aggiunto non è affatto nuovo nella teoria e neppure nella pratica aziendale: la novità è esclusivamente costituita dal f a t t o quantitativo della sua dif-fusione in vastissimi strati socio-economici, provocato, o meglio accentuato ed accelerato, dalla decisione politica di adottare la nuova imposta dell'I.V.A.

Il concetto di valore aggiunto entra per la prima volta in forma massiccia in ogni situazione ed obbliga t u t t i a considerarne o riconsiderarne il significato operativo e ge-stionale.

Il momento dell'industria piemontese