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Appunto, io ero in disoccupazione e qualche mese prima che mi finisse, la mia ex consulente mi aveva detto “guarda, purtroppo devi andare in assistenza perché dopo due anni noi non possiamo più…”. Praticamente mi aveva spiegato un po’ la situazione e io ho detto “vabbè, niente, piuttosto che non prendere niente vado”, perché comunque lei mi aveva detto che non era obbligatorio, quindi volendo potevo solo stare in disoccupazione, ma dopo chi è che mi aiutava, nel senso economicamente. Allora niente, dopo mi sono buttata lì, cioè, sono andata in Comune e ho portato tutto quello che mi avevano chiesto di documenti e ho fatto il primo colloquio con una impiegata dello sportello LAPS e io avevo detto che era abbastanza urgente perché mi ero iscritta ma non avevo portato tutte le cose in tempo, perché mi avevano chiesto un casino di roba e io mi ero un po’ persa, poi avevo cambiato casa, mi ero trasferita qua, quindi era un po’ un casino, ero un po’ incasinata. Dopo son passati mesi e mesi e quando ho fatto il colloquio per firmare il contratto, avevo chiesto se potevano pagarmi subito perché era abbastanza urgente. E poi mi han detto che la mia persona di riferimento era Tiziana18 che poteva seguirmi meglio nelle mie cose, visto che ero un po’ in confusione e in aria.

                                                                                                               

 

Guarda, io se devo dirti la verità, all’inizio era più che altro per essere aiutata economicamente, perché la mia situazione a casa non è una di quelle migliori, insomma, quindi stando solo in due, dovevo comunque dare una mano in casa.

Dopo pian piano ho cominciato a conoscere Tiziana19, mi sono anche un po’ affezionata, perché comunque mi conosce, sa come prendermi. Quindi mi ha parlato di questo programma occupazionale. Però in sé, il motivo era più che altro per aiutare, per stabilirmi un po’ economicamente, come magari pagare qualche debito, tutte queste cose qua. Il motivo era più che altro quello.

4. Negli ultimi mesi, come trascorri le tue giornate?

Io tuttora lavoro, per otto ore sono proprio al lavoro, non ci sono per nessuno. Nel senso che non mi vedete in giro, ecco.

Invece prima, prima che iniziassi questo stage, ero sempre in giro, giravo, non giravo, uscivo, ero un po’ non sbandata però…diciamo che me la prendevo un po’ con comodo perché dicevo “massì, tanto sono in assistenza, chissenefrega”, però invece no, non è così invece. Devo dire la verità che ora sono contenta, perché non passo più le mie giornate senza fare niente; poi mi veniva sempre, ogni giorno che passava, mi veniva sempre una pigrizia addosso, quindi dopo un po’ dici “che barba! Voglio far qualcosa.”

Centro

5. Chi sono le persone con cui vivi attualmente?

Vivo da sola.

Posso chiederti come mai?

Certo, perché la mia situazione a casa non è una di quelle migliori, quindi ho preso un monolocale da sola.

                                                                                                               

 

Allora, mio papà lo vedo due-tre volte alla settimana, perché io vivo comunque molto distante da lui, quindi ogni tanto non ho tanta voglia di andare da lui, perché devo camminare un bel pezzo; però comunque lo vedo due-tre volte alla settimana, ogni tanto lo incrocio per strada.

Mia mamma, da quando i miei si son separati, io la vedo pochissimo, perché lei lavorando e facendo i turni, se la vedo è una volta ogni due / tre settimane. Poi soprattutto da quando lavoro, non ho nemmeno più tanto tempo, prima era un po’ più facile, ora invece bisogna trovare una maniera che quando lei non lavora io non lavoro, è un po’ difficile.

6. Chi sono le persone che attualmente senti più vicine?

Mia mamma, lei comunque c’è sempre stata e sì, qualche parente, mi stanno vicini e quando ho bisogno mi aiutano. Invece il resto delle volte no. Quindi più gli amici, insomma e la mamma quando c’è bisogno.

In che modo?

Per esempio quando ho bisogno di andare a fare la spesa c’è una mia amica che ha la macchina si offre sempre, mi porta sempre, mi porta da qualche parte, dove magari io non riesco; piuttosto che la famiglia. Comunque sì, bene o male sono gli amici un po’ di più, anche perché poi vivono vicino a me, invece mia mamma vive a Lugano quindi diventa un po’ più difficile.

7. I tuoi familiari sono a conoscenza della tua situazione economica?

Sì, non sanno quanto prendo, ma sanno che guadagno poco. Sanno che prendo l’assistenza, ma non quanti soldi mi danno.

8. I tuoi amici sono a conoscenza della tua situazione economica?

Anche sì, sì. Loro, però, a differenza, sanno quanto prendo più o meno. Cioè, quando mi arriva il foglio non glielo faccio vedere, però più o meno sanno, perché magari anche loro ci son passati o robe varie, e quindi mi capiscono già un po’ di più.

 

La mia famiglia è un po’…loro si, sono contenti che comunque bene o male l’assistenza mi aiuta, però se non sono in assistenza è meglio per loro. Quindi, per questo che loro, da quando mi han detto così, io preferisco non dire troppo quello che io ricevo. Perché poi io non so quanto guadagnano loro e non mi interessa nemmeno, quindi, di conseguenza, pure io non vado a dire quanto guadagno. Cioè, sanno che guadagno poco, punto e basta. Invece gli amici, come ti ripeto, già magari pure loro ci son passati quindi mi sanno capire. Invece, una volta, non penso che l’assistenza ti aiutava così; penso io, né. Una volta c’era più lavoro, quindi i miei parenti non avevano neanche bisogno di chiederla.

9. Come valuti il loro comportamento (familiari e amici) in questo momento di vita personale (periodo in cui benefici della prestazione)?

Mah, devo dire che gli amici, come dire, mi trattano come una persona normale, nel senso che mi capiscono, cercano di aiutarmi nel caso in cui io non posso fare qualcosa loro mi aiutano.

I familiari…certi sì, cercano di aiutarmi pure loro. Ma certi pensano che sono una nulla- facente perché sto in assistenza. Quindi, quando mi chiedono se ho trovato lavoro, dico di no, basta punto, cerco di non parlar troppo e di non stare troppo su quell’argomento perché so che dopo cominciano a dire qualcosa e dopo magari io do di matto. Quindi preferisco che non sappiano niente, insomma.

10. Hai percepito dei particolari atteggiamenti o comportamenti da parte loro rispetto alla tua attuale situazione? Potresti farmi qualche esempio?

Sì, ecco, niente; per loro è meglio che io trovo un lavoro e basta, punto e stop. Però ecco, la cosa che io non concepisco è questa auto-critica dicendo che “bohm, sei in assistenza, non fai niente nella vita, non vai a scuola”. Però, questo tipo di persone devono capire che se una persona è in assistenza, non vuol dire che è una nulla-facente. Quindi, io parlo per loro, se loro hanno questa cosa qua di criticare, perché non mi date voi una mano a cercare lavoro? Capito? Siete bravi a parlare però…perché non date una mano? Ecco. Questo non con tutti i miei familiari; ci sono certi tranquillissimi che sono contenti che ho un’entrata e posso vivere, soprattutto ora che vivo da sola. Poi però c’è chi non è contento, però d’altronde piuttosto che finire in mezzo alla strada…

 

11. In questo periodo, trovi dei cambiamenti nel relazionarti con i tuoi familiari? Cenate insieme? Condividete dei momenti in comune?

Con la famiglia in generale non tanto, perché io non sono una che li cerca tanto, quindi “ciao, come stai? Bene.” e basta. Non sono una che sta tanto in famiglia. Soprattutto con quella di mio papà, che è quella che sta qua. Invece, con i parenti di mia mamma che stanno in Portogallo, lì…forse perché non li vedo sempre, invece questi che sono qui bene o male li vedo sempre, quasi tutti i giorni e quindi…

E niente, con i miei genitori sì, ogni tanto vado a pranzo da mio papà; per esempio domenica che era la festa della mamma sono andata a pranzo da mia mamma. Sì, queste cose qua sì, capitano. Quando loro mi invitano, non dico mai di no. Ecco, non sempre, a parte Natale, le altre Feste, non sempre, va un po’ a periodi.

Nel relazionarti con loro, rispetto a prima, quando eri per esempio in disoccupazione, trovi dei cambiamenti?

Guarda, devo dirti la verità, non è cambiato niente, tutto uguale.

12. Trovi dei cambiamenti nell’organizzare le uscite con i tuoi amici?

Nel conciliare il tempo per le attività da trascorrere con loro (palestra, uscite serali infra-settimanali, cinema, ecc.)?

Per le condizioni economiche differenti?

Quello sì. Perché prima, magari diciamo, avevo più tempo ed economicamente magari stavo meglio, potevo permettermi per esempio di fare un aperitivo e una cena nello stesso giorno. Ora, da quando vivo da sola, ho fatto una serie di calcoli, poiché prima io vivevo con il papà e se mi mancavano i soldi bene o male c’era lui. Ora, invece no, se mi mancano i soldi, sono io che ho la responsabilità. Quindi, da quando vivo da sola, cerco magari di uscire di meno, per esempio prima uscivo sia venerdì che sabato, ora invece o il sabato o il venerdì. E se vado, magari mi porto venti franchi in tasca e il resto lo lascio a casa. Perché è un mio modo di risparmiare, è un mio modo di non spendere tutto in una sola volta, ecco. E quindi, bene o male gioco un po’ con queste cose. Devo dire che mi trovo bene con questo metodo. Anzi, se ci pensavo di usarlo un po’ prima era anche

 

13. Qual è la tua giornata tipo? È cambiato qualcosa rispetto alla giornata tipo prima del beneficio della prestazione assistenziale?

Da una parte sì, perché come ho detto prima, prima di andare in assistenza ero in disoccupazione ed ero molto più stressata perché dovevo fare timbri, dovevo fare ricerche, poi la mia consulente non è che era di quella bravura ma era abbastanza severa e quindi era uno stress. Anche solo al pensiero che avevo l’appuntamento con lei ero già incavolata, magari l’appuntamento era al mese dopo, però io già a pensarci, guarda… Poi io sono una che se l’è sempre cavata da sola: i lavori che ho fatto come all’albergo e ho anche lavorato in nero in una casa di una coppia di anziani, andavo lì tre volte alla settimana a fare le pulizie, sai sono comunque dei lavoretti che bene o male io mi sono sempre arrangiata da sola. Quindi trovavo pure che la disoccupazione era inutile dal mio punto di vista, dopo è ovvio che ci saranno quelle persone che sono andate lì e hanno trovato lavoro.

Ed era uno stress perché prima non ero serena, invece dal momento che sono uscita, sono un po’ più tranquilla. Anche perché la Tiziana20 è molto tranquilla, cioè mi chiede di fare delle cose, ma oltre a quello non mi stressa e poi mi aiuta tanto; invece in disoccupazione, loro mi davano le cose ed ero io che dovevo fare tutto ed era un po’ più stressante. E niente, sono un po’ più serena adesso.

14. Se dovessi stipulare un contratto telefonico e servono delle garanzie di pagamento come: contratto di lavoro di tuo padre, contratto di lavoro di un tuo amico, decisione della prestazione assistenziale, o altro, in ordine di priorità, quale presenteresti? Perché?

Eh, bella domanda…ehm, no, penso che presenterei il mio contratto dell’assistenza. Perché d’altronde, per un contratto telefonico, non è un problema penso per me. Alla fine comunque, magari potrei avere qualche chance in più dato che vedono che non ho molto, magari possono darmi qualche opportunità, magari mi fanno un contratto un po’ diverso. Se loro non mi accettano perché sono in assistenza, niente. Io non vedo il motivo di nascondere sta cosa quando si tratta di contratti. Io non vedo il motivo, perché se io mostrassi qualcosa che riguarda mio padre, magari saltano fuori altre cose, magari dicono                                                                                                                

 

una mezza bugia quindi sempre meglio dire le cose come stanno poi se non gli vanno bene, niente.

15. Se potessi beneficiare di uno sconto non indifferente per un acquisto, mostrando che sei una giovane beneficiario di aiuto sociale, ne faresti uso? Motiva la tua risposta.

Sinceramente di sconti non tanto. Se devo mostrare il mio contratto dell’assistenza per avere uno sconto non lo farei. Da una parte mi vergognerei, perché dopo le persone penserebbero, io vado oltre dopo, “bohm, sta qua è in assistenza e vuole lo sconto perché guadagna poco“. Ma non è così, cioè sì, forse posso guadagnare poco quello è vero, però…sai, ho sempre sta cosa qua del pregiudizio. Per esempio se tu hai uno sconto del cinema e io vengo da te e ti faccio vedere il contratto dell’assistenza e ti dico “guarda questo è quello che guadagno”, penso che mi sentirei un po’…sembra che io sto sfruttando sta cosa per avere uno sconto. Cioè io piuttosto se non ho soldi, non vado al cinema piuttosto. Mi guardo il film su internet e basta. Dal mio punto di vista non vedo il motivo, perché mi sembra che sto sfruttando la mia situazione per uno sconto al cinema quando magari sono tre o quattro franchi in meno.

E se si trattasse di un guadagno più alto?

Lì, si, forse ci faccio un pensierino. Cioè dopo dipende che cosa è: se è un paio di scarpe, se è una borsa, lì magari sì, però ci penserei su bene sempre per quel motivo che mi sentirei di sfruttare la mia condizione. Perché io non sono una fanatica di shopping, non sono una che se vede una maglietta scontata la compra subito, non lo so il perché, sono io che sono fatta così. Però ci penserei bene, molto bene. Se lavorassi, no, ma dato che sono in questa situazione sì.

 

16. Per concludere, potresti portarmi una tua visione / riflessione rispetto a un giovane adulto nella tua situazione?

Da come me lo immagino io un giovane in assistenza, me lo immaginerei uno che si approfitta per il fatto che viene pagato senza fare niente e fa un po’ quello che vuole, nel senso che non cerca lavoro, se ne sbatte un po’. Io mi immagino un po’ questo tipo di persona. Perché molti ragazzi di oggi son fatti così, dicono “massì, tanto sono in assistenza, non faccio niente e vengo pagato”.

Invece ci sono certi ragazzi che da come ho visto io, certi sono in assistenza e fanno di tutto per uscire, cioè cercano il lavoro. O sennò vanno in assistenza perché magari per due/tre mesi son senza lavoro. Vedo un po’ questi tipi di persone: sai, ci sono quelli che se ne sbattono per il fatto che sono in assistenza, ma ci sono anche quelli che fan di tutto per uscire.

Invece nel mio caso, io ti dico che finché non trovo lavoro sono più che contenta che sono in assistenza. Però da una parte, mi piacerebbe comunque prendere i soldi uliti insomma, puliti nel senso che vengono da un posto di lavoro, che c’ho un contratto.

Secondo me ci sono un po’ questi due tipi di persone, ecco. C’è la gente che come ti ripeto, ha voglia e che fa di tutto per uscire e ci sono quelli che se ne lavano le mani, insomma.

Invece, una persona già adulta, magari perde le speranze perché ha una certa età e non lo prendono più, quindi cosa fa, sta in assistenza. Invece un giovane deve darsi da fare, perché io conosco certe persone che hanno trenta / quarant’anni che sono in assistenza e vivono con i genitori e questo tipo di vita non fa per me. Quindi, diciamo che man mano che cresci perdi un po’ l’opportunità che hai avuto da giovane. Se sei in assistenza, sì, va bene ma se hai l’opportunità di trovare un posto di lavoro è molto meglio. Piuttosto che arrivare a quell’età lì ed essere proprio nulla-facente, ma proprio di quelli belli tosti.

Spero pure io di trovare un lavoro per uscire e permettermi di fare sia l’aperitivo e la cena nella stessa serata o prendere un appartamento un po’ più grande. Ora son contentissima, ho un monolocale che va benissimo, però magari un domani….

 

Tema Claudio (23 anni) Daniele (20 anni) Laura (23 anni) Luca (25 anni) Maria (24 anni)

Percorsi scolastici e professionali

- Primo anno di scuola media a Stabio dove non si trovava bene; ha concluso la scuola dell’obbligo a Morbio Inferiore con buoni voti.

- Diploma professionale di liutaio presso la liuteria a Cremona. - Studi presso SAE (un anno) e

l’accademia del suono (un anno) interrotti per motivi economici.

- Esperienza

lavorativa nel campo

- Terminate le scuole dell’obbligo. - Intenzione di fare l’apprendistato come cuoco, ma non ha trovato il posto. - “Ultima spiaggia”: apprendistato come spazzacamino, interrotto dopo due mesi perché non gli piaceva e i capi non erano bravi.

- Per non perdere l’anno scolastico, in una settimana ha trovato come magazziniere. Apprendistato concluso, ma - Terminate le scuole medie senza licenza (“alle medie un disastro, non andavo proprio bene, zero”). - Tre anni di apprendistato come parrucchiera, terminato con ottenimento del diploma. - Piano occupazionale disoccupazione a Lucerna: lavorava come parrucchiera e frequentava la scuola di tedesco. - Trascorso cinque/sei mesi a - Terminate le scuole dell’obbligo. - Intrapreso tre apprendistati, “tentativi non mirati, non convinti”. - Quarto

apprendistato svolto: asfaltatore. “È stato un lavoro che non mi sarei mai aspettato di fare, ma alla fine l’ho accettato e mi piaceva”. “Ho dovuto interrompere

l’apprendistato nonostante abbia fatto il Diploma Cantonale e stavo finendo di fare quello

- Primi tre anni di elementari a Melide; ha concluso le scuole dell’obbligo presso le scuole speciali di Molino Nuovo. “La maggior parte dei bambini che erano lì, avevano dei

problemi veramente molto gravi; io, invece, era solo proprio perché alle medie o alle

elementari le cose andavano troppo veloci”.

- Pre-tirocinio scuola speciale: scuola con

  - Intenzione di intraprendere un apprendistato AFC come cuoco. come magazziniere presso una ditta a Balerna. Dopo sette/otto mesi si è licenziato perché era sotto-pagato e non era presente la sicurezza sula lavoro. Inoltre sono subentrati problemi alla schiena.

- A casa senza lavoro da fine luglio.

occupazionale assistenza: ha lavorato come aiuto commessa presso MIGROS per un mese e poi ha svolto altri quattro mesi di stage.

- Esami di

ammissione come addetta alle cure per la casa anziani sostenuti e superati. - Stages presso case per anziani, attualmente presso la Quiete.

- Intenzione di intraprendere

l’apprendistato come addetta alle cure.

alla schiena. - Disoccupazione. - Assistenza.

biennale empirico come parrucchiera, “dovevo fare il terzo anno ma il datore di lavoro non mi ha più tenuta”. - Programma disoccupazione: trovato altro apprendistato nell’economia domestica. -Due anni di apprendistato non concluso a causa di problemi di gestione del datore di lavoro. - Stage di tre mesi come impiegata di economia domestica presso l’OBV.

- Programma occupazionale

 

assistente di cura. - Intenzione di intraprendere

l’apprendistato come addetta alle cure.

Quadro familiare

- Abita da solo. - Non ha più contatti con la famiglia: “Ho tagliato con la famiglia e poi vabbé tutti gli altri parenti tantissimi sono morti, altri sono lontani o sono comunque delle persone che non sono anche loro molto «a posto».” - Situazione familiare: “la mia situazione familiare non è bellissima,

- Abita a casa con i genitori e il fratello.