2. La partecipazione: concetti, fasi e spazi
2.4 Metodi, meccanismi e forme della partecipazione
2.4.2 Verso la costruzione di scenari: l'Action Planning e il metodo EASW.
d'interesse” all'interno di uno specifico contesto territoriale è in grado di agevolare il processo di individuazione di bisogni e problematiche, ma anche di risorse, poiché consente di attingere alla conoscenza approfondita delle criticità e all'esperienza quotidiana dei disagi da parte della comunità locale. Sotto questo profilo, per un approdo agevole alla definizione di soluzioni e azioni d'intervento può rivelarsi utile il ricorso alla formulazione di ipotesi sul futuro mediante costruzione di scenari. Il metodo dell'Action Planning (Hamdi, Goethert 1997), ad esempio, dopo una prima fase di identificazione dei punti di forza e di debolezza di una data realtà, accompagna i partecipanti nella formulazione di ipotesi e previsioni su potenziali cambiamenti e ricadute attese,
84 A questo proposito Howard formula la legge cosiddetta dei due piedi che attribuisce
la responsabilità del modo di interagire all'interno dell'OST direttamente e unicamente al partecipante: “Should we choose to remain in a situation where we are miserable and nonproductive, that is our option. But as our arger and disappointment grows, we need to remember exactly who is keeping us in that unconfortable situation. We are – and if we want to make a change the means is readily available. Use the two feet” (Owen 2008, 141).
in termini sia positivi che negativi. A partire da queste considerazioni i partecipanti elaborano nell'arco di circa 4 sessioni di incontri un piano di intervento che potrà contenere una serie di indicazioni o linee guida per il raggiungimento degli effetti positivi e il controllo di quelli negativi. Analogamente alle tecniche dell'OST e del World Café, il coinvolgimento ampio di soggetti portatori di interessi previsto dall'Action Planning è in grado di garantire la partecipazione anche dei soggetti meno propensi e scarsamente preparati a interagire in una pubblica discussione e questo poiché nell'ambito dei processi di progettazione partecipata che adottano questa tipologia di approcci vale il principio che tutti sono in grado di contribuire al dibattito e che tutti i punti di vista hanno un eguale valore. La differenza principale, viceversa, riguarda la gestione e organizzazione delle fasi del lavoro che vengono affidate a uno staff di facilitatori con il compito specifico di coordinare le attività dei gruppi di lavoro (Bobbio 2004).
Da circa venti anni l'Unione Europea (Direzione Ambiente) ha messo a punto una metodologia che si richiama in larga parte all'approccio proposto dall'Action Planning. Si tratta dei seminari riconducibili allo European Awareness Scenario Workshop (EASW), implementati a partire da un serie di esperienze di progettazione partecipata nel campo dell'innovazione tecnologica sostenibile in Danimarca alla fine degli anni Ottanta e che attualmente trovano un impiego particolarmente proficuo nei contesti partecipativi della pianificazione strategica urbana e territoriale. Lo scopo principale dei seminari partecipativi EASW consiste nell'individuazione di obiettivi di lungo periodo mediante “la costruzione di scenari futuri a partire dalle proprie visioni della realtà territoriale e legando le proprie argomentazioni a concreti strumenti e strategie di intervento” (Tidore 2008, 103) in modo da identificare con chiarezza in che modo la tecnologia, la politica pubblica e le azioni promosse dalla società civile possono integrarsi per mettere in pratica le strategie di sostenibilità urbana (Bilderbeck, Andersen 1994, in Tidore 2008, 104). Si tratta di una metodologia che prende ulteriormente le distanze dalle tecniche finora presentate per quanto riguarda le procedure previste per lo svolgimento dei seminari. In merito va specificato che si tratta, innanzitutto, di un processo che consta di due fasi di lavoro rigidamente distinte sotto il profilo delle attività. Conclusa la presentazione iniziale degli obiettivi del seminario, la prima fase dei lavori si apre con la discussione relativa a una serie di scenari proposti da un'equipe tecnico-scientifica e condotta da un gruppo di partecipanti (role groups) formato da amministratori, cittadini, esperti e operatori privati, chiamati ad elaborare visioni relative a un futuro possibile. (ivi, 105) La presentazione degli scenari emersi costituisce l'oggetto del dibattito della seduta plenaria da cui vengono individuati i temi più significativi sui quali si concentreranno i lavori successivi. La seconda fase dei lavori procede analogamente alla prima
relativamente ai lavori collettivi, sebbene stavolta la composizione dei gruppi rispecchierà primariamente le tematiche e non gli interessi, giacché il compito specifico dei gruppi in questa fase consiste nella produzione di un consistente numero di idee e di linee d'azione in grado di implementarle. Alla sessione plenaria conclusiva del workshop è affidato il compito di selezionare le cinque idee ritenute più significative da parte di tutti i partecipanti e a cui dovranno far seguito specifici piani d'azione (De Luzenberger 2004).
Alcune considerazioni metodologiche messe in luce da Tidore evidenziano una serie di nodi problematici riconducibili allo strumento dei seminari partecipativi. Fra questi, un primo elemento riguarda il rischio di una “parcellizzazione delle tematiche” che può verificarsi come conseguenza della selezione delle tematiche svolta da un ristretto gruppo di esperti nella fase di preparazione del seminario EASW e che verosimilmente può inficiare il contributo proveniente dagli attori sociali “portatori di visioni e di posizioni più originali e «disarmoniche»”. Un secondo elemento chiama in causa la rigida organizzazione della tempistica che scandisce ogni fase del seminario. In questo caso il rischio è che la necessità di dare forma a un discorso condiviso nei tempi prestabiliti conduca alla riproduzione di “forme stereotipate o eccessivamente semplificate di rappresentazione della realtà” da cui deriva un impoverimento non solo di quella “capacità immaginativa” invocata per la formulazione degli scenari, ma dell'intero processo di definizione delle strategie e delle linee d'azione in termini di qualità del risultato finale. Un terzo elemento, infine, si sofferma sul fatto che il reclutamento preliminare dei partecipanti ai gruppi seminariali in base a “un ruolo definito e formalmente riconosciuto all'interno dell'EASW” può avere lo svantaggio di costringere queste figure all'interno di tale ruolo lungo tutto il processo deliberativo, facendo mancare in questo modo una parte delle potenzialità esprimibili attraverso una forma di coinvolgimento di tipo personale piuttosto che legata alla posizione sociale (2008, 107-111).