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VIDEOCLIP DIGITALIZZATO

IL RUOLO DELLA DANZA NEI VIDEOCLIP

2.4. VIDEOCLIP DIGITALIZZATO

La mediazione della macchina da presa e dello schermo, se da un lato si pensa interrompa il rapporto diretto tra performer e spettatore, ad una prima analisi può essere accusato di aver neutralizzato il contatto personale tra interprete e pubblico fondamentale nella prestazione teatrale, dall’altro ha permesso nuove soluzioni espressive circa il movimento dei corpi danzanti, mediante l’utilizzo di accelerazioni, rallentamenti, tagli di montaggio che lo frammentano e lo ricompongono, creando dei ritmi visivi nuovi.

La manipolazione dei corpi danzanti, già possibile grazie all’utilizzo del video analogico, è aumentata a dismisura in seguito all’avvento del digitale. Il processo di digitalizzazione permette la creazione di “un sistema astratto di segni capace di rappresentare informazioni di tutti i tipi” 73, trasformando suoni, immagini e testi in informazioni digitali, che vengono interpretate, integrate e controllate attraverso una serie di istruzioni codificate (algoritmi).

72 http://www.reykjavikboulevard.com/sia-chandelier/. 73

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Come afferma Emanuele Quinz, di fronte alla diffusione delle tecniche videografiche

le arti della scena si sono trovate davanti a diverse alternative: ignorare totalmente i nuovi dispositivi, oppure opporsi, insistendo sulle proprie specificità (la co-presenza fisica tra attore e spettatore, la dimensione corporea, il dialogo e l’intervento del pubblico nel processo creativo, eccetera, ovvero promuovere i modi dell’immediatezza contro la mediazione tecnica); o ancora, assimilare la logica del nuovo medium (non solo attraverso l’introduzione di schermi e proiezioni sulla scena, ma anche attraverso l’importazione sulla scena di tecniche, procedimenti e ritmi derivati dall’estetica cinematografica); oppure trasferirsi interamente sui nuovi supporti74.

L’utilizzo del montaggio ritmico e l’inserimento di forme astratte che creano un effetto di danza, come abbiamo visto, era stato già sperimentato dalle avanguardie artistiche dei primi anni del Novecento nel tentativo di rendere visibile la musica, ma tale pratica è diventata oggi comune all’interno dei videoclip e soprattutto proprio grazie all’utilizzo della computer grafica (generazione e manipolazione di immagini per mezzo del computer),

l’interazione tra forme astratte e corpi danzanti ha raggiunto un livello di verosimiglianza impressionante.

Grazie alla creazione di interfacce, ovvero dispositivi virtuali che permettono la comunicazione e l’interazione fra più entità, il corpo danzante interagisce con forme visive astratte o con ambienti virtuali, in questo modo sperimenta

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“inattese forme di presenza: i suoi movimenti non sono più puri gesti formali, ma costruiscono un dialogo con l’ambiente interfacciato75”.

Nei videoclip che analizzerò in seguito, le tecnologie intervengono a riconfigurare non solo gli statuti dello spazio e del tempo, ma anche del movimento e della corporeità.

In particolare notiamo un ricorso frequente alla tecnica digitale del Chroma

Key, tecnica già utilizzata nei video analogici e la tecnica della Motion Capture, utilizzata soprattutto in ambito cinematografico.

La tecnica del Chroma Key viene utilizzata per unire due sorgenti video differenti: in questo modo si ha la possibilità di sostituire un’ambientazione reale con una virtuale e di far interagire un soggetto con degli elementi virtuali: il soggetto si muove davanti a dei fondali colorati uniformemente, in seguito l’immagine del soggetto viene scorporata dal resto della scena e il colore chiave del fondale (che può essere blu o verde) viene sostituito con le immagini di un secondo video o di un ambiente creato digitalmente76.

La Motion Capture viene utilizzata per acquisire dei movimenti compiuti da una persona reale e trasferirli ad un personaggio creato virtualmente. Il sistema più utilizzato è quello ottico: dei sensori, detti marker, vengono collocati sul corpo e delle videocamere ad infrarossi captano questi segnali e trasmettono le relative informazioni ad un computer77, che le rielabora. In questo modo il corpo si può ritrovare all’interno di configurazioni spaziali surreali e inoltre il suo doppio virtuale, che può essere più o meno somigliante ad esso, potrà essere manipolato in modo tale da superare i propri limiti fisici. Queste tecnologie trovano terreno fertile nell’ambito dei videoclip musicali, in cui la creazione di mondi e situazioni surreali sono all’ordine del giorno e che si presentano quasi sempre come delle parentesi semi-oniriche, in cui non

75 Ivi, op. cit., p. 404. 76

https://www.nikonschool.it/experience/layer-photography.php. 77 Ivi, op. cit.

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valgono più le norme della vita quotidiana e tutto ciò che vediamo sottostà alla melodia musicale.

2.4.1. Sweet Dreams DI BEYONCE’ a) CONTESTO

Beyoncé Giselle Knowles, nota semplicemente come Beyoncé, è una cantante, attrice e imprenditrice statunitense. Ha iniziato la sua carriera come

band-leader e membro fondatrice del gruppo delle Destiny’s child e ha

debuttato come solista nel 2003: oggi è una celebrità a livello planetario e la sua è una delle voci più belle e potenti del panorama della Black music.

Il suo modo di muoversi e ballare, il suo stile di danza ispirato ai movimenti delle comunità afroamericane, si sono diffusi enormemente grazie ai numerosi videoclip da lei realizzati, i cui balletti vengono puntualmente riproposti durante i live, quasi fossero ormai inscindibili dai brani musicali che accompagnano.

Infatti molti dei suoi video contengono momenti di danza e alcuni di essi sono coreografati dall’inizio alla fine. Beyoncé balla spesso accompagnata da due ballerine (Diva, Single ladies, Ego), quasi a voler riproporre e richiamare l’iconografia del trio che le ha permesso di entrare nel mondo della musica e ne ha consacrato il successo.

Anche nel video musicale di Sweet Dreams la cantante è accompagnata da due danzatrici.

80 b) ANALISI

Il video ha inizio con l’immagine di Beyoncé a letto che dorme. E’ visibilmente disturbata dai sogni che sta facendo e si agita tra le coperte, con il sottofondo di un carillon.

In coincidenza con il suono della chitarra elettrica, che ripropone le stesse note del carillon, vediamo il corpo della cantante sopraelevarsi orizzontalmente. Intuiamo così che la scena successiva sarà ambientata proprio all’interno della sua mente.

Nell’inquadratura successiva, dopo un primo piano della cantante ancora sdraiata che spalanca gli occhi, la ritroviamo urlare in un paesaggio desertico, proprio sul finire del suono della chitarra.

Non appena inizia la parte ritmata del brano inizia a ballare, i suoi movimenti iniziali sono però movimenti chiaramente modificati grazie all’uso di un

rewind. La cantante balla e interpreta la prima strofa del suo brano guardando

in camera e viene inquadrata da più punti di vista e angolazioni. Gli stacchi di montaggio avvengono in coincidenza con gli accenti ritmici più forti.

Nel momento in cui viene inquadrata in un totale, in coincidenza con il suo schiocco di dita, vediamo comparire all’improvviso due figure femminili, che iniziano a seguirla nei movimenti.

Inquadrate a figura intera le tre donne iniziano la coreografia vera e propria, in coincidenza con l’inizio della parte vocale del brano.

Notiamo che la linearità dei loro movimenti è spesso interrotta sia da cambi di angolazione, sia da impercettibili interruzioni della temporalità.

Con l’inizio del ritornello, Beyoncé si ritrova da sola, davanti ad uno sfondo bianco, che cammina verso di noi in modo illusorio: infatti cammina sul posto e si avvicina realmente alla macchina da presa.

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Altri tagli di montaggio e interruzioni della linearità dei suoi movimenti precedono la comparsa di una seconda ballerina, la cui figura appare duplicata ai lati di Beyoncé, mentre cammina di profilo verso le due estremità del quadro, specularmente.

Poi vediamo l’immagine speculare di Beyoncé che esegue lo stesso movimento della ballerina, ma anche in questo caso la sua camminata è distorta da un rewind e poi da tre fermo-immagine.

Ancora ad ogni accento ritmico vediamo la cantante al centro e l’immagine duplicata della ballerina alla sua destra e alla sua sinistra, prima la vediamo mentre cammina verso di noi assieme a Beyoncé, poi che cammina ancora di profilo verso i margini dell’inquadratura, sempre un movimento illusorio che la fa camminare sul posto.

Un ulteriore taglio ci porta in un nuovo contesto, ancora lo sfondo è bianco, ma questa volta i corpi delle ballerine proiettano le loro ombre su un pavimento di cui non si intravede il limite, quindi esse sembrano sospese in aria.

Le ballerine sembrano essere quattro, ma in realtà sono solo due e le loro immagini duplicate sono disposte seguendo una linea diagonale immaginaria che dal centro dell’inquadratura arriva ai due vertici inferiori: il loro corpo, immobile in un fermo immagine voltate verso l’esterno, è tagliato orizzontalmente appena sopra il bacino, e la parte superiore è leggermente fuori asse e separata da quella inferiore. Beyoncé intanto si muove al centro. Un taglio di montaggio ci fa ritrovare la stessa scena, ma le ballerine sono adesso voltate verso di lei.

Segue l’inquadratura di Beyoncé che balla in un totale, mentre una delle ballerine rimane in lontananza, dietro di lei, alla sua destra: la macchina da presa ruota attorno alla cantante da destra verso sinistra e si posiziona frontalmente.

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Poi viene mostrata in un piano americano. Con un ulteriore movimento la macchina da presa si sposta velocemente da destra verso sinistra. Vediamo la ballerina camminare verso sinistra e mentre la macchina continua a muoversi nella stessa direzione vediamo Beyoncé che prosegue lo stesso movimento, duplicata per tre volte.

Un taglio di montaggio mostra la figura della cantante triplicata che cammina verso di noi, le immagini laterali vengono per un momento sostituite con le immagini di una delle due ballerine, poi ancora ritorna l’immagine della cantante.

In corrispondenza con la seconda strofa vediamo una sovrapposizione della prima inquadratura (composta dalle tre figure della cantante a figura intera) con una seconda inquadratura, che mostra Beyoncé e le due ballerine che danzano inquadrate dall’alto: la prima immagine scivola verso il basso per lasciare spazio alla seconda.

Vari tagli di montaggio mostrano la scena da diverse angolazioni e piani, mentre sul pavimento compaiono delle striature grigie leggermente ricurve, poi un taglio di montaggio mostra le tre ballerine frontalmente, mentre sembrano danzare all’interno di una stanze cilindrica: il pavimento si curva ai lati e si congiunge alle pareti e le striature grigie, che seguono tale curvatura, sembrano ora appartenere ad una spirale in movimento.

Nel secondo ritornello vediamo in piano medio la cantante, la cui immagine si sovrappone ad altre immagini di se stessa duplicate. Poi la vediamo riflessa su uno specchio inclinato, ancora duplicata specularmente, ma l’immagine di sinistra esce quasi del tutto dall’inquadratura.

In seguito vediamo susseguirsi delle immagini in cui assistiamo a giochi di specchi e di duplicazioni, spesso sovrapposte tra di loro.

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Sul finire del ritornello Beyoncé frantuma lo specchio che va in mille pezzi e si ritrova circondata da schegge, le schegge si propagano ma lei continua paradossalmente a riflettersi nello specchio.

La ritroviamo circondata dalle schegge e dai suoi doppioni, inquadrata da diverse angolazioni e punti di vista.

Nella strofa finale vediamo un suo primo piano sovrapposto all’immagine del suo corpo, in un’armatura dorata.

Poi la rivediamo a figura intera, il suo corpo è in bianco e nero, l’armatura a colori e con le mani sembra controllare il movimento delle schegge che si muovono per aria alla sua sinistra.

Inizia il terzo ritornello: vediamo le tre ballerine inquadrate, ad ogni accento ritmico, da un punto di vista diverso.

Poi vediamo Beyoncé a figura intera e le immagini delle ballerine immobili, duplicate più volte lungo la diagonale immaginaria che dal centro arriva ai vertici, poi altre due diagonali con ampiezza minore.

Seguono varie inquadrature in cui vengono mostrate che le tre donne, da varie angolazioni e da vari piani, poi vediamo Beyoncé in lontananza e in piano medio una ballerina sdoppiata, di profilo, poi altre inquadrature sulla cantante, due tagli di montaggio veloci, in cui vengono mostrate le due ballerine immobili, posizionate specularmente (prima vicino ai margini dell’inquadratura poi più vicine al centro), mentre Beyoncé continua a ballare al centro del quadro.

Successivamente le vediamo da varie angolazioni e piani. Ad un certo punto le due ballerine, prima immobili, si animano e iniziano a seguire la cantante nei movimenti.

Si ripete il ritornello per la quarta volta: vediamo ancora repentini tagli di montaggio della coreografia e un breve rewind.

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In seguito vediamo, in primo piano, Beyoncé con l’armatura: questa prima inquadratura scivola verso il basso e lascia posto all’inquadratura sul suo corpo, inquadrato dalle spalle alle ginocchia.

Si susseguono vari tagli di montaggio sulla figura della cantante che interpreta il proprio brano, fino al sopraggiungere della parte strumentale finale. La macchina da presa scorre veloce in una carrellata da sinistra verso destra e ci fa scoprire prima Beyoncé, a figura intera, poi, altre due immagini di Beyoncé sdoppiata, poi la stessa in una piano medio inquadrata frontalmente. La macchina da presa compie un movimento dall’alto verso il basso, per poi fermarsi sull’inquadratura dei suoi piedi.

Un taglio finale oscura lo schermo in coincidenza con il finire brusco della musica, mentre ancora si sente l’eco della voce della cantante.

Figura 7: Fotogramma tratto dal video Sweet Dreams.

c) CRITICA

Nel video, che si presenta come la materializzazione di un sogno della stessa cantante, l’uso degli effetti speciali ottenuti digitalmente è indispensabile ai

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fini della creazione della surrealtà e mancanza di senso della situazione onirica, per questo a parer mio esso può rientrare nella categoria dei videoclip-digitalizzati.

L’interazione tra le ballerine e ambienti virtuali o effetti visivi creati digitalmente (le schegge dello specchio, le striature grigie in movimento, la stanza cilindrica), viene ottenuta grazie all’utilizzo della tecnica sopracitata del chroma key, unita all’utilizzo di software di animazione digitale.

Gli effetti speciali più utilizzati durante la coreografia sono lo sdoppiamento e la sovrapposizione dei corpi, il rewind e l’unione di più fotogrammi che permette, tramite una carrellata virtuale illusoria, di far percepire come unitario uno spazio che in realtà appartiene a due inquadrature diverse; notiamo inoltre l’uso del digitale per ottenere effetti cromatici particolari, ad esempio la possibilità di mantenere il corpo della cantante in bianco e nero e la sua armatura dorata e infine la presenza continua di ambienti virtuali che fanno da sfondo ai soggetti, che sembrano così verosimilmente interagire con essi.

Un effetto speciale è presente anche all’inizio del brano, quando Beyoncé sembra lievitare in aria.

Il video si presenta così come uno sfoggio di effetti speciali che intervengono a rendere verosimile e credibile la situazione onirica evocata dal testo del brano musicale: l’artista non può smettere mai di ballare, neanche mentre sogna.

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2.4.2. Safe and sound DEI CAPITAL CITIES

a) CONTESTO

I Capital Cities sono un duo statunitense composto da Ryan Merchant e Sebu Simonian. Essi hanno raggiunto il successo nel 2013 grazie al brano Safe and

sound, pubblicato due anni prima78.

E’ interessante notare come lo stesso brano sia passato quasi inosservato nel 2011, nonostante la sua pubblicazione fosse stata accompagnata anche allora da un videoclip musicale.

Il primo videoclip è stato diretto da Jimmy Ahlander ed è ambientato in una specie di fattoria in cui vagano dei personaggi inquietanti con delle tuniche e il volto coperto da maschere; i personaggi, tra cui gli stessi cantanti, si muovono quasi sempre a rallentatore e compiono azioni apparentemente prive di senso: l’atmosfera diventa ancora più surreale quando cala il buio e gli uomini mascherati si trovano ad essere i giudici di uno strano spettacolo. Il tutto accompagnato da vari effetti speciali: rallentamenti, divisioni dello schermo, sovrapposizione e fusione dei volti dei cantanti, eccetera. L’unica figura danzante è quella di una contorsionista, vestita con abiti succinti e volgari, che danza a rallentatore e che si vede solo in alcuni frammenti del video.

Il video si presenta come la materializzazione di un incubo, le immagini sembrano ancora più inquietanti a causa dell’accompagnamento musicale

pop, anche se nel testo possiamo ritrovare delle corrispondenze con quello che

succede nel video: nonostante le mille avversità, il mistero che sopraggiunge, si può essere sani e salvi se si è l’uno a fianco all’altro.

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Nel secondo videoclip, del 2013, diretto da Grady Hall, la danza e gli effetti speciali sono i protagonisti assoluti.

L’idea guida del secondo video, come spiegato dal regista stesso, è quella secondo cui ogni luogo ha delle storie da raccontare. In questo caso il luogo prescelto e` stato un vecchio teatro di Los Angeles. Il teatro viene colpito da un fulmine e questo fa sì che tutti i suoi ricordi prendano vita: video del passato e del presente si fondono in una cosa sola permettendo l’incontro e il dialogo tra stili di danza differenti che vanno dagli anni venti ai nostri giorni79.

b) ANALISI

Nella prima inquadratura ci viene mostrato in campo lungo la facciata del teatro, che viene colpito da un fulmine e le cui insegne luminose si accendono, con il sottofondo del rumore di un cortocircuito elettrico.

In seguito vediamo un totale della biglietteria.

In coincidenza con l’inizio della musica, vediamo un totale sulle scalinate del salone d’entrata: anche qui le luci si accendono, ma a ritmo di musica. Un taglio di montaggio mostra in campo medio la bacheca con le foto dei vari spettacoli di danza, poi queste vengono mostrate in dettaglio.

Nell’inquadratura successiva vediamo, in primo piano sulla sinistra, un proiettore che prende vita e inizia a proiettare sulla parete un balletto di

charleston in bianco e nero.

Un campo lungo mostra il palcoscenico del teatro su cui, come per magia, vengono proiettati, tridimensionalmente, i corpi danzanti dei Ryan e Subi, vestiti in frack: la zona illuminata dal fascio di luce e i corpi che si sono materializzati sono in bianco e nero, mentre tutto il resto rimane a colori.

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Successivamente ci viene mostrato il corridoio, in cui iniziano a prendere vita i fotogrammi di ballerini di epoche diverse.

Un totale di un altro interno del teatro ci mostra, sulla sinistra, un gruppo di ballerini degli anni Venti: ancora una volta la zona in cui si trovano i ballerini rimane in bianco e nero. Una delle ballerine con un salto esce dalla zona in bianco e nero e diventa a colori, mentre salutando esce da una porta in fondo a destra.

A questo punto viene inserito un inserto didascalico, tipico dei film muti, in cui compare la scritta “dance off”.

Un totale mostra nuovamente i due cantanti mentre danzano sul palcoscenico. Dopo un dettaglio sui loro piedi, inquadrati da dietro, vediamo un campo lungo sul palco, mentre si alza il fondale dipinto alle spalle dei cantanti e si scoprono, al di là di questo, tutti i ballerini che hanno preso vita grazie al cortocircuito provocato dal fulmine, intanto vediamo i due cantanti uscire dal palcoscenico.

Nell’inquadratura successiva li ritroviamo inquadrati in piano americano, su un piccolo palchetto posto sul palcoscenico dietro il gruppo dei ballerini, mentre, a colori e vestiti con abiti moderni, interpretano il loro brano davanti a due microfoni.

Segue un totale sui ballerini. Il corpo di uno di loro si immobilizza in un fermo immagine e successivamente con un effetto grafico, diventa parte di una copertina di un cd, in alto vi è la scritta “Santiago”, per poi riprendere a muoversi.

A questo punto viene creato uno Split Screen, sulla linea divisoria compare la scritta “vs” (versus), quindi l’immagine precedente si posiziona a sinistra e sulla destra compare una seconda immagine con gruppo di danzatori sui roller e in alto, la scritta “Monica sam”. La prima immagine scorre verso sinistra, uscendo dal quadro e lascia lo spazio dell’inquadratura all’immagine del

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gruppo dei ballerini, che si animano e scopriamo si trovano sul palcoscenico, assieme agli altri danzatori.

Dopo un frammento che mostra i due cantanti esibirsi sul palchetto viene mostrato, in totale, un salone circolare con degli di specchi, da cui escono due

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