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Nel marzo del 2009 presso la Facoltà di Architettura dell’Università degli Studi di Cagliari, si è tenuto il laboratorio internazionale per la progettazione video “City Movie. Analisi dello spazio urbano con la macchina da presa”. Il laboratorio, organizzato per la Facoltà di Architettura dell’Università degli Studi di Cagliari dai professori Enrico Corti e Giambattista Cocco e dell’ing. Marco Tanca, insieme all’ENSAT (Ecole Nationale Supérieure d’Architecture de Toulouse), con i docenti Andrea Ulberger e Daniel Estevez e la Ecole d’Architecture di Belleville di Parigi, con il professor Rémi Papillault, ha avuto come oggetto di studio lo spazio aeroportuale ed il suo legame con gli specchi d’acqua, con lo spazio periferico e con quello centrale della città. Il workshop era incentrato su alcuni dei principali concetti che riguardano la concezione e l’esecuzione di un progetto filmico, accompagnati dalla riflessione sulle tematiche degli spazi di movimento nello spazio urbano.

L’obiettivo del workshop, diviso in due tematiche (una per ogni settimana) era orientato alla conoscenza dei fondamenti teorici della produzione video e alla realizzazione, affidata ai partecipanti divisi in piccoli gruppi, di due cortometraggi: il laboratorio comprendeva la concezione, progettazione, il montaggio e la proiezione.

Prima di descrivere in dettaglio l’esperienza diretta, terminata con la realizzazione, in collaborazione con l’architetto Nicola Conteduca, dei due

cortometraggi Il Passeggero e Traslazioni, appare opportuno riportare alcune note riguardanti la tecnica della composizione e del montaggio cinematografico, che sono state alla base della didattica del workshop.

I contenuti teorici necessari alla progettazione filmica, studiati per la costruzione di una base di partenza per l’analisi urbana e per la realizzazione del progetto dei due cortometraggi erano:

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1.

Sinopsi

Lo storyboard è un processo di illustrazione della sceneggiatura; è la storia rappresentata dalle immagini riassuntive delle potenziali scene. La sinopsi permette di visualizzare, in maniera dettagliata, il risultato finale dell’intero filmato, illustrando con alcune scene chiave, ciò che si ha intenzione di mostrare nel film. Questo procedimento risulta particolarmente efficace durante il momento ideativo del progetto; grazie al disegno, è possibile avere una descrizione molto soddisfacente di quanto dovrà essere realizzato successivamente.

Nello storyboard, la scena descritta nella sceneggiatura, viene disegnata nei suoi momenti essenziali, facendo uso della tecnica illustrativa impiegata nei fumetti – allo scopo di “far vedere” ciò che apparirà al termine delle riprese. La tecnica permette perciò di esaminare la scena così come verrà mostrata sullo schermo, e se l’immagine sembrerà non corrispondente all’idea del realizzatore (o apparirà incapace di comunicare il messaggio in modo immediato), sarà sempre possibile apportare delle modifiche alla

sceneggiatura prima di organizzare le riprese. La redazione di uno storyboard è articolata e mira all’analisi di elementi differenti utili nella comprensione di ogni singola inquadratura immaginata, così come è reso evidente dallo schema1 riportato in seguito.

2.

Glossario essenziale del linguaggio cinematografico

Con l’espressione grammatica del cinema s’intende l’insieme di regole e convenzioni che presiedono alla realizzazione di un film. Lungi dal essere delle leggi imprescindibili, esse rappresentano però l’approdo di più di un secolo di storia e di sperimentazione. Al pari delle regole grammaticali di una lingua, tali convenzioni svolgono una funzione principalmente descrittiva, che soltanto secondariamente (e molto vagamente) può diventare prescrittiva. In

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Griglia di analisi: studio cronologico del cortometraggio diviso per piani

Banda immagini Frame dell’inquadratura 1

Frame dell’inquadratura 2

Durata del piano In minuti e secondi a partire da zero

Descrizione Luogo, azione sensazione…

Banda suono

Banda musica-voce

Movimenti camera Panoramica a destra, travelling in avanti… Scale del piano

(distanza)

Primo piano, campo medio… Angolazione della

ripresa Frontale, dall’alto… Schema dei

movimenti Videocamera e

personaggi

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ogni caso, sono senza dubbio un valido strumento per poter usare in maniera più efficace ed espressiva il mezzo cinematografico.

2.1_Inquadratura.

È’ la porzione di spazio fisico circoscritta nell’area di visione dell’obiettivo della macchina da presa. L’atto d’inquadrare consente di delimitare lo spazio che verrà ripreso e allo stesso tempo permette l’esclusione di tutto il resto lasciandolo fuori dal campo visivo dell’osservatore. Questa descrizione dell’inquadratura è valida sia per il cinema che per la fotografia, perché si riferisce ad un campo visivo fisso

indipendente dal tempo. Se l’inquadratura, durante la ripresa, ha una durata pari alla durata della ripresa, allora, in fase di montaggio, l’inquadratura assume il significato di unità di montaggio.

L’inquadratura è determinata dalla distanza esistente fra la macchina da presa e il piano di ciò che si riprende, dall’angolazione e dal punto di vista. All’interno di ciò che viene inquadrato si distinguono il piano e il campo. Questi ultimi, piano e campo, sono i riferimenti del rapporto figura-sfondo rispettivamente; il campo è l’inquadratura che nel

rapporto figura-sfondo privilegia lo sfondo e piano è l’inquadratura che privilegia la figura. In questo modo si può parlare di inquadratura di dettaglio, di primissimo piano, di primo piano, di mezzo busto, di mezza figura e anche di inquadratura di campo medio, di campo lungo, o di campo lunghissimo.

2.2_Montaggio.

Il montaggio corrisponde alla parte costruttiva, è la principale fase della cosiddetta post-produzione di un filmato, durante la quale il materiale disponibile è visionato, analizzato e ricomposto a seconda delle esigenze narrative, strutturali, ritmiche ed espressive.

Il montaggio è lo strumento fondamentale attraverso il quale la narrazione costruisce il proprio racconto cinematografico, conferendogli caratteristiche basate su principi di selezione e di combinazione

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Differenti piani vengono associati nel montaggio per costruire una

scena o una sequenza. La scena è una divisione tecnica, che ha a che fare con limiti spazio temporali definiti; può essere composta da una o più inquadrature e termina quando i personaggi cambiano luogo (cioè cambiano unità spaziale). La sequenza, invece, dipende dalla storia, è una divisione narrativa e può dilatarsi a prescindere dal luogo o dal tempo; è caratterizzata dall’unità di azione (l’unità narrativa), cioè da una serie di atti successivi che fanno parte di un’azione

complessivamente unica e può comprendere molte inquadrature, ma anche molte scene.

Un ulteriore strumento di assemblaggio è quello denominato piano-sequenza, e si riferisce ad un lungo piano che registra una

sequenza continua. In questo caso tutti i momenti che compongono una sequenza sono inclusi in una sola inquadratura.

Il montaggio, così come gli altri elementi che fanno parte della progettazione e della ripresa, è un elemento dialettico, si potrebbe dire che ci sono diversi stili di montaggio, come ci sono diversi modi di parlare, di vestirsi, e di camminare. Alcuni esempi, in termini generali, sono il montaggio a stile continuo, il montaggio a stile discontinuo e il montaggio ellittico. Il primo rappresenta una modalità di esercitare i tagli finalizzata a preservare la continuità e la chiarezza dell’azione narrativa. Il montaggio continuo si fonda sulla coincidenza, da una scena alla successiva, di direzione e posizione dello schermo, nonché di relazioni temporali; la narrazione è molto più immediatamente comprensibile quando le direzioni sullo schermo coincidono con le direzioni nel mondo del film.

Il secondo stile, quello discontinuo, cerca di enfatizzare le relazioni dinamiche e spesso discontinue tra riprese, o tra

giustapposizioni di immagini, allo scopo di creare idee non presenti in nessuna delle riprese viste isolatamente.

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In fine, lo stile ellittico tratta di transizioni tra riprese che omettono parte di un evento, causando in questo modo un’ellissi nella trama e nel tempo della storia.

Altri elementi che danno carattere e ambientazione al filmato sono quelli di movimento, d’illuminazione e di suono. Sono un esempio i movimenti della prospettiva dell’immagine e della cinepresa e il passo da un piano ad un altro– le transizioni, proposti come tagli netti o come dissolvenze fra due oggetti, oppure, - per quanto riguarda il suono - le variazioni di volume, o l’utilizzo delle interferenze.