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Academic year: 2021

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(1)

4

Esercitazione del 23/11/2010

Riprendiamo brevemente la dimostrazione del teorema di Brody, per mostrare che una mappa olomorfa non costante da C in uno spazio complesso, se esiste, pu`o essere scelta con alcune propriet`a addizionali.

Sia (X, H) una variet`a complessa con una metrica hermitiana, Una map-pa f ∈ Hol(C, X) non costante si dice linea complessa (o curva di Brody) se f! `e limitata rispetto alla metrica euclidea su C e a quella hermitiana su X. Osserviamo che questo equivale a dire che esiste una costante C tale che f∗H ≤ Cdzd¯z.

Thm 4.1 (Brody) Se (X, H) `e una variet`a hermitiana compatta non

iperbo-lica, allora esiste h : C → X linea complessa.

Dim: Sia dX la pseudodistanza di Kobayashi su X e si ponga FX(v) = inf{$u$D| u ∈ T D, f∗u = v, f ∈ Hol(D, X)}

per v ∈ T X.

Se esiste una costante positiva a tale che a$ · $H ≤ FX, allora dX `e non

degenere; quindi per ogni n esiste vn∈ T X tale che FX(vn) ≤ 1/n, ma $vn$H =

1. Quindi esiste una successione rn → ∞ di reali positivi e una collezione fn ∈ Hol(Drn, X) di mappe tali che fn!(0) = dfn[(∂/∂z)0] = vn, in quanto

$(∂/∂z)0$Drn = 2 rn Ora, poniamo un= fn∗H r2 nds2rn

allora un(0) = 1/4. Per il lemma di riparametrizzazione abbiamo che esistono c∈ (0, 1/4] e delle funzioni gn tali che

i. g∗

nH≤ crn2ds2rn

ii. gn(Drn) ⊂ fn(Drn).

Definiamo

Fn= {gm|Drn | m ≥ n}

e notiamo che, poich´e cr2

mds2rm ≤ cr

2

nds2rn per m ≥ n, tale famiglia `e

equiconti-nua e dunque contiene una sottosuccessione convergente, per la compattezza di

X. A meno di raffinare ulteriormente tali famiglie, possiamo supporre che Fn

contenga una successione convergente a hn su Drn, di modo che questo limite

coincida con hn−1 su Drn−1. Dunque ottengo una funzione h ∈ Hol(C, X) tale

che

h∗H = lim gn∗H≤ lim cr2nds2rn= 4cdzd¯z ≤ dzd¯z

con uguaglianza in 0. !

Cor 4.2 Data f : C → X olomorfa non costante (come prima, (X, H) variet`a

complessa hermitiana e compatta), esiste g linea complessa in X tale che g(C) ⊂ f (C).

(2)

Nel caso in cui si facciano ipotesi sulla curvatura sezionale di X, le curve di Brody assumono caratteristiche molto particolari.

Prp 4.3 Sia M una variet`a compatta hermitiana con Hds2M ≤ 0 e sia X ⊂ M

un sottospazio analitico chiuso. X `e iperbolico se e solo se non esiste un’im-mersione olomorfa isometrica totalmente geodetica f : C → M tale che f(C) ⊆ X.

Dim: Ovviamente, se X `e iperbolico, tali mappe non esistono per il teorema di Brody. Se X non `e iperbolico, allora esiste una linea complessa f : C → M con

f (C) ⊆ X e fds2

M ≤ dzd¯z.

Poniamo f∗ds2

M = λdzd¯z, con 0 ≤ λ ≤ 1. Ora, dove λ )= 0, quindi dove df)= 0, quindi nel complementare di un insieme discreto, si ha

Kf∗ds2M = −

1

λ

2log λ

∂z∂ ¯z

Ora, ricordando che Hds2V ≤ Hds2M|T V se V `e sottovariet`a di M, si deve avere Kf∗ds2M = Hds2f (C) ≤ Hds2M ≤ 0 e quindi

2log λ

∂z∂ ¯z ≥ 0

se λ )= 0. Questo implica che log λ sia subarmonica su C, se estesa a −∞ dove

λ = 0; ma log λ≤ 0 e quindi `e costante, per il principio del massimo per funzioni

subarmoniche. Essendo costante log λ, anche λ `e costante e, a meno di omotetie, possiamo supporre λ ≡ 1.

Dunque, f `e un’immersione isometrica; inoltre f(C) `e un sottospazio piatto nei suoi punti lisci, in quanto Kf∗ds2M = 0. E dunque

0 = Hds2f (C) ≤ Hds2M|f (C)≤ 0

da cui Hds2f (C) ≤ Hds2M|f (C), il che implica che f(C) `e, nei suoi punti lisci, una

sottovariet`a totalmente geodetica. !

L’importanza di un simile risultato non `e tanto il fatto di poter ”testare” l’iperbolicit`a solo su un insieme ristretto di mappe, ma il fatto che, in caso di curvatura sezionale non positiva, tutte le curve di Brody, a meno di omotetie in partenza, siano immersioni isometriche totalmente geodetiche.

4.1

Complementari di ipersuperfici

Sia X uno spazio complesso; un divisore di Cartier `e un sottoinsieme Z ⊆ X tale che per ogni suo punto z esistano un intorno Uz e una funzione olomorfa f ∈ Hol(Uz,C) tali che Z ∩ Uz= {f = 0}.

Nota d’onest`a: Tipicamente, i divisori di Cartier sono sezioni del fascio

K∗/O, dove K sono le funzioni meromorfe invertibili e O sono le funzioni

olomorfe invertibili. Quindi, quelli definiti ora sono i supporti dei divisori di Cartier.

Prp 4.4 Siano X una variet`a complessa e Z un divisore di Cartier; allora X \Z

(3)

Dim: Per ogni punto y ∈ Y , sia V un intorno biolomorfo a un polidisco tale che

V ∩ Z = {f = 0} con f ∈ Hol(V, C). Allora, a meno di restringere V , possiamo

supporre che f sia limitata e quindi f(V ) ⊂ D, a meno di omotetie. Allora

Y ∩ V = {f )= 0} = f−1(D) e per un risultato della precedente esercitazione

segue che Y ∩ V `e iperbolico completo. !

Ovviamente, se X `e iperbolico, segue subito che anche X \ Z `e iperbolico. Osserviamo che rimuovere da uno spazio oggetti di codimensione ≥ 2 non al-tera il comportamento della pseudo-distanza di Kobayashi, infatti se codimA ≥ 2, allora Hol(D, X \ A) `e denso in Hol(D, X) rispetto alla topologia compatto-aperta e dunque dX coincide con dX\A su X \ A.

L’unico caso interessante `e dunque quando codimA = 1; ad esempio, abbia-mo gi`a visto che, sebbene CP2 non sia iperbolico, il complementare di 5 rette

in esso lo `e. Il risultato precedente ci dice che, localmente, il complementare di un divisore `e sempre iperbolico e completo; dunque il problema `e globa-lizzare questa osservazione. Per farlo, introduciamo la nozione di immersione iperbolica.

Se X `e uno spazio complesso, Y ⊆ X, p ∈ Y si dice punto iperbolico se per ogni U intorno di p in X esiste un intorno V tale che V ⊂ U e dY(V ∩Y, Y \U) >

0.

Y si dice iperbolicamente immerso in X se ogni punto di Y `e punto iperbolico.

Notiamo che ogni spazio iperbolico `e iperbolicamente immerso in se stesso. Osserviamo che l’immersione iperbolica `e equivalente al fatto che, dati p, q in

Y , esistano Up, Uq intorni di loro in X tali che dY(Up∩ Y, Uq∩ Y ) > 0; inoltre,

se esiste una distanza δ su Y tale che δ ≤ dY su Y , allora Y `e iperbolicamente

immerso in X.

Prp 4.5 Sia Y " X, allora le seguenti sono equivalenti

i. Y `e iperbolicamente immerso in X

ii. data una metrica hermitiana h su X, esiste c > 0 tale che f∗(ch) ≤ ds2 D

per ogni f ∈ Hol(D, Y ).

Dim: ii. ⇒ i. dh (la distanza indotta da h) `e una distanza su X contratta

dalle mappe olomorfe a valori in Y , quindi `e maggiorata dalla pseudodistanza di Kobayashi su Y . Dunque Y `e iperbolicamente immerso.

i. ⇒ ii. Per assurdo, siano fn∈ Hol(D, Y ), an ∈ D tali che fn∗h≥ nds2D

in an. Poich´e fn(0) ∈ Y e Y `e compatto, fn(0) → p ∈ Y . Sia U un intorno di p iperbolico completo in X. Se esiste r < 1 tale che fn(Dr) ⊂ U per n ≥ n0,

allora la famiglia {fn|Dr | n ≥ n0} `e normale e quindi ha una sottosuccessione

convergente, ma questo `e assurdo perch´e i differenziali in an divergono. Quindi

per ogni k > 0 esistono zk in D e nk tali che |zk| < 1/k e fnk(zk) )∈ U. Allora

pk = fnk(0) e qk = fnk(zk) convergono a due punti p e q in Y distinti, ma

dY(pk, qk) ≤ dD(0, zk) → 0. !

Thm 4.6 Sia Y iperbolicamente immerso in X. Se Y `e localmente iperbolico

(4)

Dim: Omessa

Cor 4.7 Se Z `e un divisore di Cartier in X e Y = X \ Z `e iperbolicamente

immerso, allora `e iperbolico completo.

Dim: Ovvia applicazione del precedente teorema. !

Esempi C \ {0, 1} `e iperbolicamente immerso in CP1. In generale, se Y `e

iper-bolico e X \ Y `e costituito di punti isolati, Y `e iperbolicamente immerso in X, in quanto se X \ Y = {p1, . . . , pk, . . .}, allora esistono palle U1, . . . , Uk, . . . di

X attorno ai pi e con chiusure disgiunte. Dunque, Ui∩ Y sono aperti

relativa-mente compatti di Y con chiusure disgiunte e dunque a distanze positive l’uno dall’altro.

Y = CP2\!4i=0li, con la notazione dell’ultima lezione, `e iperbolico, ma

non `e iperbolicamente immerso in CP2. Infatti, consideriamolo immerso in C2

tramite la carta che ha l2come retta all’infinito. Allora Y `e il complementare di

4 rette, 3 concorrenti in un punto P e due (l4e l3parallele; sia l una retta per P

e sia Q = l∩l3. Ovviamente, se l ruota attorno a P verso l4, la distanza euclidea

tra P e Q tende all’infinito. Scegliamo due punti A e B su l diametralmente opposti rispetto a P , con AB = k fissato; possiamo fare in modo che, mentre l ruota verso l4, i punti A e B tendano a due punti su l4. Ora, consideriamo una

mappa f : D∗ → l \ {P } che mandi il disco nel disco di centro P e raggio P Q;

allora

dY(A, B) ≤ dD(f−1(A), f−1(B)) → 0

man mano che l ruota verso l4.

Scriviamo esplicitamente la situazione descritta: siano l0 = {y = 0}, l1 =

{x = y}, l3 = {x = 1}, l4 = {x = 0}, dunque P = (0, 0) e l = {ax = by};

allora Q = (1, a/b) e P Q = (1 + a2/b2)1/2. Se b → 0, l ruota verso l 4. Sia

k = 1/2, allora possiamo prendere A = (t, at/b) e B = (−t, −at/b) con t = (1 + a2/b2)−1/2/2; per b→ 0, si ha A = (0, 1/2), B = (0, −1/2). Definiamo la mappa fb : D → C2 data da fb(z) = (z, az/b), allora z1= fb−1(A) = (1 + a2/b2)−1/2/2

e z2= fb−1(B) = −(1 + a2/b2)−1/2/2 e dunque dD(z1, z2) = log 1 + b 2√a2+b2 1 − b 2√a2+b2 = log2 a2+ b2+ b 2√a2+ b2− b = log (2√a2+ b2+ b)2 4a2+ 3b2 → 0

se b → 0. Ora, osserviamo che possiamo scrivere gb : Da/b → Y come gb(z) =

(bz/a, z); allora, fissato un disco Dt, la famiglia {fb|Dt per a/b > t} `e normale

e converge a ft: Dt→ {x = 0} su Dt. Quindi le ftsi incollano in una f : C → {x = 0}, f(z) = (0, z)

Abbiamo che le mappe z /→ gb(ez/b) che mappanoDlog(a/b)in l ∩ Y

conver-gono alla mappa z /→ f(ez) che porta C in l

4\ {P }.

Anche alla luce dell’esempio precedente, diciamo che una mappa h : C → X `e una linea complessa limite da Y ⊆ X se `e una linea complessa e per ogni DR⊂ C, h|DR `e limite di mappe da DR in Y . Ovviamente si ha che h(C) ⊆ Y .

Thm 4.8 Sia Y " X. Se Y non `e iperbolicamente immerso, esiste h : C → X

(5)

Dim: Se Y `e iperbolicamente immerso, esiste a > 0 tale che ah ≤ FY con h una metrica hermitiana su X; dunque, supponendo che non esista un tale a,

possiamo ripetere la dimostrazione del teorema di Brody. Poich´e Y `e compatto in X, la convergenza non sar`a in Y ma in Y e dunque la linea complessa sar`a in X limite da Y . !

Ovviamente, vale anche il viceversa. Abbiamo inoltre il seguente risultato. Prp 4.9 Sia (X, H) una variet`a complessa hermitiana e sia Y un sottoinsieme

relativamente compatto. Data una successione {Un} di aperti relativamente compatti tali che " Un = Y e non iperbolicamente immersi, possiamo trovare

una linea complessa h : C → X con f(C) ⊆ Y .

Dim: Ovviamente abbiamo una mappa hn : C → X che `e una linea complessa

limite da Un. Allora h∗nH ≤ Cndzdz con Cn > 0; componendo hn con una

trasformazione affine, possiamo assumere che Cn= 1 con uguaglianza per z = 0.

Per Ascoli-Arzel`a, {hn} ha un limite h e ovviamente h(C) ⊆"hn(C) ⊆ Y . !

Cor 4.10 Sia Y un sottospazio compatto di X, allora se Y `e iperbolico, ha un

intorno relativamente compatto U iperbolicamente immerso in X.

Dim: Segue ovviamente dalla proposizione precedente. !

Thm 4.11 Sia X uno spazio complesso e sia Z =!Zi un divisore di Cartier, dove ogni Zi`e irriducibile. Supponiamo che una successione {hm} ⊂ Hol(D, X \ Z) converga a h ∈ Hol(D, X). Allora h(D) `e contenuto in X \ Z o in Z. Pi`u precisamente, h(D) `e contenuto in X \ Z o in "i∈IZi \

!

j∈JZj dove I ={i : h(0) ∈ Zi} e J = {j : h(0) )∈ Zj}.

Dim: Supponiamo che h(0) ∈ Z. Sia V un intorno di h(0) in X tale che

V ∩ Z = {f = 0} = {f1· . . . · fk = 0} dove fi = 0 definisce Zi. Allora, se i `e

tale che fi(h(0)) = 0, la funzione fi◦ h ha uno zero, ma le funzioni fi◦ hmnon

ne hanno, quindi per Hurwitz fi◦ h deve essere costantemente nulla. Dunque h(D) ⊂ Zi. Da ci`o segue la tesi. !

Dal precedente teorema possiamo ricavare il seguente risultato di Green e Howard.

Thm 4.12 Sia (X, H) una variet`a complessa hermitiana compatta e sia Z un

divisore di Cartier. Allora Y = X \ Z `e iperbolico completo e iperbolicamente immerso in X se

i. non ci sono linee complesse in Y ii. non ci sono linee complesse in Z.

Dim: Supponiamo che Y non sia iperbolicamente immerso in X. Allora c’`e una linea complessa limite da Y , h : C → X. Allora, per il risultato precedente,

h(C) `e contenuto in Y oppure in Z, ma questo `e impossibile. Dunque Y `e

iperbolicamente immerso e quindi iperbolico completo. !

E’ chiaro, dal risultato utilizzato per dimostrare l’ultimo teorema, che la seconda condizione pu`o essere rafforzata come segue:

per ogni partizione I ∪ J = {1, . . . , m}, con Z = Z1∪ . . . ∪ Zm, non ci sono

linee complesse in "i∈IZi\!j∈JZj.

Tornando all’esempio del complementare di 5 rette in CP2, si pu`o notare che

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