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Aspetti legislativi, economici e nuovi modelli di comunicazione degli integratori alimentari.

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Academic year: 2021

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UNIVERSITA' DI PISA

Dipartimento di Economia e Management

Corso di Laurea Magistrale in Strategia, Management e Controllo

Tesi di Laurea

Aspetti legislativi, economici e nuovi modelli di comunicazione

degli integratori alimentari

Candidato: Relatrice:

Alessio Paternoster Prof.ssa Angela Tarabella

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SOMMARIO

INTRODUZIONE ... 4

CAPITOLO I: IL NUOVO SCENARIO ALIMENTARE ED IL NUOVO

CONSUMATORE ... 6

1.1 Evoluzione storica e nuovo quadro interpretativo ... 6

1.2 Fattori che hanno determinato il cambiamento ... 7

1.3 Un nuovo consumatore ... 10

1.4 Maggiore attenzione agli equilibri socio-ambientali e culturali... 14

1.5 Ricerca del benessere soggettivo ... 16

1.6 Cambiamenti del mercato alimentare: analisi dei dati mondiali ... 18

1.6.1 Diete e restrizioni alimentari ... 19

1.6.2 Allergie e intolleranze, dati mondiali ... 21

1.6.3 Alimenti, sostanze ed ingredienti più evitati ... 23

1.6.4 Poco, semplice e naturale ... 25

1.6.5 Incontro tra domanda ed offerta alimentare nel mondo ... 27

1.6.6 Consumo dei pasti fuori casa: dati mondiali ... 28

CAPITOLO II: GLI INTEGRATORI ALIMENTARI ... 32

2.1 Cosa sono gli integratori alimentari ... 32

2.1.1 Integratori di vitamine ... 33

2.1.2 Integratori di minerali ... 34

2.1.3 Integratori di amminoacidi ... 35

2.1.4 Integratori di acidi grassi ... 39

2.1.5 Integratori di fibre ... 40

2.1.6 Integratori a base vegetale ... 41

2.2 Quadro normativo ... 42

2.2.1 la legge italiana ... 44

2.2.2 Vitamine e minerali ... 48

2.2.3 Altre sostanze ad effetto nutritivo e fisiologico ... 48

2.2.4 Sostanze e preparati vegetali ... 49

2.2.5 Probiotici e prebiotici ... 51

2.2.6 Coadiuvanti di diete ipocaloriche ... 51

2.2.7 Produzione, etichettatura e pubblicità ... 54

CAPITOLO III: ANALISI DEL MERCATO DEGLI INTEGRATORI

ALIMENTARI ... 63

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3

3.2 Indagini sui consumi degli integratori in Italia ... 65

3.3 Trend degli ultimi tre anni ... 67

3.4 Trend globali nel mercato degli integratori alimentari: un confronto tra USA ed Europa 69 3.5 Un settore in crescita che punta su nuovi investimenti ... 74

3.6 Principali segmenti di mercato ... 76

3.7 Integratori alimentari, settore in crescita che si candida per il supporto al sistema sanitario ... 83

3.8 Integratori per sportivi ... 87

CAPITOLO IV: COMUNICAZIONE DEGLI INTEGRATORI ... 94

4.1 Evoluzione della comunicazione in ambito salutistico ... 94

4.1.1 Comunicazione degli integratori e regolamento 1924/2006 sui claim nutrizionali e salutistici degli alimenti ... 97

4.2 Comunicazione nel mercato degli integratori: Il ruolo della classe medica ... 99

4.3 Il ruolo della farmacia nella comunicazione del prodotto ... 101

4.3.1 Farmacia social: l’importanza di avere un social network ... 102

4.4 Comunicare gli integratori su internet ... 105

4.5 Analisi digitale delle aziende del settore degli integratori alimentari ... 109

CONCLUSIONI ... 117

RINGRAZIAMENTI ... 119

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4

INTRODUZIONE

Il mercato degli integratori alimentari, nonostante la crisi economica, rappresenta un settore in forte espansione che non intende rallentare. In questo lavoro si espongono le cause di fondo di tale crescita, le normative che regolamentano questo mercato, i suoi principali attori, i trend e le metodologie di comunicazione maggiormente utilizzate, soprattutto dalle aziende italiane.

Nella prima parte dell’elaborato si è analizzato lo scenario alimentare globale e il nuovo consumatore, vi sono descritti i fattori che stanno contribuendo al cambiamento delle scelte dei consumatori verso nuove tendenze alimentari e i nuovi scenari socio-culturali che le stanno delineato. Inoltre, si espongono i trend mondiali di questo settore, come le diete maggiormente seguite, gli ingredienti maggiormente evitati e le motivazioni sottostanti a questi dati.

Nel secondo capitolo si analizza l’integratore alimentare dal punto di vista normativo, nutrizionale e biologico. Si fa riferimento ai principali integratori utilizzati, da cosa sono composti e a cosa servono, considerando anche i possibili benefici e rischi derivanti dalla loro assunzione.

Si espongono le norme vigenti in Italia sia per il settore in generale che per i singoli prodotti, come gli integratori vitaminici, i preparati vegetali o i prodotti per la perdita di peso. Si osserva come deve avvenire la pubblicità e l’etichettatura di questi prodotti, l’iter per la loro commercializzazione e le differenze tra un integratore e un medicinale.

A completamento dell’elaborato, si illustrano i trend attuali che legano la produzione al consumo. Da un lato si esaminano i dati provenienti dal mercato, sia nella sua visione mondiale che italiana, con riferimento ai prodotti più acquistati, ai principali canali di vendita e alle differenze tra i due mercati più evoluti, quello europeo e quello statunitense; dall’altro si espongono i regolamenti per la comunicazione di questi articoli e i principali canali promozionali. Si osserva il nuovo ruolo di internet come canale di comunicazione e come le aziende italiane lo utilizzano.

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5

Inoltre, si vede come l’integratore si avvicini sempre di più al sistema sanitario poiché vi sono studi che mettono in correlazione l’utilizzo corretto di queste sostanze con un ruolo preventivo per alcune malattie, costituendo, di fatto, una possibilità di risparmio per lo Stato.

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CAPITOLO I: IL NUOVO SCENARIO ALIMENTARE ED IL NUOVO CONSUMATORE

1.1 Evoluzione storica e nuovo quadro interpretativo

Per molto tempo, il fenomeno consumo è stato sempre visto come un qualcosa di meramente razionale, legato esclusivamente all’attività economica con la conseguenza di escludere a priori la sua rilevanza sociale. Oggi, invece, tale fenomeno viene visto non solo sotto il profilo economico, ma anche in un’ottica ben diversa, dove si consuma sempre di più per omologarsi ma anche per differenziarsi, per esprimere il proprio essere, i propri valori, la propria visione del mondo e della società. Oggi più che mai, le società hanno il compito di differenziarsi per venire incontro alle diverse esigenze delle persone.

Per quasi tutto il XIX secolo, il comportamento del consumatore è stato considerato strettamente legato al reddito e il consumo era visto come una semplice richiesta di beni e servizi.

Considerando la situazione odierna, caratterizzata da una situazione di saturazione quantitativa e di regime alimentare stabilizzato tipico dei paesi avanzati, la rilevanza diretta dei fattori esplicativi tradizionali, costituiti dai livelli di reddito e dalla struttura dei prezzi relativi dei beni, tendono a diminuire. 1

In questo contesto, infatti, per un prodotto alimentare di tipo generico si utilizza la terminologia “convenience good”, ovvero a basso valore unitario e ad acquisto ripetuto, il che determina nel consumatore una diminuzione della sensibilità al prezzo di mercato, a vantaggio delle altre componenti che costituiscono il «prezzo d'uso»,2 inteso come l'insieme delle risorse impiegate in maniera esplicita e

implicita nel processo di acquisizione-elaborazione-ingestione dei beni alimentari. Il reddito, invece, mantiene una notevole importanza, anche se perlopiù di tipo indiretto, in quanto ad esso sono correlati numerosi fattori che determinano la struttura delle preferenze dei consumatori (ad esempio disponibilità di attrezzature

1 Begalli e Berni 1993; Connor 1994 2 Becker 1965; Schary 1971; Berry 1979

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7

funzionali alla conservazione e preparazione dei cibi, o livello di informazione), fattori che a loro volta hanno una elevata incidenza sulla formazione della percezione del prezzo e del rapporto prezzo-qualità.3 L'acquisto e il consumo del

cibo vengono dunque sempre più a dipendere da un insieme di situazioni soggettive (ad esempio disponibilità di tempo per la preparazione dei cibi, dimensione della famiglia, valore attribuito al tempo libero) che la teoria tradizionale relegava nella «scatola nera» dei gusti del consumatore quali variabili «non osservabili», ma che invece è opportuno osservare nella misura in cui dipendono dall'azione di un insieme di fattori socialmente determinati di natura demografica, economica, culturale.4

1.2 Fattori che hanno determinato il cambiamento

Il primo notevole cambiamento è riferibile ai concetti di sistema agro-alimentare e di modello di consumo alimentare. Il concetto di sistema agro-alimentare consente di rendere esplicito il legame tra la sfera della produzione e la sfera del consumo, e di analizzare l'evoluzione dei consumi anche alla luce dei cambiamenti del sistema delle imprese.5 Una particolare importanza è data dalla crescente

globalizzazione degli spazi di azione delle imprese che, comportando un allungamento dei processi produttivi agro-alimentari, conduce ad una nuova «costruzione sociale» delle condizioni di produzione in base a condizioni di consumo situate anche a grande distanza.6 Ciò, unitamente alla crescente apertura

dei mercati, aumenta la disponibilità e la varietà dei beni sul mercato, favorendo la perdita di caratterizzazione territoriale dei consumi e contribuendo a ridurre la segmentazione spaziale dei mercati, anche per quei prodotti freschi tradizionalmente più protetti. D'altra parte l'allontanamento del consumatore dal contatto diretto con il settore agricolo genera una domanda aggiuntiva di

3 Tokoyama e Egaitsu 1994

4 http://origin-food.org/pdf/partners/belmarcons.pdf 5 Malassis 1979

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8

informazioni colmata (in parte) dalle imprese a valle del settore agricolo grazie soprattutto alla comunicazione commerciale.7

Di fronte ad un mercato sempre più vasto, le imprese appartenenti ai settori che collegano produzione agricola e consumo finale mutano costantemente assetto operativo alla ricerca di strategie volte alla conquista di spazi e al controllo dei mercati mediante azioni di concentrazione orizzontale, integrazione di fasi, diversificazione produttiva, delocalizzazione dei processi produttivi. Tali strategie, un tempo proprie soprattutto dell'industria alimentare, oggi vengono ampiamente utilizzate dalla grande distribuzione organizzata8, la cui ascesa è riflesso delle

nuove esigenze del consumatore di economizzare risorse scarse (reddito, ma anche tempo) e di disporre di una maggior varietà di prodotti, facendo sì che il baricentro strategico del sistema agro-alimentare si allontani in maniera decisiva dal settore agricolo verso settori più a contatto col mercato finale. Tutto ciò amplifica la capacità del sistema delle imprese industriali e distributive di condizionare i consumatori tramite la leva prezzo, la gestione degli assortimenti,9 l'intervento sul

set informativo del consumatore (marca, pubblicità, e così via), e contribuisce anche alla perdita di caratterizzazione territoriale e sociale dei modelli di consumo. Il concetto di modello di consumo alimentare consente di arricchire l'oggetto di analisi rispetto a quello tradizionale, che si riferiva alla natura e quantità degli alimenti consumati (considerando eventualmente anche il regime nutrizionale), per essere esteso all'analisi delle unità socio-economiche di consumo (che rappresentano «il modo con cui gli uomini si organizzano socialmente, nell'ambito di piccoli insiemi, per consumare»10) e all'insieme delle pratiche alimentari in esse

svolte. Da ciò derivano due importanti implicazioni per l'analisi.

Di conseguenza ci si riferisce al fatto che il consumo deve essere interpretato non più come un singolo atto bensì come un processo, costituito da più fasi (da quella di ricerca delle informazioni, a quelle di scelta del luogo di acquisto, del prodotto, di utilizzazione) che devono essere analizzate sia nelle loro specificità che nelle

7 http://origin-food.org/pdf/partners/belmarcons.pdf 8 Pellegrini 1987

9 Ravazzoni 1990

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9

relazioni che tra esse intercorrono.11 Se il consumo viene visto come attività e non

come atto singolo, allora la percezione (la valutazione) della qualità (ovvero dell'insieme degli attributi) da parte del consumatore, quindi la stessa individuazione delle variabili che condizionano le tendenze dei consumi, non può essere limitata a una singola fase, ma si estende a tutte le fasi del processo, riguardando non solo direttamente il cosa si acquista e si ingerisce, ma anche aspetti quali il dove si acquista e il quando e come si fruisce ciò che si è acquistato. Il fatto di considerare il consumo come processo consente da un lato di includere tra le variabili esplicative il tempo, non solo visto come fattore del processo di consumo (consumatore orientato ad acquistare tempo incorporato nei prodotti e/o servizi commerciali - time buying consumer12) ma anche come dimensione entro

la quale le fasi del processo si collocano e si articolano; e dall'altro di non considerare più il consumo come fatto puramente individuale, ma anzi di collocarlo nell'ambito di unità di consumo di norma composte da più soggetti, ciascuno dei quali può assumere un ruolo specifico (iniziatore, influenzatore, decisore, acquirente, utilizzatore) rispetto alle attività che costituiscono il processo. La seconda implicazione insita nell'impiego del concetto di modello di consumo alimentare riguarda la necessità di ampliare il ventaglio delle variabili esplicative da prendere in esame13, che possono essere ricondotte a due grandi categorie,

inerenti l'una la sfera socio-economica e l'altra la sfera socio-culturale. Le variabili relative alla sfera socio-economica definiscono le condizioni oggettive del consumo, impongono cioè dei vincoli al comportamento del consumatore. Tra esse, accanto ai mutamenti di carattere demografico (rallentamento della natalità, invecchiamento della popolazione e riduzione dei componenti della famiglia), e a quelli delle condizioni generali di consumo (tra cui urbanizzazione, diffusione dei mezzi di trasporto, aumento della penetrazione dei mezzi di comunicazione di massa), un grande rilievo assumono i mutamenti nell'organizzazione del lavoro, in particolare l'estensione del lavoro salariato e dell'orario continuo anche tra la

11 Kotler 1976; Wilkie 1986; Stanton e Varaldo 1989 12 Berry 1979

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popolazione femminile 14 e la diffusione crescente delle famiglie dual-career, i

quali hanno come effetti principali la deresponsabilizzazione del ruolo della donna rispetto all'alimentazione, il ricollocamento del ruolo dei pasti all'interno della vita familiare, la riallocazione delle fasi del processo di consumo alimentare tra i membri della famiglia stessa. Le variabili relative alla sfera socio-culturale determinano invece come, all'interno dei vincoli oggettivi del consumo, ciascun individuo esplichi le scelte alimentari, riflettendo le proprie aspirazioni e regole di condotta: il modo di porsi dell'individuo nei confronti del fenomeno consumo è passato da fasi «emulative» a fasi «di massa» a fasi «individualistiche», per giungere oggi ad una «ricerca di individualità» in cui consumare è adottare un certo stile di vita, il che fa sì che lo schema di diffusione dei comportamenti di consumo passi da quello «piramidale» a quello «a matrice»15. A ciò si è accompagnata una

profonda modificazione dei valori di base che condizionano anche l'agire di consumo, tra cui: la ricerca di una maggiore «medietà» ma allo stesso tempo di personalizzazione nei consumi; l'aumento dell'accettazione del pluralismo, sia all'interno del nucleo familiare che rispetto a culture diverse; l'affermazione di un atteggiamento esplorativo e ludico, ma allo stesso tempo attento al futuro sia personale che collettivo; una rinnovata e crescente attenzione verso il futuro, sia rispetto alla salute che alle problematiche ambientali; e infine un moderno rifiuto dello stile di vita urbano-industriale, con un desiderio di genuinità, di vita all'aria aperta, di natura incontaminata.16

1.3 Un nuovo consumatore

Le nuove tendenze dei consumi sono state schematicamente ricondotte a due grandi categorie in base al gruppo di variabili che maggiormente sembrano determinarle: la prima è stata più direttamente riferita al modificarsi

14 Gamba e Sabbadin 1984

15 Fabris 1995

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dell'organizzazione sociale del lavoro e ai cambiamenti demografici (variabili socio-economiche), e ricomprende la ricerca di elevato contenuto di servizio time saving e la tendenza alla destrutturazione dei pasti; la seconda, imputabile in misura maggiore all'operare delle variabili socio-culturali, è stata invece articolata in due dimensioni fondamentali, a seconda che la tendenza sia incentrata sull'attenzione al contesto esterno alla persona del consumatore o sulla ricerca del benessere a livello soggettivo. A cavallo delle due categorie è collocabile la tendenza ad una rinnovata attenzione al prezzo.17

Non si è invece ritenuto di evidenziare una specifica tendenza alla qualità: infatti, se per qualità si intende la rispondenza degli attributi del prodotto (in senso lato) ai bisogni del consumatore, è evidente che ogni consumatore, tramite l'attività di consumo, mira al soddisfacimento dei propri bisogni secondo la personale scala di priorità. In quest'ottica, quindi, la ricerca della qualità costituisce l'essenza stessa del comportamento del consumatore, non di alcuni consumatori.18 Quindi ognuna

delle tendenze di seguito prese in esame costituisce una manifestazione di una particolare accezione di qualità per il consumatore, rappresentata dal fatto di scegliere un criterio di consumo che attribuisce un valore superiore ad una caratteristica del prodotto/servizio piuttosto che ad un'altra.

La ricerca di elevato contenuto di servizio time-saving è rivolta a far fronte all'aumento del costo opportunità del lavoro familiare, imputabile anche all'estendersi delle aspirazioni di impiego del tempo extra-lavorativo, e si manifesta su vari aspetti del processo di consumo. Innanzitutto il consumatore tende a richiedere una tipologia di servizio commerciale sempre più qualificata e varia: le scelte su dove effettuare l'acquisto e con quale frequenza farlo diventano interdipendenti19, e anzi tendono addirittura a precedere la decisione rispetto allo

specifico bene da acquistare; vengono richiesti assortimenti commerciali molto ampi e/o molto profondi; aumentano le esigenze di servizi time-saving (ad esempio lettura ottica dei prezzi, piste veloci di pagamento, servizi di baby sitting) e/o che

17 http://origin-food.org/pdf/partners/belmarcons.pdf 18 Fabris 1995

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incidano sulla percezione della penosità del tempo investito (miglioramento delle condizioni ambientali del punto-vendita).20 Tendono poi a mutare le modalità di

reperimento delle informazioni pre-acquisto: l'accentuazione del carattere di convenience good conduce alla formulazione di scelte di tipo ripetitivo, il che porta da una parte ad una importanza crescente dell'informazione pubblicitaria e della marca, e dall'altra a formulare le scelte stesse non tanto in base a ciascun prodotto bensì all'assortimento nel suo complesso valutato però con procedure di semplificazione21, il che favorisce lo sviluppo della grande distribuzione.

L'aspetto forse più evidente è costituito dall'orientamento verso prodotti che consentano una semplificazione delle attività di preparazione: da una parte uno spostamento verso cibi più semplici, che per loro stessa natura richiedono un minore tempo di elaborazione culinaria (ad esempio lattiero-caseari e frutta, a scapito di carne e pesce freschi); dall'altra parte una sostituzione, ferma restando la «complessità» dei cibi consumati, della preparazione domestica con i servizi di trasformazione e adattamento svolti nell'ambito delle fasi della trasformazione industriale e/o commerciale, per cui si acquistano non ingredienti ma segmenti di pasto già pronti in tutto o in parte22, esternalizzando una serie di attività che

possono andare dalla pulitura fino alla pre-cottura o alla cottura vera e propria. La ricerca di un maggiore grado di elaborazione non comporta necessariamente, da parte dell'industria, un intervento sul prodotto in quanto tale, ma spesso implica solamente una differenziazione basata sul tipo di confezionamento e/o di porzionatura: assume cioè grande rilievo la presentazione del prodotto nelle forme, dimensioni e formulazioni più adatte alle specifiche occasioni di acquisto-preparazione-consumo, ma secondo modalità che consentano una mediazione tra le esigenze legate alla praticità e il bisogno di mantenere un certo legame con la tradizione e/o di rispondere ad altre tendenze che originano più direttamente dalle variabili socio-culturali.

20 Berry 1979; Schary 1971; Pellegrini 1994 21 Gamba e Sabbadin 1984; Pellegrini 1994 22 Senauer 1990

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L'organizzazione del sistema dei pasti appare sempre meno strutturata, e condiziona fortemente le tipologie di alimenti cui il consumatore rivolge la propria attenzione.23 La destrutturazione dei pasti si manifesta in primo luogo nella ricerca

di occasioni di fruizione meno formali: i pasti infatti tendono a essere semplificati e vengono affiancati da un complesso di altre micro-occasioni di fruizione (snacking)24. Tali fenomeni determinano una situazione di difficoltà per i prodotti

che costituiscono (o richiedono) un accompagnamento (ad esempio confetture, formaggi da condimento, pesce e carni fresche), mentre risultano avvantaggiati prodotti che dispongono di un buon contenuto di servizio e sono adatti ad una pluralità di occasioni di consumo (quali i lattiero-caseari più innovativi - formaggi freschi e molli, yogurt), spesso appositamente elaborati dall'industria di trasformazione (ad esempio merendine pronte e confezionate) talvolta mediante un semplice intervento sulla modalità di confezionamento o di presentazione (ad esempio biscotti in confezioni monodose, succhi di frutta in piccolo formato tetrapak). In secondo luogo si deve rilevare la diffusione dei pasti fuori casa, che rispondono comunque ad esigenze e motivazioni differenziate ma riconducibili a due mercati abbastanza distinti, quello della ristorazione collettiva (aziende, scuole, sanità, ed altre convivenze) e quello della ristorazione privata-commerciale. In generale la traslazione della spesa da domestica a extradomestica fa sì che le imprese si trovino di fronte una domanda di natura molto più professionale rispetto a quella delle famiglie, meno istintiva e meno attenta ai fattori immateriali di differenziazione e più sensibile invece ai contenuti intrinseci di elaborazione e di servizio aggiunto, oltre che al fattore prezzo.

Il recupero dell'importanza del prezzo come uno dei principali criteri decisionali per una grande parte dei consumatori costituisce un fenomeno relativamente nuovo dopo le fasi di consumo «euforico» degli anni '70 e '80; tale recupero è stato agevolato dall'azione delle variabili socio-economiche (recessione dei primi anni '90), ma la sua origine va individuata in un insieme di fattori di carattere socio-culturale che spingono i consumatori ad una maggiore razionalità nell'impiego

23 Marshall 1993; Censis 1988 24 Senauer 1990

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delle proprie disponibilità di reddito. 25 Questa tendenza non si manifesta

solamente rispetto ai prodotti acquistati, con un confronto più attento sia tra merceologie sostituibili che nell'ambito della medesima merceologia (ridimensionando l'attenzione prestata alla marca), ma anche rispetto alla scelta del luogo di acquisto (preferenza verso la grande distribuzione e i canali più convenienti, e recente crescita del fenomeno hard discount), ai canali informativi (ad esempio con una maggiore attenzione alle promozioni di prezzo, sia rispetto alla marca che ai punti-vendita) e in generale con una maggiore attenzione ad evitare qualsiasi tipo di spreco in ogni fase del processo di consumo.

Alcune componenti dell'industria di trasformazione e del sistema distributivo (in particolare le tipologie hard discount), facendo largo uso della leva prezzo come strumento di penetrazione di mercato, tendono ad amplificare la portata dell'attenzione al prezzo da parte del consumatore. Ad esse si contrappongono le strategie delle maggiori imprese di trasformazione e di distribuzione: le prime, per reagire alla perdita di fedeltà verso la marca, tendono all'esaltazione della convenienza dei propri prodotti e/o al potenziamento degli investimenti pubblicitari volti a rafforzare l'immagine di mercato e ad altre azioni volte alla fidelizzazione del consumatore (ad esempio mediante le raccolte-punti); le grandi catene distributive tradizionali tendono a un potenziamento dell'immagine complessiva dei punti vendita, realizzata anche mediante l'aumento della presenza dei prodotti freschi e della vendita assistita e la maggiore cura e ambientazione dei locali di vendita, ma allo stesso tempo intensificano la presenza di prodotti a marchio del distributore e dei «primi prezzi», fino alla realizzazione di propri sistemi di punti vendita del tipo discount.26

1.4 Maggiore attenzione agli equilibri socio-ambientali e culturali

Il consumatore si mostra partecipe di ciò che accade nel più generale contesto ambientale, sociale e culturale, e preoccupato dei riflessi che il suo comportamento

25 Censis 1994; Fabris 1995

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(e quello degli altri) può avere sia nel presente (dimensione spaziale: altri popoli, altre classi sociali, altri gruppi etnici) che nel futuro (solidarismo intergenerazionale). In questo ambito è possibile identificare una componente «ecologica» che vede un consumatore particolarmente attento agli effetti delle attività di produzione e di consumo in termini di inquinamento delle risorse materiali; ad essa rispondono i prodotti «verdi» e i prodotti realizzati mediante processi produttivi «più gentili» (prodotti biologici, lotta integrata), così come le confezioni con minor contenuto di materiali e soprattutto realizzate con materiali ecologici. Talvolta il prodotto o il servizio possono divenire un tramite per raggiungere altri obiettivi inerenti il contesto socio-ambientale, come nel caso dei prodotti associati a particolari progetti di tutela ambientale.

Una seconda componente interessa l'attenzione al contesto socio-culturale: in questo caso il consumatore mira a manifestare da un lato la propria solidarietà e preoccupazione per il venir meno di equilibri culturali e sociali, o per la perdita di determinati valori morali, e dall'altro il desiderio di partecipazione sociale, frutto anche della maggior accettazione del pluralismo. Esempi di questi atteggiamenti possono ritrovarsi nello sviluppo del «commercio equo e solidale» e nel crescente interesse per i prodotti tipici e/o etnici.27

La tendenza in esame riveste notevoli implicazioni per il sistema delle imprese, anche in considerazione del fatto che questi prodotti/servizi rivestono per gli operatori che li producono e/o li distribuiscono un'importanza ben maggiore di quanto apprezzabile attraverso il solo margine operativo o di intermediazione, per il forte impatto che hanno sull'immagine complessiva dell'impresa.

Nel momento di studiare e introdurre un nuovo prodotto (o di riposizionare o modificare un prodotto già esistente) l'impresa dovrà dunque considerare la natura delle materie prime impiegate, il modo e il luogo in cui esse vengono prodotte, le caratteristiche e l'impatto ambientale del processo di elaborazione-trasformazione e di distribuzione, fino al recupero dei residui dell'atto d'uso e dunque, in ultima analisi, all'effettivo costo (sociale) per ottenerlo. Altrettanto importante diventa

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così per le imprese la ricerca di alleanze con gruppi organizzati di consumatori, associazioni di volontari, con Istituzioni Pubbliche o Enti Locali.28

1.5 Ricerca del benessere soggettivo

Una ulteriore tendenza si riferisce alla crescente attenzione per i problemi legati agli aspetti materiali e immateriali della propria soggettività. Per quanto riguarda la dimensione materiale («ecologia della persona»), all'origine di questo orientamento vi è da un lato la constatazione che il modello di consumo occidentale ha dato origine a gravi problemi di malnutrizione, e dall'altro la maggior diffusione dei risultati dei progressi realizzati in campo medico, a cui si accompagna il rinnovato interesse per la forma fisica e per la cura del corpo. Le conseguenze di questo atteggiamento si manifestano: in una richiesta di prodotti light, ovvero di alimenti con minor contenuto calorico, e privi (o con basso apporto) di grassi e zuccheri, e/o di prodotti «arricchiti» di vitamine, sali minerali, fibre e così via; in una richiesta di prodotti che non presentano tracce e residui di sostanze ritenute dannose per la salute (conservanti, coloranti, pesticidi, ecc.) e quindi anche di prodotti realizzati con sistemi di produzione biologica o di lotta integrata 29 (già colti in precedenza come manifestazione anche della tendenza

ecologica); e in una crescente diffusione dei prodotti freschi (a scapito di quelli trasformati) e dei prodotti trasformati ma ottenuti con procedimenti in grado di mantenere il più possibile inalterate caratteristiche e proprietà iniziali delle materie prime (ad esempio latte alta qualità o succhi di frutta refrigerati). Nell'ambito della dimensione immateriale della soggettività invece il consumatore mira anche alla realizzazione della propria personalità e desiderio di distinzione, sia sotto il profilo sensoriale-gustativo, in cui prevale l'esaltazione del gusto e dell'aspetto estetico del prodotto (edonismo), che sotto il profilo di ciò che il consumatore desidera essere, e dunque del bisogno di identificazione con sistemi di valori e comportamenti (consumo come aspirazione-identificazione); ne costituiscono esempi il

28 Gios 1989; Fabris 1995

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17

riavvicinamento ai valori del mondo rurale (prodotti tipici, ma anche determinate modalità, canali e luoghi di acquisto - vendita diretta in azienda, agriturismo), la diffusione delle catene di fast food ispirate al modello americano, i già ricordati prodotti etnici e le relative modalità di fruizione. Nella tendenza edonistica si assiste ad un ritorno di attenzione al gusto in quanto tale, cui possono essere associati molti prodotti, da quelli tradizionali (eventualmente certificati come tipici) a quelli invece maggiormente innovativi, dai cibi semplici a quelli più elaborati, fino alla già ricordata richiesta di freschezza. In questo caso prevale la dimensione del prodotto in senso fisico, connessa agli ingredienti utilizzati, ai metodi di produzione e di preparazione, alla confezione e modalità di presentazione. Nell'ambito della dimensione materiale l'attenzione delle imprese si concentra, oltre che su una maggior diversificazione dei prodotti e servizi offerti, sull'alimento nella sua essenza, sia sotto l'aspetto nutrizionale e calorico, che sotto l'aspetto igienico-sanitario. Nel secondo caso, che riguarda sia la corrente edonistica che del consumo-aspirazione, occorre invece curare soprattutto i fattori di immagine (con particolare riferimento alla fase di fruizione), anche se secondo accezioni diverse: mentre infatti nell'edonismo l'aspetto di immagine è legato all'estetica del prodotto/servizio da consumare, nel consumo-aspirazione l'immagine riguarda piuttosto l'aspetto evocativo.

In generale, le tendenze che hanno origine più direttamente dalla sfera socio-culturale sono accomunate dal ruolo decisivo che la comunicazione e l'informazione rivestono nel rapporto impresa - consumatore, ruolo rafforzato dal progressivo allontanamento di quest'ultimo dalla sfera della produzione e dalla sua parallela crescita di sensibilità e organizzazione, che si traduce anche in una maggior capacità di orientare e addirittura determinare le azioni delle imprese. Per il consumatore diventa infatti importante non solo il modo in cui l'impresa realizza il prodotto e la natura delle materie prime utilizzate, ma addirittura il fatto che la filosofia dell'impresa rispetti particolari principi morali (consumatore etico): tutto questo induce le imprese ad una maggior cura per le informazioni riportate sulla confezione del prodotto e al messaggio pubblicitario ad esso associato, nonché ad

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18

un crescente interesse per la certificazione, in grado di assicurare la corrispondenza del prodotto e/o processo a particolari requisiti.30

1.6 Cambiamenti del mercato alimentare: analisi dei dati mondiali

Quattro principali fattori stanno contribuendo ad aumentare l’attenzione dei consumatori per la salute ed il benessere: un invecchiamento della popolazione globale; percentuali di malattie croniche più alte; un aumento nella cura verso se stessi con trattamento e prevenzione; una crescente istruzione tra i consumatori. Inoltre, anche le intolleranze e le allergie stanno influenzando le preferenze sul cibo. Più di un terzo (36%) della popolazione globale afferma di avere un'allergia o l'intolleranza ad uno o più alimenti. 31

Quasi due terzi della popolazione (64%) dice di seguire una dieta che limita o proibisce il consumo dei cibi o ingredienti, con percentuali di risposta in Africa / Medio Oriente (84%) ed Asia-Pacifico (72%) più alti della media. Si sta vedendo, inoltre, che i consumatori stanno riducendo certi cibi che sono tipicamente molto grassi, ricchi di zucchero o di sodio, anche se restano frequenti delle situazioni in cui si “sgarra” dal regime nutrizionale prefissato.32

In linea di massima, i consumatori stanno adottando uno schema di ritorno alle basi, concentrandosi su semplici ingredienti e meno cibi trattati. Il 50% dei consumatori affermano di evitare gli ingredienti artificiali, gli ormoni o gli antibiotici, gli organismi geneticamente modificati (GMOs) e i BPA.

C'è un'opportunità chiara di servire meglio le necessità dietetiche di consumatori. Solo meno della metà (45%) affermano che le loro necessità si sono incontrate pienamente da offerte di prodotto correnti.

I "consumatori vogliono mangiare salutare, ma non possono farlo da soli", disse Andrew Mandzy, Direttore della Strategic Health and Wellness Insights, Nielsen.

30 Mackenzie 1990

31

http://www.nielsen.com/content/dam/nielsenglobal/eu/docs/pdf/Global%20Ingredient%20and%20Out -of-Home%20Dining%20Trends%20Report%20FINAL%20(1).pdf

(20)

19

"Loro hanno bisogno di aiuto dai produttori di cibo per offrire prodotti che siano formulati con ingredienti su misura per ogni categoria di consumatore. Hanno bisogno di aiuto dai dettaglianti per approvvigionarsi in modo corretto dal punto di vista qualità-prezzo. Ed hanno bisogno di aiuto dalla comunità medica per delle linee guida che indichino cosa e quanto mangiare per mantenere uno stile di vita sano."

Aiutare i consumatori a mangiare meglio può condurre ad un livello più salutare i produttori e i dettaglianti. Due-terzi della popolazione (69%) afferma che sarebbe disposto a pagare di più per cibi e bevande che non contengano un ingrediente indesiderato.

1.6.1 Diete e restrizioni alimentari

Circa il 64% della popolazione mondiale afferma di seguire una dieta che proibisce o limita il consumo di un determinato cibo o ingrediente, con tassi più alti in certe regioni geografiche. Le ragioni possono essere molte, delle allergie ed intolleranze al benessere della persona o l’ambiente, passando per le restrizioni alimentari dovute a fattori religiosi.

Più di 8 persone su 10 in Africa e Medio Oriente (84%) dicono di seguire un regime alimentare che limita il consumo di alcuni cibi, con l’Halal come dieta più citata (48%). I dati riferiti all’Asia e al Pacifico sono anche sopra la media (72%), con un tasso di adozione ad una dieta vegetariana o vegana superiore alla media mondiale.

Globalmente però, le diete più comuni sono quelle con pochi grassi (31%) e pochi zuccheri (26%), seguono diete a basso contenuto di sodio e di carboidrati (entrambi 19%).33

Secondo l’analisi Nielsen, analizzando i dati di vendita in alcuni markets, si evidenzia che molti consumatori hanno ridotto il loro consumo di grassi, zuccheri e sodio. Anno dopo anno, i volumi di vendita di prodotti ad alto contenuto di zuccheri si sono ridotti in 10 dei 14 markets esaminati, con il più grande declino

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20

in Austria (-10%), U.K. (-7,5%), Spagna (-6,3%) e Belgio (-6,1%); il trend è simile anche per i sostituti dello zucchero, come i dolcificanti artificiali, con una riduzione nelle vendite di 13 su 14 markets. La riduzione ha riguardato le bibite gassate, il cioccolato e i biscotti, le zuppe molto ricche di sodio, ma anche pane, pasta e alimenti ricchi di carboidrati.34

Mentre il trend generale mostra un aumento dei cibi più salutari, ci sono delle eccezioni. Tra queste vediamo una crescita delle vendite dei gelati o degli snack salati.

Molti consumatori appaiono meno avversi a cibi che hanno benefici per l’organismo ma che contengono molte calorie, su tutti, formaggi e frutta secca. Inoltre anche i cibi considerati “junk” ma con un package organico o enviromentally friendly hanno visto una crescita nei mercati mondiali negli ultimi anni.

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21

FIGURA 1:PERCENTUALE DI CHI AFFERMA DI SEGUIRE UNA DIETA SPECIALE CHE LIMITA O RESTRINGE DETERMINATI ALIMENTI O INGREDIENTI

Fonte: The Nielsen Global Health and Ingredient-Sentiment Survey, Q1 2016

1.6.2 Allergie e intolleranze, dati mondiali

Non solo le malattie croniche sono in aumento. Ricerche della CDC (U.S. Centers for Disease Control and Prevention) e della EAACI (European Academy of Allergy and Clinical Immunology) mostrano che le allergie alimentari stanno aumentando considerevolmente nei paesi più sviluppati. Infatti, la CDC afferma che le allergie nei bambini americani sono aumentate di circa il 50% dal 1997 al 2011, mentre la EAACI fa notare come anche i ricoveri ospedalieri derivanti da disturbi alimentari siano aumentati di sette volte nel mezzo secolo scorso.

(23)

22

Inoltre, la “Food Allergy Research & Education (FARE) afferma che 15 milioni di americani hanno allergie alimentari, mentre secondo le stime di EAACI, gli europei sono 17 milioni. In questo contesto, la letteratura scientifica afferma che questo tipo di allergie continueranno ad aumentare con un tasso pari a quello di sviluppo del mercato.

La percentuale di chi è intollerante o molto sensibile ad un determinato cibo è anche notevole. Secondo una ricerca di Nielsen, il 36% degli intervistati afferma che almeno un componente nel suo nucleo familiare sia intollerante o allergico ad un alimento. Le allergie più comuni sono quelle ai prodotti lattiero-caseari o ai molluschi.

I dati di Nielsen suggeriscono come questi crescenti trend stiano influenzando le scelte dei consumatori e di conseguenza il mercato. Nel Regno Unito, i prodotti dairy-free sono aumentato del 21,9%, mentre i gluten-free del 30,3% nelle 52 settimane prima del giugno 2016. In Germania, le vendite dei prodotti senza glutine sono aumentate del 34% e negli USA addirittura del 74%.35

(24)

23

FIGURA 2:PERCENTUALE DI CHI DICE CHE EGLI O QUALCUNO NELLA SUA FAMIGLIA SOFFRE DI UNA ALLERGIA ALIMENTARE O INTOLLERANZA.

Source: The Nielsen Global Health and Ingredient-Sentiment Survey, Q1 2016

1.6.3 Alimenti, sostanze ed ingredienti più evitati

Esaminando i trend mondiali, si nota una sorta di ritorno alle basi, con ingredienti semplici, poco processati e non artificiali.

I dolcificanti, i conservanti e i coloranti artificiali sono gli ingredienti più evitati a livello mondiale, seguono gli antibiotici e gli ormoni presenti nei prodotti di origine animale e gli OGM. Sono diminuiti i consumi relativi ai prodotti come carne, pesce, latte e uova (per l’aumento delle persone che aderiscono a regimi alimentari vegani e vegetariani) come anche i prodotti con molti carboidrati,

(25)

24

specialmente quelli contenenti glutine (in parallelo con l’aumento delle allergie e delle intolleranze).

FIGURA 3

Source: The Nielsen Global Health and Ingredient-Sentiment Survey, Q1 2016

Le percentuali dei dati esaminati variano notevolmente da regione a regione per motivi culturali, etici o religiosi, ma nella top five degli ingredienti evitati troviamo quasi ovunque le sostanze artificiali, gli ormoni e gli antibiotici, gli OGM e i packages con BPA.

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70%

(26)

25

FIGURA 4:TOP 5 DELLE SOSTANZE PIÙ EVITATE DIVISE PER AREA GEOGRAFICA

Source: The Nielsen Global Health and Ingredient-Sentiment Survey, Q1 2016

1.6.4 Poco, semplice e naturale

Secondo una stima Nielsen, tre quarti degli intervistati (75%) rispondono di essere d’accordo se gli si chiede se gli ingredienti artificiali abbiano un impatto a lungo termine sulla salute. Il 69%, invece, afferma di che i cibi che non contengono

(27)

26

queste sostanze artificiali siano più salutari, mentre il 52% pensa che i cibi o le bevande con pochi ingredienti possano dare maggiori benefici alla salute.

Al giorno d’oggi, in quasi tutto il globo, il consumatore pensa più a ciò che un alimento non contiene che ai benefici che questo può apportare. Il 62% afferma che l’assenza di un ingrediente indesiderato sia più importante dell’inclusione di uno benefico.

In linea di massima, i consumatori cercano prodotti più semplici e meno lavorati. “Simple is beautiful” e “less is more” sono gli slogan del momento. Per questo motivo, molte aziende stanno rispondendo a queste esigenze di mercato andando a semplificare i loro prodotti o a sostituire gli ingredienti che li compongono con sostanze considerate più “healthy” o più naturali (un caso degno di nota è rappresentato dall’esclusione dell’olio di palma da molti alimenti).36

FIGURA 5:PERCENTUALEDICHIE’D’ACCORDOCONQUESTE

AFFERMAZIONI

Source: The Nielsen Global Health and Ingredient-Sentiment Survey, Q1 2016

36 http://www.nielsen.com/content/dam/nielsenglobal/eu/docs/pdf/Global%20Ingredient%20and%20Out -of-Home%20Dining%20Trends%20Report%20FINAL%20(1).pdf 72% 74% 76% 78% 80% 82% ASIA-PACIFIC EUROPE AFRICA LATIN AMERICA NORTH AMERICA

IL CIBO PREPARATO A CASA E' PIU' SALUTARE DI QUELLO

INDUSTRIALE 0% 20% 40% 60% 80% ASIA-PACIFIC EUROPE AFRICA LATIN AMERICA NORTH AMERICA

GLI INGREDIENTI ARTIFICIALI HANNO UN IMPATTO A LUNGO

(28)

27

Source: The Nielsen Global Health and Ingredient-Sentiment Survey, Q1 2016

1.6.5 Incontro tra domanda ed offerta alimentare nel mondo

Meno della metà della popolazione mondiale (45%) afferma che i propri bisogni alimentari sono pienamente incontrati dall’offerta di mercato, questo dato è sicuramente maggiore in paesi meno sviluppati come America Latina, Africa e Medio Oriente, con una percentuale del 37%. Il livello di soddisfazione è invece più alto in paesi molto avanzati come Nord America (59%), anche se comunque non è un dato che mostra una saturazione del mercato inteso come soddisfacimento dei bisogni del consumatore. Si evince che, anche grazie alle nuove tendenze

60% 65% 70% 75% 80% ASIA-PACIFIC EUROPE AFRICA LATIN AMERICA NORTH AMERICA

VOGLIO SAPERE TUTTO CIO' CHE E' PRESENTE NEI MIEI ALIMENTI

60% 65% 70% 75% 80% ASIA-PACIFIC EUROPE AFRICA LATIN AMERICA NORTH AMERICA

LE AZIENDE PIU' TRASPARENTI SULLA PRODUZIONE DEI PRODOTTI ISPIRANO PIU'

FIDUCIA 0% 20% 40% 60% 80% ASIA-PACIFIC EUROPE AFRICA LATIN AMERICA NORTH AMERICA L'ASSENZA DI UN INGREDIENTE INDESIDERATO E' PIU' IMPORTANTE DELLA PRESENZA

DI UNO BENEFICO 0% 20% 40% 60% 80% ASIA-PACIFIC EUROPE AFRICA LATIN AMERICA NORTH AMERICA

UN ALIMENTO CON POCHI INGREDIENTI E' PIU' SALUTARE

(29)

28

alimentari mondiali, vi sia chiaramente un gap che non è stato colmato, tra i prodotti e ciò che i consumatori richiedono.

FIGURA 6

Source: The Nielsen Global Health and Ingredient-Sentiment Survey, Q1 2016

1.6.6 Consumo dei pasti fuori casa: dati mondiali

I consumatori non mangiano solo a casa. Il 48% dei rispondenti ad una ricerca Nielsen, mangia fuori casa settimanalmente o più spesso. Pranzo e cena sono i pasti più comunemente consumati fuori, ma la colazione rappresenta un mercato in forte crescita, in USA, il 21% della popolazione consuma la colazione fuori casa e molti ristoranti stanno investendo nel settore breakfast introducendo offerte per i consumatori più indaffarati che non hanno il tempo di farla a casa. I caffè ma anche i fast food stanno ampliando il loro menù in modo tale da offrire una colazione in qualsiasi momento della giornata. Di conseguenza è palese come la colazione (o in un’accezione più ampia di “brunch”) rappresenti una forte possibilità per il mercato. Secondo Mandzy, per vincere nel “breakfast”, bisogna focalizzarsi su prodotti salutari e convenienti. I consumatori hanno spesso poco

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70%

NORTH AMERICA EUROPE ASIA-PACIFIC AFRICA/MIDDLE EST LATIN AMERICA

I B I S O G N I A L I M E N TA R I N O N S O N O P I E N A M E N T E P R E S E N T I S U L M E R C AT O

(30)

29

tempo per pianificare i pasti la mattina, ma qualità, gusto e freschezza restano fattori critici. Ad esempio negli USA è sensibilmente calato il mercato dei cereali per la colazione ma è aumentato quello dei cereali senza OGM, gluten free o con pochi zuccheri.

FIGURA 7

Source: The Nielsen Global Health and Ingredient-Sentiment Survey, Q1 2016

In quali locali si siedono i consumatori di tutto il mondo, più frequentemente? Sempre secondo Nielsen, i fast food e i casual dining sono i più frequentati in tutto il globo. Ovviamente, le percentuali divergono da regione a regione. In Nord America, i fast food sono più popolari rispetto alla media mondiale; in Europa, i ristoranti formali superano quelli casual; in Asia, specialmente nel Sud-Est Asiatico, in paesi come Malesia, Taiwan, Vietnam e Thailandia, troviamo la più alta percentuale mondiale di persone che preferiscono gli street food.

(31)

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FIGURA 8

Source: The Nielsen Global Health and Ingredient-Sentiment Survey, Q1 2016

Prezzi ragionevoli e qualità del cibo restano i fattori più importanti, in ogni regione esaminata, nella scelta del locale in cui cenare. I primi sono particolarmente importanti in Europa, mentre in America Latina supera la percentuale di importanza data per il rapporto qualità-prezzo. In Nord America, si preferisce scegliere un locale in base al tipo di cucina e l’Asia è la regione più attenta a scegliere un’opzione più salutare.

(32)

31

(33)

32

CAPITOLO II: GLI INTEGRATORI ALIMENTARI

2.1 Cosa sono gli integratori alimentari

All'articolo 2 del Decreto Legislativo n° 169 del 21 Maggio 2004 viene dichiarato che: ai fini del presente decreto si intendono per «integratori alimentari» i prodotti alimentari destinati ad integrare la comune dieta e che costituiscono una fonte concentrata di sostanze nutritive, quali le vitamine e i minerali, o di altre sostanze aventi un effetto nutritivo o fisiologico, in particolare ma non in via esclusiva aminoacidi, acidi grassi essenziali, fibre ed estratti di origine vegetale, sia monocomposti che pluricomposti, in forme predosate. I termini: «complemento alimentare» o: «supplemento alimentare» sono da intendersi come sinonimi di: «integratore alimentare». 37 Gli integratori alimentari sono quindi delle

preparazioni con uno o più componenti, possono infatti associare vitamine, amminoacidi, sali minerali, fermenti, enzimi, estratti vegetali. Le principali tipologie di integratori alimentari possono essere così distinte:38

 Integratori di vitamine;  Integratori di minerali;  Integratori di amminoacidi;  Integratori di acidi grassi;  Integratori di fibre;

 Integratori alimentari a base di ingredienti costituiti da piante officinali o derivati;

 Integratori alimentari coadiuvanti di diete ipocaloriche;  Integratori alimentari a base di probiotici e/o prebiotici.

37 http://www.my-personaltrainer.it/integratori/legislazione-integratori.html

(34)

33 2.1.1 Integratori di vitamine

Gli integratori vitaminici sono tra i prodotti maggiormente pubblicizzati nel campo dell’integrazione alimentare. Questi possono assumere un importante ruolo nell’alimentazione se il regime alimentare non sia sufficiente a raggiungere la razione necessaria alla fisiologia dell’organismo. Un’alimentazione eccessiva spinta verso un eccesso di calorie, sbagliata ripartizione dei macronutrienti, il consumo di prodotti precotti o surgelati o con conservati, un non sufficiente consumo di frutta e verdura, possono causare con una carenza nel fabbisogno vitaminico. Le vitamine sono micronutrienti che vanno assunti con la dieta perché in generale l’organismo non è in grado di sintetizzarle.39 Esse sono fondamentali

per la salute ed il buon funzionamento dell’organismo svolgendo un ruolo essenziale in numerosi processi vitali: visione, crescita cellulare, formazione dei globuli rossi, delle ossa, dei denti, funzionalità cardiaca, nervosa e immunitaria. A seconda che siano o meno solubili in acqua sono distinte in:

 IDROSOLUBILI: vitamina C e vitamine del complesso B;

 LIPOSOLUBILI: vitamina K, vitamina A, vitamina D, vitamina E.

Questa distinzione è molto importante perché significa che le vitamine idrosolubili sono presenti nei comparti acquosi dell’organismo (sangue, liquidi intra ed extra cellulari), vi rimangono per breve tempo in quanto presto eliminate attraverso le urine e, pertanto, devono essere giornalmente rimpiazzate. Le vitamine liposolubili, invece, si depositano nei tessuti, in particolare tessuto adiposo e fegato, e possono dare fenomeni di accumulo (soprattutto vitamina A e D), associati a tossicità.

Quelle più delicate sono le idrosolubili, che vengono in parte eliminate dall’acqua bollente o calda ma quasi tutte le vitamine sono in varia misura sensibili alla luce ed al calore e vi è sempre una loro perdita nel corso della conservazione, preparazione e cottura dei cibi.

(35)

34

I sintomi da deficit vitaminico sono piuttosto rari anche se possono verificarsi più frequentemente in alcune categorie di persone come:40

-Soggetti anziani (cattiva alimentazione, malassorbimento) -Alcolisti (cattiva alimentazione, epatopatia, malassorbimento) -Donne in gravidanza e allattamento (aumento del fabbisogno)

-Soggetti affetti da gastrite atrofica (deficit nella produzione de fattore intrinseco necessario per l’assorbimento della vitamina B12)

- Persone che seguono diete incongrue.

In questi casi gli integratori di vitamine possono essere di aiuto per colmare tali carenze e garantire al soggetto una migliore efficienza fisica.

2.1.2 Integratori di minerali

Insieme agli integratori vitaminici, gli integratori di sali minerali sono tra i più numerosi, venduti e pubblicizzati a livello globale. Per i soggetti che seguono un’alimentazione equilibrata, il rischio di carenze di minerali è decisamente improbabile, pertanto questi prodotti sono particolarmente adatti per l’integrazione sportiva e meno per l’uomo sedentario. Un atleta, o anche chi svolge regolarmente un’intensa e costante attività fisica, dovrebbe invece tener conto delle particolari esigenze e dei probabili incrementi di bisogni imposti dal tipo di pratica sportiva. In casi di attività intensa e protratta nel tempo, soprattutto in ambiente caldo umido (in presenza di forte sudorazione), può essere necessario ricorrere ad un integratore idrosalino: prima, durante e dopo tale lavoro. A seconda delle quantità richieste presenti nell’organismo, i minerali sono distinti in:

 MACROMINERALI: presenti in quantità dell’ordine dei grammi;

 MICROMINERALI o minerali in traccia: presenti in quantità dell’ordine dei milligrammi;

 MINERALI ULTRATRACCIA: presenti in quantità dell’ordine dei microgrammi.

(36)

35

I minerali sono presenti nella maggior parte degli alimenti e bevande, soprattutto in frutta e verdura, acqua o latte. Come le vitamine sono acalorici, cioè non forniscono energia all’organismo ma svolgono altri ruoli di importanza fondamentale.41

2.1.3 Integratori di amminoacidi

Gli aminoacidi (o amminoacidi) sono l'unità strutturale primaria delle proteine. Possiamo quindi immaginare gli aminoacidi come mattoncini che, uniti da un collante chiamato legame peptidico, formano una lunga sequenza che dà origine ad una proteina. Successivamente, all'interno dello stomaco e del duodeno questi legami vengono rotti ed i singoli aminoacidi giungono sino all'intestino tenue dove vengono assorbiti come tali ed utilizzati dall'organismo.42

Nella sintesi proteica intervengono solo venti dei diversi aminoacidi esistenti in natura (attualmente oltre cinquecento). Dal punto di vista nutrizionale questi aminoacidi possono essere a loro volta divisi in due grandi gruppi: quello degli aminoacidi essenziali e quello degli aminoacidi non essenziali.

Sono definiti essenziali quegli aminoacidi che l'organismo umano non riesce a sintetizzare in quantità sufficiente a far fronte ai propri bisogni.

Per l'adulto sono otto (nove nel bambino) e più precisamente sono: fenilalanina, isoleucina, lisina, leucina, metionina, treonina, triptofano e valina.

Sono considerati aminoacidi semi-essenziali la cisteina e la tirosina, in quanto l'organismo li può sintetizzare a partire da metionina e fenilalanina, mentre sono definiti aminoacidi condizionatamente essenziali (arginina, glicina, glutammina, prolina e taurina) quegli aminoacidi che ricoprono un ruolo fondamentale nel mantenimento dell'omeostasi e delle funzioni dell'organismo in determinate situazioni.

Nella formulazione degli integratori alimentari ci sono amminoacidi o derivati di amminoacidi che più di altri hanno trovato un notevole utilizzo soprattutto in

41 https://etd.adm.unipi.it/theses/available/etd-09062013-095630/unrestricted/tesi_definitiva.pdf 42 http://www.my-personaltrainer.it/aminoacidi-amminoacidi.html

(37)

36

ambito sportivo. I prodotti finalizzati alla integrazione di amminoacidi e derivati sono principalmente di tre tipi:

 A base di amminoacidi ramificati;

 A base di amminoacidi essenziali e di altri amminoacidi;  Contenenti derivati di amminoacidi (es.creatina).

I primi, definiti amminoacidi ramificati o in inglese branched-chain amino acids (BCAA), sono tre amminoacidi essenziali, leucina, valina ed isoleucina.

In condizioni normali una dieta sana, varia ed equilibrata è di per sé sufficiente a fornire la giusta quantità di questi nutrienti. I BCAA sono presenti soprattutto nel muscolo e una loro elevata concentrazione avrebbe un ruolo anabolico. Rappresentano una riserva energetica in quanto vengono utilizzati direttamente dai muscoli. Dopo un esercizio fisico, sia di resistenza che di forza, il livello di BCAA nel sangue diminuisce dal 10% al 30%, ed una integrazione dietetica servirebbe a prevenire la deplezione delle proteine muscolari e velocizzare il conseguente recupero a riposo43. Un altro aspetto interessante è rappresentato dal ruolo che

alcuni ricercatori attribuiscono ai BCAA nel determinare una riduzione della sensazione di fatica durante l’esercizio fisico. L’insorgenza della fatica è influenzata da un aumento del triptofano a livello del sistema nervoso centrale. Ciò porta ad un aumento della produzione di serotonina, neurotrasmettitore che influenza la sensazione del dolore. Il passaggio del triptofano attraverso la barriera ematoencefalica avviene grazie ad un sistema di trasporto, condiviso da questo amminoacido e dai BCAA. Pertanto quando aumenta la concentrazione ematica di BCAA meno triptofano raggiunge il cervello, con riduzione della produzione di serotonina e del senso di fatica. Durante l’esercizio intenso si verifica una riduzione del rapporto BCAA/triptofano, per un abbassamento dei livelli di BCAA e per un aumento del triptofano libero con conseguente esaurimento muscolare44.

La somministrazione di BCAA viene spesso utilizzata per aumentare intensità e durata degli allenamenti.

43 Blomstrand E., Eliasson J. Et al., 2006 44 Davis J.M., Alderson N. L.,et al., 2000

(38)

37

Negli integratori, i BCAA possono essere presenti con un rapporto tra leucina, isoleucina e valina di 2:1:1 ma vi sono prodotti con rapporti del tipo 4:1:1 o 8:1:1. Per evitare un abuso di questo tipo di integratori, che può essere frequente tra gli sportivi, la legislazione impone una dicitura indicante che per uso prolungato è necessario il parere del medico e che l’uso è controindicato in caso di patologie renali, gravidanza ed età inferiore ai 12 anni.

FIGURA 10

Fonte: http://www.my-personaltrainer.it/aminoacidi-amminoacidi.html

La creatina, invece, è una componente del metabolismo intermedio, la cui sintesi avviene nel fegato e nel rene mediante reazioni che coinvolgono gli amminoacidi arginina, glicina e metionina. Essa è depositata per circa il 95% nei muscoli scheletrici in forma fosforilata come fosfocreatina (Pcr), che si forma per catalisi mediata dalla creatinchinasi (CK) a spese dell’ATP.45 Durante l’esercizio fisico

prevale la reazione inversa, diretta alla produzione di ATP a scopo ergogenico. quindi questo circuito creatina-creatinchinasi-fosfocreatina consente un efficiente utilizzo di energia in senso termodinamico46.

45 https://etd.adm.unipi.it/theses/available/etd-09062013-095630/unrestricted/tesi_definitiva.pdf 46 Walliam T. et al., 1992

(39)

38

Il fabbisogno giornaliero di creatina nell’adulto è di 2 grammi, ed è coperto in parte dalla sintesi a livello epatico (circa 1g) e in parte dalla creatina presente negli alimenti, soprattutto nella carne e nel pesce (250g di carne contengono 1g di creatina). L’interesse per l’integrazione di creatina è relativamente recente, e si basa sui molti lavori sperimentali che osservano che il contenuto di creatina può essere aumentato per mezzo della sua somministrazione esogena, con risparmio di ATP ed accumulo di fosfocreatina a livello muscolare da usare durante uno sforzo di elevata intensità e breve durata47. A seguito dell’assunzione di 20-30 g/die di

creatina, il contenuto muscolare totale può aumentare del 17% e il contenuto di fosfocreatina risulta incrementato fino al 7,6%48. Sul fatto che a questo eventuale

aumento di fosfocreatina corrispondano effetti positivi sulle prestazioni sportive i pareri sono assai discordanti. Tuttavia l’integrazione a base di creatina è ricorrente fra gli atleti professionisti, dilettanti e amatoriali. Come effetti collaterali, in letteratura è descritto l’aumento di peso corporeo legato all’incremento di ritenzione idrica49; non risultano invece, alterazioni né della tossicità epatica, né di

quella renale50. Sebbene per le sue caratteristiche la creatina sia considerata da

molti ricercatori una sostanza dopante, perché alcuni ritengono che sia capace di alterare la biochimica e la bioenergetica muscolare e fornire effetti positivi sulle prestazioni atletiche, ad oggi non figura sulla lista di sostanze proibite dal World Anti-Doping Code e dal Comitato Internazionale (CIO), per cui l’uso non è vietato. La carnitina è una molecola importante nel metabolismo degli acidi grassi. La sua funzione principale infatti, è trasportare l’acido grasso dal citoplasma all’interno dei mitocondri, dove avverrà la β-ossidazione per produrre energia, e modulare il metabolismo del coenzima A. La forma attiva è la L- carnitina e si trova prevalentemente negli alimenti di origine animale, ma può essere sintetizzata dall’organismo umano a partire da metionina e lisina. Negli integratori, la quantità massima per dose giornaliera di creatina è di 200 mg. Anche in questo caso, come per la creatina, l’efficacia di questo integratore a livello sportivo non è sempre

47 Williams M.H. et al., 1998 48 Harris R.C. et al.,1992 49 Kutz M.R. et al., 2003 50 Poortmans J.R. et al., 2000

(40)

39

dimostrata ma dipende dal soggetto. Si può affermare che in generale la quota proteica assunta con la dieta dovrebbe essere sufficiente a sostenere qualsiasi impegno sportivo.51

2.1.4 Integratori di acidi grassi

Gli acidi grassi sono i costituenti principali della maggior parte dei lipidi o grassi. Possono essere divisi in:

 Saturi, in cui non sono presenti doppi legami e che hanno prevalentemente significato energetico;

 Monoinsaturi, con un solo doppio legame. L’acido oleico è l’acido monoinsaturo più comune presente per il 70% nell’olio d’oliva extravergine. Oltre ad una funzione energetica sembra svolgere azioni preventive quali un incremento dei livelli di colesterolo HDL52;

 Polinsaturi, con più di un doppio legame. Tra questi l’acido linoleico (LA, C18:2 n-6) e l’acido alfa-linoleico (ALA, C18:3 n-3) sono definiti acidi grassi essenziali perché l’organismo non li produce e devono essere introdotti con la dieta.

Alcuni derivati dell’acido linoleico e dell’acido alfa linoleico, vengono trasformati nell’organismo, in molecole cicliche dette eicosanoidi con effetti regolatori su diverse funzioni dell’organismo. Gli studi fino ad ora condotti evidenziano una relazione convincente tra elevati apporti con la dieta di acidi grassi polinsaturi, in particolare n-3 e la prevenzione delle malattie cardiocircolatorie53. I livelli e

l'equilibrio di alcuni acidi grassi sembrano essere importanti per la prevenzione e il trattamento di patologie coronariche, ipertensione, diabete di tipo 2, disordini immunitari e infiammatori.

In commercio esistono diversi integratori di acidi grassi, soprattutto a base di ω-3, o combinazioni di ω-3 e ω-6, che trovano indicazione, in particolare nella

51 https://etd.adm.unipi.it/theses/available/etd-09062013-095630/unrestricted/tesi_definitiva.pdf 52 Grundy, 1986

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40

prevenzione delle patologie cardiovascolari e nella correzione di alcune dislipidemie.54

2.1.5 Integratori di fibre

Le fibre alimentari (solubili, insolubili) sono sostanze di origine vegetale che al contrario di proteine, grassi e carboidrati sono resistenti all’azione digestiva nell’uomo. Tale resistenza, che permette alle fibre di raggiungere intatte il colon dove verranno degradate in diversa misura dalla flora batterica, è dovuta alla particolare struttura di cui è costituita, cioè catene più o meno complesse di carboidrati in cui i diversi monosaccaridi sono uniti fra loro da legami non idrolizzabili dagli enzimi digestivi umani.

I principali tipi di fibra (secondo una più recente nomenclatura, carboidrati non glicemici) sono: Pectina, Mucillagini e gomme, Cellulosa, Amidi resistenti, Emicellulosa, Oligosaccaridi resistenti.

La frazione di fibra insolubile (cellulosa, emicellulosa) contenuta nei cereali integrali (frumento, segale, crusca), negli ortaggi ed in molte verdure, agisce prevalentemente sul funzionamento del tratto gastrointestinale, soprattutto a livello del colon, aumentando il volume del contenuto intestinale e la velocità del transito. La frazione di fibra solubile (pectine, gomme, mucillagini) degli ortaggi e della frutta forma con l’acqua masse gelatinose che rallentano lo svuotamento gastrico e limitano l’assorbimento di grassi e zuccheri. Questo le rende particolarmente indicate nelle diete dei soggetti affetti da diabete di tipo 255. Inoltre la fibra solubile

riduce i livelli di colesterolo totale e LDL non solo direttamente, limitando l’assorbimento dello sterolo presente negli alimenti, ma anche riducendo l’assorbimento dei sali biliari e quindi la possibilità che gli stessi possano tornare al fegato (circolo entero-epatico). Ciò determina una biosintesi di nuovi Sali biliari a partire dal colesterolo, con ulteriore riduzione della colesterolemia 56 .

54 https://etd.adm.unipi.it/theses/available/etd-09062013-095630/unrestricted/tesi_definitiva.pdf 55 V. Vuksan et al., 2000

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41

Normalmente la dieta contiene il 70-75% di fibre insolubili ed il 25% di fibre solubili. Una controindicazione all’assunzione eccessiva di fibra sotto forma di integratori è la riduzione dell’assunzione di vitamine e sali minerali da essa indotta. Il vantaggio dell’assunzione di alimenti è l’introduzione concomitante di vitamine, minerali e sostanze non nutritive ad azione protettiva, quali certi composti fenolici ad azione antiossidante con effetto compensatorio sulla diminuzione del loro assorbimento57.

2.1.6 Integratori a base vegetale

L’utilizzo di principi attivi estratti dalle piante è diventato molto diffuso, a volte eccessivo. Questa cultura nasce spesso dall’idea comune che i prodotti derivati dalle piante, essendo “naturali”, sono privi di effetti nocivi. In realtà ci sono alcuni fattori da tenere presenti relativamente alla sicurezza sull’uso dei prodotti di origine vegetale, tra cui la presenza di sostanze tossiche, naturalmente contenute in alcune piante; l’interazione con i farmaci, talvolta anche molto pericolose; la presenza di contaminanti che in alcuni casi ci possono essere con metalli pesanti, droghe sintetiche ed altre sostanze.

Quindi i prodotti a base di piante o estratti di piante presenti negli integratori devono rispondere agli stessi requisiti richiesti ad un integratore sia per quanto riguarda le modalità produttive (locali, impianti, procedure) sia per quanto riguarda i controlli. Analogamente agli altri integratori viene seguito l’iter della notifica e se il Ministero della Salute ne fa richiesta deve essere messa a disposizione dall’azienda la documentazione necessaria a supportare le proprietà dei principi attivi contenuti nel prodotto. In etichetta saranno riportati i seguenti elementi: Nome botanico della pianta in latino, seguito dal nome volgare;

Tipo di estratto usato (es. estratto secco, estratto da pianta fresca, ecc.); Quantità di estratto presente espressa in milligrammi (mg);

Eventuale titolo in principio attivo dell’estratto presente; Quantità di principio attivo presente;

57 R.Romagnoli, A. Franchini, 2010

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