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WLIC 2009 Milan: un evento storico, una vetrina delle biblioteche italiane

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Academic year: 2021

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L’assegnazione all’Italia del World Library and Information Congress (WLIC) 2009, avvenuta in occasione del recente congresso IFLA di Seoul, rappresenta un even-to seven-torico. Significa il riconoscimeneven-to di anni di lavoro svoleven-to all’interno della comunità bibliotecaria internazionale, tramite la crescente e attiva partecipazio-ne dei bibliotecari italiani ai congressi mondiali, ai lavori delle commissioni IFLA, all’organizzazione di importanti seminari e convegni, e dei cosiddetti midterm mee-tings, mattoncini preparatori (come fu autorevolmente scritto) alla costruzione dell’edificio del World Library and Information Congress 2009; testimonia inol-tre le buone relazioni fra AIB e istituzioni che in Italia hanno la responsabilità della politica bibliotecaria: MiBAC, regioni ed enti locali, CRUI.

Il World Library and Information Congress 2009 festeggia l’ottantesimo anni-versario del Congresso mondiale delle biblioteche e di bibliografia, che si tenne a Roma, Firenze e Venezia nel giugno del 1929 e che fu il primo convegno della neo-nata IFLA, a cui seguì il congresso di Roma del 1964, preceduto e seguito da due Ses-sioni del Comitato internazionale dei bibliotecari (la prima nel 1928 e la diciasset-tesima nel 1951). A quarantacinque anni di distanza, il World Library and Information Congress, come si chiama adesso il congresso IFLA, torna di nuovo in Italia, questa volta a Milano, presso il centro congressuale della Fiera, in una città e in una regio-ne che si sono caratterizzate da anni per l’impegno convinto e continuato a favore delle biblioteche.

Quando mi recai per la prima volta al congresso IFLA di Copenaghen del 1997 la presenza italiana era modesta; l’italiano non era più una lingua ufficiale dalla metà degli anni Settanta per la diminuita presenza dei bibliotecari italiani ai congressi IFLA e forse anche per la diminuita considerazione internazionale del nostro Paese; negli anni Novanta solo Rossella Todros, maestra che mi ha introdotto agli arcani misteri dei congressi IFLA, aveva ricoperto cariche istituzionali (segretaria della Commissio-ne Biblioteche d’arte) e aveva svolto in Italia una campagna significativa, secondo le metodologie dell’IFLA, nel settore delle biblioteche d’arte, con la pubblicazione di utili strumenti di lavoro. Vi era inoltre un difetto di comunicazione fra quei pochi che lavoravano nelle commissioni e la comunità bibliotecaria italiana, indubbiamente distante dallo stile di lavoro e anche dalle tematiche affrontate, pur con lodevoli ecce-zioni. Negli anni recenti l’impegno tenace, persistente e continuo di un numero cre-scente di bibliotecari italiani è riuscito a modificare radicalmente la situazione fino a ottenere la vittoria del World Library and Information Congress 2009.

Il congresso IFLA in Italia – nella nostra Italia delle biblioteche con pochi soldi e con sempre meno personale stabile – è un avvenimento eccezionale o una perla nel porcile? Le biblioteche di questo Paese stanno vedendo una tipologia di diri-genti quarantenni e cinquantenni che operano con autorevolezza gestionale e professionale, talora in un ambiente indifferente piuttosto che ostile; stanno

veden-Bollettino aib, issn 1121-1490, vol. 46 n. 3 (settembre 2006), p. 173-176.

WLIC 2009 Milan

Un evento storico, una vetrina

delle biblioteche italiane

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mauro guerrini

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do una nuova generazione di bibliotecari competenti, che conoscono le istituzioni internazionali d’eccellenza e che sarebbero sicuramente in grado di emularle e superarle se solo fosse loro concessa la possibilità di farlo, che conoscono la lette-ratura scientifica e che vorrebbero dispiegare le loro conoscenze in esperienze dura-ture anziché in contratti temporanei; stanno vedendo una risposta di servizi effi-cienti e personalizzati ancora disomogenea territorialmente, ma sempre più diffusa. È una descrizione ottimistica? In parte sì, perché nella nostra Italia bibliotecaria permangono ampie aree d’incompetenza e d’inefficienza, zone di lassismo e di opportunismo; ma è anche una descrizione realistica, perché una buona parte delle biblioteche e dei bibliotecari italiani ha raggiunto un livello di professiona-lità e uno standard di servizio elevati; sicuramente la preparazione scientifica non è seconda ad altri Paesi. Permangono tuttavia ancora molti bibliotecari che dedi-cano scarsa attenzione al palcoscenico internazionale preferendo il condominio nel quale bacchettarsi per futili motivi o esaltarsi a scimmiottare comportamen-ti assuncomportamen-ti acricomportamen-ticamente proprio da quel palcoscenico con cui temono il confron-to reale. Esiste pure un’altra categoria di bibliotecari responsabili che però fanno prevalere lo sconforto e il pessimismo di fronte alle molte realtà d’inefficienza e di disimpegno istituzionale anziché far prevalere l’ottimismo e cogliere le oppor-tunità che l’evento rappresenta.

Spero sia acquisito da tutti che le sorti della politica bibliotecaria (come della poli-tica tout court) si decidono da tempo a livello internazionale, in ambito IFLA e Une-sco: le linee guida sulle biblioteche pubbliche, gli standard catalografici, la qualità dei servizi, ecc.

Sono certo che la nostra Associazione rappresenta sempre più e sempre meglio i bibliotecari professionali e consapevoli del ruolo sociale che svolgono nella società dell’informazione per l’affermazione dei valori della democrazia. È infatti innega-bile che esista un’Italia delle biblioteche bella e positiva, come esiste un’Italia seria e competente, che soffre eticamente, oltreché politicamente, di fronte alle storture e alle inefficienze occasionali o strutturali che impediscono di migliorare la qualità della vita e talora fungono da pretesto voluto per perpetrare situazioni d’ingiustizia. Quest’Italia capace e laboriosa, sempre pronta a mettersi in gioco e a impegnarsi senza riserve a servizio degli altri, che non si lascia dominare dalle difficoltà che incontra e dagli ostacoli che si frappongono quotidianamente, credo che si senta orgogliosa di poter ospitare un evento come il World Library and Information Con-gress, ottenuto per la correttezza delle procedure seguite, per le relazioni intessute a livello internazionale e nazionale, per l’autorevolezza riconosciuta sul piano scien-tifico e personale alla nostra comunità bibliotecaria.

La scelta dell’Italia non è stata casuale. Numerosi italiani sono presenti negli stan-ding committees dell’IFLA, seppure pochissimi ricoprano incarichi di responsabilità, vuoi per l’imperfetta conoscenza dell’inglese, vuoi per l’impossibilità, in Italia, di dedicare al dibattito internazionale il tempo necessario e soprattutto per l’insensi-bilità di quei dirigenti di biblioteca che considerano infruttuoso investire risorse finanziarie e cervelli nelle relazioni internazionali. Si pensi che la Francia e altre nazioni (ad es. quelle dell’Est Europa), oltre gli USA ovviamente, considerano l’im-pegno IFLA un obbligo etico, oltreché professionale e sociale.

L’Italia può svolgere un ruolo importante a livello politico generale, come ponte di cultura, di pace e di libertà intellettuale, di scambio informativo, di modello di conoscenza, d’incontro e dialogo fra culture diverse, fra Nord Europa e paesi che si affacciano sul Mediterraneo. In un mondo dove la chiusura verso gli altri sembra talora prevalere sull’ospitalità, la tradizionale accoglienza italiana può manifestarsi

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con vigore e lustro, non in un’ottica d’inane nazionalismo, quanto invece nella pro-spettiva dello sviluppo del ruolo sociale della biblioteca quale istituto della demo-crazia. L’Italia è un paese di confine che subisce l’urto dei flussi migratori, i con-traccolpi delle dolorose vicende che avvengono a poche centinaia di chilometri di distanza; come tutti i paesi di confine può anche essere un esempio di amicizia; sotto questo aspetto può scegliere di essere una bellicosa portaerei naturale verso il Medio Oriente oppure un esempio di democrazia e tolleranza. La nostra cultura, le nostre biblioteche, possono essere un efficace strumento di pace, di diffusione della com-prensione e di reciproco rispetto, secondo il dettato del Manifesto Unesco per le biblio-teche pubbliche che dovremmo conoscere e rileggere frequentemente. Per caratteriz-zarsi secondo queste finalità le nostre biblioteche hanno il dovere etico di confrontarsi con la realtà internazionale e superare definitivamente le remore di una conoscen-za autarchica che ha caratterizconoscen-zato per decenni gran parte del nostro mondo pro-fessionale, con eccezioni lodevoli anche durante il Ventennio, quali quella di Luigi De Gregori, che considerava essenziale il confronto internazionale. È indispensabi-le quindi sviluppare indispensabi-le nostre risorse, logistiche e umane, esaltare quelindispensabi-le professio-nalità emergenti che rischiano di essere relegate ai margini della società da una dis-sennata politica del lavoro che troppo spesso millanta come flessibilità lo sfruttamento dei giovani bibliotecari.

Il periodo preparatorio al World Library and Information Congress dovrà esse-re occasione di stimolo ai nostri governanti a privilegiaesse-re le struttuesse-re stabili come archivi, biblioteche e musei; soprattutto a sciogliere quei nodi cruciali che si trasci-nano irrisolti da anni. Penso alla necessità che le maggiori biblioteche storiche e uni-versitarie assumano la competenza nazionale su specifici settori disciplinari o su pro-getti, sulla falsariga del modello tedesco del burden sharing, cioè la suddivisione dei compiti e la specializzazione accompagnato, però, da un forte senso di collabora-zione, o sul modello della Library of Congress che recentemente, almeno nel sem-pre più vasto campo dell’attività digitale, cerca esplicitamente alleanze con le altre grandi biblioteche statunitensi rinunciando a soluzioni autosufficienti, secondo lo slogan: “formare alleanze strategiche”. Tanto più sarebbe desiderabile la costitu-zione della Biblioteca nazionale italiana, sul modello della Deutsche Nationalbi-bliothek (DNB), sorta il 1 luglio 2006, ovvero la nascita di una struttura che coordi-ni o, meglio, integri le attività delle biblioteche nazionali centrali di Firenze e di Roma (due nazionali centrali: caso unico al mondo), della Discoteca di Stato, del-l’ICCU e dell’Istituto Centrale per la patologia del libro, nell’ottica di un servizio bibliotecario a vantaggio del cittadino. Eventi come il World Library and Informa-tion Congress 2009 dovrebbero inoltre essere occasione di adeguamento dei finan-ziamenti ai bisogni delle biblioteche, tramite l’ampliamento delle risorse docu-mentarie, del personale stabile e dei servizi al pubblico.

Il World Library and Information Congress 2009 Milan sarà infatti una vetrina internazionale alla quale la comunità bibliotecaria italiana dovrà arrivare preparata; gli occhi del mondo bibliotecario internazionale saranno puntati sull’Italia. La nostra sfida consiste, pertanto, nell’accrescere la visibilità delle biblioteche, nel valorizzare le espe-rienze d’eccellenza (non sono poche) e nell’adeguare internazionalmente lo standard delle nostre biblioteche; da questo esito dipenderà la riuscita politica dell’evento.

L’opera di sensibilizzazione alla partecipazione dovrebbe indirizzarsi verso gli interlocutori istituzionali e verso quei bibliotecari che oggi non si riconoscono nei congressi, nell’Associazione, nel dibattito e nella letteratura professionale. Dobbia-mo muovere dalla consapevolezza che il World Library and Information Congress 2009 rappresenta un’occasione eccezionale in quanto porta in Italia l’avanguardia

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del dibattito professionale internazionale e, per un altro verso, può proiettare su uno scenario internazionale la voce dei bibliotecari italiani; pone a confronto le espe-rienze straniere più avanzate con quelle italiane offrendo best practices che potreb-bero essere importate e seguite da noi; è un’occasione di aggiornamento ed esten-sione degli orizzonti professionali che non capita tutti i giorni di avere a domicilio. L’articolazione dei temi trattati è così ampia e variegata che ciascun bibliotecario può trovare una o più sessioni di proprio interesse. Non solo: il comitato promoto-re avrà la promoto-responsabilità d’individuapromoto-re temi d’intepromoto-resse della promoto-realtà bibliotecaria sudeu-ropea e italiana, e aggiungerei mediterranea; una responsabilità importantissima che dovrà coinvolgere le migliori energie professionali disponibili.

Bisogna dunque operare correttamente affinché sia scongiurata l’eventualità che il World Library and Information Congress 2009 passi sopra le teste dei più, come talvolta capita con i grandi eventi, che venga cioè percepita negativamente in quan-to avvenimenquan-to che appartiene a una dimensione esclusivamente internazionale che interessa l’Italia solo di passaggio; è necessario il coinvolgimento di ciascun bibliotecario, creare aspettativa in tutti, soprattutto in chi non si sente già natural-mente coinvolto. Non va sottovalutato, insomma, il rischio di una dissociazione tra l’evento e la realtà.

Avvenimenti come il World Library and Information Congress 2009 Milan segneranno una tappa rilevante nella storia professionale del nostro Paese, della nostra stessa vita. Protagonisti sono le biblioteche intese come strumento della demo-crazia, come conservazione, tutela, tradizione e disponibilità della memoria regi-strata, come investimento tecnologico rilevante: tre temi che mi piacerebbe com-parissero nel titolo che dovremmo trovare per il Congresso. Il World Library and Information Congress 2009; è, in definitiva, un’occasione da costruire con saggez-za, un’opportunità che stimola il meglio di noi stessi per crescere professionalmen-te, un evento da vivere con entusiasmo.

Mauro Guerrini

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