• Non ci sono risultati.

Landscape designing process reverse reading. Exploratory design research on J&L Gibbons studio.

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Landscape designing process reverse reading. Exploratory design research on J&L Gibbons studio."

Copied!
288
0
0

Testo completo

(1)
(2)
(3)

DOTTORATO DI RICERCA IN

ARCHITETTURA

Curriculum di Architettura del Paesaggio

CICLOXXX

COORDINATORE Prof. Giuseppe De Luca REFERENTE DI CURRICULUM Prof. Gabriele Paolinelli

Settore Scientifico Disciplinare ICAR/15

Dottoranda Tutore

Dott. Mezzapesa Claudia Prof. Paolinelli Gabriele

_______________________________ _________________________

(firma) (firma)

Coordinatore Prof. Giuseppe De Luca _______________________________

(firma)

(4)
(5)
(6)

PhD Architettura

curriculum Architettura del Paesaggio ciclo XXX

matricola DT16664 Università degli Studi di Firenze Dipartimento di Architettura-DIDA

Tutor

Professore in Architettura del Paesaggio Università degli Studi di Firenze Dipartimento di Architettura-DIDA

Co-tutor Professore associato Università degli studi di Firenze Dipartimento di Architettura-DIDA

Co-tutor Landscape Architect J & L Gibbons partner 19 Swan Yard, London N1 1SD

(7)
(8)
(9)

Desidero ringraziare tutti coloro i quali mi sono stati vicini in questo viaggio.

Innanzi tutto ringrazio il professore Enrico Falqui che ha costantemente creduto in me in tre anni di crescita umana e professionale, profondendo intuizioni, entusiasmo e passione in questo lavoro insieme.

Un secondo grazie va al professore e tutor Gabriele Paolinelli per il contributo scientifico e i numerosi consigli soprattutto in occasione delle ‘inversioni’ di rotta che questo cammino ha affrontato.

Ringrazio tutti i professori membri del collegio docenti che mi hanno seguito e indirizzato nella ricerca e le colleghe e compagne di viaggio di questi anni di dottorato.

Un grazie speciale va a Johanna Gibbons, co-tutor, soggetto antropologico della mia ricerca e ‘sorella’ d’adozione. Senza il suo prezioso supporto professionale molti dei contenuti originali di questo lavoro non sarebbero venuti fuori, senza il suo sostegno umano non avrei saputo affrontare un momento così particolare della mia vita, senza le sue cooking class non avrei mai imparato a preparare una maionese da chef.

Un grazie corale alla famiglia Londinese: a Neil Davidson per i consigli, il tempo dedicato alle interviste, le revisioni e la selezione di buona musica in studio, a Flea per i sorrisi e i gin-tonic del venerdì, a Vicky, Peter e Amy per avermi accolta con entusiasmo. Grazie a Orlando e Catherine per la stanza e a Miles per le cene insieme, a Anthony e Gillian Blee per l’indimenticabile chiacchierata con vista Emirates Stadium.

Ringrazio Bob Allies, Phil Askew, Aranzazu Fernande Z. Rangel, Wade Scaramucci, Tilman Latz e Elizabeth Knowles per aver messo a disposizione tempo per le interviste e informazioni preziose per questo studio.

Grazie a Ed Wall, Rudi van Ettegen e Jan-Willem Noom per aver supportato il titolo di PhD Europaeus.

Un ringraziamento particolare a Maria Chiara Pozzana, perché in fondo tutto è cominciato da lì, quando più di dieci anni fa, appena laureata, mi chiese di collaborare nel suo studio di architettura del paesaggio.

Grazie a Marco per aver letto più volte i miei testi (anche in inglese) e a Elena per i progetti insieme e la copertina!

E infine un grazie di cuore alla mia famiglia Pugliese e Toscana, a mamma e a papà che, più di tutti, ha creduto in questo mio avventuroso viaggio standomi accanto finché ha potuto.

(10)

I would like to thank all those who have been close to me on this journey.

First of all, I would like to thank professor Enrico Falqui, who has constantly believed in me in these years of personal and professional growth, profusing intuitions, enthusiasm and passion in this joint work.

Secondly, I would like to thank professor and tutor Gabriele Paolinelli for the scientific contribution and helpful advice especially on the occasion of the 'inversions' of route that this path has taken.

I would like to thank all professors, members of the teaching staff, who have followed and supported me in the research and the colleagues and traveling friends of these three PhD years. A special thank goes to Johanna Gibbons, co-tutor, the anthropological subject of my research and a 'sister' by adoption. Without her precious professional support many of the original contents of this study would not have come out, without her support I would not have been able to face such a particular moment of my life, without her cooking class I would never have learned to prepare a chef's mayonnaise.

A choral thanks to the London family: Neil Davidson for advice, the precious time for the interviews, reviews, and the good music selection in the studio, Flea for her smile and the Friday gin-tonic, Vicky, Peter and Amy for welcoming me with enthusiasm. Thanks to Orlando and Catherine for the room and to Miles for the dinner times together; thanks to Anthony and Gillian Blee for the unforgettable talk, overlooking the Emirates Stadium.

I thank Bob Allies, Phil Askew, Aranzazu Fernande Z. Rangel, Wade Scaramucci, Tilman Latz and Elizabeth Knowles for providing time for interviews and valuable information for this study. Thanks to Ed Wall, Rudi van Ettegen and Jan-Willem Noom for supporting the PhD Europaeus title.

A special thank to Maria Chiara Pozzana because, after all, it started from there, when more than ten years ago, just graduated, she asked me to collaborate with her landscape architecture practice.

Thanks to Marco for having read several times my texts (also in English) and to Elena for the projects together and the cover!

And finally, a heartfelt thank to my family in Puglia and in Tuscany, to mom and to dad who, more than anyone else, believed in my adventurous journey, staying next to me as long as he could.

(11)

Oggi, lo studio della progettazione come strumento di ricerca è uno dei temi centrali del dibattito culturale anche nell’architettura del paesaggio, ed è quindi un campo aperto e in continua evoluzione.

Come funziona il processo progettuale nell’architettura del paesaggio?

La ricerca indaga sul tema sperimentando una lettura non convenzionale del processo progettuale (Reverse Reading) al fine di apportare nuovi contributi e ispirazioni al dibattito in corso.

In che modo è possibile capire il funzionamento del processo progettuale partendo dal risultato del progetto? Quali implicazioni possono derivare dalla teoria e pratica applicando questo metodo al progetto di paesaggio?

Partendo dal risultato (l’opera realizzata o la cui progettazione sia stata già completata) l’obiettivo è capire come il progetto sia stato pensato e scoprire le fasi, gli strumenti e le pratiche che ricoprono un ruolo fondamentale all’interno del percorso progettuale.

Dalle ricerche effettuate non sono emersi studi che apertamente dichiarino di applicare un metodo di lettura inversa all’analisi e comprensione del processo nel progetto di paesaggio. È un campo quindi ancora poco battuto nella nostra materia e aperto a cooperazioni con discipline attigue che potrebbero in qualche modo contribuire all’avanzamento dello studio.

Il lavoro della Exploratory Design Research si inserisce in questo spazio di ricerca ancora poco esplorato (knowledge gap) nell’ambito dell’architettura del paesaggio per testare il Reverse Reading applicandolo ad un caso studio, lo studio J&L Gibbons con sede a Londra.

Un periodo di research in residence nello studio J&L Gibbons, ha permesso di ripercorrere il processo progettuale che caratterizza l’attività di questa pratica professionale, analizzando dieci progetti scelti tra quelli che si distinguono per gli aspetti innovativi del processo.

Nella prima fase di ricerca è stato necessario codificare un sistema aperto in grado di guidare la lettura interpretativa dei dieci progetti analizzati. Il risultato è stata una tassonomia di pratiche e strumenti comunemente utilizzati nella progettazione del paesaggio.

La fase successiva è stata quella della research in residence (Exploratory Design Research). I tre mesi dedicati a questo periodo di studio sono stati interessati dell’osservazione dei progetti e dall’analisi delle informazioni necessarie alla lettura del processo progettuale, sono state raccolte interviste ai progettisti e ai collaboratori coinvolti, i dati sono stati messi assieme e organizzati seguendo una logica che rendesse quanto più chiara la successione delle fasi progettuali e le peculiarità del processo (Fieldnotes).

Parallelamente è avvenuta la codifica verticale dei dati che ha messo in luce la relazione esistente tra fasi progettuali, strumenti, pratiche, attori e fattori esterni. Queste relazioni sono state verificate continuamente attraverso un processo iterativo tra pensiero induttivo e deduttivo, scomponendo e ricomponendo le fasi del processo progettuale.

Le informazioni sono state narrate in racconti (Design Tale) e graficizzate sotto forma di mappe sintetiche (Design Map).

La codifica selettiva dei dati precedentemente raccolti e il confronto orizzontale delle mappe ha permesso di individuare le fasi decisive del processo progettuale, gli strumenti e le pratiche ricorrenti, quelle invece che si verificano eccezionalmente, gli attori che hanno recitato costantemente come ‘protagonisti’ e le ‘comparse’ che hanno avuto un ruolo decisivo nel progetto.

La ricerca, attraverso l’esplorazione, il racconto e il confronto dei casi studio, ha messo in evidenza quali sono gli esiti dell’applicazione pratica del Reverse Reading sulla progettazione del paesaggio.

La discussione dei risultati ha consentito di riflettere sull’attività dello studio J&L Gibbons, sul metodo sperimentato e sulle implicazioni che una ricerca simile ha nella teoria e nella pratica. L’applicazione di questa strategia di ricerca a studi simili potrebbe aprire a sviluppi futuri prospettando scenari in cui teoria, pratica e critica ricomincino a dialogare in uno scambio costante di sapere e conoscenze, nutrendo cultura e tecnica dell’architettura del paesaggio.

(12)

In this thesis the design process in landscape architecture is explored by studying it as a research tool.

How does the design process work in landscape architecture?

This is one of the central themes of the academic and professional debate in landscape architecture. However, learning from the process when it’s already complete is a challenging process.

Is it possible to understand how the design process works starting from the design outcome? What implications can derive from the theory of landscape architecture by applying this method?

The research arises from these considerations and applies a non-conventional Reverse Reading on the design process in order to achieve different contributions and to provide new inspirations to nurture the ongoing debate. The research aim is to understand how the project evolved starting from the design outcome, learning from the stages, the tools and the practices that played a strategic role within the design process.

The literature research has revealed no study that openly declares to apply a "reverse” technique to analyze and to understand the design process in landscape architecture. Therefore, this is a field still open to possible interactions with other disciplines with the purpose to explore the potentials of non-conventional approaches applied on landscape architecture.

The methodological framework is under the Design Research umbrella opened for

cross-fertilization between the research for design and the research through designing methods. The Exploratory Design Research should provide an important input to fill the knowledge gap. The exploration on a professional practice is the research strategy to test the hypothesis investigating the common ground of theory and practice.

J&L Gibbons landscape architects were chosen as the case study because of their innovative design thinking integrated with research and transferring of knowledge.

The analysis of ten projects already planned was the strategy to generate evidence by collecting, testing and narrating the distinctive features that have affected the design process.

In a first stage, it was necessary to codify an open-system able to drive the interpretative reading of the ten chosen projects. The achievement was a practice-tools taxonomy commonly used in landscape design.

The three months, spent in London during the research in residence, were the occasion to deepen the case study and to collect useful data to read in reverse the design process. The interviews were structured following logic to make clear the succession of the project stages and the peculiarity of the process (Fieldnotes).

At the same time, it was necessary to clarify the connection amongst the design stages, tools, practices, actors and external factors involved in the process. These relationships have been repeatedly tested and verified through an iterative process between inductive and deductive thinking, deconstructing and recomposing the design process stages. The ten projects are narrated (Design Tale) and outlined in synthetic maps (Design Map). The selective coding method and the comparison of the maps allowed to identify the key stages of the design process, the recurrent tools and practices, even the exceptional ones. At the same time, it was possible to recognize the actors and the extra ingredients which played a significant role in the project

progression.

Through the Exploratory Design Research, the study has highlighted the results of this application. This research allowed to reflect on J&L Gibbons’ professional activity, the Reverse Reading tested and the implications between theory and practice.

Applying this research strategy to similar case studies could lead to new developments by suggesting future scenarios where theory, practice and critique could be able to dialogue in a constant exchange of knowledge, nurturing both culture and technique in landscape architecture.

(13)

1.1. Genesi dell’oggetto 4

1.2.Materiali e metodo 4

1.3.Obiettivi, quesiti, struttura della ricerca e risultati attesi 5

1.4.Keywords 6

2.1.Designing 12

Design is a Verb; Design is a Noun 13

Designing come disciplina 15

2.2.Il processo progettuale nell’architettura del paesaggio 22 2.3.Teoria e pratica nell’architettura del paesaggio del XX secolo 24

Analysis-synthesis 24

The Ecological Method 25

The Art of Site Planning 26

RSVP Cycles 27

The obligation of invention 28

Deconstructivism 29

2.4. Teoria e pratica nell’architettura del paesaggio oggi: ricerche, collezioni e archivi 30

Ricerche 30 Landscape Urbanism 30 Pakilda 32 Landscapology 32 Geodesign 34 ECLAS conference 2017 35 Collezioni e Archivi 36

Contemporary Landscape Design Collection 36

Design Workshop Landscape Architecture Archive 37

Landscape Institute archive collection / University of Reading 37

New Archive / Garden Museum 38

3.1. Reverse Reading: perché? 44

3.2. Exploratory Design: strategia di ricerca 53

Quali sono i metodi e le strategie della design research? 53

Mixed Method-Exploratory Design 55

Interpretation / Design Anthropology 56

Cos’è la Design Anthropology? Come è nata e come si è sviluppata? 56

Come Design Anthropology e progetto collaborano 56

Come Design Anthropology e progetto di paesaggio collaborano 58

Design Projection / Practice-Led Research 60

Cos’è la Practice-Led Research? Come è nata e come si è sviluppata? 60

Come Practice-Led Research e progetto collaborano 60

Come Practice-Led Research e progetto di paesaggio collaborano 61

3.3. Exploratory Design & Reverse Reading 62

(14)

Cabinet of Curiosities: the kitchen studio 70

4.1. STRUMENTI / ingredients 71

Geologia / egg yoke 78

Topografia / Dijon mustard 80

Clima / garlic 82

Piante / olive oil 83

Cultura / lemon 86

Narrazione / Maldon salt 88

4.2. PRATICHE / actions 91 Osservare / separate 93 Immaginare / mix 94 Disegnare / drizzle 95 Sperimentare / beat 98 Negoziare / squeeze 99 Coinvolgere / season 100

Prevedere, programmare e monitorare / serve 101

5.1. J&L Gibbons 108

Agenda and plan of work 111

RIBA plan of work 2013 113

5.2. Reverse Reading: Ten projects 120

1/532 Alexandra Road Park, London 125

2/486 Walpole Park - 538 Pitzhanger Manor, London 133

3/545 Circus Street, Brighton 139

4/542 Canal Park Design Guide, London 145

5/549 Angel Building, London 155

6/571 Old Bearhurst, Sussex 163

7/581 Marble Hill Park, London 169

8/586 Sidgwick Site, Cambridge 175

9/592 Whitechapel Public Realm, London 183

10/598 St John’s College, Cambridge 191

6.1.Èkphrasis 203

6.2. Afterlife 226

(15)
(16)
(17)

3

“Of all the questions we can ask about design, the matter of what goes on inside the designer’s head is by far the most difficult and yet the most interesting and vital”

Lawson, 1980, p.94

La ricerca è il seguito di un programma di lavoro nato durante i primi mesi del Dottorato di Ricerca in Architettura del Paesaggio. IN-PROJECT1 era pensato come un corso di formazione

avanzata nel campo della progettazione del paesaggio. Il prefisso IN sottolineava l’approccio proposto il cui scopo era di indagare il processo progettuale attraverso il progetto stesso. Il Reverse Landscape Design Process era la chiave innovatrice che nella proposta rappresentava un originale metodo di lettura del processo progettuale. I criteri e gli obiettivi dichiarati dalla CEP sollecitano alla sperimentazione e disseminazione di nuovi approcci e metodi di studio del progetto di paesaggio. La proposta di un corso di formazione in collaborazione con più di dieci università e istituti di ricerca europei e non, aveva come obiettivo quello di implementare la qualità della formazione nell’ambito dell’architettura del paesaggio in un continuo aggiornamento e scambio culturale tra ricercatori e professionisti, tra teoria e pratica (Lifelong Learning, 2020). Alla luce di tali premesse, la ricerca è nata come un primo tassello di un progetto scientifico di più grande e ambizioso respiro.

Figura 1- Campioni di carotaggi del terreno esposti nello studio J&L Gibbons a Londra.

1 Il corso di formazione e ricerca IN-PROJECT è stato promosso dal Dottorato di Ricerca in Architettura del Paesaggio, in collaborazione con il gruppo di lavoro coordinato dal prof. Enrico Falqui e dal prof. Gabriele Paolinelli. IN-PROJECT è stato presentato in occasione della

Call 2015 per la richiesta di finanziamenti europei all’interno progetto Erasmus+ KA2 - Cooperation for Innovation and the Exchange of Good Practices Strategic Partnerships for higher education. Il progetto non è stato finanziato ed è in attesa di nuova richiesta di finanziamenti. Nel

gruppo di ricerca sono coinvolte l’Università degli Studi di Firenze, Universite de Liege, Universitat Politecnica de Catalunya, Technicka Univerzita vo Zvolene, Universita degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria, Universidad de Las Palmas de Gran Canaria, Universita degli Studi Roma Tre, American University of Beirut, Ecole Nationale d'Architecture Marocco, Fondazione Benetton e la Fondazione Architetti Firenze.

(18)

4

La personale esperienza professionale mi ha permesso di sperimentare direttamente come, nella progettazione del paesaggio, il processo progettuale si genera districandosi tra i numerosi vincoli e gradi di libertà innescando infinite reazioni e intraprendendo intricati percorsi in uno scambio continuo di conoscenze che spesso dà luogo ad inaspettati arricchimenti progettuali.

Questa dimensione della ricerca mi affascina perché, combinando approccio teorico e pratico e interessando più campi disciplinari, si prefigge di ricercare la qualità e l’innovazione del progetto non solo nel risultato finale ma in particolar modo nel processo che ne ha dato luogo.

Come funziona il processo progettuale nell’architettura del paesaggio?

Attualmente lo studio del progetto come strumento di ricerca è uno dei temi più innovativi nel dibattito culturale sulla progettazione, ed è quindi un campo aperto e in continua evoluzione. Numerosi convegni e programmi di ricerca internazionali indagano sul ruolo del progetto nella ricerca: Research through/by Design o meglio Research through/by Designing2. Esiste pertanto un

sentito bisogno della comunità scientifica e professionale di indagare e approfondire questo tema al fine di capire quali sono le chiavi interpretative dei processi progettuali che generano luoghi e paesaggi di qualità.

La ricerca intende sperimentare una lettura non convenzionale del progetto di paesaggio (Reverse Reading) al fine di apportare nuovi contributi e ispirazioni al dibattito in corso. Questo è uno studio sperimentale, una ricerca applicata alla pratica che ha come obiettivo quello di nutrire la teoria.

Reverse Reading è il metodo di lettura testato nella ricerca.

Reverse perché l’approccio prende in prestito un modo di procedere per scomposizione e ricomposizione del processo a partire dal risultato progettuale, approccio largamente adoperato in ambito ingegneristico e informatico (reverse engineering).

Reading perché il progetto di paesaggio non è un oggetto che si può dissezionare ma è un sistema complesso di relazioni più simile alla natura di un testo, o meglio ancora ipertesto, e pertanto è necessario leggerlo per capirlo.

Il Reverse Reading si avvicina all’Exploratory Design, uno dei Mixed Method descritti da Creswell (2014), metodo che richiede al ricercatore di indagare in maniera approfondita il fenomeno al fine di costruire uno strumento di misurazione (Plano Clark V.L., 2007, p.75).

L’Exploratory Design è un tipo di ricerca condotta per indagare un fenomeno quando si dispone di pochi dati e studi di riferimento. È un tipo di approccio informale e non strutturato che funziona da strumento iniziale al fine di ipotizzare soluzioni al problema.

I vantaggi del metodo sono la flessibilità, l’adattabilità e la possibilità di lavorare su campi d’indagine ancora poco battuti al fine di nutrire nuove ricerche future.

Nella classificazione riassuntiva delle categorie di ricerca nell’architettura del paesaggio individuate da Deming e Swaffield (2011), la ricerca si collocherebbe nel mezzo delle strategie

2 “By ‘designing’ we mean the process of giving form to objects or space on diverse levels of scale and when we speak about ‘design’ we mean the results of this design process” in Sanda Lenzholzer, Ingrid Duchhart, Jusuck Koh, ‘Research through designing’ in landscape architecture’, Chair Group Landscape Architecture, Wageningen University, 2012

(19)

5 di ricerca riflessive della Interpretation e della Design Projection, combinandole e strutturandole specificamente per questo studio.

L’Interpretation (Swaffield, 2011, pp.152-173) è una strategia di ricerca che parte dal presupposto che oggetti, eventi, immagini e azioni siano entità che richiedono un’indagine in grado di contestualizzare il fenomeno. Questo processo di ricerca prende forma attraverso la mediazione tra ricercatore e dati. Per questo la strategia è posta nel mezzo tra approcci induttivi e deduttivi. Questo tipo di ricerca richiede un procedere iterativo tra presupposizioni teoriche e osservazioni empiriche (Castells, 1983).

Dall’analisi delle ricerche che adottano questa strategia emerge come questo approccio venga utilizzato soprattutto in discipline quali l’etnografia, l’iconografia e la storiografia.

Infatti il campo dell’Design Anthropology, e quindi dello studio etnografico applicato alla progettazione, è sicuramente quello che più si avvicina all’ approccio di questa ricerca.

La Design Projection (Swaffield, 2011, pp. 205-222) è la più controversa delle categorie in quanto esistono tuttora discusse posizioni in merito al rapporto esistente tra ricerca e design.

Tuttavia la progettazione sta prendendo sempre più spazio nella ricerca attraverso applicazioni sperimentali come nella Practice-Led Research, strategia che si avvicina molto all’approccio utilizzato da questa ricerca.

Obiettivo della mia ricerca è approfondire e testare, nell’ambito della progettazione del paesaggio, un metodo di lettura e scomposizione del processo progettuale (Reverse Reading), al fine di intercettare ispirazioni procedurali non convenzionali, costanti e variabili che caratterizzano il processo stesso.

La ricerca approfondisce la domanda generale scomponendola in più quesiti. Questi hanno lo scopo di mettere a fuoco l’importanza del processo progettuale nell’architettura del paesaggio ed evidenziare la sfida che la ricerca si pone: sperimentare una lettura non convenzionale del processo progettuale a partire dal risultato.

Cosa significa progetto e processo? // Perché è necessario studiare e migliorare il processo che c’è dietro ogni progetto? // Perché si parla sempre più spesso di designing? // In cosa consiste il pensiero progettuale e quali sono i meccanismi che lo alimentano? // Quali sono i modelli progettuali che hanno segnato teoria e pratica dell’architettura del paesaggio del XX secolo? // Quali sono le ricerche oggi in corso sul tema?

In che modo è possibile capire il funzionamento del processo progettuale partendo dal risultato del progetto? // Cosa è stato già sperimentato nell’architettura del paesaggio e quali sono i campi affini che hanno approcci simili seppur non specifici? // Come sperimentare la lettura inversa (Reverse Reading) del processo nel progetto di paesaggio? // Quali implicazioni e risultati può avere l’applicazione del Reverse Reading nella pratica e nella teoria dell’architettura del paesaggio? Alcuni degli argomenti più dibattuti nel campo della progettazione gravitano attorno a queste domande. Il consistente numero di studi e ricerche sul tema ha alimentato e continua ad alimentare il dibattito nutrendolo di strumenti originali, nuovi metodi e teorie, collaborazioni

(20)

6

transdisciplinari in grado di far avanzare la conoscenza della progettazione e nello specifico la teoria e la pratica delle ‘Scienze del Paesaggio’3.

Il capitolo 2 (LANDSCAPE DESIGNING PROCESS) fotografa lo stato dell’arte degli studi e ricerche che indagano sul ruolo del processo progettuale, in particolare nel progetto di paesaggio. Dallo stato dell’arte delle ricerche consultate non sono emersi studi o sperimentazioni che apertamente dichiarino di applicare una lettura inversa all’analisi e comprensione del processo nella progettazione del paesaggio. È un campo quindi ancora poco battuto nella nostra materia e aperto a cooperazioni con discipline vicine che potrebbero in qualche modo contribuire all’avanzamento del metodo nel campo dell’architettura del paesaggio. Il lavoro si inserisce in uno spazio di ricerca ancora poco esplorato e partendo da questa premessa il capitolo 3 (REVERSE READING) punta la lente d’ingrandimento su strategie e metodi di ricerca da cui attingere.

Il capitolo 4 (RECIPE) ha l’obiettivo di definire un sistema aperto in grado di guidare la lettura interpretativa del caso studio analizzato. Dallo studio di teorie e pratiche messe in campo nei progetti di paesaggio contemporanei, emergono regole condivise che contribuiscono a definire una tassonomia di strumenti e pratiche comunemente utilizzati nella progettazione del paesaggio. Questa semplificazione ricorda il procedimento di una ricetta.

Il capitolo 5 (FIELDWORK) è dedicato alla fase ‘esplorativa’. I capitoli precedenti ne hanno definito la struttura, in Fieldwork viene raccontata l’esperienza della research in residence che ha permesso di sperimentare il Reverse Reading al caso studio selezionato. La lettura di FIELDNOTES, appendice della ricerca, aiuta a capire la natura dei progetti scelti e a disporre di informazioni dirette sul processo progettuale.

L’obiettivo della sperimentazione è quello di ripercorrere l’approccio e il pensiero che c’è dietro il processo progettuale partendo dal progetto e ripercorrendo a ritroso le fasi che lo hanno generato. Attraverso l’analisi di dieci progetti realizzati o in fase di progettazione, con l’osservazione diretta e la consultazione del materiale d’archivio, intervistando gli attori principali del processo progettuale, è stato possibile rileggere il progetto-ipertesto nei dieci Design Tale. Ogni racconto è descritto in una mappa che sintetizza e graficizza le fasi che hanno caratterizzato il processo progettuale (Design Map). I risultati emersi da questa ricerca esplorativa costituiscono l’evidenza dello studio.

L’impatto desiderato è quello di nutrire la cultura del progetto alimentandola con un dibattito che metta in luce il ruolo centrale del processo progettuale nella trasformazione, protezione e gestione dei paesaggi contemporanei.

Ekphrasis e Afterlife sono le riflessioni sul lavoro svolto rispettivamente dal punto di vista della ricerca e della pratica professionale; sono ragionamenti che contribuiscono a tenere vivo e arricchire il dibattito in corso.

#designing #landscape # process #reverse #reading #Exploratory Design Research #J&L Gibbons #Design Anthropology #Practice-Led Design Research

3 Pierre Donadieu definisce le Scienze del Paesaggio nel libro Scienze del Paesaggio. Tra teorie e pratiche (2014): “[…] le scienze dell’ideazione dei progetti di paesaggio si realizzano avendo la possibilità di mobilitare conoscenze filosofiche (fenomenologia, ermeneutica), letterarie, artistiche, scientifiche e tecnologiche”

(21)

7 This research is one of the first outcome of an academic training program (IN-PROJECT) conceived and implemented during the first year of my PhD course in landscape architecture. Since the first proposal, the Reverse Landscape Design Process was imagined as an innovative key-method to test the design process by a backwards reading of its stages.

At the light of this process, this PhD thesis is considered as a first step to nurture a more ambitious education program and to contribute to the discipline itself.

1.1 Research design and knowledge gap

My own professional experience in landscape architecture practice allowed me to test how the design process works. In fact, it is a powerful learning tool that informs about the project itself, but it is also a valid method to investigate the degrees of freedom of a certain intervention, through which it is possible to distinguish relationships between the people needs, their aspirations and the landscape scenarios where they live. The design process also stimulates individual critical skills: a fundamental tool to regulate the landscape design program to emerging market needs and professional growth. This research topic is interesting because, combining theoretical and empirical approaches, underlines design innovations and high-quality solutions not only ascribable to the design outcome but also to the process that produced this result.

The overarching research question for this thesis is:

How does the design process work in landscape architecture?

Studying the project as a research tool is one of the most innovative themes in the cultural debate on design disciplines like landscape architecture. Many conferences and international research programs investigate the role of the project in research fields (Research through/by Design or better Research through/by Designing). Consequently, there is an evidential need for the scientific and professional community to investigate this subject in deep, to understand what are the interpretative keys of the design process that highlight the quality of the designed landscapes. The research purpose is to experiment a reading of the landscape design process in reverse, starting from the final stage, and to provide new contributions and inspirations to the ongoing cultural debate. This is an experimental study: a research applied to the empirical areas of expertise that also aims to nurture theory.

1.2 Research method

Reverse Reading is the method tested and evaluated in this research.

The Reverse Reading adheres to the Exploratory Design method (Creswell, 2014). This is a mixed

method approach that requires the researcher to investigate the phenomenon in depth to produce evaluation tools (Plano Clark V.L., 2007, p.75). This choice prompted by the complexity of the research question.

The benefits of this approach are the flexibility, the adaptability and the possibility to work fostering new researches.

1.3 Research aim, questions and structure

The overarching research question is detailed into sub-questions to focus on the importance of analyzing the design process in landscape architecture.

What do design and process mean? // Why is it necessary to study and understand the process

dimension? // Why do we talk more and more often about designing than design? // What does design thinking mean and which are the mechanisms that distinguish it? // What are the design models that have marked the theory and practice of the twentieth-century landscape architecture? // What are the current researches on that subject?

(22)

8

Is it possible to understand how the design process works starting from the design outcome? // What has already been experimented in landscape architecture and what are the related fields that have similar approaches, even if not specific? // How to experiment the Reverse Reading? // What implications can derive from the theory of Landscape Architecture by applying this method?

Chapter 2 (LANDSCAPE DESIGNING PROCESS) introduces the state of art on studies and researches investigating the role of the design process within the landscape project.

The literature research has not revealed yet any study that openly declares to analyze in reverse the design process in landscape architecture.

The study provides new inspirations to fill this gap in our knowledge. Chapter 3 (REVERSE READING) illustrates a framework on strategies and research methods to make full use of them. The fourth part of the research, Chapter 4 (RECIPE), defines an open framework that runs the key tools and practices for the interpretative reading of the case study. Studying theories and practices of contemporary landscape practices, shared rules emerge and define a taxonomy of tools and practices commonly used in landscape design. This simplification reminds the procedure of a recipe as a creative process.

Chapter 5 (FIELDWORK) is the research core focused on the 'exploratory' phase. The previous chapters contributed to define the research strategy; Fieldwork, instead, is the laboratory, the ‘research in residence’ narration, and the storytelling of a functional experience to apply the Reverse Reading to a selected case study.

Reading FIELDNOTES, the appendix of the research, helps to understand each projects stage and gathers original data and details on the design process.

The experimentation aims to test the Reverse Reading on a selected landscape design firm and, starting from the results of ten chosen projects, to narrate in reverse the stages progression. Observing directly the place, consulting the design archive, interviewing the main actors of the design process, it was possible to read the design hypertexts and to describe them in ten Design Tales. Each story is graphically transcribed in a map that summarizes the design process itself (Design Map). The results emerging from this exploratory work constitute the evidence of the research.

The desired impact is to nurture the landscape architecture knowledge highlighting the central role of the design process to transform, protect, and manage contemporary designed landscapes. Ekphrasis and Afterlife are the final reflections on the work carried out respectively from the point of view of the researcher and the professionals; these are arguments that contribute to keep alive and enrich the current debate.

1.4 keywords

#designing #landscape # process #reverse #reading #Exploratory Design Research #J&L Gibbons #Design Anthropology #Practice-Led Design Research

(23)

9

(24)
(25)

11

“Some people think design means how it looks. But of course, if you dig deeper, it’s really how it works.”

Steve Jobs, former CEO, Apple

Cosa significa progetto e processo? // Perché è necessario studiare e migliorare il processo che c’è dietro ogni progetto? // Perché si parla sempre più spesso di designing? // In cosa consiste il pensiero progettuale e

quali sono i meccanismi che lo alimentano? // Quali sono i modelli progettuali che hanno segnato teoria e pratica dell’architettura del paesaggio del XX secolo? // Quali sono le ricerche oggi in corso sul tema? Il capitolo fotografa lo stato dell’arte degli studi e ricerche che indagano sul ruolo del processo progettuale (2.1) in particolare nel progetto di paesaggio (2.2). Il quadro d’insieme dei più significativi contributi allo sviluppo di pensieri e modelli progettuali nell’architettura del paesaggio del XX secolo (2.3) si conclude con uno rapido sguardo su ricerche, collezioni e archivi oggi interessati a sviluppare e diffondere la cultura del progetto con uno sguardo più attento alla dimensione del processo (2.4).

(26)

12

“Everyone designs.

The teacher arranging desks for a discussion. The entrepreneur planning a business.

The team building a rocket.

Their results differ. So do their goals. So do the scales of their projects and the media they use. Even their actions appear quite different.

What’s similar is that they are designing. What’s similar are the processes they follow. Our processes determine the quality of our products.

If we wish to improve our products, we must improve our processes; we must continually redesign not just our products but also the way we design.

That’s why we study the design process. To know what we do and how we do it.

To understand it and improve it. To become better designers”

Sono queste le prime pagine del compendio di modelli progettuali pubblicato da Dubberly nel 2005. ‘How do you design?’ è un testo ricco di spunti di ricerca, un interessante contributo al lavoro di definizione di una cornice conoscitiva del quadro complesso che tiene assieme numerosi metodi progettuali afferenti a diverse discipline che si occupano di progetto.

Perché è necessario studiare e migliorare il processo che c’è dietro ogni progetto? Dubberly introduce alcune parole chiave fondamentali a inquadrare lo stato dell’arte sulle ricerche e gli studi nel campo della progettazione. Tutti progettano, progettare è un’attitudine dell’uomo e pertanto lo studio del progetto è qualcosa che in qualche modo riguarda l’umanità intera.

Nonostante questo, obiettivi, scale, strumenti, pratiche e risultati della progettazione differiscono molto da un campo all’altro. Quello che li accomuna è il progettare (designing), il processo (process) che determina la qualità del prodotto (product).

Pertanto per migliorare il prodotto è necessario lavorare sul processo, sapere cosa e come lo ‘costruiamo’ (To know what we do and how we do it), capirlo e migliorarlo (To understand it and improve it) per diventare progettisti migliori (To become better designers).

Premessa della ricerca è che lo studio del processo progettuale nell’architettura del paesaggio possa svelare e mettere in luce peculiarità della progettazione difficilmente evidenziabili con la sola analisi o osservazione dell’opera, risultato del progetto.

(27)

13 Cosa significa progetto e processo? Perché si parla sempre più spesso di designing?

progetto = dal lat. PROJECTUS azione di gettare avanti da PROJICERE porre e propr. gettare avanti, composto di PRO avanti e JACERE gettare (v. Gettare e cfr. Congettura). Ciò che si ha intenzione di fare in avvenire; il primo disegno, abbozzo di una cosa.

processo = lat. PROCESSUS che prop. è il participio passato di PROCEDERE andare avanti (v. Procedere). Prop. Avanzamento, Progresso; Serie di fatti, di atti, di operazioni; e nel foro tutti gli atti per i quali si va innanzi a una causa civile o penale.

Progetto e processo hanno stessa radice lessicale, entrambi i termini non sono statici ma contengono in essere una natura dinamica e iterativa. Sono lemmi che contemplano nel loro significato la dimensione futura.

Nella lingua inglese il termine design viene utilizzato sia come nome che come verbo (Steinitz, 1995) la distinzione risulta così ancora meno chiara.

design = n 1 nc a drawing or outline from which something may be made, 2 nu the art of making such drawings, 3 nu the general arrangement or plan, 4 nc a pattern as ornament, 5 nc, nu an intention; plan.

design = v 1 vt, vi to prepare a plan, sketch etc of something to be made, 2 vt to intend, plan something.

La parola design ha origine dall’italiano disegno e dal francese dessin, quindi il significato è strettamente connesso al lavoro artistico o ad un nuovo prodotto il cui punto di partenza è il disegno.

Ciò nonostante non è facile formulare una definizione universale del termine, anche perché la storia del design è diventata sempre più complessa e si è arricchita nel tempo di multiformi e trasversali apporti teorici e pratici (tecnologia, sociologia, antropologia ecc.).

La parola design ha acquisito man mano un’accezione positiva soprattutto nel marketing e nei mass media, concetto che non ha molto a che vedere con la storia del design e la disciplina in sé. Questo ha complicato ulteriormente qualsiasi tentativo di attribuire un significato univoco al concetto di design. Inoltre, i grandi cambiamenti che hanno mutato la pratica del design non hanno aiutato a far chiarezza sul tema.

È pertanto necessario, nel momento in cui si parla di progettazione, parlare di designing e non di design. Questa accortezza diventa imprescindibile nella progettazione del paesaggio dove i processi che governano le trasformazioni “hanno un loro «moto», una loro scala di tempo” (Turri, 1979, ed.2014) e assecondano le mutazioni naturali, politiche, economiche, culturali e sociali del paesaggio.

Steinitz (1995) afferma che preferisce pensare il verbo design come l’azione di formulare una domanda e il sostantivo design invece come il carattere della risposta. Per capire come funziona

(28)

14

la progettazione appare necessario quindi proporre un framework4 di domande generali che

caratterizzano il processo progettuale (design come verbo) e una guida per le risposte declinata in esempi progettuali alle diverse scale d’intervento, in differenti momenti, tipi e culture (design come sostantivo). Quando si parla di design come sostantivo si intende l’idea tangibile, l’opera progettuale e il suo significato, ma anche un potente mezzo sociale di comunicazione. Quando si parla di design come verbo si fa riferimento al processo.

Steinitz definisce così la parola design:

“…the word design is both either a noun [and] a verb. In the book, I treat it mainly as a verb. By design means intentionally. [Herbert] Simon's definition is, ‘Everyone designs who devises courses of action aimed at changing existing situations into preferred ones.’ And that's a verb. It's a process”5.

John Christopher Jones definisce design:

“as the process of devising not individual products but whole systems or environments such as airports, transportation, hypermarkets, educational curricula, broadcasting schedules, welfare schemes, banking systems, computer networks; design as participation, the involvement of the public in the decision-making process; design as creativity, which is supposed to be potentially present in everyone; design as an educational discipline that unites art and science and perhaps can go further than either”

per poi chiarire il significato di designing:

“and now the idea of designing WITHOUT A PRODUCT, as a process or way of living in itself.” (1991).

Nigel Cross sostiene che:

“designing is not a search for the optimum solution to the given problem, but that is an exploratory process. The creative designer interprets the design brief not as a specification for a solution, but as a starting point for a journey of exploration […] I do not want to imply here that designing is indeed a mysterious process, but I do want to suggest that it is complex” (2011, p.8).

Anche Lenzholzer, Duchhart, Koh (2012) parlando di rapporto tra ricerca e progetto di paesaggio chiariscono la loro posizione sull’uso del gerundio:

“By ‘designing’ we mean the process of giving form to objects or pace on diverse levels of scale and when we speak about ‘design’, we mean the results of a design process. The process of ‘designing’ can include creation of ‘designs’”.

Pertanto questo lavoro di ricerca prende in prestito la definizione chiarita da Lenzholzer, Duchhart, Koh e distingue il processo progettuale (designing) dal progetto (design) (Lenzholzer, Duchhart, Koh, 2012; Dubberly, 2005; Lawson, 1990; Jones, 1991; Steinitz, 1995; Weidinger, 2015).

4 Carl Steinitz nell’articolo Design is a Verb; Design is a Noun (1995) chiarisce il rapporto che esiste tra teoria, modelli e framework: “A theory looks at the past and possibly the present; a model attempts to look to the future, based on the past; a framework is time-neutral; it can help you to look backward or forward. As an aside, and it may seem heretical, but I think theory is overused as a teaching mode, while models and frameworks are underused.”

(29)

15 Esiste una distinzione netta tra processo progettuale e il suo risultato. Il primo è l’interazione che esiste, in qualsiasi fase della progettazione, tra problemi e obiettivi progettuali e non può essere confuso con il secondo che rappresenta il prodotto di tale percorso. Sarebbe opportuno distinguere ancora tra processo, pensiero e metodo progettuale.

Il processo progettuale è il grande ombrello che contiene le altre due dimensioni del progetto: il pensiero e il metodo. Il pensiero raccoglie le attitudini mentali e cognitive necessarie a risolvere problemi progettuali; il metodo solitamente si riferisce alle fasi o azioni intraprese per generare quel determinato risultato.

Il pensiero progettuale è la dimensione più creativa del processo progettuale, il metodo quella più facilmente sistematizzabile. Intuizione e creatività fanno capo alla sfera del pensiero e spesso, grazie a queste, le problematiche poste trovano risposte progettuali. Allo stesso tempo un metodo rigoroso è necessario per dare credibilità all’intero progetto.

Lo studio del processo progettuale, ha un fine comune ovvero quello di sviluppare processi e procedure che possono essere esaminati e implementati al fine di far crescere la dimensione culturale e professionale del progetto.

Per comprendere meglio come il processo progettuale funziona, è fondamentale tracciare un sintetico quadro dello sviluppo di ricerche e teorie sul tema nell’ultimo secolo.

John Christopher Jones (1970) suddivide in quattro ere la storia della cultura del progetto. La prima corrisponde all’era della ‘Craft Evolution’ che termina nel Rinascimento. È un lungo periodo caratterizzato dall’artigianalità della progettazione sperimentata nella vita collettiva. Segue l’era del ‘Design by Drawing’ durante la quale il progetto è affidato al singolo progettista demiurgo che si avvale della ‘scatola nera’ delle strategie progettuali.

Gli anni ’20 segnano un momento importante della storia moderna del design. In quegli anni teorie e ricerche su scienza e progetto iniziano a cooperare al fine di analizzare da vicino i prodotti della progettazione. Era quello un momento in cui si parlava soprattutto del rapporto arte-progetto e della necessità di adottare nuovi metodi progettuali6.

Negli anni ’50 si concretizzano i primi tentativi di aprire la ‘scatola nera’ del progettista per condividere il processo progettuale. È l’era del ‘System Designing’, la risposta alla nascente esigenza di collaborare in gruppi multidisciplinari e confrontarsi su metodi e approcci.

Gli anni ’60 sono quelli della sperimentazione e dell’utilizzo di nuovi linguaggi progettuali. Al processo progettuale viene sempre più riconosciuto un ruolo centrale. La posizione di Mies van der Rohe è chiaramente espressa nelle due lettere con cui, nel 1927, manifesta a Walter Rietzler, direttore di ‘Die Form’, nuova rivista del Deutscher Werkbund, il suo dissenso per il nome attribuito alla testata:

“La forma è effettivamente uno scopo? O non è piuttosto il risultato di un processo di formazione? Non è il processo l’essenziale? Un piccolo cambiamento delle sue condizioni non ha come conseguenza un risultato diverso? Un’altra forma?” (Neumeyer, 1996).

6 “Our epoch is hostile to every subjective speculation in art, science, technology, etc. The new spirit, which already governs almost all modern life, is opposed to animal spontaneity, to nature's domination, to artistic flummery. In order to construct a new object we need a method, that is to say, an objective system.” Theo van Doesburg

(30)

16

Buckminster Fuller definì gli anni ’60 la design science decade (Cross, 2001) e si adoperò per il sostegno di una design science revolution che avrebbe dovuto risolvere con la tecnologia i problemi della società a cui la politica e l’economia non erano riuscite a dar risposta.

Questo fermento di idee trova un tavolo di discussione interdisciplinare durante la prima conferenza sul tema, Conference on Design Methods7 ospitata a Londra nel 1962, evento che segna

l’inizio dell’indagine scientifica sui processi e metodi di progettazione e una prima tappa nello sviluppo della progettazione come ambito multidisciplinare collettore di diverse prospettive complementari.

Alla fine degli anni ’60 Herbert Simon (1969) ribadisce la necessità di riconoscere al progetto una propria autonomia e sollecita le università a sviluppare una science of design, una nuova scienza che dovrà occuparsi del pensiero e dell’analisi empirica e formale del processo progettuale.

Negli anni’70 si assiste ad una reazione opposta. Al tentativo di definire un metodo progettuale fa seguito l’era della ‘Technological Change’; Christopher Alexander (1964, 1977) e John Christopher Jones (1963, 1970, 1991) sono i pionieri del movimento. Questi pensieri rivoluzionari sono strettamente connessi al contesto socio-culturale diffuso in occidente al finire degli anni ’60, ma anche alla dilagante applicazione di metodi scientifici a qualsiasi tipo di progettazione e scala. Già allora, numerose erano le difficoltà emerse nell’adattare queste teorie ad ambiti progettuali più complessi come la pianificazione.

La prima edizione di ‘Design Methods’ fu pubblicata da John Christopher Jones nel 1970. Il libro è forse uno dei suoi più importanti contributi alla materia, pubblicato in un periodo di transizione in cui si lavorava a migliorare la qualità del progetto rispondendo ai rapidi cambiamenti della natura degli obiettivi progettuali. L’idea ormai obsoleta del design come disegno di oggetti viene superata dalla dimensione dinamica dell’attività progettuale (Steinitz, 1990, 1995; Jones C.J., 1991).

Nella sua pubblicazione Designing designing (1991) John Christopher Jones scrive della sua idea del design senza prodotto, come un processo o un modo di vivere e pensare.

Jones iniziò a occuparsi di metodi progettuali mentre lavorava come progettista per una famosa compagnia elettrica in Inghilterra. A quel tempo, frustrato dalla superficialità dell’industrial design, iniziò a dedicarsi allo studio dell’ergonomia cercando di capire come funzionava il pensiero creativo, osservando in azione il processo progettuale degli ingegneri, al fine di migliorare il prodotto. L’analisi dimostrò che gli ingegneri non riuscivano a contemplare la razionalità nel loro processo, pertanto Jones si impegnò a ripensare il processo progettuale al fine di dimostrare come razionalità e intuizione possano coesistere e nessuna escludere l’altra.

Queste idee dettero un grande impulso a nuovi studi e ricerche che negli anni ’80 trovarono terreno fertile soprattutto nelle teorie progettuali in campo ingegneristico.

Un altro significativo impulso fu la nascita di numerose riviste e magazine specializzati in ricerche, teorie e metodi interessati al design8.

7 Nel 1966 è stata istituita la Design Research Society DRS, società impegnata a promuovere e sviluppare la ricerca sul design. È la società mondiale più consolidata che unisce la comunità scientifica di ricerca sul design. Le conferenze internazionali organizzate ogni due anni

riuniscono ricercatori provenienti da tutto il mondo e interessati alle differenti aree di ricerca nel campo della progettazione <http://www.designresearchsociety.org/cpages/home>.

8 Alcuni nomi di riviste sul tema sono; Design Studies, Design Issues, Research in Engineering Design, Journal of Engineering Design, Journal of

(31)

17 Figura 2 - Hugh Dubberly, Design process after John Chris Jones, in How do you design (2005), p. 57

Durante la conferenza ‘Design: Science: Method’ organizzata dalla Design Research Society nel 1980, si convenne che il design non aveva più nulla da imparare dalla scienza, ma forse la scienza aveva ancora qualcosa da apprendere dal design.

Donald Schön (1983) avanzò così una posizione critica nei confronti della science of design teorizzata da Simon vent’anni prima. La sua è una critica soprattutto all’approccio fino ad allora diffuso e volto a risolvere problemi ben definiti, al contrario, secondo Schön, la realtà pratica è molto più complessa e il progetto viene sempre più spesso chiamato a risolvere questioni più intricate di quelle prevedibili. Schön propone la ricerca di un’epistemologia della pratica implicita nei processi intuitivi e creativi, attività che chiama Reflective Practice. Il suo approccio si distingue per la fiducia riposta nelle abilità dei professionisti e per il tentativo di comprendere queste competenze invece che soppiantarle con modelli progettuali imposti.

Queste idee vengono discusse in numerosi convegni e pubblicazioni durante gli anni ’90 e raccolte in un nuovo contributo alla disciplina che unisce conoscenza, pensiero e azione, la design thinking research (Cross, 2006, 2011; Razzouk R., Shute V., 2012).

In uno dei suoi più famosi testi, ‘Design Thinking. Understanding How Designers think and work’ (2011), Nigel Cross esplora i segreti nascosti del pensiero progettuale cercando di capire cosa sta dietro il pensiero e il lavoro del progettista. La premessa è che il design thinking appartenga al mondo cognitivo ed è pertanto una componente distintiva e creativa dell’umanità (Cross, 2011, p.3).

(32)

18

Quindi, in cosa consiste il processo progettuale e quali sono i meccanismi che lo alimentano? Uno dei concetti più usati per spiegare il processo progettuale, è la natura abduttiva del pensiero progettuale: una logica differente dal più familiare ragionamento deduttivo e induttivo, l'unica forma di ragionamento suscettibile di accrescere il nostro sapere e permettere di ipotizzare nuove idee, di indovinare e di prevedere.

Un altro tema centrale è che il pensiero creativo si evolve grazie a soluzioni che emergono durante il processo, idee che non erano minimamente prevedibili all’inizio e che possono restare incerte e ambigue fino alla fine.

Inoltre l’attività progettuale sembra essere impossibile senza il disegno o le interazioni con rappresentazioni esterne (modelli, prototipi, diagrammi). Bryan Lawson negli anni ‘90 ha intervistato i più famosi architetti e ha notato come il disegno accomuna tutti i loro approcci progettuali (Lawson, 1994).

Il pensiero progettuale è spesso considerato misterioso. È stato chiesto a Tim Brennan, responsabile della Apple Creative Services, di rappresentare il processo progettuale e lui ha disegnato questo modello che ne cattura aspetti importanti:

Figura 3 - Hugh Dubberly, Design process for Tim Brennan, in How do you design (2005), p. 10

- le potenzialità in gioco

- la sua somiglianza ad una ‘passeggiata casuale’ - l'importanza dell'iterazione

- la sua irriducibile natura di ‘black-box’

Spesso i progettisti descrivono il loro procedere nella progettazione come un processo che genera molte soluzioni (pensiero divergente) e che successivamente le riduce (pensiero convergente). Christopher Alexander (1964) e altri (Plowright, 2016) hanno descritto questa operazione come un processo che scompone un problema per poi sintetizzare, riordinare e ricomporre i pezzi. Questa scomposizione-ricomposizione corrisponde alla natura divergente-convergente del pensiero progettuale.

(33)

19 Figura 4 - Hugh Dubberly, Diverge / Converge vs Narrow / Expand, in How do you design (2005), p. 22

Ma possiamo descrivere facilmente il processo anche invertendo la sequenza. L’analisi di un problema porta all'accordo, alla definizione, e quindi ad un processo convergente. A quel punto si verifica il ‘miracolo’ della trasformazione in cui nasce l’idea e viene risolto il problema. Successivamente il progettista elabora quel concetto con maggiore dettaglio in un processo divergente.

Basandosi sul modello del pensiero divergente-convergente, Plowright (2016) ipotizza uno schema che meglio definisce la complessità del progetto. Il metodo progettuale è una collezione di esplorazioni cognitive e strumenti analitici messi in sequenza, allineati con una selezione di valori e finalizzati a sostenere determinati risultati.

Pertanto il modello reale si presenta più complesso e si avvicina ad un sistema articolato di più processi decisionali divergenti-convergenti che mettono in relazione differenti discipline.

Figura 5 - Struttura del metodo progettuale ipotizzata da P.D. Plowright (2016)

Nonostante sia consistente il numero di modelli che schematizzano il processo progettuale, non esiste uno universale poiché ogni progetto è unico e dipende dalla scala, dai bisogni, dalla storia, dalla cultura, dagli usi e funzioni (Duberrly, 2005).

(34)

20

Ad ogni modo, come non esiste un processo universale, esistono invece principi di progettazione universalmente condivisi che aiutano il progettista a porsi i giusti quesiti e a sapere come scegliere tra le numerose risposte (Steinitz, 1995).

Inoltre, nonostante la forte eterogeneità dei processi progettuali, nessuno è lineare e, poiché sono i progettisti a prendere delle decisioni, nessun processo progettuale può prescindere dalla dimensione soggettiva e creativa.

Nel momento in cui si sviluppa un’idea nata dall’intuizione e dall’analisi, questa deve essere testata, misurata e analizzata. Successivamente la forma e il concept possono subire modifiche e il processo ricomincia. Questo crea un ritmo circolare tra intuizione e realtà. Nel momento in cui il risultato del test è negativo, il progettista riparte con differenti punti di vista per affrontare il tema progettuale e incorniciarlo in un nuovo processo decisionale.

Il processo ha un valore non trascurabile per la progettazione. Un buon processo progettuale aiuta il progettista a conoscere prima quali saranno le figure coinvolte, quali gli obiettivi e i parametri con i quali lavorare. Allo stesso tempo una pianificazione chiara e trasparente del processo può aiutare a ricevere feedback durante l’intero percorso. Questo predispone il progettista a non avvicinarsi al progetto con un approccio top-down ma a coinvolgere il i soggetti interessati nell’ iter decisionale con più iniziative bottom-up.

Dubberly sintetizza il processo creativo in un modello complesso che mantiene sempre la sua struttura iterativa e ricorrente.

Il processo creativo infatti non è solo iterativo ma è anche ricorsivo. Viene messo in gioco a grande e piccola scala definendo gli obiettivi e i concetti più ampi e raffinando i più piccoli dettagli. Si ramifica come un albero e ogni scelta ha ramificazioni che non possono essere previste in anticipo.

Qual è il futuro del designing come disciplina?

Durante un symposium tenuto al Politecnico di Milano, Nigel Cross (2001) afferma che, così come le altre culture delle scienze e delle arti si concentrano sulle forme di conoscenza specifiche per lo scienziato o l'artista, noi come progettisti dobbiamo concentrarci sui modi di progettare, conoscere, pensare e agire (“on the ‘designerly’ ways of knowing, thinking and acting”, Cross, 2006). Donald Schön e altri ricercatori che hanno contribuito allo sviluppo della cultura della progettazione, hanno realizzato che questa pratica ha una propria cultura intellettuale forte e specifica e che la ricerca dovrebbe evitare di sfruttare culture scientifiche importate da altre discipline.

Questo non significa ignorarle completamente, al contrario dobbiamo attingere da queste e costruire una solida cultura intellettuale del design (Cross, 2001).

(35)

21 Figura 6 - Hugn Dubberly, Creative Process

(36)

22

Esiste una solida opinione che l’architettura del paesaggio segua un processo progettuale che abbraccia un approccio pratico, teorico e tecnologico e valori culturali, etici e sociali, tutte componenti del paesaggio.

Inoltre il tempo è un fattore centrale in quanto il paesaggio è governato da leggi naturali e fenomeni sociali che mutano ciclicamente.

Paolo Bürgi (Fabiani Giannetto, 2009) spiega che il processo progettuale nell’architettura del paesaggio interessa molti anni di lavoro e lo paragona al percorso artistico di Constantin Brâncuși. Lo scultore impiegò più di vent’anni per creare quella che per lui era l’essenza di un bambino (Figura 2). Dapprima scolpì realisticamente la testa definendo naso, labbra, capelli e altri dettagli. Negli anni iniziò a semplificare l’opera sottraendo tutti quegli elementi superflui che non aiutavano a definire la sostanza del soggetto. Gli ultimi risultati sono stati dapprima il solo abbozzo del naso e infine la scultura si è trasformata in una semplice pietra ovale dove si possono solo immaginare naso, labbra e capelli.

Il percorso creativo è un processo molto lento che consente, una volta raggiunta la maturità, di vedere ciò che non esiste con gli occhi dell’immaginazione e della creatività.

Semplificare rimuovendo il superfluo è per Bürgi un’azione necessaria per creare un dialogo tra nuovo intervento e il luogo in cui si inserisce, ed è anche un’azione necessaria per trasmetterne il significato.

Questa operazione di sottrazione è la stessa che Louis Barragan e Carlo Scarpa utilizzano nei loro progetti.

Ed è lo stesso procedimento adottato da Michelangelo nelle sue sculture: "Tu vedi un blocco, pensa all'immagine: l'immagine è dentro, basta soltanto spogliarla" (M. Buonarroti).

Un altro andamento tipico del processo creativo è il procedere per fasi, per sovrapposizioni di layer. Pablo Picasso era solito produrre un’innumerevole quantità di disegni prima di arrivare al risultato finale e ciascun foglio racchiude un momento conoscitivo e creativo dell’artista. L’arte è stata sempre attenta alla dimensione processuale del progetto. Penone afferma che “nella scultura ci sono tanti aspetti che sono interessanti e che emergono attraverso il processo. L’opera è il risultato di questi processi, che a volte sono interessanti quanto l’opera stessa” (Natalini, Risaliti, 2014).

Non solo nella pratica ma anche nella teoria, l’architettura del paesaggio è interessata all’aspetto processuale del progetto.

Numerosi studi infatti indagano il rapporto tra ricerca e progettoper verificare e sperimentare i contributi che la pratica apporta alla teoria, e viceversa, e come queste dialogano tra loro. Ma cosa è la teoria e a cosa serve?

Inizia così il primo capitolo del libro ‘Theory in Landscape Architecture’ (Swaffield, 2002). Il testo ha come obiettivo quello di ripercorrere criticamente la storia e l’evoluzione della teoria nell’architettura del paesaggio e individuare nuovi approcci che guardano il processo come strumento innovativo della progettazione.

Esistono diversi ruoli riconosciuti alla teoria: strumentale, critico e interpretativo.

La teoria strumentale ha come fine quello di generalizzare e codificare la conoscenza come base per la pratica e deriva da osservazioni empiriche (Eckbo, 1950) ma può anche evolversi sulla base di esperienze pratiche (Lynch, Hack, 1984).

(37)

23 La teoria critica ha un approccio che mette in discussione il pensiero. Nella sua accezione più costruttiva si trasforma da prodotto passivo della cultura in uno strategico attivatore di cultura (Corner, Hirsch, 2014). Questo lavoro, criticando la conoscenza attuale, destabilizza la disciplina stimolando la ricerca di nuove forme di conoscenza e nuovi metodi di lavoro. Per lungo tempo, il pensiero critico ha avuto un approccio orientato allo sviluppo di discorsi logico-grammaticali, di teorie di teorie, più che a strutture logiche derivate da esperienze pratiche. Negli ultimi anni si è assistito ad un impoverimento dell’aspetto empirico e il pensiero critico si è sempre più allontanato dal processo creativo (Corner, Hirsch, 2014).

La teoria interpretativa sta nel mezzo dei due precedenti approcci. Non intende predire e controllare il mondo come la teoria strumentale e né distruggerlo come fa quella critica, aiuta invece a capire la realtà senza doverla modificare.

Questi tre ruoli spesso si sovrappongono nell’analisi critica del processo progettuale dell’architettura del paesaggio, per dar vita a nuovi e alternativi approcci (Corner, Hirsch, 2014) che contribuiscono all’avanzamento scientifico della disciplina.

(38)

24

Quali sono i modelli progettuali che hanno segnato teoria e pratica dell’architettura del paesaggio del XX secolo?

Nel XX secolo, con il passaggio dal movimento moderno al post-modernismo, il pensiero progettuale ha subito un radicale cambiamento. In quel momento storico anche l’architettura del paesaggio è stata chiamata a dare nuove risposte tecniche e progettuali ai nascenti bisogni e problemi sociali.

Il movimento moderno incoraggiava un approccio più individuale che vedeva il progettista interpretare il ruolo dell’artista creatore onnipotente. Le teorie si basavano sul principio che la forma segue la funzione. Il post-modernismo, invece, ha spostato l’attenzione su temi quali la responsabilità, la sostenibilità, la tutela ambientale e la salute dell’uomo (Swiffield, 2002). La complessità di tali fattori ha incoraggiato i progettisti a riconoscere il ruolo chiave del processo in qualsiasi attività di progettazione e questo ha a sua volta generato un decisivo avanzamento sia della pratica ma soprattutto della teoria del progetto di paesaggio.

Parallelamente all’evoluzione del pensiero e della teoria, sono stati sviluppati numerosi modelli allo scopo di sintetizzare e rendere leggibile il processo nella progettazione del paesaggio. I ‘Red Books’ di Humphrey Repton sono stati i precursori degli attuali report di progettazione, allo stesso modo Frederick Law Olmsted scrisse profusamente dei principi sociali e artistici che guidavano la sua progettazione.

Negli anni ’50 del secolo scorso si iniziava a parlare della necessità di definire la struttura del processo progettuale. Iniziavano così a prender piede approcci che riflettevano sia l’idea del progetto che si genera per fasi successive di analisi e sintesi, sia il principio secondo il quale il progetto nasce dall’intuizione creativa del progettista.

In quel periodo la sempre più stretta cooperazione tra progetto e ricerca, progetto e scienza, ha di conseguenza stabilito un legame più forte tra teoria e pratica anche nell’architettura del paesaggio. È stato pertanto naturale che l’approccio progettuale si sia spostato velocemente sul campo della sperimentazione per meglio individuare nuove opportunità e potenzialità inespresse del processo progettuale.

Nel 1967 Ian Hamilton Finaly affermava che “il giardino non è un oggetto ma un processo”. Alla fine del secolo scorso, parallelamente ai veloci cambiamenti tecnologici ed esistenziali e alle nuove esigenze e richieste sociali, si sono sviluppati approcci sempre più complessi che molto spesso sovrappongono e mettono in relazione processi progettuali differenti.

Il modello ‘analisi-sintesi’ può essere considerato uno dei paradigmi dell’architettura del paesaggio, poiché fortemente influenzato da una delle figure chiave della materia: Ian McHarg. Questo modello definisce il progetto come un processo nel quale applicare regole standard, analizzare dati generali e specifici, testare e sviluppare nuove idee.

È un processo progettuale che assimila la ricerca acquisendo conoscenza, comprendendola e applicandola.

Negli Stati Uniti, agli inizi degli anni ’50, Hideo Sasaki indagava il processo mentale, utilizzato per arrivare a quel determinato risultato progettuale, come un mezzo per risolvere problemi simili legati a situazioni e progetti diversi. Questa è una delle potenzialità del processo progettuale, le cui fasi riconoscibili sono: ricerca, analisi e sintesi.

Riferimenti

Documenti correlati

Tentativi di riforma del servizio radiotelevisivo

◼ L’uovo fecondato, dopo 3-5 giorni, arriva nella cavità uterina; durante il suo transito nella tuba prende il nome di MORULA. (ammasso di cellule dall’aspetto di

iv       华国的生活水平明显提高了很多,但是还有一些难处要解决(比如 1989 年的天安门 大事)。

For donor countries, which category with certain reservations includes all of the countries of the region save only Russia and Belarus, particularly poignant are the problems of

Quindi una lingua particolarmente ricercata (nel senso di scarsa di omonimi, piena di sinonimi o perifrasi, tecnicismi e citazioni dotte anche latine), cortese

In particolare, al fine di illustrare gli strumenti finalizzati ad agevolare coloro che sono chiamati a governare una azienda e a gestirne la liquidità, verrà proposto un

residence time as a function of the operating temperature of the reactor using numerical integration of the plug-flow model, by assuming isothermal the reactor, and neglecting

A confined stabilized soil pile (CSSP) is proposed in this paper as a new kind of foundation treatment method. It is constructed by filling the stabilized soil, which is made by