Epidemiologia dello Stroke
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(2) ICTUS IN ITALIA È LA TERZA CAUSA DI MORTE DOPO LE MALATTIE CARDIOVASCOLARI E LE NEOPLASIE, CAUSANDO IL 10-12 % DI TUTTI I DECESSI PER ANNO E RAPPRESENTA INVALIDITÀ. LA. PRIMA. CAUSA. DI.
(3) ICTUS IL TASSO DI PREVALENZA DI. ICTUS. NELLA. POPOLAZIONE. ANZIANA. ITALIANA È DEL 6.5 %.
(4) ICTUS L’INCIDENZA. AUMENTA. PROGRESSIVAMENTE. CON. L’ETÀ (IL 75% DELLE PERSONE COLPITE HA PIÙ DI 65 ANNI) CON TASSO DI INCIDENZA MEDIA SUPERIORE AL 2%O.
(5) ICTUS LA MORTALITÀ NEL PRIMO MESE DALL’EVENTO. È. DEL. INVALIDITÀ RESIDUA NEL 40% DEI SOPRAVVISSUTI. 30%. CON.
(6) Dati epidemiologici sull’ictus . Tipo di dati forniti dalle Aziende. 1). attività degli Ospedali. ¾. numero delle dimissioni dagli Ospedali dell’Azienda (forniti da aziende ospedaliere o miste); oppure dimissioni di propri residenti da Ospedali regionali (forniti da aziende miste o territoriali);. ¾. ¾. Dati derivati da fonti diverse e selezionati con criteri diversi: Scheda di Dimissione Ospedaliera (DRG 14, oppure codici ICD9-CM, da 431 a 436, in prima diagnosi variamente combinati) registri interni ai reparti (diagnosi clinica). 2). attività dei Servizi Territoriali. ¾. numero di pazienti gestiti dai servizi (registri cartacei). . ¾.
(7) Dati epidemiologici sull’ictus Numerosità . complessiva. dimissioni da ospedali per acuti con diagnosi di ictus nel 2001: totale dei numeri forniti dalle Aziende 2.903. Confronto . con i dati ricavati dal Sistema informativo regionale:. dimissioni con DRG 14 da ospedali regionali (escluse le strutture private ed i casi pediatrici): 3.121 (dati più dettagliati nella tabella seguente). . pazienti dimessi con DRG 14 da tutti gli ospedali regionali (eliminati i ricoveri ripetuti nello stesso o in altri ospedali; esclusi i pazienti pediatrici): 2.888.
(8) Dimissioni con DRG 14 da ospedali regionali (comprese le strutture private) Reparto che dimette:. Aziende coinvolte nell’inchiesta (10). Ospedali privati. TOTALE. Medicina. 1.611. 45. 1.656. Neurologia. 1.122. 0. 1.122. Riabilitazione. 244. 35. 279. TI/Ade e Neurochirurgia. 140. 0. 140. 4. 0. 4. 3.121. 80. 3.201. Altre U.O. TOTALE.
(9) Dati epidemiologici sull’ictus Commenti La. discrepanza tra i numeri forniti dalle aziende e quelli ricavati direttamente interrogando il SISR è attribuibile sostanzialmente alla non omogeneità del tipo di dati riportati, poiché la fonte è la stessa. Si rilevano importanti differenze tra i numeri ricavati dal SISR e quelli dei registri interni alle U.O. (es. 175 contro 255 in un reparto; 103 contro 220 in un altro) Per interpretare queste differenze vanno tenuti presenti le caratteristiche ed i limiti dei diversi sistemi di raccolta dei dati: Sistema Informativo (archivi delle dimissioni ospedaliere) . dati orientati più in senso amministrativo che clinico (probabile sottostima). Registri . interni delle U.O.. mancano criteri diagnostici condivisi, riproducibili, ed una verifica esterna dell’accuratezza classificativa Æ dubbia attendibilità e.
(10) Dati epidemiologici sull’ictus Considerazioni dimensioni. della casistica: notevole variabilità nelle diverse strutture ospedaliere (fase acuta e/o riabilitativa): da 9 a 755 dimissioni nel 2001. mortalità: solo. alcune Aziende o S.O. hanno fornito dati relativi alla mortalità intraospedaliera per ictus importante variabilità tra le diverse S.O. di ricovero, verosimilmente attribuibile alle differenze nelle caratteristiche della casistica (età, malattie croniche associate, gravità dell’ictus, ecc.) mortalità intraospedaliera per ictus variabile dal 7% al 55%.
(11) Dotazioni strutturali 1.. 2.. Ospedali che accolgono ictus in fase acuta. Ospedali che accolgono ictus in fase riabilitativa.
(12) Dotazioni strutturali Commenti Grande. variabilità di strutture, funzioni, organizzazione, disponibilità di tecnologie e personale.. Alcuni. tra i molti punti meritevoli di considerazione:. carenze nel campo della riabilitazione logopedica, cognitiva, occupazionale (molte aziende). . attività di formazione per supplire almeno in parte a tali carenze (Trieste; Spilimbergo/Maniago). . esperienza dell’Ospedale di San Vito (unità dedicata alla cura dell’ictus in un ospedale di rete). .
(13) Percorsi assistenziali in fase acuta dei pazienti con sospetto ictus Secondo. le informazioni raccolte dagli operatori nelle diverse aziende, i fattori che attualmente possono influire sul percorso assistenziale iniziale dei pazienti con sospetto ictus, a partire dal Pronto Soccorso ospedaliero, sono molteplici: 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. Nello. gravità del quadro neurologico instabilità delle funzioni vitali patologie associate (prevalentemente internistiche) dotazioni strutturali dell’ospedale (reparto di Neurologia, presenza di Stroke Unit, TAC, Terapia Intensiva/Area di Emergenza) orario di arrivo del paziente presenza di protocolli (aziendali, di ospedale, del Pronto Soccorso) preferenze dei pazienti/familiari. schema seguente vengono sintetizzati i percorsi in fase acuta, relativamente all’U.O. di destinazione, sulla base di due elementi classificativi: le condizioni dei pazienti e le dotazioni degli ospedali..
(14) Tip od io. Qu adr oc lin ico. spe. da le. Prognosi comunque molto severa e malattie croniche importanti Malattie croniche associate importanti. Ospedali senza TAC e TI/AdE. Ospedali di rete e regionali (in base alla dotazione). Medicina. Medicina. Medicina. Medicina. Medicina. Medicina. TI/AdE. TI. Instabilità dei PV o coma, senza malattie croniche importanti Quadro neurologico moderato/severo, senza malattie croniche importanti. Medicina. Quadro neurologico lieve, senza malattie croniche importanti. Medicina. S.U./ Neurologia/ Medicina. 173. 1.179. Numero di pazienti dimessi (DRG 14 esclusi osp. privati). Aziende ospedaliere (in base alla dotazione). S.U./ Neurologia/ Medicina. S.U./ Neurologia. S.U./ Neurologia. 1.564.
(15) Fase acuta - tempi di esecuzione degli accertamenti diagnostici e delle consulenze Tipo di accertamento o consulenza. Tempi. TAC cerebrale. da 45-60 m’ a 5-7 giorni. consulenza fisiatrica. da 1 a 7 gg. consulenza neurologica (in alcune sedi su richiesta). da 1 a 10 gg. ecodoppler dei TSA. da 1 a 10 giorni. ecocardiogramma. da 2 a 20 giorni. Come tempi di esecuzione si intendono gli intervalli tra la richiesta dell’esame/ consulenza e l’effettiva esecuzione, osservati nella routine, escluse le urgenze. Secondo quanto dichiarato, gli esami di laboratorio richiesti per il primo inquadramento diagnostico sono eseguiti in tutti gli Ospedali in tempi molto rapidi (< 60’), senza significative variazioni tra le diverse sedi..
(16) Percorsi assistenziali dei pazienti con ictus in fase post-acuta Principali. fattori che possono influire sul percorso nei singoli casi. . . Lo. condizioni cliniche complessive (patologie associate, complicanze) quadro neurologico/riabilitativo dotazione dell’ospedale/azienda (presenza di U.O. e/o sezioni di riabilitazione, RSA con funzioni riabilitative) presenza di protocolli (aziendali, interaziendali) preferenze dei pazienti/familiari. schema seguente sintetizza la situazione dei percorsi assistenziali attuali in base a due elementi classificativi: le condizioni dei pazienti e le dotazioni degli ospedali.
(17) Destinazione dei pazienti in fase postacuta: quadro clinico stabilizzato Condizioni cliniche. Quadro clinico stabilizzato. Situazione riabilitativa. Ospedali senza reparto o Ospedali con reparto o sezione riabilitativa sezione riabilitativa. Non necessaria ulteriore riabilitazione. Domicilio, ADI, RSA. Domicilio, ADI, RSA. Necessaria ulteriore riabilitazione. U.O.Medicina/Neurologia, RSA, ambulatorio. U.O. Riabilitazione. Esigenze riabilitative particolari. U.O. Riabilitazione di II livello, ambulatorio. U.O. Riabilitazione di II livello, ambulatorio.
(18) Destinazione dei pazienti in fase postacuta: quadro clinico non stabilizzato I pazienti con quadro clinico non stabilizzato (per complicanze. mediche,. o. patologie. associate. prevalenti) rimangono di regola nel reparto di accoglimento. sino. a. stabilizzazione. e. quindi. seguono i percorsi sopra riportati. Alcuni pazienti (in particolare quelli con malattie croniche/invalidità importanti) proseguono talora le cure e la riabilitazione in una RSA..
(19) Dimissione Per. quanto riguarda la dimissione, i percorsi si svolgono nella maggior parte dei casi secondo quanto definito negli accordi intra- o inter-aziendali per la continuità assistenziale. . . per le dimissioni protette viene fatta dal reparto la segnalazione -direttamente o tramite le assistenti sociali- ai distretti; nei casi complessi viene coinvolta l’UVD che provvede ad attivare eventualmente l’ADI, il servizio di assistenza domiciliare, il servizio riabilitativo distrettuale per le dimissioni semplici, oltre alla compilazione della lettera di dimissione, viene in taluni casi contattato direttamente il MMG. Vengono. compilate in ogni caso le schede di continuità assistenziale infermieristica e di continuità fisioterapica..
(20) . Linee guida e protocolli Tipo di documento e argomento. Numero di S.O.. Linee guida per la gestione dell’ictus in fase acuta. 6. Protocolli riguardanti la riabilitazione intra- e/o extra ospedaliera. 8. Protocolli per la continuità assistenziale tra ospedale e territorio e per i percorsi territoriali. 6. Protocolli su aspetti specifici delle cure (diagnosi, terapia). 4. In alcune aziende più strutture hanno proprie linee guida e protocolli, mentre altri protocolli sono interaziendali.
(21) . Documentazione clinica Caratteristiche della documentazione. Numero di S.O.. A) Ricovero in fase acuta cartelle (mediche, infermieristiche) dedicate specificamente al paziente con ictus. 4. schede di valutazione neurologica, globali od orientate a problemi specifici. 4. supporto informatico. 2. B) Ricovero in fase riabilitativa cartelle dedicate alla fase riabilitativa. 8. schede di valutazione neurologica e/o riabilitativa. 8. supporto informatico. 1.
(22) Documentazione clinica commenti . . . Tutte le strutture operative delle diverse aziende hanno: Cartelle cliniche ed infermieristiche (generiche) con schede per la valutazione del rischio dei decubiti (Norton, Waterlow) Schede di continuità assistenziale . infermieristica fisioterapica.
(23) Scale di valutazione neurologica Scale di valutazione •. •. Numero U.O.. globali: NIHSS. 5. altre (Scandinavian, NINDS, Glasgow). 3. orientate a problemi specifici: problemi cognitivi. 2. disfagia. 1.
(24) Scale di valutazione riabilitativa e di disabilità Scale di valutazione FIM. Numero U.O. 11. Barthel. 5. Rankin. 2. Motricity Index. 2. Altre. 2.
(25) Scale di valutazione neurologica Commenti Molte. U.O. anche dopo la conclusione dello studio STROKE 2000 hanno continuato ad utilizzare la scala FIM. La valutazione della disfagia con scheda dedicata non è diffusa.. Utilità. delle schede neurologiche e riabilitative:. ¾ clinica: formulazione di diagnosi, prognosi, piano terapeutico, documentazione medico-legale ¾ gestione di reparto: controllo riassuntivo della casistica, audit ¾ programmazione aziendale e regionale: misura della qualità delle prestazioni, valutazione degli esiti.
(26) Iniziative organizzative e culturali dedicate al miglioramento delle cure Progetti in corso, programmati o recentemente conclusi. Numero aziende coinvolte. Fase acuta o percorsi di cure complessivi. 3. Riabilitazione. 4. Formazione. 3. Percorsi assistenziali territoriali. 3.
(27) Iniziative di studio sull’ictus Studi in corso, progettati o recentemente conclusi. Numero U.O. partecipanti. PROSIT. 6. SPREAD. 5. SIFA 2. 3. Altri (complessivamente). 9.
(28) Informazioni fornite ai pazienti/ familiari/cittadini Tipo di informazioni Informazioni scritte per i pazienti riguardanti l’ictus (cliniche, organizzative) di cui: •. fornite dalle associazioni dei pazienti. Numero aziende coinvolte. 5 3. Iniziative rivolte alla popolazione generale (conferenze, opuscoli). 2. Informazioni orali strutturate per la gestione domiciliare. 7.
(29) Informazioni fornite ai pazienti/ familiari/cittadini Commenti La. comunicazione con i pazienti/parenti (in particolare il fornire informazioni sulla prognosi, sul piano di trattamento e sui successivi percorsi di cure), migliora la qualità percepita dagli utenti ed è considerato un importante indicatore di qualità.. Favorire. la partecipazione dei diretti interessati al programma di cure influisce positivamente sugli esiti..
(30) Situazioni problematiche . Segnalazioni frequenti: . . Liste di attesa delle RSA Rapporti con le amministrazioni comunali/ servizi sociali. Segnalazioni sporadiche: . Organizzazione della riabilitazione ambulatoriale Rapporti tra ospedale e territorio Fornitura di ausili e protesi Trasferimento dai reparti per acuti a quelli riabilitativi.
(31) LO STROKE E IL MEDICO DI MEDICINA GENERALE. www.fisiokinesiterapia.biz.
(32) PROPRIETA’ PECULIARI DEL MMG GARANTE DELL’ ASSISTENZA PRIMARIA ASSISTENZA DI “PRIMO CONTATTO” INGRESSO DEI PAZIENTI NEL SSN CARATTERE CONTINUATIVO APPROCCIO GLOBALE FUNZIONE DI COORDINAMENTO SANITARIO APPROCCIO PERSONALIZZATO INTRINSECO NELLA RELAZIONE MEDICO-PAZIENTE.
(33) PREVENZIONE NELL’AMBITO DELLA MEDICINA DI BASE MEDICINA DI INIZIATIVA. MEDICINA DI OPPORTUNITA’. MEDICINA ANTICIPATORIA. APPROCCIO DI MASSA. APPROCCIO INDIVIDUALE.
(34) PREVENZIONE INTERVENTI ATTI A PREVENIRE LA COMPARSA O LO SVILUPPO DI PROBLEMI DI SALUTE E\O LE SUE COMPLICANZE PRIMARIA SECONDARIA TERZIARIA.
(35) PREVENZIONE PRIMARIA INTERVENTI ATTI A EVITARE O RIMUOVERE LE CAUSE DI UN PROBLEMA DI SALUTE IN UN INDIVIDUO O IN UNA POPOLAZIONE PER IMPEDIRE L’INSORGENZA DELLA MALATTIA.
(36) PREVENZIONE SECONDARIA INTERVENTI INTRAPRESI PER ARRESTARE O RITARDARE LO SVILUPPO O CRESCITA DI UN PROBLEMA DI SALUTE DA UNA FASE PRECOCE IN UN INDIVIDUO O IN UNA POPOLAZIONE.
(37) PREVENZIONE TERZIARIA INTERVENTI INTRAPRESI PER RIDURRE GLI EFFETTI DI UN CRONICO PROBLEMA DI SALUTE IN UN INDIVIDUO O POPOLAZIONE ALLO SCOPO DI RIDURRE AL MINIMO L’INVALIDITÀ O LA LIMITAZIONE FUNZIONALE CHE NE PUÒ CONSEGUIRE.
(38) FATTORI DI RISCHIO VASCOLARE. MODIFICABILI BEN DOCUMENTATI. NON COMPLETAMENTE DOCUMENTATI. NON MODIFICABILI.
(39) FATTORI DI RISCHIO NON MODIFICABILI ETA’ FAMILIARITA’ ETNIA SESSO.
(40) FATTORI DI RISCHIO MODIFICABILI BEN DOCUMENTATI IPERTENSIONE ARTERIOSA DIABETE MELLITO. ALCUNE CARDIOPATIE (F.A.) IPEROMOCISTEINEMIA. IPERTROFIA VENTRICOLO SX STENOSI CAROTIDEA FUMO DI SIGARETTA IPERCOLESTEROLEMIA.
(41) FATTORI DI RISCHIO MODIFICABILI NON COMPLETAMENTE DOCUMENTATI ALCUNE CARDIOPATIE (forame ovale pervio, aneurisma settale). CONTRACCETTIVI ORALI RIDOTTA ATTIVITA’ FISICA. PLACCHE ARCO AORTICO ECCESSIVO CONSUMO ALCOOL EMICRANIA. ANTICORPI ANTIFOSFOLIPIDI INFEZIONI. FATTORI DELL’EMOSTASI DROGHE.
(42)
(43) ATTACCO ISCHEMICO TRANSITORIO IMPROVVISA. COMPARSA. DI. SEGNI. E/O. SINTOMI RIFERIBILI A DEFICIT FOCALE CEREBRALE. O. VISIVO. ATTRIBUIBILE. AD. INSUFFICIENTE APPORTO DI SANGUE, DI DURATA INFERIORE ALLE 24 ORE (definizione O.M.S.).
(44) ICTUS IMPROVVISA COMPARSA DI SEGNI E/O SINTOMI RIFERIBILI A DEFICIT FOCALE CEREBRALE E/O GLOBALE (COMA) DELLE FUNZIONI. CEREBRALI. DI. DURATA. SUPERIORE ALLE 24 ORE O AD ESITO INFAUSTO, NON ATTRIBUIBILE AD ALTRA CAUSA. APPARENTE. SE. VASCULOPATIA CEREBRALE (DEFINIZIONE O.M.S.). NON. A.
(45) ICTUS.
(46) SINTOMI NON ACCETTABILI PER DIAGNOSI DI T.I.A. SINTOMI NON FOCALI PERDITA DI COSCIENZA SENSAZIONE DI INSTABILITA’ ASTENIA GENERALIZZATA CONFUSIONE MENTALE PERDITA O CALO DEL VISUS ASSOCIATI A RIDOTTO LIVELLO COSCIENZA INCONTINENZA SFINTERICA.
(47) SINTOMI NON ACCETTABILI PER DIAGNOSI DI T.I.A. (1) VERTIGINE SINTOMI ISOLATI. DIPLOPIA DISFAGIA. PERDITA DELL’EQUILIBRIO ACUFENI.
(48) SINTOMI NON ACCETTABILI PER DIAGNOSI DI T.I.A. (2) SINTOMI ISOLATI SINTOMI SENSITIVI CONFINATI A PARTE DI UN ARTO O DEL VOLTO. SCOTOMI SCINTILLANTI AMNESIA (GLOBALE TRANSITORIA) DISARTRIA DROP ATTACK.
(49) PERCHE’ MANGIARE NON SIA UN PROBLEMA.
(50) CHE COS’E’ LA DISFAGIA LE CAUSE DELLA DISFAGIA ELEMENTI DI ALLARME.
(51) GLI ALIMENTI LIQUIDI. GLI ALIMENTI SEMI-LIQUIDI SEMI-SOLIDI GLI ALIMENTI SOLIDI.
(52) COSA FARE? PICCOLE PORZIONI DI CIBO DOLCE O SALATO NON ACIDO. FAVORIRE LA SCIVOLOSITA’. NO LIQUIDI E SOLIDI INSIEME.
(53) COSA EVITARE? - LIQUIDI (salvo precise indicazioni) - PASTINA IN BRODO - MINESTRONE CON VERDURE A PEZZI - PANE, FETTE BISCOTTATE, GRISSINI, ecc. - PANE O FETTE BISCOTTATE INZUPPATE - RISO - VERDURE A FOGLIA VERDE (CRUDE E COTTE) - CARNE FILACCIOSA ED ASCIUTTA.
(54) DURANTE IL PASTO ATTENZIONE (interrompere ai primi segni di stanchezza non mettendo fretta e creando un’atmosfera di calma e tranquillità) PICCOLE QUANTITÀ DI CIBO INTERRUZIONI FREQUENTI DEGLUTIZIONE DOPO OGNI COLPO DI TOSSE SILENZIO DURANTE IL PASTO DISPORRE DI BEVANDE GELIFICATE O ADDENSATE GIÀ PRONTE.
(55) LA FASE OSPEDALIERA: LA DIAGNOSI. LA RETE AZIENDALE PER L’ICTUS: PERCORSI DIAGNOSTICI TERAPEUTICI ASSISTENZIALI E RIABILITATIVI.
(56) DEFINIZIONI ICTUS o STROKE. improvvisa comparsa di segni e/o sintomi riferibili a deficit focale e/o globale (coma) delle funzioni cerebrali di durata > 24 ore o ad esito infausto, non attribuibile ad altra causa. apparente se non a vasculopatia cerebrale; tale definizione comprende sulla base dei dati morfologici l’infarto ischemico, l’infarto emorragico, l’emorragia cerebrale primaria ed alcuni casi di emorragia sub-aracnoidea (quando non si presenti con cefalea e rigor nucalis con o senza incompleto deficit di vigilanza). ICTUS IN EVOLUZIONE ictus con peggioramento del deficit neurologico iniziale attribuibile ad estensione della lesione cerebrale nell’arco di ore o giorni.
(57) MINOR STROKE ictus con esiti di minima o nessuna compromissione dell’autonomia della vita quotidiana ATTACCO ISCHEMICO TRANSITORIO (TIA) improvvisa comparsa di segni e/o sintomi riferibili a deficit focale cerebrale o visivo attribuibile d insufficiente apporto ematico, di durata < 24 ore TIA IN CRESCENDO due o più episodi riferibili a TIA in 24 ore o tre o più in 72 ore con risoluzione completa dei sintomi tra gli episodi.
(58) L’importanza di un inquadramento clinico precoce è connessa alla possibilità di intraprendere una terapia idonea e alla necessità una prevenzione precoce di un eventuale deterioramento del quadro neurologico e delle complicanze neurologiche e mediche. L’identificazione del paziente colpito da stroke comporta procedure cliniche che debbono essere effettuate il più rapidamente possibile in strutture dedicate al trattamento dello stroke, dove opera personale medico e paramedico. specificamente addestrato alla gestione di tale patologia*. *U.O.Medicina Ospedale di Rete: posti letto/area dedicata a strutturazione semi-intensiva con personale medico (neurologo-internista), paramedico e riabilitativo formato, con adozione di protocolli operativi condivisi..
(59) L’approccio clinico precoce nel paziente con stroke si propone di: -confermare la genesi vascolare del deficit neurologico -misurare la gravità del quadro clinico (scale neurologiche) -definire il territorio vascolare colpito (carotideo o vertebrobasilare) -tentare una definizione patogenetica -valutare la potenziale evoluzione spontanea favorevole o sfavorevole -definire il rischio di complicanze e riconoscerle tempestivamente -avviare il trattamento più appropriato entro i limiti che identificano la “finestra terapeutica”.
(60) ANAMNESI Deve essere precisa, mirata e succinta (10-15’ con l’impiego di cartelle semistrutturate). Deve definire attentamente: -modalità di esordio dei sintomi e decorso (acuto, graduale, ingravescente) -durata del deficit -tipo di deficit Deve individuare la presenza di fattori di rischio :. Ipertensione arteriosa, diabete mellito, fibrillazione atriale, patologie valvolari cardiache, pregresso I.M.A., pregressi TIA o stroke, T.V.P., traumi cervicali, uso di contraccettivi orali, fumo di sigaretta e sostanze stupefacenti, patologie sistemiche e broncopolmonari… Deve orientare nei confronti di una diagnosi differenziale con ipoglicemia, trauma cranico, stato di intossicazione, crisi epilettiche, emicrania, sclerosi multipla, amnesia globale transitoria, neoplasia cerebrale….
(61) ESAME OBBIETTIVO GENERALE Deve focalizzarsi sulla valutazione di alcuni aspetti: -Valori della Pressione Arteriosa bilateralmente -Presenza di soffi carotidei o cardiaci -Polsi arteriosi periferici -Ritmo e frequenza cardiaca -Temperatura corporea -Condizioni di nutrizione, idratazione e sanguificazione -Funzione respiratoria.
(62) ESAME NEUROLOGICO COMPLETO -Valutazione dello stato di coscienza -Presenza di segni neurologici focali (scale di valutazione) -Segni meningei -Esame del fundus oculi (emorragie o papilla da stasi) Può fornire indicazioni diagnostiche differenziali, benchè il ricorso alla neuroimmagine sia imprescindibile: ICTUS ISCHEMICO (80%) -Deterioramento a gradini o progressivo -Segni focali corrispondenti a singolo territorio vascolare -Segni indicativi di lesione focale corticale o sottocorticale. ICTUS EMORRAGICO (15%) -Precoce e prolungata perdita di coscienza -Cefalea importante, nausea e vomito -Rigidità nucale -Emorragie retiniche al F.O. -Segni focali che non corrispondono a un territorio vascolare preciso.
(63) SINTOMI RIFERIBILI A ICTUS ISCHEMICO IN FASE ACUTA (Cook et al.) -Alterazioni dello stato di coscienza: sopore, coma, confusione/agitazione, crisi convulsive -Afasia o disturbi delle funzioni superiori -Disartria -Ipostenia facciale o asimmetria (omo o controlat. agli arti) -Incoordinazione, debolezza, paralisi o perdita delle sensibilità a uno o più arti (solitamente un emisoma) -Atassia, turbe dell’equilibrio, impaccio, difficoltà a camminare -Perdita del visus (mono – bioculare o di parte del campo visivo) -Vertigini, diplopia, sordità unilaterale, nausea, vomito, cefalea, foto e fonofobia.
(64) Scala di valutazione NIHSS. 15 items (3-4 punti), si somministra in 10’ anche da non neurologi, utile come screening clinico iniziale e monitoraggio nel tempo Punteggi: 0 (normale) ; 1-7 (deficit lieve) ; 8-14 (deficit moderato) ; >15 (deficit grave). Score superiori a 10 correlano ad esito peggiore. Non valuta la disfagia..
(65) DIAGNOSI DI SEDE DI STROKE ISCHEMICO (O.C.S.P.) Sindromi lacunari - LACS Stroke o TIA senza disturbi visuospaziali, afasia o compromissione della vigilanza. Stroke motorio puro (compresa la faccia omol.), Stroke sensitivo puro (compresa la faccia omol.), Stroke sensitivo-motorio, Emiparesi atassica (es. sindrome mano goffa-disartria). Sindromi del circolo posteriore - POCS. Paralisi alterne, deficit motorio e/o sensitivo bilaterale, disturbo coniugato di sguardo, disfunzione cerebellare senza deficit motorio, emianopsia isolata o cecità corticale. Sindrome completa del circolo anteriore - TACS. Emiplegia controlaterale+emianopsia controlaterale+disturbo di funzione corticale sup.(es.afasia). Sindrome parziale del circolo anteriore – PACS Deficit sensitivo/motorio puro+emianopsia, deficit sensitivo motorio+disturbo di funzione corticale sup., disturbo di funzione corticale sup.+emianopsia, deficit sensitivo/motorio puro meno esteso (es. monoparesi), deficit isolato di funzione corticale sup.. Inquadramento clinico rapido, correlazione con i dati radiologici in 2/3 dei casi, ipotesi patogenetica (piccoli vasi-grandi vasi), valore prognostico.
(66) TOMOGRAFIA ASSIALE COMPUTERIZZATA E’ la metodica di neuroimmagine d’ elezione, perché facilmente eseguibile ed ampiamente disponibile (Ospedali di rete). E’ indicata in urgenza senza m.d.c. entro 6 ore e comunque non oltre 24 ore dall’evento acuto; permette la diagnosi differenziale tra stroke ischemico ed emorragico e altre patologie non cerebrovascolari e identifica eventuali segni precoci di sofferenza ischemica cerebrale.. ischemia. emorragia. e.s.a.
(67) Iperdensità della arteria cerebrale media Uno spot iperdenso lungo il decorso dell’arteria, evidente alla TC basale, è indicativo di occlusione trombo-embolica del vaso, presente in una percentuale rilevante di pazienti. Ipodensità precoce Una tenue ipodensità a carico dei nuclei della base o delle strutture lobari cortico-sottocorticali, indicativa di danno parenchimale ed edema citotossico è riscontrabile nel 50-70% dei pazienti acuti. Se interessa più di un terzo di un emisfero, ha significato prognostico sfavorevole in termini di mortalità e disabilità residua, ed espone al rischio di infarcimento emorragico.. Si tenga conto della possibile negatività della TC nelle prime 4-8 ore dall’evento acuto, in caso di emorragie < 1 cm e in caso di lesioni della fossa cranica posteriore..
(68) RISONANZA MAGNETICA NUCLEARE La tecnica convenzionale in urgenza non fornisce indicazioni più accurate della TC, salvo per la dimostrazione di lesioni di natura ischemica del tronco/cervelletto e lacune della convessità o piccole emorragie. Ha tuttavia costi elevati, non è disponibile negli Ospedali di Rete, non differenzia precocemente l’emorragia dall’ischemia. Ha quindi un ruolo preminente in una fase successiva. Le nuove tecniche di Risonanza Funzionale, spettroscopica, di diffusione (DWI) e perfusione (PWI) in combinazione, consentono invece una precoce definizione dell’area ischemica e del tessuto a rischio (penombra ischemica), fornendo indicazioni operative sul possibile impiego di terapie trombolitiche o neuroprotettive e valutandone l’efficacia..
(69) ECOCOLORDOPPLER DEI TRONCHI SOVRAORTICI (TSA) E’ una metodica riproducibile, non invasiva, a basso costo e largamente diffusa, in grado di documentare con accuratezza patologia stenosante o occlusiva a carico della arteria carotide interna. Può identificare precocemente dissezioni dell’arteria carotide o. vertebrale.. Fornisce indicazioni prognostiche in relazione al grado di stenosi. L’ ecodoppler trans-cranico (TCD) fornisce indicazioni sul circolo intra-cranico, individuando modificazioni del flusso a livello di sifone carotideo, arterie cerebrali media, anteriore, posteriore e comunicanti; particolarmente utile nell’individuazione di condizioni (es. occlusione della a. cerebrale media) candidabili alla trombolisi..
(70) ANGIOGRAFIA CEREBRALE E’ indicata precocemente solo in previsione di un intervento endovascolare di disostruzione arteriosa con fibrinolisi loco-regionale (praticabile solo in pazienti selezionati e in Centri altamente qualificati). Fornisce indicazioni importanti in tempi successivi, per pazienti candidati all’endoarteriectomia carotidea. E’ indicata in pazienti con E.S.A., per individuazione di aneurismi intracranici o MAV, ai fini dell’intervento chirurgico. ANGIO TAC e ANGIO RM Sono tecniche non invasive ma meno risolutive rispetto all’angiografia convenzionale, che trovano indicazione nello studio della vascolarizzazione arteriosa extra- ed intracranica, in pazienti candidati alla fibrinolisi loco-regionale o interventi di chirurgia vascolare elettiva..
(71) ESAMI EMATOCHIMICI. Screening di primo livello: -Esame emocromocitometrico completo (anemie, poliglobulie, piastrinopenie, patologie oncoemat.) -Formula leucocitaria (patologie infettive es. endocardite) -Glicemia (valore prognostico, simulazione di stroke se >400 mg/dl o <50 mg/dl) -Elettroliti sierici (variazioni della sodiemia si associano allo stroke) -Creatininemia (eventuale stato di insufficienza renale) -Osmolalità plasmatica (marker dello stato di idratazione) -APTT, INR, fibrinogeno (alterazioni emorragiche congenite o iatrogene, ai fini delle scelte terapeutiche) -proteine totali, bilirubina, transaminasi e GGT (epatopatie con possibili quadri di EPS) -esame urine (microematuria da embolia renale).
(72) -Emogasanalisi (turbe della coscienza, sospetta ipossia) -Esame tossicologico (oppiacei, alcool, cannabinoidi) in soggetti in coma o casi particolari -Esame del liquor: se si sospetta una ESA con TC negativa o una infezione del SNC. Esami ematochimici di secondo livello (in pazienti selezionati a scopo diagnostico e per il trattamento preventivo secondario): -assetto lipidico completo -fattori protrombotici (Proteine C e S, ATIII, APC-Res.) -Ac antifosfolipidi -Omocisteina -Screening per vasculiti (ANA, Lupus Ac).
(73) RADIOGRAFIA DEL TORACE E’ consigliata nelle prime ore dopo l’ingresso in ospedale per valutare: -presenza di scompenso cardiaco -polmoniti ab ingestis -altre patologie cardio-polmonari che possono complicare il decorso clinico.
(74) ELETTROCARDIOGRAMMA (ECG) E’ necessario e indicato nella fase acuta. E’ preferibile un monitoraggio continuo per valutare alterazioni che si modificano nel tempo. Le condizioni che si associano allo stroke, con correlato diagnostico-terapeutico, sono le alterazioni del ritmo (particolarmente la fibrillazione atriale) e della ripolarizzazione ventricolare (slivellamenti del ST-T, allungamenti del QT)..
(75) ECOCARDIOGRAMMA Non vi sono indicazioni ad una esecuzione routinaria precoce di tale esame. E’ un esame di elezione nella diagnostica che orienta le terapie di prevenzione secondaria; fornisce spesso indicazioni rilevanti nello stroke ischemico in giovani adulti, quando si ricerca una genesi cardioembolica. Particolarmente indicata la metodica trans-esofagea (ETE) per la migliore capacità di rilevare: trombi intracardiaci, vegetazioni valvolari infettive e non infettive, pervietà del forame orale e shunt interatriale, prolasso valvolare mitralico, placche dell’arco aortico, cardiomiopatia dilatativa..
(76) ELETTROENCEFALOGRAMMA Va eseguito in casi selezionati, qualora vi sia il sospetto di una genesi epilettogena delle manifestazioni neurologiche presentate, come ausilio alla diagnosi differenziale..
(77) LA FASE OSPEDALIERA: LA TERAPIA.
(78) La terapia dello stroke ischemico comprende:. ) Terapia medica specifica:. Trombolisi sistemica e intrarteriosa Terapia con antiaggreganti Terapia con anticoagulanti. ) Terapia medica generale. Funzione cardiaca e P.A., funzione respiratoria, metabolismo glucidico, temperatura, fluidi. ) Monitoraggio e prevenzione delle complicanze:. Edema cerebrale, Crisi epilettiche, Infarcimento emorragico, Polmoniti ab ingestis, Infezioni urinarie, Lesioni da decubito, Trombosi venosa profonda-Embolia polmonare, Disfagia. ) Prevenzione secondaria precoce ) Riabilitazione precoce.
(79) TROMBOLISI. Terapia praticabile solo in stroke units/centri esperti (presenza di Neuroradiologia e Neurochirurgia), per problemi di timing e assesment diagnostico e gestione delle complicanze. Si basa sul principio che il rapido ripristino di circolazione nel territorio di una arteria intracranica occlusa, consente di recuperare il tessuto con danno ischemico reversibile (“penombra"). Sistemica: si impiega r-tPA e.v. (0.9 mg/kg, max 90 mg, 10% bolo, restante in infusione di 60’) entro tre ore dall’esordio dello stroke ischemico. I benefici sono ancora presenti dopo 3 ed entro 4.5 ore, ma con rischi maggiori di complicanze emorragiche. Intra-arteriosa: praticabile solo in centri esperti di neuroradiologia interventistica, con r-proUK entro 6 ore dall’esordio dello stroke, in caso di occlusione della a.cerebrale media e della a. basilare..
(80) La trombolisi implica aspetti organizzativi rilevanti. Il punto fondamentale sta nella rapidità della diagnosi e della rigorosa selezione dei pazienti candidabili al trattamento nei tempi previsti (“time is brain”). Al momento attuale sembrano necessari ulteriori dati dai trials clinici per consentirne un uso più sicuro nella pratica clinica. Recenti reviews (Cochrane 2003) hanno evidenziato un beneficio della terapia trombolitica nella riduzione dei decessi e degli esitidipendenti in pazienti selezionati, di fronte ad un rischio maggiore di emorragie intracraniche sintomatiche o fatali. Principali criteri di esclusione sono: Segni precoci TC > 1/3 del territorio della a. cerebrale media, deficit neurologico variabile o in rapido miglioramento, età > 80 anni, stato di coma o stupor, paziente troppo lieve (NIHSS<6), pregressi stroke recenti o invalidanti, ipertensione arteriosa non controllabile (PAS>185 PAD>110 mmHG), recenti traumi cranici, recenti interventi chirurgici, marcata ipo- o –iperglicemia..
(81) TERAPIA ANTIAGGREGANTE E’ indicato l’impiego di ASA 16 0-300 mg/die entro 48 ore dall’evento (riduzione della mortalità e recidive), in assenza di altre strategie terapeutiche specifiche attuabili (trombolisi). EPARINA ED EPARINOIDI. E’ controindicata una sistematica anticoagulazione precoce con eparina non frazionata, eparinoidi o EBPM. Il trattamento con eparina a piene dosi è invece indicato in casi selezionati di pazienti con: -dissecazione arteriosa di grossi vasi -elevato rischio di recidiva per patologia cardio-embolica -stenosi arteriosa critica in previsione di intervento chirurgico -trombosi dei seni venosi.
(82) TERAPIA NEUROPROTETTIVA Al momento attuale non vi sono indicazioni all’impiego di farmaci neuroprotettori (calcio-antagonisti, NMDA-antagonisti, citicolina, magnesio…). EMODILUIZIONE Terapia non efficace e non scevra da rischi per la possibilità di peggiorare l’edema cerebrale..
(83) TRATTAMENTO MEDICO GENERALE FUNZIONE CARDIACA E’ raccomandato un monitoraggio ECG nelle prime 48 ore. Può rendersi opportuno un trattamento di aritmie, ischemia miocardica o scompenso di circolo intercorrenti, al fine del mantenimento di una normale funzionalità cardiaca. PRESSIONE ARTERIOSA E’ frequentemente elevata nelle prime ore dallo stroke; tende a scendere spontaneamente nei giorni successivi l’evento. Nei pazienti con ischemia cerebrale può essere tollerata una P.A. sistolica sino a 200 mmHg e diastolica sino a 110 mmHg (misurazioni ripetute). Lo stato ipertensivo in questi pazienti consente infatti di mantenere un adeguato flusso ematico cerebrale nell’area critica della penombra..
(84) E’ indicato un trattamento per valori pressori decisamente elevati:. P.A.sistolica>200-220 mmHg, P.A. diastolica > 120 mmHg. Obbiettivo:. 180/100 mmHg (ipertesi noti), 160-180/90-100 mmHg(non ipertesi). L’ipertensione arteriosa va inoltre trattata prontamente in caso di emorragia cerebrale (per valori > 180/105), scompenso cardiaco, sindrome coronarica acuta, dissezione aortica, encefalopatia ipertensiva, insufficienza renale acuta. Nei pazienti da sottoporre a trombolisi la P.A. sistolica va mantenuta < 180 mmHg..
(85) I valori pressori vanno ottimizzati in maniera controllata - non aggressiva. Farmaci da utilizzare: Captopril 6.25-12.5 mg p.o.-i.m. – Labetalolo 5-20 mg e.v. Clonidina 0.15-0.3 mg s.c.-i.m.- Urapidil 10-50 mg e.v. In caso di ipertensione diastolica isolata: Nitroglicerina (5-100 μg/Kg/m’) o Nitroprussiato di sodio (0.25-10 μg/Kg/m’).. Evitare l’impiego di nifedipina sublinguale! IPOTENSIONE ARTERIOSA: è rara, se presente considerare uno stroke esteso, una insufficienza cardiaca, un infarto miocardico, una sepsi, una ipovolemia. Va trattata con cristalloidi o farmaci inotropi in caso di scompenso cardiaco..
(86) FUNZIONE RESPIRATORIA Una adeguata ossigenazione è importante per preservare il metabolismo della penombra. E’ opportuno un monitoraggio con pulsi-ossimetro.. La somministrazione di ossigeno è indicata nei pazienti con ipossiemia (satO2 < 92%). Va prestata attenzione al rischio di aspirazione in pazienti con stroke estesi o del tronco encefalico e con stato di coscienza alterato. Una protezione meccanica delle vie aeree va attuata in caso di rischio di ostruzione (vomito, ipotonia orofaringea). In caso di insufficienza respiratoria marcata potenzialmente reversibile è indicata l’intubazione O.T..
(87) METABOLISMO GLUCIDICO La glicemia va controllata regolarmente nei pazienti colpiti da stroke e monitorata attentamente nei pazienti diabetici. L’iperglicemia può peggiorare la prognosi. L’ipoglicemia è altresì dannosa e alcune volte può mimare uno stroke.. Va trattata la glicemia >200 mg/dl con cauta titolazione di insulina s.c. Va trattata la glicemia < 50 mg/dl con sol. glucosata al 10%..
(88) TEMPERATURA CORPOREA La febbre influenza negativamente il decorso dello stroke.. Va trattata se > 37.5% , con paracetamolo.. L’impiego precoce di antibiotico-terapia è giustificato nel sospetto di infezione batterica, non come profilassi in pazienti immuno-competenti. FLUIDOTERAPIA Va controllato il bilancio idrico, soprattutto per gli effetti negativi della disidratazione.. La correzione della volemia deve avvenire con l’impiego di Soluzione Fisiologica.. Non vanno somministrate soluzioni ipotoniche (NaCl 0.45% e glucosata 5%) , che peggiorano l’edema cerebrale..
(89) PREVENZIONE E TRATTAMENTO DELLE COMPLICANZE EDEMA CEREBRALE Si manifesta nelle prime 24-48 ore dall’ischemia acuta. In pazienti più giovani o con stroke esteso può causare aumento della pressione intracranica con rischio di erniazione, deterioramento dello stato di coscienza e compromissione delle funzioni vitali. Deve essere trattato con misure generali (sollevamento del capo a 30°, terapia del dolore e blanda sedazione, ossigenoterapia, trattamento dell’ipertermia). Osmoterapia:. mannitolo 25-50 gr ogni 3-6 ore in 20’ o glicerolo 10% 4 x 250cc in 30-60’ Terapia chirurgica: è giustificato un intervento derivazione liquorale in caso di idrocefalo secondario o di decompressione per stroke cerebellari estesi con compressione sul tronco o stroke emisferici estesi..
(90) CRISI EPILETTICHE Possono presentarsi nelle prime fasi dello stroke nel 3-4% dei casi, perlopiù come crisi parziali secondariamente generalizzate. Non è raccomandato in ogni caso un trattamento profilattico.. In caso di crisi ricorrenti o stato di male è opportuno un trattamento con farmaci anticonvulsivanti p.o. o e.v. secondo i protocolli in uso.. INFARCIMENTO EMORRAGICO Si verifica spontaneamente nel 5% degli stroke ischemici. E’ spesso causato da trattamenti antitrombotici o anticoagulanti. Il trattamento è in relazione alla sintomatologia..
(91) POLMONITE AB INGESTIS Può essere prevenuta con frequenti cambi di postura e con un attento monitoraggio della funzione deglutitoria. Vanno trattate con adeguata antibiotico-terapia. INFEZIONE DELLE VIE URINARIE E’ una evenienza frequente, spesso jatrogena.. Il ricorso al cateterismo vescicale deve essere riservato solo a pazienti con grave disfunzione vescicale. Può rendersi utile un cateterismo sterile intermittente in caso di residuo post-minzionale. L’incontinenza urinaria può essere gestita in gran parte dei casi con l’impiego di pannoloni o dispositivi “condom”. Vanno trattate con antibiotico-terapia mirata. LESIONI DA DECUBITO Devono essere prevenute con frequenti cambi di postura, impiego di materassi ad acqua, attenta igiene cutanea. Può rendersi necessaria una toilette chirurgica e un trattamento antibiotico prolungato..
(92) TROMBOSI VENOSA PROFONDA - EMBOLIA POLMONARE L’embolia polmonare è causa di circa il 10-25% dei decessi di pazienti colpiti da stroke. L’incidenza di embolia polmonare sintomatica e trombosi venosa profonda è tuttavia inferiore al 5% dei casi.. Fattori di rischio sono: età avanzata, immobilità e paresi agli arti inferiori, paralisi completa, fibrillazione atriale. La mobilizzazione precoce e la compressione elastica sono misure preventive efficaci.. In pazienti a rischio e sintomatici è indicato il trattamento con eparina non frazionata o eparine a basso peso molecolare s.c..
(93) DISFAGIA E’ presente in circa un terzo dei pazienti. E’ causa di polmoniti ab ingestis e malnutrizione. Ha ricadute negative in termini prognostici, anche se frequentemente è spontaneamente reversibile. Va valutata dal punto di vista obbiettivo e con il test della. deglutizione.. -Se parziale, al paziente andrà somministrata una dieta. appropriata per disfagici.. -Se totale è indicata una valutazione ORL ed il posizionamento di sondino naso-gastrico. -Se persistente è indicata una gastrostomia percutanea. endoscopica (PEG).. La nutrizione parenterale è una opzione di seconda scelta. Dal punto di vista nutrizionale è corretto somministrare 25/Kcal/kg/die + 1 ml H20 pro Kcal..
(94) PREVENZIONE SECONDARIA MODOFICAZIONE DEI FATTORI DI RISCHIO Ipertensione arteriosa Dopo uno stroke o TIA la P.A. va stabilizzata con l’impiego di farmaci diuretici e/o ACE-inibitori (perindopril, indapamide, ramipril) Ipercolesterolemia Va considerata le terapia con statine, specialmente se vi è concomitanza di cardiopatia ischemica. Fumo Va assolutamente proscritto..
(95) TERAPIA ANTITROMBOTICA-ANTICOAGULANTE Nello stroke non cardio-embolico è indicato il trattamento con ASA 100 mg/die; altresì efficace è la terapia con ASA 50 mg+dipiridamolo 200 mg x 2. Nei casi di intolleranza ad ASA è possibile impiegare ticlopidina 250 mg x 2 o clopidogrel 75 mg. La coesitenza di stroke ischemico/TIA e angina instabile/I.M. non Q giustifica l’associazione ASA 75 mg+clopidogrel 75 mg.. Nei pazienti in cui coesiste fibrillazione atriale non valvolare è indicata la terapia anticoagulante orale (TAO) con INR tra 2.0-3.0, salvo controindicazioni (epilessia, demenza, emorragie digestive). La TAO è inoltre indicata in caso di forame orale pervio + aneurisma del setto e nel caso di protesi valvolari cardiache (INR tra 2.5-3.5). Altre indicazioni: ateromi aortici, aneurisma della basilare, cardiomiopatia dilatativa isolata, dissecazione carotidea..
(96) TERAPIA CHIRURGICA. La Trombo-endo-arteriectomia carotidea (TEA) è indicata in pazienti sintomatici con stenosi carotidea congrua > 70%, senza deficit neurologico rilevante ed evento ischemico recente (<6 mesi). Può essere utile in pazienti con stenosi ipsilaterale 50-69%, in centri esperti con complicanze peri-operatorie <3%. L’angioplastica transluminale percutanea (PTA), con o senza stenting, può essere utile in pazienti con controindicazioni alla TEA. E’ altresì utile in pazienti con re-stenosi post-TEA:.
(97) RIABILITAZIONE Nei pazienti con stroke è indicato integrare sin dalla fase acuta il trattamento della disabilità. Le modalità e la durata del trattamento vanno individualizzate al singolo caso. E’ indicato stimolare i pazienti alla partecipazione delle attività quotidiane e alla comunicazione. E’ opportuno promuovere la verticalizzazione precoce attraverso l’acquisizione della posizione seduta entro il terzo giorno..
(98) Fonti bibliografiche: Ictus cerebrale:linee guida italiane. Cartel pubbl. Milano 2001 European stroke initiative recommendations for stroke management-update 2003. Cerebrovascular Dis. 16, 2003 Guidelines for the early management of patients with ischemic stroke. Stroke, 34,2003 WEB addresses: www.strokecenter.org www.spread.it www.eusi-stroke.com www.americanheart.com www.strokeforum.org www.cochrane.org.
(99) LA GESTIONE DELLA DISFAGIA.
(100) STROKE E DISFAGIA . . . Frequenza: circa un terzo dei Pazienti colpiti da ictus presenta difficoltà o impossibilità a deglutire ( DISFAGIA) Sede del danno neurologico : vie cortico-bulbari ( corteccia frontale inferiore>nuclei del tronco) Conseguenze: deficit della motilità e/o sensibilità oro-faringo-laringo-esofagea con alterazione dei normali movimenti deglutitori.
(101) FASI DELLA DEGLUTIZIONE: A) FASE ORALE B)FASE OROFARINGEA C)FASE FARINGEA PROSSIMALE D)FASE FARINGEA DISTALE E)FASE FARINGO-ESOFAGEA F) FASE ESOFAGEA.
(102) Alterazioni della deglutizione per tipi di ictus Tipo di ictus. Tipo di lesione. emisferico. Monolaterale + + - sinistro. emisferico. Monolaterale + + - destro. emisferico. Corticale bilaterale Mono o bilaterale. tronco. Gravità. Tipo di alterazione. +++-. Fase orale della deglutizione Fase faringea della deglutizione tutte. ++++. tutte.
(103) CONSEGUENZE DELLA DISFAGIA . . . . Alimentazione insufficiente ( malnutrizione, disidratazione) Passaggio di cibo nelle vie respiratorie ( polmoniti ab ingestis) Ricadute negative sulla gestione delle fasi acute e tempi di degenza Incidenza negativa in termini di morbilità e mortalità.
(104) PROGNOSI DELLA DISFAGIA . . A breve termine generalmente favorevole (buon recupero dopo 1 settimana nel 50%) A lungo termine ( 6 mesi) buona nell’ 87% và però tenuto presente il rischio di aspirazione silente con infezioni polmonari.
(105) VALUTAZIONE DELLA DISFAGIA A) INDIVIDUAZIONE DEI FATTORI DI RISCHIO: . disartria disfonia (voce roca o gorgogliante) ristagno e/o perdita di secrezioni orali disfagia soggettiva tosse volontaria debole o assente paziente non collaborante espirazione forzata rumorosa.
(106) VALUTAZIONE DELLA DISFAGIA B) VALUTAZIONE CLINICA “ bedside” riguardante: . . . capacità di stringere le labbra movimenti labiali (pronuncia vocali I -U) movimenti della lingua elevazione della laringe durante la deglutizione presenza di rumori umidi espiratori all’auscultazione prelaringea ( ah..ah..) validità del riflesso faringeo (GAG REFLEX).
(107) VALUTAZIONE DELLA DISFAGIA C) TEST DELLA DEGLUTIZIONE: . . . Paziente seduto o sostenuto da cuscini Far deglutire 10 ml acqua in 3- 4 volte con un cucchiaino ( valutare se stringe le labbra per trattenere, se deglutisce e in quanto tempo, se vi è tosse,se vi è espirazione rumorosa umida) Ripetere il test con aquagel con cucchiaino (o cannuccia se paresi facciale) Se supera test con acqua gel proseguire con ghiaccio tritato e poi con alimenti solidi.
(108) VALUTAZIONE DELLA DISFAGIA schema di processo: . . . NON DISFAGICO: dieta semiliquida inizialmente poi dieta libera DISFAGIA PER I LIQUIDI (ma non per aquagel): valutazione nutrizionale e dieta appropriata DISFAGIA ANCHE PER AQUAGEL (liquidi e solidi): rivalutazione clinica ed eventuale SNG (N.E.).
(109) MODALITA’ DI ALIMENTAZIONE ALTERNATIVE ALLE DIETE PER OS . . . SUPPORTO PARENTERALE: indicato solo quando via enterale non realizzabile o controindicata, o come supplementazione (sol.fisiologica, non usare glucosate o ipotoniche) SONDA NASO GASTRICA: indicata a breve,medio termine (2-3-4 settimane). Problemi di rimozione, rigurgiti con aspirazione, decubiti. ATTENZIONE NEL POSIZIONAMENTO CORRETTO! (se dubbi controllo Rx) PEG indicata se si prevede necessità di NE prolungata, con prognosi quoad vitam favorevole, meglio tollerata del SNG, gestibile a domicilio . Complicanze rare (perforazioni,emorragie,infezioni).
(110) RUOLO DELL’ORL . . . . . Importante nei Pazienti con disfagia grave dall’inizio ( s. del tronco) o per incompleto recupero funzionale a distanza Valutazione obiettiva motilità e sensibilità linguale,velare,faringea ( “gag reflex”) Valutazione motilità laringea ( eventuale fibrolaringoscopia) e ristagno nei seni piriformi Eventuale indicazione in casi selezionati a Rx videofluoroscopia Indicazioni utili per programmare la riabilitazione deglutitoria col Logopedista.
(111) LA DISFAGIA NELL’ICTUS CEREBRALE.
(112) LA DISFAGIA NELL’ICTUS CEREBRALE. DISFAGIA ED ASPIRAZIONE C A U S A. MALNUTRIZIONE DISIDRATAZIONE PATOLOGIA MORTALE.
(113) LA DISFAGIA NELL’ICTUS CEREBRALE. LAVORO D’EQUIPE. SUCCESSO TERAPEUTICO. APPROCCIO POSITIVO PAZIENTE.
(114) LA DISFAGIA NELL’ICTUS CEREBRALE. VALUTAZIONE FUNZIONE DEGLUTITORIA. INFORMAZIONE COINVOLGIMENTO PAZIENTE. IL PROGRAMMA RIABILITATIVO PREVEDE. RIABILITAZIONE DEGLUTIZIONE. ADOZIONE ACCORGIMENTI COMPENSATORI.
(115) LA DISFAGIA NELL’ICTUS CEREBRALE Valutazione funzione riabilitatoria. NELLA VALUTAZIONE DELLA FUNZIONE RIABILITATORIA SI DOVRA’ EVIDENZIARE. . l’abilità a rimuovere il cibo dalla bocca l’efficace dell’innesco faringeo della deglutizione l’elevazione laringea ristagno salivare e alimentare in ipofaringe manifestazioni ab-ingestis.
(116) LA DISFAGIA NELL’ICTUS CEREBRALE Adozione accorgimenti compensatori. GLI ACCORGIMENTI COMPENSATORI SI REALIZZANO TRAMITE ATTEGGIAMENTI POSTURALI STIMOLAZIONI AFFERENZE SENSORIALI SCELTE ALIMENTARI.
(117) LA DISFAGIA NELL’ICTUS CEREBRALE Programma riabilitativo. IL PROGRAMMA RIABILITATIVO COMPRENDE SERCIZI FINALIZZATI AL MIGLIORAMENTO DELLA FUNZIONALITA’ DELLA MUSCOLATURA INTERESSATA ALLA DEGLUTIZIONE.
(118) LA DISFAGIA NELL’ICTUS CEREBRALE Programma riabilitativo. DEGLUTIZIONE SOPRAGLOTTICA Trattenere il fiato prima della deglutizione Mantenerlo durante tutta la deglutizione Alla fine effettuare un colpo di tosse.
(119) LA DISFAGIA NELL’ICTUS CEREBRALE Programma riabilitativo. MANOVRA DI MENDELSOHN Mantenere manualmente l’elevazione laringea per pochi secondi durante la deglutizione.
(120) TRATTAMENTO DEL PAZIENTE AFFETTO DA ICTUS PER IL BISOGNO DI ALIMENTAZIONE. www.fisiokinesiterapia.biz.
(121) TRATTAMENTO DEL PAZIENTE AFFETTO DA ICTUS PER IL BISOGNO DI ALIMENTAZIONE. Il paziente con diagnosi ICTUS viene valutato NON DISFAGICO. DISFAGICO AI LIQUIDI. DISFAGICOAI LIQUIDI E SOLIDI. VALUTAZIONE NUTRIZIONALE. DIETA LIBERA (SEMILIQUIDA PER 2 GIORNI). DIETA APPROPRIATA PER VIA ORALE. NUTRIZIONE ARTIFICIALE.
(122) TRATTAMENTO DEL PAZIENTE AFFETTO DA ICTUS PER IL BISOGNO DI ALIMENTAZIONE ETA’ ETA’. PESO. APPETITO. ABILITA’ ABILITA’ A MANGIARE. CONDIZIONE MEDICA E TRATTAMENTO. 31-44 anni 1. 45-60 anni 2. 61-70 anni 3. >70 o < 30 anni 4. Peso abituale e stabile. Perdita di perso >10% negli ultimi 3 mesi. Perdita di perso >10% nelle ultime 44-6 settimane. Estremamente magro, emaciato, cachettico. 1. 3. 4. Appetito abituale Capacità Capacità a mangiare tutto il cibo e le bevande offerte ai\ ai\tra i pasti. Appetito ridotto: lascia la metà metà della quantità quantità di cibo offerto ai pasti. Appetito scarso: lascia la maggior parte del cibo ai pasti. Riluttante a bere. Appetito scarso o nullo: rifiuta pasti e bevande, incapace a mangiare. 1. 2. 3. 4. Capace di mangiare e bere normalmente e indipendentemente. Richiede aiuto x tagliare gli alimenti e portare cibo alla bocca. Ha difficoltà difficoltà a masticare e ha bisogno di una dieta liquida. Incapace di mangiare e bere. 1. 2. 3. 4. Condizione medica non complicata. Post intervento chirurgia minore m.gastrointestinali infezioni lievi rare interruzioni di alimentazione x esami. Post intervento chirurgia maggiore fratture multiple lunghi periodi di interruzione dell’ dell’alimentazione x esami o interventi. Ustioni, neoplasie, fratture multiple. Radio\ Radio\chemioterapia Interruzione totale dell’ dell’alimentazione. 1 FUNZIONE INTESTINALE. 2. Funzione intestinale normale. 1. 2. 3. Sente nausea. Diarrea o vomito. 2. 3. 4 Profusa diarrea e vomito o non funzionalità funzionalità intestinale. 4.
(123) TRATTAMENTO DEL PAZIENTE AFFETTO DA ICTUS PER IL BISOGNO DI ALIMENTAZIONE. OBIETTIVI DEL TRATTAMENTO NUTRIZIONALE OBIETTIVI NUTRIZIONALI . Rendere le preparazioni appetibili. . Fornire alimenti ad alta densità in energia e nutrienti. . . . macroconutrienti (proteine circa 1,21,5 gr\Kg\die) e micronutrienti (minerali e vitamine). Prevenire il passaggio di alimenti solidi e liquidi nelle prime vie aeree. . Indicare preparazioni che possono stimolare il riflesso della deglutizione. Garantire apporti adeguati di energia (circa 25 Kcal\kg peso corporeo). Prevenire il ristagno di alimenti nella cavità orale. Fornire liquidi in forma adeguata per mantenere il bilancio idrico. . OBIETTIVI NON NUTRIZIONALI. . Favorire, se possibile, l’autosufficienza del paziente durante il pasto.
(124) TRATTAMENTO DEL PAZIENTE AFFETTO DA ICTUS PER IL BISOGNO DI ALIMENTAZIONE. LIVELLO 1°: DIETA SEMISOLIDA A PUREA INDICAZIONI . INCAPACITA’ ALLA PREPARAZIONE ORALE DEL BOLO. . RIFLESSO DELLA DEGLUTIZIONE FORTEMENTE COMPROMESSO. CARATTERISTICHE GENERALI . ALIMENTI ADDENSANTI, BEN AMALGAMATI E FRULLATI A CONSITENZA DI PUREA.
(125) TRATTAMENTO DEL PAZIENTE AFFETTO DA ICTUS PER IL BISOGNO DI ALIMENTAZIONE. LIVELLO 1°: DIETA SEMISOLIDA A PUREA. •ALIMENTI SUGGERITI. . ALIMENTI CONTROINDICATI.
(126) TRATTAMENTO DEL PAZIENTE AFFETTO DA ICTUS PER IL BISOGNO DI ALIMENTAZIONE. LIVELLO 2°: DIETA TRITATA MORBIDA INDICAZIONI DIFFICOLTA’ RELATIVA ALLA PREPARAZIONE ORALE DEL BOLO . DISTURBI MINORI DELLA DEGLUTIZIONE. CARATTERISTICHE GENERALI . ALIMENTI MORBIDI A PICCOLI PEZZI O FRULLATI. . USO OCCASIONALE DI ADENSANTI.
(127) TRATTAMENTO DEL PAZIENTE AFFETTO DA ICTUS PER IL BISOGNO DI ALIMENTAZIONE. LIVELLO 2°: DIETA SEMISOLIDA A PUREA. •ALIMENTI SUGGERITI. . ALIMENTI CONTROINDICATI.
(128) TRATTAMENTO DEL PAZIENTE AFFETTO DA ICTUS PER IL BISOGNO DI ALIMENTAZIONE. LIVELLO 3°: DIETA SEMILIQUIDA INDICAZIONI IMPOSSIBILITA’ A MASTICARE E DEGLUTIRE ALIMENTI SOLIDI PER STENOSI O ALTERAZIONI ANATOMICHE. CARATTERISTICHE GENERALI . ALIMENTI MORBIDI FRULLATI DILUITI CON ACQUA O BRODO.
(129) TRATTAMENTO DEL PAZIENTE AFFETTO DA ICTUS PER IL BISOGNO DI ALIMENTAZIONE. LIVELLO 3°: DIETA SEMISOLIDA A PUREA. •ALIMENTI SUGGERITI. . ALIMENTI CONTROINDICATI.
(130) TRATTAMENTO DEL PAZIENTE AFFETTO DA ICTUS PER IL BISOGNO DI ALIMENTAZIONE. CONSIGLI GENERALI OFFRIRE. PREPARAZIONI CHE POSSONO ESSERE MASTICATE E DEGLUTITE. SENZA PERICOLO EVITARE DI SOMMINISTRARE CONTEMPORANEAMENTE TIPI DIVERSI DI. ALIMENTI PROPORRE PIETANZE CALDE O FREDDE (SONO MEGLIO DEGLUTITE) VARIARE IL PIU’ POSSIBILE L’ALIMENTAZIONE SOMMINISTRARE BOLI DI PICCOLO VOLUME DI SAPORE SALATO O DOLCE, E’. CONTROINDICATO L’ACIDO CONSUMARE IL PASTO IN AMBIENTE TRANQUILLO AIUTARE IL PAZIENTE A CONCENTRARSI SULLA DEGLUTIZIONE INVITARE IL PAZIENTE A MANGIARE ADAGIO, MASTICARE BENE E FORMARE. UN BOLO COMPATTO.
(131) TRATTAMENTO DEL PAZIENTE AFFETTO DA ICTUS PER IL BISOGNO DI ALIMENTAZIONE. SUGGERIMENTI UTILI COME AUMENTARE LA DENSITA’ DI ALIMENTI E BEVANDE . UTILIZZARE TUTTI I CONDIMENTI CHE AGISCONO DA VERI E PROPRI LUBRIFICANTI. . UTILIZZARE PRODOTTI ARTIFICIALI O NATURALI PER ADDENSARE I CIBI ES. FECOLE, AMIDO DI MAIS, FIOCCHI DI PATATE.
(132) TRATTAMENTO DEL PAZIENTE AFFETTO DA ICTUS PER IL BISOGNO DI ALIMENTAZIONE. SUGGERIMENTI UTILI COME AUMENTARE L’APPORTO CALORICO . AUMENTARE LA QUANTITA’ DEI CIBI CONSUMATI FRAZIONANADO L’ALIMENTAZIONE. . INCREMENTARE L’USO DI CONDIMENTI, DI ZUCCHERO, MIELE … (SE NON SUSSISTE DIABETE). . UTILIZZARE INTEGRATORI DIETETICI.
(133) TRATTAMENTO DEL PAZIENTE AFFETTO DA ICTUS PER IL BISOGNO DI ALIMENTAZIONE. SUGGERIMENTI UTILI COME AUMENTARE L’APPORTO PROTEICO . AGGIUNGERE ALLE MINESTRE, CARNE O PESCE FRULLATO, FORMAGGIO O UOVA. . UTILIZZARE IL LATTE COME BIBITA, BASE PER FRAPPE’ FRULLATI, O PER CUCINARE SEMOLINO E CREME DI CEREALI. . UTILIZZARE INTEGRATORI DIETETICI AD ALTA CONCENTRAZIONE PROTEICA.
(134) ASSISTENZA INFERMIERISTICA IN AMBITO PRE-OSPEDALIERO.
(135) FASE PRE-OSPEDALIERA Al domicilio del paziente: . Raccolta anamnestica Valutazione dei parametri vitali Punteggio di Glasgow Coma Scale.
(136) FASE PRE-OSPEDALIERA Nessun intervento terapeutico (se non per il sostegno della funzione respiratoria) -evidenza di grado C Evitare: 1) somministrazione di ipotensivi 2) somministrazione di soluzione glucosata (tranne nell’ipoglicemia 3) somministrazione di sedativi 4) somministrazione di eccessiva quantità di liquidi -evidenza di grado B.
(137) FASE PRE-OSPEDALIERA DIAGNOSI DI TIA O ICTUS: . E’ clinica. . Si avvale di anamnesi ed esame obiettivo -evidenza di grado C-.
(138) FASE PRE-OSPEDALIERA TRATTAMENTO PRE-OSPEDALIERO: 1) IDENTIFICAZIONE DELL’ICTUS O TIA 2) SOSTEGNO DELLE FUNZIONI VITALI 3) TRASPORTO DELLA VITTIMA ALLA STRUTTURA OSPEDALIERA DI RIFERIMENTO.
(139) FASE PRE-OSPEDALIERA. 1. IDENTIFICAZIONE DELL’ ICTUS O TIA A. SEGNI E SINTOMI Neurologici generali: - Cefalea improvvisa e importante - Lipotimia e sincope - Alterazione dello stato di coscienza - Convulsioni - Alterazioni del respiro - Amnesie - Sudorazione algida - Perdita controllo sfinteri.
(140) FASE PRE-OSPEDALIERA 1. IDENTIFICAZIONE DELL’ ICTUS O TIA A. SEGNI E SINTOMI Neurologici focali: - Alterazione motilità a carico di un distretto corporeo più o meno vasto - Alterazione della sensibilità a carico di un distretto corporeo più o meno vasto - Disturbi visivi - Disturbi del linguaggio - Disturbi dell’equilibrio - Ronzii, acufeni - Difficoltà alla deglutizione.
(141) FASE PRE-OSPEDALIERA. 1. IDENTIFICAZIONE DELL’ ICTUS O TIA B. RACCOLTA INFORMAZIONI - Modalità d’insorgenza - Precedenti patologici e relativa documentazione clinica, terapia farmacologica in corso o assunta di recente.
(142) FASE PRE-OSPEDALIERA. 2. SOSTEGNO FUNZIONI VITALI A. STATO DI COSCIENZA . Cosciente Confuso o soporoso Incosciente.
(143) FASE PRE-OSPEDALIERA. 2. SOSTEGNO FUNZIONI VITALI A. STATO DI COSCIENZA GLASGOW COMA SCALE Apertura occhi: - spontanea - alla voce - al dolore - nessuna. 4 3 2 1.
(144) FASE PRE-OSPEDALIERA. 2. SOSTEGNO FUNZIONI VITALI A. STATO DI COSCIENZA GLASGOW COMA SCALE Risposta verbale: - orientata - confusa - parole inappropriate - suoni incomprensibili - nessuna. 5 4 3 2 1.
(145) FASE PRE-OSPEDALIERA. 2. SOSTEGNO FUNZIONI VITALI A. STATO DI COSCIENZA GLASGOW COMA SCALE Risposta motoria: - ubbidisce - localizza il dolore - retrazione - flessione anormale - estensione anormale - nessuna. 6 5 4 3 2 1.
(146) FASE PRE-OSPEDALIERA. 2. SOSTEGNO FUNZIONI VITALI B. BISOGNO RESPIRAZIONE Priorità assistenziali: - Mantenere la pervietà delle vie aeree - Individuare anomalie respiratorie Diagnosi infermieristica: Rischio elevato di inefficace liberazione delle vie aeree, correlato alla emiplegia, causata dall’ictus cerebrale.
(147) FASE PRE-OSPEDALIERA. 2. SOSTEGNO FUNZIONI VITALI B. BISOGNO RESPIRAZIONE Interventi: - Posizionare il paziente con la testa di lato - Non lasciare mai il paziente supino quando è solo - Nei pazienti incoscienti con assenza di riflessi faringei posizionare la cannula di Mayo - Nei pazienti incoscienti con riflessi faringei conservati iperestendere il capo, innalzare il mento, protendere la mandibola - Aspirare le secrezioni al bisogno.
(148) FASE PRE-OSPEDALIERA. 2. SOSTEGNO FUNZIONI VITALI B. BISOGNO RESPIRAZIONE Interventi: - Valutare rumori polmonari, l’adeguatezza, la frequenza del respiro - Valutare il colorito cutaneo - Indagare immediatamente su eventuali manifestazioni di agitazione - Valutare saturimetria e somministrare ossigeno - Ventilare artificialmente il paziente se bradipnea marcata o apnea prolungata.
(149) FASE PRE-OSPEDALIERA. 2. SOSTEGNO FUNZIONI VITALI B. BISOGNO RESPIRAZIONE Indicatori di risultato: - Vie aeree pervie - Campi polmonari liberi, oppure problemi prontamente trattati - Ossimetria mantenuta nei range desiderati.
(150) FASE PRE-OSPEDALIERA. 2. SOSTEGNO FUNZIONI VITALI C. COMPLICANZE DI NATURA CARDIOCIRCOLATORIA Problemi individuabili: - Ipertensione - Aritmie cardiache - Ipotensione e shock Priorità assistenziali: Riconoscere precocemente i segni e sintomi summenzionati.
(151) FASE PRE-OSPEDALIERA. 2. SOSTEGNO FUNZIONI VITALI C. COMPLICANZE DI NATURA CARDIOCIRCOLATORIA Diagnosi infermieristica: - Rischio elevato di nuovi episodi di ictus Interventi: - Monitoraggio elettrocardiografico - Reperire accesso venoso - Somministrare liquidi ev. In caso di ipotensione - Rilievo frequente dei parametri vitali.
(152) FASE PRE-OSPEDALIERA. 2. SOSTEGNO FUNZIONI VITALI C. COMPLICANZE DI NATURA CARDIOCIRCOLATORIA Indicatori di risultato: - Parametri cardiocircolatori accettabili - Riconoscimento e trattamento di eventuali anomalie.
(153) FASE PRE-OSPEDALIERA. 3. POSIZIONE DEL PAZIENTE DURANTE IL TRASPORTO . . Se cosciente Alterato stato di coscienza. . . Nella posizione a lui più gradita Posizione laterale di sicurezza o supina. • Proteggere gli arti offesi • Tranquilizzare e proteggere il paziente da traumi secondari se si mostra agitato o aggressivo.
(154) LA RIABILITAZIONE OSPEDALIERA.
(155) L’approccio al paziente emiplegico comporta : . Bilancio ortopedico Bilancio dell’emiplegia in sè Bilancio neurologico Esame somatico.
(156) BILANCIO ORTOPEDICO . . Retrazioni muscolo-tendinee Iperestensibilità con iperlassità capsulolegamentosa Paraosteoartropatie Dolore Sindrome algodistrofica.
(157) BILANCIO MOTORIO . Turbe del movimento volontario Ipertonia spastica Sincinesie Esagerazione dei riflessi di difesa Distonie.
(158) BILANCIO NEUROLOGICO . Riflessi Bilancio della sensibilità Disturbi visivi Paralisi dei nervi oculomotori Disturbi sfinterici Interessamento delle funzioni superiori.
(159) ESAME GENERALE . Esame viscerale completo Esame cardiovascolare.
(160) ESAME FUNZIONALE. . . Valutazione delle possibilità funzionali del paziente Adattamento alla posizione verticale.
(161) ELEMENTI DI CATTIVA PROGNOSI: . . Cattivo stato ortopedico Spasticità grave all’arto superiore Interessamento grave delle funzioni superiori Lesioni cerebrali bilaterali Disturbi sfinterici importanti Persistenza di gravi disturbi sensitivi profondi alle articolazioni prossimali o alla mano.
(162) IL PERCORSO RIABILITATIVO OSPEDALIERO DEL PAZIENTE CON ICTUS. www.fisiokinesiterapia.biz.
(163) IL PERCORSO RIABILITATIVO OSPEDALIERO DEL PAZIENTE CON ICTUS. PREVENZIONE COMPLICANZE. F A S E A C U T A. CONTENIMENTO DISABILITA’.
(164) IL PERCORSO RIABILITATIVO OSPEDALIERO DEL PAZIENTE CON ICTUS. OBIETTIVI DELLA FASE ACUTA • CONTENERE LA RIGIDITA’ ARTICOLARE rac. Grado C • PREVENIRE LE LESIONI DA DECUBITO rac. Grado C • PREVENIRE LE INFEZIONI RESPIRATORIE • PREVENIRE LE TROMBOSI VENOSE PROFONDE rac. Grado C • STIMOLARE IL PAZIENTE • EVITARE L’ISOLAMENTO.
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(167) IL PERCORSO RIABILITATIVO OSPEDALIERO DEL PAZIENTE CON ICTUS. INTERVENTI NELLA FASE ACUTA. • ALLINEAMENTO POSTURALE • POSIZIONAMENTO • SISTEMAZIONE DELL’AMBIENTE.
(168) IL PERCORSO RIABILITATIVO OSPEDALIERO DEL PAZIENTE CON ICTUS. INTERVENTI NELLA FASE ACUTA ALLINEAMENTO POSTURALE • SIMMETRIA DEL CORPO • POSIZIONAMENTO ADEGUATO DEL CUSCINO.
(169) IL PERCORSO RIABILITATIVO OSPEDALIERO DEL PAZIENTE CON ICTUS. INTERVENTI NELLA FASE ACUTA POSIZIONAMENTO. OBIETTIVI. • STIMOLAZIONE PROPRIOCETTIVA • PREVENZIONE INSORGENZA DECUBITI • PREVENZIONE EDEMI • PREVENZIONE RETRAZIONI MUSCOLO TENDINEE E CAPSULO-LEGAMENTOSE • PREVENZIONE INSORGENZA SCHEMI PATOLOGICI.
(170) IL PERCORSO RIABILITATIVO OSPEDALIERO DEL PAZIENTE CON ICTUS. INTERVENTI NELLA FASE ACUTA POSIZIONAMENTO. INTERVENTI. FAR CAMBIARE POSIZIONE AL PAZIENTE CIRCA OGNI 2 H.. POSIZIONI DA FAR ASSUMERE: 1. SUPINA 2. DECUBITO LATERALE LATO PLEGICO 3. DECUBITO LATO SANO 4. POSTURA SEDUTA.
(171) IL PERCORSO RIABILITATIVO OSPEDALIERO DEL PAZIENTE CON ICTUS. INTERVENTI NELLA FASE ACUTA SISTEMAZIONE DELL’AMBIENTE. SOLLECITARE IL PAZIENTE CON STIMOLI VERBALI VISIVI TATTILI DAL LATO LESO.
(172) IL PERCORSO RIABILITATIVO OSPEDALIERO DEL PAZIENTE CON ICTUS. SITUAZIONI PROBLEMATICHE NELLA FASE ACUTA RELATIVE • ALL’ALIMENTAZIONE • AL CONTROLLO DEGLI SFINTERI • AI TRAUMATISMI DA CADUTA • ALL’INVERSIONE RITMO SONNO-VEGLIA • ALLA DEPRESSIONE\AGRESSITVITA’.
(173) IL PERCORSO RIABILITATIVO OSPEDALIERO DEL PAZIENTE CON ICTUS. FASE POSTACUTA. RECUPERO FUNZIONI. CONSOLIDAMENTO. NEUROLOGICHE. ABILITA’ RESIDUE. AUTONOMIA PAZIENTE REINSERIMENTO FAMILIARE E SOCIALE.
(174) IL PERCORSO RIABILITATIVO OSPEDALIERO DEL PAZIENTE CON ICTUS. FASE POSTACUTA. RECUPERO FUNZIONI NEUROLOGICHE VALUTAZIONE FISIATRICA TRATTAMENTO. STABILITA’ CONDIZIONI. NEUROMOTORIO. STATO COGNITIVO. LOGOPEDICO. PRESUPPOSTI RECUPERO. FUNZIONALE. MOTIVAZIONE LIVELLO AUTONOMIA RESISTENZA PSICOLOGICA AD ATTIVITA’ FISICA ENTITA’ SUPPORTO CAREGIVER.
(175) IL PERCORSO RIABILITATIVO OSPEDALIERO DEL PAZIENTE CON ICTUS. GLI OBIETTIVI A LUNGO TERMINE COMPRENDONO: LA LIMITAZIONE DELLE COMORBOSITÀ; LA PREVENZIONE DELLE RECIDIVE DI DANNO VASCOLARE ALL’ENCEFALO; IL POTENZIAMENTO DEL RECUPERO DELL’AUTONOMIA; IL MANTENIMENTO A LUNGO TERMINE DELLE PRESTAZIONI ACQUISITE CON L’INTERVENTO RIABILITATIVO..
(176) IL PERCORSO RIABILITATIVO OSPEDALIERO DEL PAZIENTE CON ICTUS. RIABILITAZIONE FASE COMPLESSA. A. B. C.
(177) IL PERCORSO RIABILITATIVO OSPEDALIERO DEL PAZIENTE CON ICTUS. RIABILITAZIONE. CONTROLLARE TONO MUSCOLARE. RECUPERARE ATTIVITA'MOTORIE FUNZIONALI. - FASE A. STIMOLARE AUTONOMIA. PREVENIRE COMPENSI ASIMMETRIE SINERGIE.
(178) IL PERCORSO RIABILITATIVO OSPEDALIERO DEL PAZIENTE CON ICTUS. RIABILITAZIONE. - FASE B. cammino posiz. eretta in equilibrio posizione seduta in equilibrio passaggio posturale letto-carrozzina passaggio posturale seduto sul letto attivita’ in posizione supina.
(179) IL PERCORSO RIABILITATIVO OSPEDALIERO DEL PAZIENTE CON ICTUS. RIABILITAZIONE. - FASE C. Neurologico motorio. Afasia. Valutazione danno residuo. Psicologico. Neurologico sensoriale.
(180) IL PERCORSO RIABILITATIVO OSPEDALIERO DEL PAZIENTE CON ICTUS. PROGRAMMA RIABILITATIVO • ELABORATO QUANTO PRIMA • DESCRIZIONE CHIARA DEI PROBLEMI • DEFINIZIONE POSSIBILITA’ DI RECUPERO • INDIVIDUAZIONE DI OBIETTIVI FUNZIONALI • PROGRAMMI E STRATEGIE DI CURA.
(181) AZIENDA PER I SERVIZI SANITARI N.5 “BASSA FRIULANA”. DISTRETTI EST E OVEST “I PERCORSI DEL PZ CON ICTUS IN UN’AZIENDA TERRITORIALE”. IL PZ SEGUITO A DOMICILIO.
(182) PROCESSO VALUTAZIONE CAPACITA’ ALIMENTARE\DISFAGIA. CONSULENZA FKT. • AVVIO PROGRAMMA RIABILITATIVO • AVVIO PROGRAMMA ALIMENTARE • EVENT. PROGRAMMA LOGOPEDICO. DOCUMENTI X DIMISSIONE • CARTELLA RIABILITATIVA • CONSUL. NEUROLOGICA • EVENT. CONSUL. ORL LOGOPEDICA. SCHEDA FKT. CASO ELEVATA COMPLESSITA’ CLINICA. NO. INVIO MMG MANTENIMENTO FOLLOW-UP AMBUL. PRESENZA DI ULTERIORI COMPLESSITA’ PER ASSISTENZA A DOMICILIO NO. SEGNALAZ. MMG AL DISTRETTO X PROSECUZIONE PROGRAMMA COMPLESSO A DOMICILIO. PROTOCOLLO DIMISSIONE PROTETTA. SI. scheda segnalazione fax. INVIO CeCAP Distretto. ℡. scheda segnalazione. POSSIBILE ASSISTENZA A DOMICILIO. SI SI. • PROGRAMMA FKT • ALTRE NECESSITA’. NO. • PROGRAMMA FKT IN RSA O CASA DI RIPOSO.
(183) 1) CONTINUITA’ DELLE CURE DIRETTAMENTE PRESSO IL DOMICILIO a) ASSISTENZA DOMICILIARE SEMPLICE (AD): si tratta del solo intervento infermieristico o comunque di dinterventi già predefiniti (es. FKT). b) ASSISTENZA DOMICILIARE INTEGRATA (ADI):si tratta di un programma integrato e/o di particolare complessità clinica e terapeutica, che coinvolge più figure professionali. c) FKT: presso il domicilio del pz OPPURE presso uno degli ambulatori di riabilitazione, territoriali o ospedalieri..
(184) BISOGNO RIEDUCAZIONE MOTORIA.
(185) IL TRATTAMENTO EXTRAOSOEDALIERO PER IL PROSEGUIMENTO DEL RECUPERO FUNZIONALE AVVIENE: PRESSO. IL SERVIZIO SRRF DELL’OSPEDALE IN REGIME DI PRESTAZIONE AMBULATORIALE. IN A. REGIME DI RICOVERO PRESSO LA RSA. DOMICILIO.
(186) INTERVENTI MOTIVAZIONI . . VALUTAZIONE DEL PAZIENTE IN AMBIENTE PROTETTO O DOMICILIO COMPILAZIONE DI UNA SCHEDA FISIOTERAPICA CON IL NUOVO PIANO DI TRATTAMENTO RIABILITATIVO. . . VERIFICA DEL RECUPERO OTTENUTO IN REGIME DI DEGENZA OSPEDALIERA AGGIORNAMENTO DELLA SITUAZIONE CLINICA ED EVENTUALE PRESCRIZIONE AUSILIO Più ADEGUATO ALL’ARCHITETTURA DOMESTICA.
(187) INTERVENTI MOTIVAZIONI . . ESERCIZI DI MOBILIZZAZIONE PASSIVA E AUTOMOBILIZZAZIONE. . RIEDUCAZIONE ALLA GESTIONE DELLA PARTE PLEGICA (CURA, PULIZIA,MANTENIMENT O DI POSTURE ADEGUATE). . MANTENIMENTO ESCURSIONE ARTICOLARE DELLA PARTE COLPITA CONTENIMENTO DEI PROBLEMI GENERATI DALLA MANCANZA DI CORRETTE AFFERENZE SENSITIVO/MOTORIE.
(188) INTERVENTI MOTIVAZIONI . . RIEDUCAZIONE ALLA POSIZIONE ASSISA ED ERETTA. CONTROLLO DELL’ATTIVITA’ MOTORIA SPONTANEA DELLA PARTE COLPITA. . . ATTIVITA’ PROPEDEUTICHE ALLA FUNZIONE DEAMBULATORIA (SE NON ANCORA RAGGIUNTA) CONTENZIONE DI SINERGIE E SPASTICITA’ SE PRESENTI.
(189) INTERVENTI MOTIVAZIONI . . FOLLOW-UP A DISTANZA DI TEMPO DALL’EPISODIO ICTALE. . ADEGUAMENTO AUSILI. . REVISIONE OBIETTIVI E MONITORAGGIO EVOLUZIONE MOTORIA MANTENIMENTO AUTONOMIA IN BASE ALL’EVOLUZIONE DELLA PATOLOGIA.
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