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MANZONI T., Aristotele e il cervello. Le Teorie del Più Grande Biologo dell' Antichità nella Storia del Pensiero Scientifico.

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Academic year: 2021

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modello di patogenesi emerso dal tentativo di controllo delle epi-demie di malattie infettive; l’impatto, anche simbolico, della nuova idea di circolazione harveyana sulla modellizzazione del corpo poli-tico; l’affermarsi dell’ospedale moderno come luogo che nonostante leggi e regolamenti riarticolava non solo la gerarchia stabilita fra professioni mediche, ma perfino quella fra medico e paziente e fra pazienti di ceti diversi. Tutte riarticolazioni e aperture che lungi dal-l’essere immediatamente inquadrabili in, e funzionali a, un modello di regolazione e disciplinamento, sembrano indicare piuttosto la straordinaria vitalità e capacità di adattamento di discipline e saperi messi alla prova del medical marketplace e delle diverse e mutevoli esigenze dei poteri municipali, politici, corporativi, ma anche dei

medical practitioners e perfino dei ‘pazienti’ che li utilizzavano.

Maria Conforti MANZONI T., Aristotele e il cervello. Le teorie del più grande

bio-logo dell’antichità nella storia del pensiero scientifico. Roma,

Ca-rocci, 2007.

Il volume su Aristotele di T. Manzoni, fisiologo illustre e studioso di storia della fisiologia, su Aristotele, esce alcuni anni dopo quello su Galeno (Il cervello secondo Galeno, Ancona 2001: se ne veda la recensione su questa rivista, 13, 2001) e lo completa. Si tratta della più ricca e documentata monografia sulla teoria aristotelica e della sua for-tuna (e sforfor-tuna) fin quasi ai nostri giorni. Lo scienziato è in grado di valutare il valore scientifico dell’antica teoria senza cadere nell’oppo-sto errore di cogliere precursori o di limitarsi a condannare gli errori. Il libro si compone di due parti. La prima (capp. 1-17) si occupa delle teoria aristotelica sul cervello: 1) L’anatomia, 2) I livelli di orga-nizzazione della materia vivente, 3) Gli elementi e le loro qualità,

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4) La proprietà speciale della superficie della mano, 5) Il cervello è freddo e umido, 6) La percezione sensoriale, 7) I movimenti origi-nano dal cuore, 8) Il pneuma innato, 9) Il cervello: un viscere senza funzione, 10) L’esigenza di assegnare una funzione al cervello, 11) l’esigenza di assegnare una funzione al cervello: la natura non fa nulla invano, 12) Il calore innato, 13) Meccanismi per la con-servazione e moderazione del calore innato, 14) Il cervello come organo complementare per la moderazione del calore innato, 15) Le dimensioni del cervello umano, 16) Le dimesioni del cervello del maschio e della femmina, 17) Cervello, suture craniche e capelli. La seconda (capp. 18-21) riguarda il progressivo superamento della teoria aristotelica: cap. 18) La rapida obsolescenza della strana teo-ria aristotelica sulle funzioni del cervello, 19) L’interpretazione di una famosa frase di A. sulle dimensioni del cervello umano, 20) La lunga vita della nozione che il cervello è freddo e umido, 21) La centralità del cuore secondo A. e la risposta di Realdo Colombo. Tre appendici completano il volume: I) L’insensibilità del cervello, II) Cervello e suture craniche, III) Cervello e capelli. Seguono la Biblio-grafia e l’Elenco anagrafico degli autori antichi.

Già dai titoli dei capitoli si può dedurre che il libro non si limita a studiare la teoria aristotelica sul cervello, ma si occupa preliminar-mente dei principi filosofici biologici e fisiologici, di cui vengono ricordati gli antecedenti nella filosofia presocratica (e qui la fonte è soprattutto lo stesso Aristotele), e nel Corpus hippocraticum.

Nella prima parte Manzoni discute testi e bibliografia molto abbon-dante; nella seconda egli esamina materiale in gran parte non esplo-rato. Per i lettori non specialisti l’intera opera è un riesame autorevole della teoria aristotelica, esposto in modo chiaro e efficace. Il clas-sicista (quale chi scrive) apprende molto soprattutto dalla seconda parte, dove Manzoni esamina le teorie della scuola salernitana, della medicina scolastica, della medicina rinascimentale e del Seicento, e i

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tentativi di ripetere gli esperimenti (alcuni dei quali giudicati ancora validi in sé) con in quali Aristotele credeva di provare la validità delle sue teorie sulla funzione del cervello (il raffreddamento del calore del cuore, grazie al suo temperamento freddo e umido).

L’autore è interessato alla fortuna delle teorie di Aristotele, e dunque utilizza prevalentemente la letteratura secondaria, traduzioni latine dal greco e dall’arabo, e commenti, di cui vengono offerte tradu-zioni italiane inedite. Segnalo, tra le tradutradu-zioni dal greco, brani dei commenti di Michele Efesio (p. 82 etc.).

Numerose le tavole con riproduzione di frontespizi di opere dal Cin-quecento all’Ottocento.

Qualche confusione potrebbe nascere nei lettori non specialisti, dalla data di edizione delle opere. Essa spesso non corrisponde né all’epoca della composizione né alla prima edizione delle opere, ma a quella di edizioni successive o anche moderne. A questo rimedia l’elenco anagrafico degli autori antichi, p. 237-239.

Ugualmente il lettore non avvertito, a potrebbe credere ad es. che l’eukrasia ad pondus (p. 45) sia espressione galenica (ovvia-mente il suo corrispondente greco), mentre è espressione dei commentatori latini.

La presentazione delle dottrine aristoteliche è precisa, e Manzoni usa spesso i più recenti commenti per illustrarla.

Segnalo quella che potrebbe essere un’inesattezza, p. 24 sull’immu-tabilità degli elementi. Per Aristotele gli elementi non sono immuta-bili: in effetti si trasformano gli uni negli altri (e così per Galeno, che preferisce parlare di qualità che agiscono su un sostrato).

Manzoni esamina minutamente le interpretazioni, dall’antichità ai tempi nostri, delle affermazioni di Aristotele, la più celebre e sbagliata è quella per la quale il cervello è la parte più fredda del corpo (cap. 6). I successivi capitoli offrono una sintesi eccellente della dottrina di A. e delle critiche mosse dall’antichità fino ai tempi moderni.

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Qualche integrazione. La denominazione pia mater è cattiva tradu-zione dell’arabo al-umm ar-raqîqa, madre sottile, intesa come “fine, gentile” (vedi G. Strohmaier, Von Demokrit bis Dante, 1999, pp. 361-366). Oltre Aristotele non aveva ancora compreso la funzione dei muscoli toracici anche Erofilo, che attribuiva il moto del polmone a una orexis del viscere stesso (fr. 143abc von Staden, da Aetios). A com-pletamento della storia del galenismo (come veicolo di approvazione o critica delle dottrine aristoteliche) segnalo i sommari degli alessan-drini, ampiamente utilizzati da Razes, Ali ibn Abbas, Avicenna.

Una precisazione. L’opera Pantegni o Pantechni (vedi bibliografia p. 229) divisa in 10 libri di Theorice e 10 di Practice, è di Ali ibn Abbas al Majusi, non di Isaac al-Israili. L’errore si trova nell’edi-zione di Lione 1515, Omnia opera ysaac, che pubblica come opera di Ysaac il rifacimento di Costantino Africano.

Ivan Garofalo MOTTA G., “In bona salute de animo e de corpo”. Malati, medici e

guaritori nel divenire della storia. Milano, FrancoAngeli, 2007.

Per quanto lunghe e feroci possano essere state le guerre che nel corso della storia gli esseri umani hanno voluto o dovuto affrontare, non meno grave e dura è stata la lotta che hanno dovuto sostenere contro le ondate epidemiche che hanno imperversato a breve o a lungo periodo, qualche volta con esiti devastanti. Anche nei periodi più “tranquilli”, tuttavia, ci si è sempre posto l’obiettivo di preser-vare la propria salute, ponendo le basi di un’efficace risposta del proprio corpo per mezzo di un appropriato stile di vita e di una cor-retta alimentazione o anche ricorrendo alle varie categorie di guari-tori che, con diverse competenze e con risultati difformi, nel tempo hanno cercato di fornire un aiuto.

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