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Analisi storico-giuridica dell'Operatore Tecnico di Centrale Operativa 118

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Academic year: 2021

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CORSO DI LAUREA IN GIURISPRUDENZA

Tesi di laurea

Analisi storico-giuridica dell’Operatore

Tecnico di Centrale Operativa 118

Candidato

Relatrice

Luca Chelini

Prof.ssa Valentina Giomi

Correlatore

Prof. Luca Righi

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INDICE

INTRODUZIONE ... pag. 4

CAPITOLO I

La figura dell’Operatore Tecnico di Centrale Operativa 118,

mansioni ed inquadramento giuridico ... pag. 6

CAPITOLO II

Storia del soccorso extra ospedaliero ... pag. 30

CAPITOLO III

La responsabilità professionale dell’operatore del servizio 118 (medico, infermiere, operatore tecnico) nella gestione della

chiamata di emergenza ... pag. 54

CONCLUSIONI ... pag. 78

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INTRODUZIONE

La vita terrena è piena di dolori e tribolazioni (malattie, povertà, ecc.): quindi, aiutiamoci l’un l’altro, come meglio possiamo! Onore e gloria

a colui che saprà inventare nuovi mezzi e nuove vie di soccorso!

Soren Kierkegaard, Diario,1 (Copenaghen 1756-1838)

L’idea di questo mio lavoro nasce grazie alla passione per il soccorso territoriale.

Tutto è nato per caso, tanti anni fa, un po’ perché spinto dalla voglia di aiutare chi stava male, un po’ per vincere la paura della vista del sangue, mi sono iscritto alla Croce Rossa Italiana e ho cominciato a prestare servizio di volontariato sull’ambulanza. Ben presto il mio interesse per l’emergenza extra-ospedaliera, o territoriale, mi ha portato a studiare per diventare un istruttore nazionale di Primo Soccorso.

Da impegno occasionale questa attività si è trasformata in un’occupazione e sono diventato un autista-soccorritore della Croce Rossa Italiana.

Vivendo quotidianamente la realtà del soccorso sanitario territoriale della mia provincia, posso dire di aver vissuto direttamente la maggior parte dei cambiamenti che la sanità

1

Il Diario fa parte della sua opera “Papirer”; è una raccolta dei suoi pensieri, delle sue preoccupazioni, delle sue angosce, delle polemiche che rivolge alla Chiesa. (enciclopedia Treccani).

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Toscana ha imposto negli ultimi vent’anni al sistema.

Con questo mio studio ho voluto descrivere ed analizzare la figura dell’operatore tecnico di centrale operativa 118, figura professionale introdotta abbastanza recentemente, che è diventata a pieno titolo parte integrante degli organici delle C.O. 118.

Ho scelto questo argomento per molteplici ragioni: sia perché nel settore dell’emergenza riveste un ruolo di fondamentale importanza, sia perché è l’anello di congiunzione tra il mondo delle Associazioni di Volontariato, di cui faccio parte, ed il Sistema Sanitario Regionale, sia perché, da poco più di un anno, è la mia occupazione.

Quando parlo del mio lavoro con chi non appartiene all’ambiente mi rendo conto che c’è ancora poca consapevolezza sul funzionamento di una C.O. 118 e sul soccorso territoriale in generale.

Sono fermamente convinto che sia necessario colmare certe lacune per avvicinare la popolazione ai meccanismi che operano per garantire un soccorso sanitario extra-ospedaliero efficiente e per creare un canale di comunicazione efficace basato sulla fiducia data dalla certezza della professionalità e della competenza del personale che ogni giorno, ventiquattro ore su ventiquattro, lavora per la comunità.

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CAPITOLO I

La figura dell’Operatore Tecnico di Centrale Operativa

118, mansioni ed inquadramento giuridico

Mi sono affacciato al mondo del soccorso sanitario grazie al volontariato; poco dopo aver conseguito il diploma sono diventato membro della Croce Rossa Italiana e ne faccio parte ancora oggi. Da semplice volontario sono diventato un dipendente dell’associazione e ho cominciato a lavorare quotidianamente sulle autoambulanze come autista-soccorritore. Nel 2015 ho vissuto un grande cambiamento vincendo la selezione per diventare un operatore tecnico di centrale operativa 118, ed oggi sono ufficialmente inserito nell’organico della Centrale Operativa Alta Toscana, con sede presso l’Ospedale della Versilia.

La regolamentazione del sistema dell’emergenza territoriale ha vissuto fino ad oggi profondi e repentini cambiamenti e posso dire di averli vissuti tutti da vicino.

Ad oggi abbiamo assistito ad un inglobamento delle risorse, a livello regionale, che hanno portato alla nascita delle Centrali Operative di Area Vasta.

La legge n. 296 del 13 marzo 1958, emanata durante il Governo Zolfi, istituì per la prima volta nel nostro Paese il Ministero della Sanità, scorporando l’Alto Commissariato per l’igiene e la salute

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pubblica (ACIS)2 dal Ministero dell’Interno.

La legge n. 833 del 23 dicembre 1978 soppresse il sistema mutualistico fino ad all’ora in vigore ed istituì il Sistema Sanitario Nazionale (SSN).

Prima dell’entrata in vigore della legge n. 833 del 1978 il sistema assistenziale sanitario si basava su numerosi “enti mutualistici” o “casse mutue”3. L’ente più importante, tra questi, era l’Istituto

Nazionale per l’Assicurazione contro le Malattie (INAM)4

.

Il diritto alla tutela della salute era quindi correlato non all’essere cittadino ma all’essere lavoratore, e quindi non era un diritto per tutti. Questo sistema comportava anche casi di disomogeneità di trattamento tra i diversi istituti eroganti il servizio.

Il diritto alla salute trova fondamento nell’art. 32 della nostra Costituzione:

“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto

2

Istituito con il decreto legislativo n. 417 del 12 luglio 1945, posto alla dipendenza della Presidenza del consiglio dei ministri, tutelava la salute pubblica [fonte Ministero della sanità].

3

Prima del 1978 il Sistema Sanitario Italiano era basato su una forma di protezione assicurativo-previdenziale in cui il diritto alla salute era collegato alla condizione lavorativa e quindi non era considerato un diritto di cittadinanza. Le Casse Mutue, gli enti assicurativi che garantivano l’accesso alle cure, affondavano le radici nelle società operaie delll’800.Chi poteva permetterselo pagava per avere un’assistenza sanitaria adeguata, chi era povero si doveva affidare alle Opere Pie ed alla beneficienza. I lavoratori salariati iniziarono così ad assicurarsi per la salute, generando un esteso e capillare tessuto di società mutualistiche: un vero e proprio welfare dal basso. (http://rproject.it/breve-storia-della-sanita-in-italia/).

4

Il Regio decreto n. 138 del 11 gennaio 1943 istituì l’ente per l’assistenza di malattia dei lavoratori, chiamato poi Istituto Nazionale per l’assicurazione contro le Malattie, con il Decreto Legislativo del Capo Provvisorio di Stato n. 435 del 13 maggio 1947.Sciolto con la nascita del Sistema Sanitario Nazionale, che prevede il versamento dei contributi da parte dei lavoratori e dei datori di lavoro all’ INPS. (dall’Archivio di Stato di Gorizia).

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dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.

Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.

Con la legge n. 833 del 1978 si stabilisce che il diritto alla salute è un diritto di tutti gli individui.

Il Sistema Sanitario Nazionale è un sistema sanitario pubblico di carattere “universalistico”, tipico di uno Stato sociale, che garantisce l’assistenza sanitaria a tutti i cittadini, finanziato dallo Stato attraverso la fiscalità generale e le entrate dirette (ticket sanitario).

Legge n. 833 del 1978 Titolo I - Capo I – art. 1, i principi:

“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività mediante il Servizio Sanitario Nazionale. La tutela della salute fisica e psichica deve avvenire nel rispetto della dignità e della libertà della persona umana. Il Servizio Sanitario Nazionale è costituito dal complesso delle funzioni delle strutture, dei servizi e delle attività destinati alla promozione, al mantenimento ed al recupero della salute fisica e psichica di tutta la popolazione senza distinzione di condizioni individuali o sociali e secondo modalità che assicurino l’eguaglianza dei cittadini nei confronti del sevizio. L’attuazione del Servizio Sanitario Nazionale compete allo Stato,

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alle regioni, agli enti locali territoriali, garantendo la partecipazione dei cittadini. Nel Servizio Sanitario Nazionale è assicurato il collegamento ed il coordinamento con le attività e con gli interventi di tutti gli altri organi, centri, istituzioni e servizi, che svolgono nel settore sociale attività comunque incidenti sullo stato di salute degli individui e della collettività. Le Associazioni di Volontariato possono concorrere ai fini istituzionali del Servizio Sanitario Nazionale nei modi e nelle forme stabiliti dalla presente legge”.

Art. 10, l’organizzazione territoriale:

“Alla gestione unitaria della tutela si provvede in modo uniforme sull’intero territorio nazionale mediante una rete completa di unità sanitarie locali. L’unità sanitaria locale è il complesso dei presidi, degli uffici e dei servizi dei comuni, singoli o associati e delle comunità montane, i quali in un ambito territoriale determinato assolvono ai compiti del Servizio Sanitario Nazionale di cui alla presente legge. Sulla base dei criteri stabiliti con legge regionale i comuni, singoli o associati, o le comunità montane articolano le unità sanitarie locali in distretti sanitari di base, quali strutture tecnico-funzionali per l’erogazione dei servizi di primo livello e di pronto intervento”.

Art.14, unità sanitarie locali:

“L’ambito territoriale di attività di ciascuna unità sanitaria locale è delimitato in base a gruppi di popolazione di regola compresi

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tra 50.000 e 200.000 abitanti, tenuto conto delle caratteristiche geomorfologiche e socio-economiche della zona ...”.

Gli articoli sopra riportati sono quelli che interessano l’emergenza sanitaria territoriale, che riguarda l’intervento di personale sanitario o di personale laico, adeguatamente formato, per gestire situazioni di emergenza o di urgenza5 , verificatesi sul territorio (incidenti stradali, malori a domicilio, infortuni sul lavoro, ecc.).

Sotto la presidenza dell’On. Cossiga, il 27 marzo 1992, su proposta dell’On. De Lorenzo, venne istituito il numero unico nazionale dell’emergenza sanitaria, il 118.

Gazzetta Ufficiale n. 76 del 31 marzo 1992;

Art. 1, il livello assistenziale di emergenza sanitaria:

“Ai sensi del I comma art. 4 legge n. 412, del 30 dicembre 1991, il livello di emergenza sanitaria da assicurare con carattere di uniformità in tutto il territorio nazionale è costituito dal complesso dei servizi delle prestazioni di cui agli articoli successivi”.

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Emergenza, circostanza imprevista, accidente, momento critico, che richiede un intervento immediato. Urgenza, situazione in cui è potenzialmente in pericolo la vita di una persona; l’entità dell’urgenza è direttamente proporzionale al pericolo immediato di vita dell’infortunato; l’urgenza necessita di tempi di intervento brevissimi (esempio arresto cardiaco, arresto respiratorio, emorragie imponenti). (Vocabolario Treccani).

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Art. 2, il sistema di emergenza sanitaria:

“Le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano organizzano le attività di urgenza e di emergenza sanitaria articolate su:

a) il sistema di allarme sanitario

b) il sistema di accettazione e di emergenza sanitaria “ L’istituzione di un numero unico, attivato a livello nazionale, da contattare in caso di necessità, cambia radicalmente il sistema di soccorso delegando ad un’unica centrale operativa locale la gestione e la regolamentazione di tutte le risorse territoriali presenti ed evitandone lo spreco eliminando l’annoso problema dell’attivazione di più mezzi di soccorso per uno stesso obiettivo.

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La prima suddivisione delle C.O. 1186 della regione Toscana.7

Nella Regione Toscana prima della riforma le Centrali Operative erano 12, passate poi a 10 ed ora a 6.

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Centrale Operativa 118 Regione Toscana: Massa, Versilia, Lucca, Pisa, Pistoia, Prato, Firenze, Empoli, Arezzo, Livorno, Siena e Grosseto.

7

Divisione legata alla suddivisione della rete telefonica, esattamente come per gli altri servizi di emergenza non sanitari (vigili del fuoco, prefettura, ecc…).

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Assetto attuale della Regione Toscana con le centrali Operative di Area Vasta: Viareggio ha inglobato Lucca e Massa e Carrara; Pistoia ha inglobato Empoli; Firenze ha inglobato Prato; Livorno ha inglobato Pisa; Siena ha inglobato Grosseto; Arezzo, per la morfologia del suo territorio (lunghe distanze e luoghi difficili da raggiungere) è rimasta sola.

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Con legge n. 70 del 2010, art.19, la Regione Toscana stabilisce di dividere il territorio con nuove centrali operative denominate Area Vasta8.

Con questa legge si procede ad una riorganizzazione del sistema di emergenza/urgenza, che porta ad un miglioramento dei livelli di efficacia e di efficienza del servizio. L’Area Vasta permette di ridurre i costi di gestione delle centrali operative, diminuendo il numero delle centrali diminuiscono il numero degli immobili e quindi anche le spese per il loro mantenimento; si riesce a mantenere un lato livello di professionalità e preparazione del personale che lavora in centrale, dato che aumentando il bacino di utenza di competenza della centrale aumenta il numero delle richieste di soccorso e quindi il personale è sempre attivo (da uno studio della Commissione di sanità della Regione Toscana, infatti, perché un operatore di centrale rimanga ad un livello di preparazione ottimale il rapporto che deve esserci tra lui e la popolazione deve essere 1 a 250.000); infine viene creata la figura del “referente tavolo 1189

.

Dal 1 giugno 2015 è entrata in servizio la Centrale Operativa Alta Toscana, frutto della delibera Baldacchini, della Regione Toscana, che ha accorpato le tre centrali operative 118 esistenti

8

Art.2 della legge regionale toscana n. 40 del 24 febbraio 2005 definisce l’Area Vasta come l’ambito di attuazione della programmazione strategica regionale nel quale sono integrate le programmazioni dell’azienda unità sanitaria locale e dell’azienda ospedaliero universitaria.

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Ogni associazione nomina il proprio (il Governatore per le Misericordie, il presidente per le Anpas e per la CRI) e periodicamente si riuniscono con il direttore della Centrale Operativa.

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nella zona, Lucca, Massa Carrara e Versilia.

Questo passaggio è stato descritto, commentato e, in gran parte criticato, da molti cittadini, dai rappresentanti di alcune associazioni di volontariato ed anche in molti articoli di quotidiani locali.

Il cambiamento per molti è stato percepito come un impoverimento delle risorse e non in una ottimizzazione, il timore maggiore era che una centrale unica, spesso “lontana”10 geograficamente dalle sue zone di competenza, non riuscisse a rispondere in maniera tempestiva alle richieste di soccorso.

Anche molti esponenti delle associazioni di volontariato non erano d’accordo, da una parte c’era il dispiacere per la perdita della stretta collaborazione creatasi con le proprie C.O. 118 di riferimento, un po’ per il timore, a volte fondato, di vedere diminuire il numero dei servizi di emergenza/urgenza (adesso le ambulanze dedicate alle emergenze, denominate con la sigla “bravo”, hanno tutte l’allestimento di tipo “A”, cioè sono dotate di materiale ed apparecchiature che può utilizzare un medico, quindi tutte possono intervenire su un servizio in appoggio all’automedica. Questo non accadeva prima, perché solo alcune ambulanze avevano le caratteristiche per intervenire assieme all’automedica).

Ad oggi posso affermare che l’accorpamento delle tre centrali

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Esempio: un intervento al comune di Altopascio prima era distante 15 Km dalla “vecchia” centrale operativa, adesso dista 46 Km.

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provinciali ha portato miglioramenti sia sui tempi di intervento che sulla qualità del servizio dato.

Ad un anno circa di attività della Centrale Operativa Alta Toscana questi sono i numeri: numero totale delle missioni 89.547; la media del tempo tra l’attivazione del mezzo di soccorso ed il suo arrivo sul target è di 14,20 minuti (a livello nazionale 15 minuti è considerato un ottimo tempo), e nello specifico 12,03 minuti per la zona della Versilia, 14,40 minuti per la zona di Massa e Carrara, e 16,28 minuti per la zona di Lucca11.

La convenzione, frutto di accordi politici a livello locale e regionale, prevede che le tre aziende Asl di Lucca, Massa Carrara, e Versilia, rimangano autonome riguardo alla pianificazione della rete dei mezzi di soccorso sul territorio (la loro dislocazione), riguardo la gestione del rispettivo personale dipendente, e per i rapporti da tenere con gli enti e le istituzioni deputate al soccorso pubblico (prefettura, vigili del fuoco, forze dell’ordine).

La dotazione organica della Centrale Operativa Alta Toscana è diretta da un dirigente medico, responsabile di Unità Operativa Centrale; un infermiere coordinatore; 6 dirigenti medici; 18 infermieri; 12 operatori tecnici assunti tramite una convenzione con le Associazioni di Volontariato e la Croce Rossa Italiana. Le postazioni operative sono un totale dodici, di cui tre di

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ricezione/triage 12 infermieristiche sempre attive, due di movimentazione mezzi in emergenza sempre attive, una medica sempre attiva ed infine tre di backup13, non presidiate, ma attivabili in caso di necessità.

Il 30 maggio 2016, l’assessore regionale al diritto alla salute Stefania Saccardi, ha visitato la Centrale Operativa Alta Toscana: “questa centrale è una conseguenza della legge di stabilità del 2015, che ha comportato tagli ai bilanci regionali con conseguente riforma sanitaria”14

.

L’operatore tecnico di centrale è una figura professionale nuova nel nostro paese, fino all’anno 2014 non era previsto dalla normativa. Oggi è una figura inquadrata dal CCNL, con mansioni e ruoli specificatamente identificati, inserito a pieno titolo nell’organico della centrale, dove spesso, rappresenta la parte numericamente più significativa.

E’ una figura che proviene dal volontariato, con alcune eccezioni (ad esempio nella C.O. 118 di Massa operavano persone di una cooperativa di servizi), con specifico curriculum formativo (livello avanzato, BLS-D15, PBLS-D16, ecc.) ed ulteriormente

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Dal francese cernita, smistamento; è un sistema utilizzato per selezionare una serie di utenti che chiedono un servizio sanitario.

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Dall’inglese “sostegno”, “rinforzo” (Vocabolario Treccani).

14

La Gazzetta di Viareggio.

15

BLS-D (basic life support defibrillation) supporto alle funzioni vitali, coscienza, respiro e circolo, e utilizzo del defibrillatore nell’adulto. (IRC, Italian Resuscitation Council).

16

PBLS-D (pediatric life support defibrillation) supporto alle funzioni vitali e utilizzo del defibrillatore in età pediatrica (IRC, Italian Resuscitation Council).

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formato sia per la gestione dei servizi di emergenza/urgenza che per i servizi ordinari17, oltre alla gestione del monitoraggio dei servizi, la rendicontazione economica, la reportistica e la valutazione dei servizi svolti dalle associazioni di volontariato. È una risorsa preziosa, poiché sinergicamente e fortemente legata al territorio, del quale conosce ogni specificità e legata al mondo del volontariato, con il quale costruisce territorialmente collaborazione, professionalità e interazione.

A seguito di gravi episodi che vede il nostro Paese vittima di attacchi terroristici dove l’elevato numero delle vittime da soccorrere mette in evidenza la criticità dell’allora sistema di intervento sanitario, spinge il mondo politico a rivedere tutto il sistema di attivazione dei soccorsi e da qui si ha il 27 marzo 1992 il Decreto del Presidente della Repubblica che regola il sistema dell’emergenza: viene così istituito il numero unico dell’emergenza sanitaria, il 118.

La legge Regionale Toscana n. 81 del 27 dicembre 2012, riguardante le misure urgenti di razionalizzazione del sistema di emergenza/urgenza territoriale, all’ art. n.5 dice:

1) le centrali operative, di cui all’art.76-ter II comma della legge regionale n. 40 del 24 febbraio 2005 (disciplina del

17

Il corso di formazione ha la durata di 100 ore, di cui 60 ore di teoria (legislazione, elementi di comunicazione, elementi di informatica e gestione dell’applicativo di Centrale Operativa), e 40 ore di stage formativo presso la C.O. 118. (fonte associazione Esculapio – Firenze).

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SSR), sono organizzate a livello di area vasta

2) per le finalità di cui al comma I, entro l’anno 2013, le aziende sanitarie locali, tramite accordi di area vasta, procedono al superamento dei bacini di utenza delle attuali centrali operative 118 di livello aziendale, individuando, in ogni area vasta, la centrale operativa unica 118 fra quelle esistenti alla data di entrata in vigore della presente legge 3) nell’ambito degli accordi di area vasta previsti dal comma

II, si procede alla rivisitazione del sistema territoriale di emergenza urgenza, privilegiando una maggiore flessibilità organizzativa ed operativa del servizio, mediante l’utilizzo di mezzi di soccorso diversificati ed integrabili

4) la riorganizzazione del sistema di emergenza di cui al comma III, prevede in particolare, i seguenti interventi: a. razionalizzazione della rete dei punti di emergenza sanitaria territoriale presidiati da personale medico ed utilizzo di tale personale nell’ambito del patrimonio di emergenza/urgenza

b. implementazione delle automediche, quali risposte territoriali in grado di sostituire più postazioni di emergenza sanitaria territoriale medicalizzate

c. implementazione della rete delle ambulanze infermieristiche sul territorio

d. implementazione della rete delle ambulanze abilitate alla defibrillazione precoce sul territorio

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sanitaria territoriale

f. attivazione di un sistema regionale di monitoraggio dell’attività, senza costi aggiuntivi, in termini di sicurezza, di appropriatezza, di volumi di attività e di efficacia

5) gli interventi di cui al comma IV, tengono conto della popolazione residente, delle caratteristiche territoriali, con indici di correzione per le aree montane ed insulari, della distanza chilometrica dai presidi ospedalieri, della viabilità e dei tempi di percorrenza a prescindere dai confini provinciali e regionali

Con la delibera Regione Toscana n. 1235 del 28 dicembre 2012 la Regione Toscana mette a disposizione le risorse economiche per dare inizio al riordino del sistema emergenza e urgenza.

Il sistema di emergenza sanitaria territoriale nella Regione Toscana si articolava fino a quel momento in 12 Centrali Operative 118, una per ciascuna azienda USL.

Il modo con cui erano strutturate poneva dei limiti alla possibilità di implementazione del sistema rischiando di essere di ostacolo alla trasformazione delle attuali centrali operative 118 aziendali in Centrali Operative 118 di Area Vasta.

Infatti, criticità e limitazioni al nuovo riordino derivavano dal fatto che tutte le informazioni e i dati in possesso della singola centrale, a causa dei sistemi tecnologici in dotazione, non potevano essere condivise con altre centrali operative 118, comportando in questo modo gravi criticità nel momento in cui

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una centrale operativa 118 fosse andata in crash18. Non esisteva infatti, fino a questo momento una soluzione di Business Continuity19 e Disaster Recovery20. Ad esempio se una centrale subisse un danno tale da compromettere il suo funzionamento, nessun’altra centrale potrebbe, in tempi rapidi, prendersi carico delle telefonate dell’altra centrale.

Un gran numero di centrali operative, ognuna con la propria autonomia, non fa altro che ingenerare una frammentazione delle risorse economiche, determinando in questo modo una minore possibilità di investire in nuove tecnologie ed attrezzature; crea una disomogeneità e difformità nella gestione dei percorsi diagnostico-terapeutici21; ingenera una carenza di coordinamento di area vasta per la gestione delle maxi-emergenze22.

La nuova normativa prevede quindi delle soluzioni organizzative ai problemi sopra citati.

Si prevede infatti che le nuove centrali operative 118 dovranno essere riorganizzate per Area Vasta, dovrà essere rivista la rete

18

Dall’inglese “urto”, “incidente”. Con questo termine si vuole indicare una situazione critica che causa lo spengersi e/o il mal funzionamento degli apparati tecnologici in dotazione alla C.O. 118.

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È la strategia più ampia che ha l’obiettivo di assicurare la “sopravvivenza” di tutte le funzioni essenziali dell’organizzazione permette la ripartenza dopo un evento critico.

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È la strategia che ha come obiettivo la salvaguardia di funzioni specifiche dell’organizzazione ed è parte di un piano Business Continuity, di cui è un sottoinsieme.

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Un codice rosso per patologia neurologica viene gestito da una C.O. 118 in modo diverso rispetto ad un’altra C.O. 118.

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territoriale di emergenza-urgenza23, il servizio regionale di elisoccorso dovrà essere standardizzato24

Il nuovo modello di centrale unica per Area Vasta prevede: la presenza continua di personale medico, una postazione di triage ogni 200.000 abitanti25, protocolli per la gestione delle maxi-emergenze, la presenza di personale infermieristico assieme ad altre figure professionali utili al funzionamento della centrale operativa 118, cioè gli operatori tecnici di centrale 118.

Con la Delibera regionale della Toscana n. 47 del 29 gennaio 2013 si mettono a disposizione i soldi per poter riorganizzare le centrali operative 118 attraverso l’attuazione di Centrali Operative uniche di Area Vasta. (dal sito della Giunta della Regione Toscana).

Con la Delibera Giunta Regione Toscana n. 1117 del 16 dicembre 2013 si approva la riorganizzazione delle centrali operative di Massa, Lucca e Viareggio utilizzando due criteri di scelta degli edifici dove accogliere la nuova centrale operativa: essere antisismico e non soggetto ad alluvioni.

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Deve essere rivista sia il numero dei mezzi di soccorso impiegati, sia la loro dislocazione sul territorio.

24

Creazione di protocolli regionali per il suo utilizzo.

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Vuol dire che se il bacino di popolazione gestito dalla singola C.O. 118 è di 600.000 abitanti, occorrono tre postazioni di ricezione delle chiamate di soccorso.

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La Delibera Giunta Regione Toscana n. 544 del 30 giugno 2014: è la delibera di riferimento; spiega come le 6 aziende debbano essere accorpate: area vasta Nord-Ovest, Centro e Sud-Est (questa è la più vasta, 11.000 km2), elenca tutti i requisiti che le centrali operative dovranno avere.

L’assetto previsto per il 31 dicembre 2016 era di:

a) 3 centrali operative da adibire all’attività di emergenza/urgenza 118

b) 3 centrali operative per la gestione dei trasporti sanitari ordinari

All’interno della centrale operativa dovranno essere presenti le seguenti figure professionali:

a) direttore

b) medico, h24, adeguatamente formato c) dirigente o coordinatore infermieristico

d) personale infermieristico di ricezione: per ogni turno di servizio in un numero tale da rispettare il rapporto 1/200.000 abitanti, prevedendo comunque un minimo di 2 postazioni

e) personale tecnico per la gestione dei mezzi ed attività di supporto; per ogni turno di servizio in numero compreso tra la metà e i 2/3 del personale infermieristico e comunque non meno di 2 postazioni. Tale personale sarà messo a disposizione dalle Associazioni di Volontariato/CRI. In

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24

relazione al fatto che attualmente in alcune centrali operative 118 è presente personale OSS abilitato a tale funzione, l’integrazione del personale del Volontariato dovrà avvenire gradualmente, senza comportare l’allontanamento di tale personale aziendale già in servizio.

Parimenti il personale del Volontariato/CRI, attualmente impiegato per la gestione dei mezzi 118 nelle cessanti centrali operative, sarà utilizzato nelle 6 istituende centrali operative 118.

FUNZIONI DEL MEDICO

Ha il compito di supervisionare l’operato sia degli infermieri che degli operatori tecnici, nel rispetto dei protocolli stabiliti dal responsabile di centrale; decide sulle situazioni che esulano i casi previsti dai protocolli; coadiuva con l’intervento terapeutico più adeguato, via radio o telefono, l’infermiere (atto medico delegato per la somministrazione di farmaci); organizza i trasferimenti urgenti dei pazienti critici tra le strutture sanitarie; coordina il triage, attuato sul luogo dell’intervento, in caso di maxi-emergenze.

FUNZIONE DELL’INFERMIERE

Ha il compito di rispondere all’utente, fase di ricezione e fase di gestione sanitaria delle risorse operative (triage); mantiene il contatto tra il pronto soccorso e le altre strutture ospedaliere (trasferimenti); conosce i protocolli per le maxi-emergenze; è aggiornato sul numero dei posti letto disponibili dei reparti di

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terapia intensiva degli ospedali più vicini

FUNZIONI DELL’OPERATORE TECNICO

1. Riceve e monitora gli stati di missione; attiva il mezzo di soccorso, sceglie il mezzo da inviare basandosi su diversi criteri: oggettivi, protocolli esistenti, richieste dell’infermiere e mezzo idoneo più vicino, e soggettivi, considerando la visione d’insieme, avendo premura di non “scoprire” importanti zone del territorio (non sempre il mezzo più vicino è la scelta giusta). Inoltre l’operatore deve avere sempre, in tempo reale, la posizione e deve conoscere lo stato del mezzo di soccorso, auto e/o ambulanza: se è libero, se è arrivato in pronto soccorso, ecc.

2. Riceve e trasmette le comunicazioni non sanitarie, se il mezzo è libero, se ha difficoltà per raggiungere il target, se occorre attivare anche altri mezzi di soccorso non sanitari (vigili del fuoco, forze dell’ordine, ecc.), se servono più mezzi di soccorso, ecc.

3. Può fare il primo filtro, cioè può rispondere alle chiamate nel caso in cui l’infermiere sia già impegnato compilando il dispatch26.

4. Per i traumi maggiori 27 dove si rende necessaria la

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È un sistema adottato dalle Centrali Operative 118 comprendente una serie di domande standardizzate che permette di gestire in maniera ottimale ed efficace le richieste telefoniche di soccorso sanitario (Fonte Osservatorio Permanente sul Sistema di Emergenza-Urgenza del Consiglio Sanitario Toscano).

27

Vengono elencati nel protocollo operativo HEMS (Helicopter Emergency Medical Service).

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centralizzazione del paziente28, o perché il luogo dell’evento è disagiato (o montagna, o difficile da raggiungere via terra) si interfaccia con la centrale di Firenze, Toscana Soccorso, per attivare l’elisoccorso

5. Monitora i posti letto dei reparti di urgenza degli ospedali

6. In caso di grandi manifestazioni sportive, ludiche, ecc., può essere utilizzato direttamente sul luogo dell’evento per una migliore gestione dei mezzi sanitari

7. Gestisce e controlla tutte le richieste di servizi sanitari “ordinari”29

provenienti direttamente dai reparti ospedalieri, dalle strutture convenzionate, dalle associazioni di Volontariato e dai singoli privati

8. Agisce in piena collegialità con tutto il personale operante (la scelta del mezzo e la sua attivazione spetta solo all’operatore tecnico, ma in certe situazioni è richiesta una scelta pensata da tutte le figure professionali della centrale operativa)

Trascrizione di una reale chiamata fatta alla C.O. 118 Alta Toscana30.

I. 118 Alta Toscana, buongiorno

U. Senta mio marito è cascato e si è spaccato la testa

28

Significa aumentare la percentuale dei successi in emergenza nei pazienti ad alto rischio, diminuendo i tempi per i trattamenti terapeutici intensivi, trasportandoli presso l’ospedale più idoneo.

29

Il Trasporto Sanitario Ordinario è un servizio che la Regione Toscana assicura, con le spese a carico del Sistema Sanitario Regionale, ai propri assistiti, in presenza di specifiche condizioni cliniche certificate dal medico.

30

(27)

27

I. È cosciente, respira, parla suo marito?

U. Si… è cascato ed ha battuto la testa sul tavolino

I. Suo marito si è sentito male, si ricorda tutto, prende dei farmaci?

U. È inciampato … fa per la pressione

I. Va bene signora, l’ambulanza è partita, non lo muova,

tamponi la ferita con un panno pulito e tenga il telefono libero

L’infermiere con poche, ma precise domande (il dispatch) identifica il problema ed assegna un codice colore31. A questo punto manda in gestione la missione che viene subito presa dall’ operatore tecnico.

L’Operatore Tecnico verifica l’indirizzo preso, sceglie il mezzo sanitario più idoneo in base a quello che ha chiesto l’infermiere e attiva telefonicamente l’Associazione32

.

Nella scelta del mezzo l’operatore tecnico deve tenere presenti sempre molteplici fattori: il mezzo chiesto (se automedica, se ambulanza con o senza sanitario), la disponibilità dei mezzi in quel momento e cercare, se possibile, di mantenere una copertura del territorio la più totale possibile; quindi, il detto “mando

31

Il codice colore è una tecnica per stabilire la priorità da dare al paziente in base alle sue condizioni (codice verde, non interessamento delle funzioni vitali; codice giallo, il paziente presenta una parziale compromissione delle funzioni dell’apparato cardiologico o respiratorio; codice rosso, paziente con almeno una delle funzioni vitali compromesse).

32

(28)

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l’ambulanza più vicina” non è sempre vero.

A. Bravo 0210

O. Ciao è la centrale, devi uscire, ho un C0133 K34 giallo a

Lucca, in via …

A. Ok, mandami la missione

L’operatore tecnico invia la missione (nome, cognome, indirizzo e di cosa si tratta) al tablet o smartphone35 del mezzo sanitario. L’associazione inizia il servizio dando tutti gli orari della missione. Arrivata sul target prende i parametri vitali (pressione arteriosa, frequenza cardiaca e percentuale di ossigeno nel sangue) li comunica alla centrale e dà anche una descrizione della situazione.

L’infermiere valuta le notizie ricevute e assegna loro un codice colore di rientro al pronto soccorso.

Qualora il servizio presentasse delle difficoltà (il posto è difficile da raggiungere, le indicazioni stradali non sono precise, o servono più mezzi di soccorso o altri enti di soccorso, come i vigili del fuoco o le forze dell’ordine), queste devono essere risolte, in pochissimo tempo, dall’operatore tecnico di centrale.

33

Con questa sigla si identificano le patologie (C01 è una patologia traumatica; C02 è una patologia cardiaca; C03 è una patologia respiratoria; C04 è una patologia neurologica, ecc.).

34

Questa sigla identifica il luogo di intervento: K indica la casa, S identifica la strada ecc.

35

Ogni mezzo di sanitario di soccorso ne è provvisto. Permette la ricezione della missione (indirizzo e patologia) e l’invio degli orari degli stati di missione.

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Trascrizione degli orari degli stati di missione della chiamata:

09.40.42 l’infermiere risponde

09.42.56 l’operatore assegna la missione 09.45.41 l’ambulanza parte

09.51.45 l’ambulanza arriva sul posto

10.08.50 l’ambulanza parte per il pronto soccorso 10.11.06 l’ambulanza arriva in ospedale

10.15.29 l’ambulanza ha finito la missione ed è libera 10.18.40 l’ambulanza è rientrata in sede

Da quando il familiare ha chiamato la Centrale Operativa 118 Alta Toscana a quando l’ambulanza è arrivata per prestare il promo soccorso sono passati appena undici minuti.

Il signore, vittima dell’incidente, dopo ventuno minuti dall’accaduto era nel Pronto Soccorso.

L’ambulanza era disponibile ad effettuare altri interventi dopo venticinque minuti.

Tutto questo è merito della nuova organizzazione delle Centrali operative 118, dotate di tecnologie sempre più avanzate che permettono una gestione delle chiamate di intervento e dei mezzi di soccorso in tempi sempre più brevi e merito quindi di coloro che ci lavorano quotidianamente.

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CAPITOLO II

Storia del soccorso extra-ospedaliero

Con l’avvento del Cristianesimo36

si ha una svolta nella storia dell’uomo, “ama il prossimo tuo come te stesso37”, dice la

Bibbia, aiutare il prossimo è il fine del buon cristiano. Colui che soffre non è solo il malato nel corpo ma anche il vecchio abbandonato, il povero, il pellegrino. Assisterlo è un’opera di misericordia da cui il credente non può esimersi.

Comincia a svilupparsi una cultura del "Soccorso" che resta ancora lontana dall’ambito sanitario e che non si basa su reali capacità organizzative ed assistenziali, ma sul senso di solidarietà tra cittadini e bisognosi.

Il concetto di “soccorso”, nell’accezione generale del termine, si sviluppa solo negli ultimi secoli. Sicuramente il termine “soccorso” è molto lontano dall’ambito della medicina che ci si accosta solo in ambito militare, dove morti e feriti, indistintamente, venivano sgomberati dai campi di battaglia e portati negli ospedali, prassi in uso già negli ospedali militari dell’Impero Romano.

Nel XIII secolo l’Arciconfraternita della Misericordia 38

di

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La religione rivelata da Gesù Cristo.

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Vangelo di Matteo; Mt 22,34-40.

38

Le Confraternite sono Associazioni Cristiane fondate con lo scopo di aggregare i fedeli, esercitare opere di carità e di pietà ed incrementare il culto. Se ne fa menzione nel quindicesimo canone del concilio di Nantes nell’ anno 895; in Europa già nel quarto secolo; in Francia nell’ottavo secolo ed in Italia nel nono secolo. Ebbero grande sviluppo tra il quattordicesimo e diciottesimo secolo. In Toscana è presente la Misericordia già nel Medioevo; nel 1244 nasce la Misericordia di Firenze, la più antica d’Italia. (fonte www.confraternite.it 10/10/2017).

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Firenze utilizzava la zana39, specie di gerla dentro la quale si metteva l’infortunato e veniva poi trasportato a spalla. Successivamente troviamo il cataletto, costituito da due pertiche da sollevare a braccia, dentro cui veniva adagiato il malato.

Nel 1400 Isabella di Spagna40 istituì per il suo esercito delle formazioni sanitarie mobile chiamate “ambulancias”.

In origine il termine “ambulanza” era usato in ambito militare e indicava una formazione di personale sanitario, al seguito del proprio esercito, che interveniva a fine battaglia, caricando i feriti rimasti a terra su grandi carri trainati da cavalli per portarli negli ospedali. Dalle testimonianze che sono arrivate fino a noi sappiamo che proprio il viaggio, spesso molto lungo, fosse causa di grandissime sofferenze e anche della morte dei feriti. Le strade dissestate facevano riaprire ferite e complicavano le fratture, durante tutto il percorso non c’era nessun tipo di assistenza, inoltre l’assenza di attenzione all’igiene causava pericolose infezioni.

Nel 1792 il barone Dominique Jean Larrey 41 , chirurgo dell’esercito di Napoleone Bonaparte ideò “l’ambulanza volante”.

Il barone capì che il soccorso dei feriti in battaglia implicava tempi molto lunghi e questo causava un tasso di mortalità elevato, cercò quindi il modo di abbreviare i tempi di

39

Cesta di forma leggermente ovale, poco profonda e fatta di sottili stecche d’ontano o d’altro legno intrecciate (fonte Treccani).

40

Isabella, regina cattolica di Castiglia (1451 - 1504).

41

Baudéan, Pirenei, 1766 – Lione 1842. È considerato il creatore della moderna chirurgia di guerra.

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ospedalizzazione. La sua ambulanza poteva trasportare due feriti, sdraiati supini fianco a fianco, su lettini, antenati delle più moderne barelle.

L’invenzione del barone di Larrey migliorò decisamente la percentuale di sopravvivenza dei feriti, sappiamo infatti che dal 1792 alla battaglia di Waterloo42 nel 1815, i soldati francesi morti furono circa due milioni e mezzo, di questi, solo 150.000 caddero sui campi di battaglia, tutti gli altri perirono negli ospedali da campo a seguito di infezioni o di stenti.

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Battaglia di Waterloo (18 giugno 1815).

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Foto da www.teknemedia.net (ottobre, 13, 2017) - museo storico del Castello di Miramare.

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Florence Nightingale44, considerata la madre della moderna professione infermieristica, sottolineò l’importanza di un efficace trasporto di un ferito con questa frase: “un trasporto soddisfacente di ammalati e feriti è il primo requisito per salvare la vita”.

Nel diciannovesimo secolo lo sviluppo delle ambulanze è ancora legato alle esigenze militari.

In Italia, durante la terza Guerra d’Indipendenza, nel 1866, cominciarono a diffondersi i carri ambulanza (carro armato appositamente modificato per poter trasportare i feriti sui campi di battaglia) grazie al medico Agostino Bertani45.

Con l’avvento delle automobili cambia il concetto di “distanza” e presto, anch’esse vengono utilizzate per il trasporto di feriti.

44

Firenze, 15 maggio 1823 - Londra 13 agosto 1910. È generalmente considerata la fondatrice dell’assistenza ai malati nel senso moderno della parola.

45

Patriota italiano (Milano 1812 - Roma 1886); si laureò in medicina e chirurgia all’università di Pavia. Fondò (1842) la Gazzetta Medica. Allo scoppio della rivolta delle Cinque Giornate si prodigò a favore dei patrioti e si lanciò nella politica, entrando in rapporto col Mazzini. Dopo l’armistizio Salasco, fu alla difesa di Roma (1849) direttore dei servizi sanitari, e, caduta Roma, passò a Genova, ove si distinse nell’epidemia colerica del 1854, mentre continuava la sua attività politica come mazziniano. Nella guerra del 1859, fu medico dei Cacciatori delle Alpi; tra gli organizzatori della spedizione dei Mille, si oppose all’annessione delle Due Sicilie prima della liberazione di Roma; raggiunse Garibaldi a Napoli ove coprì la carica di segretario generale, che lasciò poi al Crispi. Capo dell’estrema sinistra alla Camera, lottò sempre contro il governo. Nel 1866 seguì ancora Garibaldi nel Trentino, e, dopo la guerra, prese parte alla fondazione del giornale “La Riforma”, che caldeggiava riforme sociali. Avverso alla spedizione romana di Garibaldi (1867), non tralasciò però di prestarvi la sua opera come medico. Quando la sinistra salì al potere, rimase all’opposizione, contrario al "trasformismo" di Depretis. (vocabolario Treccani).

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La Seconda Guerra Mondiale accelera la diffusione di questi nuovi mezzi di trasporto, comprese le ambulanze, che migliorano ulteriormente le condizioni del trasporto dei feriti.

All’inizio degli anni ‘60 il livello assistenziale erogato dalle ambulanze era pressoché nullo, erano ancora viste principalmente come mezzi di trasporto, si cercava di ospedalizzare il più velocemente possibile i feriti ma non c’era assistenza.

Prima che esistesse il numero unico per le emergenze il servizio era "gestito" totalmente dalle Associazioni di Volontariato distribuite a macchia di leopardo su tutto il territorio.

La gestione del soccorso extra-ospedaliero nell’Italia degli anni ‘60 viene descritta perfettamente nell’articolo giornalistico pubblicato sul periodico Quattroruote nel marzo del 1965:

Al numero di telefono ufficiale del Comitato della Croce Rossa, il 22.275 in Via Po a Frosinone c’è un asilo infantile. Non è la prima sorpresa, attraverso un complesso giro, ci viene infine dato per buono il 20.702. Dall’altro capo del filo risponde il padre del dott. Lunghi, vicepresidente del Comitato, che come presidente ha un patrizio, il marchese Bisleti.

Riferiamo testualmente: la Croce Rossa dispone di

un’ambulanza vecchia di sei-sette anni; se qualcuno chiama l’asilo, gli danno il numero di mio figlio, che a sua volta telefona al segretario, il signor Alberto Bragaglia, al 20.897. È

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quest’ultimo che provvede ad avvertire, in caso di richiesta, l’autista, un pensionato che ha il telefono in casa e se esce fa sempre sapere dove è diretto. Il servizio procede così.

Da questa descrizione si evince tutta l’approssimazione che caratterizzava il servizio che non garantiva un’assistenza continuativa ed omogenea.

Il soccorso extra-ospedaliero è strettamente legato al progresso della medicina.

La svolta avviene negli Stati uniti proprio nella metà degli anni ‘60. Uno studio pubblicato dal Consiglio nazionale di Ricerca dell’Accademia Nazionale delle Scienze ha portato alla luce le carenze del sistema di trasporto sanitario extra-ospedaliero e soprattutto il consistente numero di vittime causato da questa gestione. Venne istituito l’Emergency Medical Service (EMS)46

, che assunse come simbolo la “star of life”, simbolo dell’emergenza.

46

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Star of life47

Nasce così in Nord America nel 1968 il 911, numero unico telefonico del soccorso.

Si creano le nuove professioni del soccorso: gli Emergency Medical Technicians, i Paramedici, e gli Emergency Medical Dispachers, i nostri operatori tecnici di C.O. 118. Con queste

47

Simbolo internazionale di soccorso. Affondando nella lontana mitologia greca, ricordiamo che Asclepio appartiene a quella schiera di semidei (era il figlio di Apollo) che furono annientati dall’invidia e dall’ira di Giove. Nel nostro caso, il buon Asclepio si fece una discreta fama quale dispensatore di cure tanto che nel tempo la sua figura fu divinizzata. Si credeva fosse sufficiente dormire nei templi a lui dedicati, tra i quali il principale era quello di Epidauro nel Peloponneso, per ottenere delle guarigioni durante il sonno. Il dio, infatti, appariva in sogno e consigliava rimedi e cure. I Romani, che lo ribattezzarono Esculapio, ne adottarono il culto in occasione di un’epidemia nel 293 a.C. Esculapio era solitamente rappresentato in piedi, avvolto da un largo mantello e con un bastone in mano. Alla fine del bastone, stava arrotolato un serpente. Anche la tradizione ebraica riporta un simbolo simile: nella Bibbia, in Numeri 21:9 Mosè impugna un bastone con un serpente di rame sulla punta; esso aveva il potere di guarire chiunque, morso da un serpente velenoso, lo guardasse. È stato quindi naturale che, nei secoli successivi, il bastone ed il serpente diventassero simboli della medicina, si pensi anche al Caduceo, ovvero al bastone alato con due serpi attorcigliate ad esso, utilizzato in Italia quale simbolo dei farmacisti e negli Stati Uniti dai corpi sanitari militari. (da www.volontari.org / ottobre, 20, 2017).

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nuove figure professionali il soccorso sanitario fa un grande passo in avanti, l’emergenza extra-ospedaliera è riconosciuta come parte attiva e imprescindibile nella cura del paziente.

I 911 dispatchers non sono solo responsabili di ricevere chiamate di emergenza in arrivo ma devono anche dare priorità alle chiamate sulla natura dell’emergenza, fornire istruzioni su interventi medici di emergenza e inviare il personale di emergenza appropriato. Come se questo non fosse sufficiente, sono anche responsabili dell’aiutare i chiamanti a restare il più possibile tranquilli per fornire le informazioni.

Gestire situazioni di emergenza vuol dire anche fare la differenza tra la vita e la morte.

I compiti generali di lavoro di un dispatcher 911 includono:

 Interrogare i chiamanti per determinare la loro posizione e la natura dell’emergenza

 Ricezione di chiamate telefoniche in arrivo per quanto riguarda i servizi antincendio, di polizia e di emergenza medica

 Gestione delle risorse disponibili in situazioni di emergenza e maxi-emergenza

 Registrazione dei dettagli di tutte le chiamate, le missioni e le relative comunicazioni

 Recupero e inserimento di dati da reti di teletype e sistemi di dati computerizzati

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 Contattare e gestire le unità a disposizione sul territorio Questa rivoluzionaria gestione centralizzata, come abbiamo visto, in Italia arriva molto dopo con l’attivazione del numero unico 118.

È a questo punto che nasce anche da noi una nuova figura professionale, l’operatore tecnico del soccorso d’urgenza, in grado di comprendere sia le problematiche di carattere sanitario, sia di utilizzare sistemi informatici complessi, gestendo il tutto con tempistiche rigide e molto brevi.

Non c’è più il rischio di vedere arrivare più mezzi di soccorso per lo stesso evento. Tutti i mezzi di soccorso sono collegati via radio e/o telefono ad una C.O. 118 e rispondono direttamente a lei che ha sempre presente la situazione dei mezzi a disposizione. In questo modo viene inviato il mezzo più idoneo e più vicino all’evento. L’operatore, in caso di necessità, può mettersi in contratto con gli ospedali dell’area di sua competenza per gestire al meglio il servizio ed offrire all’utente una risposta il più completa possibile.

Nonostante il numero 118 sia attivo a livello nazionale ogni centrale operativa, inizialmente con competenza provinciale, ha delle proprie peculiarità date da leggi regionali, quindi, alcuni protocolli di gestione e/o intervento sono differenti.

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39 Bologna Soccorso

Ripercorrendo la storia del “soccorso” fino alla nascita del numero unico 118 in Italia, non posso non citare la nascita di “Bologna Soccorso”.

L’attacco terroristico al treno Italicus, del 4 agosto 1974 mise più che mai in evidenza l’assoluta inadeguatezza del servizio extra-ospedaliero.

Il treno si fermò a San Benedetto Val di Sambro, in Emilia Romagna, ma i soccorsi arrivarono dalla Toscana.

A questo macroscopico errore seguirono anni di polemiche e di tentativi per centralizzare le chiamate di soccorso nel territorio bolognese. La prima volta che questo accade siamo già nell’aprile del 1978 quando per il deragliamento di un treno a Murazze di Vado (con 48 morti e 117 feriti) intervennero i mezzi del CePis48.

Sono i primi anni ‘80 quando nel territorio di Bologna si inizia ad affermare, non senza difficoltà e pregiudizi, il nuovo concetto di “soccorso”, inteso non unicamente come momento di trasporto, ma come l’insieme di diversi provvedimenti terapeutici e di

48 L’Amministrazione degli Ospedali di Bologna propose la nascita di un

Centro di Pronto Intervento Sanitario (Cepis), presso il nuovo Ospedale Maggiore. Il servizio si occupò inizialmente soprattutto del trasporto dei pazienti da un ospedale all’altro. Dal 1980 si chiamò "Bologna Soccorso" e al Maggiore funzionò la Centrale Operativa Unica per il Soccorso e il Trasporto. La copertura del servizio si estese a tutto il territorio provinciale e coinvolse tutte le realtà bolognesi del soccorso, dalle pubbliche Assistenze alla Croce Rossa. (vocabolario Treccani).

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osservazione, in grado di sostenere e mantenere l’equilibrio le funzioni vitali del paziente sino all’arrivo in ospedale.

Alle 10.25 del 2 agosto 1980, alla stazione di Bologna, un folle gesto terroristico provoca 85 morti e 291 feriti. L’ormai consolidata abitudine a lavorare insieme, fa sì che tutte le ambulanze, gli ospedali e gli enti di soccorso si rapportino con la centrale operativa. (il CePis).

Nasce così “Bologna Soccorso”.

Dobbiamo arrivare al 1 giugno 1990, in occasione dei campionati mondiali di calcio, per vedere attivato a Bologna, prima città in Italia, il 118 come numero telefonico unico di soccorso sanitario. Due anni dopo, il 27 marzo 1992, l’allora Presidente della Repubblica Francesco Cossiga firmò il decreto di istituzione delle centrali operative di allarme sanitario 118, riproponendo per intero il modello organizzativo sperimentato proprio a Bologna.

Passaggio dalla C.O. 118 di Lucca alla C.O.A.T.

Martedì 7 luglio 2014 la Giunta della Regione Toscana ha dato il via libera alla Centrale Unica del 118, con sede in Versilia.

La riorganizzazione delle centrali operative del 118, come previsto dalla normativa, prevedeva una graduale riduzione del numero delle centrali operative, da dodici a sei, per arrivare, entro il 2016, a tre centrali operative per tutta la Regione Toscana.

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Questo percorso non rispondeva ad una logica di risparmio, ma piuttosto ad un grande investimento per migliorare la qualità del servizio, la salute e la sicurezza dei cittadini toscani.

Nella fase di transizione, che si è conclusa alla fine del 2014, la riorganizzazione prevedeva due centrali operative per ogni area vasta: per l’area vasta Nord-Ovest sono Livorno e Viareggio; per l’area vasta del centro sono Pistoia e Firenze e per l’area vasta Sud-Est Siena ed Arezzo.

Nella fase transitoria, gli accorpamenti confermati sono: Area Vasta Nord-Ovest, la Centrale operativa 118 di Pisa è stata trasferita a quella di Livorno; quelle di Massa Carrara e Lucca sono state trasferite a Viareggio. Area Vasta Centro, la centrale operativa di Prato è già stata trasferita a Firenze dal febbraio 2014; quella di Empoli si è trasferita a Pistoia. Area Vasta Sud-est, la centrale operativa di Grosseto è stata trasferita a Siena. Le 6 centrali svolgono compiti misti, sia di emergenza-urgenza che di trasporto sanitario ordinario.

Nel passaggio successivo, quello definitivo, 3 centrali svolgeranno compiti di emergenza-urgenza, altre 3 compiti di trasporto sanitario ordinario.

Il piano di riorganizzazione definisce i requisiti di base, strutturali e tecnologici, delle 6 centrali operative previste dalla fase transitoria e fissa la dotazione organica minima.

L’assessore alla sanità Luigi Marroni illustrerà i dettagli e i tempi della riorganizzazione.

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della Versilia, al piano terra, accanto al blocco operatorio, accessibile da una porta blindata, con le finestre che si affacciano sulla piazzola per elisoccorso.

Nata nel giugno 2015, operativa il 01 dicembre 2015 con l’accorpamento tra la C.O. 118 di Versilia e quella di Massa Carrara, ed ha visto completarsi il suo iter di costituzione il 19 gennaio 2016 con l’accorpamento anche della C.O. di Lucca. La scelta del nome “Alta Toscana” è stata fatta per sottolineare che si tratta di una nuova realtà e non di una centrale che ne accorpa altre due, tenendo conto del fatto che questo nome accomuna sicuramente tutto il territorio di competenza.

È costata complessivamente 523.438,43 €, di cui circa l’85%, pari a 447.429,48 e finanziati direttamente dalla Regione Toscana.

Ha come competenza le provincie di Lucca e Massa Carrara. La Provincia di Lucca ha 380.237 abitanti, una superficie di 1.772,81 Kmq, suddivisa in 35 comuni.

La Provincia di Massa Carrara ha 197.722 abitanti, una superficie di 1.157 Kmq, suddivisa in 17 comuni.

Unica centrale in Toscana, in relazione al territorio di sua competenza, a dover potenzialmente gestire richieste di soccorso in montagna e in mare, d’intesa con il Soccorso Alpino e Speleologico Toscano e le Capitanerie di Porto; in più ha un flusso turistico di 4.730.775 presenze l’anno.

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43 Storia del 112

In Europa l’uso del numero unico dell’emergenza 112 era già raccomandato dal CEPT49, ma la decisione di istituire un numero unico per tutto il vecchio continente risale al 29 luglio 1991 ed ora è in uso in quasi tutti i suoi Paesi.

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Conferenza europea delle amministrazioni delle Poste e delle Telecomunicazioni (in francese, conférence européenne des administrations des postes et des télécomunications), nata il 26 giugno 1959 in Francia per assolvere a compiti di coordinamento, uniformando norme procedurali e tecniche ed organizzazione in ambito europeo riguardo agli standard di telecomunicazione e ai servizi postali.

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L’EENA50

ha il compito di promuovere la conoscenza del 112. Nel 2004 l’UE decide che entro il 2008 il 112 doveva essere attivo in tutta l’Europa.

L’Italia è stata oggetto di procedimenti, con relativi sanzioni, per il non adeguamento al 112.

Nel 2008 solo il 22% della popolazione europea sapeva del largo utilizzo del 112. Allo scopo di aumentare la consapevolezza sul 112, nel 2009 la Commissione europea, il Parlamento europeo ed il Consiglio dell’UE hanno firmato una risoluzione che istituì l’11 febbraio la “Giornata europea del 112”.

Nel 2009 l’Italia aveva adottato il numero unico in via sperimentale in alcune zone del paese: il NUE venne integrato nelle province di Biella, Brindisi, Modena, Pistoia, Rimini e Salerno.

Le chiamate vengono instradate, divise in parti uguali (al 50%) tra le centrali operative dei carabinieri e della Polizia di Stato. Nel 2013 già il 27% dei cittadini europei conosceva l’uso del 112; in Italia solo il 5%.

Il 112 è attivo in tutti gli stati membri dell’UE con alcune particolarità: in Austria le chiamate vengono dirottate al numero 133 della polizia e in Italia il 112 è in funzione solo in alcune zone del paese.

Anche l’Italia avrà il NUE 112 (disegno di legge sotto il governo Renzi nel 2015). Per accorpare i servizi forniti oggi da 112, 113,

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115 e 118 sono stati stanziati 58 milioni di euro fino al 2024. Ma come funzionerà il 112 da noi? Saranno istituiti centri regionali di coordinamento sul modello di quello in sperimentazione nella Regione Lombardia, a cura dell’Azienda Regionale Emergenza e Urgenza (AREU).

Quando un utente chiama il NUE, l’operatore localizza la chiamata, identifica la problematica e, se necessario, attiva una teleconferenza per la traduzione multilingue, per poi smistarla all’ente competente (Carabinieri, Polizia di Stato, Vigili del Fuoco, soccorso sanitario).

14 febbraio 2017 – Attivo nella provincia di Genova il NUE 112; entro la primavera del 2018 è prevista l’attivazione del servizio in tutta la Regione Liguria.

Dopo la Lombardia e la città di Roma Capitale, la Liguria è tra le prime realtà italiane ad avviare il servizio condiviso a livello europeo.

Tra i vantaggi riscontrati dall’introduzione del NUE 112 c’è l’abbattimento del numero delle chiamate inappropriate (oltre il 50%) grazie ai filtri ed al corretto smistamento delle richieste pervenute.

L’Italia ha deciso di adeguarsi alle direttive europee istituendo dapprima un numero unico di emergenza in alcune province della regione Lombardia: l’Azienda Regionale Emergenza Urgenza (AREU) della Lombardia è stata individuata come l’ente incaricato di garantire l’operatività del NUE 112, finalizzato a

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ricevere le chiamate indirizzate ai numeri d’emergenza.

Il 21 giugno 2010 il NUE 112 è stato attivato, in via sperimentale, nella provincia lombarda di Varese con la creazione di una centrale operativa NUE presso la Centrale operativa Emergenza Urgenza 118 che serviva circa 1.100.000 di persone.

La centrale operativa NUE 112 Varese gestisce le province di Varese, Monza, Bergamo, Como e Lecco servendo un’utenza di circa 3.750.000 persone.

Dal 3 dicembre 2013 il NUE 112 è stato esteso anche alla Città metropolitana di Milano: la centrale operativa NUE di Milano copre circa 3.120.000 di persone.

Il 19 maggio 2015 il servizio NUE 112 è entrato in funzione anche nelle restanti province lombarde di Brescia, Sondrio, Mantova, Cremona, Lodi e Pavia con l’apertura di una nuova centrale operativa a Brescia.

Con l’avvento del Giubileo del 2015/2016 anche per Roma e provincia è stata disposta l’attivazione del Numero Unico. Dotata di 34 postazioni che raddoppieranno in casi di emergenza, su cui lavoreranno circa 80 dipendenti della regione. Le lingue a disposizione sono 14. Gli utenti coperti dal servizio si aggirano intorno ai 3,5 milioni a cui vanno aggiunti, una volta attivata la seconda sede a Frosinone, 2,5 milioni per un totale di 6 milioni, destinati a coprire l’intero territorio regionale.

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Il 20 gennaio 2016 il consiglio dei ministri ha approvato il decreto attuativo per l’introduzione in Italia del numero unico per le emergenze "112".

In Toscana la centrale del NUE (o centrale unica di risposta) avrà sede presso la C.O. 118 di Firenze-Prato, considerate le caratteristiche strutturali, impiantistiche e di dotazioni tecnologiche della centrale.

In Svezia la centralizzazione delle chiamate di emergenza è stata istituita nel 1953, oggi operativa con il numero 112 gestito da SOS Alarm, una società che ha 600 operatori e 20 centrali operative.

In Francia agli esistenti numeri (15 per le ambulanze, 18 per i vigili del fuoco e 17 per la polizia), sono state affiancate le centrali operative del 112 presso le principali centrali operative dei vigili del fuoco o miste (15 e 18 insieme). In Francia infatti i vigili del fuoco hanno anche ambulanze per il soccorso medico avanzato.

In Austria, pur attivi i numeri della polizia, 133, delle ambulanze 144 e dei vigili del fuoco, 122, sono già attive e ampiamente pubblicizzate le centrali 112.

Nella Repubblica Ceca è attivo il numero 112 estremamente organizzate e ben funzionante (prima il 112 era il numero

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dedicato per l’ora esatta).

Nella UK e Irlanda le chiamate al 112 vengono automaticamente deviate al numero 999, che era e rimane il numero delle chiamate di emergenza britannico.

In Polonia pur essendo attivo il12 rimangono attivi anche i numeri 997 per la polizia, 998 per i vigili del fuoco, 999 per le ambulanze e 985 per il soccorso alpino.

In Romania è in funzione il solo 112.

In Slovenia oltre al 112 rimane il 113 per la polizia.

In Norvegia è attivo il 112 a cui risponde la polizia.

In Spagna sono attive le centrali del 112, pur rimanendo ancora in funzione i numeri 085 per i vigili del fuoco e 062 per la guardia civile.

Negli Stati Uniti d’America e in Canada le chiamate d’emergenza vengono trasferite al 911 non appena la persona compone il 112. Lo stesso avviene anche in alcuni Paesi dell’America Latina, come Costa Rica, e in alcune regioni dell’Oceano Pacifico, per esempio Vanuatu e Nuova Zelanda.

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Il modello europeo riguardante il 112 ha preso come esempio il numero unico d’emergenza vigente negli Stati Uniti d’America, il 911.

In Liguria arriva il NUE - Numero Unico di Emergenza 112

Liguria - Al via oggi nella Provincia di Genova il Numero Unico europeo 112 per le chiamate di emergenza. Il cronoprogramma, concordato con i ministeri dell’Interno e dello Sviluppo Economico, prevede entro la primavera l’attivazione del servizio in tutta la regione. In caso di necessità, i cittadini dovranno fare riferimento al numero unico 112: gli operatori, dopo aver localizzato la chiamata tramite un sistema automatico e inquadrato la problematica, smisteranno la comunicazione ai soggetti competenti: Carabinieri, Polizia di Stato, Vigili del Fuoco o 118 per le emergenze sanitarie. La localizzazione avviene interrogando in tempo reale il Centro Elaborazione Dati (CED) del ministero dell’Interno, piattaforma dove sono memorizzate le informazioni sulla provenienza delle chiamate da rete fissa e mobile.

Chiamate - Le telefonate ai contatti usuali (che non cesseranno comunque di esistere) - 112 Carabinieri, 113 Polizia di Stato, 115 Vigili del Fuoco e 118 Soccorsi Sanitari - verranno comunque indirizzate al Numero Unico di Emergenza 112. Per la gestione delle emergenze in mare, è in via di definizione il percorso che porterà al collegamento della Centrale operativa della Guardia

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Costiera (1530) con quella del NUE. Tra i principali vantaggi riscontrati nei contesti italiani ed europei dove il servizio è attivo si evidenziano l’abbattimento delle chiamate inappropriate (oltre il 50%), possibile grazie ai filtri e al corretto smistamento, e la tempestività degli interventi. Nel 2016 in Provincia di Genova sono giunte ai quattro Enti coinvolti 837.401 chiamate (151.467 ai Carabinieri, 371.622 alla Polizia di Stato, 150.000 ai Vigili del Fuoco e 164.312 al centralino per l’Emergenza Sanitaria) e si ipotizza un raddoppio delle segnalazioni quando il Numero Unico di Emergenza verrà esteso a tutta la Liguria.

Centrale - Per scelta della Regione, in accordo con tutte le parti coinvolte, la sede della Centrale Unica di Risposta si trova all’Irccs San Martino-Ist, in ragione dei numerosi vantaggi che questa soluzione permette: presenza 24 ore su 24 per 365 giorni all’anno di supporto tecnico, logistico, amministrativo e utilizzo di tecnologie avanzate. In concomitanza con l’avvio del NUE, sono stati assunti e formati 38 operatori, per i quali è previsto un percorso formativo continuo e mirato in collaborazione con AREU, l’Azienda Regionale Emergenza Urgenza della Lombardia.

Nelle prossime settimane sarà disponibile WHERE AREU, App gratuita collegata alle centrali uniche di risposta del NUE 112 che consente di effettuare una chiamata di emergenza con il contestuale invio della posizione esatta del chiamante.

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