• Non ci sono risultati.

PIANETA CINDIA: CINA E INDIA TRA PASSATO E PRESENTE, 'FRAGILI' GIGANTI IN LOTTA PER IL FUTURO

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "PIANETA CINDIA: CINA E INDIA TRA PASSATO E PRESENTE, 'FRAGILI' GIGANTI IN LOTTA PER IL FUTURO"

Copied!
182
0
0

Testo completo

(1)

1

INDICE

INTRODUZIONE 3

1. BREVE STORIA DI CINDIA 9

1.1. Dal giogo dell'Occidente alla rivincita di Cina e India 9 1.1.1. La ribellione dei Boxer e dei Sepoys: la presa di coscienza 9 1.1.2. Il controllo del potere: Mao e la Gandhi Dynasty 14

1.1.3. Cina e India a confronto 33

2. CONFLITTO E COOPERAZIONE AI CONFINI DI CINDIA 36

2.1. Il Dalai Lama: dalle montagne del Tibet a Dharamsala 36

2.2. La guerra sino-indiana del 1962 44

2.2.1. Kashmir 49

2.2.2. Bangladesh 53

2.2.3. Bhutan 55

2.3. Il confine indo-cinese 50 anni dopo 57

3. CINDIA OGGI: SOCIETÀ TRA LUCI E OMBRE 61

3.1. La forza lavoro che fabbrica il futuro 61

3.1.1. Cina, paese di vecchi 61

3.1.2. India, paese di giovani 64

3.2. L'altra faccia della medaglia 67

3.2.1. Il controllo delle nascite 67

3.2.2. La piaga del lavoro minorile 71

3.2.3. Donne nel cuore dell'Asia 80

4. CINDIA A CORTO DI ENERGIA 89

4.1. L'approvvigionamento di nuove risorse 89

4.1.1. L'impatto ambientale 89

4.1.2. La sfida dell'acqua 95

4.1.3. Il gas naturale birmano 102

(2)

2

4.2.1. Il petrolio sub-sahariano 105

4.2.2. Il "land-grab" 112

4.3. Gli arsenali nucleari di Cina e India 117

5. CINDIA: UN'UTOPIA ECONOMICA? 123

5.1. I BRICS, la periferia al centro del mondo 123 5.1.1. Dal sottosviluppo alla leadership economica 123 5.1.2. Il vertice di Durban e la crisi del mito 127

5.2. Cindia e gli altri 133

5.2.1. Gli Stati Uniti 133

5.2.2. Il Giappone 138

5.2.3. L'ASEAN 142

6. IL CONTINENTE TECNOLOGICO 145

6.1. Innovazione "made by Cindia" 145

6.1.1. La Cina dell'hardware 145

6.1.2. L'India del software 151

6.2. Una riscossa tutta tecnologica 160

CONCLUSIONE 167

(3)

3

INTRODUZIONE

In Asia si sono formati gli imperi più estesi della storia e sono nate tutte le grandi correnti religiose e spirituali esistenti: l'Ebraismo, il Cristianesimo e l'Islamismo ebbero origine nell'Asia sudoccidentale; il Buddhismo e l'Induismo in India; il Confucianesimo e il Taoismo in Cina. Qui sono nate anche la filosofia e la scrittura. 1 Oltre a essere il continente più grande, ricoprendo 44,9 milioni di km2 della superficie terrestre e occupando il 30,2 % delle terre emerse, con i suoi 4,2 miliardi di abitanti è anche il più popoloso, ospitando il 61 % della popolazione mondiale. Di questi, 2,5 miliardi di persone vivono nell'area di Cindia, la vasta macroregione nel cuore dell'Asia che comprende Cina e India, due tra gli Stati in via di sviluppo più controversi e discussi dagli analisti di tutto il mondo.

La Cina ha una storia antichissima: i primi oggetti ceramici ritrovati risalgono al 9000 a.C. e le prime tracce dell'agricoltura al 7000 a.C. La coltivazione del riso ha avuto inizio nelle piantagioni del fiume Yangtze intorno al 6000 a.C. e intorno al 3000 a.C. i contadini della parte orientale del Paese hanno inventato la ruota da vasaio realizzando ceramiche delicate e finissime. Presto sono comparsi i primi insediamenti in muratura, così come le stratificazioni sociali, mentre i contadini iniziavano ad allevare i bachi da seta e a tessere le stoffe. 2

Già duemila anni fa Cina e India potevano vantare il peso di enormi masse di popolazione, contenendo i tre quarti di tutta la popolazione mondiale: l'Asia era il centro di gravità del mondo. 3

Avevano già ottenuto significativi progressi economici, riuscendo ad anticipare di centinaia di anni le scoperte occidentali: la Cina aveva inventato l'aratro di ferro, la balestra, l'aquilone, la bussola, la carta, l'acciaio, la carriola e i primi canali fluviali per il trasporto ed era anche più avanzata rispetto all'Occidente riguardo la tecnologia marittima e il controllo del mare. In India si costruivano i mattoni di argilla e le condutture di scarico legate alla rete fognaria.

Tuttavia, gli attributi che definivano l'identità dell'Oriente, come per esempio gli ordinamenti gerarchici di Cina e India, furono anche ciò che consentì

1

RAMPINI F., "Cina e India nell'economia globale", in A. Corneli, Oriente: il grande ritorno, DEAPRINTING, 2008, pag. 85

2 SMITH D., Il dragone e l'elefante. La Cina, l'India e il nuovo ordine mondiale, Il Sole 24 Ore Libri,

2007, pag. 5

3

(4)

4 all'Occidente di staccare i suoi avversari nella lotta per la supremazia. Le più rigide strutture sociali e culturali all'interno di Cindia impedirono le trasformazioni che invece portarono all'ascesa di Europa e America del Nord: l'Occidente diventò presto il nuovo baricentro del pianeta. 4

L'Occidente è riuscito a godere di un lungo ed eccezionale periodo di predominio mondiale, ma oggi questa supremazia appare messa in discussione dall'ascesa economica di Cina e India: Paesi a lungo vissuti all'ombra dell'egemonia occidentale che si stanno trasformando in potenze di primo piano, aspettandosi di esercitare un'influenza proporzionata al loro status. 5 Grazie al potenziale demografico e alla leadership in ambito tecnologico, Cina e India potranno diventare grandi potenze anche prima che i loro standard di vita raggiungano i livelli occidentali.

Nel novembre 2004 il National Intelligence Council americano ha pubblicato un rapporto dal titolo "Mappa del futuro globale", mostrando come l'emergere di Cina e India come nuovi attori globali trasformerà il panorama geopolitico mondiale, con impatti potenzialmente drammatici, per la combinazione di alto sviluppo economico, espansione delle capacità militari e ampia popolazione. 6 Al termine della presidenza di George W. Bush, già numerosi commentatori proclamavano la nascita del "mondo post-americano" e l'avvio del "secolo asiatico". 7

Oggi la regione di Cindia racchiude proprio la complessità dell'Asia mentre l'Asia riflette le mille sfaccettature di Cindia: "quello che differenzia nettamente l'Asia dagli altri continenti è solo una più viva e feconda comunione con la tradizione - come ha scritto lo storico Eliade Mircea - [...] Il passato è più accessibile in Asia che altrove. Ma ciò non significa che i paesi asiatici vivano con lo sguardo all'indietro, col pensiero rivolto alle glorie tramontate, ignorando il presente e disinteressandosi del futuro." 8

La Cina ha una parte orientale fiorente, con le pianure e i grandi fiumi, e una parte occidentale arida e brulla, con ampi rilievi montuosi e grandi deserti, dove persiste un grande divario tra i ricchi poli economici dell'est e le arretrate province

4 KUPCHAN C. A., Nessuno governa il mondo, Il Saggiatore, 2013, pag. 19 5

Ivi, pag. 9

6 LANDI C., Il dragone e l'elefante. Cina e India nel secolo dell'Asia, Passigli Editori srl, 2007, pagg.

27-28

7 KUPCHAN C. A., Nessuno governa il mondo, op. cit. , pag. 89 8

(5)

5 dell'ovest. 9 La Cina ha fatto passi da gigante: dal 1978 al 2006 ha decuplicato il prodotto pro-capite sollevando 200 milioni di persone dalla soglia di povertà, anche se, nel 2006, 415 milioni di cinesi vivevano con meno di due dollari al giorno. 10

Oggi le multinazionali estere e le joint-ventures tra imprese straniere e cinesi generano il 30 % di tutta la produzione manifatturiera e il 60 % del loro prodotto è rivenduto sul mercato interno. 11 Da parte sua però, quest'industrializzazione accelerata ha richiesto cambiamenti troppo grandi che hanno portato a un "supersfruttamento delle risorse energetiche" 12, mentre il sistema finanziario rimaneva rudimentale, l'istruzione e la sanità sempre più penalizzate. Le metropoli sono diventate sempre più affollate, anche se gli immigrati rurali nelle città non hanno ancora diritto né all'assistenza sanitaria, né alle scuole per i figli, "condannati ai lavori più umili, sottopagati, ricattati dai datori di lavoro", secondo il giornalista Federico Rampini. 13 Bisogna anche aggiungere il problema di una popolazione largamente invecchiata e ancora priva della tutela dei diritti umani fondamentali.

L'India invece, con i suoi 200 milioni di giovani fra i 15 e i 24 anni di età e il 70 % degli abitanti sotto i 35 anni, appare "complementare" ai Paesi ricchi, come sostiene il presidente di Confindustria Seshasayee: "abbiamo la risorsa che a voi mancherà di più: [...] giovani competitivi, motivati, entusiasti e carichi di ottimismo sul loro avvenire." 14 Ma anche l'India, secondo produttore mondiale di software con 2 milioni di laureati l'anno, in continua espansione nel campo petrolchimico, tessile e siderurgico, viene travolta dai venti del cambiamento che alimentano la disuguaglianza. Nei 28 Stati e 7 Territori dell'Unione in cui è suddivisa, gli induisti sono l'82 %, i musulmani il 12 %, i cristiani e i sikh il 2 %, i buddhisti e i jainisti l'1 % 15. Si parlano 325 lingue, innumerevoli dialetti, 25 alfabeti diversi 16 e ancora oggi, nonostante l'incremento del PIL e gli effetti positivi sui redditi della classe media, il 63 % degli indiani vive con tre dollari al giorno, mentre il 18 % si trova in condizioni di totale miseria. 17 L'India dovrà investire nell'istruzione, nelle infrastrutture e nella

9

LIZZA G., Scenari geopolitici, UTET Università, 2009, pag. 118 10

RAMPINI F., Cina e India nell'economia globale, Mondadori, 2007, pag. 22

11

LIZZA G., Scenari geopolitici, op. cit., pag. 118

12 Ivi, pag. 119

13

RAMPINI F., Cina e India nell'economia globale, op. cit., pag. 22

14 Ivi, pag. 36

15 RONDINONE A., India: una geografia politica, Carocci editore, pagg. 34-40

16

Ivi, pagg. 24-28

17

(6)

6 liberalizzazione per attirare sempre di più gli investimenti esteri 18 e scrollarsi di dosso l'immagine dell'elefante, il robusto e pesante pachiderma che procede a passi lenti e vigorosi come l'India: pur giocando un ruolo di primo piano sullo scacchiere geopolitico internazionale, il Paese resta povero, immenso e sovrappopolato. 19 Antonella Rondinone lo definisce "paese anfibio" 20, cioè con un piede nel mondo a economia avanzata e l'altro saldamente ancorato a quello in via di sviluppo.

È proprio lo stesso paradosso che investe il vigoroso dragone cinese: "il dualismo tra campagne e città, tra villaggi privi di strade [...] e moderne città connesse in pochi secondi a ogni angolo del pianeta." 21 Mentre dal 2001 al 2003 il 10 % della popolazione ha visto diminuire i redditi del 2,4 %, il 10 % dei cinesi più ricchi l'ha visto aumentare del 16 %. 22

Da una parte si trova l'economia cinese pianificata a livello centrale e controllata dal partito comunista che penetra in ogni angolo e fessura della vita personale e professionale dei cittadini. Dall'altra si trova invece l'indaffarata democrazia indiana, caotica e talvolta quasi anarchica. J. K. Galbraith, il noto economista e ambasciatore statunitense, all'inizio degli anni sessanta descrisse l'India in maniera memorabile, come "un'anarchia che funziona". 23

Secondo Gianfranco Lizza, Cina e India, il dragone e l'elefante, "fabbrica" e "ufficio" del mondo, sono espressione di un "continente in ebollizione", 24 di una complessa realtà asiatica dove le diverse organizzazioni regionali cercano di favorire i rapporti economici e di ridurre le tensioni politiche tra i Paesi. Ma né l'ASEAN, né la SAARC, l'ECO, l'AsDB e l'APEC, 25 possiedono organi in grado di imporre la propria volontà agli Stati, perciò è inevitabile che la mutua collaborazione, in nome degli interessi reciproci, sia ben lungi dal realizzarsi. Anche il Dr. Gareth Price 26

18

RAMPINI F., Cina e India nell'economia globale, op. cit., pag. 36 19

RONDINONE A., India: una geografia politica, op. cit., pag. 11

20 Ivi, pag. 110

21 LIZZA G., Scenari geopolitici,op. cit., pag. 134

22

RAMPINI F., Cina e India nell'economia globale, op. cit., pag. 24

23 SMITH D., Il dragone e l'elefante. La Cina, l'India e il nuovo ordine mondiale, op. cit., pag. 229

24

LIZZA G., Scenari geopolitici, op. cit., pag. 112

25 L'ASEAN (Association of South-East Asian Nations) fu fondata nel 1967 allo scopo di sollecitare

lo sviluppo economico, sociale e culturale, la SAARC (South Asian Association for Regional Cooperation) fu creata nel 1983 per monitorare il settore agricolo, quello dei trasporti, della scienza e delle telecomunicazioni, l'ECO (Economic Cooperation Organization) nel 1985 per la cooperazione in campo energetico, agricolo, nei trasporti e repressione dei traffici illeciti, l'AsDB (Asian Development Bank) fu istituita nel 1966 per promuovere lo sviluppo delle nazioni asiatiche e l'APEC (Asia-Pacific Economic Cooperation) nel 1989 per favorire la cooperazione nel commercio e negli investimenti. Su

www.treccani.it 26

(7)

7 ammette come i tempi non siano certo maturi per costituire qualcosa che si avvicini agli United States of Chindia. 27 Cina e India stanno anche lottando sul terreno delle materie prime, dove un tempo erano gli americani e gli europei a farla da padroni. 28

"Asian century: West is watching", così la giornalista Rashmee Roshan Lall

ha intitolato un articolo uscito nel 2005, sottolineando come l'Occidente non possa tirarsi fuori dalla sfida interna all'Asia che finirà per essere senza quartiere. 29 Cina e India infatti stanno cambiando i loro destini e, con essi, il resto del mondo. Claudio Landi si è chiesto se siano destinate a competere o a cooperare: "diventeranno i poli antagonisti della nuova geopolitica asiatica, oppure si troveranno 'mano nella mano' nell'equilibrio del mondo multipolare emergente?" 30

"India - Cina, il confronto è serrato", così Federico Rampini ha parlato di quelle che la Cia ha definito le due superpotenze del futuro, 31 che hanno tanto in comune, dalle dimensioni demografiche, alla varietà etnica, al fatto di essere civiltà plurimillenarie. Ma le differenze appaiono in ogni aspetto della vita quotidiana: "l'aeroporto angusto, arcaico e polveroso di New Delhi contro quelli modernissimi di Hong Kong, Shanghai e Pechino. Il traffico congestionato e inquinante come in Cina, ma [in India] ancora dominato da tanti mezzi poveri: i motofurgoncini tipo Ape, le vecchie Ambassador bianche [...], perfino i risciò a pedali, una giungla in mezzo alla quale devono farsi strada le Toyota e le miniutilitarie di fabbricazione locale [...]. I mendicanti restano numerosi, mentre a Pechino finirebbero in carcere prima di poter importunare i turisti. Scarseggiano i grattacieli, nonostante i 14 milioni di abitanti di New Delhi che si avvicinano ai 17 di Pechino. In compenso l'inglese è la lingua franca diffusa in tutta la middle class indiana [...] mentre in Cina l'élite poliglotta è ridotta. Il telegiornale si apre con titoli sugli ultimi scandali di corruzione [...]: una boccata d'aria fresca rispetto alla censura di Pechino." 32

Sembra che non troveremo, almeno nel futuro prossimo, una Cindia come entità geopolitica ed economica unitaria e coesa. D'altra parte la stessa espressione "Cindia" non è che una fortunata metafora politico-giornalistica inventata

27 RASHMEE R. L., "Asian century: West is watching", in Times of India, 12 aprile 2005

28

RAMPINI F., L'impero di Cindia. Cina, India e dintorni: la superpotenza asiatica da tre miliardi e

mezzo di persone, op. cit., pag. 23

29

RASHMEE R. L., "Asian century: West is watching", in Times of India, 12 aprile 2005 30

LANDI C., Il dragone e l'elefante. Cina e India nel secolo dell'Asia, op. cit., pag. 11

31 RAMPINI F., L'impero di Cindia. Cina, India e dintorni: la superpotenza asiatica da tre miliardi e mezzo di persone, op. cit., pag. 23

32

(8)

8 dall'economista Jairam Ramesh per persuadere l'opinione pubblica e le élites dirigenti indiane a cooperare pacificamente con la Cina. 33

I massimi dirigenti cinesi e indiani si sono incontrati più volte negli ultimi mesi, all'interno di vertici e missioni bilaterali, allo scopo di proseguire nell'integrazione economica e commerciale trovando, allo stesso tempo, soluzioni politiche alle questioni di confine. 34 L'importanza dei summit si evince dalle dichiarazioni di Wen Jiabao, ex Primo Ministro del Consiglio di Stato della Repubblica Popolare Cinese, che li ha definiti "gli appuntamenti più importanti dell'agenda". 35 Da parte sua Delhi ha elaborato una strategia volta a incrementare la cooperazione con Pechino e a rafforzare le altre partnership, sebbene molti nutrano sospetti nei confronti della Cina che sta aumentando del 18 % annuo il budget destinato alla difesa, modernizzando l'arsenale nucleare e creando una marina militare in grado di agire su grandi distanze. 36

Sembra che per il momento Cindia sia destinata a restare una metafora: Cina e India cercano di cooperare, ma continuano a essere competitori strategici. Da una parte si assiste alla crescente integrazione economica sino-indiana, con gli accordi di cooperazione, mentre dall'altra permangono i sospetti. 37

Lo svolgimento del XXI secolo, in Asia e nel resto del mondo, dipenderà in larga misura da come Cina e India definiranno i reciproci rapporti. Saranno rivali o saranno partners? Competizione o cooperazione? 38

33 LANDI C., Il dragone e l'elefante. Cina e India nel secolo dell'Asia, op. cit., pag. 13 34

Ivi, pag. 11

35 Ibidem

36 RAMPINI F., Cina e India nell'economia globale, op. cit., pag. 23

37 LANDI C., Il dragone e l'elefante. Cina e India nel secolo dell'Asia, op. cit., pag. 13 38

(9)

9

1.

BREVE STORIA DI CINDIA

1.1. Dal giogo dell'Occidente alla rivincita di Cina e India

1.1.1. La ribellione dei Boxer e dei Sepoys: la presa di coscienza

Nonostante le numerose differenze che hanno caratterizzato la storia dei due Paesi, Cina e India sono state accomunate dal colonialismo di stampo occidentale anche se inizialmente la civiltà agricola cinese conobbe pochissimo il mondo esterno, dal momento che era vietata perfino la costruzione di navi che potessero sfidare i mari. Si era formata infatti l'idea che niente di positivo o desiderabile potesse trovarsi al di fuori dalla Cina stessa. Tuttavia, quando gli occidentali arrivarono nel 1500, fu concessa la possibilità di qualche commercio negli scali periferici, conservando intatta l'idea, da parte cinese, della propria superiorità.

In India invece i primi europei arrivarono già alla fine del 1400, accontentandosi di piccole zone da destinare ai commerci. Grazie al commercio delle spezie, il Paese cominciò ben presto a rappresentare la più grande ricchezza economica dell'Impero Britannico, affidata in una prima fase alla Compagnia delle Indie Orientali. Quando poi, nella prima metà del XIX secolo, arrivò una nuova ondata di inglesi dalla madrepatria, nacquero i primi contrasti con gli ufficiali britannici, sempre più preoccupati di mantenere il loro potere. Arrivarono anche missionari e riformatori dediti alla salvezza: predicando la conversione degli indù, andarono a creare pericolosi squilibri nel sistema sociale di un impero già di per sé poco stabile.

In questi anni il subcontinente indiano subì una vera e propria "inglesizzazione": 39 dappertutto sorsero scuole inglesi, si diffuse la lingua inglese, anche l'educazione impartita alle famiglie nobili e ricche finì per ricalcare etica, religione e morale inglesi. Le nuove generazioni indiane diventarono sempre più emancipate e iniziarono a rivendicare i diritti solitamente negati agli indiani nativi, dando avvio al cosiddetto "Rinascimento Indù", 40 un'epoca di grande fervore intellettuale e culturale. Furono aperte numerose linee ferroviarie e gettati migliaia di

39 DI NARDO P., INDIA del Nord, estensione Nepal, Casa Editrice POLARIS, 2011, pag. 50 40

(10)

10 chilometri di strada ferrata, mettendo in comunicazione popoli che fino ad allora avevano vissuto isolati gli uni dagli altri.

Nello stesso periodo anche la Cina divenne preda delle ambizioni imperialiste delle più grandi nazioni commerciali d'Europa, esposta alle invasioni e all'influenza straniera. 41 Alla fine del XIX secolo si trovò a combattere le guerre dell'oppio: introdotto in Cina prima come medicinale, poi come droga importata di contrabbando dalla Compagnia delle Indie, fu la scintilla dell'omonima guerra tra i Qing e le potenze straniere. Le guerre dell'oppio aprirono infatti la strada alla penetrazione straniera, segnando la fine di una corrente di scambi fino a quel momento sempre favorevole per la Cina e provocando una crisi finanziaria molto grave. 42 La Cina infatti si trovò catapultata in una situazione drammatica: le navi da guerra britanniche occuparono l'isola di Hong Kong 43 che, con una serie di trattati ineguali, finì per essere ceduta all'Inghilterra. La Cina dovette sottostare ad altre onerose richieste: 44 il Trattato di Nanchino la costrinse a mantenere basse le tariffe e a legalizzare il commercio dell'oppio, mentre venivano instaurate zone portuali aperte ai residenti esteri e al traffico commerciale proveniente dall'estero. 45

L'India invece, intorno alla metà del XIX secolo, aveva assunto caratteristiche simili a quelle di una colonia tradizionale, esportando materie grezze e importando prodotti manifatturieri dalla potenza coloniale. Fu obbligata a far parte di un triplice scambio commerciale in base al quale oppio, cotone e argento venivano esportati verso la Cina in cambio di tè e seta, a loro volta esportati principalmente in Gran Bretagna assieme ad altri prodotti indiani. 46

Gli inglesi emanarono una serie di leggi di riforma del rigido sistema castale che le masse indù non erano disposte ad accettare e, all'inizio del 1857, realizzarono un'arma perfetta: il nuovo fucile Enfield a retrocarica. Commisero però un'imperdonabile ingenuità, dal momento che le cartucce della carabina dovevano essere lubrificate con grasso animale e lardo, un affronto che né i soldati indù né quelli musulmani potevano accettare. Gli indiani erano convinti si trattasse di una trama dei missionari per contaminarli e convertirli: la situazione precipitò in fretta e l'esercito dei Sepoys decise di non rispettare più gli ordini degli ufficiali inglesi. Nel

41 SMITH D., Il dragone e l'elefante. La Cina, l'India e il nuovo ordine mondiale, op. cit., pag. 25 42

A.A.V.V., Atlante Storico, Zanichelli Editore S.p.A., 2010, pag. 236

43 SMITH D., Il dragone e l'elefante. La Cina, l'India e il nuovo ordine mondiale, op. cit., pag. 25 44 PAOLI L., CINA classica, la civiltà del Fiume Giallo, Casa Editrice POLARIS, 2005, pag. 118 45 SMITH D., Il dragone e l'elefante. La Cina, l'India e il nuovo ordine mondiale, op. cit., pag. 25 46

(11)

11 maggio 1857 cominciava l'insurrezione con la rivolta dei Sepoys di Meerut, estendendosi fino alle regioni di Delhi, Lucknow e Calcutta. Delhi fu cinta d'assedio e Bahadur Shah II reintegrato sul trono Moghul, mentre gli inglesi perdevano il controllo del Punjab e del Deccan, ma restavano fiduciosi circa la possibilità di riconquistare le terre perdute alla conclusione di una rivolta che non arrivò mai a interessare tutta l'India, ma permise di radere al suolo i ponti edificati fra le due culture. Già nel settembre 1857 Delhi tornava saldamente nelle mani dei britannici e Bahadur Shah II andava in esilio.

Il governo della Honourable Company lasciò il posto al British Raj di sua maestà la regina d'Inghilterra: il 2 agosto 1858 il Parlamento di Londra approvò il

Government of India Act che trasferì alla Corona tutti i diritti acquisiti dalla

Compagnia delle Indie e il 1 novembre Lord Canning divenne Viceré, ovvero un segretario di stato di sua maestà con il controllo delle ricchezze e delle entrate del territorio indiano. Nel frattempo i 560 piccoli principati, in cambio di autonomia politica e privilegi, stringevano accordi con gli inglesi, talvolta regolando gli attriti tra l'apparato burocratico inglese e le masse delle campagne indiane.

Negli anni cinquanta del XIX secolo si vide la nascita di una classe operaia, mentre gli imprenditori indiani avviavano dei cotonifici e si sviluppava rapidamente anche l'industria della juta. Nel 1860 ci fu il primo grande sciopero della storia contro i padroni inglesi, mentre l'India riprendeva il processo di modernizzazione iniziato prima dell'insurrezione: entro la fine del secolo la ferrovia indiana contava 40 mila chilometri di strada ferrata, sorsero le prime grandi industrie indiane legate ai mercati britannici, si moltiplicarono gli investimenti privati nella costruzione di opere pubbliche, fu avviata una rivoluzione agricola e commerciale, crebbero le esportazioni verso i porti inglesi, aumentarono le piantagioni di tè e caffè, e l'industria tessile ebbe accelerazioni improvvise, soprattutto a Bombay e Calcutta.

Nel 1885 Allan Octavian Hume, Dadabhai Naoroji e Sir Dinshaw Edulji Wacha fondarono il Congresso Nazionale Indiano, un partito politico laico ispirato alla socialdemocrazia e al liberalismo sociale, divenuto ben presto il riferimento politico nazionale del movimento di indipendenza indiano, con più di 15 milioni di indiani attivi nelle sue organizzazioni e più di 70 milioni aderenti alla lotta contro l'imperialismo britannico.

La Cina, a cavallo del XX secolo, si trovava ad attraversare una fase di instabilità, con il governo nelle mani dell'imperatrice madre Ci Xi, entrata a far parte

(12)

12 della corte imperiale come concubina dell'imperatore Xian Feng, al quale dette l'unico figlio maschio divenuto presto erede al trono. Ci Xi, astuta intelligente e senza scrupoli, diresse l'impero come un despota insieme al capo degli eunuchi.

La rivolta dei Taiping fu all'origine del disastro economico, provocando danni irreparabili nel bacino del Chang Jiang, la regione più prospera della Cina. Repressa questa, e altre rivolte contadine, scoppiarono poi numerosi moti di secessione come quello degli Yui musulmani nello Yunnan, nel Guizhou e nello Xinjiang. L'impero fu messo a ferro e fuoco per oltre cinquant'anni, mentre il potere centrale si mostrava incapace di reagire. Le nazioni occidentali finirono per approfittare della debolezza cinese allo scopo di ripartire il territorio in zone d'influenza. Ma all'interno del Celeste Impero, che identificava gli occidentali con i "barbari" invasori, 47 emerse ben presto la corrente radicale dei Boxer, il gruppo della Giusta Armonia, una società segreta che praticava la boxe, una ginnastica che si credeva conferisse l'invulnerabilità, insieme a numerosi esercizi di respirazione e di scioltezza legati alle arti marziali o quanfa. 48 I Boxer ritenevano di dover salvare la Cina dal processo di completa occidentalizzazione messo in atto dagli yang guizi, 49 ovvero i "diavoli stranieri" e la Corte Qing decise di incoraggiarne la ribellione, percependo l'opportunità di scacciare gli stranieri dalla Cina. Si trattava di uno scontro tra mondi opposti: la Cina prigioniera di una cultura complessa e provinciale messa di fronte all'Occidente impegnato senza sosta a esplorare il mondo. I timori nei confronti degli invasori erano anche rafforzati dall'idea che l'Occidente non avesse nulla da offrire: i cinesi, pieni di sospetti, temevano che i missionari rapissero gli orfani e che le ferrovie portate dagli Occidentali, attraversando le tombe ancestrali, violassero i sacri principi del feng shui.

Mentre le file dei Boxer si ingrossavano per l'arrivo delle vittime della povertà e dei disastri naturali, cominciarono le sommosse, i massacri dei cristiani e il boicottaggio degli interessi occidentali. Scoppiata nel 1900, la rivolta "non fu altro che l'ultimo sussulto di un impero condannato", 50 in cui al risentimento non si accompagnava la competenza militare, mancando la tecnologia e l'organizzazione proprie degli occidentali. Armati di spadoni, fasce per capelli e formule magiche, i ribelli erano animati da una fede ingenua che traeva le proprie origini dalla magia e

47 HARPER D., CINA, Edizioni White Star - National Geographic, 2007, pag. 112 48 Ivi, pag. 113

49 Ibidem 50

(13)

13 dalla superstizione, con il "pugno" 51 della concordia e della giustizia che mirava a devastare tutto ciò che era straniero. Nel maggio dello stesso anno bande di Boxer arrivarono ad assediare Pechino e il 20 giugno uccisero il barone Von Ketteler, ministro tedesco per la Cina, mettendo in serio pericolo la vita degli stranieri residenti. Ebbero così inizio i 50 giorni di assedio della Legazione Straniera: il Grand Hotel Pechino, che si trovava più a sud, fu gravemente danneggiato dalla furia degli assedianti, anche se gli stranieri nella capitale riuscirono a resistere per quasi due mesi contro la determinazione dei Boxer.

Una spedizione armata internazionale, formata da giapponesi, russi, inglesi, americani, francesi, austriaci e italiani, riuscì ad avere la meglio sui ribelli, mettendo fine alla rivolta e imponendo alla Corte Qing un'indennità punitiva, nota come Protocollo dei Boxer, che richiese molti anni per essere onorata. L'imperatrice vedova Ci Xi fuggì con il figlio dalla porta posteriore di Shenwu Men, nella Città Proibita, per un "viaggio di ispezione" 52 a Xi'an dove soggiornò per qualche tempo, mentre i soldati stranieri si lasciavano andare a razzie e atti vandalici, arrivando a saccheggiare il Palazzo d'Estate.

Anche se la rivolta dei Boxer non era riuscita a espellere i "diavoli stranieri" dal Paese 53, aveva mutato in modo significativo la coscienza cinese: era ormai ovvio a tutti che la Cina andava modernizzata, ma questa consapevolezza giunse troppo tardi. Il 14 novembre 1908 Ci Xi morì lasciando la Cina nelle mani degli eunuchi e del figlio Pu Yi, l'ultimo piccolo imperatore, costretto ad abbandonare la Città Proibita dopo che la rivolta popolare capeggiata da Sun Yat Sen, capo del Partito Nazionalista Kuomintang, aveva abbattuto il regime imperiale e portato all'inaugurazione della Repubblica Cinese il 1 gennaio 1912.

A causa del mutato clima sociale, economico e politico, anche in India cominciò a emergere lentamente una coscienza nazionale: tutti gli indiani, di qualsiasi religione e casta, iniziarono a rendersi conto che i sahib erano stranieri, bianchi e cristiani, che governavano da un Paese lontano migliaia di chilometri per dominare e usurpare le ricchezze e le terre dell'India. La modernizzazione e il fervore culturale portarono gli indiani emancipati a studiare all'estero, per poi tornare in patria decisi a non accettare i soprusi degli inglesi. Furono questi intellettuali,

51 PAOLI L., CINA classica, la civiltà del Fiume Giallo, op. cit., pag. 118 52 HARPER D., CINA, op. cit., pag. 112

53

(14)

14 insieme a scrittori e poeti indiani, a creare riviste che furono le prime voci e i primi passi mossi sulla strada dell'indipendenza. Tilak, Shri Aurobindo, Rabindranath Tagore e Bankim Chatterji 54 divennero presto i massimi esponenti del nascente sentimento nazionale indiano, nonché ispiratori del movimento nazionalista che ebbe tra i suoi fondatori i membri di ricche famiglie parsi di Bombay, ma anche commercianti di Calcutta e Poona. Nel frattempo anche in Cina, soprattutto nei porti di Canton, Hong Kong e Shangai dove operavano le imprese straniere, emergeva una nuova borghesia cinese portatrice di sentimenti nazionalisti, le masse operaie si rendevano protagoniste dei primi scioperi contro le pesanti condizioni di lavoro, una schiera di studenti occidentalizzati veniva a contatto con le realtà straniere e gli alti gradi dell'esercito si formavano in accademie militari utilizzando metodi e tecniche occidentali.

La ribellione dei Boxer e la rivolta dei Sepoys, due storie diverse all'interno della regione di Cindia, hanno permesso di avvicinare sempre più Cina e India all'inizio del XX secolo e di porre le basi per la nascita di una coscienza nazionale in entrambi i Paesi. A partire da questi due episodi infatti, entrambe le parti si sono avviate verso un distacco più o meno sanguinoso dall'Occidente, per poi tracciare e sviluppare vicende profondamente differenti che soltanto ai giorni nostri stanno tornando forse a riallinearsi.

1.1.2. Il controllo del potere: Mao e la Gandhi Dinasty

La storia del XX secolo di Cindia è legata in modo indissolubile a due grandi dinastie, quella di Mao Tse Tung e dei suoi successori in Cina, quella della famiglia Nehru - Gandhi in India. Ancora oggi, dopo numerosi decenni dalla loro morte, i miti di Mao, del Mahatma e di Nehru, fondatori di due tra le più famose e longeve dinastie asiatiche, continuano a essere presenti in numerosi aspetti della vita degli Stati ma, soprattutto, nei cuori e nei ricordi dei loro abitanti.

A un quarto di secolo dalla morte di Mao, il ricordo del Grande Timoniere resta vivo in Cina e la sua eredità permane come "una lunga ombra lasciata dai suoi esperimenti disastrosi". 55 Molti cinesi continuano a nutrire una grande stima per il dittatore e a tenere la sua immagine in soggiorno, mentre un enorme ritratto domina ancora Piazza Tienanmen incorniciato dalle scritte in cinese che recitano: "Viva la

54 DI NARDO P., INDIA del Nord, estensione Nepal, op. cit., pag. 53 55

(15)

15 Repubblica Popolare Cinese" e "Viva la grande unità dei popoli del mondo". I venditori ambulanti mettono tra le mani dei turisti accendini da quattro soldi con l'immagine di Mao e i tassisti tengono, appesi allo specchietto, ninnoli con il suo ritratto. 56 Anche la raccolta dei suoi pensieri, il "Libretto rosso", appare ormai in tutti i mercatini. Il suo luogo natale è rimasto inalterato nel tempo e nel museo di Shaoshan, dedicato al Compagno Mao, si trovano fotografie e altri oggetti che ne raccontano la vita. Anche l'ex sede del Partito Comunista di Hunan conserva alcuni cimeli della vita di Mao ed esemplari della sua calligrafia. Anche le statue di Mao che ancora abbondano in tutto il Paese ricordano il fortissimo culto della sua personalità, mentre la propaganda è ancora visibile sui muri di numerose città.

La dinastia cinese è passata attraverso fasi differenti: con Mao il popolo

xiaxiang "tornò in campagna", con Deng xiahai "tornò agli affari", con Jiang Zemin xiagang "perse il lavoro". 57 Talvolta il Presidente Jiang Zemin gli ha reso onore indossando una rigida uniforme alla Mao e anche oggi Xi Jinping ha dimostrato di essere un "vero" conservatore, degno successore dei Padri fondatori della Repubblica Popolare cinese: avendo capito che la Cina non è ancora pronta a parlare di rinascita, rinnovamento e modernità, il neo-Presidente è corso subito ai ripari, rispolverando slogan e metafore care al Grande Timoniere. Xi Jinping ha chiuso la porta ai formalismi, all'inutile burocrazia, all'edonismo e allo sfarzo, definiti i "quattro elementi della decadenza", 58 e ha preteso che tutti i membri del Partito facessero altrettanto, parlando invece di auto-purificazione, perfezione, rinnovamento e miglioramento di se stessi. Per riuscirci il Presidente ha suggerito loro di "riavvicinarsi alle masse", al popolo, "ancora di salvezza" per il Partito. 59

Anche Gandhi resta un punto di riferimento per gli indiani: il 2 ottobre, giorno della sua nascita, è un giorno festivo, nonché Giornata internazionale della non violenza, come dichiarato dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Qualsiasi giovane lo ritiene il "Padre della Nazione", ma si tratta di un padre più facile da ammirare che da seguire, in quanto i politici non sono stati nemmeno capaci di accordarsi su dove erigergli una statua a Delhi. "Nonostante le celebrazioni, i nomi di coloro che veramente avevano combattuto per la libertà sono stati

56

MEREDITH R., The Elephant and the Dragon: The Rise of India and China and What it Means for

All of Us, op. cit., pag. 35 57 Ibidem

58 ASTARITA C., "Il 'sogno maoista' di Xi Jinping", in Blog Cina 3.0, 27 giugno 2013 59

(16)

16 progressivamente tagliati fuori dalla nostra storia", sostiene la scrittrice Gita Mehta, 60

ma è d'accordo anche lo storico Ravindra Kumar, curatore del Museo Nehru: "Da vivo era impossibile ignorarlo. Da morto è stato impossibile imitarlo. Gandhi ormai non è che un'icona che ogni anno viene lustrata e rimessa al suo posto, senza conseguenze. Non abbiamo saputo realizzare nessuno dei suoi obiettivi politici e ci sentiamo obbligati a dargli un'incarnazione apolitica come Mahatma. Per Gandhi invece non c'era separazione tra il modo di vivere e le idee professate." 61 Infatti, nessuna soluzione ai mali dell'India è andata nel senso che lui indicava, dal rispetto per tutte le religioni al trattamento degli "intoccabili", all'idea che il potere venisse decentrato a partire dai panchayat, i consigli di villaggio, in modo da non lasciare i villaggi esclusi dallo sviluppo economico. Dopo la sua morte la sua eredità ideologica diventò, solo a parole, quella ufficiale di governi che hanno regolarmente ignorato tutti gli impegni presi per combattere la povertà, sviluppare l'istruzione elementare e i servizi sanitari di base.

Nella sala centrale della Birla House a New Delhi, il luogo dell'assassinio oggi adibito a museo, su una lastra di marmo è inciso il testamento politico lasciato a Nehru: "Nei momenti in cui è difficile prendere una decisione, questo è il talismano che ti aiuterà: cerca di figurarti il più povero dei poveri, il più debole dei deboli, e chiediti se la tua decisione lo aiuterà, in quanto riuscirà a renderlo un po' più padrone del suo destino." 62

La famiglia Nehru-Gandhi è stata infatti la "dinastia" che ha dominato la scena politica indiana attraverso il Partito del Congresso per quasi tutto il periodo dopo l'indipendenza. 63 Il cognome Gandhi fu ottenuto da Indira Nehru dopo il matrimonio con Feroze Gandhi, politico e giornalista indiano, il quale probabilmente era nato all'interno di una famiglia musulmana dal cognome Khan. Si dice sia stato proprio il Mahatma a intervenire permettendo a Feroze di acquisire il suo cognome al fine di sposare la figlia di Pandit Nehru, evitando la celebrazione di un matrimonio interreligioso e dando avvio a una dinastia politica che attraverso Indira, Rajiv, Sonia e Rahul è arrivata fino ai giorni nostri. Come ha scritto Salman Rushdie, si tratta di "una dinastia che dà dei punti a Dynasty in una Delhi che non ha niente da invidiare

60

VANNUCCINI V., "La difficile eredità di Gandhi", in Repubblica.it, 25 gennaio 1998

61 Ibidem 62 Ibidem

63 MEREDITH R., The Elephant and the Dragon: The Rise of India and China and What it Means for All of Us, op. cit., pag. 45

(17)

17 a Dallas", attraverso un paragone giustificato dall'incredibile potere che la famiglia ha esercitato dall'indipendenza a oggi sulla vita politica del Paese. 64

Torniamo quindi agli albori delle due dinastie, per raccontare gli sviluppi che hanno portato Gandhi a gettare le basi dell'India moderna, confrontando la sua vicenda con quella del Grande Timoniere Mao, fondatore della Repubblica Popolare cinese, insieme alle crisi, ai progressi e agli assassinii che hanno caratterizzato la storia delle due dinastie asiatiche.

Mohandas Karamchand Gandhi, il "Padre della nazione", il Mahatma, 65

Bapu, 66 nacque il 2 ottobre 1869 nel Gujarat all'interno di una famiglia appartenente alla casta dei commercianti di profumi. Mandato a Londra per studiare giurisprudenza, nel 1893 accettò l'offerta di lavoro di un'azienda musulmana di Durban, in Sudafrica, dove era presente una nutrita comunità di indiani, le cui condizioni sociali e diritti civili erano disastrosi. Il giovane avvocato, divenuto consigliere legale del più importante imprenditore indiano di Durban, si indignò presto per l'arroganza e l'intolleranza della comunità bianca del Natal e maturò le sue idee di uguaglianza e giustizia, finendo per guidare la comunità indiana del Sudafrica nella lotta contro le misure repressive.

Gandhi sperimentò la tecnica del satyagraha, 67 il metodo non violento di non cooperazione e disobbedienza civile, alla base della sua filosofia e della libertà per l'India. Il Mahatma considerava anche l'ahimsa,68 il digiuno, il silenzio e lo yoga, importanti tecniche nella lotta contro le ingiustizie, in grado di far emergere e potenziare la forza di volontà di ogni singolo individuo.

La situazione in Cina appariva non meno ricca di problematiche: la neonata Repubblica Cinese, pur avendo rovesciato il sistema imperiale, 69 non era riuscita ad appiattire le discrepanze. Nel 1911 Sun Yat Sen fu nominato presidente provvisorio a Nanchino, mentre a Pechino il potere passava nelle mani del generale Yuan Shikai. Sun Yat Sen, con il suo "miscuglio di nazionalismo, democrazia e benefici per il

64

RUSHDIE S. nell'introduzione a ALI T., An Indian Dynasty: The Story of the Nehru-Gandhi

Family, Putnam Publishing Group, 1986

65 L'appellativo Mahatma, che in sanscrito significa l'Essere supremo, la grande Anima dell'universo,

titolo che in India si dava a persone di molto rispetto, fu conferito a Gandhi dal poeta indiano Rabindranath Tagore. In http://www.treccani.it/enciclopedia/mahatma/

66

L'appellativo Bapu significa "padre" in hindi.

67 Satyagraha significa letteralmente "afferrarsi alla libertà". In DI NARDO P., INDIA del Nord, estensione Nepal, op. cit., pag. 54

68 Ahimsa significa "non violenza verso ogni cosa vivente". Ibidem 69

(18)

18 popolo", 70 decise presto di ritirarsi dalla scena politica nonostante il Kuomintang, il Partito della Nazione e del Popolo, avesse vinto le elezioni. Il decennio successivo fu quello dei "Signori della guerra", i generali e i governatori militari delle varie province cinesi che approfittarono del vuoto di potere centrale per gestire in proprio i loro territori e per perseguire tendenze centrifughe.

Nel frattempo l'Europa si avviava a combattere la prima guerra mondiale: i capi politici indiani speravano che un'eventuale vittoria dell'Inghilterra avrebbe ricompensato l'India con la libertà, ma a guerra conclusa il governo imperiale non dava affatto segni di cedimento. Fu in questo periodo che Gandhi, viaggiando in terza classe con addosso un semplice dothi bianco come il più santo dei sadhu, attraversò l'India riuscendo a guadagnarsi l'attenzione e l'amicizia delle masse indiane, mentre viveva sulla propria pelle la povertà e la sofferenza delle persone incontrate. Divenne così, in poco tempo, il guru del popolo indiano, dotato di un carisma unico e travolgente, oltre che portatore di un messaggio religioso capace di riunire attorno a sé milioni di indiani.

Le leggi repressive del Rowlatt Act e l'epidemia di influenza costata dodici milioni di vittime fecero crescere la tensione sociale: Gandhi esortò il popolo indiano a impegnarsi nel rifiuto civile all'obbedienza e nell'aprile 1919 proclamò una giornata nazionale di sospensione del lavoro, il più grande attacco che il popolo indiano avesse mai sferrato contro gli inglesi. In tutta l'India si levò un'ondata di violenza e arresti, sfociati nel massacro di Amritsar, dove il generale Dyer, che dichiarò 71 che se avesse avuto altre munizioni avrebbe sparato ancora, aprì il fuoco sulla folla inerme radunata per una festa indù. I fucilieri spararono per dieci minuti senza sosta, uccidendo circa quattrocento indiani tra uomini, donne e bambini. L'episodio segnò la rottura definitiva tra gli indiani e la Corona britannica tanto che il poeta Tagore scrisse al Viceré: "L'assurdità dei provvedimenti adottati dal governo del Punjab per mettere fine a certi disordini locali ci ha rudemente risvegliati alla disperata realtà della nostra condizione di sudditi britannici in India". 72 L'India abbandonava così la politica di cooperazione con il Raj per seguire l'esortazione rivoluzionaria di Gandhi alla cooperazione non violenta.

70 HARPER D., CINA, op. cit., pag. 36

71 DI NARDO P., INDIA del Nord, estensione Nepal, op. cit., pag. 55 72

(19)

19 Nel 1920, ormai capo indiscusso del Congresso, Gandhi era pronto per lanciare la prima grande campagna di satyagraha su scala nazionale, attraverso la non cooperazione totale: furono boicottati i prodotti inglesi, le scuole e le università, i titoli, le onorificenze e le amministrazioni, non solo da parte delle masse contadine indù, ma anche da parte dei musulmani sui quali il Mahatma esercitava un grande ascendente.

Negli stessi anni anche la Cina stava vivendo un periodo di grandi sconvolgimenti sociali e politici. Nel 1921 in un vecchio stabile al numero 108 di Wang Ze a Shanghai, nasceva il Partito Comunista Cinese: tra i dodici membri fondatori figurava anche il ventottenne Mao Tse Tung, inizialmente alla ricerca della cooperazione con Sun Yat Sen.

Dopo la morte di Sun Yat Sen, il generale Chang Kai Shek, che voleva attuare la democrazia costituzionale attraverso la dittatura militare, partì alla volta del nord per rovesciare i signori della guerra. Nel 1926, dopo aver distrutto il governo di Shanghai con l'infame massacro degli operai e dei comunisti 73 e aver annegato in un bagno di sangue il movimento comunista a Canton e nello Yunan, 74 Chang Kai Shek fondò un nuovo governo con capitale Nanchino.

In India invece sembrava che il controllo britannico si avviasse finalmente alla conclusione, quando il 26 gennaio 1930, data che fu celebrata come giorno dell'indipendenza, il tricolore indiano sventolò per la prima volta a Lahore. I nazionalisti dichiararono che era "diritto inalienabile del popolo indiano [...] essere libero, godere dei frutti del proprio lavoro e disporre di quanto necessario alla vita." 75

Nello stesso anno però il governo inglese raddoppiò la tassa sul sale, un prodotto indispensabile nella quotidianità degli indiani, la cui produzione era controllata dal monopolio britannico: nessun indiano poteva produrlo né venderlo e chi veniva colto a raccoglierlo era punito con l'arresto. Gandhi non esitò a mobilitare le masse e il 12 marzo 1930 partì dal suo ashram alla testa di settantotto satyagrahin per intraprendere una marcia a piedi lunga 380 chilometri, fino al mare dove avrebbe raccolto il sale per l'India. Il 6 aprile Gandhi raccolse tra le onde del mare un grumo di sale naturale, esortando il popolo indiano a fare altrettanto: in tutto il Paese si seguì l'esempio del Bapu. La "marcia del sale" fu un durissimo colpo per gli inglesi:

73 HARPER D., CINA, op. cit., pag. 36 74 A.A.V.V., Atlante Storico, op. cit., pag. 257 75

(20)

20 Gandhi fu imprigionato per sei mesi, Nehru finì in carcere e tutti gli esponenti del Congresso furono arrestati.

Nel frattempo in Cina Mao Tse Tung, con un migliaio di rivoluzionari male armati, 76 fondava la prima "base rossa" tra le montagne dello Jingang Shan. Egli scelse una formula rivoluzionaria su base rurale rivolta ai contadini, in contrasto con gli altri centri del comunismo fondati invece su base urbana. In queste basi alle donne sposate si riconosceva il diritto al divorzio, le nubili non dovevano più sottostare ai matrimoni combinati o essere vendute come spose, le prostitute venivano liberate, mentre ai poveri era data terra da lavorare e i templi requisiti per alloggiare le truppe. I comunisti rinforzarono l'esercito reclutando soldati tra i contadini più poveri e chi non aveva da vivere, mentre le armi venivano costruite artigianalmente oppure saccheggiate ai nemici del Kuomintang. La loro tecnica era quella della guerriglia: azioni rapide seguite da veloci ritirate unite al fattore sorpresa in caso di nemici di gran lunga più numerosi.

Chang Kai Shek sferrò cinque offensive allo scopo di annientare le basi comuniste cercando di frazionare l'esercito e stanare Mao e i suoi combattenti dalle montagne. Mentre il generale stava per sferrare l'attacco decisivo, i comunisti decisero di fuggire lasciando una retrovia di 40 mila uomini a difendere la ritirata e il grosso della truppa che ammontava a 90 mila uomini. Ebbe così inizio la "lunga marcia" che ebbe luogo dall'ottobre 1934 all'ottobre 1935: i comunisti percorsero quasi 12 mila chilometri attraverso strade impervie, coprendo più di 30 chilometri al giorno, inzuppati, gelati, guadando fiumi e paludi, tenendosi legati tra loro e dormendo in piedi. Più della metà degli uomini delle quattro colonne iniziali morì in combattimento, per assideramento, per fame o per stanchezza, ma i comunisti che alla fine si riunirono nello Shaanxi si erano rafforzati negli ideali e avrebbero seguito il loro leader ovunque.

Ma all'orizzonte incombeva il pericolo giapponese: nel luglio 1937 uno scambio di colpi d'arma da fuoco tra giapponesi e cinesi nella zona sud di Pechino si concluse con l'invio di rinforzi da ambedue le parti. In pochi mesi i giapponesi occuparono Pechino, Tianjin, Nanchino e Shanghai arrivando a Canton, mentre il Fronte Unito, costituito dai comunisti e dal Kuomintang, alleati per necessità, cercava di contrastarne l'occupazione.

76

(21)

21 La seconda guerra mondiale condizionò anche il processo di indipendenza indiana, dal momento che Gandhi si dichiarò totalmente contrario, lanciando la sua campagna di obiezione non violenta al conflitto. In quegli anni furono arrestati 20 mila satyagrahin e Nehru condannato a quattro anni, ma tutti scarcerati alla fine del 1941. Churchill inviò Sir Cripps a New Delhi per trattare con Nehru e Gandhi, ma la sua missione fu fallimentare. Finalmente nel giugno 1945 la Conferenza di Shimla mise attorno al tavolo i principali esponenti del Congresso e della Lega Musulmana per discutere della rappresentanza del popolo indù e di quello musulmano, ma Jinnah fece fallire la trattativa.

Nel frattempo in Cina, dopo i bombardamenti atomici che fecero capitolare il Giappone alla conclusione della guerra, si riaccendeva l'odio tra i comunisti e il

Kuomintang. I comunisti riuscirono subito ad avanzare in modo sorprendente,

impiegando le truppe di disertori e l'equipaggiamento sottratto al nemico, fornito quasi interamente dagli Stati Uniti. Per questo motivo Chang Kai Shek dette ordine alle truppe giapponesi sul suolo cinese di contrastare le azioni dei comunisti, attirando le critiche da parte del popolo e degli intellettuali.

Anche in India la situazione era tesa a causa dei contrasti tra il Partito del Congresso e la Lega Musulmana di Ali Jinnah: l'Inghilterra, ormai decisa a lasciare l'India nelle mani degli indiani, si preoccupava che il passaggio di poteri dal British

Raj al Paese libero avvenisse in modo non violento. Furono indette nuove elezioni

per eleggere i rappresentanti dell'Assemblea costituente: il Congresso conquistò il 90 % dei seggi, anche se Jinnah riportò una notevole vittoria nelle province musulmane. Quest'ultimo, convinto della malafede del Congresso, spronò la Lega Musulmana alla guerriglia dichiarando la Giornata dell'azione diretta. L'agosto fu segnato da una vera e propria guerra civile tra indù e musulmani: a migliaia si affrontarono e morirono per le strade di Calcutta e New Delhi, Bombay e Lahore.

Il progetto cullato dal Mahatma di una grande India, unita nel rispetto delle religioni e dei popoli, era ormai tramontato: il 15 luglio 1947 la Camera dei Comuni di Londra annunciò che sarebbero sorti due dominions indipendenti, India e Pakistan. Nell'arco di qualche settimana venne smembrato tutto l'apparato burocratico e amministrativo del British Raj, le risorse del Paese furono divise tra India e Pakistan, le famiglie musulmane dell'India si misero in marcia verso il Pakistan e il contrario fecero quelle indù. Le linee della divisione furono tracciate sulla carta da sedici giuristi indù e musulmani e da un giorno all'altro milioni di contadini indù, sikh,

(22)

22 musulmani e parsi si trovarono costretti ad abbandonare la loro terra per mettersi in viaggio. Nell'estate del 1947 oltre dieci milioni di indiani dovettero migrare, ma circa un milione di questi non arrivò mai a destinazione: l'enorme problema dei profughi costituì il primo incubo dei due stati che avevano appena divorziato. 77

I principi e i maharajah indiani furono invitati da Lord Mountbatten ad aderire all'Unione Indiana o al Pakistan entro il 15 agosto, data in cui il British Raj si sarebbe dissolto. Il giorno prima l'Assemblea Costituente si riunì a New Delhi dove Nehru pronunciò il primo discorso dell'India indipendente e il tricolore venne dispiegato in cima al Forte Rosso, simbolo del governo dell'India.

La Costituzione di 395 articoli fece dell'India una repubblica federale, democratica e laica, 78 introducendo una serie di diritti fino ad allora totalmente sconosciuti: il suffragio universale per tutti i cittadini con più di 21 anni, la libertà religiosa, di espressione, di riunione, di associazione e di spostamento. Si proclamò l'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, proibendo qualunque tipo di discriminazione in base alla religione, alla casta e al sesso. Venne inoltre stilata una lista specifica delle caste disagiate e delle popolazioni tribali prevedendo particolari protezioni. 79 I poteri furono divisi tra un governo centrale molto forte e i singoli stati ai quali spettava il controllo del settore cruciale dell'agricoltura, ma il potere federale poteva sospendere il regime democratico in caso di pericolo per la sicurezza nazionale e durante lo stato di emergenza esercitava poteri pressoché dittatoriali. 80 Il Parlamento della Repubblica fu articolato in due Camere: la Lok Sabha, il "Consiglio del Popolo", e la Rajya Sabha, il "Consiglio degli Stati" che, insieme ai parlamenti dei singoli stati, eleggevano ogni sette anni il Presidente della Repubblica che a sua volta nominava il primo ministro, generalmente nella persona del leader del partito di maggioranza. 81

Ma la strada della giovane India libera si rivelò fin da subito in salita, con il

Mahatma che si batteva ardentemente per porre fine alla persecuzione dei

musulmani, per l'amicizia di tutti gli indiani e per il rispetto delle diverse religioni. Il 30 gennaio 1948 Gandhi fu assassinato da un fondamentalista indù mentre si recava a

77 PIACENTINI FIORANI V., Processi di decolonizzazione in Asia e in Africa, EDUCatt Università

Cattolica, 2000, pag. 94

78 RONDINONE A., India: una geografia politica, op. cit., pag. 22 79 Ibidem

80 RONDINONE A., India: una geografia politica, op. cit., pag. 23 81

(23)

23 un incontro di preghiera alla Birla House di New Delhi, gettando il Paese nuovamente nel panico.

Alla fine degli anni quaranta, anche in Cina si cercava una mediazione tra le parti: il presidente Truman inviò il generale Marshall per stabilire un accordo che rimase tuttavia inosservato, mentre la guerra civile divampava in tutto il Paese. Mao Tse Tung decise di abbandonare le postazioni più difficilmente controllabili per affrontare il nemico sul terreno più familiare della campagna. Fu in questa occasione che i rivoluzionari costituirono l'esercito dell' "armata rossa" per sferrare la controffensiva. Le colonne guidate da Deng Xiaoping passarono il Fiume Giallo, mentre quelle di Lin Biao conquistavano la Manciuria e Pechino capitolava all'inizio del 1949. Alla fine il Kuomintang si ritirò con il suo Generalissimo sull'isola di Formosa, mentre a Pechino il 1˚ ottobre 1949 veniva ufficialmente proclamata la nascita della Repubblica Popolare Cinese. 82

La questione agricola fu uno dei primi compiti del nuovo governo: furono istituite cooperative agricole e alcune squadre incaricate di stabilire chi doveva considerarsi ricco, latifondista, borghese o povero, operando una suddivisione tra capitalisti e lavoratori, inclusi gli intellettuali salariati. Nell'ambito dell'industria, la partecipazione dello Stato come azionista maggioritario portò alla creazione di imprese a capitale misto.

Nel 1952 venne varata la campagna dei "tre contro" volta a eliminare la corruzione, lo spreco e la burocrazia dall'amministrazione dello Stato. Un anno dopo fu la volta dei "cinque contro", una campagna diretta contro le industrie a gestione semi privata: corruzione, evasione fiscale, furto nei confronti dello Stato, sfruttamento e divulgazione dei segreti statali.

Anche l'India stava percorrendo a fatica i primi passi da Paese libero. Qui l'unità del Partito del Congresso fu mantenuta grazie alla prestigiosa personalità del leader Pandit Nehru, succeduto senza contrasti alla guida della nazione dopo l'uccisione di Gandhi. 83 Egli riuscì a conferire notevole stabilità all'esperimento democratico sociale indiano e ad adattarlo alle complesse e difformi realtà del Paese. Perseguì inoltre una politica progressista di orientamento socialista che mirava a ridurre la disuguaglianza sociale e a sviluppare la produzione all'interno di un vasto complesso di riforme agrarie: soppressione del sistema zamindari che riuniva le

82 PAOLI L., CINA classica, la civiltà del Fiume Giallo, op. cit., pag. 125 83

(24)

24 figure del proprietario fondiario e del collettore d'imposte, definizione di un limite massimo per il possesso di terre, sforzi per eliminare la piaga dei proprietari assenteisti. 84 La produzione agricola fu organizzata secondo piani regolari e le industrie cominciarono a proliferare su tutto il territorio, mentre in campo economico venivano fatti grandi progressi.

Sul piano internazionale Nehru, insieme a Tito e Nasser, fu tra i fondatori del movimento dei Paesi non allineati, volto a creare un'alternativa allo scontro tra blocco occidentale e orientale. L'India scelse anche di far parte del Commonwealth, mantenendo rapporti privilegiati con l'Inghilterra e avvicinandosi alla politica dell'Unione Sovietica e degli Stati non allineati. Nehru offrì una nuova formula: dal mito dell' "Asia agli asiatici" all' "Asia area di pace", per realizzare la quale tutti i popoli asiatici si dovevano unire in un fronte comune estraneo ai blocchi militari creati dalla politica di prepotenza dell'Occidente. 85 Sorgeva così l'ideologia del disimpegno sintetizzata nei "Cinque Punti", i Panja Shila: pacifica coesistenza, non aggressione, non interferenza, uguaglianza, reciproco vantaggio. Il momento culminante della politica di Nehru si ebbe con la Conferenza di Bandung dell'aprile 1955 che riunì quasi tutti gli Stati indipendenti d'Asia e d'Africa, riuscendo a elaborare una carta generale modellata sui principi dei Panja Shila. Poco dopo, nel novembre 1955, l'India fu visitata da Bulganin e da Kruscev, episodio che rafforzò le simpatie dell'India per l'Unione Sovietica, considerata un modello. 86

Negli stessi anni anche la Cina cercava di costruirsi un'identità: nel 1956 venne attuata la campagna dei "cento fiori" che doveva liberalizzare la cultura e l'opinione pubblica cinesi. Su invito di Mao chiunque poteva esprimere il proprio parere e i letterati dare il loro apporto alla cultura affinché sbocciassero cento fiori e fiorissero cento scuole. Ma il partito non era preparato al voto di critica unanime che invece ne uscì, per cui l'anno dopo fu decretata la fine della stagione dei "cento fiori" e Mao fomentò una campagna contro la destra, etichettando gli intellettuali come "nemici del socialismo". 87 Molti di essi si videro distruggere la carriera, altri furono deportati nei campi di lavoro: il comunismo cinese scivolava verso la tirannia che aveva cercato di sradicare. 88

84

A.A.V.V., Atlante Storico, op. cit., pag. 308

85 PIACENTINI FIORANI V., Processi di decolonizzazione in Asia e in Africa, op. cit., pag. 127 86 Ivi , pag. 131

87 HARPER D., CINA, op. cit., pag. 39 88

(25)

25 Nel 1958 il popolo fu invitato a compiere il grande "balzo in avanti" grazie al quale la Cina sarebbe stata oggetto di una rivoluzione permanente 89 con l'obiettivo di superare la produzione industriale dell'Inghilterra. Proliferarono piccole e medie aziende all'ombra dei colossi siderurgici, sorsero le comuni popolari urbane e agricole dove l'assistenza ai bambini era garantita dalla collettività, mentre le donne diventavano, per la prima volta, forza lavoro. Mao lanciò il movimento xiafang, "giù in campagna", inviando nelle aree rurali migliaia di tecnici ed esperti fortemente ideologizzati affinché procedessero alla fusione delle 750 mila cooperative agricole in circa 25 mila comuni. 90 Questi tentativi non dettero i risultati sperati: l'ossessione per il raggiungimento delle quote creò dati di produzione artificiosi e comportamenti paranoici, portando allo squilibrio economico e a una terribile carestia che gettò la Cina sull'orlo della catastrofe.

Nel 1959 Mao si ritirò dalla presidenza dello stato pur conservando la carica di presidente del Partito Comunista, mentre la preoccupazione per l'apparente natura revisionista del presidente Kruscev causava la frattura sino-sovietica insieme al blocco degli aiuti russi.

A inizio anni sessanta alla guida del paese salì Liu Shaoqi che fece smantellare le comuni e approntare nuove colture altamente produttive di riso e grano già sperimentate in India. L'industria si riprese e le importazioni furono pagate con le esportazioni consentendo alla bilancia dei pagamenti di tornare attiva. Tuttavia Mao non aveva perso completamente il suo potere: l'esercito era ancora saldamente nelle sue mani e il generale Lin Biao svolgeva propaganda a favore del Grande Timoniere divulgando tra i militari il "libretto rosso", un'antologia degli scritti di Mao, oggetto di un vero e proprio culto della personalità.

Anche in India gli anni sessanta segnarono un cambiamento nella leadership: dopo la morte di Pandit Nehru emerse la figura politica e intellettuale della figlia Indira Gandhi. Fu lei a raccogliere l'eredità del Partito del Congresso e a traghettare il Paese agricolo tra le prime dieci nazioni della terra. Riuscì a promuovere un'ulteriore crescita economica e a rafforzare la posizione internazionale del Paese, contestualmente a un riavvicinamento all'URSS. Con estrema abilità sconfisse la vecchia classe dirigente, fondando un Nuovo Congresso che le garantiva la maggioranza interna. Indira inoltre nazionalizzò le principali banche dell'India, avviò

89 SMITH D., Il dragone e l'elefante. La Cina, l'India e il nuovo ordine mondiale, op. cit., pag. 53 90

(26)

26 la Rivoluzione Verde con ottimi risultati nel settore agricolo e incrementò gli investimenti nell'industria nazionale. Con la vittoria nella guerra di liberazione del Bangladesh l' "impero" di Indira toccò l'apice del suo successo. 91

Durante tutta la sua carriera, Indira basò le strategie elettorali e il proprio potere politico sulle questioni interreligiose e intercomunitarie, mirando a conquistare l'elettorato indù a discapito degli altri. 92 Cominciarono però a emergere i movimenti separatisti e le rivalità tra le caste, le etnie e le religioni.

Nei primi anni settanta numerose crisi economiche colpirono l'India e nel 1974 il Fronte Popolare Janata organizzò la prima vera opposizione al Partito del Congresso, mentre aumentava il malcontento tra le masse contadine. Nel 1975 il governo di Indira Gandhi era in crisi: l'Alta Corte di Allahabad invalidò, a causa di brogli elettorali, le elezioni che nel 1971 l'avevano portata al potere. Per fronteggiare il pericolo, chiese e ottenne dal Presidente della Repubblica la dichiarazione dello stato di emergenza. Durante l'Emergency Indira instaurò un vero e proprio regime dittatoriale, imponendo la censura dei mezzi di informazione, detenendo senza processo gli oppositori politici e implementando politiche demografiche violente e coercitive. Nel 1977 Indira Gandhi sciolse lo stato di emergenza e indisse nuove elezioni, contando sul fatto che i suoi oppositori politici non avrebbero avuto il tempo di organizzarsi. Si trovò tuttavia a fronteggiare una devastante sconfitta elettorale, la prima del Congresso nella storia dell'India indipendente.

Anche in Cina, all'inizio degli anni settanta, il governo di Liu Shaoqi si trovava ad affrontare la crisi e i disordini interni. Mao colse il momento per scatenare la sua offensiva, la "Rivoluzione culturale proletaria", accattivandosi la simpatia degli studenti universitari, mentre in tutto il Paese sorgevano gruppi che professavano fedeltà a Mao sventolando il libretto rosso. Nacquero le Guardie Rosse con il fine di distruggere tutto ciò che apparteneva al passato e i giovani divennero gli ideologicamente puri, invitati a ribellarsi contro i propri insegnanti e genitori. Si turbò ogni aspetto della coscienza nazionale con la caccia ai "quattro vecchi": cultura, abitudini, tradizioni e idee. La violenza fu estrema e le distruzioni enormi: migliaia di persone furono costrette all'esilio e decine di milioni subirono attacchi, maltrattamenti o detenzioni illegali. Si stima che tra il 1966 e il 1969 siano morte

91 SMITH D., Il dragone e l'elefante. La Cina, l'India e il nuovo ordine mondiale, op. cit., pag. 53 92

(27)

27 almeno 500 mila persone: 93 anche Liu Shaoqi venne colpito e morì in carcere, mentre Deng Xiaoping fu condannato ai lavori forzati, in quanto "seguace del capitalismo". La linea morbida del partito comunista fu così cancellata. Gli studenti, passato il periodo caldo, vennero mandati nelle campagne per aiutare i contadini e i templi buddhisti, taoisti e confuciani furono distrutti o profanati, mentre i monaci venivano istruiti nella dottrina maoista.

Ai vertici del governo, oltre a Zhou Enlai, primo ministro accanto a Mao, stava prendendo forma il nuovo gruppo dirigente costituito da Lin Biao, designato successore di Mao, e coloro che in seguito furono indicati come la "banda dei quattro": la moglie di Mao Jiang Qing, Yao Wenyaun, Wang Hongwen, Zhang Chunqiao, i quali amavano definirsi "erbacce infestanti" 94 continuando a chiedere il ritorno a un'economia priva di incentivi e senza proprietà privata. Negli anni seguenti però a governare era ancora Mao con cui Lin Biao si trovò spesso in disaccordo tanto che, deluso dalle sue aspettative, si dice abbia ideato un colpo di stato. Il 13 settembre 1971, quando un aereo precipitò in Mongolia, tra i resti carbonizzati fu riconosciuto quello di Lin Biao, forse fuggito per sottrarsi alle conseguenze del fallito piano per uccidere Mao. 95

Nel frattempo il Presidente degli Stati Uniti Nixon visitava Pechino e la Cina entrava a far parte delle Nazioni Unite. Un anno dopo, con il riconoscimento del governo comunista, la Cina Popolare fu reinserita in ambito internazionale. In questo nuovo scacchiere gli Stati Uniti si videro sfuggire di mano la supremazia politico-militare in quanto la Cina Popolare, contrapponendosi a sua volta a Mosca, esprimeva una forza formidabile di contestazione internazionale. 96 Fecero ritorno molti esponenti del partito che la rivoluzione culturale aveva estromesso, tra cui Deng Xiaoping che si adoperò per risanare i danni attuando il programma delle "quattro modernizzazioni": scienza, industria, agricoltura e esercito.

Il 9 settembre 1976, all'età di 83 anni, morì il Grande Timoniere e subito dopo furono arrestati i componenti della banda dei quattro, accusati di essere stati gli artefici dei disastri causati dalla rivoluzione culturale. Furono condannati a morte, pena poi tramutata in carcere a vita.

93 SMITH D., Il dragone e l'elefante. La Cina, l'India e il nuovo ordine mondiale, op. cit., pag. 58 94 Ivi, pag. 60

95 HARPER D., CINA, op. cit., pag. 40 96

Riferimenti

Documenti correlati

a) Oanò éndsché sproach wier sibber némme Walser ‘senza la nostra lin- gua non siamo più walser’: wier sibber < wier sind-wier = 1 Pl essere.. Il quadro così

PER IL COMITATO ORGANIZZATIVO: Lorenzo Campioni, Debora Cappellini, Ferruccio Cremaschi, Elena Giacopini, Antonia Labonia, Claudia Lichene, Franca Marchesi, Nice Terzi, Paola

convergenza di interessi con gli Stati Uniti in agende specialmente riguardanti la difesa, agisce in questo contesto come sostenitrice dell’ordine ed aspira a bilanciare l’azione e

On the whole, the EP continues to put its weight behind the Commission, such as in a statement of the UK Coordination Group, co-signed by the Chairs of six political groups (this

Come vorrà dire qualcosa pure il fatto che in un recentis- simo talk show televisivo, nessuno abbia mandato a quel paese il combattivo giornalista che trovava forti analogie tra

Due nazioni che hanno a lungo primeggiato nella scienza e nella tecnica, che hanno dato al mondo alcuni dei più sublimi tesori dell’arte, dove sono nate grandi religioni e

In campo forestale l’apparato concettuale che fa da sfondo alla trasformazione dell’ecosistema bosco in agrosistema è la teoria del realismo economico il cui assunto è la

67: Tomba di bambino costruita in mattoni, orientata NW, il corpo steso sul dorso col braccio sinistro piegato ed il destro steso, il corredo è composto da 3 vasi ceramici;.. 69: