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Un’azienda dentro ad un’azienda : l’incontro tra Officine di Bellinzona e laboratorio protetto della Fondazione Diamante

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Academic year: 2021

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Un’azienda dentro ad un’azienda:

l’incontro tra Officine di

Bellinzona e laboratorio protetto

della Fondazione Diamante

Studente/essa

-Serena Ferrazzini

Corso di laurea Opzione

-Bachelor in Lavoro Sociale

-Educatrice

Progetto

-Lavoro di Tesi

Luogo e data di consegna

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Un’azienda dentro ad un’azienda: l’incontro tra Officine di Bellinzona e laboratorio protetto della Fondazione

ABSTRACT

 

Il Laboratorio Appunti OFFS della Fondazione Diamante, è situato all’interno della realtà aziendale delle Officine di Bellinzona.

Partendo dalla curiosità scaturita dall’incontro tra questi due luoghi, si è voluto indagare se, a vent'anni dall'apertura del Laboratorio Appunti OFFS, gli obiettivi che si riferiscono alle teorie della normalizzazione e della valorizzazione del ruolo sociale su cui si basa la fondazione diamante, siano stati raggiunti dal Laboratorio stesso. Per la raccolta dati è stato utilizzato un questionario, di facile compilazione con domande chiuse e alcune domande aperte, distribuito a tutti i dipendenti delle OFFS (in totale 400 persone).

Per costruire lo strumento d’indagine e contestualizzare il lavoro di questi 20 anni del Laboratorio Appunti OFFS è stata svolta un'intervista a Mario Ferrari, ex direttore della Fondazione Diamante

Terminato il tempo per la compilazione, sono stati consegnati 180 questionari.

L’alto numero di partecipazione dimostra sicuramente l'interesse alla tematica da parte dei dipendenti delle OFFS e ha inoltre permesso di avere un grande numero di dati da analizzare.

I risultati emersi hanno permesso di rispondere alla domanda di tesi e nello specifico è stato possibile constatare che gli obiettivi di normalizzazione e valorizzazione sociale posti vent’anni fa, sono stati raggiunti. Ad esempio è emerso come gli impiegati del laboratorio vengono considerate delle persone impegnate e serie, ottimi lavoratori. È inoltre emerso che la maggior parte dei dipendenti OFFS scambia volentieri delle chiacchiere con gli impiegati. I dipendenti si comportano con loro come farebbero con chiunque altro, allo stesso tempo cercando di avere tatto in alcune circostanze, tenendo presenti le caratteristiche personali dell’interlocutore. In generale intercorrono delle buone relazioni, basate sul rispetto reciproco, che si sono rafforzate grazie anche al periodo di sciopero vissuto dalle Officine nel 2008.

Questo risultato non è stato assunto come un punto di “arrivo”, ma come elemento per un ulteriore miglioramento, grazie per esempio all'organizzazione di incontri tra i dipendenti, l’équipe di educatori, e l’utenza, per confrontarsi sulle relazioni che intercorrono. Uno dei ruoli che dovrebbe avere l’educatore in ogni ambito in cui lavora, è quello di fare da ponte tra gli utenti di cui si occupa e il contesto di vita dentro il quale ognuno di essi vive, così da permettere la più alta partecipazione nella società, di queste persone.

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INDICE

 

1. Introduzione ... 1

 

2. Descrizione del contesto lavorativo ... 2

 

2.1  La  Fondazione  Diamante  ...  2  

2.2  Il  Laboratorio  Appunti  OFFS  ...  3  

2.3  Le  Officine  FFS  ...  4  

3. La problematica affrontata ... 5

 

3.1  Obiettivi/interrogativi  ...  6  

3.2  Metodologia  ...  6  

3.2.1  Campione  interrogato  ...  6  

3.2.2  Lo  strumento  metodologico  ...  7  

3.2.3  Consegna  e  ritiro  del  questionario  ...  7  

3.3  Riferimenti  teorici  ...  8  

3.3.1  La  normalizzazione  ...  8  

3.3.2  La  Valorizzazione  del  Ruolo  Sociale  ...  9  

4. Descrizione e interpretazione dati ... 11

 

4.1  Dati  anagrafici  ...  11  

4.2  Domande  introduttive  ...  12  

4.3  Domande  in  merito  agli  incontri  presso  il  vostro  reparto/ufficio  o  in  laboratorio  14   4.4  Domande  in  merito  agli  incontri  al  di  fuori  dei  reparti/uffici  o  delle  officine  ...  18  

5. Conclusioni ... 26

 

5.1  Sintesi  dei  dati  raccolti  e  risposta  alla  domanda  di  tesi  ...  26  

5.2  Risorse  e  criticità  ...  27  

5.2  Riflessioni  generali  ...  27  

Bibliografia

 

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Un’azienda dentro ad un’azienda: l’incontro tra Officine di Bellinzona e laboratorio protetto della Fondazione  

1.  Introduzione  

A fine gennaio 2016 ho iniziato il mio stage presso il Laboratorio Appunti Officine Ferrovie Federali Svizzere (OFFS) della Fondazione Diamante.

Questo laboratorio si occupa prevalentemente di offrire un servizio di lavanderia ai dipendenti delle Officine, per i loro indumenti da lavoro. Si occupa anche di lavanderia per clienti esterni e di lavori di assemblaggio per conto terzi.

La particolarità di questo luogo, risiede nel fatto che è fisicamente situato all'interno del contesto industriale delle OFFS e questa realtà per me nuova, mi ha fin dal principio colpita ed incuriosita. Grazie ad un’intervista con Mario Ferrari, ex direttore della Fondazione Diamante (vedi allegato n°1), mi è stato possibile capire meglio le motivazioni che hanno portato a questa collaborazione. La Fondazione aveva già l’esperienza del laboratorio integrato MIGROS, dove degli utenti con gli operatori erano inseriti dentro questa realtà aziendale. Visto il riscontro positivo si è deciso di creare un’impresa sociale simile, ovvero quella del laboratorio Appunti OFFS, con la differenza che qui non si inserivano delle persone in una realtà aziendale già esistente, ma si inseriva un’azienda a sé dentro ad un’altra. I principi a cui fa riferimento la Fondazione Diamante sono di normalizzazione e di valorizzazione del ruolo sociale, che sono anche gli obiettivi che si erano fissati per questo laboratorio. Questa convivenza permette l'incontro tra dipendenti delle Officine e utenza della Fondazione Diamante, da subito mi sono chiesta che rapporto ci fosse tra di loro. Questa curiosità è scaturita fin dai primi giorni, quando mi è stato spiegato che gli utenti sono considerati operai e infatti devono vestirsi con la stessa tenuta di tutte le altre persone che lavorano alle OFFS e devono stare alle stesse regole di sicurezza. Ci sono utenti i quali se gli si domanda qual è la loro professione rispondono: “Sono un operaio delle Officine di Bellinzona”. Essi si sentono parte in tutto e per tutto parte delle OFFS perciò ho ritenuto interessante interrogarmi sulla qualità delle relazioni che intercorrono tra impiegati del laboratorio e dipendenti delle Officine.

Questo interesse è maturato nel tempo osservando l’interazione tra le due parti, sia in ambiente lavorativo sia fuori, per esempio nell’ora di pranzo.

Per questi motivi e siccome quest’anno si festeggeranno i vent’anni dall’apertura, ciò che si è voluto indagare è proprio se a vent’anni dall’apertura del laboratorio, gli obiettivi che ci si era fissati sono stati raggiunti. In quest’ottica il mio lavoro potrebbe quindi fungere da bilancio dell’esperienza, o parte di un bilancio e potrebbe portare degli spunti interessanti per il futuro.

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Per raccogliere i dati in grado di fornirmi una risposta, ho utilizzato un questionario sottoposto ai dipendenti delle OFFS, per l’analisi dei dati mi sono basata sui concetti sopra citati di normalizzazione e valorizzazione del ruolo sociale, i quali sono anche i principi su cui si fonda la Fondazione Diamante.

La struttura del seguente lavoro di tesi comprende la descrizione del contesto lavorativo, la problematica affrontata, la dissertazione: ovvero il cuore del lavoro di tesi, in cui è presente la descrizione e l’interpretazione dei dati raccolti. La parte finale del lavoro è suddivisa in conclusioni sull’indagine e conclusioni più generali sul ruolo dell’operatore sociale, collegato al tema del lavoro di tesi. All’interno di questo lavoro mi riferirò agli utenti chiamandoli “impiegati”, per cui ogni qualvolta verrà utilizzato questo termine, mi starò riferendo a loro.

2.  Descrizione  del  contesto  lavorativo  

2.1 La Fondazione Diamante

 

“La Fondazione Diamante è stata costituita il 28 aprile 1978 per iniziativa dell’Associazione ticinese genitori e amici di bambini bisognosi di educazione speciale (ATGABBES) e dalla Federazione Svizzera delle Associazioni di Famiglie di Ragazzi Mentalmente Insufficienti (FSAFRMI).”1 Nasce sotto la denominazione “Fondazione diamante per realizzazioni a favore degli handicappati”, per sostenere le persone con handicap e le loro famiglie, creando dei luoghi abitativi e lavorativi per persone con disabilità che siano integrative e decentrate. La Fondazione non è a scopo di lucro ed è una fondazione laica, apolitica e aconfessionale, che è retta dagli articoli 80-89 del codice civile.

Il suo mandato si rifà alla legge sull’integrazione sociale e professionale degli invalidi (LISPI) del 14 marzo 1979. In particolar modo, la Fondazione Diamante fa riferimento all’articolo quattro della suddetta legge.

Quest’articolo propone quattro punti, che sintetizzano il modo in cui l’integrazione dovrebbe svilupparsi e tradursi:

a) “nel rispetto della dignità e della personalità dell’individuo;

b) nell’impegno in un’azione permanente di terapia, d’educazione e di socializzazione;

c) nella possbilità di svolgere lavoro creativo e non alienante;

                                                                                                               

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Un’azienda dentro ad un’azienda: l’incontro tra Officine di Bellinzona e laboratorio protetto della Fondazione d) nelle garanzie di un’equa remunerazione e di previdenze sociali adguate. “2 Il gruppo target di cui si occupa la Fondazione Diamante, è composto da persone adulte (dai 18 anni) che presentano prevalentemente handicap mentale o psichico. In alcuni casi, sono ammessi anche soggetti che presentano un handicap fisico o un deficit a livello sensoriale che non gli permette di entrare nel mondo del lavoro.

Lo scopo della Fondazione è di promuovere l’integrazione e l’inclusione sociale e professionale di queste persone e si basa sui concetti di normalizzazione e valorizzazione del ruolo sociale.

2.2 Il Laboratorio Appunti OFFS

Nel 1993 nasce il Laboratorio Appunti “per rispondere ai bisogni di riformazione dell’assicurazione invalidità.”3 e nel 1997 si crea un comparto importante, inserito all’interno delle Officine FFS.

In questo comparto, oggi lavorano ventidue persone che presentano problematiche a livello mentale, psichico e fisico e per questo motivo non sono riuscite a inserirsi nel mondo del lavoro. All’interno della struttura gli utenti svolgono principalmente un’attività di lavanderia per i dipendenti FFS e per alcuni clienti esterni. Presso le Officine, due utenti si recano nei reparti a ritirare le casse contenenti il vestiario sporco, che in seguito portano in un locale box, dove si procede allo smistamento e si effettua un controllo delle tasche, in modo da evitare che qualche oggetto finisca nella lavatrice. Dopodiché si trasporta la merce in lavanderia, e si procede con il lavaggio. Terminato questo e una volta che i vestiti sono stati anche asciugati, si portano nel reparto "vestiario", all’interno del quale si prosegue con la piegatura e si contrassegnano i vestiti con il numero personale dell'operaio, il nome e il reparto. Una volta che la merce è pronta, una persona si occupa di eseguire l'uscita tramite un bollettino e infine si riconsegnano le casse con dentro il vestiario pulito. Alcuni operai portano personalmente il loro vestiario da lavare invece che inserirlo nelle casse. In sede è presente anche una zona sartoria gestita da un utente, che si occupa delle riparazioni del caso.

Il Laboratorio OFFS si fa carico anche di lavori di assemblaggio per conto terzi e della pulizia dello stabile "Ariston" all'interno del quale si trova la lavanderia. Infine è presente una squadra esterna che presta servizi di manodopera. L’équipe si compone di tre operatori, uno stagiaire e un servizio civile.

                                                                                                               

2  Linee  direttive  della  Fondazione  Diamante,  capitolo  1.1.3  Mandato  

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Ogni operatore è il referente di un gruppo di utenti e grazie al Piano di Sviluppo Individuale (PSI) l’utenza ha la possibilità di poter perseguire degli obiettivi adatti a sé e motivanti, in modo che il posto di lavoro possa essere vissuto con positività.

2.3 Le Officine FFS

 

“Sarebbe riduttivo ritenere l’Officina di Bellinzona semplicemente uno stabilimento dove avvengono delle riparazioni ferroviarie. Essa rappresenta una pietra miliare dell’industrializzazione del Ticino, un monumento e un banco di prova della solidarietà reciproca al di qua e al di là del Gottardo, nonché un emblema dell’efficienza tecnica ed economica della Regione.”4

L’Officina di Bellinzona apre i suoi battenti nel 1889 e da lì in avanti ha vissuto molteplici cambiamenti e ampliamenti. Fin dalla sua apertura ha sempre goduto di una buona fama, veniva infatti definita: “eccellente impianto industriale, dall’esemplare organizzazione e di alto livello tecnologico.”5

Ha da sempre dato lavoro a molte persone, il numero più alto è stato nel 1910 quando in Officina lavoravano ben 700 persone. Dopodiché il numero è sceso e circa dagli anni 2000 si contavano intorno ai 430 operai. Tutt’oggi presso le OFFS lavorano circa 400 persone tra settore produttivo e settore amministrativo.

Circa dal 2007 inizia un’ondata di malessere dovuto all’annuncio di un nuovo piano di ristrutturazione. Questo piano prevede la riduzione di diversi posti di lavoro, e marzo 2008 viene comunicato che ne saranno soppressi centinaia. L’ondata di malessere creata da questa notizia, fa si che abbia inizio uno sciopero senza precedenti. Questo sciopero è stato possibile grazie ad un “lungo lavoro di costruzione sindacale e politica, durato decenni, che ha permesso di arrivare al famoso 7 marzo 2008 nelle condizioni migliori per poter chiedere agli operai delle Officine di assumere una decisione coraggiosa, e allo stesso tempo necessaria (…).”6 Infatti nel 2000 è stato creato il comitato Giù le mani dalle Officine, composto da operai, sindacalisti e cittadini.

Questo evento porta con sé anche una solidarietà senza precedenti da parte di tutta la popolazione, che si organizza e partecipa alle diverse riunioni che si tengono per                                                                                                                

4  GSHWEND  Hanspeter,  Traversine  e  traversie  –  l’officina  il  Ticino  e  la  ferrovia  del  Gottardo,  

Fontana  Edizioni,  2015  

5  Ibidem,  p.  176  

6  VALSANGIACOMO  Nelly,  MARIANI  ARCOBELLO  Francesca,  Altre  culture  –  ricerche,  

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Un’azienda dentro ad un’azienda: l’incontro tra Officine di Bellinzona e laboratorio protetto della Fondazione decidere come proseguire. È in questa occasione che anche le relazioni tra dipendenti delle OFFS e impiegati del laboratorio Appunti si rafforzano, in quanto coesi nell’affrontare la stessa causa. In primo luogo perché “la soppressione di posti di lavoro è una questione che deve interessare tutti, per le conseguenze sociali, umane ed economiche.” 7 D’altro canto questo significava che ci sarebbero state conseguenze negative anche per il laboratorio. In seguito grazie allo sciopero e alla solidarietà dei Ticinesi, si è riusciti a salvare l’Officina e le relazioni tra dipendenti OFFS e impiegati del laboratorio continuano a godere di quella forza che le ha unite durante la lotta.

3.  La  problematica  affrontata  

Come riportato nell’introduzione, la curiosità rispetto al tema è scaturita fin dai primi giorni di stage. A questo proposito, per potersi fare un’idea più precisa sia del contesto lavorativo sia della tematica, come abbiamo visto nell’introduzione è stato possibile interrogare il signor Mario Ferrari, ex direttore della Fondazione Diamante che ha portato diversi spunti molto interessanti: questo laboratorio è nato con l’intento di provare una nuova realtà di impresa sociale, in cui si andava a inserire un’azienda, ovvero il laboratorio protetto, dentro ad un’altra ovvero le Officine. Le imprese sociali nascono “per cercare di garantire alle persone con handicap un posto a tutti gli effetti nei diversi ambiti della vita sociale, nel caso specifico quello produttivo”.8

Uno degli scopi è sempre stato quello di rendere reali queste persone. “A renderle reali, non sono gli educatori, ma è il contesto reale che rende reali queste persone. Quindi far svolgere a queste persone un ruolo reale, un ruolo produttivo reale, rende reali anche queste persone, le rende più uguali, più vicine agli altri operai”.9

Il principio su cui ci si basava e ci si basa anche oggi è quello della normalizzazione, quindi s’inseriscono le persone in ambiente normale per cercare di fargli vivere un’esistenza il più possibile simile a quella delle altre persone. In questo senso, l’impresa sociale concepita in questo modo, tenta di rimuovere alle persone disabili quell’etichetta che senza volerlo, anche il laboratorio protetto tende a dare. Nel                                                                                                                

7  Ibidem,  p.231  

8  FONTANA  Daniele,  Tra  socialità  e  mercato  c’è  un  territorio,  p.4   9  Intervista  a  Mario  Ferrari,  p.1  

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frattempo permette l’accrescimento della percezione sociale delle persone disabili e questo è uno degli obiettivi principali. A questo proposito un’affermazione di Mario Ferrari, racchiude pienamente il senso di questa esperienza.

“Il compito non è solo quello di dar lavoro e dar ruolo agli utenti, ma è anche quello di cambiare la sensibilità e l’attenzione degli altri. Quindi valuterai tu con la tua ricerca se è capitato qualcosa di positivo e questa è una bella domanda.” 10

3.1 Obiettivi/interrogativi

Partendo dal principio che gli obiettivi su cui si basa il laboratorio sono di

normalizzazione e valorizzazione del ruolo sociale, l’interrogativo di questo lavoro di tesi è:

“A vent’anni dall’apertura del laboratorio Appunti OFFS, gli obiettivi fissati sono stati raggiunti?”

L’obiettivo del lavoro è di riuscire a raccogliere dati esaustivi che permettano di avere un quadro il più rappresentativo possibile delle relazioni tra dipendenti OFFS e impiegati del laboratorio.

Con questa ricerca si spera sarà possibile comprendere se questo modello d’impresa sociale riesce a valorizzare le persone disabili, dandogli un ruolo riconosciuto, che gli permetta di vivere dei rapporti il più possibile normalizzanti, in questo caso con i dipendenti delle Officine.

3.2 Metodologia

3.2.1 Campione interrogato

Partendo dalla domanda di tesi, ho scelto di interrogare i dipendenti delle Officine. Questo perché tenendo presente gli obiettivi di normalizzazione e valorizzazione del ruolo sociale che sono stati fissati quando è stato creato il laboratorio Appunti OFFS si è ritenuto necessario porre delle domande alle persone che vivono la relazione con gli impiegati e nelle quali si cerca di aumentare l’attenzione e la sensibilità verso la disabilità. Siccome il fine è capire se agli impiegati viene riconosciuto il loro ruolo                                                                                                                

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Un’azienda dentro ad un’azienda: l’incontro tra Officine di Bellinzona e laboratorio protetto della Fondazione sociale, dobbiamo interrogare le persone che possono dare o meno questo riconoscimento.

3.2.2 Lo strumento metodologico

Lo strumento metodologico che ho scelto di utilizzare per la ricerca, è il questionario (vedi allegato n°2).

È stata presa questa decisione, così da poter interrogare il maggior numero di persone, in modo da avere una visione il più globale possibile e poter rispondere al quesito iniziale in maniera rappresentativa. In principio avevo pensato anche a una raccolta dati tramite interviste, ma tenendo presente che presso le OFFS lavorano circa 400 persone, in questo modo il campione di dipendenti preso in considerazione sarebbe stato minore e per questo meno rappresentativo. Inoltre un’altra riflessione scaturita durante la scelta metodologica è stata che facendo le interviste e quindi interrogando i dipendenti di persona, magari non sarebbero emerse considerazioni totalmente veritiere, mentre con un questionario anonimo le persone si sarebbero potute sentire più sicure nell’esprimere la propria opinione.

Nella costruzione del questionario mi sono basata sulle teorie della normalizzazione e della valorizzazione del ruolo sociale, che in seguito saranno approfondite. Il questionario è stato suddiviso in quattro aree per facilitarne la comprensione: dati anagrafici, domande introduttive, domande in merito agli incontri nel vostro reparto/ufficio o in laboratorio, domande in merito agli incontri al di fuori dei reparti/uffici o dalle officine.

Lo strumento metodologico presenta delle domande chiuse e qualche domanda aperta, che servono a motivare alcune risposte e a esprimere il proprio pensiero. 3.2.3 Consegna e ritiro del questionario

Per il ritiro e la consegna del questionario, ho deciso di procedere in questo modo: il questionario e una lettera di presentazione (vedi allegato n°3), sono stati inviati all’assistente del direttore che di seguito ha inviato il file ai capi team, che a loro volta si sono occupati di stamparlo e di consegnarlo ai propri dipendenti. Nel frattempo in portineria è stato adibito uno scatolone in cui gli operai potevano inserire i questionari compilati.

È stata fissata una scadenza di sette giorni nei quali i dipendenti dovevano procedere con la compilazione del questionario e la consegna. In totale sono stati

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consegnati circa 400 questionari, e con lo scadere del tempo ne sono stati riconsegnati 180.

3.3 Riferimenti teorici

3.3.1 La normalizzazione

La prima formulazione del concetto di normalizzazione, fatta da Bank-Mikkelsen (direttore di un servizio per disabili in Danimarca), riteneva che l’obiettivo principale, nei confronti di una persona con disabilità, fosse di portarla a ottenere un’esistenza “il più possibile vicina alla normalità.”11

Normalizzazione significa garantire alla persona disabile un ritmo normale delle giornate, delle settimane e degli anni. Garantire che abbia delle attività da svolgere e delle responsabilità di cui farsi carico. Che abbia una casa, che vada a scuola o che abbia un lavoro e che abbia una rete di interazioni sociali. A proposito del lavoro “occorre tener presente che l’abituarsi al lavoro, ai suoi ritmi, alle sue regole è uno dei tanti adattamenti che sono richiesti alla persona nel corso della sua vita.”12

Bisogna garantire inoltre, che i suoi cicli di vita siano scanditi in maniera normale, come per tutte le persone, con i cambiamenti propri di ogni fase della vita. Bisogna dare la possibilità alla persona di compiere delle scelte, di avere degli orientamenti e degli interessi propri.

Una definizione più precisa di questo concetto è la seguente: “L’uso di tecniche, strumenti e metodi normali dal punto di vista sociale, culturale e familiare, che creino per l’individuo condizioni di vita ( reddito, alloggio, Servizi sanitari, ecc.) per lo meno pari a quelle del cittadino medio e che possano, nella misura del possibile, svilupparne o sostenerne il comportamento (abilità, competenze, ecc.), l’aspetto (abbigliamento, cura della persona, ecc.), le esperienze (adattamento emotivo, sentimenti, ecc.), lo status e la reputazione (destigmatizzazione, atteggiamento degli altri, ecc.).”13 Questo principio è fondamentale per tutte le persone che si occupano di persone disabili.

                                                                                                               

WEHMAN  P.,  RANZAGLIA  A.,  BATES  P.,  Verso  l’integrazione  sociale  –  manuale  di  formazione   delle  abilità  di  vita  nell’adolescente  handicappato,  Erickson,  1984,  p.1  

12RAVACCIA  F.,  handicappati  :  l’inserimento  nel  mondo  del  lavoro,  Patron-­‐Bologna,  1982,  

p.207  

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Un’azienda dentro ad un’azienda: l’incontro tra Officine di Bellinzona e laboratorio protetto della Fondazione “La normalità, dunque, è un valore essenziale in sé e un valore strumentale, un ottimo mezzo per raggiungere finalità di sviluppo e di partecipazione attiva di tutti, a prescindere dalle loro condizioni personali e sociali, dalle loro disabilità o patologie.”14 Non bisogna però incappare nel rischio di dimenticarsi che aldilà del concetto di normalizzazione, le persone disabili hanno delle necessità specifiche, che richiedono delle specifiche risposte. Questi bisogni speciali devono essere visti come “un arricchimento della normalità e non un allontanamento da essa, da quella quotidianità comune che dovrebbe abbracciare tutti.”15

In conclusione possiamo affermare che il principio di normalizzazione offre a tutte le persone, disabili e non, “percorsi di vita il più possibile vicini alle normali circostanze di vita reale nella società.”16

Più tardi, nel 1983, Wolfensberger propose una nuova elaborazione di questo concetto e con essa anche altro termine per farvi riferimento. Egli propose la “valorizzazione del ruolo sociale delle persone in difficoltà.”

3.3.2 La Valorizzazione del Ruolo Sociale

La definizione di questo nuovo concetto è: “permettere, stabilire, migliorare, mantenere e/o difendere i ruoli sociali valorizzati delle persone- particolarmente di quelle a rischio – utilizzando, per quanto possibile, dei mezzi valorizzanti dal punto di vista culturale. “17

Grazie al nostro sistema percettivo, siamo portati a valutare positivamente o negativamente ciò che ci circonda, anche le persone. Se si valuta negativamente qualcosa o qualcuno, significa che gli si sta attribuendo un valore basso.

La svalorizzazione è un’operazione prodotta da chi percepisce, che crea nella sua mente un giudizio su una persona con cui entra in contatto e allo stesso tempo si crea delle aspettative nei suoi confronti. Questi giudizi si formano grazie al nostro                                                                                                                

14IANES  Dario,  La  speciale  normalità  –  strategie  di  integrazione  e  inclusione  per  le  disabilità  e  

i  Bisogni  Educativi  Speciali,  Erickson,  2006,  p.  19  

15  Ibidem  

16CAUSIN  paolino,  DE  PIERI  Severino,  disabili  e  rete  sociale-­‐  modelli  e  buone  pratiche  di  

integrazione,  FrancoAngeli,  2006,  p.  24    

17  WOLFENSBERGER  Wolf,  La  valorizzazione  del  ruolo  sociale  –  una  breve  introduzione  al  

concetto  di  valorizzazione  del  ruolo  sociale  inteso  come  concetto  prioritario  per  la   strutturazione  dei  servizi  alle  persone,  Editions  des  Deux  Continents  Genève,  1991,  p.  53  

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sistema di premesse, ovvero alle caratteristiche personali e grazie alle esperienze vissute. Se per esempio si è avuta una brutta esperienza con una persona in particolare o con un gruppo, la prossima volta che entrerò in contatto con essa/esso, sarò influenzato dal passato.

“Riconosciamo che la svalorizzazione sociale è un dato universale: si trova cioè in tutte le società e in tutti i periodi storici. Non esiste un angolo al mondo, nessuna provincia – per quanto isolata essa possa essere - che non abbia le sue classi svalorizzate. L’unica cosa che varia, è chi viene svalorizzato.”18 Una delle classi di persone che sono spesso svalutate dalla società, è proprio quella dei disabili. Quando una persona è svalorizzata, la società tende a situarla in ruoli che sono socialmente disprezzati. In questo modo, alla persona è assegnato un dato ruolo sociale che possa in qualche modo giustificare il basso valore che la società gli conferisce. Che cos’è un ruolo sociale? “Può essere definito come uno schema di comportamenti, responsabilità, aspettative e privilegi che ci si aspetta dal punto di vista sociale.”19 I ruoli sociali sono molto potenti e definiscono le persone. Chi detiene un ruolo sociale valorizzato nella società, sarà automaticamente accettato e rispettato, mentre al contrario chi detiene un ruolo sociale svalorizzato, sarà escluso e non sarà rispettato. “L’immagine collettiva determina quale ruolo sociale è riservato alle persone disabili.”20

È proprio grazie a questi ruoli sociali e alla loro impersonificazione, che ogni essere umano “acquisisce pienamente il riconoscimento del suo essere “persona”.”21

Vi sono due strategie per aiutare le persone a raggiungere dei ruoli positivi, o mantenerli. Una è migliorare le loro competenze, l’altra è migliorare la loro immagine sociale. Queste due strategie sono fondamentali, poiché maggiori competenze significano più possibilità di raggiungere un ruolo socialmente valorizzato e una buona immagine sociale, significa maggiori probabilità di essere percepiti in maniera positiva dalla società.

                                                                                                               

18  Ibidem,  p.  15   19  p.  27  

20  LEPORI  Carlo,  viaggiatori  inattesi-­‐appunti  sull’integrazione  sociale  delle  persone  disabili,  

FrancoAngeli,  2011,  p.21  

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Un’azienda dentro ad un’azienda: l’incontro tra Officine di Bellinzona e laboratorio protetto della Fondazione

4.  Descrizione  e  interpretazione  dati  

Per facilitare la lettura e la comprensione dei dati, la descrizione e l’interpretazione saranno suddivise come il questionario: dati anagrafici, domande introduttive, domande in merito agli incontri nel vostro reparto/ufficio o in laboratorio, domande in merito agli incontri al di fuori dei reparti/uffici o delle officine.

Com’è stato spiegato in precedenza, per la costruzione del questionario ci si è basati sulle teorie della normalizzazione e della valorizzazione del ruolo sociale, per questo motivo anche nell’interpretazione dei dati si farà riferimento a questi due concetti, nonché alla preziosa intervista con Mario Ferrari e alle risposte aperte del questionario (vedi allegato n°4). È doveroso sottolineare l’attenzione ricevuta da parte dei dipendenti OFFS, infatti il tasso di risposta è stato del 45%, ovvero molto elevato. Questo ha permesso di avere molti dati interessanti su cui riflettere per rispondere alla domanda di tesi.

4.1 Dati anagrafici

Nei dati anagrafici sono richieste età, sesso e stato civile. Età

Per quel che concerne l’età, dai dati raccolti emerge che la maggior parte dei dipendenti ha più di cinquant’anni (36.7%) e tra i 41-50 (22.2%)

Solamente il 15.0% ha tra i 21-30 anni e 12.8% ha meno di vent’anni.

Possiamo notare come nel campione preso in considerazione i giovani siano in minoranza rispetto ai dipendenti di età avanzata.

Sesso

Il sesso preponderante delle persone che hanno risposto al questionario, è il sesso maschile.

Solamente l’1.7% sono donne. Questo luogo di lavoro è fortemente popolato da uomini, soprattutto nella parte di lavoro che riguarda la produzione, poiché spesso richiede una certa fisicità. Le tre donne che hanno risposto al questionario, lavorano in amministrazione. Con questo non si vuole di certo dire che una donna non possa lavorare in produzione, infatti, durante l’esperienza di stage è stato possibile vederne alcune, ma sono comunque in netta minoranza proprio perché il tipo di lavoro richiede una maggiore presenza maschile.

   

Stato civile

(16)

12121212121212 12  

   

4.2 Domande introduttive

Nelle domande introduttive è richiesto ai dipendenti da quanti anni prestano servizio presso le Officine, di cosa si occupano, se fanno uso della lavanderia della Fondazione Diamante, quando gli capita di incontrare gli impiegati del laboratorio e dove avvengono solitamente gli incontri.

Anni di servizio

Per quel che concerne gli anni di servizio, è riportata di seguito una tabella con i dati emersi.

La maggior parte delle persone interrogate lavora presso le Officine da 1-5 anni e da 6-10. Presso la struttura c’è un reparto dedicato alla formazione che si chiama LOGIN, perciò buona parte delle persone che hanno risposto in questo modo, probabilmente sono giovani apprendisti e giovani che hanno da poco concluso l’apprendistato. Ci sono comunque molti dipendenti che nonostante abbiano un’età più avanzata, hanno iniziato a lavorare presso la struttura da pochi anni. Il numero di persone che lavora alle Officine da 21-30 anni e da più di trenta, è molto alto come possiamo vedere e i dati sull’età visti in precedenza confermano che ci sono molte persone mature all’interno di questo luogo di lavoro. Ci sono quindi diversi dipendenti che hanno iniziato da giovani e non hanno mai cambiato mestiere.

Tipo di occupazione

L’occupazione delle persone che lavorano presso le OFFS si divide in due tipi di lavoro: produttivo e amministrativo.

Dalla ricerca svolta emerge che il campione impiegato nella produzione (85.1%), è più ampio che quello impiegato nell’amministrazione (14.9%).

Tenendo presente che dodici persone hanno risposto di lavorare sia in produzione sia in amministrazione, possiamo affermare che presso le OFFS il lavoro svolto è prevalentemente di tipo produttivo.

Anni di servizio

Frequenza Percentuale valida

Valido da 1 a 5 anni 56 31.1 da 6 a 10 anni 44 24.4 da 11 a 20 14 7.8 da 21 a 30 37 20.6 più di 30 29 16.1 Totale 180 100.0

(17)

13131313131313 13  

   

Un’azienda dentro ad un’azienda: l’incontro tra Officine di Bellinzona e laboratorio protetto della Fondazione Utilizzo della lavanderia del Laboratorio Appunti

Quasi tutte le persone interrogate fanno uso della lavanderia del laboratorio. Solamente il 17.2% non ne fa uso. Nella domanda aperta sul perché non la utilizzano, buona parte di loro ha risposto che non la utilizza poiché lavorando in amministrazione, non ne necessitano. Nove persone hanno risposto che nonostante lavorino in produzione, non portano i vestiti in lavanderia ma li lavano a casa propria. In questo caso sono stati riportati molteplici motivazioni: abitudine, comodità, sicurezza di non perdere vestiti, scarsa conoscenza del servizio di lavanderia del laboratorio Appunti.

Incontri con gli impiegati

Per quel che concerne gli incontri con gli impiegati, il 51.1% ha risposto di incontrarli tutti i giorni, e il 35.4% ha risposto di incontrarli almeno due volte alla settimana. Ci sono quindi dei contatti diretti e pressoché giornalieri tra operai e impiegati del laboratorio.

Dove avvengono solitamente gli incontri con gli impiegati

A questa domanda i dipendenti OFFS potevano dare più di una risposta.

Dalle risposte ricevute emerge che gli incontri solitamente avvengono nei propri reparti/uffici (59.4%) o all’esterno dei reparti/uffici (72.2%). Solo il 14.5% delle persone indicano di incontrarle altrove, e solamente il 6.7% risponde di incontrarle presso il laboratorio. Potrebbe sembrare strano che così poche persone incontrino gli impiegati presso il laboratorio, ma in effetti, sono pochi gli operai che si recano di persona a portare il vestiario da lavare o da riparare, gli altri inseriscono i vestiti nelle apposite casse che vengono in seguito ritirate direttamente dagli impiegati presso i reparti. Per questo motivo sono più frequenti gli incontri in altri luoghi piuttosto che presso il laboratorio.

(18)

14141414141414 14  

   

4.3 Domande in merito agli incontri presso il vostro reparto/ufficio o

in laboratorio

In questa parte del questionario era richiesto agli operai se il comportamento degli impiegati presso i reparti/uffici è ritenuto adatto o no, a chi si rivolgono se si recano in laboratorio, se si rivolgono ad un impiegato qual è la motivazione, come si sentono quando entrano in laboratorio e come reputano il comportamento degli impiegati verso i clienti.

Com’è valutato il comportamento degli impiegati nei reparti/uffici Com’è reputato il comportamento degli impiegati nei reparti/uffici

       

Appare molto chiaro che la maggior parte delle persone che lavorano presso le OFFS ritiene adeguato il comportamento degli impiegati del laboratorio, quando si recano presso i reparti/uffici. Soltanto il 2.2% delle persone ha dato un giudizio negativo. In questo caso possiamo dire che il comportamento degli impiegati è percepito generalmente in modo positivo. Per quel che concerne chi ha risposto in modo negativo, un’ipotesi potrebbe essere che magari hanno avuto un’esperienza negativa che influenza tutt’ora il loro giudizio al riguardo. Come abbiamo visto anche nel capitolo sulla valorizzazione del ruolo sociale, spesso nel rapporto con una certa persona o un certo gruppo, siamo condizionati da esperienze passate. “Un gruppo che ha maturato certi convincimenti tende infatti a fare funzionare le sue ipotesi in

(19)

15151515151515 15  

   

Un’azienda dentro ad un’azienda: l’incontro tra Officine di Bellinzona e laboratorio protetto della Fondazione maniera tale che la persona cui tali convincimenti si riferiscono è portata a produrre comportamenti che costituiscono una conferma alle ipotesi di cui è oggetto.”22

Dobbiamo però anche considerare l’ipotesi che qualche impiegato potrebbe non avere sempre un comportamento adatto al contesto in cui si trova.

Se le dovesse capitare di recarsi in laboratorio per una necessità a chi si rivolgerebbe?

Come possiamo vedere dai risultati di questa domanda, il 49.3% del campione interrogato dice di rivolgersi al responsabile quando si reca presso il laboratorio. Solamente il 20.9% si rivolge a un impiegato e il 17.6% a un operatore. Dai dati emersi appare chiaro che il responsabile è la persona a cui ci si rivolge maggiormente, nonostante non sia la prassi doversi rivolgere sempre a lui. Mentre ad altri operatori tendono a non rivolgersi se non in caso di necessità. Possiamo supporre sia perché si occupano meno della parte di laboratorio nominata “vestiario”, a cui solitamente gli operai fanno capo per un bisogno.

In questo caso quindi seppur non ci sia una grande differenza tra chi si rivolge a un operatore e chi a un impiegato, vediamo che la preferenza è data agli impiegati, probabilmente perché svolgono in prima persona le mansioni e sono sempre presenti e attive all’interno del laboratorio quando arrivano gli operai. Rispetto al fatto che la maggior parte tende a rivolgersi maggiormente al responsabile, possiamo presumere che sia proprio per il suo ruolo, che dà sicurezza. La domanda seguente permette di fare più chiarezza su questa questione.

                                                                                                               

22  LEPORI  carlo,  viaggiatori  inattesi-­‐appunti  sull’integrazione  sociale  delle  persone  disabili,  

FrancoAngeli,  2011,  p.  24  

A chi si rivolgerebbe in laboratorio

Frequenza Percentuale valida

Valido non risponde 18 12.2

impiegato 31 20.9

operatore 26 17.6

responsabile 73 49.3

(20)

16161616161616 16  

   

Se le capitasse di rivolgersi a un impiegato perché lo farebbe

In questa domanda era richiesto agli operai, di spiegare i motivi per cui si rivolgerebbero a un impiegato. È interessante che la maggior parte delle persone (47.1%) ha risposto che si rivolgerebbe a un impiegato perché reputa che sia competente. A questo proposito nell’ultima domanda del questionario, dove è richiesto di esprimere un pensiero generale rispetto alle persone impiegate nel laboratorio, la maggior parte degli operai ha risposto di trovare gli impiegati competenti e impegnati, persone che lavorano con serietà e fanno un buon lavoro. Nella domanda precedente era emerso che la maggior parte degli operai tende a rivolgersi al responsabile in caso di necessità e non agli impiegati, per cui è curioso vedere che nonostante siano reputati competenti, c’è la tendenza a non rivolgersi direttamente a loro. Possiamo ipotizzare che la causa possa essere di altra natura, magari non dovuta al percepire come incompetenti gli impiegati, ma il non sapere rapportarsi con loro. “L’incontro con una persona disabile segue la regola generale: provoca sensazioni, lascia un’impronta, genera una risonanza.”23 Queste sensazioni, impronte e risonanze per qualcuno potrebbero essere difficili da gestire, e perciò si cerca di evitarle, evitando le persone che le suscitano.

Nell’intervista svolta con Mario Ferrari, egli spiegava che inizialmente una delle problematiche a cui si è dovuto far fronte era legata alla qualità del servizio. “Un certo ostacolo è stato quello di riuscire a dimostrare che la qualità del prodotto era analoga a quella che può produrre un altro operaio.”24

Un ostacolo quindi al rivolgersi prevalentemente a un impiegato potrebbe essere quello di non “fidarsi” totalmente del loro operato o delle risposte che potrebbero dare. In effetti il 23.6% delle persone ammette di chiedere conferma al responsabile dopo essersi rivolti a un impiegato e il 18.5% di rivolgersi a loro solo se non è presente un responsabile o un operatore. In questo caso bisognerebbe trovare il modo di dimostrare che il lavoro svolto dagli impiegati è di qualità e che hanno delle buone competenze, per cui è affidabile rivolgersi a loro per una necessità.

                                                                                                               

23  BALSAMO  Carmen,  incontrare/ribaltare  :  riconoscersi  tra  diversità  e  disabilità-­‐percorsi  di  

sensibilizzazione  dal  nido  alle  superiori,  Carocci  Editore,  2004,  p.  30  

(21)

17171717171717 17  

   

Un’azienda dentro ad un’azienda: l’incontro tra Officine di Bellinzona e laboratorio protetto della Fondazione Come si sentono quando entrano in laboratorio

In questo caso, è nettamente visibile come gran parte degli operai si sente a suo agio quando entra in laboratorio. Mentre solamente il 4.0% ammette di provare un sentimento di disagio quando si recano presso la struttura. Per quel che concerne le persone che si sentono a loro agio, nelle moltissime risposte ricevute all’ultima domanda del questionario (cosa pensa in generale delle persone impiegate nel laboratorio), emergono dei pensieri positivi che rendono facile comprendere questo sentimento. Per quanto riguarda invece le persone che hanno risposto di sentirsi a disagio, nonostante siano solo sette, le risposte date alla domanda n°15 in cui dovevano spiegare il perché di questo sentimento, sono molto interessanti. “Non me la sento, non capisco sul momento se la persona di fronte può capire le mie esigenze e devo cercare un responsabile, perché so che sono persone con problemi, purtroppo è presente la diversità sociale”25. In questo caso possiamo notare come per queste persone sia difficile sentirsi a proprio agio presso il laboratorio, in quanto faticano a vedere gli impiegati al di fuori dei loro deficit. Nel capitolo 3.3 riguardante la valorizzazione del ruolo sociale, abbiamo visto che “i ruoli sono così potenti che definiscono in larga misura chi siamo.”26.

                                                                                                               

25  Risposte  alla  domanda  n°15  del  questionario    

26  WOLFENSBERGER  Wolf,  La  valorizzazione  del  ruolo  sociale-­‐una  breve  introduzione  al  

concetto  di  valorizzazione  del  ruolo  sociale  inteso  come  concetto  prioritario  per  la   strutturazione  dei  servizi  alle  persone,  Editions  des  Deux  Continents  Genève,  1991,  p.37  

86,30%' 4,00%' 9,70%' Come%si%sentono% 1°'A'suo'agio' 2°'A'disagio' 3°'Non'risponde'

(22)

18181818181818 18  

   

Un’ipotesi potrebbe essere che questi dipendenti facciano fatica a vedere gli impiegati nel loro ruolo di lavoratori, e gli attribuiscano invece solamente il ruolo di persone “diverse”, disabili. “Classificare un individuo in quella categoria significherà confrontarlo sempre con le caratteristiche attribuite a tale gruppo”.27

Possiamo ipotizzare che ci sia un sentimento di disagio proprio perché gli impiegati vengono classificati come “persone con problemi” e perciò ci sia una difficoltà a interagire con loro percependoli come lavoratori che hanno delle competenze.

Com’è reputato il comportamento degli impiegati verso i clienti

In generale il comportamento degli impiegati verso i clienti è reputato molto buono e buono dagli operai, solamente il 2.3% riferisce di trovare discreto il loro comportamento, e una persona soltanto ha risposto di reputarlo pessimo. Purtroppo nella domanda sul perché abbia dato una risposta negativa, questa persona non ha voluto dare una risposta e perciò non è chiaro come mai abbia una visione così negativa degli impiegati del laboratorio

4.4 Domande in merito agli incontri al di fuori dei reparti/uffici o

delle officine

In questa parte del questionario è richiesto ai dipendenti come si comportano quando incontrano un impiegato del laboratorio fuori dai reparti/uffici, se si fermano a chiacchierare perché lo fanno, come reputano gli argomenti di cui parlano gli impiegati, se il momento delle chiacchiere si sta protraendo troppo come si comportano, se l’aspetto o il comportamento degli impiegati si differenzia molto da quello degli altri, se hanno già pranzato con un impiegato, come reputano il comportamento degli impiegati in luogo pubblico, come si sentono se un impiegato si siede vicino a loro.

                                                                                                               

27  SIDOLI  Rita,  CABRINI  Mara,  disabilità  adulta-­‐problematiche  educative  e  sociali,  Diritto  allo  

(23)

19191919191919 19  

   

Un’azienda dentro ad un’azienda: l’incontro tra Officine di Bellinzona e laboratorio protetto della Fondazione Come si comportano quando incontrano gli impiegati fuori dai reparti/uffici

A questa domanda il 59.6% degli impiegati ha risposto che quando incontra degli impiegati del laboratorio all’esterno dei reparti/uffici, si ferma a salutare e a scambiare due chiacchiere. Mentre il 38.6% ha risposto di salutare ma di non fermarsi. Solamente lo 0.6% ha risposto di fare finta di niente e passare oltre. L’operaio in questione è lo stesso di cui abbiamo accennato precedentemente, il quale ha risposto negativamente a tutto il questionario. Vediamo che in generale i dipendenti delle OFFS si comportano in modo cordiale con gli impiegati del laboratorio, salutandoli e qualche volte fermandosi a scambiare due chiacchiere. Questo comportamento è normalizzante, in quanto anche tra di loro i dipendenti si salutano e a volte parlano tra loro. Per gli impiegati questi scambi hanno molto valore, perché li fanno sentire parte delle OFFS, persone/operai accettati dagli altri lavoratori delle officine, e non semplicemente i disabili del laboratorio protetto.

“Per il disabile essere uguale consente di contare di più, di entrare da protagonista nella rete sociale non solo ricevendo accoglienza, aiuto, cure, ma anche donando le risorse che egli è in grado di mettere in atto e di offrirle alla comunità umana in quanto tale e a tutti i soggetti coinvolti nella rete sociale.” 28

In questo senso vediamo come per molti degli impiegati, poter entrare da protagonisti nella rete sociale e non sentirsi solamente una controfigura è qualcosa di veramente importante. Certo, offrire la propria prestazione lavorativa, poter essere di aiuto, è valorizzante, ma gli scambi di natura sociale sono quelli che fanno sentir parte di un gruppo e fanno sentire a proprio agio. Gli impiegati non vogliono donare solo le loro risorse pratiche riguardanti il lavoro, ma anche le loro risorse come esseri umani, bisognosi di socializzare come tutti noi.

                                                                                                               

28CAUSIN  Paolino,  DE  PIERI  Severino,  disabili  e  rete  sociale-­‐  modelli  e  buone  pratiche  di  

integrazione,  FrancoAngeli,  2006,  p.9    

 

Come si comporta quando incontra gli impiegati

fuori dai reparti Frequenza Percentuale valida

Valido non risponde 2 Valido

salutare e chiacchiere 102 59.6 saluto ma non mi fermo 66 38.6

finta di niente 1 .6

(24)

20202020202020 20  

   

Se si fermano a chiacchierare qual è la motivazione

Se si fermano a scambiare due chiacchiere, il 56.0% lo fa perché ne ha voglia, mentre il 30.7% perché un impiegato gli rivolge la parola e non vuole essere scortese. In questo caso vediamo che la maggior parte lo fa per piacere, ma ci sono alcuni operai che lo fanno per gentilezza e in questo caso potrebbe essere un gesto normalizzante o meno, a dipendenza di come si comportano con i loro colleghi operai. Quando un operaio si ferma per parlare con un altro, quest’ultimo si sente in dovere di fermarsi lo stesso per cortesia oppure in questo caso direbbe senza problemi che non ha voglia di chiacchierare, dato che non ha a che fare con una persona disabile? La percezione avuta, è stata quella che tra di loro gli operai sono molto più schietti e diretti rispetto a come si comportano con gli impiegati, quindi in qualche modo possiamo presumere che il fatto di fermarsi a parlare per non essere scortesi, sia un approccio messo in atto con gli impiegati per paura di fargli del male. Si può ritenere molto positivo il fatto che la maggior parte degli operai, chiacchieri con gli impiegati perché hanno voglia di farlo. A questo proposito Mario Ferrari nella sua intervista dice a proposito dei primi tempi del laboratorio:

“In quel momento c’erano i contatti, ma erano fondamentalmente contatti di lavoro. Si sono molto arricchiti nel momento dello sciopero. (…) in questo momento di crisi, di solidarietà reciproca, all’ora gli scambi sono aumentati”29

Vediamo quindi come negli anni, grazie anche allo sciopero avvenuto nel 2008, i rapporti sociali tra i dipendenti delle OFFS e gli impiegati del laboratorio si siano evoluti e siano aumentati. Questo è un fattore molto positivo, perché significa che negli anni non c’è stata una cristallizzazione nelle relazioni tra le due parti, ma ci sono stati dei cambiamenti e una buona evoluzione.

                                                                                                               

29  Intervista  a  Mario  Ferrari,  p.4  

Se si ferma a scambiare due chiacchiere lo fa perchè Frequenza Percentuale valida

Valido non risponde 22 13.3

Ne ha voglia 93 56.0

per non essere scortese 51 30.7

(25)

21212121212121 21  

   

Un’azienda dentro ad un’azienda: l’incontro tra Officine di Bellinzona e laboratorio protetto della Fondazione Gli argomenti degli impiegati hanno senso?

La maggior parte degli operai reputa che gli argomenti di cui parlano gli impiegati quando si fermano a chiacchierare, abbiano senso. Mentre il 7.6% delle persone reputa che siano argomenti privi di senso. Una persona ha dato una risposta interessante: “Sicuramente per loro hanno senso.” Questo ci fa comprendere che probabilmente anche altre persone trovano che gli argomenti degli impiegati non abbiano sempre senso, ma accettano il fatto che per loro hanno senso, e accettano quindi la loro diversità come qualcosa di positivo. Vi è una “accoglienza dell’altro nella sua originale identità.”30

Se il momento delle chiacchiere si prolunga troppo come si comportano con gli impiegati?

Se il momento di chiacchiere si sta protraendo troppo, la maggior parte degli interrogati risponde di farlo notare senza problemi all’impiegato, come farebbe con chiunque altro. Il 22.9% cerca di farlo capire con tatto e questo implica che la percezione che ha nei confronti degli impiegati è diversa da quella che ha nei confronti per esempio degli altri operai. Questi dipendenti adeguano il loro comportamento alla persona che hanno di fronte, per paura di risultare scortesi o di ferirla. Solo cinque persone si sentono in imbarazzo e non sanno in che modo                                                                                                                

30  SIDOLI  Rita,  CABRINI  Mara,  disabilità  adulta  -­‐  problematiche  educative  e  sociali,  diritto  allo  

studio  –  università  cattolica,  2008,  p.  109  

Gli argomenti degli impiegati hanno

senso o no Frequenza Percentuale valida

Valido non risponde 21 13.3

si 125 79.1

no 12 7.6

Totale 158 100.0

Come si comporta se reputa che il momento di

chiacchiere si stia prolungando troppo Frequenza Percentuale valida

Valido non risponde 17 10.0

lo dico senza problemi 109 64.1

mi sento in imbarazzo 5 2.9

cerco di farglielo capire con tatto 39 22.9

(26)

22222222222222 22  

   

farglielo capire. In questo caso le risposte più significative sono quelle di chi non si fa problemi e di chi cerca di avere tatto nel farsi capire. Inizialmente diremmo che le uniche persone che trattano in maniera normalizzante gli impiegati sono i dipendenti che parlano con loro come farebbero con chiunque altro. Riflettendo su questo e pensando al concetto di normalizzazione, possiamo invece affermare che anche chi cerca di avere tatto e quindi adegua il suo modo di fare alla persona che ha di fronte, sta avendo un comportamento positivo. A questo proposito nel capitolo sulla normalizzazione abbiamo visto che bisogna ricordarsi che ogni persona ha le sue specificità di cui bisogna tener conto. La “normalità” può racchiudere un vero e proprio rischio ed è quello di: “(…) non riconoscere adeguatamente la specificità, talvolta estremamente peculiare, dei bisogni di una persona e di non leggere in modo esatto la complessità della sua situazione, che richiede altrettanta complessità e specificità di risposta.”31

Dobbiamo quindi ricordare che ogni persona ha le sue particolarità ed è importante tenerne conto nella relazione. A questo proposito c’è un aneddoto interessante vissuto nel luogo di stage: un giorno arriva un impiegato che manifesta tristezza e rabbia. Quando gli viene chiesto il motivo, risponde che un dipendente delle OFFS gli ha fatto un brutto gesto. Il dipendente in questione è una persona scherzosa che si comporta in questo modo anche con i suoi colleghi e per questo si è comportato allo stesso modo con l’impiegato, senza modificare il suo comportamento.

Da una parte potremmo dire che è normalizzante il fatto che il dipendente si comporti con l’impiegato come fa con chiunque altro; d’altra parte è importante capire che magari con questa persona ci vuole più tatto, poiché potrebbe non comprendere che si tratta di uno scherzo. Ogni volta che ci si relaziona con qualcuno è fondamentale ricordarsi che siamo tutti diversi e ognuno ha le sue peculiarità. “Non siamo isole tutte separate: siamo chiamati tutti e ciascuno a costruire una socialità che consiste appunto nel riconoscimento reciproco di possibilità diverse, che incontrandosi si completano e si arricchiscono.”32

La diversità dà, non toglie.

                                                                                                               

31  IANES  Dario,  La  speciale  normalità  –  strategie  di  integrazione  e  inclusione  per  le  disabilità  

e  i  bisogni  educativi  speciali,  Erickson,  2006,  p.19  

32  SIDOLI  Rita,  CABRINI  Mara,  disablità  adulta  –  problematiche  educative  e  sociali,  diritto  allo  

(27)

23232323232323 23  

   

Un’azienda dentro ad un’azienda: l’incontro tra Officine di Bellinzona e laboratorio protetto della Fondazione Gli impiegati si differenziano dagli altri nel comportamento e nell’aspetto?

La maggior parte degli operai reputa che gli impiegati del laboratorio non si differenziano dalle altre persone. Il 16.1% invece ha risposto di riscontrare delle differenze, sia nel comportamento sia nell’aspetto.

A questo proposito è stato veramente bello leggere alcune delle risposte alla domanda n°23 rispetto a cosa nello specifico differenzia gli impiegati dalle altre persone. Tra le varie risposte ce ne sono cinque in cui sono state riscontrate delle differenze molto positive: “sono molto educati, più amichevoli, meglio di tanti colleghi di lavoro. Cortesi educati, per la loro gentilezza, Si differenziano per la loro quiete e la tranquillità con cui svolgono i lavori.”33

È interessante vedere che alcune persone hanno pensato a queste particolarità davanti alla domanda sulle differenze, mentre la maggior parte ha riportato le risposte più “scontate” pensando a comportamenti “strani” o a dettagli dell’aspetto fisico che differiscono dal proprio. In effetti, siamo sempre portati a confrontare gli altri con noi rispetto a ciò che riteniamo “anormale”, diverso da quello che conosciamo e consideriamo “normale”. “Normale: ecco la parola con la quale continuiamo a designare una sorta di prototipo umano e, al contrario, facciamo dell’”anormale”un concetto di non valore, comprendente tutti i possibili valori negativi.” 34

In questo caso è stato posto l’accento sulle constatazioni che rappresentavano delle differenze molto positive, poiché sono state risposte piuttosto inaspettate. Come abbiamo visto nel capitolo sulla valorizzazione del ruolo sociale, è molto importante lavorare affinché le competenze e l’immagine delle persone disabili possano

                                                                                                               

33  Risposte  domanda  n°  23  

34GARDOU  Charles,  diversità,  vulnerabilità  e  handicap-­‐  per  una  nuova  cultura  della  

disabilità,  Erickson,  2006,  p.  42    

Trova che gli impiegati si differenziano dalle altre persone nell’aspetto e nel comportamento

Frequenza Percentuale valida

Valido non risponde 1 .6

si 28 16.1

no 144 82.8

4 1 .6

(28)

24242424242424 24  

   

migliorare, proprio perché grazie a ciò, queste persone verranno valorizzate maggiormente dalla società.

Le è già capitato di pranzare con un impiegato?

Il 27.3% dei dipendenti ha risposto di aver già pranzato con un impiegato del laboratorio, mentre i restanti hanno risposto di non averlo mai fatto. A pranzo molti operai e impiegati, si recano a mangiare presso il ristorante di fronte alle Officine. È già capitato di vedere degli impiegati seduti al tavolo con dei dipendenti delle OFFS, da questo è scaturita la domanda, per capire se effettivamente capita spesso o è qualcosa che tocca solamente alcuni. Dalle risposte vediamo che, in effetti, è qualcosa che riguarda solo una piccola fetta di dipendenti. Nonostante ciò è un dato positivo, in quanto Mario Ferrari nella sua intervista spiegava che i contatti tra dipendenti delle OFFS e impiegati del laboratorio avvenivano solo a livello lavorativo, perciò è comunque un fattore positivo che a distanza di anni ci siano dei contatti che esulano dal contesto lavorativo, ma che sono di natura puramente sociale.

27.3%

72.7%

Pranzo  con  gli  impiegati

(29)

25252525252525 25  

   

Un’azienda dentro ad un’azienda: l’incontro tra Officine di Bellinzona e laboratorio protetto della Fondazione Il comportamento degli impiegati in luogo pubblico è adatto?

In questo caso la maggior parte degli operai non ha dato una risposta alla domanda. Questo perché avendo risposto di non aver mai pranzato con un impiegato, non erano tenuti a rispondere alle domande seguenti. Ma tra le risposte ricevute, il 33.6% reputa che gli impiegati abbiano un comportamento adatto quando si trovano in un luogo pubblico, mentre solo tre persone affermano di trovare che il loro comportamento non sia adatto. Possiamo affermare che il comportamento degli impiegati in luogo pubblico (es. ristorante) è ritenuto adeguato.

Come si sente se un impiegato si siede con lei?

Anche qui, la maggior parte non ha risposto per lo stesso motivo della domanda precedente. Dei dipendenti che hanno risposto, la maggior parte dice di sentirsi a proprio agio se un impiegato si siede con lui, mentre solamente due persone ammettono di sentirsi a disagio in questa situazione. Anche qui, per quel che concerne il disagio, possiamo ipotizzare che sia dovuto al non sapere come rapportarsi con loro in quel momento.

Come si sente se un impiegato si siede

con lei Frequenza Percentuale valida

Valido non risponde 88 65.7

a mio agio 44 32.8 a disagio 2 1.5 Totale 134 100.0 64.2% 33.6% 2.2%

Comportamento  in  luogo  pubblico

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