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Recupero e riqualificazione urbana dell'area "Ex Ceramiche Fanciullacci" a Montelupo Fiorentino

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Academic year: 2021

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UNIVERSITÁ DI PISA SCUOLA DI INGEGNERIA

Dipartimento di Ingegneria dell’Energia, dei Sistemi, del Territorio e delle Costruzioni

Corso di Laurea in Ingegneria Edile – Architettura

Tesi di Laurea Magistrale

Recupero e riqualificazione urbana dell’area

“Ex Ceramiche Fanciullacci” a Montelupo Fiorentino

Relatori:

Prof.ssa Arch. Luisa Santini

Prof.ssa Ing. Maria Luisa Beconcini Prof.ssa Ing. Serena Pecori

Arch. Riccardo Manetti

Anno Accademico 2016/2017

Candidata: Giulia Marconcini

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Sommario

Introduzione ... 1

La storia di Montelupo Fiorentino, tra sviluppo urbano e attività ceramica ... 2

L’attività della terracotta e della ceramica ... 9

La storia delle Ceramiche Fratelli Fanciullacci ... 13

Analisi del contesto sociale ... 16

Analisi del contesto territoriale ... 23

Stato di fatto e prescrizioni per l’area centrale di Montelupo Fiorentino ... 23

Viale Umberto I ... 29

La ferrovia e la stazione ... 33

La Villa e il Parco dell’Ambrogiana ... 34

Sintesi delle criticità e potenzialità dell’area d’intervento ... 39

La struttura esistente: analisi e soluzioni conservative ... 41

Fondazioni ... 45

Pareti ... 47

Solai ... 61

Il Massello d’Arno ... 64

L’analisi multicriterio ... 67

Principali tecniche dell’Analisi Multicriterio ... 69

Le fasi dell’Analisi Multicriterio applicate al caso di studio ... 75

I progetti ... 80

Progetto A: Coworking, Fab Lab e coliving ... 80

Progetto B: Museo della Ceramica moderna ... 87

Progetto C: Albergo e Urban Spa ... 92

Progetto D: Social Housing e centro polivalente ... 97

Progetto E: Asilo nido, scuola materna e centro sociale per anziani ... 102

Applicazione dell’Analisi Multicriterio per la scelta della migliore alternativa ... 107

I criteri di valutazione ... 107

1. Fase di cantiere ... 108

2. Fase prestazionale ... 120

3. Fase gestionale ... 131

Pesatura dei criteri ... 133

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Sintesi dei risultati ... 141

Conclusioni ... 145

Appendice ... 148

Documento 1: Immagini storiche (1992) ed attuali dei fabbricati ... 148

Documento 2: Criteri per la redazione dell’analisi paesaggistica ... 149

Documento 3: Indirizzi progettuali basati sul Regolamento per l’Edilizia Bio-Eco-Sostenibile, edizione 2013 ... 152

Documento 4: Tabelle di calcolo dell’analisi multicriterio ... 163

Ringraziamenti ... 183

Bibliografia ... 184

Sitografia ... 185

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Introduzione

Montelupo Fiorentino è un piccolo paese di origini medievali alle porte di Firenze, con tradizioni artigianali radicate e strettamente legate al territorio sul quale sorge, la valle dell’Arno e del torrente Pesa.

Proprio questa posizione ha favorito la nascita dell’attività distintiva di questo borgo, la lavorazione dell’argilla, per creare terracotta, ceramica e infine maiolica, che si è sviluppata, arricchita e specializzata con i secoli, passando dalla produzione in botteghe artigiane a quella industriale del 1900. Del periodo d’oro di questa fiorente attività è testimonianza il complesso della fabbrica di maiolica F.lli Fanciullacci, posta proprio nella zona del centro di Montelupo, ultimo monumento rimasto a memoria degli anni in cui le manifatture cittadine erano il fulcro e l’orgoglio della comunità. Molte famiglie di ceramisti, pittori, tornitori montelupini hanno visto le generazioni susseguirsi nell’impiego in queste ditte, realizzando oggetti, tecniche e collezioni innovativi e di successo.

Di questo passato glorioso rimane oggi soltanto l’involucro vuoto della Manifattura Fanciullacci, le cui pareti sono scolorite dal tempo, le finestre sono cornici vuote e delle coperture non rimane che lo scheletro di legno. Lentamente, ma inesorabilmente, l’edificio sta andando in rovina, abbandonato e dimenticato, portando con sé la memoria e la storia di oltre un secolo di attività. Passando lungo viale Umberto I, per fare una passeggiata o per andare a godere del parco dell’Ambrogiana, si intravede questo grande scheletro di mattoni e legno, celato dai platani e dall’alto muro di recinzione, così centrale nel tessuto cittadino e allo stesso tempo così avulso e isolato, avviato verso il silenzioso declino. Per la sua storia, per l’importanza che ha avuto per la popolazione montelupina e per il luogo in cui si trova, si intraprende dunque questo studio, con lo scopo di proporre soluzioni progettuali e metodologie per il recupero di questa struttura e la riqualificazione di tutta l’area sulla quale sorge, per far riemergere e mantenere viva la memoria storica del luogo e contemporaneamente rigenerare il tessuto cittadino, con l’opportunità di valorizzare il patrimonio urbano esistente e arricchirlo con nuove proposte, valutando le potenzialità e le problematiche del contesto sociale e territoriale.

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La storia di Montelupo Fiorentino, tra sviluppo urbano e

attività ceramica

L’ambiente fisico

Il territorio di Montelupo Fiorentino s’inserisce nell’area geografica compresa tra la collina del Montalbano e la pianura del medio corso del fiume Arno, una porzione del territorio toscano distante circa 60 km dal litorale tirrenico.

L’evoluzione geologica, terminata un milione di anni fa, ha portato, con il processo di innalzamento della crosta terrestre, alla creazione del massiccio del Montalbano (630 m.l.m) ed al conseguente abbassamento di altre aree (la piana di Campi Bisenzio e la palude di Fucecchio). La presenza del rilievo collinare, impedendo il deflusso delle acque provenienti dagli appennini, le quali si accumulavano nel grande lago della piana di Pistoia, causò la formazione di un emissario delle acque accumulate, che iniziando a scorrere in modo irregolare verso la costa diede origine al fiume Arno.

Si crearono così le prime condizioni necessarie al popolamento umano di quella che sarebbe stata la pianura di Firenze.

La valle dell’Arno ha rappresentato fin dalla più remota antichità la principale via di accesso tra la vasta zona costiera e la catena montuosa dell’Appennino, favorendo la collocazione di insediamenti umani.

Dai primi insediamenti umani fino all’età Romana

La collina di Montelupo è situata proprio nel punto in cui il fiume Arno, dopo la strettoia collinare alle pendici del Montalbano, si apre la strada verso il mare, attraverso un’ampia vallata.

Si trattava di una zona strategica, sia per la presenza della via naturale del fiume, sia per il passaggio di antichi itinerari di collegamento tra le aree fiorentine a est, l‘area volterrana a sud, quella pistoiese a nord e quella pisana a ovest.

Qui, le popolazioni preistoriche prima e quelle etrusche poi, hanno lasciato moltissime tracce della loro presenza.

Il popolamento etrusco era caratterizzato dalla creazione di piccoli insediamenti, tutti collegati a vista tra di loro e ubicati sui vertici delle sommità collinari per assicurarsi il controllo del territorio (ad Artiminio, Montereggi, Pietramarina sul Montalbano ed anche a

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Montelupo, sulla collina di Camaioni, sono state recentemente trovate tracce di una piccola necropoli). 1

La successiva colonizzazione romana,2 a differenza di quella etrusca, si diffuse

principalmente nel fondovalle, ed in particolare in prossimità dei corsi d’acqua dove furono fondati nuovi centri mercantili, come Empoli, oppure insediamenti rurali, centri per la produzione agricola.

Con lo sviluppo dei centri maggiori (la Firenze romana fondata nel 30 a.C., Pisa, colonia romana già nel 180 a.C., e nella piana fiorentina Pistoia, fondata del 200 a.C.) assunsero sempre maggiore importanza strategica le due grandi vie di comunicazione che si congiungevano nell’area di Montelupo: la via fluviale, rappresentata dal corso dell’Arno, e quella terrestre, costituita dalla strada militare che univa le colonie di Florentia e Pisae, importanti tracciati3 per traffici sia fluviali che terrestri, per il collegamento con la

popolosa pianura e per la garanzia dell’esportazione delle merci dell’area fiorentina verso il mercato mediterraneo. Una prima indicazione di Montelupo è rappresentata nella Tabula

Peutingeriana4, copia del XII-XIII secolo di un’antica carta romana, sulla quale sono

disegnate le principali strade dell’impero e gli insediamenti strategici: la località indicata con “In portu” corrisponde all’attuale zona di Empoli vecchio, a quattro miglia romane dal

1 Le più antiche tracce di abitati finora individuate risalgono al periodo di transizione tra Eneolitico e Bronzo

e consistono in resti di una capanna rinvenuta tra Torre e S.Quirico (F. Berti, M. Mantovani, Montelupo, ottocento anni di storia, Montelupo Fiorentino 2003, pp.8-11).

2 I nuovi terreni di pianura, resi fertili da opere di bonifica e regimazione delle acque del fiume Arno e dei

suoi affluenti, consentirono la coltivazione intensiva da parte dei coloni, ai quali venivano assegnati gli appezzamenti con la pratica della “centuriazione” .

3 Già in epoca precedente alla colonizzazione romana, avvenuta nell’80 a.C., fu tracciata al tempo del

console Tito Quinzio Flaminio (123° a.C) una strada, la quale, attraversando la piana pisana, raggiungeva il Castrum di Empoli, e da qui proseguiva in linea retta verso la collina di S.Quirico per poi ridiscendere fino ad incontrare il torrente Pesa, all’incirca dove si trova l’attuale ponte. Superato il corso d’acqua, la strada romana da una parte attraversava l’Arno con un ponte collocato poco a monte dell’attuale, indirizzandosi verso la citta etrusca di Artimino, verso “Pistoria”, dall’altra proseguiva verso la Florentiae: ne è testimone il “miliare di Luciano” ritrovato nei pressi dell’attuale Camaioni. (F. Berti, M. Mantovani, Montelupo, ottocento anni di storia, Montelupo Fiorentino 2003, p. 15)

4 La Tabula Peutingeriana è una copia del XII-XIII secolo di un'antica carta romana che illustrava le vie

militari dell'Impero. Oggi è conservata presso la Hofbibliothek di Vienna, in Austria, e per questo motivo è detta Codex Vindobonensis. Tale documento prende il nome dall'umanista e antichista Konrad Peutinger che la ereditò dal suo amico Konrad Celtes, bibliotecario dell'imperatore Massimiliano I.

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quale è collocata “Ad Arnum”, la cui toponomastica indica un luogo dove la strada giunge al fiume, appunto nell’area di Montelupo.

1. Tabula Peutingeriana, XII-XII sec, particolare. Fonte: www.gaia-gis

L’età Tardo Antica

Il crollo della potenza romana, aprendo un periodo di insicurezza, causò l’abbandono degli abitati di fondovalle, con il ritorno all’occupazione delle sommità collinari, più facilmente difendibili.

Tale abbandono e l’assenza di lavori di manutenzione dei corsi d’acqua determinò l’impaludamento dei terreni marginali, con il conseguente spostamento delle vie di comunicazione, che ripresero a percorrere gli antichi tracciati pre-romani di crinale.5 Ciò fu

la causa dell’arresto dello sviluppo urbano e della progressiva caduta in rovina degli

5 La strada romana di fondovalle che univa Pisa a Firenze fu poi chiamata “via Pisana” mentre quella che

dall’abitato di Montelupo saliva sul crinale, raggiungendo la collina e l’insediamento di Malmantile, per poi ridiscendere al castello della Lastra a Signa, era denominata “strada vecchia Pisana” a testimonianza della sua presenza pre- romana. (M. Marconcini, Montelupo fiorentino: storia e struttura del territorio, tesi di laurea, Montelupo f. no 1987).

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insediamenti romani.6 Tra il VII ed il VIII secolo, in piena epoca longobarda, vi fu un

momento di crescita, proseguito fino alla metà del IX, favorito dall’effimera stabilità dell’impero carolingio, periodo esso di breve durata: anche nell’area montelupina si tornò presto ad occupare gli antichi insediamenti d’altura etruschi ed a frenare la ripresa del modello insediativo di fondovalle, che presupponeva un forte controllo di territorio non ancora possibile.

I primi segni di stabile rioccupazione della collina di Montelupo risalgono al periodo tra il IX e XI secolo, quando i territori dell’Empolese e i dintorni di Montelupo furono affidati dall’Impero al dominio territoriale di alcuni signori pistoiesi, detti Conti Cadolingi.7

Alla morte dell’ultimo membro di tale dinastia, senza successori maschi, questi territori rimasero una sorta di zona di confine tra le altre signorie del territorio, quali i conti Guidi di Pistoia e gli Alberti, questi ultimi già possessori di fortificazioni sul colle di Capraia, strategico punto di controllo sia sul fiume che sulla strada di collegamento tra Firenze e Pisa.

Come ogni castello, anche quello di Capraia era certamente dotato di fortificazioni minori ad esso visivamente collegate; di tale sistema facevano parte strutture come il ”Castelluccio di Sammontana” ed una serie di torri collocate in riva destra dell’Arno. Certamente la propaggine collinare dell’altra sponda, detta Monte Lupo,8 doveva essere

anch’essa nei territori Alberteschi, affinchè la rete di fortificazioni fosse effettivamente efficiente e sicura.

Possiamo quindi pensare che sul finire dell’Alto Medioevo si sia venuta sviluppandosi, magari in forma di semplice torre fortificata di avvistamento e difesa, una qualche struttura posta sul colle di Montelupo, mantenendo però un rango di insediamento militare e quindi non ancora trasformato in un vero e proprio castello abitato.9

6 Tra il V e VI sec. d.C. avviene l’abbandono della presenza romana nell’area tra S.Quirico e Torre, proprio

dove si ipotizza fosse collocata la mansio ad Arnum. (F. Berti, M. Mantovani, Montelupo, ottocento anni di storia, Montelupo Fiorentino 2003, p. 20)

7 Da un documento lucchese dell’anno 1000 è accertata la competenza sul territorio dove era edificata la

chiesa di S. Quirico (oggi SS Quirico e Lucia all’Ambrogiana), la più antica parrocchia del piviere montelupino. (F. Berti, M. Mantovani, Montelupo, ottocento anni di storia, Montelupo Fiorentino 2003, p. 21).

8 Toponimo derivante forse dal nome allora assai diffuso di “Lupo” o per unione del toponimo generico di

“monte” e quello del predatore silvestre.

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Montelupo Castello Fiorentino

Il ridursi del numero delle casate signorili e l’indebolimento di quelle superstiti, favorì la grande espansione economica e demografica di Firenze, già dall’inizio del XII secolo, verso quest’area del Valdarno.

Risalgono a questo periodo le prime attestazioni di una politica imperialistica fiorentina, finalizzata alla creazione di quello che sarà il suo futuro contado.10

Il processo di espansione ed il conflitto tra la Repubblica Fiorentina ed i conti Alberti rappresentò in sostanza la nascita stessa della comunità locale e del castello di Montelupo, dal quale tutta l’area edificata avrebbe preso il nome.

Dopo il conflitto esploso nel 1184, le condizioni di pace imposte dai fiorentini implicavano anche la cessione di una torre della rete fortificata di Capraia, identificabile proprio con il “guardingo” che si trovava sul colle di Montelupo.

I conti Alberti, che mantennero comunque i possedimenti in destra dell’Arno, rappresentavano fonte di pericolo, tanto da porre in atto un colpo di mano nel 1203, il quale indusse i fiorentini a distruggere il guardingo militare e a costruire, in suo luogo, un più sicuro castello, favorendone il popolamento mediante l’insediamento di nuovi abitanti fedeli alla Repubblica. È in questa data che si identifica la nascita ufficiale di Montelupo. Nel giugno 1204 il castello di Montelupo risulta già edificato secondo un modello di fortilizio abitato, posto a guarda dell’attraversamento fluviale e delle strade sottostanti e a controllo della piazzaforte Albertesca.

Successivamente si verificò un progressivo incastellamento tra le mura cittadine degli insediamenti limitrofi, per rafforzare il nucleo abitativo. Progressivamente le casate del territorio persero il controllo del Valdarno, cedendo nel tempo tutti i beni alla potenza fiorentina.

Nonostante la supremazia di Firenze, vi furono alcuni tentativi di strappare alla città il dominio di alcuni territori: nel corso del XIV secolo l’imperatore Enrico VII rivendicò la podestà imperiale anche su Montelupo, considerato eredità dei conti Cadolingi. A causa della nuova guerra che vide anche i Pisani alleati degli imperiali, la Repubblica fiorentina

10 Già nel 1180 l’importante castello di Empoli dei conti Guidi si sottomise alla pressione economica e

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sentì la necessità di rafforzare il possedimento, e costruì la poderosa torre11di avvistamento

sul fiume Arno, che dà oggi il nome alla frazione in cui si trova.

2. Torre dei Frescobaldi, XIV secolo. Foto propria

Alterne vicende, quali i saccheggi e gli incendi del 1325 ad opera di Castruccio degli Antelminelli, signore di Lucca ed in guerra con Firenze, e la disastrosa alluvione del 1333, costrinsero la repubblica Fiorentina a deliberare il completo rifacimento delle mura12 ,

inglobando anche altri edifici realizzati alla metà del secolo precedente ai piedi del castello.

La peste del 1348 e la conseguente crisi demografica, che ridusse di un terzo la popolazione residente, impedì una crescita significativa di Montelupo, almeno fino al

11 La torre fu poi trasformata sotto la proprietà Medici in mulino, recentemente restaurata e trasformata in

Museo del Fiasco Impagliato e locali privati.

12 Le mura sono quelle ancora oggi visibili che racchiudono il centro storico, in parte inglobate in edifici o

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1450. In tal modo molti spazi interni alla cerchia muraria, complice anche la diffusione dell’attività ceramica, furono occupate da fornaci.

Con il XV secolo, il processo di trasformazione di Montelupo da semplice castello fiorentino a “terra murata”13 può dirsi definitivamente concluso.

Dal 1530 l’avvento del ducato mediceo portò ad una riorganizzazione del potere locale, con l’accentramento nella figura del podestà di nomina fiorentina. I Medici lasciarono ampia testimonianza della loro influenza sul piccolo comune, con la costruzione dell’imponente Villa sulle rive dell’Arno. La proprietà del complesso, ampliato negli anni, passò alla dinastia dei Lorena nel 1737, insieme a tutto il granducato, a seguito della morte dell’ultimo erede dei Medici. I confini amministrativi di Montelupo, nel frattempo, si erano modificati più volte, con ampliamenti e sottrazioni, fino alla riforma delle comunità promulgata da Pietro Leopoldo nel 1774, la quale restituì un ruolo meno marginale ai comuni del territorio, permettendo loro anche di ampliare le circoscrizioni per renderle più efficienti: Montelupo si unì a Capraia, ma tale assetto fu presto cancellato e la sua estensione rimase una delle più piccole dell’area del Medio Valdarno fiorentino. 14

13 Centro abitato di medio-piccole dimensioni racchiuso da mura difensive.

14 F. Berti, M. Mantovani, Montelupo, ottocento anni di storia, Montelupo Fiorentino 2003, pp. 27-37.

3. Castello e borgo fortificati di Montelupo, disegno del XVI sec. Fonte: Berti, Mantovani 2003, documento costudito all’Archivio di Stato di Firenze

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L’attività della terracotta e della ceramica

Si hanno presenze documentate fin dall’antichità di quella che sarà l’attività principale, fino ai i giorni nostri, dell’economia montelupina: la lavorazione della terracotta prima e quella della ceramica successivamente.

Recenti ricerche archeologiche dimostrano che in età romana, a partire dal I secolo a.C., erano attive nel territorio montelupino fornaci da laterizio, ceramica grezza e anforacei. Nel corso dell’Alto Medioevo l’attività è proseguita, gettando le basi per il radicamento nel nuovo castello della ceramica smaltata: l’abbondanza di frammenti di catini, orci, conche, brocche da acqua rinvenute in tutti i contesti di scavo, conferma quanto fosse abbondante in quest’area la produzione delle terrecotte; già ai primordi della lavorazione, tuttavia, sembra che il centro di fabbrica delle terrecotte fosse situato nel borgo di Samminiatello e Camaioni, agglomerati urbani fuori le mura cittadine.

Le fornaci da terracotta erano perfettamente inserite nell’ambiente fluviale che le circondava, e da esso traevano pressoché tutte le materie prime impiegate per la produzione: l’argilla veniva estratta dal letto dell’Arno, lo stesso fiume forniva l’acqua necessaria per l’impasto, ed i folti boschi delle colline fornivano le fascine per la combustione dei forni di cottura.

Ad iniziare dalla seconda metà del XIII secolo, in Montelupo si comincia a produrre la maiolica arcaica15, lavorazioni con rivestimento smaltato, in tutto simili a quelle effettuate in diverse località della Toscana (Pisa, Firenze, Bacchereto, Pistoia, etc.), le quali sembrano riferirsi particolarmente, per il loro repertorio decorativo, alle produzione smaltate della Catalogna, delle Baleari e della Provenza.

All’inizio del XV secolo le attività della terracotta e della ceramica di Montelupo ricevono un forte impulso dalla conquista di Pisa (1406), che apre finalmente a Firenze la via del mare.

Trovandosi proprio in prossimità del corso dell’Arno, le fornaci di Montelupo vengono così ad avvantaggiarsi della loro posizione, che consente loro il rapido collegamento con il mercato internazionale, minimizzando le spese di trasporto: le ceramiche, infatti, potevano in questo modo essere caricate su piccole barche adatte alla navigazione fluviale (dette

15 Con questo termine si indicano le prime lavorazioni ceramiche prodotte in serie piuttosto ampia e dotate di

rivestimento smaltato, fissato su vasi di terracotta tramite un processo di cottura a 900° centigradi. Inizialmente la smaltatura era piuttosto sottile e veniva dipinta solo in verde e bruno.

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“navicelli”) le quali, seguendo la corrente del fiume, giungevano con facilità ai porti d’imbarco marittimo (Pisa e poi Livorno).

Attratto da quest’opportunità, il capitale mercantile fiorentino cominciò così ad affluire, nel corso del Quattrocento, verso le botteghe ceramiche di Montelupo, favorendone lo sviluppo e creando così le condizioni per la concentrazione in questo luogo di tali attività. Lo sviluppo produttivo e tecnologico montelupino procurò nel corso del XV secolo importanti committenze: molte famiglie nobiliari fiorentine (Medici, Strozzi, Machiavelli, Canigiani, Frescobaldi, Pucci, etc.) indirizzarono le loro commesse verso le fornaci locali. L’epoca d’oro di Montelupo può collocarsi tra il 1450 ed il 1530 circa: in questo periodo, verso gli anni ‘80 del ‘400, nella cittadina valdarnese si svilupparono ed elaborarono, talvolta traendoli dal vasto repertorio della maiolica spagnola di tradizione araba (in particolare di Manises), i decori del Rinascimento, i quali in parte si avvicinavano alle tematiche decorative proprie anche di altri centri di fabbrica italiani, ma in parte si presentavano come del tutto originali e propri del centro valdarnese.

La maiolica di Montelupo raggiunse allora la sua massima espansione commerciale, diffondendosi ampiamente sia nel bacino del Mediterraneo (Grecia, Egitto, Marocco, Spagna e Francia), sia lungo le rotte mercantili atlantiche (Inghilterra meridionale, Olanda).

Nel corso degli anni ‘30 del Cinquecento, la produzione della terracotta e della ceramica montelupina, per problemi che sembrano legati al difficile momento politico che condusse

4. Il "Rosso di Montelupo", bacile datato 1509. Fonte: www.museomontelupo.it

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Firenze da Repubblica a Principato mediceo, subì una prima battuta d’arresto nel suo sviluppo; ad iniziare dal decennio successivo gli effetti dell’inflazione storica (la cosiddetta “Rivoluzione dei Prezzi”) sulle imprese ceramiche locali, così come avvenne nel resto d’Italia, determinò un sostanziale mutamento tipologico e tecnologico delle lavorazioni, a discapito della qualità artistica fino ad allora indiscussa.

Sul finire del XVI secolo tali difficoltà si accentuarono per i prodromi della vera e propria crisi economica, che esplose negli anni della “crisi europea” del 1618-21.

Dopo il 1630, anno della grande pandemia di peste che si diffuse nell’Italia Settentrionale e Centro-Settentrionale, il numero dei ceramisti si ridusse considerevolmente, tanto che di molte famiglie, da secoli legate alla produzione della ceramica, si persero allora le tracce. Nella seconda metà del Seicento, Montelupo andò incontro ad un fortissimo ripiegamento produttivo, che lentamente, ma inesorabilmente, condurrà alla scomparsa delle fornaci che si dedicavano alla fabbricazione della maiolica, lasciando in vita soltanto attività “minori”, le quali però, in quel periodo, per le mutate condizioni storiche, erano quelle di maggior resa economica, come ad esempio le botteghe di pentolame smaltato da cucina e le terrecotte (orci, conche, mattoni laterizi da copertura etc.).

In concomitanza con la crisi delle fornaci della Valdelsa, a Montelupo si sviluppò la vocazione per l’artigianato vetraio, in particolare fiascheria e bufferia, di cui sono emerse tracce, solo in tempi recenti, all’interno delle mura del vecchio castello. Questa tradizione ha portato Montelupo a diventare uno dei maggiori centri di produzione vetraria della toscana, sebbene nell’ultimo decennio tale attività sia in declino.

È tra la fine dell’Ottocento ed i primi anni del Novecento che, da un punto di vista dello sviluppo dell’industrializzazione e delle ritrovate le condizioni economiche, la produzione manuale degli oggetti in terracotta fu sempre più penalizzata, in favore invece della ripresa della produzione smaltata.

A Montelupo l’attività tornò a concentrarsi sulla lavorazione della maiolica, e in questo contesto si inserì la grande fabbrica Fanciullacci, alla quale faranno seguito decine di piccole e medie aziende.16

Oggi Montelupo Fiorentino è uno dei maggiori poli ceramici italiani, vocato alla produzione delle materie prime e della maiolica artistica per l’esportazione.

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Oltre 120 aziende occupano un totale di circa 1300 addetti che producono materie prime (terre e coloranti), ceramica tradizionale, ceramica di design contemporaneo, piastrelle, terrecotte.

La riscoperta di una tradizione

Solo nel 1975 l’inizio degli scavi archeologici, finalizzati al recupero dei materiali contenuti negli scarichi delle fornaci preindustriali (scavo del cosiddetto “pozzo dei lavatoi”), permetterà di ricostruire attraverso la necessaria documentazione la storia di questo centro di produzione, che fu tra i maggiori d’Italia e certamente uno dei più importanti (basta vedere il raggio commerciale che esso alimentò) dell’intero bacino del Mediterraneo.

La storia di Montelupo è dunque comune a quella di altri centri ceramici italiani, in quanto la cronologia delle sue fasi di sviluppo, di crisi e di decadenza, corrisponde appieno ai ritmi della crescita economica, sociale e civile del nostro Paese.

5. Montelupo disegnato in forma di fiasco, 1544; si notano comignoli delle fornaci e le ceramiche poste ad esiccare nelle strade. Fonte: Berti, Vignozzi Paszkowski 2004

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La storia delle Ceramiche Fratelli Fanciullacci

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La storia della famiglia Fanciullacci è legata alla produzione di maioliche artistiche fin dal 1735, anno in cui il marchese fiorentino Carlo Ginori fondò l’omonima manifattura di porcellane nella sua villa a Doccia. Jacopo di Francesco Fanciullacci (1705-1793) compare citato nei primi elenchi di dipendenti e fu il capostipite di una lunga dinastia di collaboratori della manifattura Ginori; all’inizio era impiegato nel reparto “terre e vernici”, fino a diventare nel 1756 “Ministro della Fabbrica”, ruolo di particolare responsabilità e importanza che tutti i suoi discendenti ricoprirono in seguito, fino a Giovan Battista, al quale venne concesso il privilegio di apporre le proprie iniziali al marchio di fabbrica. La qualità del lavoro dei Fanciullacci e la loro fedeltà alla Ginori hanno creato una tradizione di famiglia che ha visto tutti i membri impiegati nell’azienda, con ruoli di prestigio in vari settori, dalla pittura all’amministrazione. L’ultimo Ministro della fabbrica della famiglia fu Raffaello di Francesco, direttore fino al 1859, anno in cui si interruppero bruscamente i rapporti con la nuova dirigenza della Ginori. I documenti non riportano la motivazione della rottura, ma a seguito di questo evento Raffaello, con alle spalle esperienza e tradizione di famiglia secolare, fondò nello stesso anno l’attuale principale manifattura di Capraia. In questa si lavoravano ceramiche commerciali e maioliche artistiche, quest’ultime esportate in Francia, Egitto, America. La marca della manifattura era una “M” alla quale si attaccavano a sinistra una testa di capra e a destra una di lupo (Capraia e Montelupo). L’iniziativa di Raffaello di improntare le lavorazioni sulla qualità e sul recupero stilistico legato alla tradizione, inizialmente non portò i frutti sperati e nel 1881 la fabbrica fu acquistata da Giovanni Battista Bardi. Tuttavia la qualità della produzione era già riconosciuta, con il conferimento nel 1882 della medaglia d’argento del Ministero dell’Agricoltura e di due medaglie di bronzo in altrettante esposizioni. Fu mantenuto il nome del fondatore “Ditta Fanciullacci di Capraia”, ed in effetti la gestione del Bardi non sembra essere stata né lunga né determinante per le caratteristiche produttive e sperimentali della manifattura. Alla fine dell’ottocento, infatti, sebbene la produzione prevalente fosse ancora stovigliame comune, l’attività della Fanciullacci sollecitò una maggiore qualità produttiva anche nelle altre 8-12 fornaci della zona. Gli sviluppi promossi si innestavano però in un periodo difficile, in cui alla crisi salariale si aggiunse la scoperta

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della tossicità delle stoviglie, a causa dell’uso del “bianchetto all’uso di Francia”, per l’alta percentuale di piombo.

La Manifattura Fanciullacci, tuttavia, colse l’occasione per un rinnovo della gestione, sia tecnica che produttiva: Demetrio Fanciullacci e i figli investirono in tecnologie innovative e in una moderna organizzazione del lavoro, ma soprattutto introdussero un reparto di sperimentazione di vernici e smalti, innovazioni che permisero la svolta economica e qualitativa dell’azienda, ma anche della zona, in quanto i nuovi colori contribuirono allo sviluppo di altre manifatture.

La prosperità raggiunta dalla “Ditta Commerciale Fanciullacci Demetrio e Figli” portarono alla stipula di contratti di affitto di fornaci e locali per ampliare la produzione, fino al definitivo trasferimento nel 1913 nella nuova ed ampia sede di Montelupo. L’espansione non sacrificò, tuttavia, la qualità dell’arte manuale dei pittori, tornianti e fornaciai impiegati: venivano proposte collezioni che richiamavano l’eredità della tradizione, così come nuovi motivi di gusto più moderno, mostrati nel catalogo redatto nel 1914.

6. Catalogo F.lli Fanciullacci, 1914. Nella foto la fabbrica di Montelupo. Fonte: Vignozzi Paszkowski 1997

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Lo sviluppo iniziò ad arrestarsi con la crisi degli anni Trenta, ma la produzione proseguì tra alti e bassi, sempre con riguardo per le maioliche artistiche e commerciali, divenute famose e rinomate, e per nuove applicazioni nel design.

I danni dovuti alla seconda guerra mondiale e ad una prima alluvione del 1949 non arrestarono la produzione, che anzi vide una nuova espansione negli anni ‘50 e ’60, grazie anche all’esportazione all’estero di quasi il 90% dei prodotti.

Il declino della manifattura ebbe inizio con l’alluvione del 1966, dopo la quale, nonostante i tentativi e un nuovo indirizzo più commerciale, la produzione iniziò lentamente a calare, fino alla definitiva chiusura nel 1988.

7. Dipendenti della manifattura davanti all’ingresso principale della fabbrica, 1925. Fonte: Archivio Artistico di Montelupo

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Analisi del contesto sociale

Montelupo Fiorentino è un comune di 24,6 kmq che si estende sulla riva sinistra dell’Arno, situato a circa 30 km a valle di Firenze. Il territorio muta di morfologia da zona a zona: oltre alle piane dell’Arno e della Pesa, dove si concentrano gli insediamenti abitativi, si trovano sistemi collinari e aree di campagna aperta. Si è sviluppata, inoltre, una zona industriale e artigianale in via d’espansione, lungo la Strada Statale 67.

8. Comune di Montelupo Fiorentino, 2016. Fonte: Google Earth

Nonostante l’estensione territoriale contenuta, Montelupo Fiorentino è caratterizzato da una densità abitativa quasi doppia rispetto alla media della provincia di Firenze: al 2015, secondo dati Istat, la popolazione residente era di 14 098 abitanti, per una densità di 573 abitanti per kilometro quadrato a fronte dei 287 medi della provincia di Firenze. Tale dato è ulteriormente significativo in quanto in continua e netta crescita, con un aumento di

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densità dal 1991 di 164 unità, mentre la media provinciale è rimasta sostanzialmente invariata. La popolazione in questo arco temporale è infatti aumentata del 40%, con un andamento in costante crescita e con proiezione al 2021 che supera la soglia dei 15mila abitanti, in controtendenza con il dato provinciale, che negli ultimi 25 anni ha oscillato tra un andamento negativo e solo recentemente positivo, ma con un indice di variazione mai superiore al +4%

Sebbene il ritmo di crescita comunale sia in fase di rallentamento, esso mantiene comunque un trend positivo che si rispecchia anche nel flusso migratorio, con un saldo anch’esso positivo, sebbene nell’ultimo quinquennio si sia ridotto, fino all’attuale dato di 85 unità di differenza tra iscritti e cancellati all’anagrafe cittadina. Il rallentamento della crescita è relativo anche al movimento naturale della popolazione, il quale nello stesso periodo ha assunto un saldo sempre più negativo, dovuto al calo costante delle nascite, in linea con l’andamento nazionale.

La popolazione montelupina, parallelamente alla crescita, sta subendo una variazione di distribuzione per quanto riguarda le fasce d’età, in quanto il calo delle nascite e il parallelo aumento dell’aspettativa di vita stanno portando al progressivo invecchiamento della popolazione; la percentuale degli over 65, sebbene rimanga inferiore rispetto alle altre macro fasce e l’indice sia ancora basso, si attesta al 22%, con un aumento dal censimento del 2011 di due punti percentuali: si contano 3044 individui in questa fascia di età, di cui un terzo sono ultra ottantenni. La fascia d’età prevalente (46%) è comunque quella tra i 35 e i 49 anni, ovvero la categoria di abitanti in età lavorativa, anch’essa in crescita, indice che evidenzia come Montelupo abbia capacità d’attrattiva per i nuclei familiari, che si formano o si trasferiscono in questo comune.

8000 10000 12000 14000 16000 1971 1981 1991 2001 2011 2015 Proiez. 2021

Popolazione residente a Montelupo

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La popolazione under 35 è invece in calo costante, di pari passo all’andamento delle nascite, sebbene conti comunque 4629 individui, il 33% della popolazione, di cui la metà sono bambini di età inferiore ai 14 anni.

La politica urbanistica dell’amministrazione è necessariamente influenzata dall’evoluzione della popolazione, dunque in fase di pianificazione sarà necessario tenere conto dell’aumento della domanda di servizi essenziali ed assistenziali, con strategie mirate per le fasce di popolazione a rischio sociale, ovvero gli anziani, e contemporaneamente incentivare i giovani e le nuove famiglie a porre le proprie radici sul territorio.

I dati più recenti sulle famiglie montelupine sono estratti dai risultati del censimento nazionale del 2011, dai quali risulta che tra le 5414 famiglie presenti prevalgono con una percentuale del 28% quelle composte di due individui, seguita da quelle di uno e tre individui (25% entrambi), con una media di 2,42 componenti per famiglia, mentre nella provincia fiorentina prevalgono i nuclei di un solo elemento. La composizione dei nuclei familiari influisce direttamente sull’edilizia residenziale della zona: il tessuto insediativo attuale è composto principalmente da abitazioni di almeno quattro stanze, che in totale coprono il 79% della disponibilità. È evidente come ci sia discrepanza, quindi, tra il patrimonio abitativo esistente e il fabbisogno effettivo attuale della popolazione, per il quale sarebbero più appetibili alloggi di dimensioni inferiori all’offerta disponibile. Per quanto le famiglie giovani con prospettive di figli possano essere interessate anche ad abitazioni con un numero maggiore di stanze, vi sono categorie sociali che invece subiscono il percorso inverso, ad esempio anziani rimasti soli o giovani che si distaccano dalla famiglia d’origine e che dunque prediligono case più piccole e meno costose.

2000 3000 4000 5000 6000 0-34 35-64 65+

Fasce di età della popolazione 2001 - 2016

2001 2011 2016 10. Elaborazione grafica dei dati sulle fasce d’età

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Nonostante fabbisogno e offerta non siano allineati, la percentuale di abitazioni vuote nel tessuto insediativo si attesta al 5,4%, di quasi tre punti inferiore alla media provinciale, dunque il livello di attrattiva per gli individui è buono, ma allo stesso tempo, essendo questo un indicatore dell’affluenza turistica, indica la scarsa richiesta di alloggi in affitto a turisti.

La maggior parte degli occupati che risiedono a Montelupo, tuttavia, si spostano quotidianamente per lavoro al di fuori di Montelupo, in misura del 60%: il tasso di pendolarismo in uscita è molto alto, per la vicinanza di grandi città come Empoli e soprattutto Firenze, entrambe servite direttamente dalla linea ferroviaria, le quali assorbono una grande forza lavoro. Il pendolarismo è sviluppato anche per motivi di studio, in quanto non ci sono istituti scolastici superiori a Montelupo, bensì i più vicini si trovano a Empoli. Il tasso di disoccupazione è in linea con quello provinciale e si attesta al 6,71% nel 2011, tuttavia il dato giovanile raggiunge il 16,8%, percentuale molto inferiore di quella provinciale che invece si attesta al 24%. Nell’ultimo decennio si è in generale aggravato il problema della disoccupazione, come è avvenuto su tutto il territorio nazionale, tuttavia a Montelupo sono cresciute le unità d’impresa attive sul territorio (1133 nel 2011 rispetto

25% 34% 28% 29% 25% 20% 17% 13% 4% 3% 2% 1% 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100% Montelupo Prov Fi

Composizione delle famiglie

più di 5 5 4 3 2 1

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alle 955 del 2001), le quali impiegano un totale di 4475 lavoratori, con un aumento di circa 350 posti occupazionali rispetto al 2001. Le attività che registrano un maggior numero di addetti, ovvero gli occupati residenti che lavorano all’interno del comune, sono quelle delle costruzioni e dell’industria, in particolare la manifattura di pelle. Rispetto ai dati della provincia è molto più spiccato il carattere artigianale e industriale della forza lavoro montelupina, il quale impiega il 36% del totale di occupati, ben superiore al 26% provinciale, mentre la percentuale per gli addetti al commercio, alberghi e ristorazione è identica al 20% in entrambi i casi. Si riscontra, quindi, come sia ancora sviluppata la tradizione manifatturiera locale, che in passato si concentrava nell’ambito della produzione della ceramica e del vetro, la quale impiegava larga parte della popolazione e della quale si trova testimonianza nei tanti edifici industriali oggi dismessi, disseminati sul territorio anche in zone centrali. I due settori storici stanno progressivamente scomparendo dal territorio, mentre le manifatture esistenti si sono stabilite al di fuori del centro abitato, nella zona artigianale ad esse appositamente destinata in tempi recenti: dagli anni 2000 la lottizzazione dell’area delle Pratella ha visto sorgere o trasferirsi numerose industrie di diversi settori, dalla metallurgia alle costruzioni, attività artigianali e terziarie, dunque non esiste più un settore di spicco come lo erano un tempo la ceramica e il vetro.1

1 Elaborazione dei dati: ISTAT, Censimento della popolazione e delle abitazioni, 2001, 2011 e Censimento

dell’industria e dei servizio, 2011 e 2001; www.tuttitalia.it, elaborazione dei dati ISTAT al 31 dicembre 2015. 8 13 791 279 324 280 246 61 20 85 186 10 217 17 59 20 107 0 100 200 300 400 500 600 700

800 Addetti delle imprese attive 2011

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Montelupo Fiorentino non è però soltanto territorio industriale: il settore del turismo è in costante crescita in tutto il circondario dell’Empolese Valdelsa, con un trend superiore a quello regionale e provinciale; per promuovere la conoscenza del territorio e la crescita turistica, undici comuni dell’area si sono associati nell’unione Toscana nel Cuore, che annualmente raccoglie dati e illustra i risultati conseguiti nel circondario. I dati del 2015 registrano un incremento di 66 mila presenze e +8,2% di posti letto, con una media giornaliera di 866 visitatori. La crescita è dovuta soprattutto al turismo straniero, che registra l’11,6% in più di visitatori che si fermano in media 6,7 notti, mentre i turisti italiani sono in calo del 2,4%, con soggiorni di 3,4 notti. Le strutture ricettive più apprezzate sono quelle extra alberghiere (agriturismi, bed and breakfast), mentre viene scelta sempre meno la classica formula di semplice albergo. Se i dati dell’area dell’Unione dei Comuni sono positivi, nello specifico Montelupo ha subito tendenze alternate negli ultimi anni, con un calo di presenze nel 2014 ed invece una crescita nel 2015. In quest’ultimo anno si sono registrati 8692 arrivi, con la permanenza media di 3 giorni, concentrati nella stagione estiva per gli stranieri e distribuiti in modo omogeneo nell’arco annuale per i turisti italiani.2 Montelupo si colloca, infatti, in posizione strategica di

collegamento tra l’area Pisana e Senese con la vicina città di Firenze, ed è quindi spesso scelto come luogo di soggiorno per la visita delle grandi città d’arte, raggiungibili direttamente in treno. L’obiettivo della politica turistica locale è però quello di incentivare la sosta per visitare il patrimonio culturale del borgo, di trasformarlo da un punto di passaggio ad una meta. Per pianificare le strategie da mettere in atto è stato istituito un Osservatorio Turistico di Destinazione, in cui si incontrano amministrazione comunale e strutture ricettive, per valutare criticità e proposte. Nello specifico è stato inoltre rafforzato il ruolo della Fondazione Museo Montelupo, che cura gli spazi museali del territorio e propone iniziative culturali che stanno coinvolgendo artisti e un pubblico sempre più ampio.3

Tale ruolo si colloca nel più ampio progetto dell’Unione dei Comuni di creare un sistema museale denominato Museo Diffuso Empolese Valdelsa, nato nel settembre 2016 con lo scopo di attuare una gestione coordinata dei musei grandi e piccoli dell’area dell’Unione,

2 Dati del Centro Studi Turistici di Firenze, centrostudituristicifirenze.it, 2015

3 Articolo del Comune di Montelupo F.no, www.comune.montelupo-fiorentino.fi.it, Turismo, un programma

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con strumenti gestionali adeguati al Piano Integrato della Cultura, promosso dalla Regione nel 2014.4

13. Elaborazione grafica dei dati sul turismo nell’Empolese Valdelsa

Il fulcro dell’attività culturale e artistica montelupina è ovviamente il patrimonio artigianale di terracotta, ceramica e maiolica, storico e contemporaneo, attorno al quale ruotano la maggior parte di eventi e iniziative. L’offerta culturale potrà però ampliarsi con l’eventuale futura apertura al pubblico dei locali della Villa Medicea dell’Ambrogiana, data la recentissima chiusura dell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario; la valutazione della migliore destinazione e delle possibili strategie di recupero è già avviata, con un’intesa istituzionale fra Agenzia del Demanio, Ministero della Giustizia e comune di Montelupo Fiorentino, per l’attuazione di un programma di valorizzazione e razionalizzazione degli immobili di proprietà dello stato che rientrano nel complesso della Villa.

L’obiettivo è quello di garantire la realizzazione di dotazioni territoriali nel complesso della villa, caratterizzate da un insieme di funzioni sia pubbliche che private, tali da valorizzare tutta l’area e riportare il maestoso edificio nel patrimonio fruibile comune.5 Il recupero dell’area rappresenterebbe un nuovo stimolo per l’attrattiva turistica, da inserirsi nel circuito delle Ville Medicee presenti sul territorio.

Il settore turistico è quindi un aspetto strategico per la crescita, non solo economica, del territorio: sono necessari interventi a lungo termine oltre alle pregevoli iniziative temporanee, per rafforzare l’afflusso del turismo culturale, italiano e straniero, per una migliore conoscenza del territorio e la sua valorizzazione.

4 Blog del Museo Diffuso Empolese Valdelsa, www.museiempolesevaldelsa.it

5 Articolo del Comune di Montelupo F.no, www.comune.montelupo-fiorentino.fi.it, Il sindaco interviene sul

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Analisi del contesto territoriale

Stato di fatto e prescrizioni per l’area centrale di Montelupo

Fiorentino

L’analisi del contesto, preliminare allo studio di interventi sull’Ex Ceramica Fanciullacci, si estende all’area che comprende il centro storico, il nuovo centro cittadino e in generale il tessuto che si sviluppa lungo i fiumi Arno e Pesa intorno alla loro confluenza. Le infrastrutture principali che hanno determinato e delimitato lo sviluppo urbano sono la linea ferroviaria e la Strada Statale 67; quest’ultima costituisce il limite inferiore dell’aggregato urbano inscrivibile nel contesto del centro cittadino, oltre a delimitare a sud anche le frazioni limitrofe, ad eccezioni di alcuni agglomerati periferici.

Il tessuto del nucleo principale insediativo si sviluppa nella piana dei due fiumi principali, circondato a est e a sud da aree collinari, i cui fianchi sono coltivati (principalmente on oliveti e vigneti) oppure, nelle parti più scoscese, mantenuti a bosco naturale.

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Anche il nucleo abitativo originale si era sviluppato in collina, per poi estendersi nella valle dell’Arno e svilupparsi lungo la sua sponda sinistra, incrociando la valle della Pesa all’altezza del centro cittadino storico e proseguendo anche verso questa direttrice.

L’edificato nell’area del centro è prevalentemente residenziale, tuttavia in passato erano presenti anche insediamenti industriali (tra cui quello in esame delle Ex Ceramiche), dei quali è rimasto in funzione soltanto un colorificio nell’immediata vicinanza del centro: tutte le altre attività manifatturiere e industriali sono state dismesse oppure trasferite nella zona industriale delle Pratella.

Tale zona industriale è nata con la zonizzazione definita dagli strumenti urbanistici dall’amministrazione comunale (oggi definita all’art.26 del RU, Regole urbanistiche dell’area industriale) e si estende fino a congiungersi con quella di Empoli. Le ex aree industriali del centro sono state in gran parte demolite e in alcuni casi già sostituite, mentre gli insediamenti più estesi sono in fase di realizzazione o progettazione, coerentemente con la classificazione quali “aree di sostituzione” presente nel Regolamento Urbanistico comunale, che costituisce variante (del 2006) al piano originario, approvato con D.P.G.R. n. 104 del 26 marzo 1998 e successivamente modificato una prima volta, con approvazione nel 2001.

Nelle aree del nuovo e vecchio centro cittadino, l’edificato presenta caratteri misti, residenziale con fondi commerciali al piano terra; in questa zona si concentrano molti servizi privati, principalmente di tipo commerciale, oltre ai principali servizi pubblici cittadini (ASL e Municipio), posti lungo l’importante direttrice di viale Cento Fiori, lungo la quale si è sviluppato il nuovo polo cittadino, con la grande piazza Unione Europea che ospita anche il mercato settimanale, sorta sull’area del vecchio campo sportivo comunale, in seguito all’intervento di completamento messo in atto secondo le previsioni del Regolamento Urbanistico. Tra i servizi privati presenti nella zona centrale spicca un centro commerciale, che ospita l’unico supermercato del comune.

La suddetta zona, denominata “Montelupo Nuovo”, ha subìto in tempi recenti una generale rigenerazione, con il rifacimento del viale principale e i nuovi fabbricati realizzati.

Le previsioni urbanistiche dell’amministrazione si sono concentrate sull’edilizia scolastica in maniera incisiva, con la pianificazione e la completa realizzazione di alcuni poli scolastici nell’ambito del centro e nelle frazioni circostanti: la strategia è stata quella di creare poli comprensivi di più livelli di istruzione, dunque è stata sostituita la vecchia

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scuola media con un istituto che comprende elementari e medie inferiori, mentre un’altra scuola elementare è stata realizzata nell’area del parco dell’Ambrogiana.

La programmazione di inserimento di nuove strutture e servizi pubblici è strettamente connessa con la tematica della viabilità e della mobilità: la Regione Toscana ha posto come obiettivo strategico, da perseguire nella formulazione degli strumenti urbanistici a livelli inferiori, quello di rafforzare ed estendere la rete di percorsi ciclopedonali, per il miglioramento della sostenibilità ambientale. Indirizzo che il comune di Montelupo Fiorentino ha messo in pratica con la redazione nel 2014 di un Bici-Plan, un documento di inquadramento della pianificazione ciclabile sul territorio, coordinato con le strategie dei comuni limitrofi, sviluppato con il supporto di percorsi partecipativi, volto a definire nuovi percorsi ciclo pedonali in relazioni ai tratti già esistenti. Ne emerge una divisione dei tracciati in base alla loro funzione: lungo il Viale Umberto I, dove è situata l’area di intervento, è già presenta un tratto della “Ciclopista dell’Arno” dedicata al tempo libero, la quale si sviluppa lungo la riva dell’Arno, sia verso Firenze che verso Empoli; è in previsione invece una ciclopista urbana, per la mobilità quotidiana, lungo via Caverni e viale Centofiori, i due principali assi viari del centro1.

La ciclopista dell’Arno prosegue lungo viale Umberto I per innestarsi nel Parco Urbano dell’Ambrogiana, la principale area verde attrezzata della zona, la quale, con il complesso della Villa Medicea e lo stesso lotto delle Ex Ceramiche Fanciullacci, costituisce un’ampia zona deputata ad attrezzature di interesse generale (Zona F legge 1444/68): attorno a quest’area, entro un perimetro molto più ampio che arriva a toccare via Caverni e la linea ferroviaria, insiste il vincolo Paesaggistico 53-1977, “Zona intorno alla villa Medicea”, ricadente nella denominazione “Immobili ed aree di notevole interesse pubblico” secondo la classificazione del PIT della Regione Toscana del dicembre 2015, coerentemente con il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio del 20042. Il vincolo prescrive, per gli interventi, il mantenimento di caratteri morfologici e architettonici coerenti con gli originali dell’area, tuttavia riconosce come la naturale cornice del complesso della villa sia ormai compromessa a causa delle massicce lottizzazioni avvenute nel tempo. La descrizione

1 Bici- Plan del Comune di Montelupo Fiorentino, 2014

2 Piano d’Indirizzo Territoriale della regione Toscana con valenza di Piano Paesaggistico, 2015: sezione Beni

Paesaggistici, Elenco dei vincoli relativi a immobili ed aree di notevole interesse pubblico, di cui all’articolo 136 del Codice dei Beni Culturali e Paesaggistici.

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specifica del vincolo e i criteri per la redazione della necessaria relazione paesaggistica sono riportati in appendice.

Oltre alla zona intorno alla Villa, vi sono altre aree nell’ambito del centro individuate con lo scopo di arricchire la rete culturale del territorio: sono presenti, infatti, diversi musei nell’area ed in particolare, per il lotto delle Ex Ceramiche Fanciullacci, il regolamento urbanistico del 2006 aveva previsto la realizzazione proprio di un museo; essendo decorsi più di cinque anni dall’approvazione della variante 2006, tuttavia, la destinazione programmata e il vincolo di pubblico interesse sono decaduti e può quindi essere prevista una diversa funzione per l’area. Inoltre, il fabbricato nel R.U. è classificato come T4: tessuto consolidato di formazione otto-novecentesca, per il quale sarebbero previsti la conservazione dell'impianto urbanistico ed architettonico di interesse morfologico e tipologico, il riordino delle fronti posteriori, la ristrutturazione, l'ampliamento e la formazione delle costruzioni accessorie3; tuttavia, per il caso specifico, la Soprintendenza Belle arti e Paesaggio della provincia di Firenze ha autorizzato la eventuale completa demolizione dei fabbricati, a seguito della verifica dello scarso valore di essi. La ricostruzione dovrà in ogni caso seguire i criteri di coerenza architettonica con i caratteri originali, come prescritto dal vincolo paesaggistico sopra citato. Il vincolo architettonico insiste soltanto sul perimetro della Villa Medicea, lasciando per il contesto circostante la possibilità di creare strutture nuove, le quali però non si discostino dal carattere tradizionale dell’area.

Il tessuto edificato circostante alla Ex Ceramica è prevalentemente di formazione otto-novecentesca, con alcuni elementi di recente formazione; il Regolamento Urbanistico pone particolare attenzione al lotto trapezoidale compreso tra viale Umberto I e via Caverni, attualmente occupato da un impianto di distribuzione carburante e volumetrie private, per il quale si prevede una ristrutturazione urbanistica che consenta una permeabilità pedonale tra viale Cento Fiori e viale Umberto I4.

Il recupero delle Ex Ceramiche può dunque essere esteso ad un’area più vasta del singolo complesso, in particolare il progetto può integrare anche il lotto citato che allo stato attuale è di proprietà privata, ma avrebbe le potenzialità per divenire un punto strategico

3 Regolamento Urbanistico del comune di Montelupo Fiorentino, art. 6, Regole urbanistiche generali per i

progetti di conservazione e di trasformazione del patrimonio edilizio.

4 Regolamento Urbanistico del comune di Montelupo Fiorentino, art. 25, Regole urbanistiche specifiche di

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nell’ottica di creare uno spazio pubblico di collegamento tra viale Umberto e la viabilità principale.

L’area di studio è tuttavia soggetta ad alcuni vincoli di carattere paesaggistico, di cui è necessario tenere conto in fase progettuale; in primo luogo, l’articolo 142 del codice dei Beni Paesaggistici, ripreso nel PIT della Toscana, in riferimento alle prescrizioni della precedente legge 431/1985 (legge Galasso), tutela le zone boscate e di vegetazione ripariale e le sponde dei corsi d’acqua per una fascia di 150m di estensione5: lungo il terrapieno della linea ferroviaria è presente una porzione di vegetazione ripariale, vincolata, che non sarà interessata da interventi di alcun tipo, se non quelli di governo del sottobosco.

Trovandosi lungo il corso del fiume Pesa, l’area rientra in toto nella fascia vincolata per la quale è prescritta la tutale del paesaggio fluviale, con i suoi caratteri morfologici, le vedute con valore estetico e la qualità degli ecosistemi, pur permettendo interventi di trasformazione dei luoghi. La tutela prevede inoltre di evitare i processi di artificializzazione e ulteriore urbanizzazione, dunque è necessario sfruttare gli elementi artificiali già presenti sul territorio, senza compromettere le aree non ancora urbanizzate. Il comune rafforza il vincolo lungo gli argini dei fiumi istituendo una fascia di pertinenza di 10m da essi, entro la quale è vietata la realizzazione di qualsiasi costruzione, anche temporanea, mentre invece sono ammessi parcheggi di superficie rispettosi della permeabilità del suolo6. Tali prescrizioni tengono conto della pericolosità della zona a ridosso degli argini in caso di esondazione; l’Autorità di Bacino del fiume Arno nel 2016 ha approvato un nuovo Piano Generale di Rischio Alluvioni, con il quale è stata stilata una nuova classificazione della pericolosità da esondazione, cioè la probabilità di accadimento di un predefinito evento calamitoso in un intervallo temporale definito. Ad eccezione delle aree entro l’argine del fiume Pesa e dell’area a ovest del tracciato ferroviario, le quali hanno una pericolosità da alluvione Alta, tutta l’area a sud del fiume Pesa, dove si concentra l’analisi, è classificata come area a pericolosità Media (P2), che consente la realizzazione di interventi, se in condizioni di gestione del rischio idraulico e con il necessario parere dell’Autorità di Bacino, anche per ristrutturazioni, nuovi interventi

5 PIT Regione Toscana, Disciplina di Piano, Art. 16, Sistema idrografico della Toscana. 6 Regolamento Urbanistico del comune di Montelupo Fiorentino, art. 13, Regole urbanistiche.

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urbanistici, ampliamento delle opere pubbliche7. Il livello di rischio da alluvione è Alto (R3) in tutta l’area (intendendo per rischio il valore atteso delle perdite umane, dei feriti, dei danni alla proprietà, ai beni ambientali, ai beni culturali dovuto al fenomeno naturale considerato di assegnata intensità), a causa dell’alta densità abitativa e alla concentrazione dei servizi8.

La provincia di Firenze, oggi Città Metropolitana, inserisce alcuni vincoli di carattere architettonico e protezione storico ambientale, i quali però non interessano l’area d’intervento, sulla quale è segnalata la necessità di bonifica9: i liquami prodotti dalla manifattura di ceramica ed eventuali sversamenti da cisterne hanno compromesso i primi 70 centimetri circa di strato di suolo, i quali necessitano di essere rimossi e sostituiti, mentre la copertura in lastre di fibrocemento (amianto) è già stata rimossa e bonificata su ordinanza della ASL locale. Vincoli e stato di fatto sono riportati nella cartografia delle tavole allegate.

Analizzando lo stato attuale del tessuto insediativo e le prescrizioni vigenti si evince come questa porzione di territorio, densamente urbanizzata, sia soggetta ad una regolamentazione che evidenzia soprattutto la salvaguardia ambientale e paesaggistica in relazione alla Villa Medicea e alle sponde fluviali; la stessa regolamentazione, tuttavia, offre possibilità ampia di intervento, nel rispetto dei caratteri tradizionali originali, permettendo la creazione di nuovi spazi e la rigenerazione urbana, limitando invece l’aumento di urbanizzazione e antropizzazione. La salvaguardia paesaggistica si può tradurre anche nella valorizzazione del contesto ambientale del patrimonio esistente, dunque intervenire può significare un miglioramento della condizione, per il perseguimento degli obiettivi ultimi dei vincoli imposti, ovvero non la mera conservazione dello stato di fatto, ma il potenziamento e l’integrazione del contesto con il bene paesaggistico a cui esso è connesso.

In quest’ottica di miglioramento e di ampliamento dell’analisi ad un’area più vasta del singolo lotto, si prendono in considerazione alcuni elementi urbanistici strategici di essa, i

7 Autorità di Bacino del Fiume Arno, Piano di Gestione del Rischio Alluvioni, 2016, art. 9. 8 Autorità di Bacino del Fiume Arno, Piano Rischio Idraulico, 1993.

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quali potranno essere coinvolti o meno nella progettazione degli interventi e che in ogni caso influenzano e caratterizzano il contesto circostante le Ex Ceramiche Fanciullacci.

Viale Umberto I

Il lotto sul quale sorge il fabbricato della ex manifattura Fanciullacci si trova inserito in un contesto articolato, ovvero il tessuto urbano che si sviluppa lungo Viale Umberto I fino alla Villa Medicea dell’Ambrogiana, lungo l’asse congiungente il complesso monumentale con il ponte sul fiume Pesa, con innesto sulla viabilità principale, costituita dall’importante arteria stradale, in origine strada Pisana per Firenze, ora Via Caverni, e da qui nel centro storico di Montelupo.

Viale Umberto I raggiunge le sembianze attuali di maestoso viale di accesso congiuntamente allo sviluppo e alla crescente importanza dell’imponente Villa Medicea: da semplice sentiero di accesso, come indicato nelle piante cinquecentesche10, venne ampliato alla metà del 700 nei periodi della reggenza Lorenese e successivamente una seconda volta alla fine del settecento. Agli inizi del XIX secolo furono impiantati i due filari di platani tuttora esistenti.

Successivamente alla conversione della villa in Manicomio Criminale, nel 1886, il Viale fu chiuso al traffico veicolare e tuttora è accessibile soltanto ai mezzi del penitenziario. Inizialmente chiamato Viale dell’Ambrogiana, in relazione alla villa, nel 1915 fu intitolato

10 A.S.F. pianta dei Capitani di Parte Guelfa, Popolo di S. Quirico

15. Lavori sul fiume Pesa, disegno del 1600 circa. Si nota il Viale che raggiunge la villa e il corso originario del fiume Pesa, prima della deviazione. Fonte: Archivio di Stato di Firenze

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a Umberto I re d’Italia e con il tempo è divenuto il luogo da passeggio e svago e polo di attrazione della comunità locale, tanto che vi si teneva fino al secondo dopoguerra una fiera bovina.

Oggi si presenta come un viale ampio circa 10 metri, ulteriormente arricchito con un’aiuola centrale e dotato di sedute e illuminazione pubblica. Lo sviluppo urbano del centro ha toccato limitatamente questo asse, rispetto a quanto è avvenuto in altre parti del territorio, sia per la presenza del sovrappasso della linea ferroviaria, posto a circa metà del suo tracciato, sia per la barriera costituita dal fiume Pesa da un lato e di Via Caverni dall’altro, oltre alle limitazioni dovute alla presenza dell’istituto di pena, il quale con il passaggio a proprietà demaniale ne ha impedito qualsiasi trasformazione ed utilizzo fino ai giorni nostri.11

16. Cartolina del 1907 del Viale dell'Ambrogiana. Fonte: G.A.M. 1997

Lo sviluppo urbano intorno a questo asse si è quindi concentrato principalmente sul lato compreso tra via Caverni ed il Viale e molto limitatamente tra Viale, fiume Pesa e la linea ferroviaria.

11 Con la chiusura dell’Ospedale Psichiatrico è in programma un recupero del complesso della Villa Medicea

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L’edificazione della fascia di territorio compresa tra l’attuale via Caverni12, Viale Umberto ed il residuo terreno fino al fiume Pesa, è iniziato nell’800, saturando quest’ultimo tratto con edifici a carattere residenziale, mentre dal 1930 si ha un ulteriore sviluppo lungo gli spazi compresi tra il medesimo Viale e via Caverni, con il risultato della formazione di una barriera di edifici che isola l’asse alberato.

L’edificato sorto sul lato sinistro, tra il Viale stesso e gli argini artificiali del fiume Pesa, è composto da una schiera di abitazioni giustapposte tra di loro, a due o tre piani, di formazione ottocentesca, caratterizzate da un fronte lineare tradizionale, con al piano terra alcuni fondi in origine connessi all’abitazione ed ora in parte ad uso commerciale.

Nello spazio tra la schiera degli edifici ed il terrapieno ferroviario si trova l’agglomerato di edifici che costituivano la ex fabbrica di maiolica Fanciullacci e la casa padronale della famiglia. Il divieto di utilizzo carrabile pubblico che il demanio imponeva su tutto il tratto di Viale Umberto, ha portato alla realizzazione di una strada, parallela ad esso, la quale costituisce tutt’oggi l’unico accesso e disimpegno sia per gli edifici abitativi che per la struttura industriale.

Sul lato opposto del Viale, compresi tra questo e via Caverni, con lo sviluppo urbano sono sorti negli anni 50 altri edifici a carattere industriale, tra cui la manifattura ceramica “Mancioli” 13 ed il “Colorificio Ceramico Fanciullacci”,14 quest’ultimo sempre della medesima proprietà della manifattura oggetto di analisi, ma destinato alla produzione di smalti e colori per l’industria ceramica.

A seguito del trasferimento in altre sedi o addirittura alla cessazione delle attività produttive dal centro urbano, e con l’attuazione di quanto previsto dallo strumento urbanistico, sono avvenute importanti opere di trasformazione urbana nell’immediato intorno di Viale Umberto: nell’area della citata manifattura “Mancioli”, a seguito di demolizione totale dello stabilimento, è stato realizzato un nuovo edificio residenziale misto a commerciale; oltre al fabbricato è stata realizzata anche una piccola piazza, che funge da passaggio pedonale tra le due vie altrimenti completamente separate per l’intero sviluppo del viale. Il complesso di edifici del “Colorificio Fanciullacci” è stato convertito in centro commerciale, mentre alcuni capannoni di attività industriali minori sono ora

12 In origine via Pisana, primo collegamento di fondo valle diretto tra Pisa e Firenze.

13 Complesso delle “Manifatture Mancioli”, dismesse dagli anni 70’ e recentemente ristrutturato in edifici

residenziali e commerciali.

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utilizzati come officina, fondo commerciale e palestra. In quest’area si trova anche il lotto trapezioidale, il quale ospita una stazione di servizio carburante, sopra citato.

Ad eccezione della piazza di recente creazione, non vi è permeabilità tra le due vie, tuttavia il piazzale sopracitato potrebbe essere oggetto di intervento per creare un naturale diaframma di collegamento, almeno pedonale, dal nuovo centro cittadino15 che si sviluppa oltre via Caverni verso Viale Umberto, e quindi anche parco e Villa dell’Ambrogiana. L’attuale condizione di questo primo tratto di viale, che termina all’altezza del sottopasso ferroviario, è quindi quella di un luogo dove anche le poche abitazioni che vi si affacciano risentono dell’isolamento rispetto al resto del paese, un asse considerato di passaggio obbligato per poter raggiungere il grande parco urbano ed alla vista della villa Medicea. Anche per questi motivi è volontà dell’amministrazione Comunale studiare, valutare e intraprendere una serie di iniziative ed interventi mirati alla riqualificazione fisica, urbanistica e sociale dei luoghi intorno e di accesso all’importante complesso Mediceo, che comprendono anche il Viale16.

Alcune iniziative sono state già avviate e terminate in questo tratto: è stata realizzata, sul lato destro dello stesso, la pista ciclabile in continuazione della “Ciclopista dell’Arno”, che collega il centro storico, attraversando il ponte sulla Pesa, al Parco dell’Ambrogiana, fino a raggiungere il parco di Serravalle, nel comune di Empoli. Il tratto in questione è parte di un più ampio e articolato tracciato di piste ciclo pedonali che servono, seppur in maniera frazionata, molte zone del comune, e si sviluppano anche lungo percorsi più ampi e sovracomunali. È stata pianificata a livello regionale, infatti, l’implementazione di questa rete di infrastrutture che favoriscano la mobilità dolce, come previsto nel Bici Plan già citato. È prevista inoltre la rigenerazione di aree marginali in prossimità della confluenza del fiume Pesa con l’Arno e non ultimo il recupero del complesso delle ex Ceramiche Fanciullacci, già proprietà pubblica, per due terzi, dal 2004.

15 Perpendicolare a tale piazzale si ha Viale Cento Fiori, importante arteria di collegamento con le viabilità

sovracomunali (S.S. Tosco Romagnola, Strada Grande Comunicazione FI-PI-LI) e dove hanno sede il Comune, la ASL e dove si è sviluppato il nuovo cento urbano.

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