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Aspetto imperfettivo e negazione in cinese mandarino e mongolo khalkha

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Academic year: 2021

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(1)

Corso di Laurea magistrale

in

Lingue e civiltà dell'Asia e dell'Africa mediterranea

ordinamento ex D.M. 270/2004

Tesi di Laurea

Aspetto imperfettivo e negazione

in cinese mandarino

e mongolo khalkha

Relatore

Ch. Prof. Elisabetta Ragagnin Correlatore

Ch. Prof. Bianca Basciano

Laureando Davide Rizzi Matricola 828335

Anno Accademico 2016 / 2017

(2)

导语 这个论文的目的是分析汉语与喀尔喀蒙古语的进行体 、玩整体 、完成体的否定句子所作用 的形式。决定研究这种主题的动机是这两种语言中没有只一个形式作为进行体的否定作用。 有时作为玩整体还是完成体的否定作用的形式也可以作为进行提的否定作用。我觉得研究这 两种语言用什么类的体系来表示这种意思, 还比较这两种体系可以为有兴趣。原因是汉语 与蒙古语这两种语言有分别的起源也是分别的类型,可是在十多世纪长的历史上,说这两种 语言的两民族,汉人和蒙古人,有很多的接触。所以虽然这两个民族的语言非常不一样,研 究它们有没有什么相似的地方会发生出来一些很有意思的考虑。 在第一章节里我介绍这两种语言的系属与类型的分类。以后,我来解释为了作这个研究作用 的专门词语和方法,还列出从来关于这种主题研究的学者的名字。 在第二章节里我介绍汉语動词体貌体系。解释汉语中有什么类的表示体貌的词语以后,我特 别介绍表示进行体的词语 ‘在’的作用。我最研究的主题是具有进行体的否定句子作用什 么类的形式。 在第三章节我介绍喀尔喀蒙古语動词时态和体貌体系。解释蒙古语中有什么类的表示时态和 体貌的后缀以后, 我特别介绍表示进行体的形式。以后我研究具有进行体的否定句子作用 什么类的形式。 在第四章节我介绍我自己作的研究的方法和研究的结果。 研究的方法是:在第二章、第三章里面我简述从来语言研究者对汉语、蒙古语的体貌体系发 展了什么理论;根据这些理论在两个体貌体系中发现了多少体貌分类,它们的意思是什么, 语言用什么方法表现它们。为了解释这些,我利用了从一些主要学者的文章取出的例子。每 个例子包括一个汉语或者蒙古语的句子。句子的下边有拼音,个个词语和后缀的意大利语的 翻译和意思,完全句子的意大利语的翻译。例子的作用是指示提及的形式有什么作用和意思。 我自己做的研究是:我准备了一个问卷。问卷包括八十英语的句子。回答问卷的人应该把句 子翻译成他的母语。回答问卷是十二个人,六个中国人和六个蒙古人。 所以接收的回答有 六个翻译成汉语的和六个翻译成蒙古语。问卷是从Dahl(2000)的关于进行提和关于完成体 的两个问卷开始准备的。这两个问卷的句子的目的是研究在某语言中有什么形式为了表现进 行和完成的情况。几乎所有的句子是肯定的。因为需要的是否定句子,我改变肯定句子成否 定句子。原始问卷的句子数量是一百七十一(关于进行的包括八十三个; 关于完成体的包括 八十八个)。如果问卷太长的话,为告知者很难,他们会没有时间,还是会翻译得不完全。 又很多的句子为我的目的没有用,因为关于过去时或者未来时的情况。我研究的是关于现在

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INDICE Introduzione in cinese Esempi e traslitterazione...1 Abbreviazioni...3 Capitolo 1 – Introduzione...5 1.1 Il cinese mandarino...6 1.2 Il mongolo khalkha...7 1.3 Metodologia...9

1.4 Stato attuale della ricerca...13

Capitolo 2...14

2.1 Tempo e aspetto in cinese mandarino...14

2.2 Marche di aspetto perfettivo...15

2.2.1 Aspetto attuale...15

2.2.2 Aspetto esperienziale...19

2.2.3 Aspetto delimitativo...20

2.2.4 Aspetto completivo...21

2.3 Marche di aspetto imperfettivo...23

2.3.1 Aspetto durativo...23

2.3.2 Aspetto progressivo...26

2.3.3 Aspetto incettivo...29

2.3.4 Aspetto continuativo...29

2.4 Aspetto progressivo e negazione...29

Capitolo 3...35

3.1 Tempo e aspetto in mongolo khalkha...35

3.2 Aspetti perfettivo, perfetto e intensivo...36

3.3 Aspetto imperfettivo...37

3.3.1 Aspetto progressivo...38

3.3.2 Aspetto abituale...48

3.3.3 Aspetto continuativo...48

3.3.4 Aspetto prospettivo...49

3.4 Tempo, aspetto e negazione...50

3.4.1 Aspetto progressivo e negazione...52

Capitolo 4...57

4.1 Ricerca...57

4.2 Risultati della ricerca: cinese mandarino...58

4.3 Risultati della ricerca: mongolo khalkha...62

4.4 Conclusioni...66

Bibliografia...67

Appendice A – Questionario...71

Appendice B – Risultati dei questionari compilati dagli informatori cinesi...75

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ESEMPI E TRASLITTERAZIONE

A prescindere da come sono riportati gli esempi dai differenti autori ho adattato tutti gli esempi ad un unico modello.

Cinese

Gli esempi in cinese sono composti da una prima riga in caratteri semplificati e da una seconda riga di traslitterazione in pīnyīn.

Mongolo

Gli esempi in mongolo sono composti da una prima riga nel sistema standard della Repubblica di Mongolia in alfabeto cirillico e da una seconda riga di traslitterazione in alfabeto latino. Il sistema di traslitterazione utilizzato è riassunto nella seguente tabella.

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Cirillico Traslitterazione Valore IPA

Esempio

Parola mongola Traslitterazione di parola 1 А а a a алим alim ‘mela’ 2 Б б b b бөмбөг bömbög ‘palla’ 3 В в v v ваар vaar ‘vaso’ 4 Г г g g/ɢ/ʁ гар gar ‘mano’ 5 Д д d d давс davs ‘sale’

6 Е е ye/yö je/jo еэвэн yeven ‘torta lunare’

7 Ё ё yo jɔ ёроол yorool ‘fondo’ 8 Ж ж ǰ ʤ жимс jims ‘frutta’ 9 З з z ʣ зах zah ‘mercato’ 10 И и i i ингэ inge ‘cammella’ 11 Й й j i туулай tuulaj ‘coniglio’ 12 К к k k карман karman ‘tasca’ 13 Л л l ɮ лууван luuvan ‘carota’ 14 М м m m мах mah ‘carne’ 15 Н н n n нар nar ‘sole’ 16 О о o ɔ ор or ‘letto’ 17 Ө ө ö o өөх ööh ‘grasso’ 18 П п p p пүүжин püüǰin ‘razzo’ 19 Р р r r рашаан rašaan ‘sorgente’ 20 С с s s сар sar ‘luna’ 21 Т т t t титим titim ‘corona’ 22 У у u ʊ уул uul ‘montagna’ 23 Ү ү ü u үүл üül ‘nuvola’ 24 Ф ф f f нефть nyeft' ‘petrolio’ 25 Х х h x/χ хүү hüü ‘figlio’ 26 Ц ц ts ʦ цамц tsamts ‘camicia’ 27 Ч ч č ʧ чихэр čiher ‘zucchero’ 28 Ш ш š ʃ шал šal ‘pavimento’ 29 Щ щ šč ʃʧ (non utilizzata)

30 Ъ ъ '' simbolo forte: indica assenza

di palatalizzazione della

sillaba precedente авъя

av''ya ‘voglio

prendere’

31 Ы ы ii ɪ аавын aaviin ‘padre (al

caso genitivo)’

32 Ь ь ' simbolo debole: indica

palatalizzazione della sillaba

precedente завь

zav' ‘barca’

33 Э э e e ээж eeǰ ‘madre’

34 Ю ю yu/yü jʊ/ju юүдэн yüüden ‘cappuccio’

(7)

Precisazioni sulla tabella:

Il mongolo khalkha presenta il fenomeno dell'armonia vocalica. Le sette vocali fondamentali sono suddivise in tre vocali posteriori (articolate nella parte posteriore dell'apparato articolatorio): а a, о

o, у u; tre vocali anteriori (articolate nella parte anteriore dell'apparato articolatorio): э e, ө ö, ү ü; e

una vocale neutra: и i. L'armonia vocalica permette che in una parola siano presenti vocali appartenenti solo a uno dei due gruppi. La vocale neutra può apparire sia in parole ad armonia vocalica posteriore, sia in parole con armonia vocalica anteriore.

L'ambivalenza di alcune lettere e la presenza di allofoni è dovuta all'armonia vocalica. Per l'ambivalenza delle lettere е ye/yö e ю yu/yü si veda Svantesson (2005: 38)

Per ulteriori precisazioni circa la realizzazione e distribuzione dei tre allofoni del fonema /g/ e dei due allofoni del fonema /x/ si vedano rispettivamente Svantesson (2005: 12, 18).

La lettera й j è usata solamente in posizione finale nei dittonghi.

ABBREVIAZIONI 1 prima persona 2 seconda persona 3 terza persona ABL ablativo ACC accusativo ACTL attuale C converbo CAUS causativo CLF classificatore

CONN consonante connettiva CONT continuativo

COS Change Of State DAT dativo

DBL double role le DER suffisso derivativo DET determinante DUR durativo EMPH enfatizzante EXP esperienziale FOC focalizzante FORM formale FUT futuro GEN genitivo HAB abituale INC incettivo INF infinito INS strumentale INTENS intensivo IPFV imperfettivo NEG negazione NMLZ nominalizzatore OBL obliquo ORD ordinale P participio PASS passivo PFV perfettivo PL plurale

(8)

PRIV privativo PROG progressivo PX suffisso possessivo RX suffisso riflessivo Q particella interrogativa SG singolare TERM terminativo

Per le abbreviazioni ho utilizzato le Leipzig Glossing Rules ad eccezione di:

EXP = esperienziale (Chappel, 1992); DER = suffisso derivativo (Janhunen, 2003); ACTL = attuale, COS = Change Of State, DBL = le ambivalente, INC = incettivo, CONT = continuativo (Xiao & McEnery, 2004); C = converbo, P = participio, HAB = abituale, INTENS = intensivo, ORD = ordinale, PRIV = privativo, RX = suffisso riflessivo, TERM = terminativo (Janhunen, 2013); CONN = consonante connettiva, FORM = formale, EMPH = enfatizzante (decisione personale). DUR = durativo indica la marca di aspetto durativo -zhe in cinese, e il suffisso indicativo di non-passato in mongolo -na4, denominato durativo in Janhunen (2003).

Accanto alle citazioni dei suffissi della lingua mongola possono apparire dei numeri in apice (2;3;4)

che stanno a indicare le varianti che il suffisso può assumere in base alle regole dell'armonia vocalica.

(9)

Capitolo 1 – Introduzione

Lo scopo di questa tesi è di proporre un'analisi comparativa tra le forme utilizzate da due lingue – il cinese mandarino e il mongolo khalkha – per la negazione degli aspetti progressivo, perfettivo e perfetto dei verbi. L'idea nasce dall'osservazione del fatto che rispetto ad altre lingue – come ad esempio l'inglese e l'italiano – nelle due lingue in questione esiste un'univocità relativamente bassa tra le forme negative e i valori aspettuali ai quali queste vengono associate. Ciò vale a dire che non esiste in queste lingue una sola forma che esprima la negazione dell'aspetto progressivo, e che in molti casi le varie forme utilizzate a tale scopo non hanno come unica funzione la negazione dell'aspetto progressivo bensì anche quella di negare l'aspetto perfettivo o l'aspetto perfetto. Ho cercato quindi di individuare e analizzare alcuni casi in cui le suddette forme svolgono una funzione piuttosto che un'altra.

Altro motivo da cui questa tesi ha preso forma è di proporre un confronto sul suddetto ambito tra due lingue genealogicamente separate e tipologicamente molto differenti, parlate da popoli che hanno vissuto a contatto per diversi secoli le cui vicende storiche si sono più volte intrecciate. Ho ritenuto interessante provare a dare il mio contributo nell'individuare quali caratteristiche di due lingue, sviluppatesi sotto questi presupposti, possono essere definite delle affinità.

La tesi è strutturata nel modo seguente:

In questo primo capitolo introduttivo presento le due varietà linguistiche trattate collocandole genealogicamente e tipologicamente, spiego il metodo e la terminologia utilizzati e fornisco un breve resoconto degli studi svolti fino ad ora sul dominio tempo-aspettuale nelle due lingue.

Nel secondo capitolo offro un quadro generale del sistema aspettuale del cinese mandarino al fine di presentare un sistema all'interno del quale il lettore potrà collocare le forme che verranno in seguito analizzate nel dettaglio. Mi concentro poi sui mezzi utilizzati in questa lingua per esprimere l'aspetto progressivo in frasi affermative per passare nell'ultimo paragrafo all'esposizione delle forme utilizzate per esprimere la negazione di questo aspetto.

Nel terzo capitolo, allo stesso modo, offro un quadro generale del sistema tempo-aspettuale del mongolo khalkha al fine di presentare un sistema all'interno del quale il lettore potrà collocare le forme che verranno in seguito analizzate nel dettaglio. Mi concentro poi sui mezzi utilizzati in questa lingua per esprimere l'aspetto progressivo in frasi affermative per passare nell'ultimo paragrafo all'esposizione delle forme utilizzate per esprimere la negazione di questo aspetto.

Nel quarto capitolo conclusivo presento il metodo di ricerca adottato allo scopo di raccogliere nuovi dati circa l'utilizzo e la funzione delle forme verbali esposte ed analizzate nei due capitoli precedenti. Per questo scopo ho elaborato un questionario di frasi che gli informatori (6 madrelingua in cinese mandarino e 6 madrelingua in mongolo khalkha) hanno tradotto nelle rispettive lingue native. Segue l'esposizione dei risultati raccolti accompagnata dall'analisi di alcune

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delle frasi tradotte fornite dagli informatori. Ho trattato gli esempi che ho giudicato più salienti ai fini dello studio svolto. In conclusione, nell'ultimo paragrafo del capitolo propongo un breve confronto tra il sistema che è stato presentato per il cinese mandarino e il sistema che è stato presentato per il mongolo khalkha, menzionando le affinità e le divergenze presenti tra i due sistemi.

1.1 Il cinese mandarino

Il cinese mandarino è la lingua officiale della Repubblica Popolare Cinese (RPC), della Repubblica di Cina (Taiwan) e una delle quattro lingue ufficiali a Singapore, insieme a inglese, malese e tamil. Nella RPC è parlato in totale da 1.067.000.000 parlanti, di cui 889.000.000 parlanti lo imparano come prima lingua, e 178.000.000 lo imparano come seconda lingua.1

Appartiene alla famiglia delle lingue sinitiche a loro volta appartenenti alle lingue sino-tibetane insieme alle lingue tibeto-birmane. Il mandarino costituisce uno dei dieci gruppi in cui si suddividono le lingue sinitiche. La classificazione che segue per quanto riguarda i primi sette viene utilizzata in molti lavori di linguistica cinese tra cui Chappell (2001: 4-5), e deriva dalla classificazione di Li Fangkuei (1939). Gli ultimi tre gruppi sono stati identificati a partire dagli anni '30 del secolo scorso e non tutti i linguisti sono d'accordo sul fatto che essi costituiscano gruppi separati o meno. I dieci gruppi sono:

1) cinese mandarino 北方话:

i) dialetti settentrionali, parlati in Hebei, a Pechino, in Henan, Shandong, Manchuria, Anhui settentrionale e Mongolia Interna;

ii) dialetti nord-occidentali, parlati in Shanxi, Shaanxi, Gansu, Qinghai, Ningxia e Mongolia Interna occidentale;

iii) dialetti Jiang-Huai o Xiajiang (basso Yangtze) parlati a Nanchino, in Jiangsu a nord del fiume Yangtze e in Anhui centrale;

iv) dialetti sud-occidentali, parlati in Hubei, Hunan nord-occidentale, Sichuan, Yunnan, Guizhou e Guangxi nord-occidentale.

2) xiāng 湘, diffuso su gran parte dello Hunan. Nel nord e nord-ovest della provincia sono diffusi dialetti mandarini sud-occidentali;

3) gàn 赣, parlato soprattutto in Jiangxi, ma anche in Hunan orientale e Hebei sud-orientale. 4) wú 吴. Questi dialetti sono parlati soprattutto in Zhejiang, ma anche in Jiangsu meridionale e

1

Stima di Ethnologue (2013), su https://www.ethnologue.com/language/cmn. Ethnologue specifica inoltre che contando anche i parlanti non residenti nella RPC il numero totale ammonta a 1,091,782,930 di cui 897,902,930 lo imparano come prima lingua, e 193,880,000 lo imparano come seconda lingua.

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in Anhui sud-orientale. Il dialetto maggiore per numero di parlanti è quello di Shanghai. 5) mǐn 闽. I dialetti di questo gruppo sono parlati soprattutto in Fujian, ma anche in Guandong,

Hainan e Taiwan.

6) hakka 客 家 . È diffuso in Jiangxi sud-orientale, Fujian occidentale e Guangdong nord-orientale e in misura minore in altre aree delle tre province e del Sichuan. Fenomeni migratori all'inizio dell'epoca Qing hanno diffuso questo gruppo anche a Taiwan.

7) yuè 粤 . L'area centrale di questo gruppo è costituita dal Guangdong e dal Guangxi sud-orientale. Fa parte di questo gruppo il cantonese.

8) jìn 晋. È l'unico altro gruppo autoctono del nord insieme al mandarino ed è parlato in gran parte dello Shanxi, in Mongolia Interna centrale ed occidentale e in alcune parti dello Hebei, dello Henan e dello Shaanxi.

9) pínghuà 平话. È parlato principalmente nell'Anhui meridionale, ma anche in Jiangxi nord-occidentale e in Zhejiang nord-occidentale.

10) huī 徽 . È parlato principalmente nel Guangxi, e in aree limitrofe dello Hunan e dello Yunnan.

Il gruppo mandarino ha origine nel nord-est della Cina, ma si è in seguito diffuso come madrelingua anche nelle aree centrali e sud-occidentali. La lingua ufficiale è basata sul dialetto di Pechino. Dal punto di vista tipologico il cinese mandarino è una lingua tonale, SVO, a morfologia isolante. I toni sono quattro con l'aggiunta di un tono neutro. Ogni sillaba è un morfema completo di significato. La lingua odierna fa tuttavia uso frequente di composti plurisillabici, con preferenza dei bisillabici e trisillabici. La derivazione grammaticale è effettuata tramite accostamento di morfemi un tempo o ancora oggi utilizzabili anche come unità lessicali indipendenti. I sostantivi non hanno genere e numero e queste categorie possono essere indicate solo in forma marcata. Non esiste il tempo come categoria grammaticale. L'aspetto viene indicato grammaticalmente e costituisce una categoria molto ricca.

1.2 Il mongolo khalkha

Il mongolo khalkha è la lingua ufficiale della Repubblica di Mongolia. Il numero dei parlanti il khalkha è compreso tra 2.600.0002 e 3.000.0003 circa. Appartiene alla famiglia delle lingue

mongoliche. La teoria altaica include questa famiglia insieme alle famiglie delle lingue turciche e

2 Stima di Ethnologue (2012) , su https://www.ethnologue.com/language/khk

3 Il numero degli abitanti della Repubblica di Mongolia al 2016 è stato stimato 3.031.000 da The World Factbook. Sebbene non tutti siano madrelingua khalkha, in quanto lingua ufficiale è diffuso quasi totalmente tra la popolazione anche come seconda lingua.

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delle lingue manciu-tunguse come parte di una macro-famiglia detta delle lingue altaiche, a cui alcuni ascrivono anche il coreano e il giapponese. Tuttavia la ricerca non ha saputo dare delle prove certe circa la veridicibilità di questa teoria. Le lingue altaiche vengono a loro volta inserite insieme alle lingue uraliche nel phylum uralo-altaico. Le lingue mongoliche sono dette discendere da un comune antenato detto lingua proto-mongola. Le relazioni tra di esse sono strette a tal punto da rendere difficile una suddivisione netta in gruppi (Janhunen, 2003: xvii). Vengono pertanto classificate geograficamente4:

1) mongolico comune. È il gruppo che occupa la posizione geografica centrale all'interno della famiglia, e quello che costituisce l'unità più omogenea ed estesa. Si suddivide nei sottogruppi:

i) khalkha, copre l'area corrispondente alla Repubblica di Mongolia, e comprende anche dialetti di transizione nell'area centrale della Regione Autonoma della Mongolia Interna nella Repubblica Popolare Cinese, come il chakhar ;

ii) khorchin, parlato nell'area orientale della Mongolia Interna e in parte delle province confinanti che costituiscono la Manciuria (Liaoning, Jilin e Heilongjiang).

iii) ordos, parlato nell'area meridionale della Mongolia Interna;

iv) khamnigan, storicamente diffuso in un'area che comprendeva Transbaikalia (Federazione Russa), l'ajmag di Hentii (Repubblica di Mongolia) e la lega di Hulunbuir (Mongolia Interna, RPC), oggigiorno parlato da 2000 individui nella parte cinese;

v) buriate, parlato nell'area del lago Baikal nella Federazione Russa, e da gruppi minori negli aimag settentrionali e orientali della Mongolia e nella Mongolia Interna orientale;

vi) oirate, parlato negli ajmag occidentali (Hovd e Uvs), nella regione dell'Ili nella Regione Autonoma dello Xinjiang in Cina, nella lega di Alashan in Mongolia Interna e da gruppi meno numerosi nel Qinghai settentrionale, in Manciuria e in Kirghizistan. Il gruppo oirate comprende anche il calmucco parlato da una diaspora oirate che abita la regione del Volga in territorio russo.

2) dagur. Questo gruppo contiene i dialetti di una sola lingua, il dagur, parlati in Manciuria e da un piccolo gruppo di diaspora nella regione dell'Ili in Xinjiang.

3) complesso del Gansu-Qinghai. Comprende cinque lingue parlate nelle provincie cinesi del

Gansu e del Qinghai: shira yugur, mongghul, mangghuer, bonan e santa.

4) moghol. Questo gruppo è costituito dalla lingua moghol parlata in Afghanistan e ad oggi forse estinta.

Dal punto di vista tipologico il mongolo khalkha è una lingua SOV con morfologia agglutinante e armonia vocalica. La derivazione grammaticale viene effettuata tramite l'utilizzo di suffissi ognuno

(13)

dei quali, a differenza di quanto avviene per le lingue fusionali, è portatore solamente di una informazione. I sostantivi non hanno genere e numero. Il plurale può essere indicato da un gruppo di diversi suffissi ma resta una categoria marcata. I suffissi si suddividono in derivazionali e flessivi. I primi derivano nuove basi lessicali alle quali i secondi possono aggiungersi. I suffissi derivazionali si suddividono in nominali denominali; nominali deverbali; verbali denominali; verbali deverbali. A quest'ultimi appartiene una sotto-categoria di suffissi altamente produttivi che aggiungono informazioni su categorie verbali quali la voce, il modo e l'aspetto.

I suffissi flessivi nominali contengono i suffissi dei casi di declinazione, i suffissi di plurale, i suffissi possessivi e il suffisso riflessivo.

I suffissi flessivi verbali contengono i suffissi verbali finiti e i suffissi verbali infiniti. I primi si suddividono in suffissi indicativi e imperativi. I secondi si suddividono in participi e converbi. I participi e, in casi più rari, i converbi, possono essere utilizzati anche come predicati finiti. I participi sono forme nominali del verbo e sono usati in funzione attributiva come mezzo di relativizzazione, come sostantivi per formare proposizioni soggettive, oggettive e altri tipi di proposizioni secondarie. I converbi hanno funzione avverbiale e costituiscono delle proposizioni secondarie. Proposizioni secondarie possono essere formate anche tramite i participi seguiti da casi di declinazione nominali che vanno a costituire così le forme dette quasi-converbi.

1.3 Metodologia

Gli argomenti principali su cui si indaga in questa tesi sono il dominio tempo-aspettuale e la negazione.

Il dominio tempo-aspettuale è stato largamente trattato in linguistica. Il tempo e l'aspetto sono due categorie interconnesse e difficilmente separabili in alcuni punti. Pertanto la ricerca sull'aspetto è iniziata in epoca relativamente tarda rispetto allo studio del tempo, e molte diverse visioni e teorie sono state formulate circa queste due categorie.

Il tempo è una categoria grammaticale che indica la collocazione temporale di una situazione. Per la collocazione delle situazioni nel tempo utilizzerò i termini utilizzati da Reichenbach (1947), che a tale scopo distingue tre tempi o punti temporali rilevanti. Essi sono l'event time/point ‘tempo/punto dell'evento’ (E), lo speech time/point ‘tempo/punto del discorso’ (S) e il reference time/point ‘tempo/punto di riferimento’ (S).

L'aspetto si compone di due sotto-categorie: l'aspetto grammaticale e l'aspetto lessicale. In questo studi mi riferirò all'aspetto grammaticale semplicemente come aspetto, seguendo la definizione di aspetto fornita da Comrie (1976) (vedi sotto); mi riferirò all'aspetto lessicale come azionalità.

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esistano in alcune lingue mezzi grammaticali che indicano caratteristiche azionali. Questa categoria distingue diversi tipi di situazione in base ai valori di telicità, dinamicità, e duratività.

La dinamicità indica se la situazione per sussistere ha bisogno o meno di un continuo apporto di energia. Se il valore di una situazione è [+dinamico] essa viene definita dinamica, se è [−dinamico] essa viene definita non dinamica, oppure statica.

La duratività indica se la situazione si prolunga nel tempo o se la durata è relativamente breve di modo che il suo punto iniziale e il suo punto finale siano coincidenti oppure molto vicini. Se il valore di una situazione è [+durativo] essa viene definita durativa, se è [−durativo] essa viene definita non durativa, oppure istantanea.

La telicità indica l'esistenza o l'assenza di un punto finale raggiunto il quale una situazione si conclude naturalmente. Se il valore di una situazione è [+telico] essa viene definita telica, se è [−telico] essa viene definita atelica.

In base alla combinazione di questi tre valori si distinguono cinque classi azionali:

- state [−dinamico][+durativo][−telico], es. ‘essere uno studente’, ‘credere’. Le situazioni

esemplificate per sussistere non hanno bisogno di un continuo apporto di energia, si prolungano nel tempo e non implicano un termine in cui si concluderanno;

- activity [+dinamico][+durativo][−telico], es. ‘correre’, ‘nuotare’. Le situazioni esemplificate

richiedono un continuo apporto di energia, si prolungano nel tempo e non implicano un termine in cui si concluderanno;

- accomplishment [+dinamico][+durativo][+telico], es. ‘costruire una casa’, ‘andare in città’. Le

situazioni esemplificate richiedono un apporto di energia, si prolungano nel tempo e implicano un termine in cui si concluderanno, ovvero il momento in cui la costruzione della casa sarà ultimata, e il momento in cui il soggetto arriverà in città;

- achievement [+dinamico][−durativo][+telico], es. ‘morire’, ‘arrivare’. Le situazioni esemplificate

richiedono un apporto di energia, non si prolungano nel tempo e implicano un punto finale. ‘Morire’ e ‘arrivare’ sono situazioni istantanee che si concludono naturalmente;

- semelfactive [+dinamico][−durativo][−telico], es. ‘bussare’, ‘saltare’. Le situazioni esemplificate

richiedono un apporto di energia, sono istantanee ma non implicano un punto finale. Quando si bussa o si salta l'evento si conclude istantaneamente, ma il termine dell'evento non implica che questo non possa essere ripetuto nuovamente. Un soggetto può saltare e subito dopo saltare di nuovo, ma non può costruire una casa e poi ricostruire la stessa casa di nuovo, oppure arrivare in un luogo e poi arrivarci di nuovo se prima non se ne va da quel luogo.

Per riferirmi alle situazioni userò oltre ai termini sopra definiti anche i termini ‘stato’ ed ‘evento’. ‘Stato’ indica le situazioni statiche (quindi gli states) mentre ‘evento’ indica le situazioni dinamiche (quindi tutte le altre tranne gli states). Il termine ‘situazione’ è generale e include qualsiasi tipo.

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Con il termine aspetto intendo una categoria espressa grammaticalmente che indica la prospettiva dalla quale si visualizza una situazione espressa da un predicato verbale e il modo di concepire la struttura di questa situazione.5 La principale divisione dei tipi di aspetto è quella tra aspetti

perfettivi (dominio perfettivo) e aspetti imperfettivi (dominio imperfettivo). Gli aspetti perfettivi presentano una situazione nella sua totalità, comprendendo nella rappresentazione il punto di inizio, la fase interna e il punto finale, ma senza un riferimento esplicito alla composizione interna della situazione, ovvero la situazione è presentata come un unità e nessuna delle sue fasi è posta in evidenza rispetto alle altre. Gli aspetti imperfettivi presentano una situazione comprendendo nella rappresentazione solo parte della situazione, escludendo il punto iniziale oppure il punto finale, oppure entrambi, e portano l'attenzione sulla composizione interna della situazione, ovvero una certa fase della situazione è posta in evidenza rispetto alle altre.

Per quanto riguarda la prospettiva, si può considerare l'aspetto perfettivo come una categoria che presenta la situazione come visualizzata dall'esterno, e quindi senza fornire informazioni sulla sua struttura interna, e l'aspetto imperfettivo come una categoria che presenta la situazione come visualizzata dall'interno, e quindi fornendo informazioni sulla sua struttura interna (Comrie, 1976: 4).

In questa tesi gli aspetti presentati come parte del domino perfettivo sono: l'aspetto perfettivo, l'aspetto esperienziale, l'aspetto completivo e l'aspetto delimitativo.

Per aspetto perfettivo intendo una categoria che indichi la caratteristica base del dominio perfettivo: la situazione è presentata come unita, non suddivisibile, e completata oppure terminata. Con il termine ‘completamento’ si intende una situazione che si conclude in un punto finale naturale, es.: ‘Ho costruito una casa’. Con il termine ‘terminazione’ si intende una situazione che si conclude in un punto finale arbitrario, es.: ‘Ho corso’. Utilizzerò il termine ‘conclusione’ come termine neutro che includa entrambi i concetti.

L'aspetto esperienziale contiene, oltre all'informazione circa la conclusione di una situazione, anche l'informazione che questa situazione è avvenuta almeno una volta in passato. A differenza dell'aspetto perfettivo non si riferisce quindi ad una circostanza in particolare, bensì focalizza l'attenzione sul fatto che almeno in un punto storico di cui l'esatta collocazione non è rilevante, la situazione si è verificata. Es.: cin. Wǒ chī-guo rìběn fàn. ‘Ho (già) mangiato cibo giapponese (una volta).’

L'aspetto completivo è strettamente correlato con la categoria di azionalità. Esso modifica

5 Per questa definizione di aspetto ho parafrasato le definizioni di Comrie: “aspects are different ways of viewing the

internal temporal constituency of a situation” (Comrie, 1976: 3) e di Holt “different ways of conceiving the flow of the process itself” (Holt, 1943: 6) su cui Comrie basa la sua definizione. La citazione di Holt è riportata nella

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l'azionalità di una situazione da atelica a telica e allo stesso tempo ne indica il completamento. Es.: cin. Tā zuò-wán gōngkè. ‘Ha finito i compiti.’

L'aspetto intensivo, pone enfasi sul completamento di una situazione, e indica che esso si è svolto in modo repentino e inaspettato. Es.: mong. Ter yav-čih-san. ‘È (già) andato.’

Gli aspetti presentati come parte dell'aspetto imperfettivo sono: l'aspetto progressivo, l'aspetto abituale, l'aspetto continuativo, l'aspetto durativo, l'aspetto prospettivo e l'aspetto incettivo.

L'aspetto progressivo indica che la situazione è in corso nel momento presente, oppure in un punto del tempo che viene stabilito come punto di riferimento. Es.: ‘Sto camminando’.

L'aspetto abituale indica una situazione che non avviene in un punto specifico, bensì regolarmente in diversi punti temporali, ad esempio una situazione che si verifica ogni giorno. Es.: mong. Ter

kompanid aǰilladag. ‘Lavora in un'azienda.’

L'aspetto prospettivo presenta una situazione nel suo punto iniziale. Es.: ‘L'autobus sta per partire.’ L'aspetto incettivo presenta una situazione in un punto temporale di poco successivo al suo punto iniziale. Es. cin. Tā shuō qǐlái. ‘Lui ha iniziato a parlare.’

L'aspetto durativo indica una situazione iniziata in un punto passato imprecisato che si protrae nel momento presente oppure nel tempo stabilito come punto di riferimento.

Ho deciso di definire l'aspetto continuativo in relazione all'aspetto durativo. Quella che viene definita marca di aspetto continuativo nella linguistica mongola esprime il significato sopra esposto per l'aspetto durativo. Quella che viene definita marca di aspetto continuativo nella linguistica cinese rispetto alla marca di aspetto durativo pone enfasi maggiore sul protrarsi della situazione, implicando che essa continuerà anche successivamente. La marca di aspetto durativo in cinese pone enfasi maggiore sul fatto che la situazione riferita risulta vera nel momento presente. Inoltre nella linguistica mongola il termine ‘durativo’ viene utilizzato in senso diverso dalla definizione data sopra. Esso viene utilizzato per indicare il suffisso indicativo di tempo non-passato.

Una categoria di difficile classificazione è il perfetto, che viene trattato da alcuni linguisti come tempo e da altri come aspetto. Ho stabilito di trattare il perfetto come un aspetto. Esso indica una situazione che è iniziata in un punto temporale precedente al tempo di riferimento e che continua nel tempo di riferimento (e in questo senso si sovrappone con la definizione data sopra per l'aspetto durativo. Es.: ingl. I have lived here for ten years ‘Abito qui da dieci anni (e ci abito ancora adesso)’), oppure una situazione conclusasi in un punto temporale precedente al tempo di riferimento il cui risultato persiste nel tempo di riferimento, es.: ingl. I have broken my leg. ‘Mi sono rotto la gamba (ed è ancora rotta)’; oppure la conclusione di questa situazione è rilevante nel tempo di riferimento. In quanto risulta difficile ascrivere il perfetto ad uno dei due domini aspettuali fondamentali eviterò di classificarlo all'interno di uno di questi.

(17)

1.4 Stato attuale della ricerca

Uno dei primi resoconti completi sull'aspetto in cinese mandarino è contenuto nella grammatica di riferimento di Chao (1968). Un'altra grammatica che contiene un importante sezione sull'aspetto è quella di Li & Thompson (1981). A partire dagli anni '70 del secolo scorso e soprattutto dagli anni '80 in poi sempre più numerosi articoli, saggi e monografie sono stati scritti su temi riguardanti aspetto e azionalità in cinese mandarino. Tra i più importanti si ricordino Rohsenow (1976), Chan (1980), Tai (1984), Huang (1987), Shih (1990), Smith (1991) (2° ed. 1997), Mangione & Li (1993), Ross (1995), Zhang (1995), Dai (1997)(in cinese) e Xiao & McEnery (2004).

Tra i più importanti studi svolti sulla negazione in cinese si ricordi il contributo fornito da Li & Thompson (1981) nella loro grammatica, Ernst (1995), Li (1999), Bai (2000)(in cinese), Hsieh (2001), Nie (2001), Shi (2001)(in cinese), Xiao & McEnery (2007).

Gli studi approfonditi sul sistema tempo-aspettuale del mongolo khalkha hanno avuto inizio in tempi relativamente recenti. Descrizioni complete del sistema di suffissi verbali derivazionali e flessivi sono state compilate a partire dagli inizi del secolo scorso. Ramstedt (1903), scritto in lingua tedesca, costituisce l'opera fondamentale su cui si sono basati molti studiosi a venire. A partire dalla seconda metà del secolo scorso vengono scritte le principali grammatiche in diverse lingue europee: in tedesco Poppe (1951), in inglese Poppe (1955, 1970), Street (1963) e Binnick (1979a), in francese Beffa & Hamayon (1975) e in russo Todaeva (1951) e Sanžeev (1960). A questi lavori che riguardano l'intero sistema grammaticale si aggiungono alcuni lavori più specifici sull'ambito del sistema verbale e della sintassi: in inglese Binnick (1979b, 1990), in russo Bertgaev (1964). È a partire dagli anni '80 che inizia ad aumentare la quantità di studi sui sistemi verbali e i sistemi tempo-aspettuali dei verbi delle lingue mongoliche in generale: per quanto riguarda il mongolo khalkha si ricordino Byambasan et al. (1987), Kim (1995) in mongolo, Svantesson (1991), Song (1997), Brosig (2014), Binnick (2012) in inglese, Brosig (2009) in tedesco e Matsuoka (2007), Mandakh (2009) in giapponese.

Tra gli studi svolti sulla negazione in mongolo khalkha si ricordino Yu (1991), Enkhjargal (2012, 2014b, 2015) e Brosig (2015) in inglese, Bat-Ireedui, J. (2009), Enkhjargal (2014a) in mongolo e Hashimoto (2007, 2008) in giapponese. Importanti studi sulla negazione sono inoltre contenuti in Luvsanvandan (1968, 2000), Mönkh-Amgalan (1998), Purev-Očir (1998), Byambasan (2006), Ravdan (2009) e Mönkh-Amgalan & Shin (2014) in mongolo.

(18)

Capitolo 2

2.1 Tempo e aspetto in cinese mandarino

Il cinese mandarino viene descritto generalmente come una lingua priva del tempo verbale come categoria grammaticale (Li & Thompson, 1981: 184; Smith, 1997: 263).

L'interpretazione temporale delle frasi è fornita da avverbi, espressioni temporali, ausiliari modali e informazioni aspettuali . L'aspetto, invece, è presente come categoria grammaticale. Negli ultimi decenni tanti studi sono stati svolti sull'aspetto in cinese e nell'ambito di questi studi sono state formulate diverse classificazioni delle marche aspettuali.

Li & Thompson (1981) descrivono il sistema aspettuale del mandarino come composto da: aspetto perfettivo, espresso dalla marca 了6-le e dalle espressioni perfettivizzanti, in altri studi chiamate

complementi risultativi (resultative verb complements o RVC7); aspetto imperfettivo o durativo,

espresso da una delle due marche 在 zài e 着-zhe; l'aspetto esperienziale, espresso dalla marca

过-guo; e l'aspetto delimitativo, espresso dal raddoppiamento del verbo.

Smith (1991) individua tre viewpoint perfettivi, un perfettivo lessicale, tre viewpoint imperfettivi, e aggiunge il viewpoint neutro. I viewpoint perfettivi sono espressi dai suffissi -le, -guo e dagli RVC; il perfettivo lessicale è costituito dal raddoppiamento verbale che l'autrice denomina raddoppiamento tentativo (tentative reduplication), già aspetto tentativo (tentative aspect) in Chao (1968). I viewpoint imperfettivi comprendono il progressivo espresso dal morfema preverbale zài, lo stativo risultativo espresso dal suffisso -zhe e l'imperfettivo “zero” -ø.

Xiao & McEnery (2004) individuano invece otto aspetti grammaticali, quattro appartenenti al dominio perfettivo e quattro appartenenti al dominio imperfettivo. Al dominio perfettivo ascrivono gli aspetti: attuale (-le), esperienziale (-guo), delimitativo (raddoppiamento verbale) e completivo (RVC). Al dominio imperfettivo ascrivono gli aspetti: durativo (zhe), progressivo (zài), incettivo, espresso dal complemento direzionale - 起 来 qǐlái e continuativo, espresso dal complemento direzionale -下去 xiàqù.

Segue una presentazione delle marche individuate da Xiao & McEnery.

6 Di ogni parola cinese citata nel testo sarà riportato il carattere alla prima occorrenza. Per le seguenti occorrenze sarà riportata solo la trascrizione in pīnyīn.

7 L'acronimo RVC è utilizzato da Li & Thompson (1981), da Smith (1991) e Xiao & McEnery (2004). Nei tre studi indica gli stessi elementi grammaticali, ma la spiegazione dell'acronimo differisce in ognuno dei tre. In Li & Thompson sta per Resultative Verb Compound, in Smith sta per Resultative Verb Construction e in Xiao & McEnery sta per Resultative Verb Complement. In questa tesi ci si riferirà agli RVC tramite l'acronimo oppure come

(19)

2.2 Marche di aspetto perfettivo

2.2.1 Aspetto attuale

L'aspetto attuale è espresso dalla marca post-verbale -le. Generalmente la marca -le viene definita come marca dell'aspetto perfettivo. Xiao & McEnery (2004) definiscono -le come marca di aspetto attuale. I due autori si distinguono da altri autori (Chu, 1976; Tai, 1984; Smith, 1991, 1994;

Sybesma, 1997, 1999; Klein et al. 2000; Soh & Kuo, 2005) per la loro opinione sui casi in cui le indichi completamento e i casi in cui indichi terminazione. È fenomeno comune che in molte lingue, come avviene anche in italiano e in inglese, le forme che contengono valore perfettivo indichino: terminazione con situazioni ateliche, in quanto esse non implicano un punto finale, ma possono concludersi solo in un punto temporale arbitrario; completamento con situazioni teliche, in quanto esse implicano un punto finale. A partire da Chu (1976) si è iniziato a studiare alcune circostanze in cui una proposizione che descrive un certo tipo di accomplishment marcato con le può essere fatta seguire da una proposizione avversativa che ne neghi il completamento. In questo particolare caso pur seguendo un predicato di accomplishment, quindi telico, le non indicherebbe completamento, bensì terminazione. Questo avviene con i verbi di non-creazione, oppure con verbi di creazione seguiti da un certo tipo di oggetti, quelli che Soh & Kuo (2005: 199-201) chiamano APO (Allows Part Object). Questi autori distinguono due tipi di oggetti di verbi di creazione: gli NPO (No Part Object) e gli APO . Gli APO sono oggetti che possono essere definiti tali anche se il processo di creazione non giunge a conclusione e viene lasciato incompiuto, come 信xìn ‘lettera’ e

画 huà ‘disegno, quadro’: una lettera può definirsi tale anche se scrivo poche righe e non la concludo. Gli NPO, invece, sono oggetti che solo una volta concluso il processo di creazione possono essere definiti tali, come 蛋糕 dàngāo ‘torta’, 房子 fángzi ‘casa’, 桥 qiáo ‘ponte’. Ad esempio, se metto tutti gli ingredienti in una ciotola e li mischio, non posso chiamare torta l’impasto così ottenuto. Un esempio ben noto e molto utilizzato in linguistica (Tai, 1984: 292; Smith, 1997: 265; Klein et al., 2000: 374; Soh & Kuo, 2005: 199) si serve dell'oggetto APO 信 xìn ‘lettera’.

(1) 我昨天写了一封信,可是没写完。

wǒ zuótiān xiě le fēng xìn kěshì méi xiě wán

io ieri scrivere PFV uno CLF lettera ma NEG scrivere finire

Ieri ho scritto una lettera, ma non l'ho finita.

( Soh & Kuo, 2005: 1998)

(20)

La frase così ottenuta è possibile in cinese, ma risulta contraddittoria in inglese e in italiano. La frase risulta accettabile perché xìn ‘lettera’ è un oggetto di tipo APO e 一 yī ‘uno’ non è interpretato come numerale con il suo valore cardinale, ‘uno’, ma come indeterminativo; l’oggetto, dunque, non è quantificato e la situazione, pertanto, non è telica (Soh & Kuo, 2005).

(2) *他做了一个蛋糕,可是没做好。

zuò le dàngāo kěshì méi zuò hǎo

lui fare PFV uno CLF torta ma NEG fare bene

*Lui ha fatto una torta, ma non ha finito di farla.

(Soh & Kuo, 2005: 201)

Queste teorie sono state contrastate da Xiao & McEnery (2004), che affermano che l'esempio (1) usato da molti studiosi è errato, e suona inaccettabile ad un parlante madrelingua perché la frase wǒ

zuótiān xiě le yī fēng xìn può indicare solo completamento (Xiao & McEnery, 2006: 96). Questo

dipende dal fatto che Xiao & McEnery interpretano yī ‘uno’ come numerale e di conseguenza interpretano l'oggetto come quantificato. I due autori, come abbiamo visto sopra, sono dell'opinione che le indichi la terminazione di una situazione atelica, e il completamento di una situazione telica. Dunque, la frase (1) diventa accettabile se si elimina la costruzione numerale e si usa l’oggetto semplice:

(3) 我昨天写了信,可是没写完。

zuótiān xiě le xìn kěshì méi xiě wán

io ieri scrivere PFV lettera ma NEG scrivere finire

*Ieri ho scritto delle lettere ma non le ho finite.

(Xiao & McEnery, 2004: 97)

Secondo gli autori questa frase non è contraddittoria per il fatto che il verbo è seguito da un oggetto non quantificato, e si tratta dunque di una situazione di tipo activity. Dunque, in quanto atelico, questo evento marcato con l'aspetto perfettivo implica la sua semplice terminazione.

È importante ricordare che in cinese mandarino esistono due morfemi omofoni: -le e le. Il primo è la marca dell'aspetto perfettivo attuale descritta sopra e segue immediatamente il verbo, il secondo è una particella posta a fine frase che indica un cambiamento di situazione. Si osservi l'esempio (4):

(21)

(4) a. 他知道那个消息。

zhīdao ge xiāoxi

lui sapere questo CLF notizia

Lui sa questa notizia.

(Li, Thompson & McMillan Thompson, 1982: 28)

b. 他知道那个消息了。

zhīdao ge xiāoxi le

lui sapere questo CLF notizia COS

Ora lui sa questa notizia. (Prima non la sapeva)

(ibid.)

La frase (4a) indica una situazione stativa corrente. La frase (4b) tramite l'aggiunta di le indica un'azione stativa che in un tempo precedente non esisteva e nel tempo presente esiste.

Al fine di distinguere i due morfemi il primo sarà preceduto da un trattino poiché si comporta sintatticamente come un suffisso e sarà denominato -le attuale; il secondo sarà riportato senza trattino poiché non si può considerare come un suffisso che segue un dato tipo di parte del discorso, ma viene posto sempre alla fine della frase e sarà denominato le COS (Change Of State).9 Nella

letteratura linguistica si sono sviluppati divergenti punti di vista sulla questione che i due le siano un solo morfema che ricorre in due posizioni diverse o siano due morfemi distinti. Il fatto che rende la distinzione difficile è che quando un verbo è posto alla fine della frase è sempre seguito da solo un

le, cioè non si verifica mai una costruzione del tipo V-le […] le. In questo caso il le può essere

interpretato sia come -le attuale sia come le COS o come una combinazione di entrambi.

L'interpretazione corretta sarà quella più appropriata al contesto. In quanto in assenza di contesto è difficile specificare quale sia l'interpretazione corretta il le posto dopo un verbo a fine frase sarà denominato double role le ‘le doppio’.

9 In Li, Thompson & McMillan Thompson (1982) le viene definito Current Relevant State (CRS) ‘stato corrente rilevante’.

(22)

(5) 我来了。

lái-le

io venire COS

Sto arrivando.

io venire-ACTL

Sono arrivato. (Arrivai.)

io venire DBL

Sono arrivato. (Sono qui.)

(Xiao & McEnery, 2004: 114)10

Nell'esempio (5) si vedono le tre diverse interpretazioni che le può fornire alla frase.

Quando il verbo non è in posizione di fine frase il -le attuale e il le COS possono essere utilizzati congiuntamente:

(6) a. 这本书我看了三天。

zhè běn shū kàn-le sān tiān

questo CLF libro io leggere-ACTL tre giorno

Ho letto questo libro in tre giorni. (Ho finito di leggerlo)

(Xiao & McEnery, 2004: 94)11

b. 这本书我看了三天了。

zhè běn shū kàn-le sān tiān le

questo CLF libro io leggere-ACTL tre giorno COS

Sto leggendo questo libro da tre giorni. (Non ho finito di leggerlo)

(ibid.)12

Il -le attuale indica l'inizio di uno stato quando segue dei verbi di state unbounded13 modificando

10 Esempio tratto da Klein et al. (2000: 733).

11 Esempio tratto da Dai (1997). 12 Esempio tratto da Dai (1997).

13 Il termine bounded è utilizzato per indicare delle situazioni delimitate nel tempo. Unbounded è il suo contrario. Una situazione telica è naturalmente bounded poiché possiede un punto finale naturale. Es.: ‘costruire una casa’. Poiché questa situazione è un accomplishment, ovvero un processo che porta ad un risultato (la casa costruita), essa si concluderà naturalmente nel momento in cui il risultato verrà ottenuto. È perciò bounded ovvero delimitata nel tempo. Se l'oggetto viene cambiato in un oggetto plurale (case) non quantificato, la situazione cambia da

accomplishment ad activity, quindi da telica ad atelica. ‘Costruire case’, in quanto situazione atelica è unbounded.

Perciò si può dire ‘Ho costruito una casa in un anno.’, ma non si può dire ‘*Ho costruito case in un anno.’; e si può dire ‘Ho costruito case per anni.’, e non si può dire ‘*Ho costruito una casa per anni.’

Una situazione atelica come ‘correre’ è naturalmente unbounded in quanto non possiede un punto finale naturale. Essa diventa bounded se si aggiunge un'espressione temporale che indichi una durata, es.: ‘correre per un'ora’. Essendo correre una situazione atelica si può dire ‘Ho corso per un ora.’, ma non si può dire ‘Ho corso in un'ora.’

(23)

l'azionalità da statica a dinamica (Xiao & Mc Enery, 2004: 108-110). Si osservi l'esempio (7): (7) 张三病了。 Zhāngsān bìng-le Zhangsan essere.ammalato-DBL Zhangsan si è ammalato.

(Xiao & McEnery, 2004:109)

La frase nell'esempio (7) descrive l'entrata in uno stato. Per questo si può dire che la situazione così ottenuta è dinamica. Essa ha valore incoativo14, in quanto descrive l'inizio di uno stato. 病 bìng

‘essere ammalato’ è un verbo di state unbounded poiché non indica limiti temporali. Si osservi ora l'esempio (8):

(8) 张三病了两天。

Zhāngsān bìng-le liang tian

Zhangsan ammalarsi-ACTL due giorno

Zhangsan è stato ammalato per due giorni.

(ibid.)15

L'aggiunta dell'espressione temporale di durata 两天 liǎng tiān ‘due giorni’ cambia la situazione da

unbounded a bounded. In questo caso il -le attuale non esprime più significato incoativo, ma

esprime significato perfettivo, indicando che lo stato in questione è durato per due giorni e si è poi concluso.

2.2.2 Aspetto esperienziale

L' aspetto esperienziale è espresso dalla marca post-verbale -guo. La situazione marcata con questo suffisso è conclusa, e si colloca in un tempo precedente al tempo del discorso, o ad un eventuale tempo di riferimento specificato. La marca -guo indica che una situazione si è verificata almeno una volta in passato. Si vedano i seguenti esempi:

14 Per valore incoativo intendo che indica l'inizio di uno stato; per valore incettivo intendo che indica l'inizio di un evento.

(24)

(9) a. 他们上个月去过香港。

tāmen shàng ge yuè guo Xiāng Gǎng

loro scorso CLF mese andare EXP Hong Kong

Il mese scorso sono stati a Hong Kong.

(Smith, 1997: 266) b. 他们上个月去了香港。

tāmen shàng ge yuè le Xiāng Gǎng

loro scorso CLF mese andare ACTL Hong Kong

Il mese scorso sono andati a Hong Kong.

(ibid.: 267)

Tramite i due esempi precedenti si può notare la differenza tra le due marche perfettive -guo e -le. La frase nell'esempio (9a) implica che i soggetti sono andati a Hong Kong ma nel tempo del discorso non si trovano più lì. La frase nell'esempio (9b) è ambigua a riguardo della situazione presente. I soggetti nel tempo del discorso potrebbero trovarsi ancora ad Hong Kong oppure potrebbero aver già lasciato la città.

2.2.3 Aspetto delimitativo

L'aspetto delimitativo è espresso tramite raddoppiamento della base verbale. Il raddoppiamento si può effettuare in forma semplice o in forma complessa. La forma semplice è il raddoppiamento AA (es.:走走 zǒu-zǒu ‘camminare un pò’) per i verbi monosillabici e ABAB (es.: 研究研究

yánjiū-yánjiū ‘analizzare un pò’) per i verbi bisillabici. Le forme complesse sono A yī A (A uno A), A-le A (A-ACTL A), A-le yī A (A-ACTL uno A). Quindi esistono casi in cui questa costruzione si combina con la marca attuale -le. Il raddoppiamento conferisce al verbo un significato di situazione che dura solamente per un breve momento, oppure di azione svolta velocemente, con ridotto apporto di energia e attenzione, oppure un significato tentativo (‘provare a + V.INF’). Perciò questa costruzione

è connessa con la sfera aspettuale e allo stesso tempo strettamente connessa con la sfera modale.

Seguono tre esempi per mostrare più tipi di costruzioni:

(10) a. 我走(一)走。

zǒu (yī) zǒu

io camminare (uno) camminare

Cammino un po'.

(25)

b. 这个问题我需要研究研究。

zhè ge wéntǐ xūyào yánjiū yánjiū

questo CLF problema io dovere ricercare ricercare

Devo analizzare un po' questo problema.

(ibid.)

c. 他笑了笑说 […]

xiào le xiào shuō

lui ridere ACTL ridere dire

Sorrise un po' e disse […]

(Xiao & McEnery, 2004: 151)

L'esempio (10a) mostra l'uso della costruzione A (yī) A; l'esempio (10b) mostra l'uso della costruzione ABAB; l'esempio (10c) mostra l'uso della costruzione A-le A.

2.2.4 Aspetto completivo

L'aspetto completivo è espresso tramite l'utilizzo dei complementi risultativi. I complementi risultativi sono verbi posti in posizione post-verbale che descrivono lo stato risultante dal completamento dell'evento indicato dal verbo principale. I complementi risultativi vengono classificati a seconda di differenze nel contenuto semantico. Xiao & McEnery li suddividono in tre tipi: i direzionali (directional RVC o RVCD), es.: 跑出来 pǎo-chūlái (correre-uscire) ‘correre fuori’,

想起来 xiǎng-qǐlái (pensare-alzarsi) ‘venire in mente’; i completivi (completive RVC o RVCC),

es.: 写完 xiě-wán (scrivere-finire) ‘finire di scrivere’, 准备好 zhǔnbèi-hǎo (preparare-buono) ‘finire di

preparare’; e quelli di stato risultante (result-state RVC o RVCS), es.: 打破 dǎ-pò (colpire-rompere)

‘rompere’, 学会 xué-huì (studiare-sapere) ‘imparare’ .

Come si può vedere dall'esempio (11) i complementi risultativi completivi e i complementi risultativi di stato risultante sono affini per quanto riguarda la funzione ma diversi per quanto riguarda ciò su cui pongono enfasi:

(11) a. 他洗完了衣服。

(26)

lui lavare finire ACTL vestito

Ha finito di lavare i vestiti.

(Xiao & McEnery, 2004: 161)

b. 他洗干净了衣服。

gānjìng le yīfu

lui lavare pulito ACTL vestito

Ha lavato i vestiti.

(Xiao & McEnery, 2004:161)16

In (11a) viene utilizzato l'RVC completivo 完wán ‘finire’, mentre in (11b) viene utilizzato l'RVC di stato risultante 干净gānjìng ‘pulito’. Entrambi indicano completamento della situazione e

trasformano l'azionalità da activity ad achievement. Ciò che li differenzia è che wán pone l'enfasi sul completamento, e gānjìng sul risultato. Gli RVC completivi esprimono il completamento e implicano il risultato, mente gli RVC di stato risultante esprimono il risultato e implicano il completamento (Xiao & McEnery, 2004: 161).

Da questi esempi inoltre si può notare che gli RVC si possono combinare con la marca di aspetto attuale -le.

Gli RVC direzionali indicano la direzione verso cui è rivolta l'azione. Molti RVC direzionali hanno sviluppato un senso metaforico che esprime il completamento di una situazione. Si veda l'esempio (12):

(12) a. 他们跑出来了。

tāmen pǎo chū lái le

loro correre uscire venire ACTL

Sono corsi fuori.

(Li & Thompson, 1981: 58)

b. 大家一下明白过来 […]

dàjiā yīxià míngbai guò lái

tutti d'un.tratto comprendere passare venire

D'un tratto tutti realizzarono che […]

(Xiao & McEnery, 2004: 165)

L'esempio (12a) mostra l'uso di un RVC direzionale (出来 -chūlái ‘-uscire’) come semplice

(27)

indicatore della direzione verso cui i soggetti corrono. L'esempio (12b) mostra l'uso di un RVC direzionale (过来 -guòlái ‘-passare’) in senso metaforico. -guòlái in questo caso enfatizza l'avvenuto

passaggio da una situazione in cui i soggetti non capivano cosa stava accadendo a una situazione in cui i soggetti lo hanno capito.

2.3 Marche di aspetto imperfettivo

2.3.1 Aspetto durativo

Il durativo è espresso dalla marca post-verbale -zhe. Questa marca indica la continuità di una situazione o di uno stato risultante dal completamento di una data situazione. Con situazioni durative ateliche esprime il prolungarsi di esse, senza definirne i limiti. Con situazioni teliche esprime stato risultante. Non è compatibile con situazioni non-durative. Può essere usato anche con verbi attributivi. Nell'esempio (13) -zhe marca il verbo posturale 坐 zuò ‘sedere’.

(13) 他在房子里坐着。

zài fángzi zuò zhe

lui essere.in casa dentro sedere DUR

È seduto in casa.

(Li & Thompson 1981: 219)

Nell'esempio (13), -zhe indica lo stato risultante dell'azione di sedersi, ovvero l'essere seduto. Uno degli usi più comuni di -zhe è quello di marcare verbi posturali come zuò ‘sedere’, 站 zhàn ‘stare in piedi’, 躺 tǎng ‘sdraiarsi’, 蹲 dūn‘accovacciarsi’, 趴 pā‘stendersi a faccia in giù’, 停 tíng ‘fermarsi’ per indicare stato risultante (Xiao & McEnery, 2004: 184). Questo tipo di verbi può riferirsi ad un evento dinamico e telico, ovvero l'atto che porta il soggetto ad assumere una certa posizione; oppure può riferirsi allo stato risultante di questo evento, ovvero l'essere in una certa posizione. Questi verbi, quando vengono combinati con -zhe indicano stato risultante. Anche i verbi posizionali, come 穿 chuān ‘vestirsi’ 戴 dài ‘portare’拿 ná ‘prendere’ si comportano in questo modo (ibid.).

Alcuni di questi, ad esempio chuān, combinati con -zhe possono esprimere sia uno stato risultante sia un evento dinamico, a seconda del contesto. Tuttavia l'inerpretazione stativa è più frequente.

(ibid.: 191)

La marca progressiva zài, invece, quando combinata con i verbi posturali e posizionali, può indicare esclusivamente un evento dinamico (ibid.).

(28)

Si può vedere il differente effetto di zhe e zài su verbi di questo tipo nei seguenti esempi:

(14) a. 他穿着皮鞋。

chuān-zhe píxié

lui vestire-DUR scarpe.di.pelle

Indossa delle scarpe di pelle.

(Li & Thompson, 1981:221)

(14) b. 他在穿皮鞋。

zài chuān píxié

lui PROG vestire scarpe.di.pelle

Si sta mettendo delle scarpe di pelle.

(ibid.)

Come si può vedere dalle frasi (14a, b) il verbo chuān esprime uno stato risultante quando seguito da -zhe, mentre esprime un evento dinamico quando preceduto da zài.

Oltre ad essere utilizzato come predicato finito, -zhe può seguire un verbo secondario formando una proposizione avverbiale sullo sfondo della quale si colloca la situazione espressa dal verbo principale. Questa funzione a seconda del contenuto del verbo marcato da -zhe è equivalente a quella di una proposizione temporale, oppure di una proposizione modale.

(15) 他们作着看报。

tamen zuo zhe kan bao

loro sedere DUR leggere giornale

Erano seduti e leggevano il giornale.

(Smith, 1997: 274)

Il terzo utilizzo di -zhe è quello di seguire verbi posizionali e posturali per esprimere esistenzialità. La costruzione così ottenuta viene chiamata inversione locativa (Xiao & McEnery, 2004: 182, 183-184). Si parla di inversione poiché quello che è il soggetto logico del verbo locativo ricorre nella posizione sintattica di oggetto.

(29)

(16) 主席台上方挂着红布巨幅横额

zhǔxítái-shangfāng guà zhe hóng jùfú héng'é

palco.del.presidente-sopra appendere DUR rosso stoffa enorme stendardo

Sul palco del presidente era appeso un enorme stendardo rosso.

(Xiao & McEnery, 2004: 184)

L'inversione locativa può essere realizzata anche tramite la marca dell'aspetto attuale -le:

(17) 草地上放着/了 一辆摩托车

cǎodì-shang fang-zhe/-le liàng mótuōchē

prato-sopra mettere-DUR/-ACTL uno CLF motocicletta

Sul prato c'è una motocicletta.

(Xiao & McEnery, 2004: 203)

La frase (17) mostra che l'inversione locativa si può effettuare sia con -zhe che con -le. Questo fatto mostra che la marca durativa e la marca attuale con verbi posizionali e posturali esprimono lo stesso significato. La marca attuale presenta tuttavia una restrizione che la marca durativa non ha: non si può effettuare un'inversione locativa con -le se l'oggetto è determinato:

(18) a. 床上躺着/*了 他的孩子

chuáng-shàng tǎng-zhe/*-le de háizi

letto-sopra sdraiarsi-DUR/*-ACTL lui DET bambino

Sopra il letto c'era sdraiato suo figlio.

(Xiao & McEnery, 2004: 203) b. 床上躺着/了一个孩子

chuáng-shàng tǎng-zhe/-le ge háizi

letto-sopra sdraiarsi-DUR/-ACTL uno CLF bambino

Sopra il letto c'era sdraiato un bambino.

(ibid.)

A sua volta, la marca durativa presenta una restrizione che la marca attuale non ha. La marca attuale infatti può effettuare l'inversione locativa anche quando il verbo ha un soggetto. La marca durativa non può fare altrettanto:

(30)

(19) 草地上约翰放了/*着 一辆摩托车。

cǎodì-shang Yuēhàn fang-le/*-zhe liàng mótuōchē

prato-sopra John mettere-ACTL/-*DUR uno CLF motocicletta

John ha messo una motocicletta sopra il prato.

(ibid.)

2.3.2 Aspetto progressivo

L'aspetto progressivo è espresso dalla marca preverbale zài. Zài come verbo indipendente significa ‘essere in’. Quando è usato come marca aspettuale in posizione preverbale, zài indica che la situazione descritta è contemporanea ad R.

(20) 他们在吃饭。

Tāmen zài chī fàn

Loro PROG mangiare riso

Loro stanno mangiando.

(Liu, 2015:284)17

È generalmente riconosciuto che questa marca è compatibile con le situazioni di tipo activity. I dati di corpus raccolti da Xiao & McEnery (2001) confermano la maggior parte delle intuizioni degli studi precedenti (Smith, 1991; 1997; Yang, 1995; He, 1992; Li, 1999; Kang, 1999) circa la compatibilità di zài con le diverse categorie azionali, e ne approfondiscono o smentiscono altre. I dati confermano che gli Individual Level States (ILS)18 non sono compatibili con zài, in quanto

questa marca implica la durata momentanea di uno stato, proprietà estranea agli ILS, che denotano degli stati immutabili.

I dati confermano che gli SLS19 sono compatibili con zài:

(21) 你还在恨我吗?

hái zài hèn ma

tu ancora PROG odiare io Q

Mi odi ancora?

(Yang, 1995: 126 cit. Xiao & McEnery, 2001: 210),

17Liu in Wang & Sun (2015)

18 Gli Individual Level States (ILS) sono delle situazioni state collegate a caratteristiche immutabili. Es.: ‘Quella montagna è molto alta. ’

(31)

Il verbo 恨 hèn ‘odiare’ descrive uno stato che può mutare.

I dati confermano che le activities sono altamente compatibili con zài. La maggior parte delle ricorrenze di zài presenti nei dati raccolti dagli autori, infatti è costituita da activities.

(22) 他们在 打球 。

tāmen zài qiú

loro PROG battere palla

Stanno giocando a palla.

(Smith, 1997: 272)

Il predicato della frase (22), 打球 dǎ qiú ‘giocare a palla’, descrive una situazione che non presenta limiti spaziali e temporali naturali.

Le activities sono il tipo di situazione più utilizzato con zài, in quanto la loro natura durativa, atelica e unbounded non presenta ostacoli all'applicazione dell'aspetto progressivo, il quale esprimendo che una situazione è in corso durante un dato tempo di riferimento, per essere applicato necessita di situazioni durative e che non presentino punti finali naturali.

I dati attestano delle ricorrenze di zài con accomplishments. Il caso degli accomplishments richiede però speciale attenzione. Si osservi il seguente esempio:

(23) 张三在写一封信。

Zhāngsān zài xiě fēng xìn

Zhangsan PROG scrivere uno CLF lettera

Zhangsan sta scrivendo una lettera.

(Smith, ibid.)

Per quanto riguarda gli accomplishments, Xiao & McEnery mostrano che essi ricorrono raramente con la marca zài. Zài non è compatibile con situazioni bounded e di conseguenza non è compatibile con situazioni teliche (Xiao & McEnery, 2004: 210-211). Gli autori specificano che se gli argomenti che insieme al verbo compongono il predicato sono quantificati, la situazione è telica e di conseguenza non è possibile marcare il verbo con l'aspetto progressivo. Se nella frase (23), yī ‘uno’ viene interpretato come determinante indefinito e non come quantificatore numerale, la situazione è atelica e compatibile con zài (Smith, 1991: 272). Se la frase viene cambiata in *Zhāngsān zài xiě

(32)

conseguenza la situazione xiě liǎng fēng xìn ‘scrivere due lettere’ è interpretabile solamente come

accomplishment, quindi la frase non è possibile. Se la frase viene cambiata in Zhāngsān zài xiě xìn

‘Zhangsan sta scrivendo delle lettere,’, il predicato xiě xìn ‘scrivere lettere’ è interpretabile solo come activity, quindi la frase è possibile.

Dunque non è corretto affermare che nell'esempio (23) zài ricorre in un accomplishment, in quanto se il predicato fosse davvero un accomplishment sarebbe telico e quindi non compatibile con zài.

I verbi che a livello base sono semelfactive quando preceduti da zài subiscono un cambiamento di azionalità e diventano delle activities derivate:

(24) 张三在敲门。

Zhāngsān zài qiāo mén

Zhangsan PROG bussare porta

Zhangsan sta bussando alla porta.

(Smith, ibid.)

La frase (24) non descrive il breve momento di un solo colpo alla porta, bensì un evento ripetuto in cui il soggetto bussa più volte.

I dati smentiscono la comune intuizione che gli achievement non possono essere marcati con zài. Si veda l'esempio (25):

(25) 我们正在打赢这场战争。

wǒmen zài dǎ-yíng zhè chǎng zhànzhēng

noi PROG battere-vincere questo CLF guerra

Stiamo vincendo questa guerra.

(Xiao & McEnery, 2004: 213)

L'esempio (25) mostra un achievement composto da un RVC di stato risultante preceduto da zài. 打 赢 dǎ-yíng ‘vincere’ è quindi un achievement la cui natura non-durativa non impedisce di assumere l'aspetto progressivo. In questo caso si può paragonare l'aspetto progressivo ad una lente di ingrandimento che espande il brevissimo periodo di tempo occupato dall'evento e descrivere il momento presente non come un punto coincidente con il punto dell'evento ma come un punto compreso all'interno dell'evento. I limiti della situazione vengono pertanto esclusi dalla rappresentazione dell'evento, rendendo possibile l'uso di zài.

(33)

2.3.3 Aspetto incettivo

L'incettivo è espresso dal complemento direzionale -qǐlái.

-qǐlái in origine è un verbo composto da qǐ ‘alzarsi’ e lái ‘venire’. Mantiene la sua funzione di verbo indipendente con il significato di ‘alzarsi’, e nel corso del suo sviluppo ha acquisito le funzioni di complemento direzionale, e seguentemente di complemento di stato risultante e di completamento. In seguito ha assunto funzioni aspettuali che hanno portato molti studiosi a definirlo come una marca aspettuale (Chao, 1968; Dai, 1997, inter alia). La sua funzione è quella di descrivere l'inizio di una situazione.

(26) […] 说着孩子气地笑起来。

shuō zhe háiziqì de xiào qǐlái

dire DUR infantile DET ridere INC

[…] dopo aver detto questo (lei) iniziò a ridere come una bambina.

(Xiao & McEnery, 2004: 220)

2.3.4 Aspetto continuativo

Il continuativo è espresso dal complemento direzionale 下去 -xiàqù.

-xiàqù ha origine come verbo composto dai verbi xià ‘scendere’ e qù ‘andare’. Oltre a mantenere la funzione di verbo indipendente, viene utilizzato anche come come complemento di direzione e di stato risultante. A partire dalla funzione di RVC ha sviluppato in seguito una funzione aspettuale. Da diversi studiosi viene considerato una marca aspettuale (Chao, 1968; Dai, 1997; Kang, 1999) Esso indica il protrarsi di una situazione oltre un punto di riferimento posteriore al punto di inizio.

(27) 如果让这种事态发展下去 […]

rúguǒ ràng zhè zhǒng shìtài fāzhǎn xiàqù

se far.sì.che questo CLF situazione sviluppare CONT

Se si lascia che questa situazione continui a svilupparsi […]

(Xiao & McEnery, 2004: 228)

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