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L'albergo diffuso per la valorizzazione del territorio: il caso di Ciro', Calabria

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Academic year: 2021

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U N I V E R S I T À D E G L I S T U D I D I P I S A

F O N D A Z I O N E C A M P U S

Corso di Laurea Magistrale in

Progettazione e Gestione dei Sistemi Turistici Mediterranei

TESI DI LAUREA

L’albergo diffuso per la valorizzazione del territorio:

il caso di Cirò, Calabria

Relatore

Chiar.mo Prof. LAURA GAVINELLI

Candidato

GESSICA BOMENUTO

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“ Il creato non è una proprietà, di cui possiamo spadroneggiare a nostro piacimento; né, tanto meno, è una proprietà solo di alcuni, di pochi: il creato è un dono, è un dono meraviglioso che Dio ci ha dato, perché ne abbiamo cura e lo utilizziamo a beneficio di tutti, sempre con grande rispetto e gratitudine”.

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Introduzione ……… 1

Capitolo 1 L’albergo diffuso: l’innovazione di fare ospitalità 5 1.1 Analisi del turismo ………. 5

1.1.1 Analisi della domanda turistica ………... 7

1.1.2 Il turismo dei borghi ………... 9

1.2 Le prime idee di albergo diffuso ………... 10

1.2.1 Nascita dell’albergo diffuso ………... 15

1.2.2 Definizione e descrizione della nuova forma di ospitalità ….. 18

1.3 Disciplina dell’albergo diffuso ………... 26

1.3.1 Legislazione sul turismo in Calabria……… 29

1.4 Casi di successo in Italia e all’estero ………. 30

1.4.1 Descrizione dei casi di esempio italiani 31 1.4.2 Esempi europei di valorizzazione delle comunità minori 36 Capitolo 2 42 Analisi del contesto calabrese 2.1 Mappatura del territorio ... 42

2.2 Analisi del flussi turistici in Calabria (arrivi e presenze) .…... 54

2.3 Sistema ricettivo calabrese: analisi della competitività provinciale e locale .………... 57 2.4 Storia e descrizione del borgo di Cirò ………... 59

2.4.1 Accessibilità ………..…………... 64

2.4.2 Risorse culturali ……… 64

2.4.3 Risorse enogastronomiche ………... 65

(5)

Capitolo 3

Strumenti per lo sviluppo del’attività turistica 72

3.1 Diversi canali di finanziamento …... 72

3.1.1 Fondi pubblici ……… 72

3.2 Fondi Europei ……… 74

3.2.1 Soggetti beneficiari ……….……….. 75

3.2.2 Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici (FEIS) .……… 78

3.2.3 Il nuovo approccio strategico ……….. 79

3.2.4 Strategia Europa 2020 ………. 80

3.2.5 Nuove risorse finanziarie per start-up e PMI ……… 82

3.3 Programma Operativo Nazionale (PON) ………..….... 83

3.3.1 Fondo Sociale Europeo (FSE) ………... 84

3.3.2 Fondo Europeo di Sviluppo Regionale ( FESR) ……….. 84

3.3.3 Calabria – POR FER_FSE 2014-2020 …………... 84

3.4 Agevolazioni nazionali ………. 88

3.5 Le azioni di Invitalia ……….. 91

3.5.1 Autoimpiego ………... 91

3.5.2 Nuove imprese a tasso zero ………... 92

3.5.3 Cultura crea ………... 93

3.5.4 Selfiemployment ………... 93

3.5.5 Finanziamenti per lavoro autonomo ………... 94

3.6 Finanziamenti privati ……… 95

3.7 Crowdfunding: una nuova opportunità di promozione turistica del territorio ………. 96 3.7.1 Origini del crowdfunding ……….. 100

3.7.2 Lo sviluppo del crowdfunding in Italia ……… 102

3.7.3 Attori ……… 105

3.7.4 I diversi modelli delle piattaforma ………... 108

(6)

Capitolo 4

Programmazione progettuale del borgo 116

4.1 Casi di successo in Calabria ………... 116

4.2 Definizione e descrizione del progetto ………... 119

4.3 Obiettivi e strategie ………... 124

4.3.1 Interventi strutturali ………... 125

4.3.2 Attività di promozione e marketing ………. 128

4.3.3 Collaborazione e partnership ……….. 129

4.3.4 Mercato di riferimento e target ………... 131

4.3.5 Piano degli investimenti ………... 134

4.4 Iniziative ………... 138

4.5 Problematiche ……… 140

4.6 Benefici attesi ……….... 141

Conclusioni ……… 144

Appendice 1: Regione Autonoma della Sardegna – Legge regionale 12 Agosto

1998, n. 27 – Disciplina delle strutture ricettive extra alberghiere, integrazioni e

modifiche alla legge regionale 14 Maggio 1984, n. 22, concernente: “norme per la classificazione delle aziende ricettive” e abrogazione della legge regionale 22 Aprile 1987, n.21.

147

Appendice 2: Regione Calabria – Legge regionale 05 Aprile 2008, n. 8 – riordino

dell’organizzazione turistica regionale. ( BUR n. 7 del 01 Aprile 2008, supplemento

straordinario n. 4 dell’ 11/4/ 2008).

155

Appendice 3: Regolamento albergo diffuso Calabria – 27 ottobre 2008, n. 4 – Regione Calabria.

176

Appendice 4: Delibera n. 19520 – Modifiche al “Regolamento sulla raccolta di

capitali di rischio da parte di Start-up innovative tramite portali on-line”, adottato con delibera n. 18592 del 26 giugno 2013.

183

Appendice 5: Le società cooperative: adempimenti in tema di costituzione

modello di riferimento srl/spa – iscrizione all’albo

194

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Ciro’.

Bibliografia ……….... 205 Sitografia ………... 208

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Introduzione

“Si possono percorrere milioni di chilometri in una sola vita, senza mai scalfire la superficie dei luoghi né imparare nulla dalle genti appena sfiorate. Il senso del viaggio sta nel fermarsi ad ascoltare chiunque abbia una storia da raccontare. Camminando si apprende la vita, camminando si conoscono le cose, camminando si sanano le ferite del giorno prima. Cammina guardando una stella, ascoltando una voce, seguendo le orme di altri passi. Cammina cercando la vita, curando le ferite lasciate dai dolori. Niente può cancellare il ricordo del cammino percorso.”

Rubèn Blades, Il viaggio, 1991

Non è sufficiente spostarsi in un determinato luogo e visitarlo a bordo di un’auto per comprenderne la sua bellezza, la sua cultura e conoscere soprattutto i suoi abitanti e le loro tradizioni. Per far ciò Rubèn Blades dice che occorre un viaggio lento, camminando, per potersi fermare ad ascoltare chiunque abbia una storia da raccontare, un’esperienza e un’emozione da condividere e apprendere così il senso della vita, è proprio da qui che nasce la mia idea di progetto per la creazione di un albergo diffuso.

Negli ultimi anni il modo di fare turismo è cambiato, non siamo più travolti dal solito turismo di massa, dove le persone si spostano in alcuni luoghi solo perché sembrano essere interessanti, ma oggi si viaggia per motivazioni ben più profonde, i nuovi turisti vanno alla ricerca della tradizione, dell’autentico, vanno alla ricerca di un qualcosa che nel tempo non si sia trasformato in una sola immagine da cartolina.

Sono proprio per la nascita di questi nuovi bisogni che risulta interessante analizzare l’albergo diffuso. Come vedremo in seguito è un tipo di struttura ricettiva che consente al turista di farlo sentire a casa, offrendogli la possibilità di immergersi completamente nella quotidianità del luogo in cui sceglie di soggiornare.

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L’idea del presente progetto è nata dalla curiosità di scoprire se un luogo come quello di Ciro’ (Calabria) possa ospitare una tipologia di struttura ricettiva come l’albergo diffuso, e in caso positivo riuscire a divenire una nuova meta turistica, attraendo numerosi flussi turistici e permettendo al Paese una ripresa economica. Per rispondere a questa curiosità sono state effettuate diverse ricerche e analisi sia sul territorio calabrese, che sulle caratteristiche proprie dell’albergo diffuso. Sono state studiate le altre realtà di albergo diffuso presenti nel territorio sia nazionale che internazionale. Prima di presentarvi nel dettaglio la descrizione della mia idea, mi è sembrato opportuno anticipare il tutto, esaminando gli elementi essenziali alla realizzazione del progetto, questo sarà suddiviso in 4 capitoli.

Nel primo capitolo è stata effettuata un’analisi della domanda turistica e del turismo nei cosiddetti borghi, un tipo di turismo rivolto alla sostenibilità, ad un maggior interesse verso il territorio e i centri minori, dove si ha la presenza di un turista più curioso, spinto da un desiderio di scoperta. Questa nuova sensibilità verso l’incontaminato è andata sempre più aumentando, portando così alla creazione di nuove strutture ricettive che non alterassero la sostenibilità ambientale con nuove costruzioni, ma al contrario sfruttassero quelle abitazioni vuote ed abbandonate, che rappresentano gli alloggi del cosiddetto albergo diffuso. I caratteri che contraddistinguono questa nuova forma ricettiva sono diversi, tanto che viene considerato come un mix tra le strutture ricettive alberghiere e quelle extralberghiere. Secondo l’Associazione Italiana alberghi diffusi, oggi in Italia si contano ben 82 alberghi diffusi di successo, di questi ne sono stati estratti 3 secondo un criterio di uguaglianza territoriale con il borgo di Ciro’, e ne sono state analizzate le caratteristiche al fine di poter fornire un contributo sull’avvio della nostra attività.

Il secondo capitolo riguarda la descrizione delle caratteristiche del borgo di Ciro’ e del territorio circostante. Possiamo subito dire che la Calabria è una regione con un alto tasso di stagionalità, caratterizzata da un turismo per lo più balneare, anche se a differenza di come si pensa e di come va

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l’andamento dei flussi turistici la Calabria non è solo mare, anzi è un territorio che durante gli anni ha subito numerosi sbarchi, portano insediamenti di diverse etnie che hanno lasciato il segno attraverso diverse costruzioni architettoniche. Ogni singola provincia della regione, possiede molteplici testimonianze su quelli che furono i loro invasori, da qui si può constatare che oltre alle risorse naturali, si ha anche una vasta scelta di risorse culturali e storiche, tanto da far quasi invidia ad altre città molto più conosciute a livello internazionale. Altro punto a favore è rappresentato dal fatto che essendo un territorio con un limitato numero di flussi turistici, le tradizioni, la gastronomia, l’agricoltura sono rimasti incontaminati, e ciò ha favorito ad una produzione di olii e vini (Ciro’ doc) di importanza internazionale. A seguito dell’analisi di tutte le risorse presenti nel territorio sarà possibile ipotizzare delle prospettive per la crescita futura del comparto turistico locale, in quanto la zona oggetto di interesse ha dimostrato di avere la carte in regola per tentare uno sviluppo che vada oltre sia alla semplice vacanza balneare e sia al solo riconoscimento a livello regionale se non del tutto provinciale.

Sicuramente la realizzazione di un progetto del genere non può avviarsi da solo, ma ha bisogno di un sostegno economico che arrivi soprattutto da persone che hanno un forte interesse per la salvaguardia dell’ambiente, per la cultura, per l’autenticità del luogo, proprio per questo la terza parte dell’elaborato tratta dei cosiddetti finanziamenti. Questi possono distinguersi in pubblici e privati, i primi sono tutti quei fondi o finanziamenti provenienti per la maggior parte dalla Comunità Europea, o da progetti specifici della Regione di riferimento, tra questi possiamo menzionare ad esempio il Programma Operativo Regionale (POR FESR-FSE) che concorre alla realizzazione della strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, uno degli assi più importanti per la regione Calabria è rappresentato dalla tutela e valorizzazione del patrimonio ambientale e culturale, in quanto orientate alla migliore fruizione del patrimonio. Per quanto riguarda i finanziamenti privati assume un ruolo principale una diversa modalità di reperire fondi per finanziare progetti di qualsiasi natura, il

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crowdfunding. Il significato letterale del termine è finanziamento della folla, e consiste in un processo di collaborazione per la raccolta di fondi che avviene attraverso il web. In Italia questo nuovo metodo ha preso piede a seguito dell’emanazione del Decreto Crescita Bis nel 2012 e del successivo regolamento Consob. È dunque un azione di sviluppo collettivo che mobilita persone e risorse.

Infine l’ultima parte dell’elaborato riguarda la pianificazione progettuale per la realizzazione di un albergo diffuso tramite finanziamenti di crowdfunding. Verranno fissati obiettivi e strategie che riguarderanno in primis gli interventi strutturali da effettuare alle abitazione e successivamente saranno impostate le diverse attività di marketing per far si che il prodotto venga conosciuto a livello internazionale e permetta anche agli stessi residenti di captare l’importanza che può assumere l’albergo diffuso, in modo da poter avviare anche delle partnership con le aziende locali. Le aspettative previste dal progetto sono quelle che si rendono necessarie per far si che l’albergo diffuso avvii la sua duplice funzione di ospitalità e valorizzazione del territorio.

In questo breve excursus sembrerebbe che la Calabria, anzi Ciro’ possegga enormi potenzialità per attrarre nuovi flussi turistici, ma prima di azzardare in conclusioni affrettate, vediamo nello specifico gli argomenti trattati sin ora.

(12)

Capitolo 1: L’albergo Diffuso: l’innovazione dell’ospitalità

Nel presente capitolo verrà descritta e analizzata una nuova forma di ospitalità, nata come risposta alle nuove esigenze del turista, il cosiddetto “Albergo Diffuso”, esso sarà approfondito nei minimi dettagli per comprendere come e se la realizzazione di una struttura ricettiva come questa può avere successo nel territorio calabrese, infatti successivamente verranno esaminati anche alcuni casi di successo presenti già nel territorio europeo.

In questa nuova epoca il turista è cambiato, e di conseguenza lo è anche il turismo, e inevitabilmente con esso anche le professioni turistiche. Fino a ieri era la destinazione a promuoversi, attraverso i propri canali, stabilendo le modalità, i tempi, i contenuti, rivolgendosi ad un turista indifferenziato e generico. Oggi invece, sono i turisti che parlano della destinazione e lo fanno attraverso proprie modalità, propri tempi (prima, durante, dopo), raccontando le proprie esigenze, ognuna unica e personale. Negli ultimi anni si sono sviluppati diversi tipi di turismo, focalizzati su città e comunità locali situate al di fuori dei tradizionali percorsi turistici racchiudendo itinerari meno noti, che rappresentano quel patrimonio minore ancora da scoprire, ma in grado di offrire risorse ambientali e culturali che possano arricchire tanto il turista, quanto le comunità locali nelle quali si svolge l’attività turistica.

1.1: Analisi del turismo

L’ Italia, è considerata la culla della cultura internazionale, in quanto detiene ben 51 siti dichiarati Patrimonio mondiale dell’Umanità Unesco che le permettono di detenere il primato nel mondo1. L’Italia è riconosciuta in tutto il mondo come un paese ricco di storia e di cultura, in cui fascino, arte e natura si mescolano assieme creando prodotti da poter offrire in diversi mercati, ma è risaputo che il valore culturale dell’Italia non basta dichiararlo per attrarre flussi turistici. Il turismo all’interno del sistema economico è molto importante, questo lo si deduce dal fatto che è uno dei principali protagonisti nei commerci internazionali, secondo stime United Nations World Tourism Organization (UNWTO) l’economia del turismo nel territorio italiano cresce nonostante la situazione di crisi generale registrando un aumento di arrivi a

1

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livelli internazionali. L’Italia risulta il terzo paese più conosciuto d’Europa, noto soprattutto per l’arte, la cultura, la buona cucina e il paesaggio naturale.

Come accennato nel paragrafo precedente il turismo è un fenomeno che incide su diversi aspetti della società, poiché ha impatto sia sull’aspetto economico, che su quello socioculturale ed ambientale. L’attività turistica, infatti, se correttamente coordinata, rispettosa dell’ambiente e della società in cui si svolge, può ricoprire un ruolo trainante per l’intero sistema economico grazie ai legami che presenta con i diversi sottosistemi coinvolti (ricettivo, trasporti, infrastrutture). La necessità di tutelare il patrimonio ambientale viene riconosciuta come bisogno irrinunciabile della maggior parte delle amministrazioni e delle comunità locali (Di Meo 2002).

In ambito turistico, molto spesso, il territorio da solo non è in grado di costituire una motivazione sufficiente allo spostamento turistico, pertanto occorre creare un prodotto-territorio che racchiuda i diversi elementi presenti, quindi occorre distinguere il prodotto (contenuto presente nel territorio) dal territorio (contenitore del prodotto complessivo che verrà offerto).

In letteratura si possono trovare molteplici definizioni di marketing territoriale:

 secondo Van Der Meer (1990) è un insieme di azioni destinate a soddisfare la domanda di fruitori attuali e potenziali del territorio con la fornitura di funzioni urbane;

 l’autore Paoli (1999) lo definisce invece come insieme di azioni capaci di rendere un territorio attrattivo;

In generale, dunque, il marketing territoriale può essere identificato in quel processo attraverso la quale agisce sulla capacità di un determinato territorio di attrarre specifici target, con il fine di permettere uno sviluppo equilibrato, coerente, e soprattutto sostenibile, grazie alla partecipazione di

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soggetti che contribuiscono alla costruzione dell’immagine del luogo, e della destinazione stessa (Dall’Ara, 2006)2

.

Le nuove forme di turismo così come il turista moderno si dimostrano sempre più esigenti rispetto ai servizi e ai prodotti che gli vengono offerti, esprimendo richieste diverse rispetto ai decenni scorsi, sempre più rivolte verso la ricerca di esperienze e la riscoperta di territori e culture locali, nonché di tutti i prodotti che ne derivano (Checchinato e Gazzola, 2005).

1.1.1: Analisi della domanda turistica

E’ cambiata la percezione che i “turisti moderni” hanno delle zone non urbane e delle attività che in esse vengono sviluppate (come ad esempio le attività agricole) riconoscendo nelle tipicità appartenenti ai diversi territori una fonte di esperienza nuova, rilassante e arricchente allo stesso tempo. Da un lato il turista esprime interesse verso servizi altamente personalizzati e di elevata qualità, dall’altro aumenta la sua responsabilità e sensibilità verso gli aspetti culturali ed esperienziali della vita, impiegando così il proprio tempo libero riscoprendo territori, culture e tradizioni, e ricercando un coinvolgimento personale e relazionale con le comunità e i luoghi visitati (Paniccia, 2012)3.

Le nuove motivazioni turistiche, infatti, vanno oltre l’esigenza classica del riposo, riguardano soprattutto la ricerca di un nuovo e più profondo rapporto con la natura, la creazione (o il recupero) di legami con il passato, e ricercano l’esperienza di tipo sportivo, culturale o sociale che, nella loro vita quotidiana, non riescono a vivere (Troilo, 2010)4.

Si manifesta sempre più la tendenza a trasformare ogni occasione di consumo turistico in una total leisure experience (Di Meo, 2002)5, che sia in grado di soddisfare la motivazione legata all’attrattiva di base (ovvero cultura,

2Dall’Ara G. (2006). Come progettare un piano di sviluppo turistico territoriale 3

Paniccia P. (2012). Nuovi fermenti di sviluppo sostenibile nel turismo 4

Troiolo M. (2010)., contenuto in Battilani. Il turismo nei piccoli borghi

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svago, relax, sport,…). Si ricercano prodotti turistici sempre più ricchi di significati e contenuti.

Ci si trova di fronte ad una evoluzione della domanda turistica, dove si va alla ricerca di maggior valore, esperienzialità ed autenticità della vacanza. Questa evoluzione ha fatto emergere nuovi segmenti turistici legati al territorio e alle peculiarità di alcune zone rurali, offendo la possibilità anche per le località non tradizionali o i piccoli centri estranei alle rotte turistiche classiche, di poter sviluppare la propria economia anche in questo ambito. Dall’affermarsi quindi di queste nuove considerazioni che valorizzano l’ambiante in quanto risorsa ricca di valore, sono emerse nuove forme di turismo, si tratta di un turismo sostenibile6, declinato anche in ecoturismo, turismo rurale, turismo verde, ovvero segmenti in cui il turista è spinto proprio dall’interesse verso il patrimonio ambientale presentato da un luogo, e dalla ricerca di un contatto più profondo ed autentico con la cultura, la storia, la natura presente in tali località.

Sono diversi i segmenti in cui si sviluppa questo settore guidato dalla sostenibilità, uno dei quali è quello del turismo dei borghi, visto come risorsa di richiamo e di forte attrattività turistica, in grado di ridare valore alle aree territoriali nelle quali si trovano. Si ricerca la tipicità e la novità attraverso la scoperta di luoghi vicini, ricchi di tradizione. Tale richiesta di tipicità e identità deriva dal fatto che si considera il concetto di antico come un qualcosa di buono, di positivo.

Il turismo sostenibile, nello specifico, non si preoccupa solo di mantenere l’integrità delle risorse presenti nei borghi in cui si sviluppa, ma si fa anche carico di apportare un contributo attivo alla loro salvaguardia (Nicoletti, 2004); deve essere in grado di avviare attività che durino nel tempo, mantenendo i valori quali-quantitativi che lo caratterizzano, ovvero deve far coincidere le aspettative dei residenti con i bisogni dei turisti, sia nel

6Secondo il WTO (Organizzazione Mondiale del Turismo) “lo sviluppo del turismo sostenibile soddisfa i bisogni dei turisti e delle regioni ospitanti e allo stesso tempo protegge e migliora le opportunità per il futuro”.

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breve che nel lungo periodo, evitando il danneggiamento dei valori ambientali del territorio, ma allo stesso tempo garantendo esperienze ricche e qualitative al turista visitatore (Berardi, 2007)7.

1.1.2: Il turismo dei borghi

Come accennato poco fa, l’interesse verso un turismo sostenibile ha fatto si che accrescesse anche la responsabilità verso i cosiddetti borghi, portando alla creazione di un nuovo tipo di turismo. Il turismo dei borghi, anche identificato come turismo dei centri minori, è espressione del maggior interesse per il territorio che si è manifestato all’interno del mercato turistico negli ultimi tempi. In particolare, il turista è guidato da una maggiore curiosità verso la scoperta di luoghi estranei ai tradizionali percorsi turistici, delle loro tradizioni e dei sapori e prodotti tipici di tali zone. Oltre a questo desiderio di scoperta, si manifesta il bisogno di autenticità, si cerca la genuinità nelle attività che si svolgono e nei valori espressi dai luoghi visitati.

Si cerca di stringere un legame con le culture locali dei piccoli borghi, in cui è ancora possibile trovare la quotidianità e la tranquillità del luogo, potendo evadere dal caos delle metropoli. La valorizzazione dei piccoli comuni permette di trovare una soluzione al problema di degrado e di abbandono di cui soffrono molti borghi e villaggi, con il rischio di perdita di numerosi ed importanti patrimoni storico-culturali.

In Italia, per sovvenire allo spopolamento e all’estinzione dei piccoli comuni, sono state create diverse associazioni ed organizzazioni orientate appunto alla rivitalizzazione di borghi e centri minori, tra le quali la più importante è sicuramente quella ad opera dell’ Associazione Nazionale Comune Italiani (ANCI)8, che, nel 2001, ha istituito il Club “I borghi più belli d’Italia”. L’associazione mira quindi ad aumentare la visibilità dei centri attraverso iniziative promozionali, nonché attraverso l’organizzazione di

7

Berardi S. (2007). Principi economici ed ecologici per la pianificazione di uno sviluppo turistico sostenibile

8 Associazione Nazionale Comuni Italiani: l’obiettivo primario è quello di permettere la tutela, il recupero e la

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eventi quali mostre, fiere, conferenze, concerti, in grado di mettere in risalto il locale patrimonio artistico e architettonico, culturale e tradizionale, storico, eno-gastronomico, coinvolgendo abitanti e istituzioni locali. La mera promozione non è però lo scopo ultimo del Club, che si prefigge, infatti, di garantire il recupero e la valorizzazione di monumenti e memorie che costituiscono un patrimonio altrimenti dimenticato (Santoro, 2008).

1.2: Le prime idee di Albergo diffuso

Come appena osservato, possiamo constatare che si ha una nuova sensibilità nei confronti della qualità della vita e dell’ambiente dei territori rurali e dei piccoli centri. Questa sensibilità è andata aumentando dopo gli anni ’70, a seguito del rapido processo di urbanizzazione che ha portato alla nascita di grandi città industriali. In questo periodo, inoltre, si vive il boom del turismo balneare e montano, con un’emergente necessità di decentrare l’attività turistica al di fuori delle località più note in modo da poter gestire i flussi in maniera sostenibile. Per rimanere competitivi dal punto di vista turistico, in Italia occorre sviluppare un turismo che sia in grado non solo di migliorare l’esperienza vissuta dai turisti nelle tradizionali località, che vengono visitate dal turismo di massa, ma anche far scoprire le bellezze dell’Italia minore, conosciuta da pochi ma in grado di offrire un ricco patrimonio, sia ambientale che storico-culturale.

Nei primi anni ’80, si diffonde l’idea di utilizzare le case vuote ed abbandonate per offrire servizi di ospitalità ai turisti, attirando flussi in aree montane disabitate. L’attenzione iniziale era soprattutto sul prodotto, poiché ci si concentrava su come valorizzare turisticamente un determinato sito rurale, invece che costruire un’offerta partendo appunto dalle esigenze della domanda, interessata sempre più all’esperienzialità e all’autenticità dei borghi. I primi anni, dunque, hanno visto la diffusione del termine “albergo diffuso” ma non l’effettiva implementazione di un relativo modello di ospitalità originale e caratteristico (Dall’Ara, 2010).

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L’Italia è sede di grandi città ma anche di migliaia di piccoli borghi situati sulle cime dei monti, immersi nel verde delle pianure o a picco sul mare. Purtroppo, nonostante la bellezza dei paesaggi, i piccoli centri sono esposti all’abbandono e allo spopolamento, finendo per essere abitati solo da persone anziane, legate al loro luogo d’origine e al loro passato. Un esempio può essere la piccola cittadina di Ciro’ (in Calabria). Come analizzato in precedenza, ci si trova di fronte ad una evoluzione della domanda turistica, si ricercano maggiori contenuti, maggior valore e più autenticità della vacanza. Questi nuovi segmenti turistici legati al territorio e alle peculiarità di determinate zone rurali, offrono la possibilità alle località non tradizionali o ai piccoli centri estranei alle rotte turistiche classiche, di poter sviluppare la propria economia anche in questo ambito. Emerge un significativo desiderio di contatto con il territorio (Marangon et al., 2008 e 2010) e dunque l’offerta ha sviluppato maggior diversificazione delle forme di ospitalità e di ricettività, proprio per soddisfare tali esigenze (Marangon e Troiano, 2010).

Un ruolo fondamentale nella costruzione di un’offerta turistica competitiva oggigiorno è dato dall’identità del luogo, il quale rappresenta quell’elemento di valore ricercato dal turista contemporaneo: l’atmosfera che si può respirare in un borgo affascina, emoziona, coinvolge e permette un’immersione nella cultura e nella vita delle comunità rurali. Chi arriva in un borgo cerca ospitalità, accoglienza, coinvolgimento, e tutto questo si deve riscontrare anche nelle strutture ricettive presenti sul territorio.

Partendo da tali considerazioni, le prospettive per lo sviluppo turistico dei borghi e dei centri minori si presentano piuttosto positive, confermate anche dal numero sempre più crescente di turisti che cercano forme di ospitalità che permettano un contatto diretto e più vicino con le comunità rurali.

Tra le innovazioni sorte nel campo dell’ospitalità e della ricettività, troviamo formule diverse ma accomunate dal fine principale di valorizzare il territorio e le risorse ad esso appartenenti. La creazione di un albergo diffuso comporta dei cambiamenti sia a livello organizzativo che sociale all’interno del borgo stesso. Sono diversi i soggetti che entrano a far parte di questo

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progetto, così come sono diverse anche le loro mansioni e responsabilità, questo perché essendo un tipo di ospitalità che ha l’obiettivo di promuovere e valorizzare i piccoli centri cercando di dare nuovamente quell’immagine di vitalità che predominava prima in quei luoghi, si ha la necessità e l’esigenza di creare una sinergia tra i diversi operatori che parteciperanno al soggiorno dei turisti. Ruolo di primaria importanza è rappresentato dai residenti della cittadina, questi avranno il compito di raccontare e condividere le diverse tradizioni che ancora sopravvivono nel paese, altro ruolo fondamentale è rappresentato dall’ente comunale, che dovrà sostenere il progetto cercando di mettere in risalto il proprio patrimonio artistico, culturale ed enogastronomico.

Fig. 1: Collaborazione tra i diversi attori del turismo

L’albergo diffuso è quindi il risultato positivo di un esperimento, che consiste nel proporre al mercato un offerta con stili di ospitalità originali, rivolgendosi ad una domanda interessata a soggiornare in un contesto

Borgo Comunità locale Turisti Sistema politico e amministrativo Imprese

Fonte: Ont - Sviluppo sostenibile e competitività del settore ))turistico)

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urbano autentico, a vivere a contatto con i residenti, usufruendo dei normali servizi alberghieri, come ad esempio la prima colazione. Questo tipo di ricettività si è rivelata particolarmente adatta per borghi e paesi caratterizzati da centri storici di interesse artistico ed architettonico, che in tal modo possono recuperare e valorizzare vecchi edifici chiusi e non utilizzati, ed al tempo stesso possono risolvere i problemi inerenti alla ricettività con nuove costruzioni.

Come accennato nei paragrafi precedenti il turista è cambiato, e così anche i loro bisogni, l’albergo diffuso possiede tutti i requisiti per poter soddisfare le esigenze presenti all’interno della nuova domanda turistica. L’albergo diffuso può mettere a disposizione diverse tipologie di offerta:

capacità di soddisfare i desideri di clienti esigenti ed esperti: si tratta di persone che hanno il gusto di viaggiare, che hanno trascorso vacanze e soggiorni in diversi tipi di alberghi e località, e sono alla ricerca di formule innovative e al tempo stesso in grado di rispecchiare il più possibile le caratteristiche del luogo;

rispetto dell’ambiente culturale: la proposta dell’albergo diffuso si muove direttamente nella direzione di recupero del patrimonio artistico e culturale dei centri minori, perseguito con tenacia sia dalla politiche comunitarie che da quelle nazionali e locali, e possiede le potenzialità per incrementare il reddito e l’occupazione dei piccoli centri, per mantenere o incrementare la popolazione, senza per questo intervenire contaminando la cultura, l’ambiente, l’identità dei luoghi;

autenticità: a differenza degli alberghi tradizionali, l’albergo diffuso permette ai turisti di vivere l’esperienza di un soggiorno in case e palazzi progettati per essere vere abitazioni, con aspetti strutturali, quali muri, spazi, infissi, arredi ed impianti diversi da quelli progettati per i turisti;

struttura della proposta: il turista che si indirizza verso l’albergo diffuso ha a sua disposizione una varietà di scelte, tutte offerte

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dallo stesso operatore ricettivo. Il prodotto albergo diffuso è di per sé differenziato in termini di diverso livello di comfort delle varie abitazioni, diverse distanze dal centro, diverse caratteristiche degli edifici, e ciò consente dunque anche una politica di differenziazione dei prezzi, con l’intento di potersi rivolgere con molteplici proposte a diverse tipologie di turisti;

originalità-novità della proposta: una soluzione ricettiva in gran parte originale, in quanto comporta una maggior visibilità ed offre numerosi vantaggi in termini di strategia di posizionamento nel mercato turistico. Questa originalità è confermata dal fatto che, il termine di albergo diffuso all’estero ha mantenuto il nome in italiano, non subendo così la traduzione in altre lingue;

servizi alberghieri: gli alberghi diffusi garantiscono tutti i servizi alberghieri, dal ristorante alle sale comuni, alla piccola colazione eventualmente servita anche in camera; e quindi alloggio, vitto e servizi accessori. Inoltre la dimensione complessiva dell’albergo diffuso permette di personalizzare i servizi, di aumentare il coinvolgimento degli ospiti, di avviare il processo di fidelizzazione e di sviluppare il passaparola.

Bisognerà saper accogliere ed alloggiare i viaggiatori secondo standard qualitativi validi, le camere non saranno più al 3° e 4° piano ma distribuite tra le vie e le abitazioni del paese; sarà un luogo dove non ci sarà più un ristorante ad orari prestabiliti, dove gli anziani del paese potranno trasferire ai giovani cultura e tradizioni per entrare a far parte di una realtà che li ha saputi affascinare ed attrarre.

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Fig. 2 = Albergo diffuso mix tra alberghiero ed extralberghiero

Fonte: www.diritto.it

L’albergo diffuso rappresenta la fusione perfetta tra sistema ricettivo alberghiero ed extralberghiero;

1.2.1: Nascita dell’albergo diffuso

Approfondendo il concetto appena visto di albergo diffuso possiamo dire che ha origine a Carnia (UD), grazie a Giancarlo Dall’Ara9, che a seguito del terremoto che nel 1976 distrusse gran parte dei caseggiati e degli edifici del Friuli Venezia Giulia. Per ovviare allo spopolamento dei borghi, ormai quasi disabitati dopo la faticosa ricostruzione, nasce quella che nei decenni successivi verrà definita la prima idea di albergo diffuso. La caratteristica principale è quella di trasformare un borgo in luogo di ospitalità che in maniera comunitaria cerca di rendere fruibile quelle che sono le risorse tradizionali: dai prodotti alimentari alle tradizioni più antiche. Si tratta di forme di ospitalità diffusa che un determinato perimetro si trasforma in albergo. Il nome “albergo diffuso” viene utilizzato come sintesi descrittiva del modello, che si costituisce da una serie di edifici, appartamenti o case, sparsi su un determinato territorio (da qui dunque il termine diffuso), utilizzate a

9

Docente di marketing turistico a cui è stato riconosciuto in modo formale per la prima volta in Sardegna l’Albergo Diffuso con una normativa specifica che risale al 1998, ora presidente dell’ Associazione Nazionale Alberghi diffusi.

EXTRALBERGHIERO ALBERGHIERO

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scopi turistici ed accomunate dalla fornitura di servizi ed attività turistiche (dunque albergo).

L’idea iniziale era quella di trovare una fruibilità turistica delle costruzioni ristrutturate ma lasciate vuote, che permettesse una ripresa dell’economia locale attraverso la valorizzazione degli edifici sottoutilizzati. Il termine venne utilizzato per la prima volta nel 1982 in riferimento ad un progetto di valorizzazione turistica del borgo di Comeglians (UD) (Progetto

Pilota Comeglians, diretto in veste di consulente esperto di turismo e di

ospitalità alberghiera da Giancarlo Dall’Ara) dove venne poi formalmente costituito nel 1999, con l’obiettivo di creare «un sistema per gestire il

territorio, promuoverlo, animarlo, organizzare e coordinare varie attività nel settore turistico, ambientale e artigianale in modo da valorizzare il comprensorio montano locale» (Droli, contenuto in Marangon e Troiano,

2013, p.97).

Il primo progetto di Comeglians è però diverso da ciò che si intende oggi con il termine albergo diffuso: nelle zone colpite dal terremoto vi era, infatti, la necessità di recuperare i borghi distrutti ed abbandonati, e l’offerta che si presentava al principio era costituita da case e borghi da ristrutturare e in gran parte disabitati. Si tratta in questo caso quindi, di case sparse sul territorio ma utilizzabili a fini turistici, ed è più corretto parlare di residence diffuso, in quanto mancano sia una gestione alberghiera dei diversi immobili, sia i vari servizi destinati agli ospiti (primo tra tutti il servizio di reception ed accoglienza), necessari invece nella formula dell’albergo diffuso.

Uno dei primi progetti, oltre a quello di Comeglians, capaci di affermare l’idea e il concetto di albergo diffuso è quello di San Leo in Montefeltro (RN) del 1989, che prevedeva la possibilità di utilizzare appartamenti e case situate nei pressi della piazza principale, fornita di bar e servizi commerciali, da cui nacque l’ipotesi di avviare una gestione alberghiera di tali abitazioni. Fino agli anni ’90, però, il modello non trova concreta attualizzazione. I motivi che ne hanno ritardato l’effettiva

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realizzazione sono diversi, primo fra tutti sono quelli di tipo normativo: in Italia, infatti, la prima norma che riconosce da un punto di vista legislativo l’albergo diffuso è del 1998 (legge regionale n.27 del 12 agosto 1998, Regione Autonoma della Sardegna). Oltre a questo ostacolo, si presentavano anche complessità di tipo culturali, resistenze legate alla proprietà frammentata degli abitanti, e della scarsa volontà da parte dei proprietari di investire in soluzioni ritenute così innovative. Inoltre era sempre presente il problema legato alla messa a punto e al perfezionamento del modello, in modo da giungere all’affermarsi di una formula condivisa ed utilizzabile in diversi contesti territoriali.

Fig. 3 = Evoluzione dell’ Albergo diffuso

Fonte: www.alberghidiffusi.it

Un primo grande cambiamento avviene nel 1989, quando Giancarlo Dall’Ara elabora un concept di albergo diffuso all’interno del progetto turismo dell’amministrazione comunale di San Leo, nel Montefeltro. La struttura urbanistica del Comune è adatta per lo sviluppo di un albergo diffuso, in quanto attorno alla piazza centrale vi sono una serie di abitazioni da destinare all’accoglienza turistica, e la piazza del centro è circondata da bar e servizi che rappresentano il cuore della nuova proposta di ospitalità.

Albergo diffuso:

un po’ casa un po’albergo

1976 Carnia = 1° AD 1989 = 1° Concept di Dall’Ara 1998= 1° Legge regionale, n. 27 Sardegna 2002=1° Legge in Calabria, n. 64-65

2006= nascita del marchio Alberghi diffusi

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1.2.2: Definizione e descrizione della nuova forma di ospitalità

Nel 2006 nasce un marchio che certifichi la qualità degli alberghi diffusi per distinguere quelli che possiedono i requisiti minimi richiesti per essere considerati tali. Nasce così l’ Associazione Nazionale degli Alberghi Diffusi (ADI) con sede a Campobasso, questa ha l’obiettivo di promuovere e sostenere lo sviluppo degli alberghi diffusi in Italia, tutelandone l’immagine e la reputazione presso le istituzioni pubbliche, la stampa, il sistema intermediario e la domanda turistica. L’albergo diffuso viene definito come «un esercizio ricettivo situato in un centro storico, caratterizzato da una comunità viva, dislocato in due o più stabili vicini tra loro, con gestione unitaria ed in grado di offrire a tutti gli ospiti servizi alberghieri» (Dall’Ara e Esposito, 2005, p. 14).

Le caratteristiche distintive10 dell’albergo diffuso sono:

 la gestione unitaria (struttura ricettiva gestita in forma imprenditoriale); come riportato nell’art. 3 del Regolamento dell’Albergo Diffuso 200811

, regolamento riportato per intero in appendice 2;

 l’offerta dei servizi alberghieri e gli ambienti comuni a tutti gli ospiti alloggiati nei diversi edifici che lo compongono (ricevimento, sale comuni, bar, punto di ristoro);

 ambiente autentico garantito dal mantenimento dell’architettura tradizionale, utilizzando case ammobiliate e ristrutturate secondo lo stile locale, pensando ai turisti come a dei residenti;

 distanza tra gli immobili tale da permettere l’offerta a tutti gli ospiti dei sevizi alberghieri (massimo 200/300 metri tra le unità abitative e la struttura con i servizi di accoglienza e i servizi principali);

 presenza di una comunità locale viva;

10

www.albergodiffuso.it

11Regolamento Regionale 27 ottobre 2008, n. 4 - Regione Calabria, Articolo 3 (Requisiti gestionali): l’esercizio di albergo diffuso deve essere condotto esclusivamente in forma imprenditoriale.

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 gestione professionale non standardizzata, diversa da quella che caratterizza gran parte delle catene alberghiere, coerente con la proposta di autenticità dell’esperienza e con il legame con il territorio;  stile riconoscibile, dato dall’autenticità del servizio di ospitalità e dal

legame con il territorio, da cui trae le peculiarità caratteristiche.

La particolarità di tale formula risiede nel fatto che non prevede la costruzione di nuovi edifici o di nuove strutture ma recupera quelle già esistenti, evitandone l’abbandono e il degrado. Le camere ed i connessi servizi ricettivi sono ubicati all’interno di unità abitative pre-esistenti, mentre l’attività di ristorazione viene svolta in un centro esterno, comune a tutte le unità (in alcuni casi potrebbe anche non essere garantita, essendo considerata accessoria, ma spesso viene invece valorizzata acquisendo rilevanza culturale, come espressione delle tradizioni locali). L’attrattività turistica dipende dalla capacità di valorizzare effettivamente i luoghi in cui si colloca, pertanto le modalità di ristrutturazione devono rispettare le scelte tecniche ed architettoniche locali (Dall’Ara e Droli, 2012).

La prima regolamentazione legislativa avviene solo nel 1998 da parte della Sardegna, questo punto verrà trattato nel prossimo paragrafo.

Essendo qualificato come albergo, deve rispettare la normativa nazionale delle strutture ricettive (legge n. 217 del 17 maggio 1983, ai cui art. 6 - 7 definisce le tipologie di strutture ricettive)12,deve duqnue presentare almeno sette camere gestite in modo unitario, offrire un servizio di assistenza continuativo, mentre è facoltativo, come già accennato, il servizio di ristorazione interna. Le differenze rispetto ad un albergo tradizionale sono numerose e legate soprattutto alla forte integrazione dell’albergo diffuso nel territorio in cui sorge e nella comunità in cui viene realizzato, grazie alla quale è possibile presentare un’offerta in cui il turista sia considerato non un estraneo di passaggio, ma un abitante del luogo.

12Legge abrogata dal 6° comma dell’art. 11 della Legge 135/2001: a decorrere dalla data di entrata in vigore del Decreto cui l’articolo 2, comma 4 della stessa legge. Questo DPCM è stato emanato il 13 Settembre 2002, dopo la riforma del Titolo V della Costituzione del 2001 ed, in particolare, del suo articolo 117 che ha assegnato alle Regioni la competenza legislativa esclusiva in materia di turismo.

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Tra le altre caratteristiche distintive del modello di albergo diffuso troviamo lo scopo mutualistico della relazione che lega impresa e territorio, riguardante il recupero dell’autenticità di edifici di particolare pregio storico, artistico ed architettonico; nonché la gestione unitaria e sistemica del complesso, in cui i vari processi di produzione ed erogazione dei servizi offerti fanno capo ad un unico soggetto (Paniccia, 2012).

La formula così strutturata presenta molteplici punti di forza (Dall’Ara, 2010, pp. 24-26):

 si tratta di un modello originale di ospitalità, in grado di offrire sia maggiore contatto con il territorio e sia un’esperienza di autenticità ricercata dal turista moderno. Inoltre, proprio grazie al suo essere innovativo, gode di maggior visibilità ed offre vantaggi strategici di posizionamento nel mercato turistico;

 è un modello nato in Italia ma esportabile in altri ambiti territoriali, essendo flessibile ed adattabile alle diverse peculiarità del territorio;  non richiede costruzioni nuove, ma recupera edifici ed abitati

pre-esistenti, riducendo l’impatto ambientale;

 garantisce il rispetto per l’ambiente e per la cultura di un luogo, recuperando il patrimonio storico, artistico e culturale dei centri minori;  presenta un’offerta articolata, proponendo al turista un servizio differenziato data dalla vastità di scelte delle camere e dei servizi disponibili;

 offre uno stile gestionale originale, creando un’atmosfera particolare difficile da trovare in contesti standardizzati anche perché intensifica le relazioni tra turista e comunità locale, e questo permette di offrire esperienze di valore, che consente al turista di sentirsi parte integrante della comunità come residente temporaneo e non un estraneo;

 funge da motore per lo sviluppo territoriale in ottica di sostenibilità, permettendo la rianimazione di borghi e centri storici soggetti a rischio di spopolamento, attirando turisti in località altrimenti non conosciute e

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fornendo nuove fonti di reddito, aumentando così il grado di attrattività di un’area, anche in termini di investimenti.

Tra i punti di debolezza della formula possiamo individuare:

 difficoltà di gestione, che può portare a delle diseconomie a causa della dispersione nella gestione dei diversi immobili (ognuno dei quali attrezzato e riscaldato in maniera differente) a causa dell’impossibilità di centralizzare e standardizzare i servizi;

 richiesta di importanti investimenti per le ristrutturazioni iniziali, poiché occorre garantire il rispetto dello stile architettonico pre-esistente e, allo stesso tempo, assicurare il rispetto delle normative vigenti;

 impegno per la manutenzione di spazi estesi e differenziati tra loro secondo lo stile architettonico.

Generalmente, sia dal punto di vista degli investimenti iniziali che per quanto riguarda gli oneri di gestione, l’albergo diffuso comporta costi mediamente più elevati rispetto a quelli determinati dalla gestione di un albergo tradizionale. Nonostante questo, però, i benefici che può apportare al territorio sono considerevoli: valorizzazione del patrimonio immobiliare esistente; valorizzazione del patrimonio culturale e delle tradizioni locali; rivitalizzazione di attività produttive e commerciali locali; recupero di risorse altrimenti sottoutilizzate, ecc. (Dall’Ara, 2012). Questi benefici hanno permesso all’albergo diffuso di ottenere il titolo di “innovazione sostenibile” da parte del United Nations Development Programme (UNDP), che ne riconosce la sostenibilità sotto quattro aspetti fondamentali (Dichter, 2008; contenuto in Marangon e Troiano, 2013):

1. ambientale: non prevedendo nuove costruzioni, ma recuperando quelle esistenti, non deturpa il paesaggio;

2. istituzionale: prevede un modello di sviluppo che coinvolge gli attori locali, dando loro possibilità di coinvolgimento e di cooperazione per la partecipazione ad un progetto di interesse comune;

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3. sociale: può essere applicato alle località estranee ai circuiti più frequentati, permettendo così la rivalutazione di comunità altrimenti trascurate;

4. economico: richiede e sostiene una domanda attratta dai luoghi e da quella particolare tipologia di proposta, fornendo la possibilità di sfruttare nuove fonti di reddito.

Oggi si è infatti diffusa la consapevolezza che un albergo diffuso, più che modello innovativo di ospitalità alberghiera, sia un vero e proprio progetto di sviluppo del territorio. Può essere considerato un prodotto d’area, ovvero un “sistema ospitale flessibile, che si caratterizza attraverso le relazioni tra gli elementi tangibili e intangibili che lo compongono, e che ha l’obiettivo di valorizzare la qualità e la vocazione di un territorio, nonché di aumentare il potere di attrattività di una destinazione” (Dall’Ara, 2007, p. 20). L’albergo diffuso fornisce alloggio e altri servizi in camere dislocate in più stabili separati e pre-esistenti, ubicati in un centro storico, integrati tra loro dalla centralizzazione in un unico stabile dell’ufficio di ricevimento, nello stesso o in un altro stabile delle sale di uso comune ed, eventualmente degli altri servizi offerti, le cui unità abitative sono distanti non più di 300 metri effettivi dallo stabile nel quale è ubicato il servizio di ricevimento, caratterizzato da uno stile riconoscibile uniforme e rispettoso dell’identità del luogo e dotato di arredi, di attrezzature e di servizi tra loro omogenei.

Ogni camera deve:

 Offrire livelli di comfort, dimensioni, posti letto, arredo e tariffe differenti così da poter accogliere clienti con esigenze diverse;

 Offrire autenticità e sapore locale;

 Presenza di documentazione promozionale sul territorio e sugli eventi più significativi;

 Avere un nome che la distingua dalle altre e non un numero;  Presenza di ricettari sui piatti tipici locali.

(30)

La reception possiamo definirla come hall interna. Gli arredamenti di accoglienza non devono essere tradizionali e freddi come il classico bancone, ma devono rispecchiare la personalità e il lavoro di chi lo gestisce, ad esempio con divani e poltrone.

L’Albergo Diffuso è un albergo orizzontale, questo porta alla nascita di una seconda hall, quella esterna, formata da piazze, vicoli che diventano i corridoi dell’albergo, così che il “residente temporaneo” abbia l’idea di entrare a far parte di un vicinato. La cosa importante è che gli spazi comuni siano frequentati non solo dai clienti, ma anche dai residenti e dai turisti.

Ad esempio il ristorante, in alcuni casi il gestore dell’albergo diffuso potrebbe convenzionarsi con un ristoratore del posto garantendo ai suoi ospiti qualità e coerenza nel servizio. Dovrebbe essere favorita la preparazione di piatti con prodotti enogastronomici locali. Gli ospiti a loro volta possono partecipare alla produzione di piccoli lotti di prodotti alimentari quali marmellate, olio ecc..

L’Albergo Diffuso risolverebbe diversi problemi, quali:

 disoccupazione;  spopolamento;  stagionalità;  ricettività.

Tra l’altro l’albergo diffuso è la risposta ai diversi bisogni del turista moderno, tra questi:

 scoperta di luoghi minori;  autenticità;

 territorialità;

(31)

Queste esigenze vengono colmate anche grazie al nuovo piano strategico nazionale del turismo del Ministero per i beni e le attività culturali (Mibact),che rafforza l’Italia come museo diffuso e governa la crescita del turismo internazionale proponendo nuove destinazioni. Il ministro Franceschini infatti dichiara che: “ È importante far conoscere agli italiani e ai tanti visitatori che sempre più giungono dall’estero quel vasto patrimonio di arte, storia e tradizioni di cui sono ricchi i nostri territori. Favorire l’incontro fra chi intende il viaggio come un’esperienza di crescita e questo patrimonio è necessario per lo sviluppo di un turismo autenticamente sostenibile”.

Tutte le azioni dal Piano mirano a mettere al centro del processo il turista e i suoi fabbisogni e si ispirano a tre principi trasversali, sui quali fondare strategie e investimenti:

 sostenibilità: riferita sia alla conservazione delle risorse naturali e del paesaggio, sia alla fruizione del patrimonio e all’uso delle risorse finanziarie;

 innovazione: in una vasta area di ambiti;

 accessibilità: intesa come possibilità di accedere, fisicamente e culturalmente, alle risorse ambientali e culturali del Paese.

Inoltre il Ministro Franceschini denomina il 2016 come l’anno del cammino, più precisamente l’Anno Nazionale dei Cammini13

. In Italia sono più di 6500 i km di cammini naturalistici, religiosi, culturali e spirituali spesso poco conosciuti, che aspettano di essere percorsi per far apprezzare a sempre più persone e non solo agli appassionati trekker. Le potenzialità del nostro territorio, vengono quindi considerate come un’opportunità in più per favorire la scoperta di piccoli borghi sconosciuti. Finalizzata alla valorizzazione del patrimonio costituito dagli itinerari escursionistici pedonali o comunque fruibili con altre forme di mobilità dolce sostenibile, di livello

13

La presente direttiva impartisce disposizioni agli Uffici allo scopo di programmare e realizzare efficacemente le azioni di valorizzazione dei "cammini".( http://www.beniculturali.it/mibac)

(32)

nazionale e regionale, che rappresentano una componente importante dell'offerta culturale e turistica del Paese14.

Ai fini della presente direttiva, sono considerati "cammini" gli itinerari culturali di particolare rilievo europeo e/o nazionale, percorribili a piedi o con altre forme di mobilità dolce sostenibile, e che rappresentano una modalità di fruizione del patrimonio naturale e culturale diffuso, nonché una occasione di valorizzazione degli attrattori naturali, culturali e dei territori interessati. In coerenza con la visione del Consiglio d'Europa, i cammini attraversano una o più regioni, possono far parte di tracciati europei, si organizzano intorno a temi di interesse storico, culturale, artistico, religioso o sociale.

In tale contesto, il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo promuove una serie di azioni coordinate per la realizzazione di studi, approfondimenti ed iniziative, finalizzate alla valorizzazione del patrimonio materiale ed immateriale associato ai cammini nonché allo sviluppo ed implementazione di modelli di fruizione e gestione adeguati di tale patrimonio, favorendone ogni azione volta a garantire la più ampia integrazione delle componenti ambientali, paesaggistiche con le attività agricole, artigianali e turistico-culturali15.

Si può comunque dire che: grazie all’attivazione di queste numerose iniziative, l’albergo diffuso sviluppa un indotto di attività che offre nuove possibilità di lavoro e di reddito alla popolazione locale, e che contribuisce di conseguenza a limitare lo spopolamento di molti piccoli centri italiani, in particolare di quelli situati nelle zone più interne. Ad oggi esistono 85 alberghi diffusi riconosciuti sul territorio italiano (dati tratti dal sito ufficiale www.alberghidiffusi.it, 2016). 14 http://www.lifegate.it/persone/stile-di-vita/il-2016-e-l-anno-del-cammino 15 www.ilfattoquotidiano.it

(33)

1.3: Disciplina dell’Albergo diffuso

Possono assumere la denominazione di albergo diffuso gli alberghi caratterizzati dalla centralizzazione in un unico stabile dell’ufficio ricevimento, delle sale di uso comune, dell’eventuale ristorante e dalla dislocazione delle unità abitative in uno o più stabili separati, purché ubicati nel centro storico del comune. L’obbligatorietà dei requisiti ai fini della classificazione permane in quanto compatibile con la struttura diffusa dell’esercizio16”.

A partire dagli anni novanta , il modello dell’albergo trova un primo riconoscimento normativo nella Regione Sardegna in attuazione della legge quadro per il turismo 17 maggio 1983, n. 217.17

La Regione Sardegna, all’art. 25 della legge regionale Sardegna 12 agosto 1998, n 27, introduce per la prima volta una definizione di albergo diffuso18 (www.regione.sardegna.it), il testo completo della presente legge è riportato in Appendice 1.

Il contributo dell’esperienza sarda è risultato fondamentale per la costruzione della figura attuale dell’albergo diffuso, in quanto ha offerto, un primo modello di riferimento. Dopo la Sardegna sino ad oggi altre otto Regioni hanno disciplinato la figura: il Friuli Venezia Giulia (2002), Marche e Umbria (2006), Emilia Romagna (2007), la Provincia di Trento (2007 a modifica di una precedente legge del 2002), la Liguria (con due leggi la prima entrata in vigore nel 2007, la seconda nel 2008) e infine la Calabria (2008).19

16

Legge Regionale n. 22 del 14 maggio 1984 art 3

17L ’art. 6 ultimo comma delle legge n. 217 / 83 attribuiva, infatti alle Regioni il potere di disciplinare nuovi modelli di ricettività o di designare con nuove denominazioni strutture preesistenti. La legge quadro sopra citata è stata abrogata a norma dell’art. 11 della L. 29 marzo 2001, n. 135 a seguito della entrata in vigore del D.P.C.M 13 settembre 2002.)

18

Legge Regionale 12 agosto 1998, n. 27 ( Appendice 1) 19

Le Regioni hanno legiferato in attuazione del D.P.C.M 13 settembre 2002, emanato in attuazione della legge quadro n. 135/2001, che ha attribuito, una maggiore autonomia alle Regioni in campo turistico. Il regolamento ha dovuto tener conto della modifica del titolo V della Costituzione, ad opera della legge costituzionale n. 135 del 2001, che ha attribuito alle Regioni la competenza legislativa in materia turistica. Il D.P.C.M 13 settembre 2002, in tema di strutture ricettive, attribuisce, infatti, alle Regioni il compito di definire in piena libertà le tipologie delle diverse attività ricettive e le relative definizioni con l’unico limite a esse assegnate di determinare in maniera uniforme gli standard minimi comuni.)

(34)

Possiamo iniziare col dire che tutte le Regioni inquadrino l’albergo diffuso tra le strutture ricettive alberghiere, ad eccezione della Liguria e della Provincia di Trento che qualificano tali strutture nell’ambito della ricettività extralberghiera. Con riferimento alla legge della Provincia di Trento, infatti, se da un lato la disposizione assimila gli alberghi diffusi alle strutture alberghiere, (prevedendo che debbano essere costituiti da almeno sette unità abitative e devono garantire i servizi di prima colazione e di somministrazione di alimenti e bevande); dall’altro vengono inquadrati tra le strutture extralberghiere. Anche il Friuli Venezia Giulia, nonostante la denominazione e la definizione fornita, disegna un modello che si avvicina maggiormente a quello della ricettività extralberghiera introducendo la nozione di unità abitativa e non di camera che può essere ubicata anche a grande distanza dai locali di ricevimento.

A tal fine si ritiene opportuno analizzare preliminarmente come si comportano sia nelle strutture alberghiere , sia in quelle extralberghiere tre aspetti fondamentali:

 il carattere imprenditoriale o meno dell’attività svolta;

 i rapporti con la pubblica amministrazione (regime amministrativo);  la natura dei rapporti tra operatore e cliente (regime privatistico).

Il carattere imprenditoriale presente nell’attività alberghiera è indiscutibile, mentre per le altre strutture ricettive la normativa regionale non è omogenea: sono strutture gestite in forma imprenditoriale, ad esempio, i campeggi e i villaggi turistici, le case e appartamenti per vacanze (in presenza di un certo numero di unità immobiliari); non sono gestiti in forma imprenditoriale gli esercizi di affittacamere , i bed and breakfast, ecc. Per quanto riguarda il regime amministrativo, le attività alberghiere possono essere esercitate sulla base di una autorizzazione rilasciata dal Sindaco, in forza dell’art. 9 della legge n 135/ 2001. E’, ancora rimessa al Sindaco, la valutazione in merito all’osservanza della normativa “edilizia, urbanistica ,

(35)

igienico sanitaria e di pubblica sicurezza, nonché quella sulla destinazione d’uso dei locali e degli edifici” .

Per poter esercitare l’attività alberghiera, è necessario attivare un procedimento autorizzatorio complesso. Alcune strutture extralberghiere, invece, come ad esempio l’esercizio di affittacamere e assimilati, in seguito all’entrata in vigore del regolamento autorizzato, adottato con il D.P.R n. 311/2001 sono riconducibili ad una forma di iniziativa economica privata interamente libera (A. Gratteri 2006). Per quanto riguarda, infine, il regime privatistico, nelle attività ricettive alberghiere oltre al servizio di alloggio, vengono forniti altri servizi accessori, (ad esempio accoglienza, pulizie e riassetto della camera, punti informativi, somministrazione di alimenti e bevande, professionalità del personale utilizzato, ecc), la cui natura varia a seconda dell’attività presa in considerazione (A. Gratteri 2006).

La scelta di collocare la figura dell’albergo diffuso tra gli esercizi extralberghieri, operata da alcune Regioni, comporta in primo luogo che ad esse non possa applicarsi lo statuto proprio dell’impresa alberghiera. E’ vero che tutte le Regioni hanno comunque inteso assicurare oltre al godimento dell’immobile anche la fornitura di altri servizi, ma se per alcune regioni deve trattarsi di servizi di natura propriamente alberghiera, per altre regioni può parlarsi di servizi di natura genericamente alberghiera.

Alla Sardegna, spetta il primato nella disciplina regionale dell’albergo, ma anche il primato nella revisione della medesima regolamentazione, revisione che cerca di tenere conto delle difficoltà nell’applicazione della normativa da parte degli albergatori.

Al turismo viene attribuito un ruolo di traino per lo sviluppo locale, e le iniziative di ospitalità diffusa possono essere fatte rientrare tra i programmi europei di riqualificazione urbana e di sviluppo dei territori rurali, ottenendo quindi il supporto delle politiche europee che, a livello generale, indicano i criteri basilari sui quali le amministrazioni regionali dei singoli Paesi possono

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definire specifici programmi di sviluppo adatti alle peculiarità delle diverse realtà territoriali.

1.3.1: La legislazione sul turismo in Calabria

Legge regionale 05 aprile 2008, n. 8 Riordino dell’organizzazione turistica regionale, per il testo completo si rimanda all’appendice 2; mentre per il testo completo del Regolamento Regionale 27 ottobre 2008, n. 4 si rimanda all’appendice 3:

Fig. 4: Le norme regionali sull’Albergo Diffuso

Fonte: http://www.alberghidiffusi.it/elenco-normative-regionale

Nella cartina geografica dell’Italia sono rappresentati con dei cerchi tutte le regioni che hanno emanato una legge o un regolamento in materia di albergo diffuso.

Legge Regionale n. 8 del 05 aprile 2008

REGOLAMENTO

REGIONALE 27 ottobre 2008, n. 4

Regolamento di attuazione art. 12 Legge regionale 31 marzo 2008 n. 8.(BUR 15 novembre 2008, n. 22)

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1.4: Casi di successo in Italia e all’estero

Al fine di riuscire a delineare gli elementi e i requisiti fondamentali per la realizzazione di un albergo diffuso nel paese di Ciro’, nonché le modalità ottimali relative alla sua gestione e al suo sviluppo, è stata svolta una ricerca sui numerosi casi di albergo diffuso presenti in Italia e all’Estero, con l’obiettivo di individuare le caratteristiche comuni, le peculiarità distintive, e i fattori che avvantaggiano o svantaggiano l’attuazione di una simile attività, per capire la sua applicabilità al borgo oggetto di interesse.

Dopo un’attenta analisi e osservazione di tutti gli alberghi diffusi italiani (82, secondo stime dell’Associazione Italiana Alberghi Diffusi, dati 2016)20 ne sono stati selezionati 3 sorti in località il più possibile simili (e dunque confrontabili) con il territorio di Ciro’:

 albergo diffuso Antica Torre del Nera – Scheggino (PG);  albergo diffuso Muntaecara - Apricale (IM);

 albergo diffuso Crispolti - Labro (RI).

L’analisi di questi casi, confrontati poi con quelli calabresi, dovrebbero aiutare a comprendere se, in una situazione come quella di Ciro’, sia possibile avviare una forma di ospitalità diffusa quale l’albergo diffuso, e quali siano le migliori modalità di attuazione alla luce degli esempi studiati. Le variabili oggetto d’indagine per l’analisi approfondita dei casi individuati sono state:

 attrattive presentate dal comune di riferimento;

 numero di strutture utilizzate a scopi ricettivi (non inferiori a due strutture separate);

 tipologia di servizi offerti (accoglienza, ristorazione, informazione; organizzazione di attività o escursioni; ecc.);

 struttura gestionale dell’albergo (società, associazione, cooperativa);

20

(38)

 intervento predominante del pubblico o di privati.

Nello specifico, la risposta alla ricerca prima descritta, permetterà di individuare le risorse necessarie all’avvio di tale attività (per esempio, se sia sufficiente fornire le strutture necessarie ricercando soggetti esterni per la gestione delle stesse, o risulti fondamentale il coinvolgimento della comunità) nonché le migliori modalità di organizzazione della stessa (forma cooperativa o societaria, società individuale o di persone, quale suddivisione tra le attività di ricezione e di ristorazione, ecc.). Elemento di particolare interesse dell’indagine è stato individuare come è avvenuto l’avvio dell’attività di ospitalità diffusa, ovvero se è stato fondamentale l’intervento di un soggetto terzo che, tramite finanziamenti propri o esterni, ha recuperato l’abitato (o parte di esso) adibendolo ad albergo, o se l’iniziativa è stata sostenuta fin dall’inizio dalla stessa comunità attraverso iniziative di bottom up.

Qui di seguito vengono elencati i casi esaminati, con breve descrizione generale, evidenziando le variabili indicate in precedenza.

1.4.1: Descrizione dei casi di esempio italiani

Albergo diffuso Antica torre del Nera, Scheggino (PG), Umbria:

Tipologia di villaggio Borgo medievale

Riconoscimenti Borghi più Belli d’Italia

Attrattive locali Centro storico medievale, Museo del Tartufo,Activo Park

Attrattive circostanti Parco Regionale del Lago Trasimeno, cascate delle marmore

Offerta ricettiva complessiva del comune

10 strutture ricettive (oltre all’albergo diffuso) di cui 8 extralberghieri,( 3 agriturismo, 3 alloggi in affitto, 1 campeggio, 1 B&B.

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