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La gestione delle garanzie aziendali nella produzione di carni avicole senza l'uso di antibiotici

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Academic year: 2021

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(1)

UNIVERSITÀ DI PISA

DIPARTIMENTO DI SCIENZE VETERINARIE

Corso di Laurea Magistrale in

SCIENZE E TECNOLOGIE DELLE PRODUZIONI ANIMALI

TESI DI LAUREA

La gestione delle garanzie aziendali nella produzione di carni

avicole senza l’uso di antibiotici

Candidata: Relatore:

Dott.ssa Matilde Finocchi Prof. Carlo D’Ascenzi

(2)

A volte può sembrare che tutto sia finito

un attimo dopo ti guardi le mani

le sollevi al cielo

e copri le nuvole

afferrandole le riporti in giù

nascondendole dietro la schiena

in un prossimo sole

fino al suo imbrunire

per vedere meglio le stelle e rassicurarle

che domani sarà ancora

un nuovo inizio

.”

A me stessa,

a mia zia

e a mio nonno.

(3)

3

Indice

Introduzione ... 7

1. Gli antibiotici ... 10

1.1 Classificazioni degli antibiotici ... 10

1.1.1 Classificazione in classi ... 10

1.1.2 Classificazione secondo l’origine ... 11

1.1.3 Classificazione per spettro d’azione ... 11

1.1.4 Classificazione secondo il tipo d’azione ... 12

1.1.5 Classificazione in base al meccanismo d’azione ... 12

1.2 Antibiotici utilizzati nel settore avicolo ... 13

2. Antimicrobico-resistenza ... 15

2.1 Definizione e cenni storici ... 15

2.2 Il monitoraggio del fenomeno ... 17

2.3 Il contesto legislativo europeo ... 20

3. Dati sul consumo di antibiotici e sulla resistenza antimicrobica ... 22

3.1 Relazioni EFSA-ECDC sul consumo degli antibiotici e sulla resistenza antimicrobica nei batteri provenienti da esseri umani e da animali da produzione ... 22

3.2 Dati sulla vendita degli agenti antimicrobici veterinari ... 26

3.2.1 Introduzione ... 26

3.2.2 Tracciabilità del farmaco veterinario ... 27

3.2.3 Ricetta elettronica ... 27

4. Resistenza agli antimicrobici nel settore avicolo ... 28

4.1 Attività di sorveglianza attiva e monitoraggio ... 28

4.1.1 Specie batteriche ... 30

4.1.2 Popolazioni di animali da produzione alimentare, alimenti e frequenza di campionamento ... 30

4.1.3 Origine degli isolamenti e sedi di prelievo ... 31

4.1.4 Numero minimo di campioni, livello minimo di isolamenti e distribuzione territoriale dei prelievi ... 31

4.1.5 Test di sensibilità antimicrobica ... 32

4.2 Risultati dell’attività di sorveglianza e monitoraggio ... 32

4.2.1 Salmonella spp. ... 32

4.2.2 Campylobacter spp. ... 33

4.2.3 Escherichia coli ... 33

4.2.4 Escherichia coli produttori di ESBL o AmpC o carbapenemasi ... 34

4.3 Attività di sorveglianza passiva e monitoraggio ... 35

4.4 Strategie per ridurre l’AMR ... 36

5. Uso corretto e razionale degli antibiotici in zootecnia ... 40

5.1 Accorgimenti per i veterinari ... 40

5.2 Accorgimenti per gli allevatori ... 42

6. Strategie pratiche di allevamento avicolo per ridurre l’utilizzo di antimicrobici ... 44

6.1 Introduzione ... 44

6.2 Biosicurezza del sito e dei capannoni ... 45

6.2.1 Ubicazione dell’allevamento ... 46

6.2.2 Caratteristiche delle strutture ... 46

6.2.3 Procedure di biosicurezza all’ingresso del sito e del pollaio ... 46

6.2.4 Pulizia e disinfezione di locali e attrezzature ... 48

6.2.5 Eliminazione degli animali morti ... 49

(4)

4

6.3 Selezione genetica e introduzione di nuovi animali ... 50

6.3.1 Introduzione ... 50

6.3.2 Stato di salute dello stock da accasare ... 51

6.4 Alimentazione ... 52

6.4.1 Introduzione ... 52

6.4.2 Igiene dei mangimi ... 53

6.4.3 Igiene dell'acqua ... 54

6.5 Benessere animale ... 55

6.5.1 Riferimenti normativi ... 55

6.5.2 Corretta gestione di alimentazione ed abbeverata ... 56

6.5.3 Condizioni ambientali ... 56

6.5.4. Prevenzione delle condizioni di paura e stress ... 57

7. Immunizzazione ... 59

7.1 Introduzione ... 59

7.2 Programmi vaccinali ... 60

7.2.1 Anemia infettiva, Encefalomielite e Artrite virale ... 61

7.2.2 Malattia di Marek ... 61 7.2.3 Malattia di Newcastle ... 62 7.2.4 Bronchite infettiva ... 62 7.2.5 Malattia di Gumboro ... 62 7.2.6 Coccidiosi ... 63 7.2.7 Calendari vaccinali ... 63

7.3 Utilizzo di additivi nei mangimi ... 64

7.3.1 Introduzione ... 64

7.3.2 Acido acetico, acido formico e acido butirrico ... 64

7.3.3 Prebiotici ... 64 7.3.4 Probiotici ... 65 7.3.5 Lattosio ... 65 7.3.6 Mannosio ... 66 7.3.7 Oligosaccaridi ... 66 7.4 Altri fattori ... 67 7.4.1 Esclusione competitiva ... 67

7.4.2 Controllo regolare degli animali ... 67

7.4.3 Tracciabilità delle partite in arrivo ... 67

7.4.4 Registrazione dei dati sulla catena alimentare ... 68

7.4.5 Igiene della lettiera ... 68

8. L’informazione ai consumatori ... 70

8.1 Introduzione ... 70

8.2 Gli obblighi generali dell’etichettatura dei prodotti alimentari ... 70

8.3 Requisiti del marchio di produzione biologica ... 71

8.4 Obblighi specifici relativi alle carni avicole ... 75

8.4.1 L’etichettatura volontaria delle carni avicole ... 79

9. Linea guida per la produzione di carne di pollo “antibiotic-free” ... 82

9.1 Introduzione ... 82

9.2 Materiali e metodi ... 83

9.2.1 Studio bibliografico ... 83

9.2.1.1 Ambito dello studio ... 83

9.2.1.2 Disposizioni normative ... 83

9.2.1.3 Norme tecniche ... 84

(5)

5

9.2.3 Confronti con operatori ... 86

9.3 Risultati ... 87 9.4 Scopo ... 87 9.5 Campo di applicazione ... 87 9.6 Norme di riferimento ... 87 9.6.1 Disposizioni legali ... 87 9.6.1.1 Regolamento (CE) 178/2002 ... 87 9.6.1.2 Regolamento (CE) n. 852/2004 ... 88 9.6.1.3 Regolamento (CE) n. 853/2004 ... 88 9.6.1.4 Regolamento (CE) n. 882/2004 ... 89 9.6.1.5 Regolamento (CE) n. 854/2004 ... 91 9.6.1.6 Regolamento (CE) n. 183/2005 ... 91

9.6.1.7 Norme per l’autorizzazione e l’impiego dei farmaci ... 92

9.6.1.7.1 Decreto Legislativo n. 193/2006 ... 92

9.6.1.7.2 Decreto Legislativo n. 158/2006 ... 93

9.6.1.8 Norme sul benessere animale in allevamento ... 94

9.6.1.8.1 Decreto Legislativo 26 marzo 2001 n. 146 ... 94

9.6.1.8.2 Decreto legislativo 27 settembre 2010, n. 181 ... 95

9.6.1.8.3 Decreto Ministero della Salute 4 febbraio 2013 ... 95

9.6.1.9 Norme sull’etichettatura delle carni avicole ... 95

9.6.1.9.1 Regolamento (UE) n. 1169/2011 ... 95

9.6.1.9.2 Regolamento (CE) n. 543/2008... 96

9.6.1.9.3 Decreto del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali 29 luglio 2004 ... 96

9.6.1.10 Regolamento (CE) n. 834/2007 ... 97

9.7 Procedure ... 98

9.7.1 Operatori coinvolti ... 98

9.7.1.1 Operatori di filiera ... 98

9.7.1.1.1 Identificazione e accreditamento delle aziende di allevamento (riproduttori/incubatoi e allevamenti di pulcini a partire da 1 giorno) ... 98

9.7.1.1.2 Identificazione e accreditamento delle aziende di produzione dei mangimi... 99

9.7.1.1.3 Identificazione e accreditamento degli stabilimenti di macellazione e sezionamento carni ... 100

9.7.1.1.4 Identificazione e accreditamento dell’autorità preposta alle verifiche (APV) ... 100

9.7.2 Requisiti dei pulcini di 1 giorno ... 101

9.7.3 Requisiti dei mangimi ... 103

9.7.4 Requisiti degli allevamenti ... 104

9.7.5 Requisiti della macellazione ... 108

9.7.6 Requisiti del sezionamento, confezionamento e distribuzione ... 110

9.7.7 Conservazione documentazioni e registrazioni ... 111

9.8 Verifiche ... 112

9.8.1 Strumenti e metodi di verifica ... 112

9.8.1.1 Controlli documentali ... 112

9.8.1.2 Controlli materiali ... 113

9.8.1.3 Controlli analitici ... 113

9.8.1.3.1 Campionamento acqua in allevamento ... 113

9.8.1.3.2 Campionamento mangimi in allevamento ... 113

(6)

6

9.8.1.3.4 Campionamento carni al macello ... 114

9.8.1.3.5 Numero campionamenti di carni presso lo stabilimento di macellazione ... 114

9.9 Gestione delle non conformità ... 114

Considerazioni e conclusioni ... 116

Bibliografia ... 118

Sitografia ... 123

Appendice normativa ... 124

(7)

7

Introduzione

La scoperta degli antibiotici risale alla seconda metà del 1900 e ha rappresentato una svolta epocale della medicina umana e veterinaria. L’uso massivo dei farmaci antibiotici che si è sviluppato nel corso degli anni ha portato alla selezione di popolazioni batteriche con capacità antibiotico-resistenti. Proprio grazie alla pressione selettiva esercitata dai farmaci sui batteri, i microrganismi hanno sviluppato caratteristiche che li hanno resi resistenti nei confronti di numerose classi di antibiotici.

L’antibiotico-resistenza è infatti un fenomeno affermatosi con la nascita della chemioterapia ed è in continuo aumento.

Analogamente a quanto avviene in medicina umana, anche in medicina veterinaria si osserva la progressiva espansione di microrganismi antibiotico-resistenti. Infatti, gli agenti antimicrobici impiegati negli animali da produzione in Europa sono spesso gli stessi o appartengono alle stesse classi di quelli utilizzati nella medicina umana.

La resistenza batterica agli antibiotici che si sviluppa negli animali da produzione può diffondersi alle persone non solo attraverso la via alimentare, ma anche dall'acqua o da contaminazioni ambientali o attraverso contatto diretto con animali. Campylobacter,

Salmonella e alcuni ceppi di Escherichia coli sono esempi di batteri zoonotici che possono

infettare le persone attraverso gli animali o gli alimenti di origine animale.

Il fenomeno dell’antibiotico-resistenza è considerato attualmente uno dei più gravi problemi di sanità pubblica, riconosciuto a livello mondiale dalle maggiori autorità internazionali. Per questo motivo sono stati istituiti sistemi di sorveglianza e programmi di monitoraggio del fenomeno.

Dalle relazioni EFSA-ECDC, sul consumo degli antibiotici e sulla resistenza antimicrobica nei batteri provenienti da esseri umani e da animali da produzione, si evince che l’Italia risulta uno dei paesi con il maggior consumo di antibiotici sia in campo umano che veterinario.

Gli antibiotici negli allevamenti di polli da carne si usano soprattutto per trattare malattie come: setticemia della prima settimana, enterite necrotica, infezioni articolari ed in particolare malattie sostenute da Salmonella spp., E. coli, Mycoplasma spp., Staphylococcus

aueus, Pausteurella. Le normative che regolamentano l’uso dei farmaci veterinari, compresi

(8)

8

della prescrizione da parte del medico veterinario. Nel 2006 inoltre l’Unione Europea ha vietato l’utilizzo degli antibiotici come promotori della crescita.

Gli antibiotici maggiormente prescritti ai polli da carne sono: Ossitetracicline, Tilosine, Amoxicilline, Flumechine, Sulfadiazine, Amoprolium e Colistine.

Negli ultimi anni sono stati redatti manuali e linee guida di allevamento avicolo che descrivono principi di buone pratiche nel contesto dell’uso degli antibiotici e sull’applicazione di procedure di biosicurezza, con l’obiettivo di adottare misure e strategie di allevamento per ridurre i volumi totali dei consumi di antibiotici, attraverso l’uso responsabile del farmaco.

Le strategie pratiche di allevamento avicolo per ridurre l’utilizzo di antimicrobici riguardano soprattutto:

 biosicurezza del sito di allevamento;  selezione genetica delle razze da allevare;  alimentazione;

 benessere animale;

 buone pratiche di igiene di allevamento;  programmi vaccinali.

L’impatto dell’antibiotico resistenza sulla sanità pubblica e la richiesta commerciale di prodotti senza antibiotici sono evidenti. Allo stesso modo è preponderante la richiesta da parte dei consumatori di prodotti derivati da animali allevati con il rispetto assoluto del benessere animale. Si sono quindi sviluppate linee produttive di carni di pollame caratterizzate dalla notevole riduzione o dall’annullamento dell’utilizzo degli antibiotici. Nella mia esperienza di tirocinio presso Martini Alimentare ho infatti assistito all’introduzione nelle linee produttive di polli allevati senza l’uso di antibiotici.

Di qui è nata anche l’idea di definire quali garanzie dovrebbero supportare la produzione di carni di polli allevati senza l’uso di antibiotici.

La finalità di questa tesi è infatti quella di definire una linea guida, rivolta all’intera filiera di produzione, sulla gestione delle garanzie aziendali nella produzione di carni avicole “antibiotic-free”.

Per la redazione della linea guida abbiamo fatto riferimento a norme tecniche e a disposizioni legislative, riguardanti l’allevamento e la produzione delle carni avicole, con particolare riferimento a:

(9)

9  sistema di tutela del consumatore;  sistemi di identificazione e tracciabilità;  requisiti di benessere animale;

 impiego e autorizzazione dei farmaci veterinari;  requisiti di igiene degli allevamenti;

 requisiti dei mangimi;  requisiti d’igiene delle carni;

 requisiti dei controlli ufficiali sulle carni;  requisiti di etichettatura delle carni;

 requisiti per l’apposizione in etichetta di specifiche modalità di allevamento. La linea guida realizzata si basa sui seguenti capisaldi:

1) identificazione ed accreditamento degli operatori di filiera coinvolti;

2) identificazione e rintracciabilità di pulcini, mangimi, animali e carni fresche;

3) focalizzazione sulla comunicazione fra operatori ed autorità di controllo, comprese le autorità competenti del controllo ufficiale;

4) trasparenza sui trattamenti farmacologici svolti dalle aziende;

5) opportunità di destinare al circuito convenzionale le carni di animali per i quali non siano stati rispettati i requisiti della Linea Guida;

6) chiarezza e completezza della documentazione aziendale relativa alla gestione dei farmaci veterinari;

7) chiarezza e completezza degli strumenti impiegati dall’azienda nel gestire la salute ed il benessere degli animali;

8) interconnessione fra controllo ufficiale pubblico, sistemi di gestione aziendali e sistema di verifiche adottato dall’autorità di controllo.

9) stretta comunicazione fra azienda e veterinario ufficiale incaricato di svolgere il controllo ufficiale allo stabilimento di macellazione;

10) adozione da parte dell’autorità di controllo di un sistema di verifiche basate sulla valutazione del rischio.

Il testo si articola attraverso l’individuazione di requisiti e l’indicazione di procedure operative e di sistemi di verifica da attuare al fine di garantire la produzione di carni di pollo “antibiotic-free”.

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1. Gli antibiotici

Con il termine antibiotico si definiscono sostanze prodotte da batteri o funghi (antibiotici in senso stretto o di semi-sintesi o sintesi (chemioterapici) in grado di inibire la crescita di microrganismi.

Le caratteristiche ideali di un antibiotico sono:

• Scarsa o nulla attività sulla flora commensale; • Assenza di effetti collaterali locali e/o sistemici; • Assenza di resistenze nella popolazione microbica; • Tossicità selettiva.

La tossicità selettiva è la capacità degli antibiotici di risultare tossici esclusivamente nei confronti dei microrganismi e non nei confronti delle cellule eucariotiche.

1.1 Classificazioni degli antibiotici

1.1.1 Classificazione in classi

Gli antibiotici sono suddivisi in classi contenenti molecole con caratteristiche chimiche simili.

• Beta-lattamici: derivati dell’acido 6-aminopenicillanico o dell’acido

7-aminocefalosporanico. Ai beta-lattamici appartengono 4 categorie: penicilline, cefalosporine, monobattami e carbapenemi.

• Macrolidi: costituiti da un anello lattonico macrociclico a 14, 15 o 16 termini. Ne fanno parte ad esempio eritromicina, oleandomicina e spiramicina.

• Amminoglicosidi: formati da un gruppo glicosidico e uno amminico. Tra cui la streptomicina.

• Tetracicline: composte da 4 anelli benzenici fusi.

• Chinoloni: in particolare fluorochinoloni che si distinguono per la presenza di una sostituzione sull’anello chinolonico al carbonio in posizione 6 con un atomo di fluoro. A seconda del loro spetto d’azione sono ulteriormente suddivisi in quattro generazioni, I, II, III e ultima.

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• Sulfamidici: composti che contengono nella struttura chimica un gruppo composto da

un atomo di zolfo di valenza 6, doppiamente ossidato con ossigeno ed un legame con un atomo d'azoto amminico.

• Glicopeptidi: caratterizzati da un carboidrato legato ad un peptide. Sono

compresi: vancomicina, la teicoplanina, la bacitracina, la bleomicina e la polimixina B, efficaci soprattutto verso i gram positivi.

• Carbapenemi: con struttura ad anello beta-lattamico, sono attivi nei confronti di molti batteri gram positivi e negativi, aerobi ed anaerobi.

• Lincosamidi: classe di antibiotici di cui fanno parte lincomicina e clindamicina. Hanno azione batterio statica simile a quella dei macrolidi.e sono attivi principalmente su batteri aerobi ed anaerobi gram positivi.

• Ketolidi (chetolidi): nuova classe di antibiotici derivanti dai macrolidi (inibitori della subunità 50S del ribosoma batterico). Ne fanno parte la telitromicina, la solitromicina, la moditromicina e la cetromicina. Hanno un'attività su gram positivi e negativi.

• Ossazolidoni: composti caratterizzati dal contenere nella struttura il 2-ossazolidone. Inibiscono la sintesi proteica, alcuni dei ossazolidoni più importanti rappresentano l'ultima generazione degli antibiotici usati contro agenti patogeni gram positivi, tra cui superbatteri quali lo Staphylococcus aureus meticillino-resistente.

1.1.2 Classificazione secondo l’origine

Le fonti principali per ottenere antibiotici sono:

• Produzione da parte di microrganismi (Penicilliium, Cephalosporium,

Streptomyces);

• Produzione per semi-sintesi, partendo da una struttura base ottenuta per estrazione (fermentazione) e aggiungendo catene di sintesi;

• Produzione per sintesi chimica (chinoloni, monobattami, cloramfenicolo).

1.1.3 Classificazione per spettro d’azione

Per spettro di azione si intende il ventaglio delle specie batteriche per le quali l’antibiotico mostra attività. Lo spettro d’azione degli antibiotici può essere:

• Ampio (gram positivi e gram negativi);

(12)

12 • Ristretto (solo positivi o solo gram negativi).

1.1.4 Classificazione secondo il tipo d’azione

Gli antibiotici si dividono in batteriostatici, che bloccano la riproduzione del batterio, e battericidi, che uccidono direttamente il microrganismo. Si definisce battericida un antibiotico che dopo 24 ore di contatto “in vitro” determina una sopravvivenza di germi uguale o inferiore allo 0,01%. Le azioni batteriostatica o battericida di un antibiotico dipendono dal meccanismo d'azione: sono battericidi gli antibiotici che agiscono su strutture fondamentali per la cellula batterica quali: la parete o gli acidi nucleici.

1.1.5 Classificazione in base al meccanismo d’azione

In base al meccanismo d’azione possiamo classificare gli antibiotici in:

1. Antibiotici che inibiscono la sintesi della parete cellulare. Tale inibizione può verificarsi:  Nella prima fase di sintesi con inibizione della fosfoenolpiruvatotransferasi

(fosfomicina) o per mancato uso della alanina (cicloserina);

 Nella seconda fase con trasferimento e polimerizzazione del mucopeptide parietale (vancomicina);

 A livello terminale, in fase di transpeptidizzazione (penicilline e cefalosporine). 2. Antibiotici che inibiscono la sintesi proteica. Questa inibizione può avvenire:

 A livello della subunità 30S dei ribosomi (aminoglicosidi, tetracicline);  A livello della subunità 50S dei ribosomi (cloramfenicolo, macrolidi).

3. Antibiotici che inibiscono il meccanismo di replicazione e trascrizione degli acidi nucleici:  Inibizione della RNA-polimerasi (rifamicine);

 Inibizione della DNA-girasi o topoisomerasi (chinoloni).

4. Antibiotici che alterano la membrana citoplasmatica batterica o micotica (polimixine, polieni).

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1.2 Antibiotici utilizzati nel settore avicolo

Gli antibiotici sono utilizzati dai veterinari per il trattamento e il controllo di molte patologie in una grande varietà di specie animali, incluso il pollame.

Nella tabella n. 1 sono elencate le malattie più comuni nel settore avicolo che richiedono l’utilizzo degli antibiotici. Alcune non sono causate da batteri (ad esempio le coccidiosi) ma i famaci utilizzati per curarle hanno comunque una certa attività antibiotica.

Tabella n. 1:

Esempi di malattie aviarie che richiedono terapie ad attività antimicrobica Pulcini Polli da carne Riproduttori

 Setticemia della prima settimana  Mycoplasma spp.  Setticemia da E. coli  Osteomielite/necrosi della testa femorale  Enterite necrotica  Coccidiosi  Staphylococcus aureus  Infezioni articolari  Pasteurella  Mycoplasma spp.

In Italia l’uso degli antibiotici nel settore veterinario è subordinato alla prescrizione da parte del medico veterinario, che prescrive il farmaco autorizzato per quella specie animale e quella patologia, limitando la quantità al minimo necessario per la terapia (D.Lvo 6 aprile 2006, n. 193, articolo 76). Specifiche sanzioni sono previste per chiunque fornisca medicinali veterinari senza la prescrizione richiesta (D.Lvo 6 aprile 2006, n. 193, articolo 108, comma 11). Anche la cessione di mangimi medicati ad allevatori o detentori di animali è soggetta a prescrizione medico veterinaria ai sensi dell’articolo 8 del D.Lvo 3 marzo 93 n. 90.

L'Unione Europea ha vietato l'utilizzo degli antimicrobici come promotori della crescita a partire dal 1 gennaio 2006 con il Regolamento (CE) 1831/2003 sugli additivi destinati all’alimentazione animale.

Per quanto riguarda le sostanze consentite si fa riferimento alla tabella 1 dell’allegato II del Regolamento (UE) n. 37/2010 concernente le sostanze farmacologicamente attive e la loro classificazione per quanto riguarda i limiti massimi residuali negli alimenti di origine animale.

In particolare nel settore avicolo, secondo il dossier sull’uso degli antimicrobici negli animali da produzione della regione Emilia Romagna, gli antibiotici maggiormente prescritti ai polli da carne (90% della quantità prescritta) sono:

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• Ossitetraciclina (Ossitetraciclina o Terramicina solubile), impiegato nei polli da carne per malattie batteriche gastrointestinali, respiratorie e dell’apparato genitale. Si somministra nell’acqua di bevanda.

• Tilosina (Tylan), impiegato per la terapia della malattia cronica respiratoria (MCR) e dell'enterite necrotica. Somministrato nell’acqua di bevanda.

• Amoxicillina (Stabox o Amoxindox), usato per il trattamento delle infezioni da

Clostridium spp., Corynebacterium spp., Streptococcus spp., Escherichia coli, Pasteurella spp. e Salmonella spp.. Somministrato nell’acqua di bevanda.

• Flumequina (Flumechina o Flumexil), per la terapia di infezioni gastro-intestinali, setticemiche, neonatali, respiratorie e urinarie. In particolare è indicato nelle infezioni sostenute da E.coli, Salmonella spp. e Pasteurella spp.. Somministrato nell’acqua da bere o per via intramuscolare.

• Sulfadiazina (Gelliprim, Trimevet, Neopridimet), per il trattamento di infezioni batteriche degli apparati respiratorio e gastrointestinale e per complicanze batteriche di infezioni virali, setticemie, pasteurellosi, colibacillosi, coccidiosi. Somministrato per via orale, addizionandolo ai mangimi.

• Amprolium, per le coccidiosi, viene somministrato solubilizzato nell’acqua di bevanda. • Colistina (Colistina solfato), per le enteriti batteriche sostenute da gram negativi.

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2. Antimicrobico-resistenza

2.1 Definizione e cenni storici

La resistenza antimicrobica (AMR) è la capacità di un microorganismo di resistere all'azione di uno o più agenti antimicrobici. L’AMR è un fenomeno naturale biologico di adattamento di alcuni microrganismi, che acquisiscono la capacità di sopravvivere o di crescere in presenza di una concentrazione di un agente antimicrobico che è generalmente sufficiente ad inibire o uccidere microrganismi della stessa specie.

La capacità di resistere si realizza per mutazioni genetiche o per acquisizione, da altri organismi, di geni di resistenza già “precostituiti”.

Secondo la definizione del Codice sanitario degli animali terrestri dell’OIE, un agente antimicrobico è una sostanza naturale, semi-sintetica o sintetica che mostra attività antimicrobica (uccide o inibisce la crescita dei microrganismi) a concentrazioni raggiungibili in vivo. Gli antielmintici e le sostanze classificate come disinfettanti o antisettici sono esclusi da tale definizione.

La scoperta degli antimicrobici risale alla seconda metà del 1900 e ha segnato una svolta epocale nella medicina umana e veterinaria, permettendo di contrastare malattie “storiche” come tifo, colera e tubercolosi.

Fu Paul Ehrlich ad ipotizzare la capacità, di alcune sostanze, di uccidere i microrganismi o inibirne la moltiplicazione (Poli et all., 2005). Successivamente Fleming e Gerhard Domagk, hanno portato al fiorire della chemioterapia, mediante l’impiego di composti naturali o di sintesi.

La conseguente disponibilità di farmaci efficaci nei confronti delle varie patologie ha generato l’illusione che le malattie infettive fossero debellate per sempre (Pantosi e Del Grosso, 2009). In realtà, l’uso massivo di queste molecole ha portato alla selezione di popolazioni batteriche antimicrobico-resistenti, facendo profilare una regressione delle opzioni terapeutiche all’era pre-antibiotica. Infatti, grazie alla pressione selettiva esercitata dai farmaci sui batteri, questi ultimi hanno risposto all’azione lesiva del farmaco con la comparsa di caratteristiche che li rendevano resistenti (Cassone, 2001).

Se un tempo, a fronte della progressiva perdita di efficacia delle molecole antimicrobiche, vi era la sintesi e l’introduzione di nuove molecole (dal 1945 al 1960 sono state messe sul

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mercato venti classi diverse di antimicrobici), negli ultimi decenni tale declino non è stato compensato dalla disponibilità di nuovi farmaci efficaci (Cassone e Carinci, 2009).

Per colmare questo vuoto, l’agenzia americana per le malattie infettive ha lanciato il progetto “10x20”, con l’intento di produrre dieci nuovi antimicrobici entro il 2020.

L’antibiotico-resistenza è un fenomeno affermatosi con la nascita della chemioterapia ed è in continuo aumento. Poco dopo l’introduzione di una classe di farmaci, i batteri fanno registrare la resistenza, ed è così per tutte le molecole. Pertanto, probabilmente, la soluzione al problema risiede nella razionalizzazione dell’uso degli antimicrobici, prima della sintesi di nuovi: è difatti documentata la relazione tra la frequenza di antibiotico-resistenza e densità di consumo (Goossens et al., 2005).

I meccanismi che influenzano la resistenza sono diversi. La resistenza può essere di origine naturale, dovuta alle caratteristiche intrinseche del microrganismo, oppure acquisita, rappresentata da variazioni nel profilo di sensibilità del batterio, ottenuta tramite mutazioni cromosomiche o per mezzo di trasferimento di materiale extra-cromosomico tra i microrganismi.

Uno studio del 2014, condotto da Nesme ed altri autori, ha rilevato come i geni dell’antibiotico-resistenza siano ubiquitari. Analizzando 71 ambienti diversi, tra cui il suolo e le acque oceaniche, sono stati sequenziati i genomi batterici confrontandoli con quelli degli agenti patogeni responsabili delle malattie nell’uomo. Si è scoperto che i geni dell’antibiotico-resistenza sono distribuiti in tutto l’ecosistema e maggiormente nel suolo. Analogamente a quanto avviene in medicina umana, anche in medicina veterinaria si osserva la progressiva espansione di microrganismi antibiotico-resistenti. Infatti, gli agenti antimicrobici impiegati negli animali da produzione in Europa sono spesso gli stessi o appartengono alle stesse classi di quelli utilizzati nella medicina umana. La resistenza antimicrobica (AMR) è quindi il principale effetto indesiderato dell'uso degli antimicrobici, sia negli esseri umani che negli animali. La resistenza batterica agli antimicrobici che si verifica negli animali da produzione può diffondersi alle persone non solo attraverso la via alimentare, ma anche dall'acqua o da contaminazioni ambientali, nonché attraverso contatto diretto con animali. Campylobacter, Salmonella e alcuni ceppi di Escherichia coli sono esempi di batteri zoonotici che possono infettare le persone attraverso il percorso alimentare. Le infezioni provocate da batteri resistenti agli antimicrobici possono generare insufficienze di trattamento o richiedere l'uso di antimicrobici di seconda generazione per le terapie. La flora batterica commensale può anche formare un serbatoio di geni di resistenza che può

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essere trasferito tra specie batteriche, inclusi organismi capaci di causare malattie sia negli esseri umani che negli animali (EFSA, 2008).

2.2 Il monitoraggio del fenomeno

L’antibiotico-resistenza è attualmente considerata uno dei più gravi problemi di sanità pubblica a livello mondiale. Dagli anni ‘90 ad oggi si sono susseguiti numerosi pareri da parte del mondo scientifico, sotto forma di raccomandazioni e linee guida da seguire per ridimensionare il fenomeno (Pantosi e Del Grosso, 2009).

Nel 1997 alla conferenza “The Microbial Threat” si affermava la necessità di un intervento integrato costituito da sistemi di sorveglianza e raccolta dati a livello nazionale, messi in relazione tra tutti i continenti, per delineare un quadro globale del fenomeno.

Nel 1998 le “Raccomandazioni di Copenaghen” prevedevano la valutazione di benefici e rischi nell’uso di antimicrobici, l’introduzione di sistemi per la rilevazione di acquisti e consumo degli stessi e incoraggiavano ulteriori ricerche sul tema (The Copenhagen Recommendations, 1998).

Nel 1999 il Consiglio dell’Unione Europea elabora il documento “Una strategia contro la minaccia microbica”, recependo le raccomandazioni precedenti: prevenzione, sorveglianza, ricerca, cooperazione internazionale. Nasce così, nel 2001, il progetto EARSS (European Antimicrobial Resistance Surveillance System) ad oggi coordinato dall’ECDC (European Centre for Disease Prevention and Control), che raccoglie i dati provenienti dagli Stati membri dell’Unione Europea.

Sono accessibili online i risultati dell’attività di sorveglianza, attraverso il portale EARS-Net (European Antimicrobial Resistance EARS-Network). Sono pubblicati i risultati dei monitoraggi delle resistenze verso classi di vari farmaci da parte dei patogeni Enteroccocus

faecalis, Enterococcus faecium, Escherichia coli, Streptococcus pneumoniae, Klebsiella penumoniae, Pseudomonas aeruginosa e Staphylococcus aureus.

I risultati esposti nel report dell’attività svolta da EARSS nel 2012 registrano che la maggior parte di E. coli e K. pneumoniae isolati nel 2012 sono resistenti ad almeno un farmaco oggetto dei test e, buona parte dei ceppi, mostra resistenza combinata alle cefalosporine di terza generazione, fluorchinoloni e amminoglicosidi (ECDC, 2013).

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Il trend rilevato è di un continuo aumento dell’antibiotico-resistenza in oltre un terzo dei Paesi europei negli ultimi anni. Viene segnalata inoltre, un’alta percentuale di antibiotico-resistenza tra i batteri gram negativi, sottolineando la continua perdita di efficacia delle terapie e la necessità di una strategia condivisa su più fronti.

Un altro programma di monitoraggio europeo è quello del sistema ESAC (European Surveillance of Antimicrobial Consumption) coordinato dall’ECDC e riguarda il controllo del consumo degli antimicrobici, ritenuto correlato alla frequenza delle resistenze (Goossens et all, 2005).

L’Italia si attesta tra i Paesi con i più alti consumi di antimicrobici e, in relazione ad essi, i più alti tassi di resistenze (Pantosi e Del Grosso, 2009).

L’OMS nel 2014 ha pubblicato il report “Antimicrobial Resistance – Global Report on Surveillance”. Il report descrive il quadro globale del fenomeno, monitorando gli agenti patogeni più importanti, per frequenza e rilevanza delle infezioni. In particolare, sono analizzati la resistenza alle cefalosporine di terza generazione e ai fluorochinoloni in E. coli, quella alle cefalosporine di terza generazione e ai carbapenemi in K. pneumoniae,

Staphylococcus meticillino-resistenti, la sensibilità di S. pneumoniae alle penicilline, la

resistenza ai fluorchinoloni in Salmonelle non tifoidi e in Shigella spp. L’OMS, attraverso questo report evidenzia inoltre alcune lacune, come la mancata standardizzazione nelle procedure utilizzate tra i diversi Paesi (tipi di campioni da analizzare, metodiche di analisi, compilazione e divulgazione dei dati) ed invita a rafforzare la collaborazione per una sorveglianza accurata, integrando i dati sull’antimicrobico-resistenza da isolamenti umani e non (animali da reddito, filiera produttiva).

La comunità scientifica internazionale sostiene la necessità di attuare misure che portino ad un uso corretto e razionale degli antimicrobici, ritenendo l’uso inappropriato degli stessi, un motivo di accelerazione del fenomeno (Krag, 1998).

Ritenendo indispensabile l’istruzione dei cittadini, è stata istituita una giornata dedicata alla conoscenza degli antimicrobici, l’European Antibiotic Awarness Day, celebrata per la prima volta a novembre 2008 in 32 Paesi europei. Inoltre, sono state realizzate campagne di sensibilizzazione in Francia, in Belgio e in Italia grazie alla collaborazione dell’Agenzia Italiana del Farmaco, dell’Istituto Superiore di Sanità e del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali.

Nel 2008 l’EFSA (European Food Safety Authority) esamina in che modo gli alimenti possono diventare un veicolo di trasmissione all’uomo dei batteri resistenti agli antimicrobici. L’Autorità formula poi raccomandazioni per prevenire e controllarne la

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trasmissione, sottolineando l’importanza dell’applicazione di buone prassi igieniche in tutte le fasi della filiera alimentare quale fattore determinante di prevenzione e controllo. L’EFSA pubblica inoltre istruzioni per il monitoraggio armonizzato della resistenza agli antimicrobici in Escherichia coli e nei batteri enterococchi in animali e alimenti.

L’anno successivo EFSA valuta la pericolosità per la salute pubblica della resistenza agli antimicrobici in animali e alimenti e, in un parere congiunto con l’ECDC, l’EMA (European Medicines Agency) e il Comitato scientifico sui rischi sanitari nuovi ed emergenti, conclude che la resistenza agli antimicrobici è in aumento in tutto il mondo e sottolinea il rischio specifico per la salute umana posto dalla resistenza batterica agli antibiotici usati nella cura delle infezioni da Salmonella e Campylobacter, le due infezioni zoonotiche segnalate maggiormente in Europa.

Nel 2010 l’EFSA pubblica la prima relazione sintetica dell’Unione europea sulla resistenza agli antimicrobici nei batteri zoonotici riscontrati in animali e alimenti, riferita agli anni 2004-2008. L’anno dopo EFSA e ECDC pubblicano la loro prima relazione congiunta sulla resistenza agli antimicrobici in batteri zoonotici che interessano esseri umani, animali e alimenti. La relazione costituisce un importante contributo per i lavori in corso a livello europeo, proponendo misure per combattere la resistenza agli antimicrobici.

Successivamente sono pubblicate da EFSA istruzioni per monitorare e riferire la resistenza agli antimicrobici in Salmonella, Campylobacter, batteri indicatori Escherichia coli ed

Enterococccus spp. rinvenuti negli alimenti, nonché sulle modalità per monitorare e riferire

la resistenza agli antimicrobici in Staphylococcus aureus resistente alla meticillina rinvenuto in cibi e animali.

Sempre EFSA nel 2014 pubblica istruzioni per effettuare il campionamento finalizzato al monitoraggio della resistenza agli antimicrobici in batteri zoonotici e batteri indicatori provenienti da animali e carne.

In una relazione congiunta pubblicata nel 2015 le tre agenzie consorelle EFSA, ECDC ed EMA hanno concluso che l’impiego di taluni antimicrobici negli animali e negli esseri umani è associato alla comparsa di resistenza a tali antimicrobici. Una successiva relazione viene pubblicata nel 2017.

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2.3 Il contesto legislativo europeo

Secondo la Direttiva 2003/99/CE sul monitoraggio delle zoonosi e degli agenti zoonotici, gli Stati membri sono tenuti a monitorare e comunicare il livello di AMR riscontrata negli isolamenti di Salmonella e Campylobacter ottenuti da animali sani e da alimenti.

La Decisione di esecuzione 2013/652/UE della Commissione europea del 12 novembre 2013 definisce le priorità per il monitoraggio dell'AMR in una prospettiva di sanità pubblica, stabilisce un elenco delle combinazioni di specie batteriche, popolazioni di animali produttori di alimenti e prodotti alimentari, e stabilisce i requisiti per il monitoraggio e la segnalazione di AMR.

In particolare, il monitoraggio dell'AMR in E. coli è diventato obbligatorio, come avviene per Salmonella spp. e Campylobacter jejuni in broiler, galline ovaiole, tacchini, suini da ingrasso e vitelli, e nelle carni da loro derivate. È inoltre previsto il monitoraggio specifico dell'indicatore commensale Escherichia coli.

La raccolta e la segnalazione dei dati si concentrano al momento dell’isolamento, per consentire l'esecuzione di analisi approfondite, in particolare sul verificarsi di infezioni da germi multiresistenti. Il campionamento rappresentativo deve essere eseguito in base alle disposizioni generali della legislazione e alle specifiche tecniche dettagliate rilasciate dall'EFSA.

Il monitoraggio dell'AMR negli animali da produzione alimentare dovrebbe essere effettuato a livello delle popolazioni animali allevate a livello nazionale, per le varie categorie produttive, allo scopo di raccogliere dati che in futuro potrebbero essere combinati con quelli relativi all'esposizione ad antimicrobici.

Nel 2014 è entrata in vigore la Decisione di esecuzione della Commissione 2013/653/UE relativa all'aiuto finanziario verso un piano di controllo coordinato per il monitoraggio degli AMR negli agenti zoonotici negli Stati membri.

La raccolta dei dati sulle malattie umane provenienti dagli Stati membri è condotta in conformità alla Decisione 1082/2013/UE sulle gravi minacce transfrontaliere per la salute, che nell'ottobre 2013 ha sostituito la Decisione 2119/98/CE sulla creazione di una rete di sorveglianza epidemiologica e di controllo delle malattie trasmissibili nell'Unione europea (UE). La definizione di “caso” di malattie infettive, tra cui AMR, al Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) è descritta nella Decisione 2012/506 UE. La ECDC ha fornito dati sulle infezioni zoonotiche negli esseri umani, così come le loro

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elaborazioni, per i report comunitari dal 2005. Dal 2007, i dati sui casi umani sono stati segnalati dal sistema europeo di sorveglianza gestito da ECDC. Sulla base dell'articolo 33 del Regolamento (CE) 178/2002, l'EFSA è responsabile dell'esame dei dati relativi all'AMR raccolti dagli Stati membri conformemente alla Direttiva 2003/99/CE.

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3. Dati sul consumo di antibiotici e sulla resistenza

antimicrobica

3.1 Relazioni EFSA-ECDC sul consumo degli antibiotici e sulla

resistenza antimicrobica nei batteri provenienti da esseri umani

e da animali da produzione

Su richiesta della Commissione Europea (CE), dal 2015 viene redatta la relazione “ECDC/EFSA/EMA first joint report on the integrated analysis of the consumption of antimicrobial agents and occurrence of antimicrobial resistance in bacteria from humans and foodproducing animals”. Le 3 agenzie ECDC, EFSA ed EMA valutano le correlazioni tra il consumo di antimicrobici nell'uomo e negli animali e l'antibiotico-resistenza.

Il consumo degli antimicrobici risulta, sulla base dei dati del 2012, superiore negli animali che nell'uomo; mentre il consumo di antibiotici di importanza critica per la medicina umana (fluorchinoloni e cefalosporine di 3° e 4° generazione) è più alto nell'uomo che negli animali. Correlazioni sono state riscontrate tra il consumo di antibiotici nell’uomo e resistenze in microrganismi per la maggior parte delle combinazioni valutate. In alcuni casi sono inoltre state evidenziate associazioni tra il consumo di antibiotici negli animali e le resistenze in batteri isolati da persone.

L'Italia risulta essere tra i Paesi con il maggior consumo di antibiotici sia in campo umano che veterinario. L'uso delle molecole più critiche risulta maggiormente in medicina umana. Nella seguente tabella si riportano i dati aggregati di consumo di alcuni paesi dell’unione europea, tratti dal rapporto EFSA 2012.

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Tabella n. 2:

Consumo di antimicrobici da parte di esseri umani e animali destinati alla produzione alimentare, in tonnellate, in alcuni paesi dell'UE nel 2012 (EFSA).

Paese Consumo di sostanze attive (t) Biomassa stimata in 1000 t Consumo in mg/kg di biomassa Uomo Animali Totale Uomo Aniamli Totale Uomo Animale Austria 37,1 53 90,1 528 966 1494 70,2 54,9 Belgio 112,7 267,2 379,9 693 1658 2351 162,6 161,1 Danimarca 47,5 107 154,5 349 2424 2773 136,2 44,1 Finlandia 47,3 12,2 59,5 338 511 849 140,1 23,8 Francia 719,2 761,5 1480,7 4092 7618 11710 175,8 99,1 Germania 291,7 1707,5 1999,2 4357 8338 12695 66,9 204,8 Italia 621,6 1534,3 2155,9 3712 4500 8212 167,5 341 Norvegia 44,1 7,1 51,2 312 1851 2163 141,6 3,8 Olanda 54,5 245,7 300,2 963 3279 4242 56,7 74,9 Portogallo 83 156,5 239,5 624 996 1620 133,1 157,1 Spagna 320,7 1693 2013,7 2954 6996 9950 108,6 242 UK 414,9 447,4 862,3 3982 6749 10731 104,2 66,3

Nel 2017 il rapporto congiunto di EFSA, EMA e ECDC riguarda il periodo 2013-2015. Il rapporto conferma il legame tra consumo di antibiotici e resistenza agli antibiotici, sia negli esseri umani che negli animali destinati alla produzione alimentare.

Inoltre, evidenzia che esistono ancora differenze notevoli circa l’uso di antibiotici negli animali e nell’uomo e, in generale, l’uso è più frequente negli animali da produzione alimentare. Tuttavia, la situazione varia da paese a paese ed in base al tipo di antibiotico. Il rapporto rileva che l’uso delle polimixine (classe di antibiotici che comprende la colistina), classificate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come antibiotici di “importanza critica”, è elevato negli allevamenti e sta aumentando anche negli ospedali. Inoltre, l’uso dei chinoloni (anch’essi di importanza critica per l’OMS) negli animali aumenta le resistenze a questi farmaci in Salmonella e Campylobacter con maggior rischio di infezioni resistenti nell’uomo. L’uso di cefalosporine di terza e quarta generazione, per contro, è ridotto negli animali ma notevole nell’uomo, ed è connesso alla diffusione della resistenza a questi antibiotici in Escherichia coli isolati dall’uomo.

Il report si sofferma sui consumi di antibiotici negli anni 2013 e 2014. Nel 2014 28 Stati membri dell’UE hanno fornito i dati di consumo di antibiotici sia per gli esseri umani che per gli animali, mentre nel 2013 solo 26 paesi hanno fornito i dati per entrambi i settori. Nel 2014 sono stati vendute 3821 tonnellate di sostanze antimicrobiche per l'uomo e 8927 tonnellate di sostanze attive antimicrobiche per gli animali da produzione.

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La biomassa stimata analizzata dal rapporto, espressa in 1.000 tonnellate, era rispettivamente 31.314 per gli esseri umani e 58.914 per gli animali.

Il confronto tra i consumi medi di antimicrobici negli esseri umani e negli animali che producono alimenti (espresso in mg per kg di biomassa stimata) è mostrato nella figura 1.

Figura n. 1:

Confronto fra consumo di antimicrobici (mg/kg di biomassa stimata) negli esseri umani e negli animali da produzione nei paesi UE (EFSA, 2014).

Le stime presentate sono grezze e devono essere interpretate confrontando il consumo globale di antimicrobici tra il settore umano e quello degli animali da produzione alimentare nel coro del 2014. Il consumo medio (espresso in milligrammi per chilogrammo di biomassa stimata) è pari rispettivamente a 123,7 mg / kg negli esseri umani (range 49,9-181,7 mg / kg, media 118,0 mg / kg) e 151,5 mg / kg negli animali (range 3.1-418.8, media 67.1 mg / kg). Il consumo per classi di antimicrobici nei 28 Stati membri è mostrato nella figura 2. Negli animali da produzione le classi maggiormente usate sono: penicilline, tetracicline e sulfamidici.

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Figura n. 2:

Confronto tra consumo di classi antimicrobiche negli esseri umani e negli animali da produzione nei 28 Stati membri (EFSA, 2014).

In 18 dei paesi studiati il consumo di antimicrobici risulta più basso negli esseri umani rispetto agli animali da produzione; in 2 paesi i consumi erano simili e negli 8 paesi rimanenti il consumo degli animali da produzione risulta più elevato, o molto più elevato, rispetto a quello dell’uomo.

Al fine di indagare la relazione tra consumo globale di antimicrobici negli animali da produzione e la completa sensibilità agli antimicrobici nei batteri commensali di questi animali, si sono messi a confronto la sensibilità agli antimicrobici comuni nei batteri commensali e indicatori E. coli isolati da animali da produzione con il consumo totale di antimicrobici negli animali da produzione tra il 2013 e il 2015. Gli animali da produzione presi in considerazione sono stati: broiler, tacchini, suini e vitelli. In particolare non è stato valutato il consumo di macrolidi in quanto E. coli è naturalmente resistente alla maggior parte degli antimicrobici appartenenti a questa classe.

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Sono state così osservate importanti correlazioni positive tra la probabilità di completa sensibilità agli antibiotici e il loro consumo complessivo negli animali.

Rispetto al rapporto del 2015, i dati di consumo di antimicrobici hanno presentato marcate variazioni tra i vari paesi e tra il settore umano e quello zootecnico. Ciò indica che esiste ancora un potenziale per migliorare l’uso appropriato in entrambi i settori. Nel settore animale, il potenziale di miglioramento dipende dal peso delle malattie batteriche che richiedono trattamenti antimicrobici.

Concludendo, il report del 2017 asserisce che nella maggior parte dei casi il consumo di antimicrobici è associato positivamente alla resistenza agli antimicrobici negli animali e negli esseri umani, confermando la necessità di garantire un uso prudente degli antimicrobici e di ridurre il tal modo il consumo non necessario sia negli animali da produzione che nell’uomo. Tale riduzione avrà un impatto positivo per il fenomeno dell’antimicrobico-resistenza (EFSA, EMA, EDCD, 2017).

Le agenzie, rimarcano l’utilità delle raccomandazioni evidenziate nel report del 2015: l’attuazione di sistemi di sorveglianza evoluti, il monitoraggio di informazioni più dettagliate sul consumo di antimicrobici per specie animale e per categoria di produzione e la promozione dell’uso responsabile degli antimicrobici.

3.2 Dati sulla vendita degli agenti antimicrobici veterinari

3.2.1 Introduzione

Una condizione importante per la lotta alla resistenza antimicrobica è l’attuazione di sistemi di raccolta dei dati di consumo degli agenti antimicrobici, sia nel settore della medicina umana che in quella veterinaria. In questa ottica la Commissione europea ha richiesto all’EMA (European Medicines Agency) di sviluppare un sistema armonizzato di raccolta e rendicontazione dei dati di vendita degli agenti antimicrobici veterinari negli gli Stati membri.

Al progetto “The European Surveillance of Veterinary Antimicrobial Consumption” (ESVAC), l’Italia partecipa dal 2010. Un report annuale è disponibile sul portale dell’Ema e permette di valutare gli obiettivi di riduzione fissati da ciascuno Stato membro.

I rapporti ESVAC vedono l’Italia tra i primi posti per la quantità di agenti antimicrobici venduti, soprattutto tetracicline, penicilline, solfonamidici e macrolidi che, nell’insieme, rappresentano circa il 75% del venduto nel settore veterinario nazionale, con un trend di

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riduzione. Tuttavia, il dato ESVAC riporta soltanto i quantitativi totali degli agenti antimicrobici venduti e non fornisce dettagli circa le vendite per linee produttive e l’effettivo impiego nelle produzioni zootecniche, quali ad esempio quella avicola, suinicola, ecc. più a rischio, per l’effettuazione di trattamenti di “gruppo”, tramite mangime o acqua di abbeverata.

Pertanto, la Direzione Generale della Sanità Animale e dei Farmaci veterinari (DGSAF) è impegnata a migliorare la gestione delle informazioni e garantire la tracciabilità dei medicinali veterinari, avviando due progetti, su base volontaria, che oltre ad aumentare la tutela della salute umana, mirano a ridurre anche gli adempimenti a carico delle imprese: Tracciabilità del farmaco veterinario e Ricetta elettronica.

3.2.2 Tracciabilità del farmaco veterinario

In collaborazione con la Direzione Generale del Sistema Informativo e Statistico Sanitario, è stata estesa anche ai medicinali veterinari, in via sperimentale e su base volontaria, l’alimentazione della Banca dati centrale, attiva dal 2005 con lo scopo di rilevare le movimentazioni di confezioni di medicinali veterinari lungo la filiera produttiva e distributiva.

3.2.3 Ricetta elettronica

In collaborazione con l’IZS dell’Abruzzo e del Molise è stato riprodotto elettronicamente il modello di ricetta medico-veterinaria da utilizzare per la prescrizione e per l’acquisto di medicinali veterinari. Tale sistema è interoperabile con la Banca dati centrale dei farmaci e l’Anagrafe Nazionale Zootecnica e permette di incrociare i dati di vendita con quelli di

prescrizione dei medicinali veterinari, migliorando l’efficacia delle azioni di

farmacosorveglianza e consentendo di ottenere un quadro più preciso sul reale consumo di agenti antimicrobici che, con particolare riguardo agli allevamenti di animali produttori di alimenti, rappresenta uno strumento essenziale per il contrasto al fenomeno dell’antibiotico-resistenza.

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4. Resistenza agli antimicrobici nel settore avicolo

4.1 Attività di sorveglianza attiva e monitoraggio

La sorveglianza ed il monitoraggio dell’AMR si basano, oltre che su raccomandazioni inerenti le misure di prevenzione e riduzione formulate dall’EFSA, su disposizioni sia europee e nazionali:

 Direttiva 2003/99/CE sulle misure di sorveglianza delle zoonosi e degli agenti zoonotici recepita con il Decreto Legislativo 4 aprile 2006, n. 191;

 Decisione 2007/407/CE relativa al monitoraggio armonizzato della resistenza antimicrobica della Salmonella nei volatili da cortile e nei suini abrogata dalla Decisione 2013/652/UE relativa al monitoraggio e alle relazioni riguardanti la resistenza agli antimicrobici dei batteri zoonotici e commensali.

Questi monitoraggi permettono di valutare: le tendenze e le fonti di AMR; rilevare la comparsa di nuovi meccanismi di AMR; fornire dati necessari per l’analisi del rischio, sia in campo veterinario che umano; fornire principi per raccomandazioni e disposizioni; fornire informazioni per la valutazione delle pratiche prescrittive; valutare gli effetti delle azioni intraprese per contrastare il fenomeno.

La Direttiva 2003/99/CE, recepita con il D.lgs. 4 aprile 2006, n. 191, stabilisce per gli Stati membri l’obbligo di garantire un’adeguata sorveglianza delle zoonosi, degli agenti zoonotici e della resistenza agli antimicrobici ad essi correlata. Inoltre, prevede un’adeguata indagine epidemiologica dei focolai di tossinfezione alimentare, per consentire di raccogliere nella Comunità le informazioni necessarie ad una valutazione delle relative tendenze e fonti. Per quanto riguarda il monitoraggio della resistenza agli antimicrobici, gli Stati membri devono assicurare che il sistema di sorveglianza fornisca informazioni pertinenti almeno in ordine a un numero rappresentativo di isolamenti di Salmonella spp., Campylobacter jejuni e

Campylobacter coli originati da bovini, suini e pollame, nonché da prodotti alimentari di

origine animale derivati da tali specie.

Inoltre, la Decisione 2007/407/CE, abrogata dalla Decisione 2013/652/UE, fornisce regole dettagliate per il monitoraggio della resistenza antimicrobica di Salmonella spp. nei polli (Gallus gallus), nei tacchini e nei suini da macello.

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L’attività di sorveglianza viene svolta dai Servizi Veterinari delle Autorità competenti locali, sia a livello di produzione primaria che nelle altre fasi della catena alimentare, compresa la produzione di mangimi.

Le fasi da sorvegliare sono scelte sulla base della zoonosi o dell’agente zoonosico in questione. Inoltre, in caso di riscontro di zoonosi oggetto di sorveglianza, gli operatori del settore alimentare hanno l’obbligo di comunicare i risultati, fornendo gli isolamenti su richiesta della competente Autorità, per la necessaria indagine sui focolai di tossinfezione alimentare.

Annualmente il Ministero della Salute trasmette alla Commissione europea una relazione sulle tendenze e le fonti delle zoonosi, degli agenti zoonosici e della resistenza agli antimicrobici, contenente i dati raccolti nel corso dell’anno precedente. Le relazioni nazionali sono usate come base per le relazioni di sintesi europee, elaborate dall’EFSA e dall’ECDC.

In Italia, una completa ed armonizzata raccolta di informazioni necessarie alla valutazione delle tendenze e delle fonti dell’AMR è stata garantita, fino al 2013, da isolamenti di

Salmonella spp. provenienti da campioni del Piano Nazionale di Controllo delle salmonellosi

negli avicoli, ai sensi del Regolamento (CE) N. 2160/2003.

Il Piano Nazionale di Controllo delle salmonellosi negli avicoli si applica sul territorio nazionale, su tutti i gruppi presenti negli allevamenti (esclusi quelli a conduzione familiare) delle seguenti specie ed orientamenti produttivi:

• Riproduttori Gallus gallus; • Ovaiole Gallus gallus; • Polli da carne Gallus gallus; • Tacchini da riproduzione; • Tacchini da ingrasso.

L’obiettivo è la riduzione, rispetto all’anno precedente, della prevalenza dei sierotipi rilevanti dell’1% nei gruppi di riproduttori Gallus gallus, polli da carne e tacchini da riproduzione e da ingrasso e del 10% nelle galline ovaiole.

I sierotipi rilevanti sono: Salmonella Enteritidis, Typhimurium, Virchow, Infantis e Hadar per i gruppi di riproduttori Gallus gallus e Salmonella Enteritidis e Typhimurium per i gruppi di ovaiole, polli da carne, tacchini da riproduzione e ingrasso.

Il Piano Nazionale di Controllo prevede il controllo veterinario sistematico negli allevamenti oggetto di programma, al fine di valutare anche l’applicazione delle misure di biosicurezza

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e delle altre azioni previste dai piani di autocontrollo aziendale, oltre che a campionamenti ufficiali e a campionamenti su iniziativa dell’allevatore.

La Decisione 2013/652/UE stabilisce nuove modalità di monitoraggio e di rendicontazione sulla resistenza agli antimicrobici dei batteri zoonosici e commensali attraverso un sistema di controllo ufficiale con una confrontabilità delle informazioni e dei dati relativi principali filiere di origine animale (avicola, bovina e suinicola).

La normativa, in applicazione dal 1° gennaio 2014, ha definito regole dettagliate per la predisposizione ed attuazione del Piano che viene predisposto, annualmente, dal Ministero della Salute.

Nello specifico, il Piano predispone regole su: • Specie batteriche;

• Frequenza di campionamento;

• Origine degli isolamenti e sedi di prelievo;

• Numero minimo di campioni, livello minimo di isolamenti e distribuzione territoriale dei prelievi;

• Test di sensibilità antimicrobica.

4.1.1 Specie batteriche

Le specie batteriche sono obbligatorie o volontarie.

Obbligatorie: Salmonella spp., Campylobacter jejuni, Escherichia coli (indicatore commensale), Salmonella spp. e Escherichia coli produttori di β-lattamasi a spettro esteso (ESBL) o di tipo AmpC o carbapenemasi;

Volontarie: Campylobacter coli, Enterocuccus faecalis, Enterococcus faecium.

Nel monitoraggio sono inoltre inseriti batteri commensali che talvolta possono diventare patogeni, quali E. coli e Enterococcus spp. Poiché svolgono un ruolo determinate nello sviluppo, scambio e diffusione dei determinanti di resistenza ai diversi agenti antimicrobici, soprattutto nell’intestino di specie animali di interesse zootecnico.

4.1.2 Popolazioni di animali da produzione alimentare, alimenti e

frequenza di campionamento

Un sistema di rotazione annuale permette di testare: galline ovaiole, polli da carne e relative carni fresche, tacchini da ingrasso negli anni 2014, 2016, 2018 e 2020.

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È importante sottolineare che, per l’anno 2014, la Decisione 2013/652/UE non ha indicato come obbligatorio il monitoraggio di E. coli produttore di ESBL o AmpC o carbapenemasi in polli da carne e relativa carne fresca e in tacchini da ingrasso.

4.1.3 Origine degli isolamenti e sedi di prelievo

Gli isolamenti, oltre a provenire dai campioni ufficiali prelevati dall’Autorità competente, originano da campioni ottenuti da:

• Programmi nazionali di controllo della Salmonella e di altri agenti zoonotici specifici presenti negli alimenti, ai sensi del Regolamento (CE) n. 2160/2003;

• Controlli e verifiche del rispetto delle norme e dei criteri microbiologici di igiene di processo, ex Regolamento (CE) n. 2073/2005 sui criteri microbiologici applicabili ai prodotti alimentari.

4.1.4 Numero minimo di campioni, livello minimo di isolamenti e

distribuzione territoriale dei prelievi

Per l’anno 2014, la Commissione europea ha indicato in n. 850 il numero di campioni di intestino cieco da prelevare al macello per ciascuna categoria animale coinvolta (polli da carne e tacchini da ingrasso). Ciò in funzione della numerosità minima attesa di isolamenti da sottoporre a test di sensibilità antimicrobica (n. 170 per ciascuna combinazione di specie batterica e tipo di campioni di popolazione animale o categoria di alimenti in cui monitorare). Ciascun isolato proviene da un’unità epidemiologica scelta in modo casuale (campionamento casuale) e campionata una volta soltanto nell’anno in corso. In tal modo, è rispettato il requisito “Nel monitoraggio non va incluso più di un isolato all’anno per ciascuna specie batterica della stessa unità epidemiologica”, laddove per unità epidemiologica si intende, nel caso in questione (specie avicole), il gruppo. I campioni sono ripartiti tra le Regioni a più alta vocazione avicola, secondo il criterio “il prelievo di campioni è effettuato nei macelli che trasformano almeno il 60% della specifica popolazione animale nazionale, iniziando dai macelli con il maggior rendimento”.

Ciascuna Regione, nell’attuare il presente Piano, pianifica le attività da svolgere sul territorio di competenza distribuendo i campioni ad essa assegnati tra le AUSL in considerazione della realtà produttiva locale, assicurando un campionamento uniformamene distribuito nell’arco dell’anno.

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4.1.5 Test di sensibilità antimicrobica

Tutti i campioni di intestino cieco sono spediti al Centro di Referenza Nazionale per l’antibiotico-resistenza (CRNAR) al fine del successivo isolamento, identificazione, tipizzazione ed analisi dei profili di resistenza. I campioni provenienti dalle altre attività, sono analizzati dagli IZS territorialmente competenti e gli isolamenti sono inviati al CRNAR per l’analisi dei profili di resistenza.

4.2 Risultati dell’attività di sorveglianza e monitoraggio

4.2.1 Salmonella spp.

Per i polli da carne, n. 89 isolamenti identificati come Salmonella spp. sono stati sottoposti ai test di sensibilità antimicrobica, con i seguenti risultati: il 12,36% degli isolamenti si è mostrato sensibile a tutte le sostanze antimicrobiche previste nel monitoraggio dell’AMR. La resistenza alle tetracicline è stata dell’82,02%, mentre quella alle aminopenicilline (prototipo: ampicillina) del 57,30%. Relativamente alle molecole di importanza critica per l’uomo, l’83,15% ha mostrato resistenza microbiologica ai fluorochinoloni e il 3,37% alle cefalosporine di 3° e 4° generazione. Un pattern di resistenza multipla è stato frequentemente individuato per trimethoprim, tetracicline, ampicilline e fluorochinoloni (44,94%). Nessuna resistenza è stata rilevata per la colistina, antibiotico prototipo della classe delle polimixine e non sono state rilevate resistenze a carbapenemi.

Per i tacchini da ingrasso, n. 145 isolamenti sono stati sottoposti ai test di sensibilità antimicrobica, con i seguenti risultati: il 6,21% degli isolamenti si è mostrato sensibile a tutte le sostanze antimicrobiche previste nel monitoraggio dell’AMR. Il 68,97% degli isolamenti ha mostrato MR (Multi-resistenza: resistenza ad almeno 3 diverse classi di antimicrobici). La resistenza alle tetracicline è stata del 90,34%, mentre quella alle aminopenicilline del 71,72%. Relativamente alle molecole di importanza critica per l’uomo (CIAs), il 47,59% ha mostrato resistenza microbiologica ai fluorochinolonici. La resistenza alla colistina, appartenente alla classe delle polimixine, ha raggiunto valori di 8,28%. Co-resistenza è stata osservata per alcuni CIAs, ovvero tra fluorochinolonici e colistina (5,52%). Non sono state rilevate resistenze a tigeciclina e carbapenemi.

Relativamente ai risultati ottenuti, invece, da campioni (es. feci o campioni ambientali) prelevati in attuazione del PNC delle salmonellosi (Regolamento (CE) n. 2160/2003), sono

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pervenuti al CRN-AR n. 66 isolamenti di Salmonella spp. da polli da carne, sottoposti a test di sensibilità antimicrobica: il 40,91% degli isolamenti si è mostrato sensibile a tutte le sostanze antimicrobiche previste nel monitoraggio dell’AMR (definiti “fullysusceptible”). Il 48,48% degli isolamenti ha mostrato MR. Il più frequente pattern di resistenza riscontrato è risultato per trimethoprim, tetracicline, fluorochinolonici e cefalosporine a spettro esteso. La resistenza ai fluorochinolonici è stata del 54.54%. La resistenza alle cefalosporine di 3° e 4° generazione è stata del 27.27%. Infine, il 6,06% degli isolamenti è risultato resistente alla tigeciclina, mentre non sono state rilevate resistenze carbapenemi.

4.2.2 Campylobacter spp.

Gli isolamenti identificati come Campylobacter jejuni sono stati sottoposti ai test di sensibilità antimicrobica. Per i polli da carne, un totale di n. 261 isolamenti sono stati selezionati in maniera casuale per i test di sensibilità antimicrobica con i seguenti risultati: il 6,51% degli isolamenti si è mostrato sensibile a tutte le sostanze antimicrobiche previste nel monitoraggio dell’AMR, mentre il 5,36% ha mostrato MR. La resistenza alle tetracicline è stata del 78,93% e la resistenza ai fluorochinolonici è stata del 90,04%. Il 3,07% degli isolamenti ha mostrato resistenza ai macrolidi (eritromicina). Un pattern di co-resistenza a fluorochinolonici e tetracicline è stato individuato nel 76,63% degli isolamenti. Co-resistenza a fluorochinolonici, macrolidi e tetracicline, è stata osservata nel 2,68% degli isolamenti.

Per i tacchini da ingrasso, un totale di n. 153 isolamenti sono stati sottoposti a test di sensibilità antimicrobica con i seguenti risultati: Soltanto il 7,84% degli isolamenti si è mostrato sensibile a tutti le sostanze antimicrobiche previste nel monitoraggio dell’AMR, mentre il 9,15% ha mostrato MR. La resistenza alle tetracicline è stata del 78,43% e la resistenza ai fluorochinolonici è risultata molto diffusa, raggiungendo percentuali dell’86,27%. Il 5,88% degli isolamenti ha mostrato resistenza ai macrolidi (eritromicina). Un pattern di co-resistenza a fluorochinolonici e tetracicline è stato individuato nel 72,54% degli isolamenti. Co-resistenza a fluorochinolonici, macrolidi e tetracicline, è stato osservato nel 5,88% degli isolamenti.

4.2.3 Escherichia coli

Per i polli da carne, un totale di n. 170 isolamenti individuati come Escherichia coli sono stati selezionati in maniera casuale per i test di sensibilità antimicrobica con i seguenti

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risultati: il 7,06% degli isolamenti si è mostrato sensibile a tutte le sostanze antimicrobiche previste nel monitoraggio dell’AMR. L’80,59% degli isolamenti ha mostrato MR. La resistenza alle tetracicline è stata del 73,53%, mentre quella alle aminopenicilline dell’86,47% e ai sulfamidici del 77,65%. Relativamente ai CIAs, il 67,65% ha mostrato resistenza microbiologica ai fluorochinolonici (di cui il 24,71% ha mostrato valori nel range di resistenze cliniche) e il 6,47% alle cefalosporine di 3° e 4° generazione. Il 5,29% ha mostrato resistenza alla colistina (polimixine). Coresistenza ai CIAs è stata osservata (fluorochinolonici + colistina) nel 5,29% degli isolamenti. Non sono state rilevate resistenze a tigeciclina o a carbapenemi.

Per i tacchini da ingrasso, un totale di n. 170 isolamenti sono stati selezionati in maniera casuale per i test di sensibilità antimicrobica con i seguenti risultati: Soltanto l’11,18% degli isolamenti si è mostrato sensibile a tutte le sostanze antimicrobiche previste nel monitoraggio dell’AMR. Il 75,88% degli isolamenti ha mostrato MR. La resistenza alle tetracicline, è stata del 77,65%, mentre quella alle aminopenicilline è stata del 78,82% e ai sulfamidici del 62,35%. Relativamente ai CIAs, il 60,00% ha mostrato resistenza microbiologica ai fluorochinolonici e l’1,18% alle cefalosporine di 3° e 4° generazione.

4.2.4 Escherichia coli produttori di ESBL o AmpC o carbapenemasi

Tali agenti destano preoccupazione per la salute pubblica, sia per la loro capacità di trasmettere i determinanti di resistenza ai principali agenti zoonosici (Salmonella) che per le loro potenzialità di agenti patogeni opportunisti nell’uomo.

Per i polli da carne, ricercando selettivamente i produttori di ESBL o AmpC, il dato ottenuto è estremamente alto: l’81,33% dei gruppi di polli da carne esaminati (244/300) ospitano queste sub-popolazioni di E.coli che in gran parte sono anche MR (95,08%), con il 64,34% con MR a 5 o più diverse classi di antimicrobici. Elevati livelli di co-resistenze ad altri CIAs sono state riscontrati in queste subpopolazioni di E.coli ESBL- o AmpC-positive: 75,41% era co-resistente ai fluorochinolonici, ed il 5,33% era co-resistente alla colistina. Il 4,92% degli isolamenti presentava infine un pattern di co-resistenza fluorochinonici+colsiti na+cefalosporine a spettro esteso. Molto elevate anche le co-resistenze a tetracicline (80,74%) ed ai sulfonamidici (91,80%). Nessuno degli isolamenti presentava resistenza ai carbapenemi.

Anche per i tacchini da ingrasso, il dato ottenuto è molto elevato, pari al 74,67% (224/300) dei gruppi di tacchini monitorati che presentano tali sub-popolazioni di E.coli con una MR

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