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William Morris: il socialismo agli occhi di un artista

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Academic year: 2021

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PISA

Dipartimento di scienze politiche

Corso di laurea in comunicazione d'impresa e politica delle

risorse umane

William Morris: il socialismo agli occhi di un artista

Candidata: Relatore: Arianna Rossi Prof. Claudio Palazzolo

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Indice

Introduzione………

……2

Capitolo Ⅰ

William Morris e la sua visione romantica e medievale

1.1. La Formazione……… ……4

1.2. L'Islanda e le saghe nordiche……… ……11 . 1.3. Maturità e scritti politici………14

Capitolo Ⅱ

Uomo e ambiente: disumanizzazione e sviluppo industriale

2.1. L'ambiente storico-culturale dell'Inghilterra vittoriana……… ……27 2.2. Le trasformazioni del contesto urbano……….. .. …38 2.3. Arte e società, passando dalle teorie di Ruskin

al credo estetico di Morris……… ……50

Capitolo Ⅲ

Degradazione del lavoro comune

3.1. Sfruttamento e oppressione del lavoratore moderno……… ...….…62 3.2. Il lavoro come «la parte ornamentale della vita». ………70

Capitolo Ⅳ

Viaggio utopico nell'ideologia morrisiana

4.1. Dal pensiero all'azione: la fondazione della Socialist League ……… 81 4.2. La concezione «pratica» di un socialista sentimentale ………96 4.3. News from Nowhere come metafora di un rinnovamento

della società ………105

Considerazioni finali

……… ….………...113

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Introduzione

Difficile non lasciarsi coinvolgere dalla lettura delle opere di William Morris, artigiano, poeta, pittore e pensatore politico vissuto in Inghilterra durante l'epoca Vittoriana, in un un periodo di grandi trasformazioni sociali ed economiche, che videro una massiccia immigrazione delle popolazioni contadine verso le città, la standardizzazione degli edifici abitativi, quella dei tempi di lavoro e dei comportamenti degli individui, modificando la percezione della realtà e delle sue coordinate spaziali e temporali. Per un sensibile osservatore della sua epoca, come fu Morris, le trasformazioni degli spazi rappresentarono il primo, evidente, segnale del profondo cambiamento in atto della società.

Negli scritti morrisiani, l'espressione del forte disagio dovuto al grigiore della realtà sociale si intreccia con la rivendicazione di forti ideali sostenuti con grande vigore e passione. Ne sono parte l'odio contro l'ignobile sfruttamento, la denuncia del conseguente degrado, anche morale, della classe lavoratrice, e la ferma opposizione ad un sistema capitalistico portato a mercificare ovvero a ridurre alla logica di mercato qualsiasi cosa, perfino la stessa arte. Di qui la voglia di riscatto dell'Autore che, in alcune pagine, si manifestava in un desiderio di ritorno all'epoca medievale, considerata come dimensione di un vivere sereno, in armonia con la natura.

Nonostante gli evidenti turbamenti emotivi di un uomo in totale contrasto con l'opinione dominante, fredda e utilitarista, Morris non rinunciò mai a vivere con intensità e passione, orchestrando abilmente la costruzione di una sorta di leggenda personale. L'arte e la bellezza erano gli idoli cui Morris fu interamente votato durante un'esistenza ricca e piena di iniziative. Organizzava convegni e discussioni che vedevano la partecipazione di artisti e poeti nella sua dimora, la Red House. Alternava l'amore per la moglie, Jane, con quello per la letteratura e l'arte, producendo numerose opere nella firm da lui istituita, che può essere considerata il laboratorio della sua anima. Si impegnava, inoltre, nell'attività politica, militando nelle file dei movimenti socialisti, con il pensiero fisso alla

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costruzione di una società diversa, umana, in grado di percepire e creare la bellezza del mondo.

Dalla lettura dei suoi innumerevoli scritti, in cui descriveva le condizioni igieniche precarie, le malattie, la povertà, gli orari di lavoro massacranti, tutto ciò che riduceva l'uomo niente di più che a una macchina esecutiva, senza anima pulsioni, desideri, se non quello di sopravvivere, il lettore può immaginare di ascoltare le parole di Diogene , che, vagando per le la città con la lanterna accesa, diceva: "cerco l'uomo"1. Era quella, probabilmente, anche la ricerca in cui Morris si sentiva impegnato. Perché, secondo il suo pensiero, l'arte e la bellezza possono essere appannaggio solo di una società sana, in cui a chiunque sia data la possibilità di elevazione spirituale e quindi la capacità di esprimersi in ogni campo dell'umano agire.

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1) William Morris e la sua visione romantica e medievale

1.1. La Formazione

Per poter analizzarne l'evoluzione ideologica è utile inquadrare storicamente la complessa figura di William Morris, architetto, poeta, pittore e scrittore inglese di fine '800, nonché figura tra le più significative dell'epoca tardo-vittoriana e sostenitore di un sostanziale rinnovamento artistico e sociale.

Nato il 24 marzo 1834 a Walthamstow, periferia di Londra, William Morris proveniva da una famiglia borghese, primo maschio di nove figli. Quella di Morris era una famiglia abbastanza agiata, appartenente alla media borgesia, e seppur priva di particolari interessi culturali, era ideologicamente impostata sulla tradizione puritana2. Fin da subito il giovane Morris mostra un certo disagio nei confronti di tale tradizione, differentemente dalle sorelle maggiori, e in particolare da Emma che sposerà il reverendo Joseph Oldham, scegliendo di lavorare con il marito tra i minatori di carbone del Derbyshire, e da Henriette che resterà nubile, convertendosi al cattolicesimo romano.

Il padre, William Morris senior, che era proprietario di una miniera, scelse negli anni '40 di trasferirsi con la famiglia a Woodford Hall, ridente e verde periferia di Londra, al limite della foresta di Epping, che offriva lo spettacolo di una natura selvaggia e di un'atmosfera elfica e fuori dal tempo. Già all'età di 9 anni, Morris è solito trascorrere le giornate passeggiando nei boschi vicini alla sua abitazione, diventando un attento osservatore di quell'ambiente naturale così vasto e incontaminato che lo circonda. La salute malferma e fragile gli impedisce, invece, di compiere studi regolari. Questo periodo di rifugio in un mondo di isolamento

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incantato dura fino al '47, anno della morte del padre, che lascia, tuttavia, la famiglia in una situazione economica tranquilla.

Contemporaneamente la Londra di quel tempo è scossa dalle violente agitazioni dei cartisti. È questo un movimento nato in Inghilterra nel 1836, dopo che un gruppo di operai e di artigiani londinesi si era unito per rivendicare, nella "carta del popolo" (People's Charter), un programma politico per tutto il movimento operaio. Le rivendicazioni principali sono le seguenti: suffragio universale (per gli uomini); elezione annuale del parlamento; votazione segreta dei deputati; divisione del paese in circoscrizione elettorali uguali in modo da assicurare un'eguale rappresentanza; abrogazione del censo per essere eletti e remunerazione dei deputati3. In concomitanza di una grave crisi economica che colpisce il paese, il movimento riprende nuovo impulso con l'invio al parlamento inglese di una petizione ancora più radicale della precedente, nella quale si condanna espressamente l'ingiustizia del sistema politico-sociale, la concentrazione delle terra e di altri mezzi produttivi nelle mani di poche persone, il lavoro sottopagato degli operai, e le ingenti tasse che gravano su di loro4.

Morris, lontano dai turbamenti politici e sociali che coinvolgono la city, frequenta, tra il '48 e il '51, il Marlborough College, centro anglocattolico5 di alto livello, situato in una zona della città che conservava le tracce di un passato remoto. Durante questo periodo Morris ha accesso alla biblioteca della scuola, dove ha la possibilità di consultare e di sviluppare uno spiccato interesse per alcuni testi sul medioevo e sul neogotico. Dopo aver lasciato il college a Natale del ' 51, si prepara all'ammissione all'Exeter College di Oxford, sotto la guida di

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D.Thompson , Il Cartismo 1838-1858, La Pietra, Milano, 1978, pag. 70 4 Ivi, pag.88

5 Con "anglocattolicesimo" si denominava l'"alta Chiesa" che pur appartenente alla Comunione anglicana, manteneva lo stile liturgico del cattolicesimo romano precedente allo scisma compiuto nel 1534 dal re Enrico VIII, il quale si sottrasse alla giurisdizione del Papa proclamando l'autonomia della Chiesa d'Inghilterra. La principale fonte di diversità col cattolicesimo romano è lo statuto, potere ed influenza del vescovo di Roma. Lo sviluppo di quest'ala anglo-cattolica dell'anglicanesimo avvenne soprattutto nel diciannovesimo secolo ed è associato al Movimento di Oxford i cui maggiori rappresentanti, John Henry Newman e Henry Edward Manning, alla fine decisero di riunirsi alla Chiesa cattolica romana, diventando cardinali. (C. Lovera di Castiglione, Il Movimento di Oxford, Morcelliana, Brescia, 1935)

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un precettore, un High Churchman, scelto accuratamente dalla madre di William per accentuare la formazione anglocattolica del figlio.

Nel giugno 1852 Morris è ammesso al College, ciò che nelle aspettative della madre, avrebbe dovuto prepararlo per prendere gli ordini della chiesa anglicana. I progetti della madre si infrangono contro la tendenza di Morris a sviluppare, già da allora, interessi culturali di ogni tipo. A Oxford il giovane, infatti, non solo è attratto dal movimento, l'Oxford movement6, creato da John Henry Newman, stringendo amicizia con chi di tale movimento era membro attivo, ma ha anche i primi contatti con un gruppo di studenti radicali provenienti da Birmingham e iscritti al Pembroke College, con cui forma una comunità di spiriti eletti per coltivare interessi letterari, estetici, mistici e più tardi anche sociali7. Ciò che univa i componenti di tale gruppo era la concezione del Medioevo come periodo in cui, per la sua semplicità e purezza, si realizza la suprema bellezza nell'arte, in opposizione al convenzionalismo vittoriano e alla società industriale.

Totalmente estraneo e insofferente nei confronti dell'accademismo della cultura ufficiale, Morris trascorre gran parte del suo tempo a discutere dei temi più disparati, ed a leggere gli scritti di Carlyle e di Ruskin. Alla teorie sull'arte di quest'ultimo Morris si avvicina con entusiasmo, tanto che, assieme agli amici, compie nell'estate del '55 un viaggio culturale "ruskiniano", ripercorrendo le tappe e la visita delle città che Ruskin aveva toccato e ritratto.

Morris rimane particolarmente affascinato dai paesaggi francesi e dalle cattedrali dell' Île-de-France, prendendo piena coscienza della sua predilezione per l'arte. Sarà, infatti, proprio quel viaggio a indurlo alla decisione di lasciare l'Exeter College di Oxford e rinunciare così alla vita religiosa, come si evince dalla lettera scritta all'amico Cormell Price:

6 C. Lovera di Castiglione, op.cit. , pag. 172

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E. Schulte, Saggi Saghe e Utopie nell'opera di William Morris, Liguori Editore, Napoli, 1987, pag. 28

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"Sarò architetto, se ci riuscirò: sono già troppo vecchio e non c'è tempo da perdere, devo affrettarmi, non farebbe al mio caso....essere per tutta la vita un essere pigro, senza scopi, inutile e sognatore, ho già perduto abbastanza tempo8."

Nel gennaio dello stesso anno decide di lavorare nello studio di George Edmund Street, architetto neogotico, senza mai tagliare del tutto i rapporti con l'Università. Svolge in questo studio un apprendistato di due anni, durante il quale ha modo di conoscere ed applicare le tecniche dell'arte medievale e di stringere amicizia con Dante Gabriele Rossetti9, pittore preraffeillita italiano: un uomo eccentrico, corpulento e barbuto, dedito a droghe e alcool, che vuole riportare l'arte alle forme semplici ed essenziali del primo rinascimento, in netta contrapposizione al razionalismo, alla modernità e al moralismo dell'età contemporanea. Soggetti dei suoi dipinti sono donne sensuali e misteriose, rappresentate in modo molto distante dalla tipica donna vittoriana, considerata l'angelo del focolare, la cui femminilità è soffocata dai precetti maschilisti dell'epoca. La personalità di Rossetti, seppur tormentata e angosciata, esercita un indubbio fascino su Morris che, subito dopo averlo conosciuto, scrive poesie più raffinate e cariche di sentimento.

Quando l'architetto Street si trasferisce a Londra, Morris lo segue insieme a Rossetti, stabilendosi a Red Lion Square, dove ha inizio l'attività artigianale del gruppo di artisti a cui egli si è legato, e con i quali si dedica alla progettazione di mobili adeguati allo stile di una quotidianità anticonvenzionale, fondata sulla comunione degli spiriti e delle arti, e alla ricerca di una nuovo stile con cui esprimere i contrasti sempre più profondi di una società che sta cambiando. Spinto dalla passione romantica per la storia e la letteratura, il gruppo nella scelta dei suoi soggetti si ispira alle opere di Dante, Chaucer e Shakespeare. Rispondendo all’appello lanciato da John Ruskin (1819-1900) nel suo saggio Modern Painters, questi artisti rappresentano la natura con la forte sensibilità che li caratterizza, attraverso immagini molto accurate, in cui ogni particolare, dal filo d’erba alla

8 W. Morris, The Collected Letters, a cura di Norman Kelvin, vol. Ⅰ, 1848-1880, Princeton University Press, Princeton, 1984, pag. 23

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pietra, al fiore, resi con colori accesi e luminosi, è perfettamente riconoscibile. All'interno del movimento si svolgono, inoltre, riunioni e discussioni frequentate da artisti e intellettuali della città.

In questo periodo l'incontro con Jane Burden, nel '57, sconvolge l'equilibrio di Morris che è turbato dalla sua disarmante bellezza. Jane Burden è infatti una splendida donna, tante volte ritratta da Rossetti, dai lineamenti marcati, sopracciglia folte, labbra carnose, massa di capelli corvini, dotata di un fascino zingaresco che colpisce la sensibilità preraffaellita. William Morris la sposa nel '59. A distanza di poco tempo Rossetti sposa la poetessa Lizzie Siddal, volto preraffaellita e sua musa ispiratrice, modella dai lineamenti delicati e melanconici e dal fascino etereo, opposto a quello di Jane.

A intrecciare ancora più indissolubilmente le vite dei protagonisti della piccola confraternita contribuiscono le loro vicende sentimentali. Morris e Rossetti condividono con Jane un rapporto che oltrepassa il piano platonico. Si tratta, comunque, di una complessa vicenda che deve essere letta come una delle manifestazioni dello spirito di gruppo anticonvenzionale di una élite intellettuale che si isola e si difende rispetto al mondo borghese. Tale spirito anticonformista ricorda quello della confraternita preraffeillita fondata nel '48, di cui faceva parte Rossetti, la Brotherhood10. Come nel gruppo di artisti a cui Morris è legato, anche la Brotherhood esaltava il medioevo come l'epoca in cui la creazione artistica era affidata esclusivamente all'artigiano11, e il suo programma si basava su principi di antindividualismo, anticapitalismo e antimperialismo.

E non è casuale il fatto che la confraternita si formasse nello stesso anno in cui Marx ed Engels, proprio a Londra, pubblicarono il Manifesto del Partito Comunista.

È questo, tuttavia, un periodo difficile per Morris, che, sebbene ispirato dall'estetismo preraffaellita, è influenzato da Rossetti che cerca di trascinarlo verso un modo di vivere intimamente corrotto. Il pittore italiano, del resto, seppur dotato di una forte personalità, è un uomo travagliato ed infelice. La sua salute mentale non è salda, e lo stile di vita che conduce non lo aiuta a conservare il

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G. C. Argan, Il Revival, Gabriele Mazzotta, Milano, 1974, pag. 80 11 Ivi , pag. 83

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proprio equilibrio. Passa infatti intere notti insonni e dedite al bere, risentendo il giorno dopo i postumi dell'alcool. Morris, pur non condividendo lo stile di vita dell'amico, lo tollera, per non infrangere l'armonia che li univa sul piano artistico. Primo frutto significativo della visione estetica di Morris è la costruzione nel 1859, su progetto dell'amico e architetto Philip Webb, conosciuto nello studio di Street, della Red House12a Bexley Healt nel Kent, la quale rappresenta l'espressione di un nuovo approccio alla vita ed al lavoro, che si allontana volutamente dai modelli vittoriani. Morris cura personalmente l'arredamento della casa ispirandosi allo stile medievale. Torrette, soffitti con travi a vista e saloni della casa rappresentano quello che per Morris e i suoi amici (Dante Gabriele Rossetti e sua moglie Lizzie Siddal, Edward e Giorgiana Burne-Jones, Charles Faulkner e Ford Madox Brown che erano stati chiamati a partecipare al progetto di questa Comune artistica) costituisce l’idea di “architettura moderna.” La Red House diventa non solo la dimora di Morris, ma un luogo ospitale dove si tengono convegni e discussioni che vedono la partecipazione di artisti e poeti.

Dopo aver svolto l'attività di decoratore per la Red House, Morris decide di istituire insieme agli amici artisti una Firm. Come possiamo leggere nelle parole di una lettera al suo vecchio tutor F.G.Guy, Morris esprime la volontà di realizzare questo progetto:

"Ho cominciato come decoratore, cosa che ho sempre pensato di fare quando avrei trovato persone famose disposte a lavorare con me, e a questo scopo, soprattutto ho costruito la mia bella casa.13"

Nell' aprile del 1861 è fondata la ditta Morris, Marshall, Faulkner & Co. Ciascun socio versa solo una sterlina, mentre il capitale è prestato dalla madre di Morris, la quale, dopo un lungo periodo di opposizione, accetta la scelta della via artistica del figlio. Gli accordi tra i soci sono chiari e ben impostati, prevedendo che l'utile

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P. Henderson, William Morris, Longmans, Green & co., London, 1963, pag. 17

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sia diviso fra tutti in parti uguali. Il modello cui Morris si ispira è quello della “bottega” medievale, in contrapposizione alla produzione massificata tipica dell'industria. L'artista intende, inoltre, dare impulso al Gothic revival, secondo le linee originali dell'arte medievale, producendo oggetti semplici ma originali: mobili dalle linee essenziali, disegnati da Philip Webb e decorati da pannelli e medaglioni dipinti da Rossetti e Edward Burne-Jones, stoffe da arredamento, vetri colorati, vasi dipinti, oggetti che hanno come massimo comune denominatore la visione anticonvenzionale di un'arte semplice e rinnovata e il rifiuto della produzione in serie.

Il lavoro artistico della ditta accresce la fama di Morris, senza però raggiungere i livelli di altri artisti, quali, ad esempio, William Bell Scott e John Everatt Millais, vicini a Ruskin. Nel frattempo l'amore di Rossetti con Jane si intensifica, come è evidente dalla presenza della donna in molti suoi quadri, e conseguentemente Morris vive gli anni più duri della sua delusione matrimoniale. Per consolarsi dal tradimento amoroso cerca, quindi, riparo nella letteratura, pubblicando nel '67 "The life and Death of Jason" , poema sul mito dell'eroe Giasone, e tra il '68 e il '70 "The Earthly Paradise"14. Quest'ultima opera, composta da ventiquattro racconti, in versi, ispirati alle leggende dell'antichità greca, romana, nordica e orientale, rivela una sensualità acuta e una notevole sensibilità linguistica, esprimendo al contempo una volontà di evasione dalla realtà.

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P. Faulkner, Gli autori di News from Nowhere, pag. 45: http://www.morrissociety.org/worldwide/Italy_News.pdf

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1.2. L' Islanda e le saghe nordiche

Lo stesso desiderio di fuga, espresso nell'opera The Heartly Paradise, è alla base dell'interesse di Morris per l'Islanda, una terra che rievocava ancora, per alcuni versi, l'atmosfera del medioevo per la presenza di paesaggi incontaminati e selvaggi e nella quale fioriva la letteratura epica. Nel '68 egli studia e impara l'islandese aiutato da Eirikr Magnusson15 che gli farà da guida nella terra atlantica, oltre a fargli scoprire i segreti della lingua. Il primo viaggio in Islanda nell'estate del 1871 rappresenta, per Morris, non solo un allontanamento da Rossetti e da quel ménage creatosi tra Jane e l'artista italiano, ma anche un'alternativa alla, per lui insoddisfacente, vita quotidiana, in un momento di serie difficoltà di identificazione della propria personalità artistica, professionale, e d'inserimento nel mondo della bohème intellettuale.

La parentesi islandese è, dunque, rigenerante per Morris, forse perché questa terra, dall'atmosfera remota, esprime per lui il fascino di "un'ultima spiaggia" o una nuova frontiera. L'aridità del terreno, le violente cascate, il colore tetro dei monti di cenere e pomice, i bassi fiordi larghi come mari e le verdi pianure suscitano in lui grande fascino e desiderio di approfondire la storia e la letteratura del popolo che abitava quel luogo.

Nonostante l'Islanda si contraddistinguesse per una natura di allucinante desolazione, fredda e inospitale, essa ha in Morris un effetto opposto, come possiamo dedurre dalle sue parole:

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"La deliziosa freschezza e l'indipendenza di pensiero di quei popoli, l'aria di libertà che da essi si spira, la loro venerazione per il coraggio, la completa mancanza di convenzionalismi mi conquistarono di colpo"16

La sensibilità poetica porta Morris ad esaltare quelle popolazioni che, sebbene fossero povere e abitassero una terra primitiva, vivevano una realtà schietta nella quale si respirava un'aria di libertà. Nella visione dell'artista è meglio vivere una realtà povera ma sincera, piuttosto che le contraddizioni e i convenzionalismi che caratterizzavano la società dove era nato. Seppure si colga una propensione di Morris alla fuga in un mondo lontano dai problemi politici e sociali della city, non bisogna dimenticare i turbamenti e le contraddizioni sentimentali che egli lascia alle spalle e che per molto tempo silenziosamente lo hanno devastato. L'amicizia con Rossetti e la relazione di quest'ultimo con la moglie hanno in qualche modo ostacolato la piena espressione artistica di Morris. Il rifugio in Islanda è, quindi, non solo un modo per dimenticare i problemi sentimentali, ma anche per recuperare la sua vena di artista. In questo periodo la sua produzione letteraria aumenta. Con l'aiuto di Magnusson traduce alcune saghe vichinge. Nel 1869 pubblica la traduzione di The saga of gunnlaug Worm-Tongue e di The Eyrbyggja saga e nel '70 la traduzione di Völsunga saga, una delle opere più famose in lingua islandese. Ma il suo capolavoro in questo periodo è l'opera intitolata The Story of Sigurd the Volsung and the Fall of Niblungs17 del 1876, poema epico in quattro libri ispirato alle saghe leggendarie in lingua islandese.

I personaggi di queste storie sono uomini coraggiosi e vigorosi che rappresentano lo spirito eroico delle popolazioni del nord, il valore intrepido, il senso dell'onore e della dignità; mentre le figure femminili sono donne misteriose e seducenti, che richiamano le donne raffigurate dai pittori pre-raffeiliti. A fare da sfondo di queste storie fantastiche è la terra battuta dai venti, fredda e desolata, dove la vita,

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E.P. Thompson, op. cit., pagg. 219-20 17 W. Morris, Opere, cit., pag.47

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semplice e dignitosa, si svolge secondo leggi consuetudinarie e antichi modelli tribali: l'Islanda.

Non è errato pensare che il viaggio nella terra atlantica abbia spinto Morris a ricercare un'alternativa di un vivere sociale che, forse, può essere realizzabile non solo nelle pagine delle saghe da lui tradotte.

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1.3 Maturità e scritti politici

Morris trascorre l'estate del ' 72 in Islanda e, una volta tornato in Inghilterra ad occuparsi della firm, mostra un atteggiamento più deciso, non solo nelle scelte riguardanti propriamente il lavoro, ma nei confronti di tutti i colleghi della ditta. Prova che il lungo periodo trascorso nella terra atlantica gli ha trasmesso una nuova energia e una maggior sicurezza. Decide, per prima cosa, di licenziare quelle persone che non si impegnavano abbastanza nella produzione, e tra questi, anche Rossetti. Lo rafforza in questa decisione il fatto di aver egli stesso anticipato il capitale e, nonostante le discussioni di carattere economico con Brown, Morris non torna indietro: rompe definitivamente i rapporti di lavoro con loro.

Nel ' 76 la ditta registra una produttività maggiore rispetto ai periodi precedenti, soprattutto per quanto riguarda le carte da parato ed i tessuti, con piena soddisfazione lavorativa per Morris. Anche sul piano letterario è un momento positivo. Pubblica, infatti, la famosa traduzione dell'Eneide a seguito della quale acquisisce una maggior notorietà, come testimoniato dal fatto che viene nominato Examiner alla School of Art di South Kensington.

Nell'ottobre dello stesso anno l'Inghilterra sta per entrare in guerra contro la Russia a sostegno dei turchi, e ciò rappresenta per Morris la spinta ad interessarsi di problemi politici e sociali. Il 24 ottobre in una lettera a The Daily News, Morris esprime tutta la sua ferma opposizione alla politica del governo di Disraeli:

"Può la storia mostrare un'assurdità più grande di questa, o degli sciocchi più grandi degli inglesi se essi non renderanno chiaro al Ministero e alla Porta che non faranno nessuna guerra in favore dei turchi, nessuna guerra in favore di ladri e assassini?"18

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Questo è un appello a favore della pace e contro l'alleanza con i Turchi, che definisce «thieves and murderers». L'interesse per la politica lo porta anche a partecipare a numerose manifestazioni di piazza anti-turche e ad avere i primi contatti con gruppi radicali.

Contemporaneamente il lavoro della firm cresce, tanto che Morris decide di aprire una nuova sede produttiva all'angolo di Oxford Street. Ciò è indicativo del fatto che i nuovi interessi politici e la stessa attività politica non abbiano rappresentato un ostacolo al suo lavoro, ma, al contrario, abbiano dato forza ed entusiasmo alla vita dell'artista.

Un momento importante della vita di Morris è anche quando, nel 1877, viene invitato dall'Università di Oxford a ricoprire la cattedra di poesia lasciata vacante da Matthew Arnold, invito che egli rifiuta.

Rivolgendosi al rettore scrive:

"Sono molto dolente di dover rifiutare, semplicemente perché sento di non essere adatto a ricoprire quella carica: suppongo che le lezioni che un professore di poesia dovrebbe tenere dovrebbero essere o il risultato di profondi e ampi studi sulla materia, oppure esempi di bellissima ed ingegnosa retorica, quali ad esempio sono quelli che tengono i nostri Slade Professors. Ora, in entrambe queste cose io non riuscirei a dare credito né all'Università né a me stesso.

Mi sembra piuttosto che la pratica di qualsiasi arte sminuisca l'artista rispetto alla teoria; penso di meritare questa condanna più della maggior parte degli uomini; infatti, sebbene abbia letto molto ed abbia una buona memoria, il mio sapere è così limitato e così malmesso che a malapena posso dirmi uomo di lettere... Inoltre potrei dire senza offesa di avere il persistente sospetto che la cattedra di Poesia sia solo ornamentale e che il Professore di un'arte totalmente incomunicabile si trovi in una posizione falsa."19

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La passione politica, nata in quegli anni, induce Morris a rinunciare alla carriera accademica. In questo periodo la sua particolare attenzione agli eventi sociali in atto, il disagio verso una società basata sul lavoro di uomini schiavi, e la lettura delle teorie di Robert Owen e Fourier, lo portano progressivamente a maturare la convinzione che non ci sia speranza di riscatto in un sistema basato sulla contrapposizione fra capitale e lavoro; e ad accusare allo stesso tempo i giornali liberali di trascurare le cause che determinano il malcontento e il malessere diffuso in Inghilterra.

In questa prospettiva Morris si concentra sulle tematiche riguardanti il lavoro, interessandosi e facendo propria la visione di Thomas Carlyle, saggista, critico e figura tra le più famose del primo periodo vittoriano, il quale, nella sua opera Past and Present (1843) ha dedicato un intero capitolo al significato del lavoro, nella convinzione che la stessa felicità dell'uomo sia legata all'impegno lavorativo:

"Considera, in qual modo, anche se si tratta dei lavori più umili, l'anima intera dell'uomo si acqueti e come raggiunga una armonia reale nel momento in cui si pone al lavoro. Dubbio, desiderio, tristezza, rimorsi, indignazione, disperazione: tutte queste cose, come altrettanti cani infernali, assalgono l'anima del povero lavoratore come l'anima di ogni uomo: ma egli si piega, coraggioso e libero verso il suo compito, e tutte le sue furie si placano, tutte si ritirano ringhiando, per riguadagnare le loro tane. L'uomo, in questo momento, è veracemente uomo."20

Secondo la visione di Carlyle tutti i mali che affliggono l'uomo svaniscono, e l' armonia dell'individuo è raggiunta solo quando egli svolge il suo compito, per quanto modesto esso sia, in sintonia diretta con la natura. Solo attraverso il lavoro l'uomo ottiene la piena coscienza di se stesso:

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"tu sei un individuo inconoscibile, studia ciò che tu puoi attendere e lavora come un Ercole! Questo è quanto di meglio puoi fare."21

Queste parole di Carlyle, la tesi che l'individuo è veramente uomo solo nel lavoro, non potevano rimanere estranee alla sensibilità di Morris, che prima di interessarsi ai problemi politici, è innanzitutto un artista, consapevole di come la realizzazione di un'opera presupponga un laborioso processo mentale che solo dopo si traduce nell'esecuzione di colori, forme e contenuti su una tela.

L'impegno di Morris nel campo dell'arte, le sue idee sull'artigianato lo portano a presentare la famosa conferenza dal titolo "Prospects of architecture in Civilization", tenuta nel 1881, nel corso della quale egli esprime tutto il suo rammarico per una civiltà che, a causa dello sviluppo industriale e la sfrenata attività commerciale, ha perso ogni senso estetico, divenendo totalmente indifferente all'arte. Il sistema di commercio concorrenziale avrebbe provocato, secondo il pensiero di Morris, la rovina del tessuto urbano, senza che peraltro gli inglesi avvertissero la gravità del momento, vivendo così i sobborghi deturpati della city come qualcosa di normale fino a divenire sempre più ciechi di fronte alle bellezze della terra22. Il successo della conferenza non solo garantisce a Morris una maggiore notorietà nel mondo degli architetti, ma accresce la sua fiducia in se stesso nell'approccio con il pubblico.

Il suo senso, anche e soprattutto il senso estetico, di repulsione nei confronti dell'ambiente commerciale che lo circonda, lo porta ad aderire il 13 gennaio 1883 alla Social Democratic Federation (Sdf)23, movimento socialista fondato a Londra nel 1881 da Henry M. Hyndman. Quest'ultimo, giornalista britannico dallo stile di scrittura incisivo e vigoroso, nonché oratore di grande talento, si era formato sugli insegnamenti di Karl Marx ed aveva fatto da subito opere di proselitismo negli ambienti della borghesia di Londra.

21 Ivi, pag. 300

22 W. Morris, Il futuro dell'architettura nella civiltà, in Architettura e socialismo, sette saggi a cura di Mario Manieri Elia, Editori Laterza, Bari, 1963, pag. 10

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A Hyndman si deve il manifesto "England for all" (L'Inghilterra per tutti), pubblicato nel giugno 1881, un'opera che, sulla base delle dottrine marxiste24, ripensava i principi della democrazia, con particolare attenzione ai problemi sociali del paese.

Gli argomenti trattati da Hyndman, capaci di suscitare l'interesse di molti radicali, giornalisti, filosofi ed intellettuali, tra cui lo stesso Morris, sono alla base del programma della Sdf, incentrata sui seguenti punti: 1) suffragio universale ; 2) collegi elettorali uguali; 3) abolizione della camera dei Lords come organo legislativo; 4) parlamenti triennali; 5) punizione della concussione e della corruzione degli elettori, considerati come reati; 6) autogoverno delle colonie e dei territori dipendenti; 7) autonomia dell'Irlanda 8) nazionalizzazione delle terre25.

L'incontro di Morris con Hyndman porta al confronto tra due personalità che perseguono lo stesso obiettivo, ma con visioni non del tutto simili. Per Hyndman l'economia è il punto centrale della politica e, sulla base dei precetti marxisti, secondo i quali è la struttura che determina la sovrastruttura, solo cambiando il sistema economico è possibile raggiungere un diverso ordine politico. A caratterizzare il movimento, del resto, era la dottrina marxista della lotta di classe, in un momento in cui, con il rafforzamento e l'espansione del sistema capitalistico in Inghilterra, la classe lavoratrice cresceva di numero e contemporaneamente acquistava una maggior coscienza di sé e della sua forza. Morris, invece, diversamente da Hyndman, sostiene che il punto centrale di un sistema politico-sociale sia l'arte, la cui rinascita, e con essa il riscatto dell'uomo, possano essere raggiunte solo attraverso il socialismo. Ciò nonostante l'adesione di Morris al movimento lo porta a scrivere con Hyndman e altri membri della federazione democratica un piccolo opuscolo intitolato Socialism made plain (il socialismo reso chiaro per tutti). In questo pamphlet le masse lavoratrici sono esortate a lavorare per ottenere i seguenti obiettivi: 1) costruzione di abitazioni salubri ad

24 Hyndman, che conosceva bene la diffidenza degli inglesi nei confronti degli stranieri, scelse di non menzionare nella sua opera il nome di Marx. Aveva ignorato il desiderio del pensatore tedesco di vedere pubblicamente riconosciuto Il Capitale, frutto di anni di fatiche. Una scelta che causò l'allontanamento di Marx ed Engels. (G.D.H. Cole, Storia del pensiero socialista, vol. Ⅱ, Laterza, Bari, 1967, pagg. 454-55)

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M. Beer, Storia del socialismo britannico, volume Ⅰ, La nuova Italia, Firenze, ottobre 1964, pag. 224

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opera dell'autorità centrale o locale e affitto a basso prezzo ai lavoratori; 2) istruzione universale e gratuita e almeno un pasto al giorno per i bambini delle scuole; 3) giornata lavorativa di 8 ore; 4) imposta progressiva sui redditi superiori a 300 sterline; 5) costituzione di banche nazionale e graduale abolizione delle banche private; 6) nazionalizzazione delle ferrovie e delle terre; 7) organizzazione dei disoccupati sotto il controllo dello Stato, sulla base di principi cooperativi; 8) rapido riscatto del debito pubblico26.

Secondo la visione della Social democratic federation, anche in ciò mutuato dal marxismo, la produzione della ricchezza ha già di per sé un carattere sociale: essa è il prodotto del lavoro collettivo; tutto ciò che i membri della federazione chiedono è che anche la distribuzione sia equa e abbia una base collettiva. La federazione attacca perciò la proprietà privata dei molti che rubano ai poveri, sfruttando le fatiche del loro lavoro.

I dirigenti della Sdf, con l'intento di migliorare la propaganda socialista, decidono di pubblicare un giornale, mettendo a disposizione i fondi necessari. Molti militanti aderiscono con entusiasmo a questa iniziativa, tra i quali, oltre a Morris, Edward Carpenter, socialista e poeta inglese, con la donazione di una cospicua somma pari a £30027. All'inizio del 1884 esce così il primo numero di Justice con il sottotitolo di Organ of Social Democracy. Da allora il giornale fu pubblicato con la massima regolarità rappresentando un notevole strumento di diffusione delle dottrine marxiste sia a Londra che in altre città, grazie al sacrificio di alcuni militanti a risanare un bilancio mai in attivo.

Morris mostra, fin dall'inizio, una dedizione assoluta al movimento, non solo impegnandosi nella vendita del giornale, ma anche invitando le persone ad aderire alla federazione con toni convincenti e trascinanti :

26 Socialism made plain being the social and political Manifesto of the Social democratic federation, published at the offices of the Social democratic federation: SocialismMadePlain.pdf 27E.P. Thompson, op. cit., pag. 313

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"Venite spalla a spalla, prima che la terra diventi più vecchia! La causa si diffonde per terre e per mari;

ora il mondo si scuote e la paura si risveglia, e la gioia alla fine per te e per me."28

L'attività politica assorbe interamente Morris ed è in questo periodo che, volgendo il pensiero al concetto di firm, dove egli ha lavorato per anni prima di dedicarsi alla politica, sviluppa nuove riflessioni riguardanti il rapporto tra l'uomo e il lavoro industriale. Si rende, infatti, conto, già prima di affrontare la lettura del Capitale di Marx, della profonda differenza tra la produzione artigianale e quella industriale, maturando la convinzione che i lavoratori delle fabbriche vivano una pessima realtà, non solo dal punto di vista delle condizioni lavorative, con riguardo al salario e l'orario di lavoro, ma anche e soprattutto dal punto di vista di un' attività produttiva ormai semplificata e alienante. Morris spera che il socialismo possa dare ai lavoratori migliori opportunità di vita, nella convinzione che l'attività lavorativa, riprendendo la tradizione artigianale, risvegli nei lavoratori un senso estetico ormai sopito.

Le idee fondamentali di Morris sono esposte nelle conferenze e nei saggi scritti dal 1883 in poi. La prima conferenza di matrice socialista, dal titolo Art, wealth and riches, viene svolta nella primavera del 1883 alla Royal Institution of Fine Arts di Manchester, dove Morris affronta, tra l'altro, il tema del divario tra ricchezza e povertà, un divario reso profondo da un sistema economico che si è dimostrato totalmente incapace di creare un benessere generale.

La visione di Morris riguardante l'arte e il lavoro è espressa nel saggio Art under Plutocracy che Morris presenta il 14 novembre 1883 nell' Hall dell'University Collge di Oxford di fronte ad autorevoli docenti, tra cui i rettori delle Università di Oxford, Keble e Merton, e John Ruskin, allora Slade Professor di Belle arti.

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Morris, nell'occasione, critica aspramente il lavoro di officina29 che obbliga l'operaio a compiere operazioni elementari per la produzione di oggetti in serie, perdendo così la sua vena creativa. Egli sostiene che il lavoro della fabbrica degradi la personalità dell'uomo e che debba perciò essere ritrovata la felicità nel lavoro, «plesaure in labour», espressione che richiama il concetto espresso da Carlyle.

Al termine della conferenza Morris si dichiara esplicitamente socialista, e rivolgendosi ai presenti li esorta ad adoperarsi per ottenere una maggiore giustizia sociale attraverso la rinuncia dei privilegi, la distribuzione più equa della ricchezza e l'eliminazione di sprechi. Il tono aggressivo e polemico con cui Morris preconizza la rivoluzione provoca una reazione di sdegnata protesta da parte di uno dei rettori presenti. Ruskin, per calmare la situazione, decide di prendere la parola e senza cadere nella polemica sostiene che Morris abbia svolto un'ottima esposizione, chiudendo in questo modo l'esplosiva conferenza30. Morris, seppur soddisfatto di aver scosso l'ambiente universitario, non sa che da quel giorno Ruskin eviterà ogni rapporto con lui.

Lo stesso scalpore nella platea è provocato da Morris alla Leicester Secular Society, nel gennaio dell'84, con la lettura del suo saggio intitolato Art and Socialism dedicato a chiarire il suo pensiero circa il lavoro, il commercio e la competizione.

Sono anni intensi per Morris sia per l'attività politica che per quella letteraria, come testimoniato dai saggi scritti tra il 1883 e il 1887, che hanno come filo conduttore l'espressione di quel desiderio di libertà e di giustizia sociale che stanno intensamente a cuore all'artista.

La stessa intensa dedizione alla causa degli oppressi emerge, anche, dalla poesia scritta nell'aprile del 1884 in occasione di un pubblico dibattito tra Hyndman e un altro esponente della federazione:

"Ascoltate una parola, una parola a tempo, poiché si sta avvicinando il giorno in cui la Causa ci inviterà, alcuni a vivere e alcuni a morire!

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W. Morris, L'arte sotto la plutocrazia, cit. , pag. 83 30 W. Morris, Opere , cit., pag. 49

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Chi muore non morirà solo; molti sono già morti prima;

chi vive non sopporterà un peso più grave della vita che ha già sopportata. Nulla di antico ha la loro storia, hanno sanguinato soltanto ieri,

i più giovani fra gli amati della terra, ultimi di tutti i valorosi, fuggirono... "31

Se la causa stessa del socialismo è interpretabile con tanta passione da guadagnare il sacrificio della vita stessa, non è solo per l'ardore del temperamento artistico, tratto distintivo del carattere morrisiano.

Toni altrettanto violenti caratterizzano molte adunanze pubbliche della federazione, con la convinzione della maggior parte dei socialisti britannici dell'epoca che il socialismo dovesse essere conquistato con la forza. Essi, memori del periodo cartista, riprendevano il grido di battaglia di allora: «Con mezzi pacifici se è possibile, con la forza se è necessario». Non solo, ma era anche frequentemente citato da alcuni dirigenti della Df il seguente parallelo storico:

«La polvere da sparo aiutò a spazzar via il feudalesimo, quando forme nuove sorsero dal declinare di quelle antiche; ora esplosivi molto più potenti sono pronti contro il capitalismo, mentre le idee dell'epoca sono mature per la rivoluzione, come lo erano quando cadde il feudalesimo. Per impedire l'anarchia, dobbiamo organizzare ed istruire le masse»32.

L'ultima frase sembra esprimere un atteggiamento pacifico in contrasto, tuttavia, con la frase precedente nella quale viene sostenuta la necessità del ricorso alla violenza per sovvertire gli ordini politici-sociali: dall'uso della polvere da sparo contro il feudalesimo all'uso degli esplosivi contro il capitalismo. Sono esempi di una terminologia utilizzata spesso dai socialisti britannici, che vennero strumentalizzati da chi della federazione era avversario.

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Questa poesia fu pubblicata su Justice il 19 aprile 1884 citata in M. Beer, op. cit. , pag. 228 32 Ibidem

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È un fatto che la visione solidaristica di Morris e la sua ribellione assumono toni anche romantici. Il tema della rivoluzione sociale provoca, tuttavia, sorpresa e indignazione da parte di giornalisti e commentatori politici, che lo attaccano rinfacciandogli di essere un capitalista che si diverte a fare il socialista. Le accuse disorientano Morris provocandogli insicurezza, inquietudine e un senso di disagio che si unisce alla consapevolezza della propria impreparazione politica.

Questo sentimento è espresso dall'artista in una lettera dell'agosto 1884, diretta all'austriaco Andreas Scheu, decoratore di professione e membro della Democratic Federation:

"Mi sento debole in molti punti per quanto riguarda la scienza del socialismo… E poi mi sento ignorante in fatto di statistica: vedi, io non sono che un poeta ed un artista buono solo per il sentimento"33.

Lo stesso stato d'animo, tuttavia, non gli impedisce di continuare ad impegnarsi nella militanza politica, come dimostra l'importante conferenza dal titolo Art and Labour, da lui svolta a Glasgow nel dicembre del 1884. In questa occasione l'artista ribadisce la sua adesione al socialismo, sostenendo che la gestione comune del capitale, della terra e della fabbrica sia l'unica via per liberare l'uomo dal lavoro degradante e dallo sfruttamento di classe. Morris, al termine della stessa conferenza, riprendendo le teorie di Karl Marx, sostiene che ognuno debba lavorare secondo le proprie capacità e produrre ciò che consuma34. La conferenza vede una larga partecipazione e riscuote notevole successo, ma subito dopo, nella sezione della social Democratic Federation di Glasgow, viene a crearsi una forte tensione tra alcuni dirigenti londinesi della federazione e Hyndman. La tensione raggiunge l'apice una volta che l'artista torna a Londra, negli ultimi giorni di dicembre. La federazione, del resto, era formata da personaggi di diversa cultura

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W. Morris, The Letters of William Morris to his family and Friends, a cura di Philip Henderson, Longmans, Green & Co., London, 1950, pagg. 211-2

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politica, riunendo insieme riformatori sociali parlamentari, social democratici rivoluzionari, socialisti anti-parlamentari, e anarchici dichiarati. Ne derivavano frequenti contrasti di vedute, forti divisioni e discordie 35. Lo stesso temperamento vivace e impetuoso di Morris era troppo lontano dall'atteggiamento freddo e calcolatore di Hyndman.

Nell'assemblea della S.D.F. del 23 dicembre Hyndman viene messo in minoranza, riscuotendo la sua mozione otto voti contro i dieci della mozione contraria, sostenuta da Morris. Quest'ultimo, tuttavia, invece di mettersi alla testa della federazione, inaspettatamente sceglie di abbandonarla seguito da altri, con questa dichiarazione:

"Essendo sorta discordia nel Consiglio in relazione al tentativo di sostituire arbitrarie regole alla fraterna collaborazione, contro i principi del Socialismo, e dato che ci sembra impossibile sanare questa discordia, noi sottoscritti pensiamo sia meglio, nell'interesse del socialismo, di interrompere la nostra partecipazione al consiglio e conseguentemente porgere le nostre dimissioni. William Morris, Edward Aveling, Robert Banner J.Lane, Eleanor Marx Aveling, E. Belfort Bax, John L. Mahon, S. Mainwaring, W. J. Clarke, J. Cooper"36.

Scelta che, inevitabilmente, porta alla scissione del movimento e più tardi alla fondazione della Socialist League. È questo un momento decisivo per Morris che, con la sua scelta, si ritrova all'estrema sinistra del socialismo britannico, prima ancora di aver maturato una vera e propria esperienza politica37. È probabile che la stessa vicinanza a persone come Eleanor Marx (figlia più giovane di Karl Marx),e Belfort Bax abbiano influito sulla sua formazione ideologica indirizzandola verso una linea radicale.

35 M. Beer , op.cit. , pag. 229

36W. Morris, The Letters of William Morris to his family and Friends, cit., pag. 271 37 E.J. Hobsbawm, Studi di storia del movimento operaio, Einaudi, Torino 1972, pag. 269

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Dalla scissione la federazione esce menomata dal punto di vista delle risorse finanziare e intellettuali. Lo stesso Engels, che conosceva tutti i membri della S.D.F, in una lettera indirizzata ad Eduard Bernstein, esprime il suo rammarico per la perdita di alcune menti importanti della federazione,sostenendo che non sarebbe stato facile trovare uomini come Morris, Bax ed Aveling, "unici letterari sinceri."38 Sta di fatto che a questo indebolimento provocato dalla perdita di uomini importanti, si contrappone la conquista di una maggior omogeneità, che permette a Hyndman di imporre più facilmente le proprie convinzioni all'organizzazione.

Una volta che il nuovo movimento stabilisce la sue sede a Hammersmith, Morris assume il ruolo di finanziatore del gruppo, tanto che nel febbraio 1885 la Socialist League fonda il giornale "Commonweal" con lo scopo dichiarato di diffondere il socialismo. Il giornale, pubblicato dapprima mensilmente, dal 1 maggio 1885 diventa settimanale, e grazie all'aiuto di Engels, che decide di inviare copie a politici e pensatori tedeschi dell'epoca (tra cui Liebknecht, Bebel e Bernstein), acquista una valenza internazionale.

Contemporaneamente aumenta il numero dei disoccupati che occupano le piazze della città di Londra a causa di una grave recessione che colpisce l'economia britannica. Ciò costituisce la spinta per i rappresentanti della lega ad organizzare discorsi e comizi nelle piazze occupate.

Nel pieno della crisi economica viene organizzato nel febbraio 1886 il Black Monday39: una dimostrazione della Sdf che raccoglie da otto a diecimila disoccupati in Trafalgar Square. La borghesia, memore delle sommosse cartiste degli anni '40, è terrorizzata da una manifestazione così ampia e partecipata. Tutto il paese è in subbuglio e vengono organizzati cortei anche a Birmingham, Norwich e Leicester. A Londra il corteo dei manifestanti si dirige verso Hyde Park e durante il percorso vengono rotte vetrine dei negozi di Oxford Street. Negli scontri tra manifestanti e forze di polizia e dell'esercito vi sono tre morti e un numero incalcolabile di feriti tra i manifestanti. Gli organizzatori del corteo, tra i quali Hyndman e Burns, vengono arrestati e processati all'Old Bailey, mentre

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E. Schulte, op.cit., pag. 106 39 M. Beer , op. cit. , pag. 237

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Morris, anche dopo il Black Monday, continua i suoi comizi, finché non viene anch'egli fermato e condannato a pagare la multa di uno scellino.

Con l'aggravarsi della recessione gli scontri nelle piazze si fanno sempre più numerosi e Trafalgar Square è costantemente occupata dai manifestanti, molti dei quali vi dormono all'aperto con le famiglie. Tali episodi rappresentano per Morris lo spunto per l'elaborazione del suo romanzo in prosa di carattere utopico socialista, apparso a puntate dal novembre dell' 86 su « The Commonweal», dal titolo A Dream of John Ball40. Nell' 88 A dream of John Ball viene pubblicato in libro.

In esso si palesa un nuovo atteggiamento dell'artista nei confronti della lotta di classe, adesso concepita come una via di cambiamento necessaria, l'unica arma nelle mani del proletariato per rivendicare la propria identità.

Contemporaneamente crescono tra i molti giovani, alcuni con tendenze estremiste, le adesioni alla lega, con l'obiettivo dell'immediata distruzione delle istituzioni esistenti, in assenza peraltro di chiarezza sulla alternativa possibile. Ciò può essere spiegato attraverso le parole di G.D.H. Cole che definisce l'anarchismo di quel periodo come la «propaganda coi fatti»41.

A maggior ragione merita, quindi, approfondire il ruolo svolto da Morris all'interno della lega, la sua relazione con i compagni anarchici e la sua visione di una pacifica comunità basata sull'umana fratellanza e sullo spirito di associazione, in netto contrasto con i toni violenti usati da altri membri della Socialist League.

40 E.P. Thompson, op.cit., pag. 391

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2) Uomo e ambiente: disumanizzazione e sviluppo

industriale

2.1. L'ambiente storico-culturale dell'Inghilterra vittoriana

« Industria, democrazia, classe, arte, e cultura. L'importanza di queste parole, nella nostra moderna struttura dei significati, è ovvia. I cambiamenti nel modo di usarli verificatisi in questo periodo critico sono la prova di un cambiamento generale nel modo caratteristico di considerare la vita comune: le istituzioni sociali, politiche ed economiche; i fini che tali istituzioni devono rappresentare, e i rapporti tra le prime e i secondi e le nostre attività culturali, educative e artistiche»42

"Industria", "democrazia","classe","arte" e "cultura" esprimono i concetti chiave moderni che servono ad inquadrare un sistema politico-sociale. Nelle pagine che seguono essi saranno esaminati nella loro relazione alla società inglese dell'800. Quella società in cui visse William Morris, e in cui, a fronte di molti "cantori" dei suoi successi, non mancano, proprio a fianco di Morris, autori che si impegnano in un percorso di critiche sociali, alcuni con accenti più blandi, come le critiche di Arnold e Mill, ed altri decisamente dai toni più aspri, come nel caso di Ruskin e Carlyle.

42 R. Williams, Cultura e rivoluzione industriale. Inghilterra 1780-1950, Einaudi, Torino, 1968, pag. 15

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La nebbia, l’India misteriosa, Jack lo Squartatore, i Preraffaelliti, Oscar Wilde, Dottor Jekyll e Mr Hyde, la ferrovia e i fumi delle fabbriche sono alcuni degli elementi emblematici dell'epoca Vittoriana, e naturalmente lei, la Regina Vittoria che con il suo regno ha dato il nome a questo periodo storico compreso tra il 1837 e il 1901, lasciando alle spalle una situazione sociale caratterizzata da elevata mortalità infantile, condizioni igieniche abitative precarie, disoccupazione e sovraffollamento. In riferimento a quest'ultimo elemento, l'analisi economica classica, da Smith a Ricardo e Malthus, individua le cause del disagio e della povertà delle classi meno abbienti nella loro elevata prolificità in rapporto ai carenti mezzi di sostentamento economico di cui essi godevano.

L’epoca vittoriana è un momento di grandi trasformazioni sociali ed economiche, con la produzione di carbone che passa da 64 milioni di tonnellate nel 1850 a 110 nel 187043. I collegamenti ferroviari vengono migliorati nell'intero paese, sì che l’aumentata efficienza dei trasporti ha un effetto favorevole sugli scambi commerciali tra le varie aree del paese e sulla stessa economia44. Anche i settori del cotone e del ferro, che costituivano il motore trainante dello sviluppo industriale, se ne avvantaggiano enormemente, particolarmente quello del ferro, che incentiva a monte lo sviluppo del settore minerario e a valle il sistema della meccanica, della fabbricazione di utensili e delle costruzioni civili.

A sua volta, l'introduzione di nuovi macchinari modifica l’organizzazione industriale, consentendo l’utilizzo dei lavoratori in un'unica unità produttiva, all'interno della quale venivano svolte differenti fasi di lavorazione sotto il controllo di addetti al coordinamento e alla supervisione del lavoro. Un modello produttivo, quest’ultimo, che veniva già utilizzato nel settore delle miniere, degli arsenali navali, delle fonderie e in alcuni segmenti della produzione tessile (torcitura serica, tintura).

43 B. G. Marino, William Morris, la tutela dei monumenti come problema sociale, edizioni scientifiche italiane, Napoli, 1993, pag. 7

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La locomotiva a vapore (perfezionata da George Stephenson e da altri a partire dal 1825) e i collegamenti ferroviari, simboli di una maggiore efficienza, rappresentano l'emblema della rivoluzione industriale del XIX secolo. (S. Battilossi, Le rivoluzioni industriali, Carrocci, Roma, 2002, pag. 56)

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D’altra parte, il passaggio alla produzione standardizzata su larga scala non eliminò del tutto il modello artigianale, che fu mantenuto per la fabbricazione di utensili, come orologi, armi e tessuti, rivolti ad una domanda di qualità.

In un Inghilterra che offre l'immagine di una nazione forte e stabilmente indirizzata verso la crescita economica e tecnologica, grazie alle invenzioni nel campo della produzione di energia e in quello della manifattura tessile (con l'uso del filatoio meccanico45), la società vittoriana segue come principi del suo vangelo quattro elementi fondamentali: l'impegno nel lavoro, la serietà di carattere, la rispettabilità e il far da sé. L'importanza attribuita al lavoro dipendeva dal fatto che esso è visto non soltanto come mezzo per guadagnare denaro e quindi successo, ma anche come via per raggiungere la più piena realizzazione personale, proprio essere la virtù suprema. Non a caso, secondo i dettami residui dell'antico puritanesimo il successo veniva considerato incompatibile con la ricerca e il gusto del piacere, in quanto venivano estremizzati come canoni morali socialmente accettati la parsimonia, la pulizia, la sobrietà e l' astinenza. Anche l'abbigliamento mostrava i segni della morale su cui poggiava la mentalità degli uomini e delle donne vittoriane: i vestiti non lasciavano pubblicamente intravedere se non il volto, e nei casi più estremi, perfino gli oggetti che ricordavano il corpo umano (come le gambe dei tavoli) venivano nascosti.

Si trattava, almeno in apparenza, di una civiltà caratterizzata dal compromesso, dalla filantropia e dal puritanesimo moraleggiante, che si poggiava sulla repressione degli istinti46. Tuttavia, nello stesso periodo in cui lo scrittore e giornalista Charles Dickens (1812 - 1870) dichiara, nel suo romanzo David Copperfield, che mai avrebbe scritto qualcosa che "potesse far arrossire il candore dell'innocenza"47, la cronaca dell'epoca testimonia dell'esistenza nella città di Londra di quasi 1000 bordelli pubblici, oltre a centinaia di case di appuntamento specializzate in tutte le possibile pratiche a sfondo sessuale. Non stupisce che Oscar Wilde, nelle parole con cui descrive il personaggio Dorian

45Già dalla prima rivoluzione industriale, che lo storico Thomas Ashton inserisce nel periodo compreso tra il 1760 e il 1830, veniva utilizzato il filatoio meccanico. (T. S. Ashton, La rivoluzione industriale 1760 - 1830, Editori Laterza, Bari, 1972 )

46 S. Marcus, Gli altri vittoriani. Lo studio fondamentale sulla sessualità e la pornografia nell'età vittoriana, Savelli, Roma, 1980, pag. 37

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Gray, definisca l'Inghilterra la patria dell'ipocrisia formata da «classi che sciorinano il proprio pregiudizio morale sulle immense tavole da desinare e fan dicerie su quelle che chiamano le dissolutezze delle classi superiori per darsi l'aria di frequentare la società eletta e di essere in ottimi rapporti con coloro che diffamano»48.

Ciò non di meno, l'epoca vittoriana è anche il periodo in cui si afferma le teoria darwiniana sull'origine della specie49 che vedeva nella selezione naturale la causa dell'evoluzione, in netta contrapposizione alla concezione tradizionale, basata sulla visione del mondo come il frutto creato da una mente superiore, e delle specie come produzioni immutabili non destinate a cambiare, se non per decisione della volontà creatrice. Eliminando la mano di Dio dall'origine dell’universo, un libro come L’origine delle specie (1859) di Charles Darwin, destabilizza le certezze della vita intellettuale vittoriana. D’altra parte, la teoria darwiniana, seppur concepita per essere applicata alla natura, si presta a essere assimilata alla concezione più "estrema" della concorrenza, della sopravvivenza of the fittest e del vaglio selettivo, considerato positivamente come elemento costitutivo del progresso.50

Non è un caso che in questo stesso periodo al concetto di nazionalità tenda a sostituirsi quello di nazionalismo e imperialismo. Se con l'idea di nazionalità viene valorizzata l'identità nazionale, e, quindi, il rispetto per l'indipendenza dei popoli, con il nazionalismo è riconosciuta la superiorità di una nazione ed il suo diritto a predominare sulle altre; concetto che, in un certo senso, può trovare legittimazione proprio nelle teorie darwiniane dell'epoca. Il termine imperialismo esprime poi questa concezione con accenti ancora più stringenti: ciò trova conferma nel pensiero e nell'azione del governo di Benjamin Disraeli, e più in

48 P. Predda, Rapporto tra Estetismo e cultura di massa fin de siècle: dall'Inghilterra all'Italia, Italica Vol. 87, summer 2010, pag. 180, Published by American Association of Teachers of Italian: http://www.jstor.org/stable/25780714

49 Darwin elaborò le sue teorie anche grazie ai suoi viaggi in qualità di osservatore e naturalista; in particolare il viaggio sull'arcipelago delle Galápagos gli fornì nuovi spunti per analizzare i fenomeni riproduttivi e dell'adattamento degli organismi, connessi alla questione dell'evoluzione. (C. Darwin, L'origine della specie, selezione naturale e lotta per l'esistenza, Introduzione di Giuseppe Montalenti, Boringhieri Editore, Torino, 1967)

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generale, nella partecipazione della Gran Bretagna a quello "scramble for Africa" avvenuto al congresso di Berlino51.

L'arco temporale dell’epoca vittoriana che va dal 1846 al 1874 vede la nascita di politiche liberali da parte di governi Whig che si succedono l’uno all’altro, portando all'Inghilterra anni di crescita economica e di consolidamento finanziario. Ciò favorì un clima di ottimismo da parte delle classi economiche dominanti, di cui fu chiara testimonianza quanto affermato dal principe Consorte Carlo Alberto, nel suo discorso tenuto a Londra nel 1851 in occasione dell'inaugurazione della Great Exhibition, quando egli, davanti ai rappresentanti di tutte le nazioni, espresse la sua fiducia nelle enormi possibilità di progresso del suo paese. Di certo il progresso scientifico e tecnico in Inghilterra era ovunque visibile52, e sulla prospettiva della dominante cultura dell'utilitarismo, poteva essere rilevato obiettivamente e riassunto nei «fatti». Proprio la retorica dei fatti, in quanto contrapposti ai valori, ciò che Dickens prendeva di mira nelle parole del personaggio di Hard Times: «In questa vita non vogliamo altro che fatti»53. In realtà come spesso accade per ogni grande cambiamento, la situazione inglese non era priva di aspetti negativi, soprattutto di importanti squilibri sociali che vedono, da una parte, classi enormemente arricchite dal sistema capitalistico, dall'altra le classi del proletariato e di piccoli artigiani, sempre più povere, chiuse in un orizzonte di opacità sociale senza speranza. Il culto del progresso, se non distorto nella sola accezione di creare più utilità e quindi maggior profitto, non era sgradito dalla maggioranza della classe intellettuale inglese, seppur con casi di distinguo più o meno marcati.

L'esempio più noto è quello di John Stuart Mill, il quale, benché partecipe dell'eredità dell'utilitarismo individualistico del padre James Mill e di Bentham54, auspica un progresso che sia innanzitutto sociale. Mill, guardando all'impoverimento di Manchester del XIX secolo, esprime addirittura nei suoi scritti simpatie per le idee socialiste di Owen, Saint Simon e Fourier,

51 R. P. Coppini- R. Nieri - A. Volpi, Storia Contemporanea, Pacini editore, 2005, pag. 215 52

«Per tutto il XIX secolo la Gran Bretagna fu la prima potenza economica e mondiale. Analogamente la scienza economica fu, in larga misura, una disciplina britannica» (K. Galbraith, Storia dell'economia, Rizzoli, Milano, 1988, pag.104)

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C. Dickens, Tempi difficili, Giangiacomo Feltrinelli, Milano, 2015, pag. 14 54 J. S. Mill, Autobiografia, Editori Laterza, Roma - Bari, 1976, pagg. 40 - 41

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dichiarandosi a favore dell'associazionismo attraverso il quale, a suo parere, è possibile che comportamenti ispirati alla generosità ed all’altruismo possano realizzare una condizione di maggior eguaglianza tra gli uomini. Nello stesso associazionismo e nella cooperazione egli individua la strada per lo sviluppo dello spirito pubblico che metta un freno alle ingiustizie, alle angherie e alle frodi caratterizzanti la concorrenza industriale:

"Lo scopo del progresso dovrebbe essere quello non soltanto di porre gli esseri umani in condizioni nelle quali essi siano i grado di fare a meno gli uni degli altri, ma di consentire loro di lavorare con gli altri o per gli altri in rapporti che non implichino una dipendenza55."

All'associazionismo può esser legato il fine di non dividere gli interessi e gli obiettivi dei produttori da quelli di coloro che, in numero di gran lunga maggiore, sono impegnati ad eseguire il lavoro come semplici "servi", non avendo altro interesse nell'impresa se non quello di guadagnare il proprio salario.

La cooperazione e l'altruismo, sostiene Mill, sono moralmente desiderabili, pur essendo la competizione e lo spirito acquisitivo l’atteggiamento più consono ad assicurare il soddisfacimento dei bisogni essenziali dell'uomo. E tutto ciò si lega ad un impegno a favore delle classi più modeste, sul versante dell'istruzione, nell'auspicio che quest'«aumento della loro istruzione debba accompagnarsi allo sviluppo del buon senso, che si manifesta in previdenti abitudini di comportamento, tali da mostrare un rapporto progressivamente decrescente rispetto al capitale e all'occupazione»56.

Sullo stesso tema ritorna Matthew Arnold (1822-1888), il quale, appunto, proclama con forza l’importanza dell'istruzione delle classi meno abbienti, come condizione per il loro miglioramento, parlando in proposito di addolcimento nella luce della cultura («Sweetness and Light»), che si ottiene attraverso lo studio e la ricerca di perfezione. E alla ricerca della perfezione è legata la polemica contro l’opinione comune che identificava nell'industria del carbone la base della grande

55 J. S. Mill, Principi di economia politica, a cura di Biancamaria Fontana, Editori riuniti, Roma, 1979, pag. 145

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