• Non ci sono risultati.

espressione esplicita di R γω [1/2]

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "espressione esplicita di R γω [1/2]"

Copied!
9
0
0

Testo completo

(1)

Universit`a degli Studi di Padova – Facolt`a di Ingegneria Lauree in Ingegneria Gestionale, Meccanica e Meccatronica,

Prof. Francesca Albertini e Monica Motta

Soluzione della prova di autovalutazione di Fondamenti di Analisi Matematica 2

Vicenza, 2 gennaio 2010 Avvertenza: per ovvi motivi di semplificazione, la valutazione conseguita con lo schema seguente non pu`o essere assolutamente comparata alla correzione effettiva da parte di un do- cente, ma serve solo a dare solo un’idea di massima della propria preparazione.

Ad ogni voce indicata, va assegnato il punteggio corrispondente se il quesito in questione `e stato svolto in modo corretto; 0 altrimenti.

Esercizio 1: 7 punti

Dato un parametro reale a, si consideri la forma differenziale lineare ω = 

3e[(a2+2)x+az]+ y2

dx + 2xy dy + e[(a2+2)x+az]dz.

(i) [4 punti] cosi suddivisi:

condizione di chiusura: 1/2 punto per ogni coppia di derivate corrette, [1 e 1/2];

NB: i punti successivi possono essere assegnati anche se la condizione di chiusura era mancante o errata

osservazione che in IR3 chiusa implica esatta [1/2]

calcolo in corrispondenza a tali valori di un potenziale per ω [2].

(ii) [3 punti] cosi suddivisi:

parametrizzazione della curva γ [1 e 1/2];

espressione esplicita di R

γω [1/2];

determinazione dei valori di a ∈ IR per i quali R

γω = 0 [1].

Soluzione

(i) Il dominio di ω `e tutto IR3, quindi la forma `e esatta se e solo se `e chiusa. Chiamando F1, F2, F3 le tre componenti di ω, dobbiamo avere:

∂F1

∂y = 2y = ∂F2

∂x ,

∂F1

∂z = 3ae((a2+2)x+az) = ∂F3

∂x = (a2+ 2)e((a2+2)x+az),

∂F2

∂z = 0 = ∂F3

∂y . Quindi dobbiamo imporre

3a = a2+ 2, che ci d`a a = 1 oppure a = 2.

Se a = 1 un potenziale per ω `e:

U (x, y, z) = e(3x+z)+ xy2;

(2)

V (x, y, z) = 1/2e(6x+2z)+ xy2. (ii) Una parametrizzazione per la curva γ `e data da:

x(θ) = cos(θ) y(θ) = sin(θ) z(θ) = −3 cos(θ) con θ ∈ [0, 2π]. Quindi si ha:

Z

γ

ω = Z

0

h

3e(a2+2−3a) cos(θ)+ sin2(θ)

(− sin(θ)) + (2 cos(θ) sin(θ)) (cos(θ))+

+

e(a2+2−3a) cos(θ)

(3 sin(θ))i dθ.

Poich`e R

0 sin3(t)dt = 0 e anche R

0 cos2(t) sin(t)dt = 0, si conclude che R

γω = 0 per ogni valore di a ∈ IR.

(3)

Esercizio 2: 7 punti Si consideri l’insieme seguente

D =(x, y) ∈ IR2 : |y| ≤ x + 2, (x − 1)2+ y2 ≥ 2, −2 ≤ x ≤ 2 (i) [1 punto] per disegnare D;

(ii) [6 punti] per determinare eventuali punti di massimo e di minimo assoluti della funzione f (x, y) = arctan(|y|e−x) su D, cosi suddivisi:

considerazioni preliminari (vedi sotto) [1/2];

studio punti interni [1/2];

studio del bordo: 1 punto per ogni pezzo della frontiera (anche se studiato in modo diverso dalla soluzione indicata, ma corretto), [4]:

individuazione dei punti di minimo assoluto, [1/2]; di massimo assoluto, [1/2].

NB: Se gli ultimi 3 passi fossero stati sostituiti dal metodo delle curve di livello, assegnare direttamente il punteggio [5 e 1/2] (3 se si trova solo il minimo ma il massimo manca o non risulta corretto).

Soluzione (i) Per il disegno di D vedere il file Disegno-D.pdf (ii) Alcune considerazioni preliminari:

1. La funzione arctan `e strettamente crescente, quindi possiamo ridurci a studiare solo g(x, y) = |y|e−x.

2. Poich`e sia l’insieme D sia la funzione g sono simmetrici rispetto all’asse x, possiamo studiare solo il caso y ≥ 0.

3. La funzione `e sempre ≥ 0, quindi i punti Pa(a, 0) con −2 ≤ a ≤ 1 −√

2 sono i punti di minimo assoluti.

Derivando ye−x si ottiene:

∂g

∂x = −ye−x, ∂g

∂y = e−x.

Da cui si vede che non ci sono punti critici interni a D, quindi i massimi sono da ricercarsi sulla frontiera. Infine il massimo e il minimo assoluti di f esistono per il Teorema di Weierstrass, essendo f continua e D compatto.

1. Retta r1, x = 2 con 1 ≤ y ≤ 4. Si ha:

g

r1 = ye−2,

che risulta strettamente crescente, quindi ci da due punti (gli estremi dell’intervallo) P1(2, 4) e P2(2, 1).

2. Retta r2, y = x + 2 con −2 ≤ x ≤ 4. Si ha:

g

r2 = (x + 2)e−x. Derivando abbiamo:

g0

r2 = −(x + 1)e−x,

che si annulla quando x = −1. Quindi su questa retta si ottengono 3 punti: i due estremi, che abbiamo gi`a considerato, pi`u il punto P3(−1, 1).

(4)

la parte con x ≤ 2). Usiamo il metodo dei moltiplicatori di Lagrange. La lagrangiana `e:

L(x, y, λ) = ye−x+ λ((x − 1)2+ y2− 2), Imponedo ∇L = 0 si ha:

−ye−x+ 2λ(x − 1) = 0, e−x+ 2λy = 0, (x − 1)2+ y2 = 2.

Dalla seconda equazione si ricava che y 6= 0 e λ 6= 0, quindi moltiplicando per y la seconda equazione e sommando il risultato alla prima, si ottiene:

x − 1 + y2 = 0 ⇒ y2 = 1 − x.

Sostituendo questa equazione nella reazione vincolare, si ricava x = 0. Quindi sulla semi- circonferenza si ottengono i due punti estremali, che sono gi`a stati considerati, pi`u il punto P4(0, 1).

Ora valutiamo la funzione g sui punti trovati:

g(P1) = 4e−2, g(P2) = e−2, g(P3) = e, g(P4) = 1.

Da cui si ha che il valore massimo `e g(P3) = e.

Riassumendo avremo:

• Pa(a, 0), con −2 ≤ a ≤ 1 −√

2, punti di minimo assoluti, in cui la funzione vale zero;

• P3(−1, 1) e P30(−1, −1), punti di massimo assoluti in cui la funzione vale arctan(e).

(5)

Esercizio 3: 7 punti Data la funzione

f (x, y) = |y − x2|(y + x2− 1) − 3x

(i) [1 punto] per determinare il dominio di f e discutere la continuit`a;

(ii) [5 punti] per la derivabilit`a, cosi suddivisi:

individuazione punti critici [1];

espressione esplicita dei limiti che definiscono ∂f /∂x e ∂f /∂y: [1];

∂f /∂x e ∂f /∂y nei punti (a, a2) con a 6= 0, ±√

2/2: [1];

∂f /∂x nei punti (a, a2) con a = 0: [1/2]; e a = ±√

2/2: [1/2];

∂f /∂y nei punti (a, a2) con a = ±√

2/2: [1];

(iii) [1 punto] differenziabilit`a di f nei punti (a, a2) con a = ±√ 2/2.

Soluzione

(i) f ha come dominio tutto IR2 e risulta ivi continua, perch`e composizione di funzioni continue;

(ii) f risulta derivabile e differenziabile, anzi C1, in tutti i punti di IR2 esclusi i punti (x, y) che annullano il modulo |y − x2|, cio`e f ∈ C1 IR2\ {(x, y) : y = x2}. Nei punti della forma (a, a2) con a ∈ IR, verifichiamo direttamente l’esistenza delle derivate parziali: se esiste,

∂f

∂x(a, a2) = lim

h→0

f (a + h, a2) − f (a, a2)

h = lim

h→0

|a2− (a + h)2|(a2+ (a + h)2− 1) − 3(a + h) + 3a

h =

= lim

h→0

|h||2a + h|(2ah + h2+ 2a2− 1)

h − 3

=





|2a|(2a2− 1) limh→0 |h|h − 3 (che non esiste) per a 6= 0, ±√ 2/2 limh→0 h2(hh2−1) − 3 = −3 per a = 0

limh→0 h2

2+h|(± 2+h)

h − 3 = −3 per a = ±√ 2/2

dove l’ultima espressione deriva dall’osservazione che |2a+h|(2ah+h2+2a2−1) → |2a|(2a2−1) per h → 0, che si annulla solo per a = 0 o a = ±√

2/2.

Analogamente, se esiste,

∂f

∂y(a, a2) = lim

h→0

f (a, a2+ h) − f (a, a2)

h = lim

h→0

|a2+ h − a2|(a2+ h + a2− 1) − 3a + 3a

h =

= lim

h→0

|h|(h + 2a2− 1)

h = (2a2− 1) limh→0|h|h (che non esiste) per a 6= ±√ 2/2 limh→0 h|h|h = 0 per a = ±√

2/2

dove l’ultima espressione deriva dall’osservazione che (h + 2a2− 1) → (2a2− 1) per h → 0, che si annulla solo per a = ±√

2/2.

In conclusione, per i punti della forma (a, a2),

• f risulta derivabile solo per a = ±√

2/2, cio`e nei due punti P1 = (√

2/2, 1/2) e P2 = (−√

2/2, 1/2) dove vale ∇f (P1) = ∇f (P2) = (−3, 0).

(iii) Resta da discutere solo la differenziabilit`a di f nei punti P1 e P2, in quanto nei punti della forma (a, a2) con a 6= ±√

2/2 f non pu`o essere differenziabile, essendo non derivabile.

Calcoliamo, per P1, lim

(h,k)→(0,0)

|f (√

2/2 + h, 1/2 + k) − f (√

2/2, 1/2) − ∂f /∂x(√

2/2, 1/2)h − ∂f /∂y(√

2/2, 1/2)k|

√h2+ k2 =

(6)

= lim

(h,k)→(0,0)

h2 + k2 =

= lim

(h,k)→(0,0)

||k −√

2h − h2|(k +√

2h + h2)|

√h2+ k2 = 0,

dove l’ultima uguaglianza si dimostra passando alle coordinate polari, h = ρ cos θ e k = ρ sin θ, per cui

||k −√

2h − h2|(k +√

2h + h2)|

√h2 + k2 = ρ2|| sin θ −√

2 cos θ − ρ cos2θ|(sin θ +√

2 cos θ + ρ cos2θ)|

ρ ,

espressione che risulta ≤ M ρ per qualche costante positiva M , essendo tutte le funzioni nel modulo limitate. Ci`o implica che il limite in questione esiste e vale 0. Per P2 il calcolo `e analogo.

In conclusione,

• in P1 e P2 la funzione f `e differenziabile.

(7)

Esercizio 4: 7 punti Dato l’insieme

S =n

(x, y, z) ∈ IR3 : 0 ≤ y ≤ 2(1 − x2− z2), √

x2+ z2+ y ≥ 1o (i) [1 punto] per disegnare S (basta la proiezione di S su O, x, y o su O, y, z);

(ii) [6 punti] per calcolare il volume di S, cosi suddivisi:

Metodo 1

si riconosce che il solido `e di rotazione [1/2]

si determina la sua proiezione E scritta come dominio normale [2]

si scrive l’enunciato del Teorema di Guldino [1/2]

calcolo dell’integrale: 2 punti per l’integrale indefinito, 1 per il risultato finale [3]

Metodo 2

parametrizzazione di S (incluso dominio di integrazione, 1 punto) [3]

calcolo dell’integrale (se in coordinate cilindriche, 1 punto va assegnato per il determinante della Jacobiana; 1 punti per l’integrale indefinito, 1 per il risultato finale) [3]

Soluzione

(i) Si tratta di un solido di rotazione, ottenuto dalla rotazione di un angolo 2π attorno all’asse y dell’insieme

E =(x, y) : x ∈ [0, 1], 1 − x ≤ y ≤ 2(1 − x2) ,

che risulta essere un dominio normale rispetto a y (Per ottenere E basta considerare la proiezione di S sul piano z = 0 e considerare solo la met`a corrispondente a x ≥ 0).

Per il disegno di E vedere il file Disegno-S.pdf.

(ii) Metodo 1: Poich`e il solido `e di rotazione, per calcolare il volume di S possiamo ricorrere al Teorema di Guldino:

Vol(S) = 2π Z Z

E

x dx dy = 2π Z 1

0

x

"

Z 2(1−x2) 1−x

dy

#

dx = 2π Z 1

0

[2x − 2x3− x + x2] dx = 2π/3.

Metodo 2: Alternativamente, si pu`o porre:

x = ρ cos(θ) y = y z = ρ sin(θ)

con θ ∈ [0, 2π], ρ ∈ [0, 1] e 1 − ρ ≤ y ≤ 2(1 − ρ2). Quindi si ha:

Vol(S) = Z

0

Z 1 0

Z 2(1−ρ2) 1−ρ

dy

! ρ dρ

!

dθ = 2π/3.

(8)

Fissato a > 0, si consideri l’insieme E =n

(x, y, z) ∈ IR3 : |z| ≤ a −p

a2x2 + y2o . (i) [1 punto] per fare un disegno qualitativo di E ;

(ii) [6 punti] per calcolare l’ integrale superficiale R

∂Ep(a4+ a2)x2+ 2y2dσ, cosi suddivisi:

Metodo 1:

parametrizzazione delle 2 superfici [2]

calcolo dell’elemento d’area [2]

espressione esplicita dell’integrale superficiale [1]

calcolo dell’integrale superficiale [1]

Metodo 2:

parametrizzazione delle 2 superfici [1]

calcolo dell’elemento d’area [2]

espressione esplicita dell’integrale superficiale [1]

calcolo dell’integrale superficiale (compreso l’eventuale passaggio alle coordinate ellittico- polari, che vale 1 punto) [2]

Soluzione (i) L’insieme

E =n

(x, y, z) ∈ IR3 : |z| ≤ a −p

a2x2 + y2o ,

non `e in generale un solido di rotazione (tranne che per a = 1). Graficamente, E `e costituito dalla regione dello spazio delimitata sopra e sotto il piano z = 0, rispettivamente, da da due coni ad una falda di asse z, C+ e C, simmetrici rispetto al piano z = 0. C+ `e rivolto ”verso il basso” , ha vertice in (0, 0, a) e base sul piano z = 0 l’ellisse a2x2 + y2 = a2. C `e rivolto

”verso l’alto”, ha vertice in (0, 0, −a) e base sul piano z = 0 l’ellisse a2x2 + y2 = a2. Per il disegno di E vedere il file Disegno-E.pdf.

Metodo 1: utilizzando delle coordinate ellittico-cilindriche per parametrizzare le due superfici coniche, si ottiene che C+ = σ+([0, a] × [0, 2π]), dove

σ+:

x = 1aρ cos θ y = ρ sin θ z = a − ρ

(ρ, θ) ∈ [0, a] × [0, 2π],

mentre C = σ([0, a] × [0, 2π]), dove

σ:

x = 1aρ cos θ y = ρ sin θ z = ρ − a

(ρ, θ) ∈ [0, a] × [0, 2π].

Poich`e |σρ ∧ σθ| = |σρ+∧ σθ+| = ρa

a2cos2θ + sin2θ + 1 e la funzione integranda `e simmetrica rispetto al piano z = 0, per l’ integrale superficiale si ha

Z

∂E

p(a4+ a2)x2+ 2y2dσ = 2 Z

C+

p(a4 + a2)x2+ 2y2

= 2 a

Z 0

Z a 0

ρ q

(a2+ 1)ρ2cos2θ + 2ρ2sin2θp

a2cos2θ + sin2θ + 1 dρ

 dθ

(9)

= 2 a

Z 0

(a2+ 1) cos2θ + 2 sin2θ dθ

 Z a 0

ρ2



= 2

3a2π(a2+ 3),

dove la penultima espressione deriva dall’osservazione che, dopo aver raccolto ρ2 nella prima radice integranda, sotto tale radice resta (a2+ 1) cos2θ + 2 sin2θ = a2cos2θ + sin2θ + 1 (basta sostituire 1 = cos2θ + sin2θ).

Metodo 2: considerando C+ e C come superfici cartesiane (non regolari) si ha C+ : z = a −pa2x2+ y2 e C : z =pa2x2+ y2− a, (x, y) ∈ D, dove D = {(x, y) : a2x2+ y2 ≤ a2}.

In tal caso l’elemento d’area `e dato in entrambi i casi da q

1 + zx2+ zy2 = s

1 + a4x2

a2x2+ y2 + y2 a2x2+ y2 =

s

(a4+ a2)x2+ 2y2 a2x2+ y2 e

Z

∂E

p(a4+ a2)x2+ 2y2dσ = 2 Z

C+

p(a4+ a2)x2+ 2y2dσ = 2 Z Z

D

(a4+ a2)x2+ 2y2 pa2x2+ y2 dx dy che operando il cambiamento di variabili in coordinate ellittico-polari

 x = 1aρ cos θ

y = ρ sin θ (ρ, θ) ∈ [0, a] × [0, 2π],

con determinante della Jacobiana dato da ρ/a, porta allo stesso integrale ottenuto con il metodo 1.

Riferimenti

Documenti correlati

[r]

i) Il campo elettrico prodotto, sia internamente che esternamente alla sfera, è radiale per la simmetria sferica del problema.. Quale sarà il valore di b affinché la forza

[r]

Moltiplicatori di Lagrange.

Come vedremo, gli ideali moltiplicatori di I σ sono generati da prodotti di minori, la cui appartenenza o meno all’ideale dipende solo dalla taglia.... Lo scopo del resto del

[r]

Alla nozione di evento di Heidegger io aggiungevo - credo sempre in fedeltà al suo insegnamento - una più esplicita filosofia della storia dell’essere di

Dunque se mettiamo entrambi gli elettroni in uno stato con n > 1 (stati eccitati), questi non sono veri e propri stati legati dell’atomo, perché sono stati autoionizzanti, in