• Non ci sono risultati.

L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.23 (1896) n.1178, 29 novembre

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.23 (1896) n.1178, 29 novembre"

Copied!
16
0
0

Testo completo

(1)

I ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

S C I E N Z A E C O N O M IC A , FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FER RO V IE, IN T E R E S SI P R IV A T I

Anno X \lll - Voi. XXVII

Domenica 29 Novembre 1896

N. 1178

L ’AGRICOLTURA

Pubblichiamo più innanzi, per esteso, il discorso pronunciato a Portici dal Ministro on. Guicciardini; discorso che costituisce tutto un programma, sul quale richiamiamo la attenzione dei lettori.

La parola del Ministro non può non essere ac­ colta con favore, giacché egli ha accuratamente evitati due scogli, sui quali caddero frequentemente i suoi predecessori: i luoghi comuni, cioè, e le troppe illusioni.

L ’ on. Guicciardini, che conosce praticamente le questioni riguardanti l’ agricoltura e che ebbe anche occasione di esporre studi e considerazioni sue pro­ prie in qualche discussione scientifica, ha saputo trattare in questo suo discorso-programma, con una sobrietà che aumenta efficacia al concetto, molti punti della complessa questione agraria italiana,

Non diremo di condividere tutte le opinioni ma­ nifestate dal Ministro, ma certamente le considera­ zioni che ha svolte meritano di essere esaminate e discusse,

L ’ incoraggiamento che 1’ on. Guicciardini ha vo­ luto dare agli agricoltori, proprietari e lavoratori, enumerando tutti gli ostacoli che durante 1’ ultimo decennio hanno incontrato, ed ammirando la loro resistenza, ha certamente giustificazione, in molta parte, nella verità delle cose dette, specialmente per alcune regioni, dove i proprietari hanno saputo op­ porre il sacrifizio personale e la abnegazione, alle difficoltà degli eventi sfavorevoli che si sono accumu­ lati, Ma crediamo che generalizzando troppo questo sentimento di ammirazione si corra pericolo di of­ fendere la verità, giacché è pur troppo noto che una parte e non piccola dei proprietari del suolo è ancora guidata dall’ ignoranza delle cose agrarie, dalla im ­ previdenza e dalla apatia ; tanto che molte estensioni di terreno non hanno ancora sentito nessun sintomo dei nuovi tempi, nè alcun impulso di progresso, ed altre, non meno estese forse, non hanno god'uto nem­ meno una piccola porzione dei capitali che in m i­ sura ingente hanno garantito ai proprietari. Se, pertanto, il Ministro ha rivolto quelle incoraggianti parole a tutti gli agricoltori italiani, lodandone la condotta, è da credere che egli non abbia creduto opportuno in così solenne circostanza di fare eccezioni che sarebbero state subito comprese forse più larghe e più estese della stessa regola.

E nello stesso ordine di idee pare a noi che sa­ rebbe sfato utile l’ avvertire di quanto danno torni alla agricoltura il prestito fondiario contratto a fini non agricoli. Il suolo italiano è già aggravato di I

molti miliardi di debito fruttifero, e questo debito negli ultimi anni è andato considerevolmente aumen­

tando; sarebbe molto istruttiva qualche notizia che facesse conoscere in quale proporzione i capitali ottenuti contro l’ ipoteca del suolo, sieno stati im­ piegali in miglioramenti del suolo. Soltanto cono­ scendo questa proporzione diventerà giustificato il consigliare ai proprietari a ricorrere in più lar^a misura al credito; poiché se risultasse che la terra ha servito di garanzia per mutui rivolti poi a scopi non agrari, le facilitazioni che si accordassero a sim ili operazioni non tornerebbero di vantaggio, ma di danno alla agricoltura.

Il debito ipotecario rappresenta, appunto perchè la garanzia è reale, una specie di alienazione di una parte della proprietà, ed ¡1 mutuatario che diventa così una specie di proprietario, non ha alcuna inge­ renza, finché il debitore paga regolarmente, nella amministrazione del fondo che Io garantisce; ed av­ viene talvolta che la diligenza del mutuatario — il quale non abbia l’animo rivolto in modo particolare al miglioramento del fondo — diventi tanto minore, quanto minore è il capitale che gli rimane investito nel fondo.

Ma so su questo punto qualche dubbio ancora ci sorge nella mente studiando le parole dell’ on. Guicciardini, concordiamo completamente con lui per quanto ha detto circa la colonizzazione interna. Il Ministro ha compiuta una azione veramente onesta, dicendo chiaro e netto al paese la verità su questa questione, che ormai era diventata una frase ret- lorica.

La colonizzazione interna è ’ possibile quando lo Stato abbia abbondanti mezzi con cui eccitarla e sor­ reggerla, o quando il paese abbia una tale abbondanza di capitali che il saggio dell’ interesse sia molto basso e quindi anche le imprese agricole possano consi­ derarsi rimuneratrici. Ma quando le finanze dello Stato si dibattono in grandi difficoltà, e quando il saggio dell’ interesse supera in titoli di Stato il quat­ tro per cento, la colonizzazione interna, non può at­ tuarsi che con qualche piccolo esperimento, il quale non modifica le condizioni generali della economia nazionale o non è che una frase rettorica di cui si servono i mono esperti od i più abili per illudere sé o il pubblico.

(2)

754

L’ E C O N O M I S T A

29 novembre 1896

con tanto rischio personale; e forse sarebbe suffi­ ciente che una legislazione fiscale intelligente ren­ desse facili i passaggi di proprietà, senza assorbire a favore dell’ erario delle quote enormi, perchè molte culture si rendessero possibili. Ma questa è questione troppo ardua e complessa per trattarne incidental mente, nè simili provvedimenti darebbero in ogni caso immediati effetti. Se pertanto la emigrazione deve durare, è giusto che il Governo si occupi di renderla, per quanto può, meno dolorosa. Però non nascondiamo che avremmo voluto che il Ministro accennasse a disposizioni più efficaci di quelle che

promette.

L ’ emigrazione italiana al Brasile e nella Repub­ blica Argentina, richiede dei provvedimenti più ocu­ lati e più intensi ; i nostri contadini arrivano nei porti dell’America del Sud e trovano dei consoli o degli agenti consolari spesso intelligenti, capaci e vo­ lenterosi, ma quasi sempre sprovvisti di mezzi per far fronte alle vicissitudini che molto frequentemente incolgono gli emigranti fin dal momento dello sbarco; e poi i nostri contadini vengono internati in terre lontane molte giornate di cammino e perdono quasi ogni comunicazione coi rappresentanti del loro paese. Ciò non dovrebbe essere; il rappresentante dell’ Italia dovrebbe precedere gli emigranti nelle terre loro as­ segnate, ed essere il loro appoggio, la loro guida, il loro consigliere.

G li scarsi mezzi di cui dispongono quei funzionari e lo scarso numero loro, fa sì che appena abbiano modo di compiere la loro missione semplicemente per gli affari correnti: stato civile, passaporti, legaliz­ zazione di atti, ecc., e non possono che molto lim i­ tatamente studiare i luoghi, esaminarne le condizioni, informare il Governo ed essere di aiuto intellettuale e morale ai loro connazionali.

Quella parte del discorso dell’ on. Guicciardini che riguarda le proposte per migliorare le condizioni dei contadini e la legislazione del lavoro, non può essere utilmente discussa, senza avere sott’occhio i disegni di legge; la parte generale è stata ormai più volte esaminata, sia per quanto riflette i contratti agrari, che i probiviri.

L ’ on. Ministro, uomo profondamente liberale, ci affida che se dovrà egli pure sacrificare al Dio Stato, lo farà in misura ristretta, giacché non è certamente tra coloro che credono nella diretta efficacia della legge sulla riforma delle condizioni sociali.

In ogni modo le intenzioni del Ministro ed il pro­ gramma che ci ha esposto sono meritevoli di plauso che noi gli tributiamo tanto più volentieri, quanto meno egli ha cercato di ottenerlo colle solite gran­ diose promesse tante volte ripetute e così male man­ tenute dai suoi predecessori.

n e l d isco rso d e ll’o n o r e v o le S in e o

La riunione politica di Carmagnola tenuta il 22 corrente ha dato occasione al ministro delle poste e telegrafi,on. Sineo,dì far conoscere gl’ intendimenti del Ministero in ordine alle riforme amministrative che si propone di sottoporre alla discussione del

Parlamento. Il discorso dell’ on. Sineo è adunque non solo un esame della condotta del ministero nelle ultime questioni dibattutesi in Italia — trat­ tato di pace con 1’ Etiopia e trattato con la T u n i­ sia — ma è anche un quadro del prossimo lavoro parlamentare. Pur troppo il ministro ci ha detto quello che potranno fare i Prefetti col riordina­ mento delle loro attribuzioni e ' ha taciuto invece sui provvedimenti ben più importanti escogitati dal- l’ on. Luzzatti per la garanzia e il risanamento della circolazione, ma poiché il ministro del Tesoro ha creduto meglio di serbare egli stesso il silenzio sui suoi propositi, non ci resta che aspettare e occuparci intanto del discorso dell’ on. Sineo.

Con parola ornata il ministro delle poste e tele­ grafi annunciò a Carmagnola che l’ on. Rudinì, in ­ spirandosi al principio eminentemente italiano di autonomia dei Comuni, ritenne ormai giunto il mo­ mento di non più indugiare nel tentare quelle r i­ forme che il principio reclama, ed applicò dapprima sotto forma di esperimento con decreto reale ed accolse poscia per legge quel sindaco elettivo che è come un primo punto di partenza per il nuovo indirizzo del,’ amministrazione pubblica. Questa r i­ forma, che approviamo, non va però esagerata nei suoi effetti i quali saranno per parecchio tempo in ­ significanti. Soltanto quando i Consigli comunali, dai maggiori ai minori, e con essi gli elettori, avranno ben compreso che la buona o la cattiva ammini­ strazione, per ciò che riguarda il suo capo, dipende da loro, è sperabile che le scelte siano migliori delle attuali, invero non sempre felici.

È stato spesso deplorato che la legislazione co- muna!e non tenga conto nella misura in cui sarebbe necessario della grande disuguaglianza che esiste fra i Comuni. In queste colonne, ragionando del decen­ tramento e delle riforme amministrative, abbiamo insistito più volte a chiedere che si faccia nelle leggi quella distinzione che è nelle cose. Il ministro annuncia un progetto concernente appunto la divi­ sione dei Comuni in due classi, delle quali una com­ prenderà i capoluoghi di provincia e di circondario, formando parte della seconda tutti gli altri comuni. Le due classi sarebbero disciplinate con norme di­ verse, ma per ora queste norme non si conoscono, sicché non possiamo pronunciarci sopra questa riforma, il cui principio è indubbiamente buono e razionale, e resta solo a vedere, se il ministro ha saputo applicarlo, traendone tutti i vantaggi pei comuni, di cui esso è certo capace.

(3)

Accennato alla opportunità di concedere ai se­ gretari comunali il diritto alla stabilità nel posto che hanno occupato lodevolmente nel primo ses­ sennio e alla necessità ed utilità di determinare meglio le responsabilità degli amministratori, siano essi consiglieri o impiegati comunali o provinciali, il ministro si occupa di un altro progetto, che ha speciale importanza per noi, perchè ha carattere non solo di riforma amministrativa, ma anche economica.

« Ma il progetto, che avrà certamente una grande e benefica importanza — egli disse — è quello sulla costituzione di Comuni e di borgate autonome ru­ rali. Questo progetto mira a richiamare all’ agricol­ tura nazionale l'attività del lavoratore, che nelle no­ stre misere condizioni economiche ed agricole si r i­ volge verso lontane regioni per proccacciare a sè ed alla famiglia quei mezzi di sussistenza, che la patria gli nega. Molti rimedi a questo doloroso fe­ nomeno furono escogitati da economisti e da filan­ tropi insigni, ma quelle stesse condizioni dell’ eco­ nomia nazionale, che producono il male non con­ sentono di attuare i rimedi che ai mali stessi si propongono. Lo Stato, non potendo portare un aiuto diretto con oneri che lo colpiscano, interviene in questo progetto di legge con provvedimenti e faci­ litazioni, che spingono il capitale privato ad appli­ carsi preferibilmente al miglioramento dell’ agri­ coltura.

Le borgate, frazioni e territori di Comuni che abbiano meno di quattromila abitanti possono essere costituiti in Comuni autonomi, quando la loro po­ polazione attuale sia insufficiente ai bisogni poten­ ziali dell’agricoltura, il loro territorio sia salubre e naturalmente fertile, vi esista il latifondo o cultura estensiva o vi siano notevoli estensioni incolte di territorio, sulle quali sia facile a svilupparsi una buona viabilità pubblica ed agricola. Il riconosci­ mento dell’ esistenza di tutte queste condizioni è pre­ sidiato dal parere del Consiglio provinciale interes­ sato e del Consiglio superiore di agricoltura ed il Governo non potrà promuovere il r. decreto, se non sul parere favorevole del Consiglio di Stato.

Tanto il Comune che la borgata saranno esenti da alcuna imposta e tassa e cioè da quelle che più specialmente premono sull’ industria e sul lavoro, la tassa sul dazio consumo, quella sui fabbricati e sulla ricchezza mobile per il periodo di dieci anni. A lle spese, che sono indispensabili per ogni ente pubblico, i Comuni e le borgate rurali provvederanno me­ diante autorizzazione per regio decreto coll’imporre alcune delle tasse in vigore, escluse però quelle sulle bestie da tiro e da lavoro, sulle farine, pegli erbaggi, pei legumi e pel riso. »

Francamente, per quanta buona volontà e studio ci abbiamo messo, non siamo riesciti a farci un con­ cetto in tutto chiaro della accennata riforma. Pare

che il ministro voglia favorire e agevolare la costi­ tuzione di nuovi comuni rurali, o anche solo di bor­ gate autonome rurali, staccando quelle borgate, fra­ zioni o territori di Comuni, che avendo meno di 4

mila abitanti hanno latifondi o culture estensive o terreni incolti ; mediante la esenzione da imposte e tasse il ministro vorrebbe richiamare in quelle fra­ zioni e borgate, alle quali verrebbe data l’ autonomia, la popolazione necessaria allo sviluppo dell’ agri­ coltura.

Il concetto fondamentale ci pare buono; ma ve­ diamo così all’ ingrosso una serie di difficoltà di

applicazione. Ad ogni modo crediamo meriti lode il ministro che ha tentato di portare la questione della colonizzazione interna su un terreno meno in ­ certo e problematico, e l’ ha collegata con una riforma amministrativa, che potrebbe certo agevolare la solu­ zione di quella questione. In Italia si è troppo spesso e troppo rigidamente applicato il principio della unifor­ mità nella legislazione comunale, perchè non riesca dif­ ficile l’attuazione di quel concetto del ministro ; ma le difficoltà non devono spaventarlo e noi aspettiamo con vivo desiderio di conoscere questo progetto, per esaminarlo con la cura che merita, trattandosi di riforma che saviamente applicata potrà risolvere o agevolare la soluzione di vari problemi. L e idee giuste ed utili esposte sulla colonizzazione interna dall’ on. Guicciardini ci pare trovino una dilucida­ zione, sia pure parziale, nelle parole dell’ on. Sineo, circa i Comuni e le borgate rurali ; è una ragione di più per augurare che la questione sia stata stu­ diata nei suoi minuti particolari, affinchè le obbie­ zioni intorno a punti secondari non facciano nau­ fragare il principio essenziale della ideata riforma.

Circa alle provincie il Ministro dell’ Interno ha pensato ad accrescere le attribuzioni del prefetto, cosi che egli sia di fatto e non soltanto di nome il vero delegato del Governo. Altre riforme secondarie sono state pure annunziate dall’on. Sineo e forse il loro numero è eccessivo, tanto che parve giustificata la censura che il Ministero vuol fare troppe cose. È giusto osservare, tuttavia, che si tratta in molti casi di riforme piccole, che correggono gli ordina­ menti attuali senza sconvolgerli. 11 Ministero ha dato la prova che i mesi trascorsi non sono stati perduti, che nonostante le ansie e le preoccupazioni deri­ vanti dall’Africa e da altri fatti, ha saputo accudire allo studio dei bisogni amministrativi del paese e definire il modo di provvedervi.

Noi che in altro momento abbiamo deplorato che la politica interna accennasse a piegare verso un indirizzo illiberale (vedi l’ articolo Polìtica interna sbagliata nel n. 1170) ci metteremo a esaminare i progetti che il Ministero presenterà al Parlamento, senza alcun preconcetto, pronti ad appoggiarli quando li giudicheremo utili al paese, come a combatterli nel caso contrario. Ma intanto riconosciamo che il Ministero di Rudinì, sia nella politica estera che in quella interna, ha dato affidamento alla nazione di vo­ ler fare una politica seria, quale il paese ha neces­ sità e di conoscere i bisogni dell’ ora presente, ten­ tando con tutte le sue forze ad appagarli.

! GLI IGEITI DELLE M E E LI MORALITÀ GO fERflITl

Nelle campagne l’ azione governativa in quaisiasi modo giovevole ai privati è generalmente quasi nulla, specialmente là ove non esistono ferrovie o strade nazionali ed eccettuato per quelle famiglie, taluni dei cui membri studino alle scuole governative o sieno impiegati dello Stato.

(4)

756

L’ E C O N O M I S T A

29 novembre 1896

di una piccola parte di quel poco di utile che lo Stato offre in correspettivo di quel molto di gravoso che esige.

Nelle campagne quasi unici rappresentanti del Governo trovansi gli agenti delle tasse e però sa­ rebbe sommamente desiderabile, non solo nell’ inte­ resse dei privati, ma anche pel buon nome dello Stato e pel prestigio e la popolarità delle istituzioni, che l’opera di codesti agenti a contatto con ogni ordine di cittadini, opera resa già così poco sim ­ patica dall’ eccessivo fiscalismo, dalla confusione, dalle molteplici minuziosità che caratterizzano le leggi ed i regolamenti finanziari in materia di imposte e di tasse, fosse severamente vigilata dalle autorità, cui tali impiegati sono sottoposti, affinchè quest’ opera non abbia a manifestarsi con parzialità, ingiustizie e soprusi, con esigenze esagerate o infondate e con inganni, falsando lo spirito e la lettera delle leggi.

Quando ciò non sia, quando invece gli agenti delle tasse vengono dai loro superiori eccitati uni­ camente a spremere dai contribuenti quanto più da­ naro loro riesca, senza preoccuparsi se quanto viene ottenuto sia effettivamente dovuto allo Stato dai sin­ goli contribuenti e nella misura in cui viene esatto e pel titolo invocato dall’ agente, allora il pubblico è naturalmente indotto a considerare il Governo come un nemico ed uno spogliatore, alle angherìe dei cui agenti sfuggono solo i più destri i più arditi i più rumorosi, mentre chi non possiede un animo bat­ tagliero e non sa rigirarsi nel laberinto delle leggi e dei regolamenti finanziari e delle circolari m ini­ steriali rimane vittima ed è costretto a pagare ciò cui per legge non sarebbe tenuto o più di quello cui è tenuto, con manifesta offesa alia giustizia.

Di tali soprusi degli agenti delle tasse, ormai di­ ventati comunissimi e abituali, e che sono noti, tol­ lerati, spesso anzi incoraggiati dai loro superiori, è ben naturale che i cittadini facciano risalire la responsabilità e l’ iniziativa fino al Governo centrale, come è pur naturale che venga meno la pubblica fiducia nella rappresentanza nazionale che sembra non potere o non volere por fine a tale stato di cose, e però quelle angherie non hanno solo tristi con­ seguenze materiali per i singoli contribuenti, ma sono anche causa di deplorabili conseguenze morali pel prestigio del Governo e la popolarità delle isti­ tuzioni.

Sono diventate proverbiali la pazienza e la tolle­ ranza del contribuente italiano, il quale si rassegna a pagare imposte gravosissime, quaudo sia persuaso che tutti i contribuenti le paghino nella medesima proporzione, sia pure per titoli differenti, ma co rri­ spondenti alle speciali condizioni di ognuno.

Si è visto però quella pazienza e quella tolleranza venir meno quando tale persuasione mancava: e però malgrado la riluttanza del Governo e di una parte dei legislatori, per opera della pubblica opi­ nione si impose la legge della perequazione fondiaria, essendo manifesto che per effetto dei diversi censi­ menti nelle varie regioni del Regno, corrispondenti a diversità di criteri, l’ imposta fondiaria non col­ piva i redditi delle terre nella medesima proporzione, ma avveniva che si pagasse in un luogo in misura assai diversa da un altro.

Ed ora quella tale proverbiale rassegnazione e tolleranza accennano a venir meno, anche per ciò che si riferisce ad altre tasse e principalmente per r i ­ guardo a quella sui fabbricati, nella quale il capriccio

e l’ avidità di molti agenti delle tasse stabiliscono non solo flagranti sperequazioni, ma arrivano a col­ pire i contribuenti in base a titoli immaginari, per nulla corrispondenti alla realtà delle cose.

Se il malumore e i lagni vanno sempre crescendo, si è che oggi gli agenti delle tasse non sembrano più astretti a tassare in base alle leggi e riguardo ai titoli reali, ma spronali dai loro capi, inventano addirittura titoli inesistenti per poter tassare a loro beneplacito quanto non è tassabile o è già tassato e paga pel titolo veramente corrispondente alla pro­ pria natura : e così facendo, ottengono dai loro su­ periori plauso e rimunerazione, anziché rimprovero e castigo.

Nè si creda che la Commissione Mandamentale delle imposte e quella Provinciale, cui in primo grado ed in appello i contribuenti possono sottoporre i loro reclami sieno in grado di frenare le angherie e di riparare le ingiustizie, se non in misura assai limitata.

Non poche persone infatti nei Comuni rurali am­ biscono di far parte di quelle Commissioni, per un meschino sentimento di ambizione o per tutelare i propri interessi personali di fronte agli attentati degli agenti delle tasse, più che per tutelare le ragioni dei contribuenti.

Ne avviene pertanto che pochi sono i commissari assidui alle sedute e zelanti e così se alla adunanza nella quale si tratta del reclamo di un contribuente non assiste quello fra i commissari che per ragioni di vicinanza conosca le condizioni reali del recla­

mante e dell’ ente che l’ agente vorrebbe colpire e possa confermare l'attendibilità delle ragioni addotte nel reclamo e la realtà dei fatti in esso esposti e inoltre voglia e sappia dimostrare colle leggi e coi regolamenti alla mano che le pretese dell’ agente sono fuori di luogo, in tal caso questi riporterà una fa­ cile vittoria e tirerà dalla sua la maggioranza dei commissari presenti, frettolosi di andarsene ed im ­ preparati a seguire il rappresentante del Governo nel gineprajo dei regolamenti e delle circolari che questi vuol far credere abbiano forza di legge, mentre non dovrebbero avere che un valore esplicativo, se pure talvolta, anziché chiarire non abbuiano il signi­ ficato della legge.

Nè devesi poi dimenticare che pur troppo talora avviene che fra i commissari ve ne sieno taluni per spirito partigiano o per ragioni privata ostili al re­ clamante, sicché colgano l’ occasione di danneggiarlo respingendone le ragioni per quanto giuste: come pure è da notarsi che non mancano commissari pro­ c liv i a dar ragione all’ agente solo per amicarselo allo scopo di renderlo meno esigente nei suoi rap­ porti con esso nel proprio interesse personale.

Aggiungasi poi che non di rado alcuni agenti fanno i conti sulla ignoranza, sulla semplicità, sulla pigrizia del contribuente, pensando che egli lascerà trascorrere il tempo utile al reclamo o pure anche presentandolo, non saprà svolgervi le proprie ragioni e metterle bene in luce.

(5)

pei quanto esso non fosse stato esposto dal recla­

mante. r

Rigettato il ricorso di un reclamante, esso può ricorrere alla Commissione Provinciale delie imposte in seno alla quale sarà tanto più difficile che si tr°vi e siìt presente alla riunione un commissario, I quale abbia piena conoscenza delle condizioni di fallo in cui trovasi il reclamante, sicché i commis­ sari si trovano dinanzi il reclamo dell’ appellante, il rigetto motivato del suo reclamo fatto dalla Com­ missione Mandamentale e le conclusioni de! rappre­ sentante del fisco naturalmente il più delle volte chiedenti il rigetto dell’ istanza.

Non è da meravigliarsi se nel maggior numero dei casi i commissari in appello pensino che se quelli mandamentali i quali per ragioni di luogo dovevano essere in grado di conoscere le condizioni di fatto nel quale trovasi il reclamante, gli hanno dato torto, ciò voleva dire che realmente il suo reclamo non avesse fondamento e però, in mancanza di maggiori lumi, anche la Commissione Provinciale finisce per rigettare l'appello invocato.

Notisi che anche lenendo conto delia fiaccona della Commissione Mandamentale e della destrezza dei­ agente delle lasse, in molti casi, per esempio in quello della natura urbana o rustica di un fabbri­ cato, intorno alia quale vi è divergenza fra il re­ clamante e l’ agente delle tasse, il dubbio sarebbe subito risoluto con una semplice visita al fabbricato in questione, la quale avrebbe certamente persuaso la Commissione che esso è di natura rustica come pre- tende il reclamante, anziché di natura urbana come vorrebbe I agente; ma dove mai si troveranno com­ missari che vogliano fare una passeggiata di alcuni chilometri per appurare il fatto?

A dimostrare quanto abbiamo detto, cioè che gli agenti sono eccitati a colpire i contribuenti anche in odio alla legge e che la Commissione Mandamen­ tale spesso sancisce ingiustizie che un semplice

sopraluogo avrebbe certamente evitato, sia permesso citare un recente esempio. A . proprietario di diversi poderi e delle respettive case coloniche affittate gli uni e le altre a piccoli filtaioli, i quali personalmente lavorano i terreni da essi condotti, si vede a un tratto dichiarato, dall’agente delle tasse, due di quelle case fabbricati urbani e come tali tassate in base ad un imponibile del tutto cervellotico; inoltre il proprietario suddetto viene invitato a pagare la re­ lativa imposta anche per l’ anno in corso e per due degli anni anteriori. A lle rimostranze del proprietario il quale chiede all’agente delle tasse se almeno egli abbia veduto quei fabbricati, questi risponde non sapere neppure in qual parto del territorio si tro­ vino ed averli iscritti fra i fabbricati urbani e tas­ sati come tali, solo per ubbidire alle ingiunzioni di un ingegnere dell’ Intendenza di Finanza in giro per quei luoghi per le lustrazioni quinquennali.

Il proprietario A. naturalmente presenta alla Com­ missione Mandamentale un reclamo, nel quale egli dichiara che quei tali fabbricati sono e furono sempre destinati al servizio dei relativi poderi per uso di stalle, magazzini, granai, fienili, e che persino i lo ­ cali abitati dai linaiuoli nella stagione bacologica sono adibiti a ricovero dei bachi da seta. E g lf fa, inoltre, notare che la legge considera come fabbri­ cati colonici quelli abitati dai linaiuoli i quali, come nel caso presente, attendono col proprio lavoro ma­ nuale alla coltivazione del podere e che i fabbricati

colonici sono, come tali, soggetti alla medesima im­ posta fondiaria che.colpisce i terreni che li circon­ dano e però vanno esenti dall’ imposta sui fabbricati. Malgrado che tutto ciò sia notorio, e che una semplice visita sommaria a quei locali sarebbe ba­ stata per constatarne la natura affatto rurale, la Commissione, forse perchè non ne faceva parte alcun membro che conoscesse le condizioni di quei fab­ bricali e dei filiamoli che vi abitavano, aderì olla domanda dell’ agente, il quale dopo aver confessato di non conoscere quei caseggiati, li dichiarava di natura urbana e chiedeva il rigetto del ricorso !

Fatti consimili, pur troppo, non sono rari nè iso­ lali; e se nell’esempio ora citato, in onta alla legge ed alla realtà dei fatti fu dato ad un agente delle tasse di far pagare ciò che un proprietario non do­ veva per inesistenza del titolo invocato, benché questo proprietario non fosse un ignorante ed avesse saputo esporre con chiarezza le proprie ragioni, quanto più numerosi sono i casi nei quali molti agenti delle tasse arrivano al medesimo risultato, allorché si trovano di fronte persone poco sollecite nel reclamare od incapaci di esporre con lucidità le loro ragioni, per quanto ottime !

Chiamisi ciò col nome di disciplina burocratica od altrimenti, è un fatto che moltissimi agenti delle lasse non esitano nullamente a chiedere ai contri­ buenti quanto non è da essi dovuto, per la sola ra­ gione che ciò viene loro ordinato dai loro superiori irresponsabili ed ignoti ai contribuenti, mentre giu­ stizia vorrebbe che 1’ iniziativa delle tassazioni ve­ nisse soltanto dall’ agente delle tasse, il quale solo può essere in grado di conoscere le condizioni di fatto del contribuente e dell’ ente soggetto a tassazione. Così come ora avviene è come se un pretore, prima di sentenziare, ricevesse gli ordini del Presidente del Tribunale o della Corte d’Appello.

Come è piai possibile pretendere dai contribuenti che denuncino con tutta sincerità i loro redditi sog­ getti alla tassa di ricchezza mobile, quando gli uf­ ficiali, i rappresentanti del Governo, pei primi lasciano sospettare di procedere nel loro nfficio a danno dei cittadini ed in spreto delle leggi che sono chiamati a far rispettare?

Noi crediamo che la causa prima di codeste in ­ giustizie la si trovi nelle stesse leggi di Finanza, specialmente in materia di imposte e di registro le quali talvolta sanzionano assurdi ed ingiustizie, come forse in altra occasione cercheremo dì dimostrare.

Queste ingiustizie e questi assurdi, ammantati dal prestigio della legalità, contribuiscono a falsare il senso di giustizia e di correttezza degli impiegati di finanza e degli agenti, talché eccitati a spremere denari dai contribuenti, aggiungono, senza forse rendersi conto dell’ immoralità delia cosa, nuove ingiustizie e nuovi assurdi a quelli contenuti nelle leggi e nei regolamenti.

Ma il lasciar durare un simile stato di cose è assai pericoloso, giacché i contribuenti che forse si rassegnerebbero ad un generale aumento nell’ali­ quota di tutte le imposte, quando questo fosse d i­ mostrato necessario, non potrebbero durare nella loro rassegnazione allorché vedessero che gli abusi, le imposte indebitamente esatte, i tentativi di spoglia­ zione fossero eretti a sistema, come pur troppo sem­ bra sia per diventare.

(6)

758

L’ E C O N O M I S T A

29 novembre 1896

Provincie, dai Comuni, dalle Opere pie e finalmente dai privati, così avviene generalmente di tutti gli esempi che vengono dall’ alto, e però l’ esempio di ingiu­ stizia e di immoralità dato dal Governo per mezzo dei suoi agenti finanziari ed in specie per opera degli agenti delle tasse non è meraviglia se sieno per fruttare ingiustizie ed immoralità per parte dei privati, non solo a danno del Governo, sul quale tenteranno rivalersi delle angherie per esso subite, ma pure a danno di altri cittadini, onde rifarsi di quanto ingiustamente loro fu tolto.

Troppo sarebbe a un tratto chiedere al Governo e al Parlamento la revisione di tutte le leggi ed i regolamenti in materia di imposte e di registro, ma ciò che si è in diritto di domandare al più presto si è che dal Ministero si reprima quello zelo degli agenti finanziari, il quale si esplica in dispregio della legge e col perpetrare ingiustizie potenti che pur troppo sfuggono il più delle volte al controllo delle Commissioni Mandamentali.

Ro b e r t o Co r n i a n i

Discorso dell’ On. Guicciardini

Dopo una breve introduzione l’ on. Ministro entrò subito in argomento, pronunciando il seguente d i­ scorso :

Un saluto agli agricoltori italiani.

Ma un altro pensiero mi ha condotto in questo giorno solenne qui in mezzo a voi: il pensiero di dirigere da questo alto luogo una parola di ammirazione, di con­ forto, di incoraggiamento agli agricoltori italiani.

Tutte le cause che possono deprimere le industrie agrarie e scoraggiare coloro che le esercitano si sono incontrate in un momento solo: aumento sempre cre­ scente di oneri pubblici, deprezzamento di tutti i prin­ cipali prodotti, malattie molteplici e persistenti nelle piante e negli animali più utili, impedimenti all’ espor­ tazione di. alcuni nostri prodotti, mancanza degli aiuti del credito per la concorrenza delle continue emis­ sioni di titoli pubblici assorbenti fin le ultime stille del risparmio nazionale; nessuna avversità è mancata. Eppure non scoraggiamenti: alla diminuzione dei red­ diti si è opposta una vita più parsimoniosa, agli an­ tichi mercati che si chiudevano si sono sostituiti mercati nuovi; del creditosi è fatto a meno, mercè un lavoro più assiduo, più intenso; si sono vinte con una perseveranza che desta meraviglia le insidie della natura contro le piante e gli animali. Chi consideri con sintetico sguardo la condotta degli agricoltori italiani in quest’ ultimo decennio non può non essere compreso da un senso di ammirazione e di gratitudine.

Tanto tesoro di energie fisiche e morali impone allo Stato un còmpito che non può nè deve essere trascurato.

I mali che tormentano la nostra agricoltura sono particolarmente gravi, perchè da noi più che altrove le insufficienze della produzione si intrecciano con i di­ fetti della distribuzione. La questione dei contadini in nessuno dei paesi europei è infatti così urgente, cosi viva come in alcune delle nostre regioni.

Il compito del Governo in materia d’agricoltura.

II còmpito del Governo in materia d’agricoltura è evidente, chiaro, preciso : promuovere con lena assidua il miglioramento tecnico della industria, affinchè la pro­ duzione riesca migliore e più abbondante; favorire, e

in certi casi rendere obbligatorio, un più equo riparto della produzione, affinchè i diritti e gli interessi del lavoro non vengano manomessi con danno della pro­ duzione e con pericolo per 1’ ordine pubblico ; creare un ambiente economico nel quale T agricoltura possa liberamente respirare acquistando salute, vigore e pro­ sperità.

In materia di miglioramenti tecnici, è mestieri rico­ noscerlo, lo Stato italiano, come già osservai in altra circostanza, fa quanto fanno gli altri Stati meglio or­ dinati, e facendo un confronto, tenuto conto special- mente della esiguità dei mezzi che sono a sua dispo­ sizione, il giudizio che ne scaturisce è tutto a vantaggio dello Stato italiano. Ma pur troppo i frutti raccolti non sono ancora quali si potevano e si dovevano sperare.

Certo non poche colture speciali, come quelle della vite, dell’ olivo, degli agrumeti si fanno magistralmente; certo non poche industrie agrarie quali la vinificazione, l’oleificio, il caseificio, l’allevamento di alcune specie di animali, si praticano adesso molto meglio di un ven­ tennio addietro : tuttavia molta parte del territorio na­ zionale mostra troppo lievemente attenuato negli ultimi venti anni il difetto massimo fondamentale per l’agri­ coltura, difetto che incombe su di essa come una cappa di piombo e ne impedisce gli avanzamenti, voglio dire la cattiva successione delle colture, i viziosi, pessimi avvicendamenti, resi anche più dannosi dai lavori in­ sufficienti, dalla negligenza nella scelta delle sementi, dalla poca conoscenza dei rapporti che debbono inter­ cedere fra le sostanze che si esportano dai campi con i prodotti e quelle che ai campi si devono restituire.

Qui è una delle cagioni della depressione dell’agri­ coltura italiani; e il basso prodotto del frumento e degli altri cereali e la scarsità dei foraggi e la insufficiente produzione di carne, di latticini e di altri prodotti ani­ mali sono altrettanti effetti di quella causa. Non la voce di Cosimo Ridolft, non quella di Cuppari, non la propaganda assidua di coloro che vennero dopo, hanno valso a fortificare il rispetto dovuto alle forze produt­ tive della natura, a diffondere la convinzione che mal provvede al privato ed al pubblico interesse, chi viola le leggi della fertilità del suolo.

In materia di miglioramenti tecnici dell’industria agraria lo Stato dunque ha tuttavia un còmpito grave ; e lo adempirà. Con pensiero assiduo curerà le scuole e le altre istituzioni agrarie destinate a diffondere la istruzione e la educazione tecnica, affinchè corrispondano sempre più efficacemente al fine loro ; continuerà, me­ diante lo stimolo dell’amor proprio e della emulazione ad eccitare gli agricoltori a correggere i vizi più stri­ denti delle pratiche agrarie, come recentemente ha fatto coi concorsi provinciali aperti in tutto il mezzogiorno e nelle isole per le rotazioni agrarie; illuminerà la loro mente con istruzioni a stampa, brevi, di carattere po­ polare, largamente diffuse, su argomenti determinati, come ha fatto anche recentemente con la istruzione per le barbabietole da zucchero e la istruzione sui surro­ gati della gessatura dei vini; nè trascurerà di illuminarli con l’ autorità dell’ esempio, mediante l’ impianto di campi di dimostrazione, che facciano loro toccare con mano praticamente gli effetti delle riforme non più discutibili.

E coi soccorsi dell’ istruzione e dell’ educazione tecnica fornirà altresì i soccorsi destinati ad integrare l’ attività degli agricoltori, aiutandoli in quelle opere che da soli non potrebbero compiere, fra le quali adesso sta in prima linea il pronto e sicuro ripiantamento dei vigneti distrutti dalla fillossera, con viti resistenti.

(7)

todo distruttivo è consigliata dalla ragionevole spe­ ranza di estirpare il male o di ritardarne i progressi, cosi, con mezzi anche più larghi di quelli usati finora, aiuterà gli agricoltori delle altre regioni, dove il male non si può più combattere a ripiantare i vigneti con viti che il male non possa attaccare.

Obbedendo a tale concetto, il Governo ha disposto che i vivai di viti americane in Sicilia e in Sardegna siano cresciuti di estensione e di numero, che grandi vivai siano impiantati anche nelle Calabrie e nell’Elba e che tutti siano ordinati in guisa da fornire larga­ mente le proprie regioni di legname per talee e di barbatelle innestate da cedersi a prezzo di costo. Anche i vivai delle regioni tuttora immuni saranno ordinati in modo da essere pronti per ogni eventualità.

I lavori preparatorii sono già in corso di esecuzione, tantoché credo di potere annunziare, senza presunzione, che a datare dalla primavera del 1898 gli agricoltori delle regioni infette dalla fillossera potranno trovare nei vivai governativi un aiuto sicuro e largo per un sollecito ripiantamento dei loro vigneti.

E colla diffusione della istruzione ed educazione tec­ nica, coi soccorsi volti ad integrare l’ attività degli agricoltori, il Governo curerà altresì i provvedimenti atti ad impedire che l’agricoltore, sia per la malizia degli uomini, sia per le insidie della natura, possa es­ sere defraudato del frutto del suo lavoro: alludo in questo momento più specialmente ai provvedimenti diretti ad impedire che si commercino col nome di vino be­ vande che vino non sono, e alludo altresì ai provve­ dimenti rivolti a guarentire l’industria del bestiame contro i danni delle epizoozie mediante l’ impianto di un servizio veterinario ordinato secondo i suggerimenti ormai ben definiti e certi della zoojatria.

E mentre con questi modi varii, ma tendenti a un medesimo fine il Governo promuoverà e guarantirà i progressi dell’arte, avrò cura che la scienza, che deve esserne lume e guida, prosegua ad operare con suffi­ cienza di mezzi nei laboratori delle Stazioni e delle Scuole; e così ai recenti studi sui fermenti dei vini e su alcune malattie delle piante è degli animali altri si aggiungeranno come quelli sui batteri delle legu­ minose o sulla malattia del castagno, i quali mentre saranno un prezioso contributo per l’arte agraria, sa­ ranno anche testimonianza della fecondità scientifica dei Laboratori agrari italiani..

Come migliorare le condizioni dei contadini.

Ma vana cosa sarebbe affaticarsi a migliorare le con­ dizioni tecniche dell’industria, se in pari tempo non si tenesse vivo il pensiero di migliorare le condizioni dei contadini.

II lavoratore mal nutrito produce meno e quindi a più caro prezzo del lavoratore ben nutrito. 11 lavoratore di morale alto produce meglio e a miglior mercato del lavoratore demoralizzato dalla miseria e dalla incertezza del domani.

Queste verità oramai assiomatiche nel campo delle industrie manifatturiere sono altrettanto certe nel campo delle industrie rurali.

In alcune regioni anche da noi il contadino indebi­ tato è considerato come un cattivo lavoratore; nè a torto, poiché è evidente che la tranquillità delio spirito è sprone e guarentigia di lavoro più diligente e av­ veduto.

In cotal guisa la questione della produzione si col­ lega con quella della distribuzione e si fa chiaro che un indirizzo politico diretto a tutelare i diritti e gli interessi del lavoro è consigliato non solo dalle ragioni della giustizia ma anche da quelle di una produzione migliore e più abbondante.

E non meno che da queste è altresì consigliato da un terzo ordine di ragioni, che anche più dei due pre­ cedenti deve determinare la volontà di un Governo previdente e provvidente. Imperocché la difesa di ciò

che chiamiamo interessi conservatori, vale a dire i principi fondamentali dei nostri ordini civili e politici . non può consistere soltanto nella repressione, la quale se in determinati momenti costituisce un dovere dolo­ roso da adempiersi senza esitazione e anche senza pietà, non può mai costituire un rimedio dagli effetti dura­ turi e risolutivi.

Tale concetto aveva assunto il carattere di una ve­ rità non discutibile due anni or sono quando i bagliori della guerra civile in Sicilia ed altrove fecero vedere anche ai più ciechi la realtà delle cose e svegliarono pressoché in tutti l’ istinto della vera ed efficace di­ fesa. In quella dolorosa contingenza si ebbe un giu­ dizio quasi unanime sui doveri della società civile ; fra le numerose voci che sorsero per indicare la mèta ed i mézzi, non si notarono quasi note discrepanti. Dai più conservatori ai più radicali, da monsignor Carini e dal generai Corsi, passando per Sidney Sonnino, per Pasquale Villari, per Leopoldo Franchetti e arrivando fino a Napoleone Colajanni, la esortazione fu una sola: badate ai lavoratori del suolo ; ordine pubblico vero non ci può essere, senza la pace degli animi, nè la pace degli animi otterrete fino a quando non avrete eliminate le ragioni di dissidio. Si ebbe allora la im­ pressione che fosse giunto il tempo degli atti salutari, previdenti, di vera difesa, ma purtroppo fu impressione non duratura, fu vana lusinga. Le proteste dei soffe­ renti tacquero, l’eco delle ultime repressioni si dileguò, l’ordine riprese il sopravvento e, a misura che i giorni dolorosi si allontanavano, col senso del pericolo corso parve attutirsi nelle classi dirigenti la coscienza dei doveri civili, il vigore dei propositi alti e generosi. E il silenzio, che si fece dipoi fu rotto soltanto da qual­ che isolata protesta, dalle generose invocazioni di qualche studioso, tantoché oggi a non pochi parrà cosa strana che un membro del Governo evochi il ri­ cordo di quei giorni dolorosi.

Ma strano non è : certe questioni non si eliminano col silenzio e coll’oblio. Le acque chete sono spesso le più rovinose. Il fuoco che cova è sempre il più temibile. E nel vivere della società, come nel vivere fisico, il male che non si vuol vedere, che si vuole ignorare è il più pericoloso.

Un Governo che non profittasse della quiete d’oggi per togliere mali che si manifestarono ieri e possono rinnovarsi con maggiore intensità domani, commette­ rebbe un errore non facilmente perdonabile.

Quest’errore non commetterà il gabinetto presieduto dal marchese Rudinì.

Non mi indugérò a dirvi le condizioni delle plebi rurali in tanta parte d’ Italia. E nemmeno mi in- dugerò a dirvi come quelle condizioni nuocciano alla saldezza, al vigore fisico e plorale, alla rispetta­ bilità, lasciatemelo dire, dello Stato. Le cose sono a voi ben note e i giudizi che ne scaturiscono vengono spontanei alle labbra.

La colonizzazione interna.

Restringerò il discorso a farvi qualche cenno degli atti che in conformità ai principi manifestati è mio

proposito di compiere.

La colonizzazione interna è la prima idea accarez­ zata dall’anima di chi voglia agire in favore dei con­ tadini. Ed è naturale ; perchè è evidente che se una parte sola del territorio nazionale tuttora sottoposta a cultura estensiva, si sottoponesse ad una coltura più intensiva, non solamente arborea, ma anche erbacea, acquisterebbero il quieto vivere i lavoratori richiesti dalla più intensa coltura e per la minor domanda di lavoro migliorerebbero le condizioni degli altri Ma è questo tempo propizio per effettuare il generoso pro­ posito in proporzioni capaci di esercitare modificazioni sensibili nella vita delle nostre plebi rurali ?

(8)

760

L’ E C O N O M I S T A

29 novembre 1896

sanitarie e sociali delle regioni tuttora sottoposte a coltura estensiva. Le difficoltà derivanti da siffatte condi­ zioni non esistono dappertutto: dove esistono non sono dappertutto tali da costituire un vero impedimento alla colonizzazione, come potrei agevolmente dimostrare con numerosi dati di fatto a coloro che sostengono la tesi opposta.

M inducono a porre il quesito le condizioni econo­ miche del paese. Perocché per colonizzare non basta quotizzare un terreno e darlo in concessione a chi deve lavorarlo, come è ormai largamente dimostrato da esempi infiniti e specialmente dalle quotizzazioni dei demani di queste regioni e della Sicilia, operazione colossale mossa da altissimi sentimenti, ma purtroppo rimasta pressoché priva di qualsiasi effetto sociale.

Per colonizzare occorre creare la unità culturale, in modo che possa resistere al pericolo del latifondo da un lato e dal soverchio sminuzzamento dall’ altro, ossia occorre fornire il terreno concesso di ricoveri, di sementi, di animali, di quanto occorre insomma per farne un ¡strumento completo di produzione, un’azienda agraria. Ora è evidente che nè lo Stato e neppure il paese possono dare i mezzi occorrenti per una colo­ nizzazione di vastissime proporzioni, organica, capace cioè di esercitare uu’influenza miglioratrice, efficace sul modo di essere della società civile : le condizioni eco­ nomiche sono un ostacolo troppo forte per attuare una cosi vasta impresa.

Ma se provvedimenti di colonizzazione di carattere generale organico non paiono possibili, non sono in­ vece da condannarsi provvedimenti singoli di coloniz­ zazione, localizzati, di carattere frammentario, sul tipo della colonizzazione del Monteilo e della colonizzazione di Sant Alessio, presso Roma, i quali, se per le loro modeste proporzioni non possono recare modificazioni profonde nel vivere sociale, sono utili tuttavia, se non per altro, pel beneficio che recano ai lavoratori che vi possono trovare collocamento.

In omaggio a siffatte considerazioni, il Governo non penserà,^ come alcuni vorrebbero, a grandi provvedi­ menti di colonizzazione interna di carattere generale organico, ma come ha curato con assiduo amore il compimento della colonizzazione del Monteilo e il coni- pimento della colonizzazione di Sant’Alessio, terminato con la concessione di tre poderi a cooperative operaie di produzione, così promuoverà altre opere di colo­ nizzazione del medesimo carattere, sia iniziandole di propria autorità, sia agevolando e promuovendo la ini­ ziativa privata.

Per disciplinare P emigrazione

In un paese come il nostro, dove la prolificità, specie m certe classi, è altissima, e dove una colonizzazione interna organica sistematica non è possibile, una larga vena di emigrazione è fenomeno necessario, utile, prov­ videnziale. Lo Stato dovrebbe promuoverla quando spon­ taneamente non si producesse.

E poiché spontaneamente si produce, lo Stato italiano deve assicurarne la libertà, affinchè possa svolgersi se­ condo il bisogno, curando che si compia in modo che non ne restino offese le ragioni dell’ umanità, che non ne resti offuscata la reputazione del nome italiano e che il massimo profitto possa trarne la madre patria, fermo nel concetto che i cittadini nostri che prendono stanza al di là dell’Atlantico non sono forze perdute per 1 Italia, ma forze utilizzate, rese feconde ; profon­ damente convinto che la emigrazione può essere per la madre patria non ragione di debolezza, ma sorgente sicura di prosperità economica, di autorità morale nel mondo.

Inspirandosi a queste considerazioni, il Governo ha preparato un disegno di legge, che sarà testimonianza sicura della ferma volontà che lo Stato italiano ha di difendere i suoi diritti e di soddisfare i suoi doveri in materia di emigrazione.

La legislazione del lavoro

I provvedimenti più efficaci per tutelare i diritti e gli interessi del lavoro sono certamente quelli diretti ad accrescerne la domanda o a diminuirne l’offerta; e perciò ho accennato alla colonizzazione interna ed alla emigrazione. Ma quando una concorrenza eccessiva a danno dei più o quando consuetudini, tradizioni, am­ biente sociale influiscono per guisa sulla repartizione delle ricchezze che gli interessi del lavoro ne restano manomessi, ha lo Stato il diritto di intervenire ? La tutela, dei deboli — sentenziò una parola augusta in una circostanza solenne pochi anni or sono — è la fun­ zione più geniale dello Stato moderno, e dopo i dolo­ rosi moti della Sicilia e della Sardegna da tutti i cuori non irrigiditi dalla cura soverchia degli interessi di classe, eruppe un grido, che era un’ invocazione allo Stato di provvedere con mezzi legislativi alla tutela dei diritti del lavoro

II Governo del quale faccio parte, quel grido ha raccolto, ed in conformità di un voto solenne della Camera, solenne perchè proposto dalla Commissione per il commissariato di Sicilia e accolto dal presidente del Consiglio, ha preparato un disegno di legge sui patti agrari e un disegno di legge per la tutela del lavoro^ minerario. E siccome sarebbe cosa vana fare disposiziom sui patti agrari senza una magistratura pronta, facilmente accessibile e poco costosa, unita­ mente a quei due progetti, il Governo ha preparato un altro disegno di legge per l’ istituzione dei probi­ viri in agricoltura.

R diseguo di legge sui patti agrari è limitato alla Sicilia perchè lì ne era maggiormente sentito il biso­ gno e perchè la materia da regolare era più sufficiente- mente conosciuta, ma non sarà senza influenza sulle altre regioni ; sarà un esempio che potrà essere fecondo dove occorre e quando occorra. Prevedo che l’atto sarà reputato ardito, nè mi dissimulo le difficoltà che incon­ trerà innanzi a sè ; ma non dispero che potrà superarle, imperocché ricordi con quanta unanimità era invocato nei giorni del pericolo, in quel lugubre mese di gen­ naio del 1894; ed abbia fede nella efficacia del sen­ timento di giustizia, che non può non animare il Par­ lamento.

D’ altronde chi sia preoccupato degli interessi di classe dovrà considerare che mal si provvede a quegli interessi, mantenendo una situazione non conciliabile con la pubblica^ pace, e chi abbia 1’ animo preoccupato da pregiudizi di scuola dovrà considerare che dove la libertà giuridica non è suffragata dalla libertà econo­ mica, la libertà dei contratti non può essere offesa, perchè non esiste.

Il disegno di legge del quale vi parlo è forse la prima e senza forse la più efficace testimonianza, che lo Stato sente davvero il dovere di provvedere al bene degli, umili, e quando sia approvato sarà solenne con­ futazione della sentenza, che lo Stato attuale è mosso soltanto da spirito di classe ; costituirà un atto corag­ gioso ed avveduto di conservazione sociale.

L’altro disegno di legge sulla tutela del lavoro mi­ nerario è dettato dai medesimi concetti, dal mede­ simo sentimento ; come il primo è una difesa del la­ voro agrario, questo sarà una difesa del lavoro delle miniere. Non ignorate quante forme di usura oppri­ mono questo lavoro : ritardo dei pagamenti dei salari pagamento dei salari in derrate avariate e ad alto prezzo ritenute per i pretesti più strani sui lavori dovuti : nes­ suna fantasia è più fervida di quella degli speculatori sulla miseria. Il disegno di legge tende, con ben con­ gegnate disposizioni, a impedire tutte queste forme di sfruttamento, a guarentire il pagamento leale dei sa­ lari e dispone altresì sul lavoro dei fanciulli e delle donne nelle miniere.

Del disegno di legge sui probiviri agricoli non oc­ corre che vi dica il movente, il fine.

(9)

certamente molto più ardue di quelle che si incontrarono nel compilare il disegno di legge sui probiviri indu­ striali, ma credo che sieno superate. In molte plaghe è vivo e legittimo il desiderio di questa nuova magi­ stratura investita del potere di conciliare e di risolvere le vertenze dipendenti dal contratto di lavoro e quelle dipendenti da apprezzamenti di fatto fra conduttori e proprietari. Di siffatto desiderio sono testimonianza le manifestazioni molteplici del paese, gli atti paria- mentali.

Se col disegno di legge proposto, il Governo riuscirà a soddisfarlo avrà dato un nuovo pegno della sua vo­ lontà di promuovere e guarentire gli interessi agricoli del paese.

L’ambiente economico

Ma nè gli avanzamenti tecnici dell’ industria, nè una tutela meno inefficace dei diritti del lavoro produr­ rebbero i desiderati effetti, quando non fossero favoriti da quel complesso di condizioni che in altra occasiono ho chiamato ambiente economico. Ed invero a che cosa varrebbe che buoni fossero gli avvicendamenti, scelte le sementi, ben eseguiti i lavori, abbondante il ren­ dimento dei vari prodotti, a che cosa varrebbe che la repartizione di questi non offendesse il sentimento della giustizia, quando 1’ azione del fisco fosse demoralizzante e il commercio fosse reso difficile dalla politica inter­ nazionale o la circolazione rendesse mal sicuri gli scambi o la politica bancaria favorisse speculazioni che impedissero ai capitali di rivolgersi ai campi, o la po­ litica generale obbedisse a concetti che rendessero ne­ cessarie emissioni di titoli di Stato che asciugassero fino alle ultime stille il risparmio nazionale ?

Anche in questa materia il oompito dello Stato è chiaro, netto, preciso, e il Governo lo vede, è animato dal proposito fermo di attuarlo con volontà decisa, con fermezza di propositi. Di questi intendimenti è testi­ monianza non dubbia lo spirito di equanimità portato nei negoziati per Tunisi felicemente conclusi, T indi­ rizzo della nostra politica in Eritrea ; e testimonianza anche più persuasiva saranno i provvedimenti atti ad attenuare le soverchie asprezze fiscali nelle maggiori isole nostre, quelle destinate ad affrettare il risana­ mento della circolazione e sopratutto il proposito fermo di non turbare più con emissioni di Stato il risparmio nazionale, proposito che tutti i Gabinetti che ci hanno preceduto manifestarono, ma che nessuno seppe man­ tenere fermo, perchè vano proposito è quello di non fare appello al credito quando si vuole o si acconsente una politica che gli appelli al credito ha per neces­ saria conseguenza.

Gli effetti di questo compito che il Governo si pro­ pone e fornirà con propositi fermi, mosso e sorretto da un alto sentimento del dovere verso la Patria, non mancheranno. Gli Istituti atti ad esercitare il credito agrario, dalle vecchie gloriose Casse di risparmio alle giovani e non meno gloriose Banche cooperative, po­ tranno dirigere alla campagna i capitali in cerca di impiego. E il vostro massimo Istituto, ritornato a nuova vita, mercè i provvedimenti che al mio collega del Tesoro furono suggeriti dal suo grande affetto per queste provineie, potrà riprendere la sua antica fun­ zione economica. Ed i campi, esausti di capitali, sen­ tiranno il refrigerio della vera sorgente del credito, la quale, non nei capitali fittizi messi in giro da una arte bancaria falsa e bugiarda, ma nel risparmio na­ zionale accumulato, rispettato, diretto ad impieghi utili e produttivi, unicamente consiste.

Conclusione

Ed ora, giovani, tornate ai vostri studi ; egregi do­ centi, tornate ai vostri insegnamenti, alle vostre ricer­ che scientifiche.

Alta è la missione che vi sta innanzi, alto sia il proposito che vi guidi ne’ vostri lavori.

Non è concepibile che T Italia adempia verso sè stessa e nel mondo la sua missione di civiltà, finché non sia fisicamente e moralmente sana, e sana non può essere finché miseri sieno i suoi contadini, mal coltivata tanta parte dei suoi campi.

Sento i doveri dello Stato verso la campagna ; lavo­ riamo insieme per riscattarla dai mali che la oppri­ mono. Lavoriamo insieme a rialzare a dignità d'uomo le misere plebi rurali, lavoriamo a ridestare in quei proprietari che non lo sentono l’amore dei campi e il sentimento dei doveri della proprietà, lavoriamo a dif­ fondere la conoscenza e l’applicazione dei migliori pro­ cedimenti tecnici !

Mi rivolgo a voi, professori delle Scuole superiori di agricoltura, mi rivolgo a tutti gli insegnanti delle Scuole pratiche, ai direttori di tutte le istituzioni agra­ rie, mi rivolgo agli alunni delle nostre Scuole.

Lavoriamo insieme e ci regga la fede che lavorando per l’agricoltura nazionale lavoriamo per la grandezza materiale e morale della

patria-Rivista Bibliografica

John A. Hobson. — The problem o f thè unemployed.

An enquiry and an economie policy. — London,

Methuen, 1896, pag. X V I 163.

L ’ Autore,, noto specialmente per un precedente libro sull’ evoluzione del moderno capitalismo, esa­ mina largamente, in questo nuovo volume della serie

Social Questions o f to-day, la questione della di­ soccupazione. In un primo capitolo espone il signi­ ficato che deve darsi alla parola disoccupazione (unemployment), eli’ egli usa nel senso di inopero­ sità non volontaria sofferta dalla classe lavoratrice, pel qual fatto una certa quantità di lavoro non viene impiegata nella produzione della ricchezza sociale. Cerca poi nel capitolo secondo di stabilire la misura della disoccupazione, valendosi dei dati forniti dalle Trade anions e di altri elementi; da questa ricerca del nostro Autore si ricava quanto sia diffìcile di avere notizia completa ed esalta del numero dei disoccupati.

(10)

762

L’ E C O N O M I S T A

29 novembre 1896

Carl C. Plehn, — Introduction to Public Finance. — London e New-York, Macmillan, 1896, pag. x ii-364.

È un buon compendio di scienza delle finanze dovuto a un giovane economista degli Stati Uniti. Scritto in forma chiara e semplice, questo libro offre veramente il manuale per gli esordienti nello studio della finanza; deficiente nella parte della teorica generale è invece sufficiente per la trattazione dei vari argomenti speciali, che il Plehn studia special­ mente sotto l’ aspetto storico e statistico. L ’ Autore illustra con gli esempi desunti dagli Stati Uniti, dall’ Inghilterra e dalla Germania i vari punti della sua trattazione, nell’ ordine della quale procede se­ guendo principalmente il Bastable. Così dopo una breve introduzione si occupa prima delle spese pub­ bliche che distingue secondo che procurano benefici comuni o benefici individuali e viene poi a svolgere tutta la parte delle entrate pubbliche, del debito pub­ blico e dell’ amministrazione finanziaria. Novità di indagini non se ne trovano naturalmente in un libro elementare; ma il lettore troverà in questa modesta

Introduzione alla finanza pùbblica parecchie pagine pregevoli per chiarezza di esposizione e per la copia di notizie date in modo preciso e succinto. Fra i m olli compendi di finanza pubblicati negli ultimi anni questo del Plehn merita un posto distinto. Verein für Socialpolitik. — Der Personalkredit des

ländlichen Kleingrundbesitz in Deutschland-Berichte und Gutachten. — Erster B a n d : Süddeutschland. —

Leipzig, D uncker e Humblot, 1896, pag. XVI-414.

L'Unione per la politica sociale, che dal 1873 va pubblicando monografie di mollo interesse, ha dato alle stampe questo volume, che porta il n. 73 ed è il primo di una serie di volumi sul credito personale della piccola proprietà fondiaria in Ger­ mania. Abbiamo ora uno studio sulle condizioni del credito personale della piccola proprietà nella G er­ mania del Sud, cioè in Baviera, nel Württemberg, nel Granducato di Baden, nell’Alsazia e Lorena e nel Granducato di Assia ; questi studi souo dovuti a differenti Autori. Fra tutti però emerge quello del dr. Felice Hecht sulla Baviera, nel quale i let­ tori troveranno molte notizie e statistiche sulle ope­ razioni delle Casse di risparmio, delle casse rurali Raiffeisen e sulle altre istituzioni, che esercitano il credito a favore del piccolo possesso fondiario.

L ’inchiesta intrapresa dal Verein fü r Socialpo­ litik è appena iniziata con questo volume, compiuta che sarà, gioverà senza dubbio a coloro che pro­ muovono il credito agrario.

Rivista Economica

Le relazioni commerciali degli Stati Uniti - Le “ Joint Stock Banks „ di Londra.

Le relazioni commerciali degli Stati Uniti. —

Il futuro presidente degli Stati Uniti, M ac-Kinley, ha già dichiarato che non ha intenzione di toccare le tariffe doganali. Tutto . al più, nel caso in cui fosse necessario dare un qualche rinforzo al bilan­ cio si farebbe una leggiera revisione di qualche voce, ma non si tratterebbe mai di ripristinare la tariffa che porta il suo nome, giacché le modificazioni at­ tuate con quella W ilson hanno giovato ad aumen­ tare i proventi dell’ Erario.

Ad ogni modo il sig. Dreyfus de\\' Economiste ha creduto di fare un lungo e minuto studio sulle con­ seguenze di un aumento di tariffa, anzi, di un ritorno alla tariffa Mac-Kinley, che sarebbe la peggiore ipo­ tesi, e prendendo per base i risultati dell’ ultimo anno fiscale, che si è chiuso col 30 giugno scorso, espone quali sarebbero le conseguenze.

Noi condenseremo il lavoro raggruppando i dati principali, che hanno interesse anche per l’ Italia.

L ’ importazione totale degli Stati Uniti nell ultimo esercizio finanziario rappresenta un valore di L i ­ re 4,019,120,500. I principali Stati, dai quali l’ Ame­ rica del Nord ha importato, sono i seguenti, nella quota a ciascuno controindicata :

Inghilterra e colonie . G e rm a n ia ... B r a s i l e ... F r a n c ia ... C u b a ... Giappone ... C hina... I t a l i a ... L. it. 1,333, 922,325 » 485,776,500 » 366,983,375 » 341,586,500 » 206,004,000 » 131,631,000 » 113,523,250 » 111,634,500 Passando ad esaminare il genere e la natura delle merci importale dagli Stati Uniti, risulta che lo zuc­ chero tiene il primo posto per L. 439,893,300.

Fino all’ anno precedente 1894-93, il primato spettava al caffè — ma nel 1893-96, essendo esu­ beranti i depositi o per darvi fondo in vista del ribasso nei prezzi, che infatti si verificò, ne fu im ­ portato 27 milioni di meno dal Brasile, pe 24 dal­ l’America centrale e per 11 dal Messico.

Dopo lo zucchero e il caffè i prodotti di mag­ gior importanza che importarono ed importano gli Stati dell’ Unione sono per ordine : lana greggia e operata, prodotti chimici, cotone, pelli, legno greg­ gio e lavorato, caoutchouc, frutte e tabacco in foglia, nonostante la speciale produzione del Kentuky e del Virginia. L o vendono per comprare gli Avana e il tabacco da sigarette.

Veniamo ai paesi importatori. Come si è visto dalle cifre nei 4 miliardi l’ Inghilterra e sue colonie rappresenta più del quarto, ossia 1300 milioni. I principali articoli che l’ Inghilterra fornisce all’ Ame­ rica del Nord sono : lanerie, cotonerie, tessuti di lino, pelliccerie, ceramica, latta, oreficerie e chin­ caglierie, stagno in barre.

La Francia primeggia per gli articoli di seteria, vini e oggetti d’ arte e la Germania per cementi, guanti, zucchero, eco.

Vieti terza per gli articoli in seta e cotone la Svizzera.

L ’ Italia invia grandi quantità di frutti, sovra tatto agrumi, tartaro ecc. ed occupa il terzo posto per la seta greggia, di cui la maggior parte è spedita dal Giappone, che occupa già il quarto posto nei manufatti di seta. Ciò vuol dire che le signore ame­ ricane si contentano della seta inferiore, purché sia seta, giacché la prima seta del mondo è l’italiana.

Cuba fornisce agli Stati Uniti delle grandi quan­ tità di zucchero e tabacco — di zucchero ne ha mandato pei' 110 milioni e per 34 milioni di tabacco.

Finalmente la China fornisce per 33 milioni di thè e per 40 di seta greggia.

Riferimenti

Documenti correlati

3° che gli excorpisanti, aperti agli effetti della tariffa (decreto del 1873) e quindi non agli effetti della riscossione, quando vedano evitato in modo sicuro l'applicazione

Altrove invece, specialmente nell’A l­ geria, si teme un vero disastro essendo più mesi che le campagne sono affatto sterilizzate dalla siccità Quanto alla

Anche nelle provincie continentali il movimento è scarso, a motivo più che altro delle pretese dei possessori— A Barletta per altro i prezzi sono sostenuti

2.° — Il regio commissario è investito dei p o­ teri politici ed amministrativi che spettano ai mini­ stri dell’ interno, delle finanze, dei lavori pubblici,

gime dei fondi di Stato gli pare inopportuno in causa delle crisi che si sono verificate negli ultimi tempi e che tengono ancora agitato il mercato dei

L ’ assemblea dei possessori di cartelle fondiarie e dei buoni di godimento si riunirà, senza bisogno di speciale covocazione, ogni anno, presso la sede del-

Invece i quattro capitoli successivi hanno carattere teorico e in essi è considerata prim a la im posta progressiva nella sociologia finanziaria, poi sono

Da m eglio che tre n i’ anni cerca ansiosam ente un ’o r­ dinata risoluzione del problem a sociale in nom e del d ir itto ; ed una larga sch iera di studiosi,