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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.23 (1896) n.1159, 19 luglio

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L ’ECONOMISTA

G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, F ER R O V IE, IN T E R E S S I P R IV A T I

Anno XXIII - Voi. XXVII

Domenica 19 Luglio 1896

T T U S T -A . S C O N F I T T A

Checché ne pensino e ne giudichino i politicam i, noi dobbiam o co n sid eracela recente crise, che allon­ tana dal M inistero della g u erra l’on. R icotti, com e una nuova sconfitta che subiscono coloro, i quali da non pochi anni vanno afferm ando e ripetendo che bisogna rid u rre il più possibile le spese m ilitari.

L ’on. R icotti, sebbene generale, e rispettato gene­ rale, da più anni, sosteneva che, senza pericolo della difesa nazionale, si potevano risparm iare alcuni m ilioni nelle spese m ilitari e nello stesso tem po sistem are m eglio l’esercito.

Noi non possiam o, nè vogliam o en tra re nella parte tecnica della quistione, che fu sollevata specialm ente al Senato, ma ci lim itiam o soltanto a rilevare la so­

stanza dai fatti e sono questi : — con una costanza infinita, prim a pochi, poi molli hanno chiesto che alle econom ie del bilancio concorresse anche l’eser­ cito ; respinto, dapprim a quasi com e un attentato alla patria, a poco a poco però il concetto fece strada e gli avversari accordarono il consolidam ento della spesa in 246 m ilioni. Le proposte più concrete di riduzione | dell’esercito trovarono, se ben ricordiam o, tenace e l decisa resistenza all’ epoca del prim o gabinetto di 1 R udinì e ne derivò, prim a la uscita del l’on. Colombo dal M inistero e poi la caduta di tutto il G abinetto.

Di fronte alle strettezze della finanza, fu di nuovo sollevata la stessa questione e l’ incarico dato a l- 1’ on. R icotti di form are il G abinetto aveva fatto r i­ tenere che le accennate altissim e resistenze fossero vinte e i M inistri colle loro proposte esprim essero anche il sentim ento della C orona. N on erano molte a dir vero le econom ie che l’on. R icotti prom etteva, ma costituivano u n im portante passo , giacché ra p ­ presentavano una vittoria di principio della quale non vi era — a nostro avviso — che m otivo di ra l­ legrarsi.

La vittoria però non fu che apparente e com e ci avverte la nostra corrispondenza da R om a i progetti, m ilitari non furono discussi, perchè venne a m ancare u n ’altra volta l’accordo tra il Capo dello Stato ed i

suoi consiglieri. _ > . |

I fatti dim ostreranno se l’on. di R udinì e gli altri colleghi suoi abbiano fatto bene a non seguire l’esem pio degli on. R icotti, Colombo, Caetani e C arm ine. Non è solam ente la questione della spesa m ilitare quella che in questo m om ento costituisce la politica ita­ liana, e q uindi essi soli, i rim asti, sono per ora giu­ dici della opportunità di questa m inore resistenza presentata ; il pubblico giudicherà poi, quando cioè i

frutti di questa nuova pieghevolezza saranno m a ­ nifesti.

Noi però che persistiam o a riten ere che l’ Italia non può sopportare i treeentocinquanta milioni che si dom andano per la difesa m ilitare ; noi che siam o anche convinti che, m algrado questa così grande spesa, siam o lungi dall’avere quello che, dato l’at­ tuale im pianto, sarebbe necessario ; noi ci ra m m a ri­ chiam o di questa nuova disfatta, la quale colpisce - è vano il nasconderlo - coloro i quali speravano di vedere l’Italia, am m aestrata dalle recenti sv en tu re, prendere una via seria, com m isurando in tutto e per tutto la sua azione alle sue forze ed ai suoi bisogni.

Non occorre dire che auguriam o a coloro che hanno determ inata questa nuova e più clam orosa sconfitta, che m ale non venga al paese dalla loro vittoria.

I RAPPORTI COMMERCIALI COLLA FRAHCIA

L’on. Luzzatti ha sollevata in u n articolo, che fu molto com m entato, una questione im portante e, a vero dire, l’ha posta nella sua vera luce.

L ’ Italia dal 18 8 8 in poi non ha più concluso nessun trattato di com m ercio colla F ran cia. P erd u ta la occasione di prolungare fino al 1892 il trattato del 1 8 8 1 , ci siam o trovati in uno stato di ostilità com m erciale con la vicina repubblica, proprio quando essa m utava com pletam ente la propria politica d o ­ ganale ed accettava le nuoveN lottrine della tariffa m inim a e m assim a propugnate dal sig. Méline.

Dato questo stato di cose, aggravato da_i non buoni rapporti politici, è ben n atu ra le ch e la ripresa delle trattative si presentasse difficile sotto molti aspetti, sopratutto p er quei sentim enti quasi fem m inei che costituiscono tanta parte dei rapporti diplom atici che corrono tra due Stati.

L ’on. Luzzatti, rendendo com partecipe il pubblico di am ichevoli discussioni da lu i avute a Venezia nel 1891 col com pianto Léon S ay, ci lascia c o m p re n ­ dere che, prescindendo da ogni considerazione poli­ tica, una enterite e ra , se non facilissim a alm eno sp e ­ rabile, sulla base della tariffa m inim a da parte della F ran cia, della nazione più favorita da parte dell’Italia. P erò si affrettava a concludere I’ on. Luzzatti che non tanto le ragioni com m erciali e quelle degli in ­ teressi econom ici avevano la preponderanza, quanto le ragioni politiche.

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450 L’ E C O N O M I S T A

i due Stati possono essere consigliati a rip re n d ere in esam e i loro rapporti com m erciali ; la necessità cioè di prendere qualche decisione rig u ard o al tra t­ tato italo-tunisino che, com e è noto, scade l’otto settem bre del corrente anno.

E l’on. Luzzatti, rilevando che le im portazioni da T u ­ nisi in Italia nel 1895 som m avano a 6 ,1 5 3 ,0 0 0 lire elle esportazioni dall’Italia a Tunisi ad 8 ,3 6 7 ,0 0 0 , m en­ tre il com m ercio dell’Italia in F ra n cia supera i 150 m ilioni, si dom anda se, p u r non trascurando i nostri interessi com m erciali colla T unisia, non sarebbe il caso di approfittare della scadenza del trattato per vedere se sia possibile, facendo qualche sacrifizio nel nostro scarso com m ercio con quella contrada, otte­ n ere vantaggi m aggiori pei nostri rapporti co m m er­ ciali colla F ra n cia .

E spiegando ancora più il suo pensiero in una in ­ tervista, l’on. Luzzatti avrebbe detto :

« L a F ra n cia m ira all’unione doganale con T unisi e ha già preso molti provvedim enti palesi e non pa­ lesi volti a questo fine, e certo la denunzia del trat­ tato con l’Italia e il nuovo negoziato coll’Inghilterra, significano che essa non v orrà m antenere l’ antico dazio dell’ otto per cento sul valore. Da ciò l’ idea sostanziale del m io articolo di risarc ire con un’ ac­ cordo com m erciale in F ra n cia , regolato sul principio del trattam ento della nazione p iù favorita, ciò che si può perdere eventualm ente in T unisia. E se non mi hanno sorpreso le denegazioni generiche di qualche giornale, com e il Figaro, che confutò il mio arti colo prim a che fosse giunto a P arigi, mi hanno c o n ­ fortato le adesioni di giornali autorevoli in questa m ateria, quali a m o’ d’esem pio, il Siècle. Del resto la m ia tesi è tu tt’ altro che dettata dalla debolezza.

« Non è possibile disconoscere il nuovo stato di cose che s’ è venuto costituendo a T u n is i; l’ Italia m edesim a ha dovuto per trattato sospendere le ca­ pitolazioni in ciò che rig u ard a la giurisdizione c o n ­ solare di T unisi (nel 1884). E poiché nessuno può im m ag in are u na g u erra fra l’Italia e la F ran cia per il trattato di com m ercio italo-tunisino, il dovere n o ­ stro di pubblicisti e di uom ini politici è quello di m ettere innanzi soluzioni eque, pratiche e possibili. Io ne ho indicata una, altri ne indichi di migliori,'; si discuta lealm ente e si faccia luce dove troppo s i­ nora dom inarono le passioni e i pregiudizi.

« L e nostre im portazioni dalla Tunisia sono sp e­ cialm ente in generi da tinta e per concia, i quali salgono al valore di 2 ,6 4 0 ,0 0 0 lire ; v i sono i pesci preparati per 1 ,0 5 4 ,0 0 0 lire, che si collegano colla fam osa questione dei tonni, della quale m i occupai a lungo nella mia relazione doganale del 18 8 3 , ed ha un carattere econom ico-politico. Il resto delle im ­ portazioni per giungere all’ im porto com plessivo di 6 ,1 5 3 ,0 0 0 lire ha poca im portanza. L e esportazioni italiane in T unisia som m ano a 8 ,3 6 7 ,0 0 0 lire, di cui quasi 2 m ilioni e mezzo sono prese dalla nostra seta tratta e greggia, il resto si distribuisce su una quantità di molti prodotti, che u n dazio forte esclu ­ d erebbe dal m ercato tunisino a profitto delle so m i­ g lianti m erci francesi.

« Gli interessi econom ici rappresentati dagli ita­ liani residenti a T unisi sono b en m aggiori d ell’ im ­ portanza del traffico ita lo -tu n isin o , e con essi si col­ legano le g uarentigie delle capitolazioni, i loro ra p ­ p orti liberi colla m adre patria e la stessa entità dei traffici, che cresceranno coll’ Italia, se non li afflig­ g era n n o dazi troppo gravi.

19 luglio 1896

« Q uindi vi ò tutto un tesoro italiano di influenze m orali politiche, econom iche da tutelare in T unisia, anche tacendo della necessità di m antener l’equilibrio del M editerraneo fra le varie potenze m arittim e che se ne disputano l’ influenza. Ma fatta piena ragione a tutto questo e m antenuti tutti i nostri diritti, non conviene dim enticare che anche strem ati, quali siamo dal mezzo blocco com m erciale , l’ anno scorso (1895) l’ Italia ha im portato dalla F rancia merci per 1 6 1 ,9 6 3 ,0 0 0 lire e ha esportato in F rancia per 1 3 6 ,3 9 3 ,0 0 0 secondo la statistica italiana. E a quanto si sa nei prim i mesi di q u est’anno le espor­ tazioni nostre superano le im portazioni francesi.

« Q uindi per le cose accennate sopra, parendo orm ai senza speranza la fiducia di poter m antenere in T unisia il dazio dell’o r o per cento sul valore alle m erci italiane (sin gli inglesi ci hanno rinunziato), si palesa evidente I’ utilità della proposta di n eg o ­ ziare nello stesso tem po l’accordo com m erciale italo- tunisino ed italo-francese. Così facendo non rinunzio ad alcun diritto dell’ Italia in T unisia, anzi me ne giovo a tutela degli interessi italiani considerati nel loro insiem e, in F ra n cia com e a T unisi, collegando questa tutela con un equo com ponim ento fra la F ra n cia e l’Italia.

« Ed in questa via delle benevoli transazioni non ci scapita chi le m ette innanzi schiettam ente, mando corde, ma chi burhanzosam enle le disdegna e le ri­ fiuta. Qui, in questo caso, i pazienti sono anche i forti e gli avveduti. »

x\pplaudiam o senza reticenze al concetto dell’ono­ revole Luzzatti ; se non erriam o ci troviam o di fronte a due scuole politiche che si elidono ; la vecchia scuola che crede ancora essere preponderante nella vita dei popoli, la suprem azia fittizia che ci p ro cu ­ rano gli espedienti diplom atici ; e la nuova scuola che vede nello sviluppo econom ico la prim a base della forza presente ed avvenire.

S arà e potrà essere una grande vittoria diplom a­ tica il poter dire che l’ Italia non ha mai ricono­ sciuto a T unisi i fatti com piuti, ed ha cercato con ogni m odo di difendere quelli che ritiene suoi di­ ritti, ma nella politica internazionale il diritto mi­ gliore è quello che può appoggiarsi sulla forza. S ven­ turatam en te questo p er ora non la abbiam o, ed è, riteniam o, buona politica il prescindere dalla difesa sterile di interessi storici che oggidì hanno poca im ­ portanza, quando non si possono sostenere altrim enti che colle buone ragioni, per rivolgere invece la m ente alla tutela di quegli interessi veri e reali che possono co n d u rre ad un effettivo m iglioram ento della nostra interna econom ia.

T uteliam o - com e ben dice f o n . Luzzatti - tu te ­ liam o fin che ci sia possibile gli interessi svariati e m olteplici che abbiam o a T unisi, ma se il s a c ri­ ficarne una parte potesse condurci ad fottenere buone condizioni p er i nostri rapporti com m erciali colla F ra n c ia , sarebbe pazzia il posporre questi a quelli.

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desideri, nè dei nostri interessi, e nem m eno dei suoi interessi verso di noi.

Se oggi vi è una occasione qualunque p er ripa­ rare a quell’e rro re , non possiamo che appoggiare gli sforzi di co'oro che cercano di non lasciarla sfuggire.

L'liTRAISIGEUZA E LI T I N I DELLR CHIESI « U S T I

Non è il caso che ci occupiam o a lungo del Con­ gresso tenuto dai socialisti a F irenze negli scorsi giorni. Le questioni che vi sono state dibattute hanno avuto tutte uno spiccato carattere personale : e pro­ fondi dissensi si sono m anifestati riguardo alle p e r­ sone e ai principi. La condotta dei deputati socia­ listi, e in particolare dell’on. De F elice, formò argo­ mento di lunghe discussioni, le quali per noi non presentano alcun interesse fuor di quello della r i ­ velazione della intransigenza più aperta che una grossa parte degli aderenti al partito socialista ita ­ liano ha eretto a dogm a della propria chiesa e della propria dottrina. I socialisti vogliono costituirsi in partito chiuso e tutte le deliberazioni del Congresso riguardo alle persone e alle relazioni del partito con gli altri partiti, sono inform ate a quei concetto a l­ trettanto stantìo quanto consono al carattere chiesa­ stico della scuola socialista.

Chi legge infatti i resoconti del Congresso di F i­ renze è indotto a pensare che tutta quella gente, che perdeva il proprio tem po a discutere sulla con­ dotta del deputato De F elice, o sul duello, o sulla tattica del partito, appartenga ad altro secolo, forse anche a parecchi secoli addietro. E pensare che il socialismo v o rrebbe essere il partito dell’ av v en ire! Invece è il partito della tirannia, delle scom uniche, dell’isolam ento, dell’intransigenza, della unilateralità e via dicendo. Non si creda che questi sieno so­ stantivi messi uno dietro l’altro da noi, pel gusto di com battere il socialism o, o meglio i socialisti per­ chè non di rad o , e specialm ente in Italia, bisogna distinguere il socialism o dai socialisti. Chi volesse saperne qualchecosa delle scom uniche e della in­ transigenza del partito socialista italiano può leg­ gere un articolo di un socialista intelligente e colto, che non va confuso con gli altri della chiesa socia­ lista, vogliam o d ire dell’on. N. Colajanni, nella « R iv i­ sta di politica e scienze sociali » del 30 giugno u. s. Infatti l’on. Colajanni scriveva prim a del Congresso di F irenze : « A ccennai alla intransigenza, che proba­ bilm ente prev arrà a F ire n ze , tenendo conto delle manifestazioni dei vari Congressi regionali, nei quali essa — m eno, se non erro, in quello di Napoli — predom inò; intransigenza che ha avuto fasi diverse e varie m odalità, ma che è stata e sarà sem pre deplorevole. A nim ati da un fanatism o, che sarei per qualificare settario, m olti dei socialisti italiani, che hanno avuto ed hanno ancora il monopolio del p ar­ tito, da principio ostentarono un grande disprezzo per la politica in generale ; arriv aro n o al m orboso furore contro la repubblica, respinsero ogni alleanza ed am icizia con partiti affini o m eglio con partiti, coi quali si hanno com uni m olte aspirazioni e co m uni i nem ici ; m anifestarono una baldanza troppo giovanile, talora infantile ed una sicurezza di trionfi im m ediati e sostanziali e lanciarono scom uniche I

che nulla avevano da invidiare a quelle papali contro coloro che osavano co nservare libertà di giudizio e indipendenza di condotta p er quanto inspirata da rette intenzioni. »

V arrebbe la pena ili rip ro d u rre tutto l’articolo dell’on. Colajanni, ma a noi basta di avere segnalato ai lettori l’indole della critica del deputato sociali­ sta, critica acuta e arg u ta, e quel che più monta giusta, perchè il partito socialista italiano con le sue sofistiche, chiesastiche e antiquate tendenze, collo spirito di corporazione m edioevale che lo anim a è orm ai v eram ente degno delle censure più severe degli stessi suoi aderenti più indipendenti e seri. Tornando al Congresso di F irenze osserviam o che lo spirito tirannico, inquisitoriale, si è rivelato specialm ente riguardo alla condotta del deputato De Felice pel voto dato in favore all’on. Di R udinì e contro l’on. Crispi sulla questione m orale. S e vi era q ue­ stione sulla quale il voto dei socialisti deputati non poteva, nè doveva essere dubbio, era appunto quella detta m orale, invece il Congresso voleva la con­ danna del M inistero Di R udinì, e q uindi l’appro­ vazione del precedente m inistero, pu r di non p arere in alcun caso m inisteriale. Cose da rid ere, se non dim ostrassero a che punto può portare l’ intran si­ genza anche presso la gente, che pu r crede di saper ragionare.

Che in tutta la condotta del Congresso vi sia stata una tendenza tiran n ica, ci pare che em erga chiaro dall’im posizione al De F elice di accettare i principi e i m etodi del partito socialista. E del r e ­ sto quello non è stato che uno dei tanti casi in cui si è riv elato lo spirito tirannico.

Il congresso si occupò anche del contegno che il partito deve assum ere di fronte alla classe agricola.

Il Bissolati, relatore della Com m issione agraria, disse che la piccola proprietà e il sistem a di mezzadria furono principalm ente presi di m ira, perchè a ragione considerati com e il più serio ostacolo alla propaganda dell’ idea.

Il relatore espose a lungo i mezzi da adoperarsi per affrettare la scom parsa dei piccoli proprietari e per rid u rre i m ezzadri alla condizione di coloni sa­ lariati e a scorgere così nella proprietà fondiaria un nem ico da com battere.

Intanto nella relazione stesse, si constata che vanno aum entando i piccoli proprietari, dim ostrando fallaci le profezie contrarie, cho_ fanno da cinquanta anni i dottori del socialism o. È inoltre evidente che ifon sarebbe possibile rag g iu n g e re il fine che il partito, si propone, se prim a quello non acquista prevalenza ne potere legislativo.

Il congressista M orandotti fece, senza forse volerlo, una critica spietata dell’ottim ism o, che sem bra ani­ m are i socialisti su questa questione, raccontando un aneddoto che sollevò viva ilarità. E gli, osservando che la scom parsa della piccola proprietà è diventata una form ula obbligata, ricordò che u n piccolo p ro ­ prietario, il quale l’ aveva im parata a m em oria, so ­ leva d ire : « Io sono destinato a scom parire. » Esso n o n e scom parso, e la sua fede nel socialism o è finita.

La discussione, abbastanza lata, m a poco co n c lu ­ dente dette modo di notare ancora una volta che la dottrina fondam entale non è patrim onio di m olti, p er­ chè diversi oratori presentarono osservazioni o p ro ­ poste, ispirate a concetti, che gli scrittori socialisti condannano com e eresie.

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dine del giorno con cui « il Congresso, ritenendo che l’azione del partito debba rivolgersi alle cam p a­ gne con speciale intensità, delibera di prom uovere L eghe di resistenza fra i m ezzadri, organizzando Cooperative di consum o, i cui utili siano parzial­ m ente devoluti a beneficio del partito.

In conclusione, questo di F irenze è stato fra i Congressi socialisti italiani quello che ha avuto m i­ nore im portanza e che ha m eglio messo in luce tutte le qualità della chiesa socialista alla quale non m anca orm ai che un papa che faccia esso solo da Minosse e diriga le tu rb e socialiste in ogni m anife­ stazione della vita.

LA CIRCOLAZIONE IN ITALIAx)

i l

T roppe cose sono dette nella prim a parte dell’a r­ ticolo pubblicato dal Comm. F ra sea ra , perchè non sia necessario sofferm arsi ad esam inarle, se, com e pare, egli intende giustificare le sue conclusioni colle prem esse.

Ci ha colpito il modo col quale l’egregio scrittore della Nuova Antologia parla del corso forzato e ne giudica ; egli lo ritiene « la p iù insidiosa delle in ­ venzioni » lo ch iam a: « parasita del credito » e con paragone che a noi non sem bra adatto, lo dice: « circo­ lazione venosa » e poi « furto m ascheralo » ecc. ecc. Questi giudizi, che furono tante volte em essi in P arlam ento da oratori m eno esperti di cose ban ca­ rie, non ci pare trovino adeguato posto in una tr a t­ tazione così rigorosam ente scientifica com e vuol es­ sere quella del com m . F raseara. R ifacciam oci quindi a considerare il fatto del corso forzato dei biglietti di Banca o di Stato.

Q uando u n paese per un dato periodo abbia do­ v uto o voluto com perare dall’ estero un valore di m erci m aggiore di quello che non abbia venduto all’estero, è giuocoforza che i saldi com m erciali sieno fatti inviando all’estero o la m oneta m etallica di corso internazionale, o titoli di debito. E [siccome non è presum ibile che l’estero accetti indefinitam ente in pagam ento titoli di debito, se le vicende ec o n o ­ m iche del paese prolungano questo squilibrio degli scam bi con preponderanza della im portazione, pos­ siam o im m aginare il m om ento nel quale non esi­ sterà più in circolazione nel paese stesso la m oneta m etallica internazionale. E poiché ciò non ostante il traffico in terno ha bisogno di un interm ediario, succede uno o l’altro dei due fa tti:

а) o i cittadini provvedono al bisogno dell’in ­ term ediario, em ettendo essi stessi una specie di m o­ neta o buoni, od altro com e si è visto in Italia nel 186 6 e più recentem ente nel 4 8 9 3 .

б) o lo S tato interviene esso a soddisfare questo bisogno, ed allora m ette in circolazione : o una m oneta m etallica di basso titolo — com e l’argento, il nikel, il ram e e c c .: o, più generalm ente, em ette della carta m oneta, a cui dà il potere liberatorio, m a che di­ chiara inconvertibile; quando non trovi più spiccio dich iarare la inconvertibilità alla carta di Stato od a quella bancaria, che è già in circolazione.

Si rifletta bene, e questa riflessione ci pare non si affacci in tutto il lavoro dell’on. F ra se a ra — si

l) Vedi l’Economista 5 luglio 1896, N. 1157.

19 luglio 1896

rifletta bene che se l’oro è uscito dal paese o dalla circolazione in causa del persistente squilibrio degli scam bi com m erciali, e se tale eccedenza della im ­ portazione continui !) nè lo Stato, nè le Banche possono mettere in circolazione l'oro che manca. E infatti perchè ciò fosse possibile bisognerebbe su pporre che lo Stato o le B anche avessero delle riserv e in e sau rib ili, indefinite, o che potessero com­ prare all’estero l'oro necessario per rifornirle. Que- st’ultim a ipotesi l’abbiam o sentita rip etere tante volte, quando si è discussa alla C am era la questione ban­ caria, e pareva ai più che fosse una verità, tanto è vero che il P arlam ento ha approvato nel 4893 l’articolo terzo della legge 40 agosto, nel quale si faceva appunto obbligo alle B anche di em issione di cam biare i biglietti di banca in oro od in argento a pieno titolo. A llora abbiam o cercato di dim ostrare la assurdità di quella disposizione di legge ; le B an ­ che non possono cam biare il loro biglietto in oro, se non quando l’oro sia in circolazione e quando non faccia aggio od alm eno quando l’aggio sia un fenomeno transitorio. Ma q uando per lo condizioni intrinseche e durevoli dell’econom ia di un paese l’oro se ne è andato dalla circolazione, e lo Stato e le Banche debbono sospendere necessariam ente il baratto per conservare le loro riserve, o sarebbero costretti a cessare dal baratto appena le riserv e sieno esaurite. E infatti, che cosa lo Stato e le B anche potrebbero dare in cam bio dell’oro che riehiedassero all’estero?

Il corso forzato quindi non è u n provvedim ento facoltativo, ma è obbligatorio, inevitabile e salutare quando il paese si trovi nelle condizioni sopraindi­ cate, cioè abbia una durevole eccedenza di im por­ tazione e non abbia più oro in circolazione.

È un provvedim ento obbligatorio, perchè lo Stato sin qui si è assunto il com pito di fornire ai citta­ dini il medio circolante, di cui hanno bisogno p e r i loro scam bi ; — è un provvedim ento inevitabile, p er­ chè nè lo Stato, nè le Banche potrebbero rifornire perennem ente l’oro alla circolazione, senza chiederlo all’estero m entre nulla avrebbero da dare in cam ­ b io ; — è un provvedim ento salutare, perchè si evita quei disordine che deriverebbe se i cittadini da se stessi fabbricassero e m ettessero in circolazione de! medio circolante qualunque.

I! com m . F rascara cita l’esem pio della Francia che nel 1 8 7 0 -7 4 m ise il corso forzato ai biglietti della Banca di F ra n c ia , senza che ne derivassero gli inconvenienti che si verificarono e si verificano nel nostro ed in altri paesi. Ma q u e ll’esem pio rinforza la nostra tesi, in quanto appunto dim ostra che con previdentissim o ed oculato procedere la F ran cia de­ cretò il corso forzato per precauzione, più che per effettivo bisogno ; tem endo che l’enorm e spostam ento che derivava dalla g u erra e dal pagam ento affrettato della indennità alla G erm ania, fosse m aggiore della potenza econom ica della nazione, la quale invece sopportò la scossa, svelando una forza econom ica, che nessuno sospettava così potente.

Così viste le cose in modo com pletam ente obiet­ tivo, è chiaro che il corso forzato non si può ch ia­ m are, nè insidioso, nè parassita, nè peggio ancora furto m a sch e ra to ; è un regim e di circolazione di

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qualità inferiore, che si applica ai paesi i quali, per qualunque causa, abbiano perduto la loro circola­ zione di qualità su p e rio re ; può essere paragonato al servizio di diligenza, per chi non abbia più mezzi di acquistare il carbone per far andare le locom otive. Abbiamo detto che non è adatto il paragone del sangue venoso, perchè il sangue venoso non può in nessun caso e in nessun modo sostituire, nem m eno con più debole efficacia, il sangue arterioso, m e n ­ tre la moneta a corso forzato sostituisce l’oro in uno dei suoi uffici, in quello cioè di essere in te r­ m ediario degli scam bi interni ; e se apparisce de­ prezzato anche in grande m isura a paragone del­ l’oro, il più delle volte egli è perchè l’oro diventa caro in quanto ne sia grande il bisogno per il p er­ sistente squilibrio degli scam bi e per non aver nulla di molto accetto da dare in cam bio all’ estero, che solo può rifornirlo.

Il com m . F raseara osserverà forse che proviam o troppo con questa analisi del corso forzato, del quale in certo modo veniam o a negare gli inconvenienti. M a gli replichiam o subito che a nostro avviso egli è caduto in erro re , attribuendo al corso forzato gli inconvenienti ed i danni che sono originati dalla cattiva politica econom ica e finanziaria dei G overni ; inconvenienti e danni che possono essere avvertiti di più e diversam ente sotto il regim e del corso for­ zato, ma che sono sem pre ed in tutti i tempi da deplorarsi e sono dal corso forzato indipendenti.

Che stabilito il corso forzato il G overno persista in una politica doganale che determ ina un aum ento di im portazione e quindi diventa più vivo il biso­ gno dell’oro : — che il G overno sotto il regim e del corso forzato sia indotto a m oltiplicare la carta in circolazione, perchè così contrae dei debiti che sem ­ brano gratuiti ; — che le B anche possano, godendo del corso forzato essere m eno oculate nella scelta del loro portafoglio ; — tutto questo è prova della piccolezza delle m enti degli uom ini o della loro colpa se, non ignorando il m ale che fanno, lo com ­ piono egualm ente, ma il corso forzato non c’ entra per nulla. E sso è uno strom ento utilissim o in certe circostanze, del quale è possibile l’abuso com e di tutti gli strom enti.

Ma questo e rro re fondam entale di considerare il corso forzato com e un danno e solam ente come un danno, è forse tra le principali cause degli altri errori in cui cadono studiosi anche acuti com e il com m . F ra sea ra nel tra tta re di cose bancarie.

L E T T E R A P A R L A M E N T A R E

Settim ana d i.... c r isi — S toria retr o sp e t­ tiv a — V isco n ti-V en o sta — Il nuovo Mi­ n istero alla Camera e al Senato — Le e le z io n i? — U n giudizio del Conte di Cavour.

Boma 16.

Nell’ ultima mia corrispondenza vi parlai del prin­ cipio della crisi - a sei giorni di distanza posso oggi cominciare, parlando di crisi finita, e sapete già come. La celerità con cui si passarono le cose fece ot­ tima im pressione anche al S ovrano ; tanto è vero

che i giornali annunciarono che « S . M. il Re si congratulò vivam ente col M archese di R udinì per la sollecitudine con cui seppe risolvere la crisi ».

E le auguste congratulazioni sono state, certo, cordiali e sincere, poiché non solo la crisi fu risolta presto, ma altresì secondo gli augusti desideri.

Se si devono rice rc are, infatti, le cause della crisi teslè finita, bisognerebbe andar m olto indietro, e cioè a quattro mesi fa, quando il M inistero R u ­ dinì si è costituito. A llora il S enato, preoccupato seriam ente da un lato dell’ indirizzo convulsivo che aveva sem pre più assunta la politica italiana, dal- l’ altro delia prova infelice data in Affrica dalla or­ ganizzazione del nostro esercito, m ise innanzi e im ­ pose il nom e del generale R icotti, com e il solo che potesse essere sufficiente garanzia di una saggia o r­ ganizzazione p u r m antenuta nei lim iti del bilancio delle cui esigenze im periose il Ricotti, a differenza degli altri generali, teneva stretto conto.

Così il Ricotti ebbe l’ incarico della form azione del G abinetto, tenendo ferm o che il bilancio della g uerra doveva esser consolidato in 2 3 Ì m ilioni, con i quali il M inistro della g u erra si im pegnava, per mezzo di riform e, di cui non aveva fatto m istero, di ren d ere 1’ esercito più ristretto, regolandolo alla potenzialità del paese, ma più agguerrito e quindi più forte. Si im pegnava pure di liquidare la pazza e disgraziata im presa affricana, ed in ciò il R icotti riesci con dignitosa abilità.

Ma venuti a discutere le riform e dell’ esercito, i senatori generali, non im m em ori di quella tal legge d’ avanzam ento che aveva m esso in posizione ausi­ liario parecchi di loro, si dichiararono contrari, ed a questa voce unanim e dei m aggiori uom ini dello esercito era naturale che S . M. si ricordasse che l’Art. 5 dello S tatuto non solo lo fa « capo suprem o dello Stato », ma altresì dice che Egli « comanda tutte le forze di terra e di mare ». Così potrete spiegarvi perchè il Ricotti pregasse allora il Senato di sospendere per due giorni la discussione dei suoi progetti per intro d u rv i delle modificazioni.

Q uando la legge venne alla C am era, si rin n o v a­ rono le grida e gli alti lam enti per la ruina dello esercito, ecc. ecc., sorsero tutte quelle difficoltà e opposizioni, di cui vi parlai la settim ana scorsa. A sciogliere la situazione-non si presentarono che d u e vie : o affrontare il voto e, qualora contrario, com e facilm ente si prevedeva, sciogliere la Cam era ; - o rim an d are a n ovem bre la discussione dei p ro ­ getti. L a prim a via era chiusa p e r la ragione che già vi dissi la settim ana scorsa ; - p er la seconda il R icotti, sentendo di non aver più, delle tre fiducie che sono necessarie p er resta re al potere, se non quella del S enato, non volle incam m inarsi e si dim ise.

Ma la dim issione del M inistro non scioglierà la questione e la questione era questa : - Si dovrà, e di quanto, au m en tare il bilancio della g u erra per rio rd in are meglio questo esercito ?

A risolverla s’ accinse il M archese di R udinì, il quale sperava, per il m om ento, di m etterla a dor­ m ire restringendo la crisi al portafoglio della G u erra e a quella dei L avori P ubblici, visto che il Perazzi aveva dichiarato subito di seguire il suo am ico R icotti.

(6)

454 L ’ E C O N O M I S T A 19 lugllio 1896

e chi avrebbe avuto il coraggio di dom andare al M inistro del Tesoro una som m a così fo rte ?

D unque bisognava trovare chi con un aum ento leggero del bilancio fosse però disposto a procla­ m are che 1’ esercito risponde v eram ente alle neces­ sità della difesa. L ’ on. Brin pensò subito a suo cognato, ex-collega nel m inistero G iolitti, generale Peìloux ; questi però, volle u n aum ento che non gli si voleva co n c ed e re ; m a finalm ente si accontentò che fosse portato il bilancio a 246 m ilioni, e con soli 12 milioni di più il neo-m inistro potrà dirci che siam o arm ati com e tutte le grandi potenze.

P erò anche le m odeste preteso del P elloux tro ­ varono un ostacolo nell’ on. Colombo. Q uesti con­ vinto che per fare un grande esercito sono necessari ben più di 12 m ilioni, e che d’ altra parte il bilancio non è in condizione di concedere neanche quelli, perchè sarebbero necessarie nuovo im poste, si rifiutò di acconsentire e si ritirò assiem e all’on. Caetani e all’on. C arm ine, tutti consenzienti con lui, com e già erano stati consenzienti tutti e tre col R udinì nel com battere il P ello u x al tem po del M inistero Giolitti.

La crisi si è quindi allargata e si dovette cercare u n ’ altro uom o disposto a concedere quei m ilioni, dicendo che si possono spendere. E non si errò chiam ando il Luzzalti, che si sobbarcò subito al peso di cu ra re questa grande m alata che è la finanza italiana, e m ostrando così che non esistevano accordi tra lui e I’ on. S onnino, com e alcuno andava a s se ­ rendo.

P er gli altri portafogli i candidati non m ancavano. P e r gli esteri si era telegrafato a V isconti-V enosta e questi cortesem ente rispose che volentieri avrebbe aiutato il M archese di R udinì a su p e ra re le difficoltà della crisi. Prinetti furono offerte le Poste, e poi i L avori P ubblici che egli accettò senza attendere, com e pareva prim a fosse suo intendim ento, l’arrivo dello on. V isconti-V enosta.

Q uesto ritorno del V isconti-V enosta sarebbe il fatto più im portante della crisi. Il ritorno di questo uom o di così alto valore personale, dopo vent’anni di silenzio, significherebbe per m olti u n ritorno non solo ad u n g ran d ’uomo, m a anche ad un grande passato. D ’ altronde, il V isconti-V enosta nelle poche m anifestazioni politiche fatte in questo tem po, da che è lontano dalla vita pubblica, ha dim ostrato di volere, di ferm am ente volere essere un conservatore si, ma liberale, secondo le tradizioni delia scuola politica cui appartenne e che ebbe per capo il Cavour. E gli, poi, non è uom o che ceda e i! suo ingresso nel G abinetto darebbe a questo grandissim a forza, poiché sarebbe garanzia di serietà di propositi e di indirizzo liberale. Ma accetterà il V isconti ? potrà av e r sui nuovi e vecchi elem enti del G abinetto, sui quali e coi quali non potè discutere, una fidu­ cia sufficiente da poter con essi cam m inare per la strada che il suo passato e le sue idee gli indicano ? Sono tanti punti interrogativi che avranno presto una risposta. P arecchi colloqui sono stati tenuti in questi giorni tra i principali uom ini del Ministero e 1’ on. V isconti ; m olto probabilm ente il Visconti non risponderà subito ma si riserv erà di pensarci ; da m ie particolari inform azioni, però, ricavo la con­ vinzione che la risposta sarà afferm ativa.

Si va afferm ando che i! R udinì, in com penso del sacrifizio del R icotti, abbia ottenuto il decreto di scioglim ento della C am era. A llora la cosa sarebbe u n po’ m utata e, col V isconti, la politica italiana

potrebbe prendere un indirizzo preciso, e il G o­ verno, rinforzato da una nuova C am era, potrebbe col tem po m igliorarsi e trovar forza a resistere, senza la necessità di crisi parziali della n atura di questa ultim a.

Ma se questo decreto non c’ è, il M inistero avrà un bel da su d a re p e r vivere.

P oiché si può d ire di esso, parafrasando una frase, quel che disse il Conte di C avour della pace di V illafranca. Non è la pace - rispose a chi lo interrogava - è una pace. Così questo non è il M i­ nistero, è un M inistero.

I CONTRIBUTI SPECULI PEI L IB I HI I t t i » ”

iv.

L egislazione e ste r a .

N elle legislazioni dei principali paesi d’E uropa il principio fiscale dei contributi speciali dovuti dai p ro p rietari, in ragione del beneficio che ritraggono dai lavori com piuti dallo Stato o dai Com uni è a m ­ messo già da tem po, ma le sue applicazioni sono state dap p ertu tto assai lim itate. Non così invece è avvenuto nei paesi nuovi, come gli Stati U niti d’A m e­ rica, dove i continui am pliam enti e le frequenti tra ­ sform azioni delle città hanno portato spesso gli am ­ m inistratori di quelle a chiam are a contributo i pro­ prietari dei beni im m obili.

Ma restando per ora in E uropa troviam o anzitutto, che in F ra n cia fin dal 1672 sorse la questione se in occasione dell’ allargam ento di vie oscure e strette i proprietari delle case che ne traggono un vantag­ gio debbano contrib u ire nelle spese. La decisione dell’ autorità pubblica fu per l’afferm ativa e la rue des Arcis venne infatti allargata, dando luogo al pa­ gam ento di contributi da parte dei p roprietari fron­ tisti in proporzione ai vantaggi che essi ne av reb ­ bero ricevuto. S ebbene quella decisione si riferisse a un caso particolare pure divenne nella pratica una regola e alcuni anni dopo (1 6 7 8 ) allargandosi la rue Neuve Saint Roche alcuni proprietari dovettero pagare 3 7 ,5 7 5 lire perchè fossero distribuite fra coìoro che dovevano subire una riduzione dei loro fabbricati p er l’allargam ento della strada * 2).

C otesti contributi 'speciali per lavori di m igliorìa furono poi autorizzati esplicitam ente dalla legge del 16 settem bre 1807 relativa al prosciugam ento delle paludi. Q uella legge stabiliva all’art. 3 0 che « lorsque p ar suite des trav au x déjà énoncés dans la presente loi, lorsque par l'o u v ertu re de nouvelles rues, par la form ation de places nouvelles, p ar la co n stru c­ tion des quais, ou p a r tous au tres tra v a u x publics g én é rau x , départem en tau x , ou com m u n au x ordonnés, ou approuvés par la g ouvernem ent, des propriétés p rivées au ro n t acquis une notable augm entation de leur v a le u r, ces propriétés p o urront être chargées de p ay er une in dem nité, qui pourra s’élever ju sq u ’à la v aleu r, de la m oitié des avantages q u ’elles auront

’) Vedi VEconomista N. 1155.

(7)

acquis; le tout sera regló par estim atim i dans les for­ m es déjà établies p ar la présente loi, jùgée et homo- loguóe par la com m ission qui aura étó nom raée à cet efTet. »

E questa disposizione e le altre com plem entari, tuttora in vigore perchè non abrogate dalle succes­ sive leggi francesi in m ateria di espropriazione fu­ rono nella discussione così giustificate dall’ oratore del governo : . . . Il proprietario di uno stagno, di una palude deve contribuire all’ au tore dei lavori che aum entano il valore delle sue te rre, una p o r­ zione di questo nuovo valore. P erchè poi quando lavori im portanti di altro genere aum entano il va­ lore della proprietà di una provincia, di un circo n ­ dario, di un Com une, di un privato, la contrada in ­ teressata ovvero il privato n en dovrebbero pagare una parte dei vantaggi che vanno ad acquistare ? P erchè mai il Tesoro pubblico, cioè la riunione di tutti i francesi farebbe esso solo u na spesa, che p ro ­ cura u n vantaggio più im m ediato a taluno soltanto?

Non vi sarebbe ordinariam ente in ciò nè un dato di convenienza, nè un dato di giustizia. Dal che appunto deriva la riserva in pro del G overno di esigere dai privati una indennità per l’ottenuta p lu ­ svalenza, ma nel caso soltanto in cui le m igliorie siano di qualche im portanza e sia stato riconosciuto dal Consiglio di Stalo essere giusto di u sa re di tale facoltà.

Cotesto principio, secondo quanto riferisce l’Au- coc (Droit Administratif, II, 752 e seg.) è stato applicato poche volte in F ra n c ia . P arig i, Lione, G renoble, Tolosa in occasione di m iglioram enti stra ­ dali chiesero che fosse applicata la legge del 1807; ad esem pio una ordinanza del 31 m arzo 1843 di­ chiarò applicabile le disposizioni della citata legge ad alcuni proprietari della ru e de R am buteau. Ma al contrario nei grandi lavori di m iglioria effettuati a Parigi, a M arsiglia, a Lione d u ran te il secondo Im pero, lavori ben più im portanti di quelli prece­ denti, non fu fatto uso della facoltà di applicare i contributi speciali per la plusvalenza degli im m obili confinanti o contigui.

Il governo francese ha applicato anch’ esso di rado il principio in esam e; si possono citare due casi, uno del 1835 relativo a Lione in occasione della c o ­ struzione di un guai sulla riva sinistra della Saòne; l’ altro rig u ard a i lavori com piuti nel 1 8 5 4 e 1855 sulla Senna inferiore.

Orazio S ay a proposito della legge del 1807 os­ servava fin dal 1846 nei suoi studi sull’ am m in i­ strazione della città di P arigi che bisogna ricono­ scere che il principio di. chiam are i proprietari a contribuire nelle spese di cui trarran n o profitto è fondato nella equità e che sarebbe giusto di reg o ­ larne I’ applicazione, « è soltanto evidente, egli ag­ giungeva che non vi è realm ente plusvalenza che pel suolo e non per gli edifizi che lo coprono, p e r­ chè quando una via assai stretta viene allargata, è raro che le case che non sono state toccate per l’ allineam ento possano p ro d u rre tutto l’ aum ento del valor locativo di cui sono suscettibili senza che i proprietari debbano farvi m iglioram enti dispendiosi. Q uando il piccone e la sc u re hanno fatto subire ultim am ente così utili allargam enti alle vie della C hanvrerie e del P e tit-H u rle u r le vecchie catap ec­ chie rim aste in piedi, le cui facciate non avevano mai fin allora ricevuto u n solo raggio di sole hanno avuto vergogna della loro triste figura ed hanno

fatto posto a nuove costruzioni * *). » L ’ osservazione è giusla e trova riscontro in m olti altri casi sim ili verificatisi un po’ dappertutto ; m a non può dirsi che la cosa proceda sem pre com e negli esem pi in ­ dicati dal S ay, il quale am m ette, del resto, la equità

del contributo per la plusvalenza dell’ area.

Nel Belgio il principio dei contributi speciali per lavori di m iglioria ebbe un ’ applicazione più am pia di quella elio ricevette in F ra n c ia . Le città belghe sono autorizzate a stabilire se la spesa di una data m iglioria debba essere sostenuta dall’am m inistrazione o dai proprietari confinanti o contigui, e in quest’ ul­ timo caso possono determ inare le modalità del^ si­ stem a, il quale por ciò stesso differisce da città a città. In com plesso, secondo il R o sew ater, (op. cit. 12), gli scopi pei quali si applica il sistem a del co n tri­ buto speciale sono più num erosi e differenti nel B el­ gio che altrove in E uropa e lo Stato ha pure ap ­ plicato lo stesso principio per I’ ap ertu ra dei canali chiam ando a contribuire nella spesa i proprietari

avvantaggiati.

In P russia e in altri Stati dell’Im pero G erm anico, sotto nomi alquanto diversi si trova pure in vigore il principio in parola. In P russia, per la costruzione di strade e piazze nelle città una leggo del 2 lu ­ glio 1875 ha specialm ente stabilito una p rocedura che m ette a carico dei proprietari adiacenti a v v a n ­ taggiati oneri pressoché della n atura dei contributi, speciali. La recente legge prussiana del 14 luglio 189 3 sulle spese dei Com uni ha am m esso fra le entrate com unali i contributi ( Beiträge) per far fronte alle spese necessarie alla creazione e alla m anutensione di istituzioni (Veranstaltungen) richieste dall’ in te ­ resse generale, contributi che. possono essere impo­ sti ai proprietari o agli utenti (Grundeigenthilmer und Gewerbetreibenden) secondo i vantaggi che cia­ scuno di essi r i t r a r r à a). La legge anzi aggiunge tassativam ente che i contributi devono essere ric h ie ­ sti per regola generale in tutti quei casi in cui per coprire in altro modo le spese degli interessi e del- I’ am m ortam ento del capitale im pegnato occorre far ricorso alle im poste.

La legge prussiana del 1873 che rim ane in v i­ gore con ia sola modificazione portata dall’ art. 10 della legge del 1895 che autorizza a im porre sp e ­ cialm ente sui terreni fabbricativi contributi m aggiori di quelli prim a perm essi, ha qui per no; speciale im portanza. Secondo quell'obbligo del contributo può sorgere in due casi : prim o, quando in seguito alla co ­ struzione di una nuova strada il proprietario erige u n fabbricato sul suo terreno dopo che è stato co m in ­ ciato il lavoro di m iglioria ; secondo, quando in se­ guito al m iglioram ento di una strada già costruita ma senza fabbricati confinanti, il proprietario eleva un fabbricato sopra il suo terreno dopo che è stato com inciato il lavoro di m iglioria. In am bedue q u e ­ sti casi la estensione del beneficio pel quale si pos­ sono chiam are i proprietari a contribuire nella spesa è la m edesim a, cioè coloro che posseggono aree fab­ bricative confinanti colla strada e com inciano la c o ­ struzione di fabbricati dopo il giorno indicato sono soggetti a contributi. Nella som m a im ponibile a

cia-*) Etudes sur Vadministration de la Ville de P aris, pag. 350.

*) Si vegga il testo della legge del 1893, ad esem­ pio in Jastkow, Preussisehes Steuerbuch, pag. 181

(8)

456 L’ E C O N O M I S T A 19 luglio 1896

scun proprietario avvantaggiato sono inclusi il costo della intera m iglioria stradale, nonché la spesa di m a­ nutenzione per un dato periodo che non deve ecce­ dere, però, i cinque anni. E il costo del lavoro di m iglioria com prende le spese d’acquisto e di affran­ cazione del terren o , la costruzione originaria, la fo ­ gnatura e i mezzi necessari per l’ illum inazione, il singolo proprietario deve contrib u ire nella m età della spesa totale e nella proporzione in cui il fronte della sua proprietà sta alla lunghezza della strada ; se però la strada eccede i 26 m etri di larghezza il com puto è alquanto differente.

In altri S tati della Confederazione germ anica si trovano sistem i di contributi speciali, pressoché iden­ tici ; si possono citare la B aviera, il W u rte m b erg , l’Asia, la Sassonia. In generale, però, in G erm ania I’ applicazione di cotesti con trib u ti non ha dato luogo ancora a questioni teoriche e pratiche, m entre in In g h ilterra, proprio in questi ultim i anni, l’ arg o ­ m ento è stato m olto discusso nel P arlam en to e nella stam pa e 1’ esem pio am ericano ven n e più volte ci­ tato da fautori e da avv ersari della betterment tax, cosicché, a questo punto, ci occuperem o prim a d e ­ gli Stali U niti, che offrono una estesa applicazione del principio dei contributi e danno quindi modo di vedere com e funziona su grande scala il sistem a fiscale di cui ci occupiam o.

Rivista Economica

L’ultimo catenaccio sui cereali giudicato da un Se­ natoreIl movimento della popolazione delle

grandi cittàLa statistica della mortalità

Apertura del fiume Canton nella CinaUna fer­

rovia tedesca nell’Africa centraleNuovo sistema

di libretti ferroviari in Inghilterra.

L’ultimo catenaccio sui cereali giudicato da un Senatore. — Ci siam o già occupati del cate­

naccio sui cereali, ma non ci pare superfluo di rip ro d u rre alcuni brani della relazione presentata dall’on. F ain a al S enato perchè si vedano sem pre m eglio gli eccessi e gli e rro ri del protezionism o.

Il valente agricoltore dell’ U m bria pone in evi­ denza gli eccessivi aum enti nella tariffa del frum ento, e dim ostra com e i consum atori fossero m eno g ra ­ v ati al tem po del m acinato.

E , dopo avere esam inato le proposte del G overno, continua :

« N on è però difficile p revedere cosa avverrà a non lunga scadenza. P erd u ra n d o la differenza di trattam ento fra il granone giallo a L . 1,15 ed il granone bianco a L . 7,5 0 , il pro d u tto re italiano dì g ran tu rco , p er guadagnare lui la differenza, sosti­ tu irà la coltura del form entone bianco al giallo nelle pian u re u bertose, dove l’una e l’altra varietà p ro ­ sperano egualm ente ; venderà il suo prodotto ai fabbricanti di pane e paste per le m iscele, ed in­ tro d u rrà dall’estero la varietà gialla p er l’alim enta­ zione dei contadini. Sicché passato il prim o m om ento, la frode continuerà com e prim a, e le speranze di u n m aggiore introito per la finanza resteranno f ru ­ strate.

Q ueste osservazioni cosi ovvie non sfuggirono alla m ente acuta del M inistro e del relato re, che sostenne

la legge presso la C am era dei d e p u ta ti; e l’ uno e l’altro dissero apertam ente che se e quando questo avverrà saranno presentati altri provvedim enti. Quali questi possano essere ognuno intende facilm ente, perchè ve ne è uno solo, elevare il dazio anche sul g ran tu rco giallo, e così dopo aver gravato del 60 per cento le plebi urbane col dazio sul pane, gra­ veremo d'altrettanto e più le plebi rurali col dazio sulla polenta. Tutti eguali davanti la protezione ! »

E , dopo aver detto che si accetta la proposta del G overno com e un espediente tem poraneo, il re la ­ tore conclude :

« Ma la vostra C om m issione sente il dovere di alzar la voce e p revenirvi che fra un paio d ’anni, a far m olto, sorgerà inevitabile la questione dell’au- m ento del dazio sul g ran tu rco giallo, e tutto il fa ticoso congegno della protezione ag raria sarà messo a dura prova. C om prendiam o quanto altri mai le legittim e lagnanze dei proprietari, ridotti allo strem o, incapaci orm ai di provvedere ai propri bisogni con­ dannati ad assistere im potenti alle m iserie dei con­ tadini, che vorreb b ero , e non riescono a sollevare. P erò le difficoltà in cui versano i proprietari di te rre non sono una specialità dell’ Italia.

L’agricoltura è dappertutto sotferente in E u ro p a, e dappertutto per le stesse ragioni, ma ciascun po­ polo vi contrappone rim edi diversi rispondenti al proprio genio nazionale. I due tipi estrem i li pre­ sentano l’ In g h ilterra e l’ Italia. Gli Inglesi anche recentem ente hanno sgravato la loro agricoltura di oltre 1 0 0 m ilioni di im poste, m a si sono serbati fedeli alla vecchia divisa della vita a buon m ercato. Noi aum entiam o invece ogni giorno le im poste, ma in com penso spingiam o fino all’assurdo la protezione a vantaggio dei prod u tto ri e a carico dei consu­ m atori, scontentando gli uni e gli altri, e p e rtu r­ bando continuam ente la econom ia nazionale. Non è questo il m om ento di risolvere il ponderoso a rg o ­ m ento, ma è necessario com inciare a richiam are l’attenzione del G overno, del P arlam ento e delle classi dirigenti sui pericoli ai quali andiam o incon­ tro a cuore leggero, e prepararsi a resistere alla corrente. »

Il movimento della popolazione delie grandi città. — Il L av asseu r ha calcolato il m ovim ento

dem ografico delle principali città d ’ E u ro p a e di A m erica dal 188 6 al 18 9 5 . R iassum iam o questo in­ teressante calcolo nella seguente ta b ella:

(9)

C IT T À Popolazione nel 1886 Popolazionen el 1895 assoluto A um entorelativo Madrid . . 480,000 482,816 2,816 0,58 Mosca. . . 753,469 753,469 — — Pietroburgo 929,525 954,400 24,875 2,67 Varsavia. . 439,174 515,654 76,480 17,41 Copenaghen 280,115 341,000 60,885 33,241 21,73 Calcutta. . 433, 219 466,460 7,63 Bombay . . 773,196 821,764 48, 568 6,28 Baltimora . 408,520 496,315 27, 795 214,532 2,15 Filadelfia . 949,332 1,163,864 21,49 New-Yok . 1,515, 351 1,849,866 334,515 22,07 Buenos-Ayr. Montevideo. 433, 375 663,854 230.479 53,18 222,049 244,141 22,092 9,94

Da questi dati risulta che le città, le q u a li n e l- l’ ultim o decennio hanno avuto u n m a g g io re a u ­ m ento percentuale di popolazione sono state Buenos A yres, M anchester, Berlino, G lascow , Rom a e B uda­ pest.

La statistica della mortalità. — P ie rre L ero y -

B eaulieu in u n suo studio recente sulla m ortalità com parata nei principali paesi del m ondo, ci dà il seguente prospetto, nel quale è riassunta la m ortalità per 100 0 abitanti nei seguenti paesi e periodi di tem po: N e i 1872-76 N e l 1892-94 A u stra lia . . 13.2 16.1 Svezia:. . . 17.2 20. 1 Inghilterra . 18.3 21.9 Scozia . . . 18.4 22.5 Irlanda . . 18.5 17.8 Olanda. . . 19.6 23.9 Svizzera . . 20. 1 23.6 Belgio . . . 20.2 21.7 F rancia . . 22.3 22.4 G erm ania, . 23.7 26.9 Ita lia . . . 25.7 30.0 A ustria . . 27.9 30.5 Ungheria . . 33.3 34. 1

Q uasi tutti questi paesi hanno ridotto la m ortalità nel periodo contem plato del 10 al 15 per cento, m entre in F ra n cia è rim asta pressoché stazionaria.

Giova ora rip ro d u rre i due specchi seguenti, che dànno la m ortalità divisa per età.

Mortalità per 10 0 0 abitanti da 0 a 5 a n n i:

Svezia . . . . 42.7 F rancia . . . . 63.8

N.Galles del Nord 43.3 Olanda . . . . 65.6

Irlanda . . . . 35.3 Prussia . . . . 83.9

Scozia . . . . 49.9 Italia . . . 96.5

Inghilterra . . . 55.3 A ustria . . . . 103.6

Svi zzera. . . . 54.6 Baviera . . . . 105.4

Belgio . . . . 59.4 U ngheria . . . 118.0

F in alm en te ecco la tavola della m ortalità dai 15 ai 40 anni, in periodi q uinquennali per 100 0 abitanti :

15-20 20-25 25-30 30-35 35-40 S v e z i a . . . 4 . 4 6 . 2 6 . 5 6 . 6 7 . 4 S v i z z e r a . . 4 . 9 7 . 0 7 . 9 9 . 1 1 0 . 7 I n g h i l t e r r a . 4 . 3 5 . 6 7 . 5 7 . 5 1 1 . 4 B e l g i o . . . 4 . 9 7 . 0 7 . 4 8 . 3 9 . 5 F r a n c i a . . 6 . 1 7 . 5 9 . 1 9 . 7 1 0 . 2 O l a n d a . . . 4 . 8 6 . 5 6 . 8 8 . 2 9 . 1 P r u s s i a . . 4 . 7 6 . 5 7 . 5 9 . 4 1 1 . 1 I t a l i a . . . 6 . 0 8 . 5 8 . 1 8 . 6 9 . 1 B a v i e r a . . 4 . 2 6 . 7 7 . 7 9 . 2 1 0 . 8 L’apertura del fiume Canton nella Cina. —

Dopo una ventina d ’anni d’ inutili tentativi per v in ­ cere la resistenza della Cina, il S i-K iang o « Y est- R iver » è finalm ente dichiarato aperto, con vantaggio

del com m ercio di tutte le nazioni occidentali ma in specie del com m ercio inglese che, com ’ è noto, entra per più del 7 0 per cento nel com m ercio mondiale con la C ina. S arà u n ’ altra fonte di prosperità per la prospera colonia di H ong-H ong a detrim ento del- I’ avvenire com m erciale del T onkino. Restano ora da stabilire i posti doganali sul fium e aperto ed i regolam enti per la sua navigazione.

La « W e st-R iv e r » che è il ram o più im portante del così detto « fiume delle perle » formato pure dalla « N orth R iver » e dalla « E ast R iver » nasce nella parte orientale della ricca e poco nota p ro ­ vincia dell’ Y u n -n a n , riceve tributari attraverso tutta la provincia del Q uang-si, e dopo un corso di 500 miglia inglesi si getta in m are presso Canton per num erosi ram i, più conosciuto dei quali è quello chiam ato già dai portoghesi « Boccatigris. »

Passa per W u c h o 'w , To-Cibg-Chow, per la d o ­ gana di K a i-y ik e C hao-ching-fu. Il tratto da W u - j chow a Canton, 170 m iglia inglesi, è praticabile da

battelli a vapore.

Una ferrovia tedesca nell’ Africa centrale. -—

A Berlino un Comitato com posto di parecchi funzio­ n ari della sezione coloniale del M inistero degli esteri, della Società dell’ Africa orientale tedesca, e della « D eutsche B ank » ha elaborato il progetto di una ferrovia centrale dell’Africa orientale tedesca, i II G overno im periale p resenterà in autunno al

Reichstag un disegno di legge per accordare u na garanzia d’ interesse a questa ferrovia che deve es­ sere costruita con con capitali privati.

La ferrovia deve attrav ersare il centro geografico dei possedim enti tedeschi nell’Africa orientale, e s e r­ citando la sua forza di attrazione sul com m ercio così colle regioni dei g ran d i laghi, com e verso i posse- ! dim enti inglesi e lo S tato del Congo.

L a ferrovia dovrà congiungere i capo luoghi dei possedim enti tedeschi D aresaìam e Bagam aio con T abora, dal qual punto u na linea diretta al nord toc­ cherà il lago V ittoria, e una linea verso il sud a r r i­ verà a U schioscht sul lago T ancaniko.

L a lunghezza totale è di 1773 chilom etri. Il tratto della costa fino a M rogroro nell’ U kam i è lungo 291 chilom etri, costerà 42 m ilioni di m archi, sarà co ­ struito al più presto possibile e potrà essere aperto al pubblico nello spazio di q uattro anni.

L a ferrovia sarà a scartam ento ridotto con una sezione di m . 0.7 5 , e vi co rreran n o giornalm ente due tren i, cioè dalla costa all’ in terno e viceversa.

Da parecchi anni funziona nell’U sam bara, u n te r ­ ritorio dell’A frica orientale, u na ferrovia, la quale ha dato un tale sviluppo alle piantagioni e al com ­ m ercio, che perm ette di credere che anche la nuova ferrovia centrale sarà in breve produttiva.

I lavori v erranno affrettati al possibile, perchè gli inglesi hanno già risoluto di costruire una linea fer­ roviaria sui loro possedim enti dell’Africa orientale, da M ombasa al lago V ittoria e i tedeschi vorreb b ero p rev en irli.

Nei circoli coloniali il progetto è accolto con en ­ tusiasm o, m a nel Reichstag è probabile che incontri una fiera opposizione.

Nuovo sistema di libretti ferroviari in Inghil­ terra. — A L o n d ra, il 4° luglio, la potente C o m ­

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458 L’ E C O N O M I S T A 19 luglio 1896

Il nuovo sistem a consiste nell’ em issione di libretti di 4 a classe, com prendenti tanti buoni da viaggiare 100 0 miglia in qualsiasi direzione sulle linee di delta C om pagnia; il libretto costa 5 sterline e 5 scellini (152 lire nostre in cifra tonda), ed è vale­ vole per un anno, scaduto il quale nessun com penso v errà dato pei buoni non ancora usati, eccetto il caso di m alattia od altra causa eccezionale da g iu ­ stificarsi.

Il titolare del libretto dovrà sem pre portare cou sò il m edesim o, e presentarlo agli sportelli d e g li uffici della fi irrovia ogni volta che abbia da perco r­ re re qualche distanza ; e così l’im piegato della C om ­ pagnia distaccherà dal libretto tanti buoni per quanta fi la distanza da p erc o rrere, rilasciando al viaggia­ tore un regolare biglietto com e d ’ ordinario.

P otranno servirsi dello stesso libretto, oltre il d i­ retto suo proprietario, anche i m em bri della risp et­ tiva fam iglia e le persone che con questa dim orano. L e frazioni di un miglio contano per un intiero, ed i viaggi pei tratti n ono di 10 m iglia vengono cal­ colati com e se si avesse percorsa la delta distanza ciò solo però per gli adulti, perchè p e r i fanciulli fra i tre e i dodici anni non si calcola che la metà della distanza realm ente da percorrersi.

In com plesso con questo nuovo sistem a, i v ia g ­ giatori di prim a classe realizzano u n ’ econom ia del 2 0 per (tento, venendo così ridotto a 12 centesim i e mezzo il costo per ogni m iglio di ferrovia da essi percorso.

È noto che il miglio inglese è di 16 9 0 m etri.

II commercio e le industrie della Provincia di Mantova nel 1895

Dalla relazione pubblicata della Camera di com­ mercio di Mantova sull’andam ento dei com m erci e delle industrie nella provincia d u ran te il 1895 si rileva che nell’;anno le industrie ag rarie e quelle affini all’ agricoltura, com e la vinificazione e distil­ lazione dell’alcool, il caseificio, la bachicoltura, la lavorazione delle canne, dei giunchi e dei vim ini, la pilatura e b rillatura del riso dettero in generale soddisfacenti risultati.

L e in d u strie m antovane, che si riducono alla fab­ bricazione di arnesi ed utensili di ferro e ram e, alla conceria delle pelli, alla fabbricazione di fiam m iferi, di carta e cartoni, alla estrazione dell’olio dei semi di lino, noci, ravizzone, ecc., non accennarono ad alcun m iglioram ento, anzi in parte peggiorarono.

Gli operai im piegati nelle varie in d u strie nel 1895 ascesero a 5891 contro 6 ,9 3 9 nel 1893.

La piccola industria cam pagnola della fab b rica­ zione di treccie di truciolo, estesa specialm ente nelle regioni gonzaghese e viadanese e nei com uni di P o ggio-R usco e Q uistello ed anche nella città di M antova, soffe.se nel 18 9 5 una g ran d e lim itazione di lavoro p er la m ancata richiesta degli incettatori, che negli anni precedenti spedivano le treccie di truciolo in Ingh ilterra, F ran cia ed altrove.

La forza m otrice im piegata nella provincia di M antova ad uso agricolo e in d u striale, ascende at­ tualm ente in via approssim ativa a 5 0 0 0 cavalli d i­ nam ici.

F ra le principali in d u strie delia provincia m erita di essere m enzionata quella della confezione delle

pelliccerie esercitata dalia ditta Finzi, Coen e P u ­ gliesi. Essa im piega un centinaio di operai la mag­ gior parte donne e fanciulli, e ad essa fu conferito il prem io di L. 9 0 0 0 oltre gli interessi dal 1877 in poi istituito dal ('onte Carlo d’A rco. M eritano pure di essere ram m entate l’industria del sitossifico del - l’Ing. Carnm illo C antoni, che consiste nella lavora­ zione e brillatura dei grano duro per usi alimeli tari, e lo stabilim ento m eccanico con fonderia di ghisa della ditta Casali F rancesco e figli di Suzzara. A m ­ bedue queste ditte hanno aneli’ esse conseguito p r e ­ mi, la prim a una m edaglia d’oro o la seconda il prem io B ram billa di Milano.

Il m ovim ento com m erciale a Mantova ha perduta la florida vitalità di un tem po; ora le transazioni com m erciali rigu ard an o soltanto una parte dei con­ sum i degli abitanti dell’ intero distretto cam erale, perchè molti cittadini e provinciali si approvvigio­ nano, specialm ente per gii articoli industriali, sulle piazze vicine.

Il com m ercio di transito è pure assai dim inuito e non ha luogo che per le vie ferrate, m entre a l­ cuni lustri or sono transitavano per questa provincia m oltissim i carichi di m erci destinate o al consum o dei m aggiori centri provinciali m antovani o di quelli delle vicine regioni, valendosi anche spesso con molta opportunità dei corsi d’acqua (canali e fium i) navi­ gabili.

A nche nel decorso anno le condizioni del com ­ m ercio m antovano di città e provincia furono poco soddisfacenti.

Le esportazioni, in via diretta, furono scarse e rig u ard aro n o più specialm ente il "riso, i latticini, i cordam i ed il vino.

La relazione dice che non ha altri elem enti sicuri per v alu tare l’ entità del com m ercio di esp o rtazio n e, se non quelli risultanti dai certificati di origine per le m erci im portate in A ustria-U ngheria, G erm ania e Svizzera ; ma essi si lim itano in quest’ anno a quelli del riso esportato in A ustria (generalm ente nel T i­ ralo e nel T rentino) nelle seguenti quantità :

1895 . . . . Q uintali 1,197 189 4 . . . . » 1,636 18 9 3 . . . . ». 1,3 0 0

In occasione delle fiere e dei m ercati i capoluo- ghi in cui si tengono assunsero u na partico lare m o­ m entanea anim azione per il notevole concorso di p ro ­ d uttori e di negozianti, e si fecero discreti affari.

La navigazione fluviale della provincia ha luogo soltanto lungo il Po in tutto il suo percorso, spe­ cialm ente per il trasporto da e per V enezia, e da e per le stazioni fluviali dei paesi situati in vicinanza al Po di m ateriali da costruzione, legnam i e carbon fossile. Sono p u re navigabili p er natanti di poco pe­ scaggio i fiumi Mincio, Oglio e Secchia.

L’ emigrazione italiana nel 1895

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