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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.23 (1896) n.1173, 25 ottobre

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(1)

U ECONOMISTA

G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E

SCIENZA ECONOMICA, F IN A N Z A , COMMEECIO, BANCH I, F E R R O V IE , IN T E R E S SI P R IV A T I

Anno XXIII - Voi. XXVII

Domenica 25 Ottobre 1896

N. 1173

RIFORME LOCALI

Annuncia la stampa officiosa essere intendimento del Ministero di proporre radicali riforme ammini­ strative, e una di queste sarebbe, a quanto si afferma, la istituzione di un Collegio o nuovo Consiglio di Prefettura, il quale sarebbe composto dei tre prin­ cipali funzionari governativi della Provincia : il Pre­ fetto, l’ Intendente di Finanza e PIngegnere-Capo del Genio Civile.

Questo Collegio o Consiglio, eserciterebbe la sor­ veglianza diretta su tutti gli uffici della Provincia ed avrebbe attribuzioni più ampie, di quello che non abbiano oggi il Prefetto ed il Consiglio di Prefettura.

Qualche discussione su questo tema è già stata fatta, ma la riteniamo prematura, se non siano prima note le attribuzioni che a questo nuovo organismo si assegnerebbero, e il modo con cui esso funzio­ nerebbe; tuttavia anche il concetto fondamentale è meritevole di qualche riflessione.

Per quella naturale e irresistibile tendenza che ha la burocrazia in genere di estendere il proprio do­ minio, è avvenuto in Italia che si moltiplicassero nelle singole Provincie le rappresentanze delle di­ verse parti, in cui è divisa la Amministrazione cen­ trale. Non solo quasi ciascun Ministero ha voluto avere propri uffici e proprie funzioni in ciascuna Provincia, ma uno stesso Ministero ebbe ed ha di­ verse rappresentanze; vedi ad esempio il Ministero delle Finanze, che oltre la Intendenza, ha l’ Ufficio del registro e bollo, l’ Agenzia delle imposte, il lotto, ecc.

Conseguenza di questo dilagare degli uffici di­ versi nelle Provincie, fu una certa indipendenza che a poco a poco ciascuno degli uffici stessi ha acquistato, diminuendo così le attribuzioni e la stessa forza del Prefetto, il quale dovrebbe essere nella Provincia il rappresentante del Governo e perciò il capo effettivo di tutti gli uffici governativi non solo, ma anche il coordinatore, in un solo concetto politico, di tutti questi diversi rami, nei quali si divide l’ Am m ini­ strazione.

Per ottenere una riforma effettiva utile e durevole stimiamo che sia necessario, prima di tutto, di sem­ plificare e coordinare questi diversi uffici, per ren­ derli gerarchicamente dipendenti dal Capo naturale del luogo. E non dovrebbe essere difficile che lo ufficio del registro e bollo, l’ ufficio ipotecario, ecc., fossero sezioni delle Intendenze, come il Provvedi­ torato agli studi è coordinato alla Prefettura.

Premessa questa semplificazione non crediamo bia­ simevole il concetto che si attribuisce all' on. di

Rudinì, stringendo, con la unità di azione che de­ riva dal far parte di un consiglio, i tre capi mag­ giori dei diversi uffici. Certo hanno ragione quei giornali, i quali temono che le esigenze politiche, che si manifestano così frequenti coi trasferimenti dei Prefetti, non invadano anche coloro che dei Prefetti diverrebbero per tal modo colleghi, e non si ve­ dano sbalzati da un capo a ll'a ltro della penisola, anche gli Intendenti di finanza ed i Capi del genio civile.

Ed il pericolo veramente esiste ed è grande, in quanto non sappiamo vedere in qual modo possa es­

sere evitato, se non si premette un cambiamento ra­ dicale di costumi e consuetudini, che temiamo troppo profondamente penetrati nelle amministrazioni cen­ trali.

Rinforzare la posizione del Prefetto, anche ren­ dendo collegiale la sua funzione, magari accentrando intorno a lui i poteri che oggi sono suddivisi tra i diversi uffici locali, può essere un buon passo verso il decentramento, nel senso che il Governo e il Parlamento tanto meno restii saranno a spo­ gliare l’ amministrazione centrale di alcuni poteri, quanto più il rappresentante locale del Governo of­ frirà garanzie di serietà, di indipendenza, e di im ­ parzialità.

Nello studiare ed elaborare sim ili riforme, coloro che sono incaricati degli studi, debbono tener conto anche delle esigenze del puDblico; il coordinamento dei diversi uffici deve essere fatto in modo che il cittadino, il quale abbia bisogno di trovarsi a con­ tatto con autorità diverse possa perdere il minor tempo possibile. A ciò certamente conduce la sempli­ ficazione degli uffici stessi, in modo che non sia necessario, come avviene ora, correre qua e là per sapere a cui spetta trattare un affare determinato. E gioverà ancora più che vi sia una autorità col­ legiale, alla quale possa facilmente ricorrere il cit­ tadino nei molteplici casi, nei quali l’ arbitrio, la ingiustizia, o la ignoranza del funzionario governa­ tivo ledano qualche diritto.

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674 L’ E C O N O M I S T A 25 ottobre 1896

per tulli o quasi tulli gli affari che passano per la Prefettura, dalla leva alle Opere Pie, dalla pubblica sicurezza all’ insegnamento.

Un collegio o Consiglio di Prefettura che abbia a decidere su quasi tutti gli affari di media impor­ tanza che interessano i cittadini, può essere utilis­ simo e può in breve tempo segnalare molte delle più urgenti riforme, di cui la vigente legislazione ab­ bisogna per rispondere meno male alle esigenze della popolazione.

Ma fondamento di una simile riforma deve essere il proposito vero e reale del Governo, di non ante­ porre le esigenze politiche agli interessi dei citta­ dini. Se. questo mutamento nella condotta del Go­ verno, stesse negli intendimenti del Ministero, allora una riforma del genere di quella proposta costitui­ rebbe un primo passo e passo notevole sulla via del decentramento a cui tutti dicono di voler venire, ma verso cui poi nessuno fin qui si è rivolto.

S T R A N I C O N N U B I

Col titolo di strani connubi l’ on. senatore Boc- cardo in più di un giornale stigmatizza l’avvicinarsi dei clericali ai socialisti pel raggiungimento di uno scopo comune — scopo, eh’ egli designa colle pa­ role : « guerra alle istituzioni delta presente società « — abbasso il capitale — bando alle macchine, « all’ interesse del danaro, alla concorrenza — viva « lo stato onnipotente — viva la riduzione forzata « della rendita, la bancarotta, la nazionalizzazione « della terra, delle ferrovie, di tutti gli stromenti « di lavoro. »

Evidentemente l’ on. Boccardo intende parlare del socialismo collettivista : — di quel socialismo, cioè, che ha per ideale e scopo ultimo l’ abolizione della proprietà privata. — Essendoché il socialismo oli­ garchico di Stato che si esplica in rami e classi diverse, quali « il militare, Voperaio, il burocratico, l’industriale, l'agricolo, il commerciale, il bancario » formando parte massima del programma di governo delle classi attualmente al potere ed avendo per base delle sue operazioni legislative ed amministra­ tive il principio di conservazione della privata pro­ prietà, non è il genere di socialismo che spaventi il conservatore liberale od il cattolico intransigente.

È per tale considerazione che nel corso di questo scritto noi chiameremo collettivismo il socialismo, di cui 1' ori. Boccardo ha tracciato gli intendimenti non conformi alla vigente legislazione civile e col quale egli crede che abbia scopo comune il catlo- licismo — e diremo socialismo oligarchico, o distato tutte le altre specie del genere di quelle sopra men­ zionate.

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Però, se gli intendimenti stigmatizzati dall’ on. Boe- cardo possono essere, e sono effettivamente pro­ gramma del socialismo collettivista, dessi certamente non sono, nè possono essere di programma del partito cattolico clericale — o, quantomeno, lo co­ stituiscono per la sola e minima parte che intanto

può valere a tenere il partito in forza e prestigio presso il nucleo delle masse popolari.

Coll’ estendersi delle idee propagate dal colletti­ vismo nei giornali, nei comizi, nei consigli locali ed in Parlamento, il partito cattolico vede sfuggirsi di mano l’ arma più potente e conservatrice della sua isti­ tuzione e della sua vita politica ed amministrativa — vede, cioè, sfuggirsi il dominio e predominio mo­ rale educativo sulle masse dei meno abbienti.

il cattolico ha capito che, perseverando le classi dirigenti (grossa borghesia industrialo, commerciale, agricola e bancaria), nell’ attuale indirizzo legislativo ed amministrativo di privilegio, di monopolio e di protezionismo — continuando, cioè, nei principi di socialismo oligarchico di classe e di partito — il grosso della popolazione meno abbiente, sfruttata e depressa in ogni sua iniziativa di libero lavoro e di libero mercato, si lascierà naturalmente attrarre e dominare dal partito collettivista, che tenta dimo­ strargli facile e vicino il miglioramento delle sue con­ dizioni economiche e di vita sociale.

1 cattolici hanno capito ciò che non capiscono, o non vogliono capire, i couservatori, i moderati, i liberali di tutti i colori e gradazioni in Italia : — hanno, cioè, capito quello che da oltre mezzo se­ colo hanno perfettamente compreso le classi diri­ genti dell’ liighilterra ; vale a dire che — allo stato odierno della civiltà non è più possibile di conser­ vare se non a patto di sapersi spogliare grado grado di quel gretto egoismo di neghittosità che vuol vivere la vita allegra e oziosa coi subiti e facili guadagni, o colle inviolabili non sudate rendite patrizie : — egoismo inerte che ci porta a voler conservare per fas et nefas quello che abbiamo, ed anche quello che non abbiamo.

E d è in tali sentimenti di partito istruito, avve­ duto ed antiveggente che i cattolici sembra stendano la mano al collettivismo; — dico sembra, perchè il contatto di posizione che il cattolico prende a fianco del collettivista nei comizi, nei congressi e nei con­ sigli comunali, è un semplice contatto di manovra tattica di partito, allo scopo di potere intanto infre­ nare il ruere delle masse popolari verso il colletti­ vismo — salvo poi, a tempo debito ed a propaganda ultimata, prendere posto di direzione sul carro, af­ ferrarne le redini e sostituirsi al socialista colletti- vista, il quale è temuto dal cattolico non meco che dal moderato e dal conservatore.

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-\-I cattolici si sono avviati, è vero, sulla strada tattica dei collettivisti — ma con fini ed intendi­ menti diversi, non comuni come ritiene I’ on. Boc­ cardo. — Il socialista collettivista lavora e predica per giungere alla nazionalizzazione dei capitali im­ m ob iliari'e mobiliari di produzione, e conseguente­ mente alla distruzione del capitalista e della pro­ prietà privata.

II cattolico, invece, si è a lui affiancato nel cam­ mino allo scopo appunto di conservare illeso il principio della proprietà privata, epperò per salvare le istituzioni della presente società, che su quel principio si regge e progredisce e lo tiene scolpito nel codice civile di tutte le nazioni : — lo scopo quindi del cattolico non può essere quello del col­ lettivista.

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quando insiste pel riposo festivo — quando pro­ muove le cooperative di beneficenza, i segretariati generali pei poveri, ec., ec.

Sanno benissimo i cattolici che così operando si cattivano sempre più il rispetto e la fede delle masse, attirandole a se e tenendole avvinghiate al proprio carro con il sentimento della riconoscenza e della gra­ titudine che sempre si ha per chi ci porge aiuto, non solo col conforto morale della parola benevola e paternamente amica, ma anche — fin dove lo con­ sente l’odierna legislazione di socialismo oligarchico di stato — col conforto materiale che origina dalle casse rurali, dai segretariati generali, dalle coope­ rative di beneficenza e da altre sim ili istituzioni, di che è fecondo promotore e creatore l ’ odierno par­ tito cattolico.

*

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-V-Certo, che se i liberali nella loro posizione di classi dirigenti continueranno nell’attuale inerzia egoistica e nella vigente azione legislativa di privilegio e di protezionismo oligarchico di classe e di partito, il concorde cammino dei collettivisti e dei cattolici potrà presto 'prepare le grandi e paco liete sor- prese che il senatore Boccardo giustamente teme e vorrebbe scongiurare.

Trionfi il collettivismo, o trionfi il cattolicismo — certo è che una perturbazione grave si dovrà veri­ ficare nell’assetto delle attuali classi sociali. — Nel primo caso avremo addirittura il rovesciamento dei vigenti ordini di società — nel secondo caso avremo semplicemente uno spostamento negli interessi po­ litici ed amministrativi delle varie classi dirigenti, la cui azione dovrà necessariamente assumere e su­ bire un orientamento assai diverso dall’ attuale.

Ma di chi la colpa ? . . . . delle classi dirigenti, che tengono il mestolo della legislazione e dell’ am­ ministrazione dello Stato, della Provincia e del Co­ mune — e lo maneggiano al solo scopo di imban­ dire sulla loro mensa.

Il senatore Boccardo è di parere che la causa massima — per non dir sola — del sorgere ed in­ grandire del partito cattolico e del collettivista, sia il militarismo, od in altri termini il socialismo in­ sito nel sistema militare in che, egli dice, si culla tutta Europa.

Conveniamo con lui che l’ odierno nostro sistema militare sia una gran piaga : — ma è una piaga che non può nè guarire, nè scomparire, se prima le classi al potere non sopprimono le altre tre piaghe massime di socialismo oligarchico di stato, che r i­ spondono al nome di socialismo doganale, socialismo bancario, socialismo tributario ed amministrativo: — i quali tre socialismi di stato sono i padrini bat­ tesimali del militarismo.

Il socialismo militare di Stato non è che una con­ seguenza diretta, necessaria ed inevitabile della esi­ stenza dei detti tre socialismi oligarchici a base di legge e di regolamenti ; come altra conseguenza ne­ cessaria ne sono il socialismo operaio ed il bu­ rocratico.

Militare, operaio ed impiegato appartengono, si può dire, più alle classi dirette, che alle dirigenti. — L ’ impiegato è quegli che, agli ordini dei M in i­ stri e delle Commissioni parlamentari, manipola, com- pda ed applica le leggi — il militare e quegli che uei casi più gravi ed impellenti mantiene forza alla legge e l’ ordine pubblico ; — l’ operaio ed il conta­

dino sono quelli che col proprio lavoro danno modo alle classi privilegiate e protette di fare danaro ven­ dendo i prodotti ad un prezzo di mercato superiore di molto a quello effettivo di produzione.

Va pertanto da sè che militare, impiegato, ope­ raio e contadino a loro volta domandino alle classi al potere un miglioramento delle proprie condizioni economiche, che in certo qual modo corrisponda al benessere di agiatezza facile e speciale che a quello classi essi procurano, per via diretta e indiretta, ap­ plicando, eseguendo, facendo eseguire e subendo le leggi di protezione, di monopolio e di privilegio speciali per ciascheduna classe.

Per ragioni facili a comprendersi, il militare e l’ impiegato — specie i primi — vengono quasi sem­ pre assecondati dalle classi al potere: — non così l’ operaio ed il contadino.

*

Epperò, sono le classi dirigenti che con un pre­ testo o co ll’ altro mantengono forti ed esuberanti le fila dell’ esercito militare e burocratico, che si coa­ diuvano a conservare i privilegi del socialismo oli­ garchico di Stato contro il possibile prevalere al potere di coloro che vorrebbero cancellare dalla legislazione ogni traccia di privilegio e di protezione tributaria, bancaria ed amministrativa.

È indubitato che, se le classi dirigenti si deci­ dessero ad abbandonare i dazi di consumo, le ta­ riffe doganali protettive, il corso legale della carta­ moneta non coperta da riserva metallica, il tasso di sconto ufficiale ed obbligatorio ecc., ecc., tro­ verebbero senz’ altro ragionevole e necessario che l’ esercito italiano si conformi al sistema militare de­ gli Stati Uniti d’ America e della Svizzera — o, tutto al più, a quello dell’ Inghilterra qualora conti­ nuasse il ticchio di creare e conservare colonie ai- fi estero : — come pure troverebbero logico che la burocrazia si riduca al numero minimo d’ impiegati, e che al contadino ed all’ operaio si conceda il ri­ poso festivo e gli si garantisca il pane ed il tetto durante le malattie e nella vecchiaia.

Bisogna decidersi a riformare il nostro sistema tribu­ tario, bancario ed amministrativo, seguendo le norme liberiste e decentratrici delle omonime riforme in ­ glesi attuate dal 1842 di poi, e si vedranno a scom­ parire in via breve ed automatica i principali e più esiziali attuali socialismi oligarchici, che infiorano la nostra legislazione di Stato e di Comune.

Decidiamoci a quelle riforme — e non avrà più motivo d’ essere nemmeno il socialismo dei colletti- visti, il quale altro non è che la sintesi e la natu­ rale conseguenza dei nostri socialismi oligarchici di classe e di partito: — del che abbiamo prova lu­ minosa in Inghilterra, dove nelle ultime elezioni politiche vennero dall’elettore operaio lasciati a terra gli ultimi due deputati che in quel Parlamento rap­ presentavano ancora le aspirazioni ed i propositi del socialismo collettivista.

* -'r

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070 L’ E C O N O M I S T A 25 ottobre 1890

con ostinazione ed egoismo senza pari nelle ammi­ nistrazioni di Stato e di Comune.

I cattolici, infine, nella loro qualità di partito in­ telligente ed attivo sono i soli conservatori che ab­ biano saputo distinguere il socialismo collettivista, che vuole 1’ abolizione di ogni privata proprietà, da quello puramente operaio e contadino che si accon- ; tenta del riposo festivo, delle otto ore di lavoro, e | del sussidio di malattia e di vecchiaia. — E d è ap- j punto perchè ha capito l’ indole molto diversa dei due socialismi clic il cattolico si affianca al collet­ tivista, all’ intento di vigilarne le mosse e di impedire a tempo ed in via preventiva che il socialismo oli­ garchico degli operai e contadini si trasformi, dege- neri e faccia causa comune col collettivismo.

Va quindi approvato il partito cattolico se, men­ tre vigila il collettivista per sostituirvisi nel dominio sulle masse popolari, — anziché respingerne e sof­ focarne le manifestazioni di desiderio — favorisce e seconda le esigenze legali ed eque del socialismo oligarchico per le classi meno abbienti.

Cosi facendo i cattolici fanno quello che l’ inerte egoismo delle classi dirigenti non permette di fare a chi le rappresenta al Governo ed in Parlamento :

— così facendo i cattolici cercano di guidare e man­ tenere i meno abbienti sulla via della evoluzione pacifica e graduale per impedirne il violento e fe­ roce irrompere sulle rotaie della rivoluzione sociale.

Del che i cattolici vanno lodati, non biasimati : così sapessero imitarne l’ esempio i liberali moderati e conservatori di tutte gradazioni !

F. Nicola.

NOTE IN MARGINE

all’ Inchiesta sulla Sardegna

Trasporti e Comunicazioni.

I mezzi di trasporto e di comunicazione formano, e giustamente, oggetto di studio all’ On. Pais : che vi consacra parecchi capitoli ).

Da questo studio emergono due fatti degni di rilievo.

1. ° F u dato largo - forse eccessivo - sviluppo ai mezzi di trasporto : e, fino a che non muteranno le condizioni della produzione, conviene sopprimere dal bilancio qualunque spesa di opera stradale : e attribuire le assegnazioni corrispondenti in costru­ zione di opere idrauliche.

2. ° G li incassi dell’ esercizio delle ferrovie e dei piroscafi sono rimasti stazionarii : ed il prodotto di un chilometro - passeggiere, e di un chilometro - tonnellata, è oggi quale era dieci anni or sono. Donde ricavo un argomento di più per la tesi da me so­ stenuta : che cioè solamente con un aumento di po­ polazione, e con il conseguente aumento di produ­ zione, potrà conseguirsi il desiderato incremento ai mezzi di trasporto e di comunicazione.

È giusto tuttavia rilevare anche le cagioni noef­ ficienti che possono concorrere ai malanni presenti. II servizio ferroviario è affidato a due Società: *)

*) Inchiesta sulle Condiz., ec. ec., (cap. V , X , X V ) — Koma, T ip. Cam. Dep,, 1896.

a) La Società Beale esercita le linee principali da Cagliari al Golfo degli Aranci (Km. 307), sulla quale si innestano due tronchi : lglesias Decimo- mannu (Km. 38) e P. Torres - Chilivani (Km. 67).

h) La Società delle Strade ferrate secondarie esercita la linea (con scartamento più ristretto) Ca­ gliari - Tortoli (Km. 228) : e una serie di piccoli tratti più ristretti come Macomer-Nuoro, Macomer- Bosa, Tempio-Monti, Sassari-Alghero.

Questa ripartizione presenta un inconveniente gra­ vissimo, del quale parmi non si faccia carico l’ J n - chiesta.

E cioè, le ultime linee che ho ricordato o non sono allacciate fra loro, o fanno capo alle linee del- 1’ altra Società (la Beale), le quali, ho già detto, hanno differente scartamento. Lo chè crea un dannoso con­ flitto fra le due Società: grava le merci di dispen­ diosi trasbordi: e rende difficile il servizio.

Si consideri che la Società delle secondarie, non avendo collegamento di linee, deve valersi del te­ legrafo dello"Stato per spedire disposizioni di ser­ vizio a dieci lontani tronchi : e, per mandare alle sue officine una carrozza od una macchina in ripa­ razione, deve, come un commitente qualunque, farle caricare sull’ altra linea e spendere migliaia e mi­ gliaia di lire !..

Tutto ciò non costituisce un servizio ferroviario. A mio avviso, si dovrebbero affidare alla Beale i piccoli tronchi delle Secondarie che non si possono allacciare e collegare a tutte le altre linee delle Secon­ darie fra di loro, costruendo un breve punto di attacco, lungo pochi chilometri, per esempio fra Sorgono ed Orotelli.

Avremmo così due reti : I’ Occidentale (Beale) e I’ Orientale (Secondarie), le quali sarebbero indipen­ denti ed in proficua gara fra di loro : prime inte­ ressate ad accelerare le velocità, a diminuire le ta­ riffe, ed a migliorare il materiale.

L ’ On. Pais, si preoccupa della speditezza delle comunicazioni Sarde, e nessuno vuole contestare che per terra e per mare non si hanno le maggiori ve­ locità di questo mondo, e che perciò converrebbe accelerare le une e le altre.

Ma, per avvicinarci ad una soluzione possibile del problema, bisogna tenere distìnti due criterii : le comunicazioni che chiamerei trasporto del pensiero posta e telegrafo : da quelle che chiamerei comu­ nicazioni commerciali, trasporto di passeggieri e di merci.

L ’ On. Pais, vorrebbe accelerare la comunicazione quotidiana col Continente, oggi effettuate per mare dalla N. O. I., con la linea Civitavecchia-Golfo Aranci, per terra dalla Beale, con la linea Golfo Aranci-Cagliari.

E d a tale scopo vorrebbe che l’approdo all’ Isola, invece che effettuarsi al Golfo Aranci, si effettuasse a Terranova.

Non nego che, dieci anni fa, quando si costrusse il porto di Golfo Aranci la proposizione dell’ On. Pais avrebbe avuto pregio indiscutibile. Ma oggi ?.. Bisognerebbe costrurre un porto nuovo a Terranova, che il relatore stesso dice (pag. 228) costerebbe mezzo milione : e bisognerebbe cacciare nel nulla i quattro o cinque milioni spesi per il Golfo Aranci.

E poi? S i risparmierebbero bensì venti chilometri di ferrovia, ma si dovrebbero percorrere altrettanti in più per mare.

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oggi difficile, non convenga mutare il porto di ap­ prodo nel continente, e se, invece di Civitavecchia, non sia preferibile altro porto ; studisi se col cambio di qualche piroscafo sulla linea marittima, e con macchine ferroviarie più potenti, non si possa gua­ dagnare, massime nei tratti piani, qualche ora: stu­ disi sopratutto se, per agevolare quello che ho chia­ mato trasporto del pensiero, non convenga ridurre della metà il costo dei telegrammi. Questo doppio servizio di terra e di mare, che non ha obbiettivi economici di sorta, ma unicamente scopi postali, im ­ piega sempre più di una giornata, e qualche volta due, per trasportare i pieghi : mentre al bisogno che ha la Sardegna di vivere, ora per ora, con la vita del continente, risponderebbe meglio la riduzione del prezzo dei telegrammi *) *). Nè le particolari condi­ zioni di isolamento, in cui si trova la Sardegna avreb­ bero carattere di favoritismo al confronto delle altre provincia.

In ordine all’ elevatezza dei noli e delle tariffe fer roviarie, è giusto quanto l'on. Pais afferma circa i contratti onerosi che Io Stato ha, specialmente con queste ultime.

Ma appunto perchè si tratta d i contratti, è vano suggerire, come fa l’ on. Pais, un’ altra formula, cer­ tamente migliore, se essa non troverà il tornaconto delle Società a modificare i loro patti.

E le Società ferroviarie e marittime allora solo rinuncieranno agli attuali contratti quando saranno certe che dal maggior numero di popolazione, e dalla maggior quantità di produzione, v i sarà maggiore quantità di trasporti.

Se le condizioni economiche restassero quali sono oggi, temo molto che, anche riducendo e tariffe e noli, la quantità dei trasporti muterebbe di poco: ed i vapori ed i treni continuerebbero a viaggiare senza passeggieri e senza merci come viaggiano at­ tualmente.

Vagheggio anch’ io, come l’ on. Pais, flotte nume­ rose approdanti ai lidi dell’ Isola; ma ciò non av­ verrà mai, finché non vi sarà maggior quantità di materia importabile o esportabile.

Così dicasi quanto alla produzione del sale, la quale dovrebbe dare alimento, a detta dell’on. Pais, a numerose navi estere che oggi egli lamenta ab­ biano disertato il porto di Cagliari ! ).

*) Il progetto di iniziativa parlamentare del Depu- putato Canzio propone la riduzione del 50 per cento del prezzo dei telegrammi spediti dalla Sardegna nel Continente. E calcola a lire 65 mila il minore incasso : incasso minore che verrebbe largamente compensato, e forse superato, dal maggior numero dei telegrammi, (prog. cit. pag. 51).

*) L ’on. Pais si duole (a pag. 282) che nel 1890 arri­ varono al porto di Cagliari N. 88 navi con tonn. 59,388: e che nel 1893 arrivarono

s o l o ... » 27 » » » 12,406. Il calcolo è evidentemente errato, perchè egli stesso (a pag. 485) riferisce che nel 1890 approdarono al porto di Cagliari N. 44 navi con tonn. 29,679 e che nel 1893 arrivarono N. 14 con tonn. 6,757.

Ed errata del pari è la cagione che egli trova di detta diminuzione : perchè la produzione del sale non è diminuita, secondo afferma, ma è aumentata. Nell’esercizio 1889-90 si produssero tonnellate 54,000 mentre n e l.. . 1892-93 » » 137,000. D ’onde la conseguenza : che alla bandiera Svedese sarà sostituita la bandiera Italiana, e che il sale a vece dì essere trasportato all’ estero sarà stato tra­ sportato sul continente italiano.

Evidentemente la produzione del sale è in rap­ porto alla potenza dei bacini saliniferi; e sino a che questi non sieno fatti più capaci, non si potrà spe­ rare in una produzione maggiore.

L ’ obbiettivo che bisogna proporre a questa, come a tutte le altre industrie, non può essere che uno solo: aumentare la produzione.

Concludo: è bene ispirato l ’ on. Pais quando chiede riduzione di noli e di tariffe alle Società marittime e ferroviarie: ma più e meglio lo sarebbe se loro chiedesse, avanti ogni altra cosa, quell’ aiuto che è necessario per compiere l’ opera di colonizzazione.

Già ricordai *) che v i sono oggimai più di un centinaio di stazioni marittime e ferroviarie, collo­ cate lontano dall’ abitato, e che potrebbero diventare centro di una nuova popolazione agricola.

Soggiungo ora: che le Società esercenti i trasporti sono quelle che per istituto più si avvicinano alla vagheggiata impresa, e che per il maggior lucro cui avrebbero, sua mercè, a sperare sono le desi­ gnate a farsene promotrici.

Raccolga l ’ on. Pais l’ idea e ne sia come di tutte le altre, banditore in Parlamento ove, per suo me­ rito, avrà finalmente discussione, ed auguriamo una risoluzione, la quistione sarda.

Odone Smolla.

DIRITTI DI STATISTICA

E COMMERCIO DI TRANSITO Coll’articolo secondo della legge del 25 luglio 1896, n. 324; e col successivo decreto ministeriale del 26 dello stesso mese, che ne fissa i metodi di applica­ zione e di riscossione, i diritti di statistica vennero ristabiliti nella nostra legislazione doganale 2). Essi sono destinati a colmare buona parte del vuoto prodotto al bilancio dall’abolizione del dazio d’ uscita sugli zolfi ; e se si bada alle somme con questa abolizione perdute, ed a quelle dalla nuova imposizione pre­ viste, si deve arguire che il provvedimento sia stato felicemente scelto. Infatti la perdita vera subita dal- l’ erario per l ’ abolizione del dazio d'uscita sugli zolfi ascende a L . 2,500,000; alla quale si è pen­ sato di rimediare, aumentando i dazi d’ importazione sull’ orzo, sul granone bianco e sulle farine, calco­ lando a più di L . 500,000 il loro gettito ; e rista­ bilendo i diritti di statistica che in base alle quantità di merci importate nel 4895, sono stati previsti in L . 2,000,000 cioè alla somma che ancora mancava a colmare il vuoto da quell’ abolizione prodotto ’).

Il ritorno all’antico non significa sempre regresso; ed invero il ristabilimento di tali diritti è stato un espediente saviamente scelto. Invece di elevare i dazi

*) Economista N. 1172. *) Economista N. 1161.

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678 L ’ E C O N O M I S T A 25 ottobre 1896

di alcune voci speciali e di produrre inevitabili per­ turbazioni al commercio, si colpirono nell’ equa e modesta misura di L. 0,10 al quintale, alla tonnel­ lata o al numero, a seconda la qualità delle merci, tutte le voci della nostra tariffa non vincolate da trattati internazionali. È Stato un provvedimento a larghissima base, che difficilmente può tradire le previsioni che su di esso si fanno. Però nel dettare le norme che devono regolare la nuova tassa si è caduti in una contradizione tale, che bisogna subito eliminare, so si vogliono risparmiare dei danni gra­ vissimi al nostro commercio di transito. Infatti, mentre la legge prescrive che le merci in transito non vanno soggette ai diritti di statistica, il decreto ministeriale, che regola l’applicazione della legge, da tali diritti non esonera tutti i prodotti che transitano dallo Stato.

A tutti è noto che il commercio di transito com­ prende anche quei prodotti, che - perchè provenienti dall’estero ed all’ estero destinati - pure, per le tante esigenze del traffico, soggiornano temporaneamente nello Stato. Lungo tale soggiorno queste merci ven­ gono introdotte in franchigia nei depositi doganali, unitamente ad altri prodotti, che possono immettersi in custodia, dietro pagamento del dazio loro proprio. Ora mentre il § 1° del citato decreto esclude la merce in transito dal pagamento dei diritti di statistica, il § 2° prescrive che questi debbono pagarsi all’ atto della loro introduzione, da tutte le merci immesse in deposito. La contradizione è patente. Infatti, tra le merci introdotte nei depositi doganali, essendovene di quelle che, come abbiamo visto, dopo un tempo più o meno lungo si riesportano all' estero, venendo così a transitare dallo Stato, esse non dovrebbero pagare la nuova tassa,

E da sperarsi che un savio provvedimento verrà a togliere questa causa di perturbamento al nostro commercio' di transito ; il quale provvedimento è reso ancora più urgente dagli sforzi che fanno altre nazioni per deviare, ad esclusivo loro vantaggio, il transito dei prodotti, che si esercita attraverso i l no­ stro territorio. Son noti a lutti i tentativi fatti dalla Francia, per assorbire il nostro commercio di transito e quali sacrifizi essa s’ imponga per riuscire allo scopo. Or non è molto il governo della vicina na­ zione chiese al parlamento un credito di ottanta milioni, per aprire un canale commerciale di 54 chilometri tra Marsiglia e il Rodano. Questo canale, destinato a favorire la concorrenza del porto di M a r­ siglia su quello di Genova, avrà una grandissima influenza nel nostro commercio di transito, il quale sembra che non sia favorito se non che dalla po­ sizione geografica del nostro paese. Infatti, in Italia, questo commercio si esercita dai porti di Genova e di Venezia, nei quali i bastimenti sono soggetti a tasse d’ancoraggio di gran lunga superiori a quelle dei porti di Marsiglia e Trieste, che dei primi sono i concorrenti naturali e temibili. Oltre a queste maggiori tasse d’ ancoraggio, noi abbiamo aumentato le condizioni sfavorevoli al transito colla continua e lamentata mancanza di vagoni nei nostri massimi porti, di modo che le merci, invece di essere céle­ remente spedite all’ estero, si agglomerano nei depositi con danno evidente gravissimo del traffico. Se l’ aper­ tura delle ferrovie alpine e di quella dell’ Arlherg tra l’!Austria e la Svizzera, non avessero abbrevia­ to di */3 le comunicazioni di Genova col nord, col centro dell' Europa, ad onta delle nostre speciali

condizioni topografiche, avremmo assistito ad una deviazione del traffico a tutto nostro svantaggio. Ma non bisogna fare completo assegnamento sulle con­ dizioni privilegiate, che la natura ci ha concesso, poiché, ad onta di tutto, il nostro commercio di tran­ sito ha subito le seguenti variazioni :

Anni Valore commerciale

1 8 7 1 ... L. 128,350,140 1872 ...» 121,172,403 1873 ... » 174,552,904 1874 ...» 115,277,553 1885 ... » 69,867,360 1886 ...» 48,418,305 1887 ...» 50,046,819 1888 ...» 53,115,331 18 89 ...» 55,110,676 1890 ... » 60,821,229 1 8 9 1 ...» 71,208,011 18 92 ... » 51,465, 402 1893 ... » 49, 737, 411 1894 . . . » 57,774,420

Così stando le cose è chiaro che non si debbano rendere ancora più difficili le condizioni create al commercio di transito; poiché giorno verrà in cui, ad onta del minor soccorso, si apriranno altre vie commerciali, le quali devieranno il transito delle merci a vantaggio di altre nazioni.

Queste brevi considerazioni dimostrano ancora p iù urgente il bisogno di eliminare l ’errore in cui si è caduti nel ristabilire i diritti di statistica.

Secondo noi il rimedio è di pronta e sicura effi­ cacia : alle merci, che entrano nei magazzini do­ ganali non si faccia pagare la nuova tassa all’ atto dell’ introduzione ; bensì all’ uscita, per quei prodotti che vengono immessi in consumo ; esentando quegli altri, che si spediscono all’ estero e che vengono quindi a transitare dallo Stato.

Come tutti i provvedimenti che interessano il commercio, quello da noi propugnato, ha bisogno di pronta attuazione. Esso elimina gl’ inconvenienti lamentati, non ferisce 1’ erario, perchè modesta la minore entrata che potrà derivarne e ridà al tran­ sito la sua libertà di movimento.

Luigi Fontana

BANCO DI S. SPIRITO IN ROMA

Riserbandoci di occuparci in seguito di questo argomento, diamo qui il Concordato che fu appro­ vato all’ adunanza dei creditori, tenutasi il 46 corr. al Tribunale di Roma.

1. I rapporti tra l’ Istituto di Credito Fondiario _e l’Ospedale di S. Spirito, vengono completamente ri­ soluti, stralciati e liquidati reciprocamente, mediante la rinuncia da parte dell’ Ospedale alle ragioni ^cre­ ditorie per una somma pretesa in L. 2,966,805.03, verso l’Istituto di Credito Fondiario di S. Spirito, e mediante, inoltre, il versamento di 2,200,000 lire, che esso Ospedale farà in contanti appena sarà passata in giudicato la sentenza omologati va del concordato.

Colla indicata remissione di debito e colla esecu­ zione del versamento della indicata somma 1’ Ospe­ dale di S. Spirito sarà liberato dall’ obbligazione della dotazione di lire 1,600,000 attualmente esistente ga­

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zione dell’ipoteca medesima ; sarà ugualmente libe­ rato da qualsiasi responsabilità cbe eventualmente avesse potuto derivargli o gli potesse derivare in fu ­ turo dall’ esercizio del Credito Fondiario, tanto da parte dell’ Istituto di Credito Fondiario quanto da parte dei portatori di cartelle del medesimo.

Le spese saranno a carico dell’ Ospedale.

A ll’effetto di quanto è pattuito in questo articolo, accederà al presente concordato il R. Commissario degli Ospedali debitamente autorizzato.

2. Per pareggiare il valore capitale delle cartelle in circolazione e gli interessi da esse prodotti all’ef­ fettivo stato attuale del patrimonio e delle rendite dell’ Istituto, le cartelle fondiarie presentemente in circolazione sono annullate e private di ogni effetto con le relative cedole in scadenza, compresa quella de! I o ottobre al 18%.

Le cartelle cosi estinte saranno materialmente ri­ tirate, ed in luogo di esse, ma in ragione di soli tre quarti del loro numero, saranno emesse cartelle nuove di lire 500 ognuna, fruttanti il 4 per cento netto annuo, cioè annue lire 20 per cartella, mediante ce­ dole pagabili semestralmente al I o aprile e Io ottobre di ogni anno.

Il ritiro e concomitante cambio delle cartelle sa­ ranno operati mediante il rilascio di tre cartelle nuove per ogni quattro vecchie, che verranno esibite; alle eventuali frazioni sarà provveduto con spezzati di cartella di un quarto ciascuno.

Le nuove cartelle potranno dai mutuatari del Cre­ dito Fondiario esser date al valore nominale di lire 500 in pagamento totale o parziale del capitale del mutuo.

Saranno inoltre creati buoni di godimento concor­ renti al riparto derivante dalla liquidazione dell’Isti­ tuto, e saranno distribuiti agli esibitola delle cartelle estinte, insieme con le cartelle nuove, in ragione di un buono ogni quattro cartelle vecchie, alle even­ tuali frazioni sarà provveduto con spezzati di buono, di un quarto ciascuno.

A l riparto spettante ai buoni di riconoscimento po­ trà anche, a seconda dt-lle disponibilità, essere prov­ veduto nel corso della liquidazione con pagamento di acconti.

3. Le nuove cartelle fondiarie verranno estinte me­ diante rimborsi alla pari di un certo numero di esse da sorteggiarsi semestralmente a cominciare dal I o semestre 1897, a seconda del relativo piano (alle­ gato D) e cioè con uno stanziamento di L. 55,000 per semestre, che andrà successivamente aumentando mediante il cumulo delle somme derivanti dai minori pagamenti di cedole, che si verificheranno gradual­ mente a seconda delle avvenute estrazioni e ciò fino a tutto il I o semestre 1904 ; da questo semestre in avanti sara destinata alla estinzione delle cartelle tutta la differenza in avanzo, che si verificherà tra gli incassi e gli esiti nella misura stabilita dall’alle­ gato piano, mandandosi la eventuale sopraccedenza di avanzo ad aumentare il fondo di riserva, o desti­ nandosi in parte al pagamento di acconti ai buoni di godimento.

Se per restituzioni parziali o totali di mutui, o per riscatti da parte dell’ Istituto o per qualsiasi altra causa sarà anticipatamente estinto un numero di car­ telle, le estrazioni successive saranno proporzional­ mente ridotte.

4. Le cedole del I o ottobre 1896 saranno pagate nel numero e nella misura resultanti dalle nuove car­ telle, appena queste saranno distribuite, ed all’ ef­ fetto saranno alligate alle medesime.

Se si pagheranno acconti sulle cedole stesse,1 prima dell’omologazione del concordato, la cedola I o ottobre 1896 annessa alla nuova cartella varrà solo per la somma residua.

5. Nell’amministrazione dell’Istituto in liquidazione sarà derogato alle disposizioni degli articoli 9 comma

5 e 7 della legge 22 febbraio 1885, n. 292 e 4, 24 capoverso, 27 principio e capoverso primo della legge 4 giugno 1896 n. 183 e a tutte le altre disposizioni che non si conciliassero con la esecuzione del pre­ sente concordato.

6. La gestione del Credito Fondiario del Banco di S. Spirito sarà tenuta distinta da quella del Banco dal giorno della entrata in vigore del presente con­

cordato. _ .

11 R. Commissario liquidatore del Banco di S. Spi­ rito con quattro consiglieri nominati dall’ assemblea dei possessori delle cartelle fondiarie e dei buoni di godimento, costituiranno la Commissione amministra- trice del Credito Fondiario.

La Commissione si adunerà ordinariamente almeno una volta al mese, e straordinariamente ogni volta che sarà convocata dal R. Commissario o da due consiglieri.

La Commissione avrà tutti i poteri per l’ammini­ strazione del Credito Fondiario in liquidazione.

Sarà necessario il voto della maggioranza nella Commissione per quanto concerne le norme da^ se­ guirsi nell’amministrazione dei beni e nell’esecuzione contro i debitori morosi, le alienazioni, la determi­ nazione delle offerte nelle vendite all’asta, la nomina e la revoca degl’ impiegati e l’assegnazione dello sti­ pendio loro, e in generale tutti gli atti di straordi­ naria amministrazione.

Il R. Commissario avrà i poteri di consigliere de­ legato e presiederà la Commissione.

La retribuzione del R. Commissario per le sue fun­ zioni presso l ’ Istituto di Credito Fondiario sarà sta­ bilita ogni anno dall’assemblea su proposta della Commissione.

Le medaglie di presenza ai consiglieri saranno de­ terminate ogni anno dall’assemblea.

Ogni consigliere dovrà per la durata del suo uf­ ficio vincolare 100 cartelle fondiarie dell’ Istituto. D opo i primi 25 anni si potranno vincolare anche i buoni di godimento.

L ’ufficio di consigliere durerà quattro anni, ma i consiglieri scaduti saranno sempre rieleggibili. Alla fine del primo biennio dopo la nomina della prima Commissione saranno sorteggiati due consiglieri; in seguito, di biennio, in biennio, la scadenza sarà ter­ minata dall’anzianità di nomina.

L ’ assemblea dei possessori di cartelle fondiarie e dei buoni di godimento si riunirà, senza bisogno di speciale covocazione, ogni anno, presso la sede del- l’ Istituto, il primo martedì di aprile. L ’adunanza sarà valida con l’ intervento dei possessori del terzo delle cartelle e dei buoni in circolazione comulativamente. Altrimenti si terrà una seconda adunanza nel mar­ tedì successivo, che sarà valida con l ’ intervento dei possessori del sesto delle cartelle e dei buoni. Se mancherà il numero nella seconda adunanza, si terrà una terza adunanza nel seguente martedì, la quale sarà valida qualunque sia il numero degli intervenuti.

L ’assemblea delibererà a maggioranza. Ogni buono avrà un voto e ogni cartella due.

Per intervenire all’assemblea i possessori di car­ telle o di buoni dovranno depositarli presso la cassa Credito Fondiario del Banco di S. Spirito o presso un Istituto di emissione o presso gl' Istituti, che fa _ ranno il pagamento delle cedole, delle cartelle fuori di Roma, portando all’adunanza la ricevuta del de­ posito.

L ’ assemblea delibererà :

a) sul resoconto annuale della Commissione am- ministratrice e sui bilanci ;

b) nominerà i consiglieri ;

c) eleggerà ogni anno due revisori dei conti che potranno anche non essere possessori di cartelle o di buoni, affinchè riferiscano intorno ai conti del­ l ’amministrazione ;

(8)

080 L’ E C O N O M I S T A 25 ottobre 1896

reputerà opportune nell’ interesse del Credito Fon­ diario, sulle proposte inscritte preventivamente al­ l ’ ordine del giorno.

L ’assemblea potrà essere convocata straordinaria­ mente dalla Commissione amministratrice : dovrà es- essere convocata, se i possessori di un decimo delle cartelle e dei buoni cumulativamente ne facciano domanda.

L a prima assemblea dei possessori di cartelle e di buoni delibererà lo statuto organico deH’amministra- zione del Credito Fondiario.

IL P illi» DELL'IIB FEMI11

È stato pubblicato il Questionario diramato dalla Commissione dell’ inchiesta ferroviaria.

Esso comprende cinquanta domande.

Comincia col domandare se le Società accettarono tutto il personale che era in servizio presso le ces­ sate amministrazioni al 30 giugno 1883; -— se le Società compilarono il ruolo organico voluto dagli articoli 103 e 98 delle Convenzioni ferroviarie e se lo comunicarono al Governo ; — se ciascun impie­ galo ebbe la qualifica che gli spettava; — se furono conservati gli stipendi prima goduti.

Passa quindi a domandare se furono modificate, e come, le retribuzioni accessorie, — indennità, so­ prassoldi e premi ch’erano in vigore al 30 giugno 1883 e se da allora si modificò anche la ritenuta per la ricchezza mobile.

Seguono parecchie domande sull’ordinamento del personale, — se e come fu modificato — se ne fu­ rono informati il Governo ed il personale, — come furono variati i regolamenti, il ruolo organico, come si determinarono le norme per gli avanzamenti a gradi e classi superiori, — quali le norme per le sospensioni e le dispense dal servizio, — quali cri­ teri di massima adottaronsi.

Importante è la domanda se gli aumenti di sti­ pendio che gli impiegati, passati alle Società, hanno conseguiti per promozione, furono diversi da quelli che, promossi, avrebbero avuti dalle cessate ammi­ nistrazioni.

Il Questionario s’occupa anche dei personale già addetto alle costruzioni ferroviarie, informandosi della loro accettazione in servizio o no. —; Così pure r i­ guardo al personale del macinato, cui le ferrovie do­ vevano dare la preferenza.

L e domande 24 e 23 vogliono sapere quanto per­ sonale stabile ed avventizio eravi in servizio al 1° luglio 4885 e quanto al 1° ottobre 1896.

Il Questionario passa quindi ad indagare sugli Istituti di previdenza, come le Società adempirono ai loro obblighi verso le Casse pensioni, verso le Casse di soccorso e verso le masse vestiario ed a l­ be istituzioni consimili, — come provvidero alle oc­ correnti modificazioni degli statuti e regolamenti re­ lativi.

Domanda quindi a quali cause si deve attribuire che i bilanci delle Casse-pensioni e di soccorso alla fine del 4889 presentassero un disavanzo maggiore di quello constatato al 31 dicembre 1884 — m al­ grado che il contributo delle Società fosse cresciuto di due terzi, quello del personale di metà e vi si fosse aggiunto un contributo da parte dello Stato.

Domanda pure quale influenza ebbe sulle accen­

nate condizioni il regolamento andato provvisoria­ mente in vigore nel 4890.

La Commissione vuole pure sapere per quali ra­ gioni non si credette finora di ammettere nei Co­ mitati amministrativi delle Casse, e nelle Commis­ sioni incaricate di modificarne gli statuti ed i rego­ lamenti, una rappresentanza elettiva del personale.

Per la loro importanza trascriviamo testualmente le domande 34, 53 e 36, che si collegano al pub­ blico servizio:

« 34. Sono osservate le norme che si riferiscono al personale contenute nella legge 20 marzo 4863 sulle opere pubbliche, nel regolamento 31 ottobre 1873. N. 1667, per la polizia, sicurezza e regolarità dell’esercizio delle strade ferrate, e nel regolamento 31 ottobre 4873, N. 1688, per il sindacato e la sor­ veglianza governativa dell’ esercizio delle strade fer­ rate, e specialmente quelle concernenti :

a) la sufficienza numerica permanente del per­ sonale di ciascuna categoria ;

b) la sua idoneità ;

c) gli orari di servizio, regolati in modo da la­ sciare al personale le oro necessarie di riposo con­ tinuato. »

« 35. È vero che non v i siano nel servizio tutte le possibili guarentigie di sicurezza, e, se è vero, per quali cause ?

Possono, fra queste cause, essere annoverate : a) l’ eccessiva lunghezza di tronchi affidata alla sorveglianza dei guardiani ;

b) la mancata sostituzione di essi durante le ore di riposo ;

c) il lavoro notturno non sufficientemente alter­ nato col diurno ;

d) le funzioni, che hanno diretta influenza sulla sicurezza, affidate a personale avventizio? »

« 36. Se sulla lamentata frequenza di furti e ma­ nomissioni abbia, oltre alle altre cause, indiretta­ mente qualche azione :

a) il non buon ordinamento del personale; b) I’ imperfetto ordinamento del servizio in quanto ne risultino meno facili la sorveglianza pre­ ventiva e la ricerca dei rei. «

La domanda n. 58 riflette una generale afferma­ zione del personale ferroviario, e cioè, che sono esuberanti gl’ impiegati negli uffici centrali, mentre sono deficienti nei servizi attivi.

La Commissione vuol pertanto sapere se ciò è vero e come anche si spiega che la spesa pel per­ sonale ferroviario in Italia superi quella delle strade ferrate nei principali Stati d’Europa.

Fino a qual punto possono attribuirsi ad inadem­ pimento dei doveri del personale, le irregolarità ed i sinistri che si verificano nel servizio, e quanto al malservizio contribuisca il malcontento del personale.

A lle cause del malcontento accenna la domanda n. 42 così concepita :

« 42. Possono con ragione essere annoverate tra le cause del malcontento, ove esistano :

a) le retribuzioni, di qualunque specie, insuffi­ cienti, avuto riguardo anche all’ aumento delle ore di lavoro ;

b) il lavoro, comunque, soverchiamente gravoso; c) la residenza troppo prolungata in luoghi di malaria ;

(9)

f) la disparità di trattamento, nelle retribuzioni e nel lavoro, tra impiegati di eguali categorie e gradi ;

g) la stessa disparità fra compartimento e com­ partimento dalla stessa rete ;

h) la disparità di trattamento nelle punizioni e nelle ricompense ;

i) la eccessiva sproporzione fra i massimi ed i minimi stipendi ;

ti) le aumentate ritenuto a carico del personale; l) le sostituzioni d’ impiegati, a scopo di eco­ nomia, con altri di minor grado o avventizi ;

m) il cumulo di funzioni, sempre a scopo di economia ;

n) i l diniego di congedi regolamentari ; o) le cattive condizioni di alcuni dormitori per il personale viaggiante?

il questionario domanda pure informazioni sul sistema di cottimo, in quante e quali stazioni fu istituito, quanto personale si dim inuì in conseguen­ za, di quanto è cresciuto il lavoro per gli agenti rimasti nelle stazioni, come si ripartirono gli utili, se il sistema del cottimo è, nella pratica, apparso giovevole all’ andamento del servizio.

L ’ ultima domanda è la seguente :

« 50. È vero che siansi dal personale violati i regolamenti, nella difesa di ciò che era o credeva essere suo diritto ?

Ed è vero che siansi le Società opposte con in ­ giusti impedimenti ? «

Il riassunto che diamo del questionario della Com­ missione d’ inchiesta dimostra che la questione del personale si collega a quella del pubblico servizio. La Commissione ha creduto pertanto in certo qual modo di sconfinare dai lim iti assegnatile dal decreto che la nominò, aggiungendo domande di carattere giuridico, economico ed amministrativo, e cercando ì’ influenza della questione del personale ferroviario sull’andamento del servizio.

Rivista Economica

II Commercio degli agrumi In Amburgo — / debiti pubblici europei — L’amnistia in materia di finanza.

II Commercio degli agrumi in Amburgo. — Dalla casa Ph. Astheimer et Solin di Amburgo è stata pubblicata una statistica sul commercio degli agrumi in Amburgo nella campagna 1895-96.

Da essa apparisce che anche nella passata sta­ gione l’ importazione degli agrumi dall’ Italia sia degli aranci che dei limoni è aumentata considerevolmente, raggiungendo una cifra non mai avuta. E questo apparisce dal seguente prospetto :

Campagna Italia i ___ , Spagna Anno Aranci Limoni Aranci

18 8 6 -8 7 727825 43, 631 147,726 1 8 8 7 -8 8 42,821 40,583 144, 994 188S-89 83,765 46,409 166,598 1 8 8 9 -9 0 83,938 43,289 213,748 18 90-91 88,665 43, 791 153,112 18 9 1 -9 2 133,149 66,098 216,297 1 8 9 2 -9 3 124,815 79, 721 133, 369 1 8 9 3 -9 4 139,457 87, 907 196,087 1 8 9 4 -9 5 323,819 95,251 26,355 18 9 5 -9 6 381,744 139,858 30,285

In proporzione con la stagione precedente furono importate in più :

D all’ Italia : 57. 915 casse aranci

Id. 44,607 » limoni

Dalla Spagna : 3,930 » aranci Il commercio degli agrumi, come si rileva da que­ sta tabella è cresciuto di anno in anno d’ importanza e particolarmente per gli aranci anderà sempre aumentando, fino a quando, dice quella relazione non sarà concluso il trattato di commercio con la Spagna. Un aumento di 100 mila casse si sarebbe avuto già nella stagione scorsa, se la produzione in Sicilia non fosse stata scarsa e se le grosse spe­ dizioni non fossero per conseguenza cessate alla se­ conda metà di marzo.

Il commercio degli aranci ha avuto nella testé passata stagione un andamento straordinariamente favorevole, come non lo si era avuto da lungo tempo. Fatta eccezione pel mese di gennaio, che come si sa per esperienza, quasi sempre e su tutti i mer cati, si fa segnalare per la domanda debole e per i prezzi bassi, furono ottenuti durante la stagione intera prezzi molto soddisfacenti, che da aprile fino alla chiusura della campagna raggiunsero un’altezza che raramente si era vista.

Questa minor domanda fu causata in parte dal fatto che gli arrivi in seguito alla scarsa produzione cessarono troppo presto e in parte dal fatto che es­ sendo stato l’ inverno straordinariamente mite gli affari poterono procedere immolestati, seguendo il loro corso regolare senza che ci fosse interruzione alcuna per momentanea che fosse.

Quanto a ll’avvenire 1’ unico fatto che si teme è che possa essere concluso un trattato di commercio fra la Germania e la Spagna. Tuttavia gli esporta­ tori di agrumi spagnuoli dovrebbero lottare con la concorrenza delle frutta italiane che in questi ultimi tempi si sono acquistate il dominio in Germania, e con la superiorità delle qualità stesse, essendo gli aranci italiani di gran lunga migliori, e più resistenti di quelli spagnuoli.

Quanto al regime doganale alcune settimane fa venne abolita la tariffa differenziale del 50 per cento che gravava sui prodotti spagnuoli alla loro intro­ duzione in Germania. Nondimeno la differenza del dazio doganale in favore dei prodotti italiani è sem­ pre molto rilevante, giacché mentre per gli agrumi spagnuoli si pagano marchi 12 per ogni 100 chi­ logrammi, il dazio per gli agrumi italiani è di soli 4 marchi per la stessa quantità. Con questa sensi­ bile differenza doganale che vi è fra i prodotti agru­ mari spagnuoli e quelli italiani, la importazione dei primi è quasi resa impossibile.

Quanto ai limoni la eampagna scorsa fu infelicis­ sima. Le ragioni di questo fatto sono da ricercarsi però nel luogo di produzione e nella qualità delle frutta, che lasciò sempre a desiderare. Il commercio ebbe | a soffrire di molto a causa dalle grandi quantità di merce del tutto inferiore non resistente, quasi senza valore, che inondò non solo il mercato di Amburgo, ma tutti i mercati ; si capisce ciliarmente che anche i prezzi per le qualità buone ne dovettero essere in conseguenza danneggiati.

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082 L ’ E C O N O M I S T A

25 ottobre 1896

spinga inconsciamente gli Stati al fallimento. Esam i­ nando i vari debiti pubblici cbe gravano sul bilancio degli Stati europei, raramente si trova che il dovere di ammortizzare sia messo in pratica, e quasi sempre avvieno che sotto la forza di necessità crescenti, i debiti pubblici ammontano e ingrandiscono senza potere arrestarli.

L ’ ultima esposizione finanziaria fatta da M. Na­ varro Reverter, ministro delle finanze della Spagna, contiene un quadro, che indica la popolazione dei principali Stati di Europa, l’ ammontare del loro de­ bito e il rapporto che esiste fra l’ ammontare di ciascun debito e il numero degli abitanti di ogni paese.

Crediamo opportuno riportare quel quadro dal quale resulta quanto rilevanti sieno i debiti degli Stati europei :

Proporzione Ammontare del per abitante Stati Popolazione debito — B u lg a ria ... 3,309,816 218,000,000 65,86 D a n im a rc a ... 2,299,564 255,121,538 110,89 R u ssia... 88, 906, 921 14,318,058,399 161,34 R om ania... 5,038,342 1,182,916,707 234,78 G erm ania--- 49,428,470 14,580,000,000 204, 99 Austria Ungh. 41,384,956 12,933,000,000 312,50 G recia ... 2,187,208 730,979,175 334,20 S p a g n a ... 17, 365,632 5,941, 459, 300 338, 24 B e lg io ... 6,262,272 2,169, 730,204 316, 47 Inghilterra . . . 38,779,031 16,117,000,000 338,24 Ita lia ... 30, 724,897 12, 900,000, OuO 415, 61 Olanda... 4,732,911 2,292,687,515 484,40 F ra n cia ... 38,343, 192 25,979,033,200 677, 54 P o rto g a llo .. . . 4, 708,178 3, 741,950,626 ' 794, 13 Questo prospetto, che è formato con gradazione ascendente, comincia con la Bulgaria, che ha un debito di fr. 65,86 per abitante, e termina col Por­ togallo, cbe lo ha di fr. 794,13 per abitante.

E dal medesimo se ne può trarre la convinzione cbe la razza latina è la più proclive a contrarre de­ biti delle altre razze che costituiscono la popolazione europea. Infatti la Francia, l’ Italia, la Spagna e il Portogallo tengono i posti più elevati nella scala ascendente dei debiti pubblici europei.

Inoltre se ne potrebbe anche inferire che gli Stati ove il sistema rappresentativo è più largo sono mag­ giormente indebitali di quelli, nei quali ìa forma rap- prerentativa è più ristretta, ovvero che son retti, come la Russia, da governi assoluti.

L’amnistia in materia di finanza. — Pubbli­ chiamo i due decreti in data 23 ottobre relativi al­ l ’ amnistia finanziaria.

l . °

Art. 1. — Sono condonate le pene pecuniarie In­ corse e non pagate alla pubblicazione del presente Decreto :

a) per le contravvenzioni in materia di tasse di registro previste dagli articoli 103, 104, 105 (penul­ timo comma), 106, 107, 110, 113, 115, 116, 117, 118, 147 della legge 13 settembre 1874, numero 2076, e dagli articoli 3, 4 e 6 della legge 14 luglio 1887,

n. 4702; & ’

b) _ per le contravvenzioni relative ai repertori

prescritti in materia di tasse sulle assicurazioni m a­ rittime, e sui contratti vitalizi, dagli articoli 7, 8, 9 e 25 della legge 26 gennaio 1896, numero 44 ;

. c) per le contravvenzioni in materia di tasse sulle assicurazioni diverve dalle marittime, previste dagli articoli 19 e 22 della detta legge 26 gennaio 1896 e per quelle altresì previste dall’articolo 20 della stessa legge, concernenti il registro dei premi e ia conser­

vazione delle polizze originali e delle quietanze ivi indicate.

Per ottenere il condono occorre che, entro tre mesi dalla pubblicazione del presente Decreto, sieno pa­ gate le tasse tuttora dovute, con l’adempimento, in quanto sia possibile, delle formalità prescritte.

Art. 2. — Sono condonate le sopratasse incorse e non pagate alla pubblicazione del presente deci'eto, prescritte dagli articoli 1 e 4 della legge 23 giu­ gno 1873, n. 1444 (serie 2.a) per smesse o inesatte dichiarazioni delle imposte dirette.

Art. 3. — Sono condonate ie pene pecuniarie in­ corse e non pagate alla pubblicazione del presente decreto, previste dalla legge 11 agosto 1870, n. 5784, allegato G , per omissione o ritardo nella esecuzione delle volture censuarie, e per omissione di denunzia degli atti traslativi d’immobili.

2 o

Art. 1. — Sono condonate le pene pecuniarie in­ corse, e non pagate alla pubblicazione del presente Decreto :

a) per le contravvenzioni in materia di tasse di bollo regolate dal titolo V i l i della legge 13 settem­ bre 1874, n. 2077 ;

b) per le contravvenzioni alle leggi sul bollo delle carte da giuoco :

e) per le contravvenzioni alle leggi sulla tassa di bollo dei contratti di borsa ;

d) per le contravvenzioni alle leggi relative alla tassa sulle cencessioni governative e sugli atti e provvedimenti amministrativi.

Per ottenere il condono occorre che entro tre mesi dalla pubblicazione del presente decreto siano pa­ gate le tasse tuttora dovute, con l’adempimento, in quanto sia possibile, delle formalità prescritte.

Art. 2. — Sono condonate le pene pecuniarie in­ corse e non pagate alla pubblicazione del presente decreto per contravvenzione all’art. 7 della legge 23 giugno 1873; n. 1444 (serie 2a) relativa alle omesse 0 inesatte dichiarazioni delle imposte dirette; all’ar­ ticolo 69 della legge 24 agosto 1877, n. 4021 (serie 2") per l ’imposta sui redditi della R. M.; agli articoli 13 e 14 del relativo regolamento 3 novembre 1894, nu­ mero 493, nonché agli articoli 24 e 32 della legge I o marzo 1886, n. 3682 (serie terza) pel riordina­ mento dell’ imposta fondiaria.

Art. 3. — Sono condonate le pene pecuniarie e non pagate alla pubblicazione del presente decreto'

a) per le contravvenzioni previste e punite dagli articoli 81, 83, 88, 89, 90, 91 e 125 (1. e 2. comma) della legge doganale;

b) per le contravvenzioni agli articoli 12 e 23 della legge sugli spiriti 30 gennaio 1896;

c) per le contravvenzioni alla legge sul lotto, purché le pene applicabili od applicate non eccedano le L. 300, e non trattisi di recidive;

d) per le contravvenzioni alle leggi sulle priva­ tive dello Stato, riguardanti i sali e tabacchi, esclusi 1 casi di contrabbando, purché la pena applicabile od applicata non ecceda le L. 100 e non trattisi di recidivi ;

e) per le contravvenzioni alla legge 14 luglio 1891 n. 682 per le polveri piriche ed altri prodotti esplo­ denti ;

/ ) per le contravvenzioni all’ art. 10 della legge 8 agosto 1895, n. 486, allegato E, sulla tassa per la fabbricazione dei fiammiferi ;

a) per le contravvenzioni all’ art, 8 della legge 8 agosto 1865, n. 446, allegato F , riguardante la tassa sul gas-luce, e sulla energia elettrica.

(11)

11 movimento della navigazione nel 1895

Dall’ ufficio centrale di revisione e statistica presso la Direzione Generale delle Gabelle è stato pubbli­ cato il movimento della navigazione verificatosi nei porti italiani durante il 1895.

Il movimento totale di bastimenti sia a vapore che a vela, tanto di navigazione internazionale che di cabotaggio nei porti italiani, è rappresentato per gli ultimi due anni dalle cifre seguenti :

Numero Tonnellate delle navi di stazza di merce

1894 .229,180 57,253,604 13,639,930

1895 213,196 55,689,819 14,452,363

Diff. sul 1895 — 15,194 — 1,563,785 + 812,433

Se dunque minore fu il numero delle navi en­ trate ed uscite nei nostri porti durante il 1895 in confronto dell’ anno prima, ciò non risultò a detri­ mento del commercio, verificandosi come si vede un aumento nelle merci imbarcate e sbarcate.

Dividendo ora le cifre complessive, abbiamo che queste navi erano nel

a vapore

numero stazza merci

1894 78,529 51,069,903 1895 74,345 49,585, 785 Diff. pel 1895 — 4,1 84 - 1,484,118 9,580,420 10,271,670 + 691,250 a vela 1894 150,651 6,183,701 4,059,511 1895 139,641 6,104,034 4,180,688 Diff. pel 1895 — 11,010 — 79,667 + 121,177

Le navi a vapore inoltre trasportarono nel 1895 un numero di 911,646 passeggieri, dei quali 424,600 in arrivo e 487,046 in partenza dai nostri porti.

La navigazione internazionale nel 1895 è rappre­ sentata da 15,821 piroscafi di 15,410,948 tonn. e da 17,696 velieri di 1,418,520 tonn.; la navigazione di cabotaggio da 60,524 piroscafi di tonn. 34,174,857 e 121,945 velieri di 4,685,514 tonnellate.

Vediamo ora come questa navigazione si ripartisce per bandiere.

Bandiere

Navigazione a vapore

Tonnellate

Numero Stazza Merci V iaggiai.

i t a l i a n a 55,882 29,789,492 2,931,499 753,736 a u s t r i a c a 5,346 4,085,198 574,590 46,404 b e l g a 243 260,983 72, 775 3 b u l g a r a 1 542 715 » d a n e s e 223 168,726 36,901 149 e l le n ic a 653 633,385 446,136 268 f r a n c e s e 817 519,786 68,091 45,156 g e r m a n ic a i n g l e s e 1,241 2,094,914 294, 786 37,185 8,354 10, 784,312 5,342,371 28,211 m o n t e n e g r in a 3 891 775 » n e e r la n d e s e 509 485,222 53,281 1,854 n o r v e g i a n a 855 585,876 365,945 244 o t t o m a n a 18 17, 744 15,311 2» r u s s a 8 5,008 3,241 » s p a g n u o l a 155 127, 760 54,682 444 s v e d e s e 37 25,946 10,576 » T otale 74,345 49,585, 785 10,271,675 911,654 Bandiere Navigazione a vela Tonnellate di Numero Stazza Merce Italiana Austriaca Chilena Danese Ellenica Francese Germanica Inglese Montenegrina Neerlandese Nord-Americana Norvegese Ottomana Russa Siamese Spagnuola Svedese Tunisina Totale 136,687 1,377 3 32 485 39 9 463 63 3 11 75 229 11 4 93 16 41 139,641 5,761,460 3,968,860 100, 432 72,708 1,738 2,430 5,502 2,477 100,566 74,366 5,518 2,508 7,286 5,337 73,855 48,270 4,195 2,218 457 200 10,626 9,066 37,089 26,814 12,727 7,948 4,804 3,583 1,288 1,994 12,561 5,115 7,727 8,075 1,203 719 6,104,034 4,1807688 In queste cifre è compresa tanto la navigazione internazionale quanto quella di cabotaggio.

Ci sembra in questo momento di uno speciale in­ teresse vedere di quali elementi si componga il ca­ botaggio nei nostri porti, e a tale effetto riportiamo semplicemente il numero delle navi tanto a vapore che a vela che nel 1895 fecero operazioni di ca­ botaggio nel regno, distinte per bandiere :

Navi a vaporo Navi a vela Bandiere numero tonnellaggio numero tonnellaggio italiana austriaca belga danese greca tedesca inglese montenegrina olandese norvegese turca russa spagnuola svedese 47.856 21,776,023 121 ,203 2, 895,998 767 544,006 119 13,991 57 63,300 » » 57 44, 959 5 667 118 113,592 16 12,540 192 276,014 » 14,553 1,463 1,738,603 73 237 » 5> 4 117 63 42,611 1 8,844 295 162,474 15 624 2 2, 131 15 624 4 2,960 » » 12 8,859 9 949 8 6,109 3 1,020 Totale 50,894 24,781,641 121,493 4,643,218

Come si vede e come è noto, la bandiera fran­ cese è ora totalmente esclusa dal nostro cabotaggio, che del resto è ben poco battuto da navi estere.

Per concludere le cifre del 1895 non si scostano dalla media dell’ ultimo decennio.

Si nota però che diminuisce ogni anno il numero delle navi, ed aumenta la stazza, ciò che dimostra il crescente predominio delle grandi costruzioni in ferro ed acciaio, a preferenza delia vela e dei ba­ stimenti in legno, fatalmente destinati a scomparire.

La produzione dei foraggi pratensi in Italia

Il Ministero di agricoltura e commercio ha recen­ temente pubblicato le notizie relative alla produzione delle leguminose ed altre piante pratensi e delle radici e dei tuberi da foraggio nell’ anno agrario 1894-95 in Italia. Eccone il riassunto :

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