L’ECONOMISTA
G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E
SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI P R IV A TI
Anno X - Voi. XIY
D om enica 30 Settem bre 1883
N . 491
IL iHQIlEUIO BELLE BUCHE 01 EM0IE
Il problema bancario, dicevamo in un recenle ar ticolo ') presenta nelle attuali condizioni del nostro paese un triplice aspetto : 1° stabilire sul corso legale; 2° ordinare i rapporti tra le Banche di emissione; 3° togliere gli imbarazzi dell’ attuale circolozione mo netaria.Sul primo argomento abbiamo detto qualche cosa nell’ ultimo numero de\\’Economista, concludendo che la proroga del corso legale dei biglietti è resa ne cessaria dall’attuale condizione della circolazione, ed anzi aggiungendo che ci pare insufficiente il termine di un anno, quale, crediamo sia nel pensiero del M inistro delle Finanze di proporre al Parlamento. Discorrendo poi delle modalità che dovrebbero ac compagnare il corso legale, notammo come sia im possibile una proroga pura e semplice, ma come in vece debba assolutamente essere accompagnata da provvedimenti tali che tolgano quegli imbarazzi da cui, in molte regioni d’ Balia, il commercio è aggra vato, causa la territorialità limitata del corso legale dei biglietti della maggior parte degli Istituti di emissione.
Giacché noi siamo d’ avviso che se lo Stato ob bliga i cittadini a ricevere i biglietti degli Istituti, è dovere dello Stato di fare in modo che tali biglietti abbiano un’ eguale potenzialità legale di acquisto in tutti i punti del regno. E perciò concludevamo che la proroga del corso legale deve essere accompa gnata da tali provvedimenti che rendano i biglietti
di tutti i sei Istituti di emissione a corso legale in tutto il regno. Senza di ciò rimarrebbe sempre il fatto ingiusto ed anticostituzionale che alcuni citta dini sarebbero obbligati a concedere la loro fiducia a due, a tre, a quattro Istituti, ed altri cittadini ad uno solo ; e che alcuni cittadini sarebbero obbligati a ricevere biglietti che hanno potenza di acquisto solo in un limitalo territorio, mentre altri cittadini non avrebbero questo danno. A raggiunger questo scopo sollecitamente abbiamo preposto che si autoriz zassero le Tesorerie del Re gno a ricevere i biglietti di tutti i sei Istituti. Non sccnoschmo però che questa mi sura, sebbene, a nostro credere, potrebbe riuscire effi cace, avrebbe pelò un carattere di urgenza e di transito rietà e demanderebbe di essere sostituita da più validi e più definitivi provvedimenti. E questi provvedi
menti validi e definitivi si rendono tanto più neces- *)
*) Vedi 1’ Economista numero 488.
sari inquantocbè urge regolare anche ¡ rapporti tra le Banche di emissione, rapporti che la leggo del 1874 ha così male determinati e così inefficacemente sta biliti.
Vediamo adunque quali sieno le riforme che più urgentemente, si rendono necessarie alla nostra le gislazione bancaria. Sebbene in precedenti articoli, anche recenti, abbiamo esposti alcuni concetti, ci piace ritornare espressamente su ll’ argemento an che perchè ci compiaciamo di sapere che i criteri generali ai quali si informerà il Governo per ordi nare i rapporti Ira le Banche di emissione, non sono gran fatto lontani dai principi che difendemmo in queste colonne.
Innanzi tutto omettiamo ogni discussione sulla parte sostanziale del problema bancario; quello cioè che riguarda la unicità o la pluralità delle Banche. Più volte dimostrammo come in Italia tutto conduca alla Banca unica, meno la politica parlamentare, la quale, non polendo avere la libertà delle Banche, si accontenta dell’ ombra della libertà, battezzandola col nome di pluralità. Comunque, noi crediamo che la forza delle cose la vincerà sui pregiudizi e sulle esigenze della politica, e che in un avvenire non lontano avremo la Banca unica. Però intanto conviene rendere la le gislazione adatta alla pluralità; cioè al sistema in cui il privilegio della emissione a corso legale, che inFran- cia ed in Inghilterra è accordato rdla sola Banca Nazio nale, in Italia va diviso fra sei Istituti. Se non che, ben compresero i legislatori nostri che tale divisione del pri vilegio poteva portare gravissimi inconvenienti alla cir colazione, quando non fossero stabilite norme tali che astrattamente dessero al biglietto i caratteri essenziali della unicità; — perciò la legge 1874 aveva accordato 3 mesi di tempo ai sei Istituti di emissione per con cretare delle convenzioni di scambio reciproco dei loro biglietti, ed aveva fatto obbligo al Governo di determi nare esso stesso con apposito regolamento le modalità per tale scambio, se nel termine anzi detto di tre mesi gli Istituti non vi avessero provveduto.
buon numero i suoi stabilimenti, le altre Banche, o non escono dalla regione o dalla provincia in cui funzionano, come il Banco di Sicilia , la Banca di Toscana di credito, la Banca Romana , od appena ora allargano la loro giurisdizione come *la Banca Nazionale Toscana. Tuttavia ben si comprende cbe a raggiungere lo scopo di un largo dominio ter ritoriale del biglietto non occorre già che ogni Isti tuto abbia tante sedi o succursali quante sono le pro- vincie. Y i sono centri massimi come M ilano, Torino, Genova, Bologna, Napoli, ecc., i quali dominano il mercato, e se in quei centri ogni Istituto avesse succursali, i suoi biglietti circolerebbero in tutta o quasi la rispettiva regione. Il pubblico di Pavia non avrebbe difficoltà di tenere in circolazione i biglietti della Banca Nazionale Toscana cbe avesse la sua sede a Milano, poiché ha mille occasioni di rim an darli al luogo della sede, e così via. E quando si aggiunga d ie il Banco di Napoli ha già sedi in F i renze, M ilano, Roma, Venezia e Torino e cbe la Banca Toscana ha già cominciato ad uscire dalla regione aprendo una sede a Bologna, si vede che non occorrono grandi sforzi ad ottenere i risultati do mandati. Bene avvisa qu in d i, a nostro credere, il Ministro se ha in animo, come sappiamo, di pro
porre una modificazione alla legge 1874 nel senso cbe le Banche non sieno più obbligate ad avere una sede o succursale in ogni provincia dove vogliono godere del corso legale ai loro biglietti, ma soltanto imponendo loro di aprire 15 o 20 succursali nei principali centri. La condizione economica presente dell’ Italia è tale che evidentemente basta designare come centri : Torino, Milano, Genova, Venezia Bo logna, Firenze, Rom a, B a ri, Palermo, Messina e qualche altra località importante per mettere ciascun Istituto in rapporto diretto con tutto il Regno.
Posto questo primo punto, succede l ’altro logica mente : quello di obbligare le Banche alla riscon trata dei loro biglietti. Ogni Istituto cioè, sia obbligato a ricevere in tutti i suoi stabilimenti i biglietti di tutte le altre cinque Banche, salvo di ottenerne il cambio con altrettanti propri o con moneta metallica m e diante le norme da fissarsi.
In pari tempo, data la diramazione degli Istituti di emissione nei principali centri d’ Italia , stabilito il modo della riscontrata scambievole dei biglietti tra gli Istituti, può essere proclamato il corso legale per tutto il regno di tutte le sei specie di biglietti, e le Tesorerie possono facilitare la circolazione ricevendo indifferentemente qualunque biglietto in pagamento dei loro crediti.
Se non che, a riordinare le nostre Banche di emis sione rimane sempre un’ altro punto importantissimo, cbe può avere decisiva influenza sulla circolazione, ed è la diversa potenza effettiva di ciascun Istituto. Infatti bisogna pur preoccuparsi del fatto che il totale capitale delle nostre Banche raggiunge la cifra di L . 251,750,000; ma cbe di questi 251 milioni.
la Banca Nazionale del Regno il 60 °/0 il Banco di Napoli . . . il 19 » la Banca Nazionale Toscana. I’ 8 » » Ro ma n a . . . . il 6 » il Banco di Sicilia . . . il 5 » la Banca Toscana di Credito il 2 » Questa enorme sproporzione lascia dubbio cbe i provvedimenti sopraccennati conducano ad un so lido ordinamento delle Banche, e che anzi, aumen
tando il numero dei mercati nei quali possono eser citare la loro concorrenza, più facile risulti ai più forti vìncere, schiacciare e rendere impotenti quelli che sono deboli. Però se non si vuole la Banca unica, ma soltanto la pluralità delle Banche, la legge deve sorreggere gli Istituti minori ed impedire cbe quelli maggiori abbiano ad esercitare una funzione schiac ciante. Ora, se sarebbe ridicolo il proposito di ob bligare le Banche più grandi a rim piccolirsi per avvicinarsi alle minori, può essere provvida una di sposizioue cbe permetta a queste di ingrandirsi. E nel progetto che il Ministro sta elaborando sappiamo appunto cbe è contemplata la facoltà alle Banche di aumentare il loro capitale.
Però non dobbiamo nasconderci cbe questa può essere un’ arma a doppio taglio. Se la facoltà di au mentare il capitale è concessa a tutte le sei banche, ove anche le maggiori ne profittassero, è evidente cbe non si raggiungerebbe lo scopo. Tutta la abilità quindi del Governo sta nel persuadere le banche maggiori, diciamo più francamente la Banca Nazionale del Regno, a lasciar crescere intorno a se quegli degli attuali Istituti che hanno maggior vigoria. Vorrà la Banca Nazionale sottomettersi a ciò ? — Non lo sappiamo, come non pretendiamo neppure di sapere in qual modo il Governo cercherà di ottenere tale abnegazione da parte di un Istituto potente e così fortemente organizzato. Forse sarebbe un mezzo e f ficace quello di determinare un limite massimo di capitale a cui gli Istituti potessero giungere; in tal modo i maggiori troverebbero presto una barriera nella legge. Ma per quanto difficile e delicata si presenti tale questione, tuttavia riteniamo cbe questa non sarà una difficoltà in modo assoluto insuperabile, La Banca Nazionale del Regno è troppo distante dalle altre e la sua situazione è troppo solida perchè abbia te mere veramente di essere sopraffatta. Egli è ben vero che un aumento di forza nelle Banche minori non tornerà che a danno della maggiore, poiché lo svi luppo economico del paese è troppo lento in para gone di questo eventuale allargarsi degli Istituti e quindi non potrà alimentarlo ; ma è anche evidente che in molte provincia ed in molte regioni la Banca Nazionale d’ Italia ha l’ assoluto ed incontrastato do minio degli affari e quindi non può, per ora e per molto tempo, temere che un altro Istituto le usurpi il campo oltre une certa misura. V i può esser luogo adunque ad una leale concorrenza nella quale la Banca Nazionale potrà usare dei mezzi di cui dispone per mantenersi, le altre dovrebbero usare di straordi nari espedienti per introdursi.
D ’altronde, quante delle Banche minori sarebbero in caso di trovare con facilità un aumento di ca pitale ? — Non possiamo qui analizzare la situazione di ciascuna Banca, ma è chiaro che alcune dovrebbero addirittura trasformarsi prima di poter allargare di tanto la propria funzione. — Nel mentre adunque non ci nascondiamo le difficoltà di ottenere, mediante la facoltà accordata alle Banche di aumentare il capitale, [’equilibrio tra le loro singole forze, vediamo anche che la cosa è possibile e ci auguriamo che trovi un completo trionfo la nota abilità del Ministro.
la facoltà di emissione ed i! corso legale, può anche oh- ¡ Migarle ad alcune condizioni; che se a queste'con dizioni le Banche non potessero o vedessero sottomet tersi, bisognerà che possano rinunciare al privilegio della emissione e del corso legale, senza però cadere nell’altropericolo quello di procurare la propria rovina. — E sta appunto nel concetto del Ministro di cercare di evitare questo danno; la legge accorderebbe alle Ban-
i
che la facoltà di cedersi il diritto di emissione. Così, o lo Banche vogliono acquistare tutte una posizione abba stanza solida e vasta da togliere la regionalità al loro biglietto, ed in tal caso tanto meglio, avremo sei Banche che tra loro si disputeranno il mercato, combattendo a forze pressoché eguali; o vogliono rimanere in una cerchia limitata di operazioni, ed allora hanno mezzo di non perdere gran che col diritto di emissione, poiché potranno cederlo mediante un correspeltivo sufficiente.Non pretendiamo certo, in un argomento come questo, nel quale le previsioni sono tanto difficili, di dare un giudizio sugli effetti elio possono produrre i simili provvedimenti ; ma non esitiamo ad affermare che ci si presentano molto omogenei, logiei, e suffragati da buone ragioni. Queste riforme, che possono parere modeste, hanno però in sé stesse il germe di una nuova situazione delle Banche, e quindi di im pos sibile non lontano e completo ordinamento razionale.
Ricapitolando adunque, a quanto crediamo di sa pere,!i punti principali della riforma sarebbero:
1. * Proroga del corso legale per un anno.
2. ° Facoltà alle Banche di aumentare il loro capitale.
3. ° Facoltà alle Banche di cedersi il diritto di emissione.
4 ° Obbligo di aprire stabilimenti in quindici o venti centri principali designati.
S.° Obbligo di scambiarsi reciprocamente i b i glietti con norme da stabilirsi.
6°. Le Tesorerie autorizzate a ricevere i b i glietti di tutte le Banche.
7.° Il corso legale a tutti i biglietti in tutto il Regno.
L ’ on. Magliani è uomo che offre troppe garanzie per autorizzore il timore che non riesca anche in questa intrapresa veramente difficile e delicata.
FERROVIE E FINANZE
I giornali vanno affermando che l’ on. Genala ha avuti parecchi colloqui col Presidente del Consiglio dei Ministri e con I’ on. M a g lia n i, e che vennero concordate le basi del progetto di appalto dell’eser cizio ferroviario. Siamo dolenti di non poter dare ai nostri lettori notizie precise su ll’ importante argomento, e neppure di poter dire se tali conferenze sulla questione abbiano veramente avuto luogo. — Sola - mente ci piace notare che il Ministro dei Lavori Pub blici, distratto per non breve tempo, dallo cure a cui dovette sobbarcarsi, causa il disastro di Casamicciola, non ha avuto che poche settimane a propria dispo sizione per affrontare il gran problema. Ed abbiamo troppa fede nel retto e coscienzioso animo dell’oii. Ge nala per credere che egli abbia potuto in così ri- ristretto periodo di tempo completare quegli studi
che sono necessari ad una simile soluzione. E g li è ben vero che l’ on. Genala si è già occupato altre volte della questione ferroviaria , ma è facile com prendere quale diverso compito ora gli stia dinanzi, sia per le mutate circostanze, sia per il nuovo punto di vista nel quale egli è collocato ad esaminare la
la cosa.
Comunque se fosse vero che il Presidente del Con siglio ed i Ministri dei Lavori pubblici e delle F i nanze hanno determinate le basi di un progetto per I’ esercizio privalo delle ferrovie, noi non potremo che goderne e desiderare che queste basi sieno tali non solo da incontrare ¡’approvazione della Camera, ma anche da dare un assetto definitivo ad un ramo così importante del pubblico servizio. E tanto più grande, in questo caso sarebbe la nostra compia cenza udendo che anche l’on. Magliani è intervenuto a discutere quelle basi ed a dar loro la sua appro vazione.
Infatti in Italia, come testé in Francia, il problema delle ferrovie si presenta anche sotto l’aspetto finan ziario, e quest’ ultimo quasi si impone così da ren dersi parallello per importanza all’ intrinseca questione. L ’on. Magliani in questi giorni ha prese tutte le d i sposizioni necessarie per la definitiva abolizione della tassa sul macinato col -Io gennaio p. v. Se qualcuno nutriva ancora qualche dubbio —- dubbio per nulla giustificato — sulle intenzioni del Governo a questo riguardo, ora svanisce completamente. Sarebbe in fatti insana cosa il pensare ad una nuova discus sione su quella imposta, e peggio ancora a far pres sione sul Parlamento perchè ritorni sulle delibe razioni già prese. Non è questo il momento di osservare se non fosse stato meglio conservare ancora per qual che anno la imposta sul macinato ; ma è sempre opportuno soggiungere che, una volta votata la legge, bisogna eseguirla ; tanto più se, come lo provano le situazioni del Tesoro, il nostro bilancio va con tinuamente migliorando e dando manifesti segni del- l ’accrescersi della ricchezza nazionale.
Egli è certo però che il bilancio 1884, appunto per questa forte sottrazione che gli vien fatta, man cherà di una sufficente elasticità, cioè raggiungerà nominativamente il pareggio, ma al prezzò di sten tate economie sulle spese, scontando la speranza che nessun evento neanche di piccola mole venga a di sturbarne l’ equilibrio, e spingendo con qualche rigore la riscossione delle imposte.
In tale stato di cose il Ministro delle Finanze deve assolutamente paventare che al suo collega dei L a vori Pubblici non riesca di concretare e far ap provare un progetto di legge sull’ esercizio privato delle ferrovie. E ciò non tanto per il fatto in sé stesso, quanto per non poter liberare il bilancio dal grave peso delle nuove costruzioni, il quale può di ventare veramente insopportabile.
Si sa che la legge del 1874 ha stanziata una somma annua di 60 milioni per la costruzione dei nuovi tron chi. Ma si sa anche che all’atto pratico i preventivi delle spese furono trovati tanto al disotto del vero che al cune linee, ora già costruite, vennero a costare il triplo della previsione. Il Ministro delle Finanze quindi deve essere pieno di vivissimo desiderio che l’ono revole Genala vinca nella prova a cui si è accinto; senza di che temiamo assai che il nostro bilancio possa raggiungere una condizione abbastanza solida.
domanderanno al bilancio. Fra le altre accenniamo a quella dei Comuni, ai quali bisognerà pure d ie l’ on. Maglioni finalmente rivolga il pensiero. Ma è possibile risolvere in qualunque modo il problema delle travagliate finanze comunali, senza che lo Stato tocchi ai propri cespiti di rendita? No evidenti mente. Sebbene da un più razionale ordinamento del nostro sistema tributario qualche cosa di utile si possa ri cavare, non sarà mai sufficiente a sanare le piaghe d i e insanguinano i bilanci annuali, piaghe in gian parte causate dall’egoismo prima, dalla indifferenza poi dello Stato. Diciamo dell’ egoismo perchè curando solo la propria salvezza, gettò una parte non indif ferente dei pesi da cui era schiaccialo sulle ammi nistrazioni locali, togliendo loro in pari tempo dei mezzi; e della indifferenza, perchè quando, mercè tali provvedimenti, acquistò una sufficiente solidità, lo Stato, non pensò a reintegrare quello che aveva spostalo o rovesciato, ma attese per proprio conto a percorrere la sua via, senza curarsi dei morti e dei
feriti, che aveva qua e là seminali.
Ma se quanto più viene procrastinata, tanto più inesorabile si imporrà la questione dei Comuni, quale potrà essere 1’ .azione dello Stato, se il suo bilancio per molti e m olli anni fosse imbarazzato dalle co struzioni ferroviarie? E peggio ancoia quando que ste costruzioni rappresentino una incognita spaven tosa per il tempo e per la somma che costano ?
È chiaro quindi che anche da questo lato una conclusione domina fra tutte; quella di far voto per chè l’ on. fienaia riesca al più presto nel suo intento di appaltare l’esercizio delle ferrovie e le nuove co struzioni. — Senza di ciò arriveremo troppo presto a farlo per forza, come avvenne in Francia.
PROBLEMI COMPLESSI
A l nostro tempo si fa un gran discorrere di p ro blemi sociali, dando la preferenza a quelli che forse meglio si potrebbero indicare col nome di questione operaia. Comunque sia, noi siamo ben lontani dal biasimare questo interesse col quale uomini di Stato e pensatori si rivolgono allo studio di tali questioni, sia che li muova il timore di più o meno prossimo .agitazioni , sia elio li inspiri il solo disinteressalo amore del bene.
Se non che pare a noi che non si rifletta abba stanza che i problemi sociali sono complessi, mollo
complessi, e che a risolverli non bastano i precetti di una sola scienza o dell’arte di Stato. Il difetto che lamentiamo si manifesta in modo evidente a l
lorché si tratta di discutere intorno alla sorte dei lavoratori.
In generale si suole trattare l’argomento dal punto di vista economico, e non saremo noi che ne met teremo in dubbio la importanza, non solo grandis sima, ma addirittura preponderante. Ma anche da questo punto di vista si esagera in un senso o in un altro. Si esagera da parie di coloro, i quali af fermano che basterebbe applicare largamente i ptin- cipii della libertà economica perchè lutti i mali spa rissero come le tempeste del more al virgiliano
quos e;;o. Diciamo che si esagera, perchè non si tien conto della legge naturale che presiede allo sviluppo degli esseri organizzati e quindi anche di
questa povera razza umana, legge che il Malthus, calunniato filantropo, studiò ed espose e che rimane vera nel fondo, malgrado certe tinte un po’ troppo cupe. Vera nel fondo, perchè è pur d’uopo ricor darsi che altro è ¡1 movente che spinge gli uomini ad aumentare la produzione delle merci, altro quello che lo spinge a moltiplicarsi. Là sforzo, fatica, spesa; qui un istinto naturale, tanto più prepotente in chi non ha la distrazione o il compenso dello studio, della fama, degli onori. Ma si esagera anche da parte di quelli che chiameremmo volen lieii Mallhusiani puri, i quali . dovrebbero riflettere che certi ordina menti sociali riposano su monopoli artificiali, e che il monopolio artificiale è sempre una ingiustizia che si risolve in un danno. Oggi un operaio che serve lo Stato o una Società a cui lo Stato medesimo ha concesso il privilegio esclusivo di esercitare una tal quale industria, vien messo sul lastrico. Se esso non sa far altro che quello che ha fatto fino a llo ra , e la legge glielo vieta, egli ha il diritto di risentirsi. Poiché la Società, e per essa lo Stato, ha bene n u l- l’altro obbligo all’ infuori di quello di garantire ai cittadini la integrità della vita e degli averi e il r i spetto degli obblighi liberamente contralti, ma ha a l tresì lo stretto dovere di non porre ostacolo disorla al libero sviluppo dell’ attività umano.
E si torna a quello che abbiamo detto, che cioè i problemi sociali sono molto complessi. Prendiamo un esempio. Chi potrebbe sostenere sul serio che l’ ordinamento artificiale della proprietà territoriale, in Inghilterra non sia una delle cause della miseria che la travaglia ? Si condanna la tassa dei p o v e ri, che la nazione britannica paga fin dai tempi della regina Elisabetta, e sta bene in principio. Ma non è essa forse, a parte ogni giudizio sulla bontà di quella imposta , una conseguenza di quell’ ordina mento assurdo e quasi un compenso alle classi escluse dal privilegio riserbato ai pochi ? Una mi gliore e più equa ripartizione della ricchezza non potrebbe non aver la sua influenza sulle condizioni delle classi più numerose, onde apparisce io stretto nesso che i problemi economici hanno colla legi slazione. Il che non significa bensì al solito d ie la legge basti a risolverli , come mostrano credere i fautori della cosiddetta legislazione sociale.
Ciò clie apparisce più chiaro agli ocelli di tulli si è il legamo che passa fra l’economia nazionale e la finanza, e. questo s'intende perchè è difficile po lare il pollo senza farlo stridere. Ma quello di cui non si suole tener corto è il rapporto, secondo noi strettissimo, che corre fra le condizioni economiche di un paese e la sua amministrazione. Sembrerà forse un’esagerazione la nostra, ma noi siamo d’ opi nione che si ha torto a non preoccuparsi minima mente d’ indagare l’ influenza che l’ordinamento del l’amministrazione può esercitare sulla soluzione dei problemi economici e sociali.
fari si trattino nei vari dicasteri in un modo o in un altro — che il prefetto abbia attribuzioni mag giori o minori — che la tutela dei comuni avvenga in questa o quella forma e ci sia o non ci sia, e via discorrendo? Tutte questioni interessanti senza dubbio ma... non Me locus. Eppure per chi ben con sideri, l’ amministrazione è lo strumento del governo e male si navigherebbe negli oceani colle più belle e perfette navi del mondo senza instrumenti precisi per assicurarne la direzione. Uno Statuto fonda- mentale è una grande e bella cosa, è un patto so lenne fra Governo e Nazione, o che sia proprio scritto in una carta o che risulti, per cosi dire, da una tradizione continuata, ma non basta di per sè stesso al retto andamento della pubblica cosa dove lo strumento di governo, governo che consiste prin cipalmente nella esecuzione della legge, non co rri sponda ai principii che formano la base di quello Statuto. In Francia, a modo di esempio, si muta rono i nomi senza che mutassero le cose — e con più o meno libere istituzioni politiche si mantenne un’ordinamento amministrativo creato a scopo di dispotismo rivoluzionario prima, cesareo poi, che fa 10 stesso. E dappertutto dove si faccia così, si andrà necessariamente incontro ad un accentramento am ministrativo, il quale, a parte i rischi d’ indole po litica, a parte cioè il facilitare le rivoluz'oni e i colpi di Stato, porterà ad esagerare in tutto la in gerenza dello Stato.
Chi scrive queste linee avrà in breve occasione di svolgere più largamente il suo concetto. Intanto, ci piace osservare che quando lino le cose più mi nute si vogliono decidere al centro— quando, come pur troppo è anche da noi, la responsabilità di mero nome non ha la possibilità di abbracciare con un colpo d’ occhio l’andamento del ramo di ammini strazione che dirige — quando la burocrazia irre sponsabile la e disfa — quando avviene tutto que sto, diciamo, è certo, è fatale che la tendenza ad esagerare l’ intervento dello Stato diventi ogni giorno più grande e che si finisca col credere che basti il suo intervento per risolvere con un tratto di penna i più faticosi problemi.
Se invece si operasse quel saggio decentramento elle consiste nel lasciare alle località di governare i propri interessi senza vincoli soverchi, eccetto quelli che riguardano il ricorso al potere centrale, 11 rispetto alle leggi dello Stato, i lim ili nella fa coltà di imporre — se oltre a riforme, chiarite in dispensabili dalla esperienza, si stabilisse seriamente ed efficacemente la responsabilità dei pubblici fun zionari, per modo che ognuno avesse a rispondere del fatto suo — allora I’ abitudine maggiore della libertà nel popolo e la coscienza dei propri obblighi del Governo concorrerebbero a far si che privati e Stalo comprendessero meglio quale sia la loro le gittima sfera d’azione.
Ü c’inganniamo, o non è senza interesse il con siderare la possibilità di una migliore soluzione dei problemi economici e sociali, partendo da questo punto di vista così trascurato.
LE CAM ERE DI COMMERCIO A L L ’ ESTERO
L ’ idea d’istituire Camere di commercio all’estero, nelle città nelle quali il commercio italiano è più importante non è nuova; il Governo l ’ ebbe fino dal 1875 e ne propose fin da quell’ epoca lo studio al Consiglio superiore del commercio e dell’ indu stria. Fu da esso nominata una commissione a que st’ effetto, composta del comm. Ellena, comm. Mal vano, e on. Boselli, la quale non si riunì mai, e non fece per conseguenza gli studi le che erano commessi. In Italia il dir male delle commissioni è divenuto un luogo comune; per farlo cessare, bisognerebbe dimostrare d ie da queste nomine di commissione ne viene un resultato buono, e sia pure anche me diocre ; ma fino a che i resultati di esse resteranno, come sono ora con pochissime eccezioni, sempre n u lli, sarà sempre lecito ai giornali il criticarle; è perciò che constatiamo che se l ’ idea delle Camere di commercio a ll’ estero è tuttavia per l ’ Italia un desiderio, la colpa è tutta della Commissione nom i nata a studiarne la attuazione.
E se alcuno .si meravigliasse che persone come quelle che formavano la Commissione abbiano po tuto cadere in una ignavia che durò quasi dieci anni, ne può cercare le ragioni nella bellissima relazione che una di esse, il coinm. Ellena, (quello a cui dovrà il paese se le Camere di commercio all’estero avranno vita) ha fatto al Consiglio di commercio il 27 aprile 1885. Quella proposta comecché buona e gio vevole al nostro sviluppo commerciale, urtò contro a preoc mpazioni burocratiche, e dovette soggiacervi; fu detto esser pericoloso l ’istituire rappresentanze d’inte ressi commerciali accanto al Console; essere a temere un dualismo, così nello studio delle condizioni econo miche, come nel modo miglioro da tenersi per pro muovere le industrie nazionali; perciò esser meglio sospendere e studiare di nuovo la questione ; cioè mettervi una pietra sopra e non pensarvi più.
Ma a vincere le riluttanze del capo dei consolati al Ministero degli affari esteri Comm. Peiroleri, venne l’ esempio delle altre nazioni, e la questione ritornò, malgrado tutti, sul tappeto ; l’ idea, nostra in origine, ma addormentata nella culla burocratica, fu raccolta dagli inglesi che istituirono in Parigi una Camera di commercio inglese, la quale rese immensi servìgi; fu messa in pratica su più larga scala dalla Francia che ne istituì a Lim a, a Nuova Orleans, e recente mente a Montevideo; ora ne progetta altre a Valpa raíso, Buenos-Aires, N uova-York, Cairo, Costan tinopoli, Alessandria d’ Egitto.
ad altri fini ; esse debbono tenersi in rapporti fre quenti e diretti col Governo, coi consoli, colle Ca mere di commercio nazionali, e colle altre rappre sentanze economiche. La circolare stessa stabilisce poi che in via di esperimento se ne istituisca intanto una in Alessandria d’ Egitto ove 1’ autorità consolare Ita già dimostrato di esser persuasa della sua utilità, e ebbe sollecitudini a promuoverla.
L ’ on. Ellena però, come dimostra nella sua rela zione, le vorrebbe anche più operose. Esse dovreb bero assistere i consoli nello studio di tutte quelle questioni che anno attinenza stretta con l’ incremento del commercio e la prosperità delle industrie nazio nali; le vorrebbe vedere sostituirsi ai consoli in quella parte del servizio che consiste nelle relazioni cou tutti coloro che ad essi si rivolgono per notizie e consi gli, per la qual parte i consolati d’altronde lamen tano che il servizio riesce loro troppo gravoso; vor rebbe che a queste, piuttosto che al ministero degli esteri, i consoli attingessero quelle informazioni di cui hanno bisogno, sia per avvalorare le loro cogni zioni, sia per rassicurare la loro coscienza quando si tratti di intraprendere la difesa degli interessi nazionali.
E se è dato argomentare dagli elogi che l’ on. re latore fa delle Camere di commercio francesi al l’ estero, e trarne argomento che egli desideri che altrettanto facciano le nostre quando saranno fondate, vediamo dalla relazione che esse sono suscettibili di altri utili uffici e principalmente di formare t r i bunali arbitrali per la conciliazione delle vertenze commerciali; di intervenire presso le autorità del luogo per le'strade ferrate, per le linee di naviga zione, per tutte le questioni di tariffe, di trasporti, ed altre di simigliarne natura, di ricercare i mezzi per sviluppare il commercio nel paese ove sono istituite; difenderne i diritti; pubblicare infine bol lettini commerciali che dieno sicure informazioni del commmercio e delle produzioni del paese stesso.
L ’ on. Ellena non teme affatto quel dualismo tra le Camere di commercio all’ estero e i consoli, che formò lo spauracchio della burocrazia italiana, anzi dall’ esempio della Francia, così gelosa delle prero gative della sua rappresentanza diplomatica e conso lare, trae argomento a ritenere vano il timore di qualsiasi conflitto.
Tuttavia nel porread effetto la proposta dell’ istitu zione di queste Camere di commercio, si presentarono problemi da risolvere, e primo di tutti se esse deb bano avere carattere libero o interamente ufficiale. Venne accettato che esse debbano aver carattere libero per lasciarle il più possibile indipendenti, e anche per non impegnare soverchiamente la respon sabilità del paese nella riuscita di questa istituzione. Il modo di scelta dei componenti dette pur luogo a dubbio se dovessero essi esser di nomina conso lare od elettivi; quest’ ultimo modo trionfò per essere più armonico coll’ ordinamento delle Camere di com mercio nazionali, e per aver in esse un sodalizio più indipendente.
La questione delle spese dette luogo pure a d i scussione; il M inistero del commercio, dotato di un bilancio ristretto, non poteva largheggiare in aiuti, e fu deciso di domandare il concorso delle Camere di commercio nazionali; non tutte corrisposero a questo invito con generosità, a salvo quelle di Roma e dj Genova che stanziarono L . 5000, le altre s’ iscris sero per somme assolutamente derisorie.
Comunque, l’ istituzione è, si può dire, in buona via di attuarsi, e se pure al principio non ne avremo che una in Alessandria d’ Egitto, è da augurarsi che presto, come si fa sperare, ne sorgano altre in A m e rica, e specialmente quelle già proposte di N u o va- Y o rk e Montevideo.
E sarebbe da consigliare di non attendere per la istituzione di queste altre due, il resultato di quella di Alessandria ; i generi di commercio, le leggi, le consuetudini di questi tre paesi sono assolutamente diverse, e non vi sarebbe da trarre argomento in confutabile della poca utilità di queste, solo dall’ avere quella di Alessandria dato scarsi resultati; anzi a fare più completa la prova, sarebbe forse meglio tentare contemporaneamente le tre istituzioni, e ve dere in tutte tre i resultati, correggendone i difetti e gli inconvenienti colla scorta di tre diverse espe rienze, fatte sopra commerci fra di loro differenti.
R ivista Bibliografica
Bergeret Gastón. — Les ressources fiscales de la France. — Paris, A. Quantin, 1883.
Nella Bìbliothèque parlementaire diretta dal Sig. E. Pierre viene pubblicato questo interessante volume del Sig. Bergeret, nel quale l’ Autore esamina la con dizione reale delle imposte in Francia. Diamo un breve riassunto del concetto generale del libro. L ’A u tore non accetta la comune divisione delle imposte nelle due classi dirette ed indirette; « le contribu zioni dirette, egli dice, dovrebbero essere quelle che sono direttamente pagate al fisco dal contribuente designato a sopportarle definitivamente ; e le indi rette quelle che sono riscosse dal fisco sui contri buenti in modo che questi ne rimandino il peso ad altri ».Ma osserva prima di tutto che se anche tale d i stinzione può esser fatta, non offre alcun utile insegna mento; ed in secondo luogo che riesce q.>asi sempre impossibile sapere chi sopporterà definitivamente tale peso, poiché le questioni che si riferiscono alla in cidenza ed alla ripercussione della imposta sono im mensamente complicate e delicate e « se si può af fermare in tesi generale che l’imposta tende, pel proprio peso, a ripartirsi attravesso mille giri e mille com binazioni in relazione alle facoltà di ciascuno, è te merario il dire che la tale imposta sia sopportata da questi e la tal altra da quegli. »
L ’ Autore propone quindi la divisione delle imposte in tre grandi categorie : l’ imposta in natura, che com prende le requisizioni, il servizio militare e la pre stazione di trasporti ; — l’ imposta pecuniaria , che comprende l’ imposta sul capitale corrispondente al registro ed al bollo , l’ imposta sulla rendita corri spondente alle dirette, e l’ imposta sui consumi cor rispondente alle indirette; — finalmente l’ imposta di dominio, che comprende i benefici dei monopoli le rendite demaniali propriamente dette, e la maggior parte dei prodotti diversi del bilancio.
stadio delle condizioni delle rendite fiscali francesi l’ Autore viene ad una conclusione molto ottimista, ma, bisogna avvertirlo, abbastanza giustificata dalle premesse. Egli riconosce che vi sono delle utili r i forme da compiere e dei miglioramenti da introdurre, ma aggiunge che « l’insieme delle istituzioni fiscali francesi, frutto di una lunga esperienza e di un la voro perseverante di molti uomini distinti e di qual che uomo di genio, si presenta già sotto un aspetto favorevole. Quando si pensa che il fisco, per sod disfare ai bisogni che continuamente risorgono, deve attingere a tutte le fonti deila ricchezza, deve toccare tutti gli interessi e domandare la sua parte di tutti i benefici, si può meravigliarsi che riesca a prele vare annualmente sulle rendite private delle somme tanto considerevoli senza suscitare malcontento mag giore. » E conclude : « bisogna senza dubbio render onore all’abilità dei governi, ma bisogna anche feli citarsi di appartenere ad un paese fortunato, dove, grazie ai favori del clim a, alla ricchezza del suolo ed all’attività laboriosa degli abitanti, l’ imposta rende sempre di più di quello che le si domanda. »
E se questa conclusione sente un poco di retto- rica, in gran parte però essa è vera, e l’ Autore ha fatto opera importante svelando con tanto acume e con tante particolarità queste sorgenti inesauribili alle quali attinge il bilancio del suo paese.
Auguriamoci che in tempo non molto lontano si possa dire altrettanto dell’ Italia, ma frattanto che si maturano i nostri destini economici, auguriamoci che i nostri studiosi dedichino all’ argomento delle im poste una cura così encomievole come quella che vi ita applicata il nostro Autore.
Prof. A. J. DeJo h a n n is.
N otizie. — L ’Unione Tipografica editrice di To rino ha pubblicato il sesto fascicolo della Biblioteca
di Scienze Politiche, che arriva fino al X V I capi tolo dell’ opera di Erskine May, La Democrazia in
Europa.
— La stessa Casa ha pure pubblicato la 27a d i spensa ( I 5 a del secondo volume) d d Digesto Ita
liano (enciclopedia metodica e alfabetica di legisla zione, dottrina e giurisprudenza) nella quale è continuato l’ articolo del professore Pasquale Fiore
Agenti diplomatici e sono trattati i seguenti temi : — Estrateritorialità degli agenti diplomatici (otto paragrafi); — della condizione delle persone ap partenenti al seguito dell’ agente diplomatico ; — Dei diritti degli agenti diplomatici nei terzi S ta li; — Fine della missione diplomatica ; — Forme delle negoziazioni diplomatiche; — 1 plenipotenziari e i trattati internazionali ; — Della vera missione della diplomazia.
— Il Ministro di Agricoltura, Industria e Com mercio negli Annali di agricoltura, pubblica una relazione sui concorsi internazionali di macchine agrarie, riguardo alle macchine seminatrici.
— Ed in un altro volume degli stessi Annali lo stesso Ministero pubblica la statistica dei depositi go vernativi di macchine agrarie.
SOCIETÀ DI ECONOMIA POLITICA DI PARIGI
{Seduta del 5 settembre)
Il soggetto scelto per la discussione fu il seguente:
Quali vantaggi risentirebbe il commercio in F ra n cia e in Inghilterra dall' apertura di un tunnel sottomarinoì
Simonin comincia col fare una storia di tutti i progetti che ebbero per scopo l’ esecuzione di un tunnel sotto la Manica. La prima idea nacque nel 1802. Sotto il Consolato un ingegnere francese Mathieu propose di scavare sotto lo stretto due gallerie di cui una doveva servire per il prosciugamento, e, l’ altra per il passaggio degli uomini, o delle merci per mezzo di veicoli tirati da cavalli. Un altro fran cese Thomè de Gamond ingegnere civile consacrò trentasei anni della sua vita, dal 1855 al 1869 a cer care un mezzo di passaggio sotto il Passo di Calais. Un tunnel metallico immerso fatto con tubi incastrati gli uni entro gli altri come i tubi di un telescopio. ÌJn ponte di pietra sullo stretto, una specie di barca flottante, un istmo creato artificialmente da Calais Douvres, finalmente un vero tunnel sottomarino, tali furono i diversi progetti che vennero successivamente studiati da Thomè de Gamond. Per il tunnel sotto marino aveva previsto una spesa di 180 milioni di fr. e la durata totale dei lavori a 10 anni con una la r ghezza di 9 metri, e un’altezza di 7. Esso sperava i ¡cavare dall’ esercizio del tunnel una ventina di mi lioni di franchi. Nel 1867 l’ ingegnere inglese Low che aveva ideato il taglio di due tunnels sottomarini, che si dovevano ventilare a vicenda, andò a Parigi per interessare l’ imperatore al suo progetto e nel 1869 John Hawkskaw, una delle illustrazioni scentitìche dell'Inghilterra, andò ugualmente a Parigi per pro porre al governo francese l’ apertura in comune di un tunnel sottomarino, ma la guerra del 1870 ar restò le trattative che erano a buon punto. Nel 1875 le trattative furono riprese fra Michele Cbevalier rap presentante il governo francese, e fra Kaw kskaw e Richard Groswenor rappresentanti inglesi. Nel 1874 il Parlamento autorizzò la Compagnia del Tunnel sotto la Manica, Channel Tunnel Company a intra prendere i lavori, e nel 1875 una legge dell’ A s semblea nazionale concedeva alla Association du
chemin de fe r sous-marin entre la France et XAn- gleterre il diritto di aprire una via ferrata sotto il passo di Calais. Dopo aver parlato delle condizioni geologiche del terreno da perforarsi Simonin, espone lo stato dei lavori fino al momento in cui furono sospesi in Inghilterra dietro ordine della Corte di
Chancery e al seguito dell’ opposizione fatta dal Board
avuto una lunghezza di 48 chilometri , compresi i sedici sulla spiaggia, metà per parte. Dal lato della Francia la galleria sottomarina diSangatte aveva rag giunto la lunghezza di 1840 metri allorché i lavori furono sospesi nel marzo di quest’anno, ed erano ai- irosi stali scavati due pozzi della profondità di 86 metri. Con una doppia macchina perforatrice che avesse la vorato dai due lati, l'impresa sarebbe stata compiuta in tre anni, e sarebbe costata 75 milioni di franchi. Considerando il traforo sottomarino dal punto di vista economico e politico, Simonin dice che mai opera più utile all’ umanità sarebbe stata tentata. Sarebbe stata anzitutto un opera di civilizzazione e di pace, di fratellanza internazionale, cbe avrebbe stretto per sempre i vincoli di amicizia e di simpatia fra la Francia e l'Inghilterra. Per ciò che riguarda i trasporti, il tunnel avrebbe singolarmente aumentato la facilità, l ’ economia, la rapidità e la sicurezza delle comuni-? nazioni. Non più trasbordi, non più assicurazioni. S i sarebbe guadagnata un’ora per il trasporto dei viaggiatori, e due per quello delle merci. L ’oratore poi passa ad esporre che secondo i calcoli fatti da alcuni industriali si sarebbe conseguita un economia di 25 a 26 fr. per tonnellata. Per ciò che riguarda la capacità del tunnel, venne valutata a 6 milioni di passeggieri all’anno e per le merci a un milione e mezzo di tonnellata. La velocità fu determinata fra 65 e 72 chiI., all’ora por i treni di viaggiatori e da 35 a 58 per i treni merci. Ciascun treno di viaggiatori avrebbe potuto trascinare 12 carrozze con 400 passeggieri, e ciascun treno di merci 20 vagoni con 100 tonnellate. L ’ oratore termina il suo discorso deplorando cbe l’ In ghilterra, persistendo nel concetto che la sua supre mazia politica e sociale derivi unicamente dalla sua posizione insulare, abbia posto il suo veto ad una delle più splendide e umanitarie intraprese del secolo.
Say senza aver l ’intenzione di intraprendere una discussione tecnica su certi punti dell’esposizione di Simonin, tiene a dichiarare che gli ingegneri che si sono occupati in modo speciale del tùnnel sotto la Manica, avrebbero da fare più di una riserva sulle varie asserzioni ottimiste fatte dall’oratore.
Brelon ingegnere e direttore dei lavori intrapresi dall’Associazione francese del tunnel dà in proposito alcuni dettagli di interesse affatto pratico, special- mente sulle condizioni geologiche, mercè le quali le gallerie già perforale sulla riva inglese non sono state invase da filtrazioni.
Say riconduce la discussione sul terreno econo mico, esprimendo il desiderio di vedere esaminate specialmente le conseguenze probabili della creazione di questa nuova via fra la Francia e l’ Inghilterra. Egli pure, come Simonin, ammette che g l’inglesi op ponendosi a quest’opera, si sieno lasciati dominare da un sentimento irrellessivo, e da pregiudizi asso lutamente incomprensibili ai francesi.
Sartiaux espone alcune cifre statistiche per pre cisare meglio le indicazioni esposte da Simonin. Se condo i più recenti calcoli, egli dice, il commercio attuale dell’Inghilterra colle altre nazioni è calcolato a circa 18 m iliardi di franchi. Con un servizio ben regolato di treni e di tariffe, l ’oratore crede che più di 4 miliardi di merci e un miliardo circa di me talli preziosi, o di specie, prenderebbero la via del tunnel sottomarino. Quanto poi ai viaggiatori egli dice che nel 1882 attraversarono la Manica da circa 600 mila passeggieri, i quali secondo i calcoli da
esso fatti, raggiungerebbero la cifra di 800 mila se la galleria sottomarina esistesse.
Lavollée cerca di dare un idea della trasforma zione che arrecherebbe nell’attività degli scambi an glo-francesi l’ apertura della ferrovia sottomarina. Per la sua esperienza personale e mercè l’ osserva zione stessa dei fenomeni della circolazione in Pa rigi, egli è convinto cbe sopra o sotto la Manica, come da per lutto, lo stabilimento di nuovi mezzi di trasporto darà un vivo impulso allo sviluppo dei bisogni della circolazione, in proporzioni forse enor mi, e in ogni caso impreviste.
Mercier lasciando da parte, la questione com merciale si occupa delle relazioni in generale fra i cittadini dei due paesi, allorché il mare il — nastro d'argento — come lo chiamano gl’ inglesi sarà per così dire soppresso mercè la costruzione del tunnel, e la distanza virtuale allora fra P arigi e Londra sarà presso a poco quella fra Parigi ed Angers ov vero da Parigi a un punto qualunque fra Poithiers e Civrey. L e conseguenze di questo nuovo stato di cose sèeondo l’oratore sono incalcolabili e le intimità intellettuali cbe I’ Inghilterra legherà con le altre nazioni daranno una smentita a quel detto di Sba- kespeire — l’ Inghilterra è un nido di cigni in mezzo ad uno stagno.
Broch crede die il perforamento del tunnel sot tomarino presenterà più difficoltà di quello che si dice. Ma gli ostacoli, secondo esso, verranno meno dall’insufficienza delle risorse dell’arte dell’ingegnere e dalle condizioni materiali del lavoro che dall’ im barazzo per riunire i capitali necessari. Una volta però che l ’opera sia compiuta, egli pensa che darà vantaggi enormi e si vedrà il numero dei viaggiatori come quello delle merci trasportate fra i due paesi, svilupparsi rapidamente con grande vantaggio spe cialmente del piccolo commercio.
Molinari osserva che il popolo inglese si lascia facilmente trasportare dal panico, e rammenta che all’epoca della introduzione della navigazione a va pore l ’opinione pubblica accolse sfavorevolmente il progetto di stabilire un servizm regolare di battelli a vapore fra Douvres e Calais. Il progetto fu tut tavia messo in esecuzione, e il panico si calmò. Lo stesso, spera l ’oratore che avverrà per l’ apertura del tunnel. Esaminando la questione dal punto di vista delle relazioni da popolo a popolo, e degli interessi commerciali ed anche marittimi, l’ oratore costata che se, come è incontrastabile, il tunnel deve essere vantaggioso alle due nazioni, lo sarà pertanto molto più all’ Inghilterra, che alla Francia. Dapprima è ben certo che verranno dieci volte più inglesi in F ra n cia per mezzo del tunnel, che francesi in Inghilterra. Ma è soprattutto dal punto di vista del suo com mercio che l’ Inghilterra è interessata, e lo sarà sem pre più, al traforo del tunnel. Oggi, egli dice, la maggior parte delle materie prime che alimentano l’ industria europea come il cotone, la lana ecc. sono dirette sui porti inglesi, ove le attirano con la l i bertà del commercio, la facilità delle comunicazioni e l’ importanza del mercato ; ma questa specie di monopolio per gli approvvigionamenti delle industrie che fruisce l'Inghilterra non è invulnerabile, e già le nazioni continentali, si sforzano di toglierlo, mi gliorando i loro grandi porti di commercio. Il Belgio ha fatto spese considerevoli in Anversa, che è di venuta adesso il gran mercato delle lane; l ’ Olanda si sforza di sviluppare il commercio di deposito a Rotterdam e a Flessingue, la Germania fa lo stesso in Amburgo e a Brema, e la Francia a ll’Havre. Que sti tentativi di concorrenza ai porti di Londra, e Liverpool sono attualmente contrariati dalle dogane, che continuano a sminuzzare il commercio conti nentale, ma le dogane non sono eterne. Conclu dendo il suo discorso l’oratore dice che l’ unico mezzo che rimane all’Inghilterra per affrontare questa con correnza, sarà quello di sopprimere l ’ ostacolo che impedisce ad una balla di cotone sbarcata a L iv e r pool di essere trasportala direttamente senza tra sbordo da un battello ad un vagone, nei centri ma nifatturieri della Francia, del Belgio, della Svizzera, e della Germania.
Cieszhows&i opina che sarà difficile il vincere l’ o stinazione degli inglesi e considera ben lontana l’ e secuzione del tunnel. E g li non deplora questo re sultato, perchè dice di appartenere a coloro che pen sano che nell’interno della Francia vi sieno lavori da eseguire più urgenti, più utili, e soprattutto più lucrativi. L ’ oratore dichiara tuttavia di ammettere volentieri tutto quello che è stalo detto sulla ren dila probabile dei capitali che verrebbero impiegati nel tunnel sottomarino, ma non può fare a meno di richiamare l’ attenzione sulla sicurezza di quei capitali in un opera di cui si sono già indicati tutti i mezzi per distruggerla, prima ancora che sia nata.
Limousin è persuaso che l’ apertura di una strada ferrata sotto la Manica renderebbe indissolubile e definitiva l’ unione della Francia e dell’ Inghilterra. Per raggiungere questo scopo crede l’oratore che bisogna trionfare dell’opposizione sistematica di coloro che vivono appunto di questa mancanza di unione, e che hanno interesse a mantenere il malumore fra le due nazioni, i politici cioè e i giornalisti.
Worms tratta la questione dal punto ili vista le gale e dice che come il fondo del mare è libero, e
non appartiene ad alcuno; così la società francese potrebbe benissimo perforare la crosta sottomarina fino alla spiaggia inglese. Raggiunta questa, l ’ora tore dimanda se la società potrebbe essere impedita da una sentenza di tribunale, da una mozione del parlamento, e dall’ intervento stesso del governo.
Worms crede di no purché abbia acquistato le pro prietà del punto della spiaggia inglese, su cui do vrebbe shoccare il tunnel, essendo permesso per un
act del 1870 non solo agli inglesi ma anche agli stranieri di doventar proprietari del littorale. L ’ in tervento dei poteri pubblici secondo l’ oratore non sarebbe giustificato che nel caso di un pericolo im minente.
Say dopo aver riassunto la discussione dice che la questione del tunnel sottomarino anderà a dor mire per dei mesi, e forse per anni. E questa se condo l’ oratore, è una sventura non solo dal punto di vista economico, ma anche dal punto di vista politico.
Simonin rispondendo a W orms dice che la So cietà francese non potrebbe spingere il perforamento fino alla spiaggia inglese, inquantochè il dominio pubblico delle Gran Brettagna si estende fino a tre miglia sul mare a partire dalla linea delle acque più basse.
La seduta è sciolta.
LA SITUAZIONE DELLE BANCHE DI EMISSIONE
al 31 luglio 1833
Il Ministero d’ agricoltura e commercio ha pub blicato in questi giorni il ballettino delle situazioni mensili dei conti degli Istituti di emissione al 31 luglio 1883.
Esamineremo le cifre principali contenute in questa importante situazione, confrontandole altresì con quelle corrispondenti alla fine del precedente mese di giugno.
La parte attiva delle sei banche di emissione esi - stenti nel Regno, si riassume nelle seguenti cifre alla fine dei due mesi.
Luglio Giugno Cassa di riserva.. . . L. 391,114,003 397,052, 310 P ortafoglio... 385,409,798 413,217,422 Anticipazioni... 77,394,494 78,805,837 T ito li... 214,771,326 220,292,991 Crediti... 193,782,106 190,019,401 Sofferenze... 17,674,953 17,425,875 Depositi... 490,986,744 460,810,824 Partite v a r ie ... 115,931,985 120,902,922 T otale...L. 1,890,065,413 1,907,557,539 Spese del corr. eser. 6,613,825 10,590,189
Totale generale.. . . L . l , 896,679,230 1,918,147,777 Il movimento generale presenta nel mese di luglio in confronto del mese precedente una diminuzione di L . 21,468,348.
Diminuirono la cassa di riserva di L . 4,938,304, e il portafoglio di L . 32,807,320.
Luglio
Banca Nazionale.. . L. 234,829,719 Banco di N apoli... 64,339,208 Banca Naz. Toscana.. 28,217,872 Banca Bomana. ... 27,889,753 Banco di Sicilia... 23,540,216 Banca Toscana di cred. 7,593,016
Agosto 259,491,772 67,925,315 27,982,111 27,977,445 21,460,037 8,389,286 T ota le... L. 385,409,796 413,217,422
Diminuirono nel mese di luglio i portafogli della Banca Nazionale di L. 24, '>02,053 ; del Banco di Napoli di L. 5,586,107 ; della Banca Toscana di L . 761,259, della Banca Romana di L . 87,692 e della Banca Toscana di credito di L . 796,560. Aumentò solo il portafoglio del Banco ili Sicilia per l’ impor tare di L. 2,080,179.
Le anticipazioni presentano in complesso una d i minuzione di L. 1,411,545, e le sofferenze un au mento di L . 249,078. Nella cifra delle sofferenze del l’anno in corso sono comprese tutte le sofferenze della Banca Romana che ascendono a L . 2,925,978,62.
Un’ altro aumento si ebbe nei crediti che supe rarono quelli del giugno ili L . 5,762,702.
La parte passiva delle sei banche di emissione alla fine dei dne mesi in esame si riassume nelle cifre seguenti :
Luglio
Capit. e massa di risp. L. 363,596,909 Circolazione... . 751,875,144 Debiti a vista... 122,104,963 Debiti a sca d en za .... 105,565,396 Depositi... 490,986,744 Partite varie... 49,429,148 Giugno 362,927,642 764,026,019 144,527,741 96,139,287 460,840,821 65,070,117 Totale...L . l , 883,558,306 1,893,531,632 Rendite del corr. eserc. 13,120,932 24,616,145
Totale generale.. . L. 1,896,679,239 1,918,147,777
D a ll’ esame delle cifre parziali del mese di luglio resulta uua diminuzione di L . 12,150,875 nella c ir colazione dei biglietti di banca, e di L . 22,422,777 nei debiti a vista. Nei conti correnti fruttiferi e de positi a risparmio (debiti a scadenza) si ebbe invece un aumento di L . 9,565,108.
. G li sconti e le anticipazioni nel mese di luglio del l ’anno in corso sono indicate in un prospetto annesso alle situazioni. Ecco come si ripartivano queste ope razioni fra i vari istituti :
Sconti
Banca Nazionale...L. 123,417,284 Banco di N apoli... 28,937,076 Banca Nazion. Toscana. 9,487,489 Banca Romana... 12,006,548 Banco di Sicilia... 8,912,274 Banca Toscana di credito 2,683,833
T ota le.. . . L. 185,444,504 16,548,191 La circolazione complessiva delle Banche di emissio- neammontava alia fine di luglio a L . 1,545,540,108,50 e si ripartiva come appresso: biglietti già consorziali L. 791,664,964; biglietti degli Istituti di emissione L . 751,875,144,50. Nel mese di luglio in confronto del mese precedente la circolazione dei biglietti delie Banche è diminuita di L . 9,150,875,50.
Ecco adesso come alla fine dei due mesi si ripartiva la circolazione dei biglietti degli Istituti di emissione:
Anticipazioni 5,982,127 7,255,137 266,755 285,500 1,545,152 1.213,518 Luglio
Banca Naz. italiana L, 463,419,948 Banco di Napoli... 144,218,792 Banca Naz. Toscana.. 49,881,500 Banca Romana... 44,136,621 Banco di Sicilia... 35,640,663 Banca Tose, di Credito 14,557,620
T ota le.. . . L. 751,875,144 Giugno 471,413,463 147,676,083 51,930,650 44,018,086 34,117,566 14,870,170 764,026,019 Alla diminuzione di L . 12,150,875 che si riscon tra nel mese di luglio nella circolazione dei biglietti vi concorse la Banca Naz. italiana per L . 7,993,515; il Banco di Napoli per L. 3,457,291 e la Banca Na zionale Toscana per L. 2,051,150; la Banca Romana e la Banca Toscana di credito ebbero diminuzioni di poca importanza, e la circolazione del Banco di S i cilia aumentò di L . 1,543,097.
Non sarà adesso inopportuno il vedere il prezzo corrente delle Banche di emissione alla fine degli ultimi due mesi.
Luglio
Banca Nazionale italianaL. 2,183,50
» » Toscana 905,00 » R om ana... 1,000,00 » Toscana di credito 550,00 Giugno 2,266,50 900.00 1,000,00 550.00 Per apprezzare queste differenze aggiungeremo che le azioni della Ranca Nazionale italiana, della Banca Nazionale Toscana, e della Banca Romana hanno il valore nominale di mille lire, di cui L . 750 sono state Versate per la prima, L . 700 per la seconda, ed è stato versato l’ intero ammontare di L. 1000 per la terza, e che le azioni della Banca toscana di credito hanno il prezzo nominale di L . 500 con un versa mento di L . 250.
*
L A SOCIETÀ R E A L E DI ASSICURAZIONE
L a Società Reale d’ assicurazione a quota fissa contro i danni degl’ incendi e dello scoppio del gas- luce, del fulmine, e degli apparecchi a vapore fu stabilita in Torino, nel 1829. A lla fine del 1882 essa contava pertanto 53 anni di vita. Cogli elementi che ci ha fornito il Consiglio d’ amministrazione vogliamo riassumere il conto morale e finanziario del 1882 che è il suo cinquantatreesimo anno di esercizio.
A l 31 dicembre 1882 le proprietà assicurate, che erano rappresentate da 115,345 polizze di associati salivano a L. 2,354,195,050 colle quote corrispon denti per Tanno 1883 in L . 2,982,677,65.
Raffrontate queste cifre con quelle della chiu sura del bilancio del 1881, si trova in favore del l ’esercizio del 1882 un aumento netto conseguito di L . 114,451,771 sui valori delle proprietà assicurate e di L. 154,814,30 sopra le quote annue di assi curazione.
Le rendite in quote pagate dai soci nel 1882 com prese L ire 16,956,45 per arretrati sommarono a Lire 2,912,048, 85 ridotte nette di riassicurazioni a L . 2,596,904,08. Il conto soci debitori per saldo quote arretrate al 51 dicembre 1882 era di L . 61,035,35.
Lire. 2,096,189,93, e quella dei risarcimento sempre in corso alla fine dell’esercizio era preveduta in L. 103,000; in tutto L . 2,201,189,93, con una di- minnizione di !.. 220 mila, circa in confronto a quella del 1881 ; quale spesa dedotta la riassicurazione r i duce vasi a L. 1,713,754,31.
Le spese di correspettivi agli agenti, imposte e tasse, manutenzione di stabili; amministrazione so ciale eoe., ed altre relative furono noli’ insieme di L. 907,064,01 con un aumento di L. 79,913 su quelle del 1881, derivato per natura propria dallo sviluppo dede operazioni.
Dal confronto fra le rendite e le spese dell’esercizio ne conseguì una differenza attiva di L. 276,457,32, la quale considerata come effettivo risparmio del l ’anno 1882 fu distribuita ai soci in ragione del 10 0¡0 delle quote nette pagate in e per detto anno.
Esaminando adesso i cinque ultimi esercizi che andarono soggetti a vicende assai disparate e alle alternative naturali conseguenti dell’ indole aleatoria, si trova d ie il resultato definitivo risponde alla nor malità consuetudinaria derivata da un lungo periodo operativo, inquantoche se ne ricava che in confronto alle rendite sociali, la media dei risarcimenti annui liquidati nel quinquennio 1878-1882 ragguagliò ti 49,01 per cento, e la media del risparmio annuo il 15,86 0|0, tenuto calcolo del risarcimento in li quidazione. B questi resultati non si discostano da quelli che derivano dal cumulo dei 53 passati eser cizi. I sinistri denunciati nel 1882 furono n. 5119 dei quali 5088 vennero risarciti. Ventiquattro non furono risarciti e sette rimasero in liquidazione.
Dei 5088 sinistri risarciti 2151 non superarono le 100 lire; 598 versarono fra le 100 e le 300 lire, 153 fra 500 e mille; 316 da 1000 a 5000 ; 43 da 5000 a 10,000, e 11 fra le 10,000 e 20,000. Vennero risarciti inoltre dei sinistri di maggiore importanza rappresentati dalle seguenti cifre: L . 2 1.500, L. 52,000, L ire 53,120, L. 55,426,30 L. 171,733, e L . 184,993.
L ’ importare dei sinistri e accessori liquidati ascese a L. 2,096,189,93 di cui L . 941,376,55 vennero pa gate per danni risarciti in Piemonte; L. 630,322,75 nelle provincie Lombarde-Venete, e L . 504,363,63 nell’Italia Centrale,
CRONACA BELLE CAMBRÌ! DI »H E R C IO
Camera dì commercio di Bo'ogna. — Nella tor nata del 21 agosto dopo aver preso atto di varie comunicazioni, la Camera di Bologna procedè alla nomina della deputazione di Borsa. Prim a però di procedere allo scrutinio, il presidente interrogò la Ca mera, se credeva che la deputazione di borsa potesse formarsi dello stesse persone, che costituiscono la commissione di borsa della Camera, o se anche con altre, e poso in evidenza la diversità delle attribu zioni loro. Il consiglier Carpi fece considerare in pro posito essere appunto ufficio della commissione della Camera di proporre i regolamenti, le discipline e i provvedimenti che questa deve votare per tutto ciò che alla borsa si riferisce, mentre invece l’ ufficio della deputazione è quello di recare ad atto le deli berazioni di essa Camera, e corrispondere coi con correnti alla borsa. Osserva inoltre che giusta il regolamento, la deputazione è retta da un presidente
di sua elezione, mentre la commissione interna di borsa è presieduta dal presidente o vice-presidente della Camera. Conclude che le due commissioni non siano da comporsi integralmente con le stesse per sone. La Camera accogliè unanimemente tale opinione
Camera di commercio di Cremona. — Nella seduta del 5 settembre la rappresentanza commer ciale di Cremona deliberava quanto segue:
1° Alla domanda del Comizio agrario di Pia cenza chiedente l ’ appoggio della Camera per age volare la costituzione di un comitato promotore che propugni la costruzione della ferrovia G enova-Pia- cenza-Cremona, la Camera pur plaudendo a ll'in i ziativa in favore di una linea importante per necessità militari, ed esigenze commerciali, deliberò di astenersi pel momento di pronunciare il suo voto in proposito, e di attendere le decisioni della provincia di Genova, maggiormente interessata, non che le deliberazioni relative della rappresentanza provinciale, e dell’am ministrazione comunale di Cremona.
2° S u ll’ aliare dell’istituzione di Camere di com mercio all’ estero deliberò di stanziare nel bilancio camerale del 4884 la somma.di L. 100 a titolo di contributo per promuovere l ’ istituzione suindicata, esprimendo il voto che venga stabilita una di simili rappresentanze a Buenos Ayres come centro con cui il distretto camerale di Cremona ha maggiori e più diretti rapporti commerciali ed economici.
5° Deliberò di appoggiare presso il Governo e di interessare all’ uopo il Comune di Cremona e le Camere di commercio di Pavia e di Mantova, af finchè venga soddisfatta la. domanda fatta da un buon numero di cittadini per ottenere treni diretti sulle linee Cremona-Mantova e Cremona-Pavia.
4° Si associò alla rimostranza di alcuni com mercianti di Reggio—Em ilia tendente a fare adottare una tariffa unica, cho permetta al negoziante di be stiami di conoscere al punto di partenza sulle linee italiane la tassa, senza variare da linea a linea, e senza sottostare ad aumenti di spese da esso indipendenti — nonché ad accordare al negoziante bestiami la fa coltà di caricare in un vagone completo quel numero di capi che stimasse conveniente, bensì a suo r i schio, e pericolo come avviene in Francia, e come è concesso oggidì per la piccola velocità in Italia.
Camera di Commercio di Chiavenna. — Nella seduta del 9 Agosto la Camera di Cmnmercio di Chiavenna deliberò di aderire alla proposta di un congresso delle Camere di Commercio in Torino durante la prossima esposizione, confermando la sua precedente deliberazione del 2 ì Marzo p. p. Questa seconda deliberazione fu presa in seguito al voto espresso dalla Camera di Torino di farsi iniziatrice del proposto congresso, quando le fosse pervenuta l’annuenza di tutte le Camere, senza con ciò venire meno all’Impegno preso in occasione del congresso generale del 1875 In cui venne per acclamazione designata la città di Venezia come sede del futuro congresso.
Camera di commercio di Girgenli. — Nella riunione del 24 Luglio la Camera di Girgenti ap provava il seguente ordine del giorno.