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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.46 (1919) n.2370, 5 ottobre

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(1)

L'ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Direttore : M. J. de Johannis

Unno EVI - Voi L Firenze-Roma, 5 OttoUre 1919 j E

U V S ^ S J S r - 11.2370

Col fascicolo N. 2366 del 7 settembre u. s. venne inviata ai Sigg. Abbonati una copia del Testo ufficiale delle Dichiarazioni sulla situazione finanziaria fatta alla Camera dei Deputati nella seduta 10 luglio 1919 da S. E. Carlo Schanzer Ministro del Tesoro. Coloro che non l'avessero ricevuta sono pregati di reclamarla presso la nostra Amministrazione in Roma - 56, via Gregoriana.

1919

Il favore dei nostri lettori ci ha consentito di supe-rare la critica situazione fatta alla stampa periodica non quotidiana, dalla guerra, durante quattro anni, nei quali, senza interruzione e senza venir meno ai nostri impegni, abbiamo potuto continuare efficacemente il nostro com-pito. Il periodo di crisi non è ancora cessato nei riguardi delle imprese come le nostre; tuttavia sentiamo di poter proseguire più alacremente e di poter anzi promettere

no-tevoli'miglioramenti non appena la diminuzione dei costi ci consentirà margini oggi inibiti.

BIBLIOTECA DE " L' ECONOMISTA „ STUDI ECONOMICI FINANZIARI E STATISTICI

PUBBLICATI A CURA D E L L ' E C O N O M I S T A 1 ) F E L I C E VINCI

L'ELASTICITÀ' DEI CONSUMI

con le sue applicazioni a i consumi attuali e prebellici = L . 2 —

2) GAETANO ZINCALI

Di alcune esperienze metodologiche

tratte dalla prassi della statistica degli Zemstwo rossi

= L. 1 = 3 ) ALDO CONTENTO

Per una teoria induttiva dei dazi

sul grano e sulle farine

= L. 2 =

In v e n d i t a p r e s s o i p r i n c i p a l i l i b r a i - e d i t o r i e presso 1 A m m i n i s t r a z i o n e deli' E c o n o m i s t a — 56 Via Gregoriana R o m a .

S O M M A R I O :

PARTE ECONOMICA, Malcontento.

Cauzioni e salari (F. MEDA).

La libertà economica negata dal ministro Nltti (VINCENZO PORRI). Per una teoria induttiva dei dazi sul grano e sulle farine (A. CONTENTO). NOTE ECONOMICHE E FINANZIARIE.

Legislazione i n t e r n a z i o n a l e d e l l a v o r o alla C o n f e r e n z a d e l l a p a c e . — Debito vitalizio dello Stato al 30 g i u g n o 1919.

NOTIZIE - COMUNICATI - INFORMAZIONI.

L ' a s s i c u r a z i o n e obbligatoria c o n t r o le m a l a t t i e . — P e r le o p e r e p u b b l i c h e . — Superficie d e i t e r r i t o r i o u c r a i n o . — Costo della vita in Isvizzera. — L ' o p e r a n a z i o n a l e p e i c o m b a t t e n t i e la sua azione sociale e d agraria. — A v v e n i r e d e l c o m m e r c i o tedesco.

Situazioni Istituti d i Credito.

P A R T E E C O N O M I C A

Malcontento.

Non è da oggi che nel paese va accentuandosi un senso di pena e di disagiosi quale risale ad un dop-pio ordine di cause : le internazionali, e le interne. Alla agitazione nella quale è costantemente tenuto per l'insuccesso delle nostre richieste alla Conferenza di Parigi, si aggiunge la condizione interna che poco ap-paga, non solo le masse dei lavoratori, ma la popola-zione tutta, la quale si sente ogni giorno più priva di direttive e mancante di una meta sicura, cui rivol-gere i suoi sforzi e le sue attività.

Un notevole ristagno degli affari e delle operazioni finanziarie e commerciali va delineandosi, non sol-tanto a causa ^di una incerta visione della politica fiscale che sarà per essere adottata, della politica doganale, della politica finanziaria infine, ma altresì perchè si ha la sensazione che il Governo attuale, o meglio il suo Presidente, che ha ormai assunto tutto l'indirizzo della politica della nazione, non risponda alla fiducia della maggioranza del paese, e, non sia in grado di condurlo a quella resurrezione economica, più volte predicata, ma per la quale nulla è stato finora fatto.

Se rivolgiamo lo sguardo all'anno quasi che è tra-scorso della fine della guerra, noi troviamo che nulla di serio e di definitivamente utile è stato concluso a vantaggio del paese. Nel periodo del Ministero Or-lando, la politica estera ha assorbito ogni attività. All'avvento del Ministero Nitti, questi pareva volere con quattro colpi di bacchetta assestare tutto il cam-mino della nazione verso la più intensa produzione. Invece all'infuori della riforma alla legge elettorale e del voto alla donna, del rincaro del pane ed della tassa sul vino, all'abbandono ed alla ripresa della censura, nulla si è avuto del tanto vantato programma econo-mico. La b a r d a t u r a di guerra permane e l'incertezza sulla quale si è voluto e si vuole inconsideratamente tenere il paese nei riguardi della applicazione dei nuovi regimi fiscali e doganali, hanno aggravato quello stato di perplessità che era naturale esistesse dopo quattro anni di guerra, ma che era apparentemente nei propositi dell'on. Nitti di voler combattere anzi-ché peggiorare.

I comizi convocati pel mese prossimo, la attesa della convocazione della Camera e dei voti coi quali essa dovrà esprimere la sua fiducia o meno nel Go-verno, m a n t e r r a n n o la nazione per altri due mesi mesi nello stato di inoperosa aspettazione. T u t t o ciò è nocivo, è oltremodo pernicioso e aggrava sempre più le non liete condizioni, aumenta il malcontento che è sovente origine di moti giustificati.

(2)

324 L' ECONOMISTA 5 ottobre 1919 — N. 2370

Cauzioni e salarli.

Qualcuno mi ha chiesto la ragione di una mia r e cente proposta di legge (presentata più che altro « p e r memoria », per segnalare cioè la questione) colla quale chiedo che al n. 1 dell'art. 773 del Codice di com-mercio, sia sostituito il seguente:

« Il salario dovuto agli operai impiegati diretta-mente dal fallito, agli institori, ed ai commessi, e le cauzioni da essi rilasciate a garanzia del contratto di lavoro sono ammessi t r a i crediti privilegiati nello stesso grado del privilegio stabilito nell'art. 1956 del Codice civile p e r i salari dovuti alle persone di ser-vizio ».

Trattasi di una delle tante lacune per non dire dei tanti difetti del diritto positivo, che v a r r e b b e la pena di eliminare, se le n o s t r e p r o c e d u r e legislative non fossero — q u a n d o non si t r a t t i della guerra o di po-litica elettorale — così lente e faticose.

D u r a n t e la mia o r m a i non breve pratica profes-sionale, alcuni dolorosi casi mi h a n n o p e r m e s s o di constatare come nei fallimenti di aziende industriali accade talvolta che gli operai debbano p e r d e r e — o q u a n t o meno ricevere in moneta di fallimento — le l o r o cauzioni rilasciate p e r garanzia del c o n t r a t t o di lavoro, e di salari a r r e t r a t i oltre i 30 giorni prece-denti la dichiarazione del fallimento; e ciò p e r la lettera attuale dell'art. 773 n. 1 del Codice di com-mercio. Ora è questa una iniquità evidente.

Infatti q u a n t o alle cauzioni niun dubbio può sor-g e r e che si t r a t t i di deposito volontario fatto dasor-gli operai, e cioè di somme che l'assuntore non p u ò e deve coinvolgere nelle p r o p r i e attività, e ch'egli deve invece t e n e r e accantonate a disposizione dei deposi-tanti, sia p e r rifarsi su di esse delle loro inadem-pienze, sia, p e r r e s t i t u i r l e nel caso in cui o siano li-cenziati o si licenzino. Basta enunciare la questione in simili termini, per c o m p r e n d e r e come nessun as-segnamento p o t r e b b e r o mai onestamente fare gli altri c r e d i t o r i s o p r a un peculio che è e r i m a n e di perti-nenza esclusiva degli operai fino a declaratoria even-tuale che lo attribuisca all'assuntore depositario in r i s a r c i m e n t o di danni causatigli dagli operai. Ma se dinnanzi a simili considerazioni, la cauzione d o v r e b b e essere salvata anche di f r o n t e al t e n o r e della legge vigente, è c e r t o che questa costituisce un ostacolo quasi insormontabile p e r la difesa del salario arre-t r a arre-t o , a favore del quale non è sarre-tabiliarre-to che il privi-legio per l'ultimo mese.

•Se il legislatore ha così limitato il privilegio, ciò è evidentemente accaduto p e r c h è non poteva e non doveva razionalmente farsi l'ipotesi di operai che ri-mangono privi di salario, cioè degli alimenti, p e r un p e r i o d o eccedente il mese, data la consuetudine che l'operaio sia pagato a settimana, o t u t t o al più a quin-dicina: m e n t r e nel caso dei c o m m e s s i o dei dome-stici, i quali sogliono essere pagati mensilmente e p e r i quali, data la diversa condizione sociale, lo stipen-dio o il salario non ha s t r e t t o valore di alimento, la legge nel codice civile ha d e t e r m i n a t o un privilegio assai più esteso.

Ma q u a n d o capita, come è capitato, che un assun-t o r e p e r c o m o d o di cassa, in p e r i o d o per esempio di m o r a t o r i a , induce a r i t a r d a r e l'esenzione del saldo, dovrebbe d i r s i che si fa luogo ad una vera e p r o p r i a p r o r o g a , in v i r t ù della quale la p a r t e di salari non versata viene ad a c c u m u l a r s i col salario m a t u r a n d o : cosicché p o t r e b b e dirsi che in questa fattispecie gli o p e r a i non sono c r e d i t o r i di quote dei salari arre-trati, ma di un'unica s o m m a globale che ad essi si s a r e b b e dovuta pagare nell'ultimo mese venendo a f a r parte in tal modo del salario assistito da privi-legio. E r i t o r n a qui la considerazione già fatta a pro-posito della cauzione: le quote di salari t r a t t e n u t e n o n possono o n e s t a m e n t e costituire una attività del-l'assuntore a garanzia di t u t t e le sue obbligazioni; p e r o c c h é e n t r a n d o la m a n o d'opera come spese di esercizio nel bilancio di una azienda industriale, ben sanno i s o m m i n i s t r a t o r i ch'essi non possono e non

d e b b o n o fare assegnamento su eventuali r i t a r d i nel pagamento degli operai da p a r t e del loro debitore.

Queste considerazioni, p e r ò ripetesi.sono p u r t r o p p o resistite dalla lettera della legge a t t u a l e : vero è che se il t e m p o in cui la redazione del codice di com-m e r c i o è avvenuta non ha consentito al legislatore di p r e v e d e r e casi come questi, i quali sono conseguenza dell'ampio sviluppo industriale e delle maggiori diffi-coltà ch'esso ha i m p o r t a t o s p e t t e r e b b e al magistrato, che è l'espressione viva del diritto in moto, fare le applicazioni richieste da evidenti ragioni di ordine morale e sociale ; ma d'altra parte non si deve ne-gare che il m a g i s t r a t o può sentirsi onestamente esi-tante ad allargare le interpretazioni in m a t e r i a di pri-vilegio donde nasce la necessità di provvedimenti legislativi.

In principio del 1916, sottoposi la questione al Consiglio s u p e r i o r e del lavoro, e il Comitato perma-nente se ne occupò infatti con una certa larghezza nelle sue sessioni 90 (1916), 94 e 95 (1917).

Riferendo sulla m e m o r i a che io avevo allora for-mulata, l'on. Abbiate constatava: 1) che non è possi-bile dare alla legge una i n t e r p r e t a z i o n e diversa da quella c o r r e n t e , essendo d o t t r i n a e giurisprudenza unanimi in senso c o n t r a r i o ; 2) che si deve riconoscere la iniquità, nel senso latino, delle disposizioni vigenti; 3) che esiste quindi la necessità di modificare il co-dice di commercio, come è già stato fatto per i codici di altri paesi, nell'intento di tutelare i giusti inte-r e s s i degli opeinte-rai.

L'on. Saldini presidente osservava allora che si t r a t t a in fondo di una questione di alta moralità, e che non poteva esservi dubbio sul p a r e r e del Comi-tato p e r m a n e n t e ; si dava quindi incarico all'on. Ab-biate di f a r e una apposita relazione p e r il Consiglio s u p e r i o r e del lavoro accompagnata da uno schema di disposizioni da i n t r o d u r s i nel Codice di com-m e r c i o .

Nella successiva sessione il relatore i n f o r m ò che lo studio u l t e r i o r e della materia lo aveva persuaso non t r a t t a r s i di cosa così semplice almeno p e r q u a n t o r i g u a r d a la tutela delle cauzioni. In F r a n c i a si è in p r o p o s i t o sentito il bisogno di una legge apposita (2 aprile 1914), la quale fa obbligo agli industriali ed ai c o m m e r c i a n t i di depositare le cauzioni degli operai e degli impiegati presso le Casse o r d i n a r i e di risparmio se si t r a t t a di s o m m e non s u p e r i o r i a 1500 f r a n -chi, alla Cassa depositi se le cauzioni siano superiori ai 1500 f r a n c h i o siano costituite da titoli al porta-t o r e : le s o m m e deposiporta-taporta-te non si confondono così col p a t r i m o n i o dell'assuntore d ' o p e r a ; e anzi non sono intestate a lui, bensì all'operaio o all'impiegato, di esclusiva spettanza del quale r i m a n g o n o col vincolo p e r ò della garanzia a cui devono s e r v i r e ; p e r ò il li-b r e t t o di deposito non può essere s e q u e s t r a t o da terzi, e su di esso ha privilegio l'assuntore per tutte quelle ragioni di c r e d i t o che gli possono d e r i v a r e dai patti c o n t r a t t u a l i : p e r c h è poi l'obbligo del deposito non sia eluso, la legge i m p o n e agli a s s u n t o r i d'opera di n o t a r e esattamente le s o m m e rilasciate in un re-gistro speciale, c o n t r o f i r m a t o in margine alle singole p a r t i t e dall'impiegato e dell'operaio interessato, e te-n u t o a disposiziote-ne degli ispettori del lavoro ai quali devono poi essere esibiti per il controllo anche i cer-tificati degli eseguiti depositi; q u a n t o al r i t i r o delle cauzioni o si fa l'accordo t r a l'assuntore e il titolare della cauzione, ovvero deve provocarsi una sentenza dell'autorità giudiziaria competente.

(3)

5 o t t o b r e 1919 - N. 2370 L'ECONOMISTA 325 aziende d i s p o r r e delle somme spesso non indifferenti

costituite dalle cauzioni, c o r r i s p o n d e n d o così ai tito-lari un interesse maggiore.

Difesero la necessità di un provvedimento legisla-tivo il Reina e l'Abbiate, e si finì, in un p r i m o mo-mento, coll'accordarsi sul concetto, che, f e r m a la ne-cessità di estendere agli ultimi sei mesi il privilegio p e r i salari, quanto alle cauzioni fosse indispensabile una leggina che ne imponesse il deposito, ammetten-dosi p e r ò che gli assuntori potessero sostituire ai depositi individuali un deposito cumulativo, aggior-nabile di tre in t r e mesi.

Senonchè quando si fu al punto di decidere a chi il libretto di tale deposito globale dovesse intestarsi, la difficoltà dell'argomento suggerì di ripensarci e di rimetterlo ad una nuova sessione. Nella quale p e r ò il relatore on. Abbiate, r i p r e n d e n d o la discussione, confessò che non era riuscito a t r o v a r e la soluzione, p e r c h è non potevasi intestare il deposito cumulativo all'assuntore d'opera senza f r u s t r a r e lo scopo del provvedimento, nè alla massa degli operai senza ca-d e r e in una eresia giurica-dica, nè aca-d un ca-delegato ca-della massa senza i n c o n t r a r e inconvenienti t r o p p o c h i a r i : proponeva perciò o di t o r n a r e al deposito singolo per ciascun operaio ed impiegato, o di a b b a n d o n a r e l'idea di un regolamento legislativo delle cauzioni — salvo riparlarne quando si p o t r à legiferare a fondo sul c o n t r a t t o di lavoro — e limitarsi p e r ora a cor-reggere l'art. 773 del Codice di c o m m e r c i o con una formula uguale press'a poco alla m i a : dico press'a poco, p e r c h è la formula Abbiate, oltre al fissare in dodici mesi il privilegio degli institutori e dei com-messi, che ora è di sei e che a me s e m b r a possa m a n t e n e r s i uguale a quello degli operai, contempla come privilegiate le cauzioni solo in q u a n t o siano costituite da salario t r a t t e n u t o : ciò p e r il presupposto che la cauzione come deposito volontario, se non sia stata accantonata, non possa distinguersi nella massa fallimentare; m e n t r e questo, a mio p a r e r e , non im-porta nulla, dacché la cauzione sussiste s e m p r e come credito di chi l'ha depositata, e come tale, una volta che la legge la dichiari privilegiata in un c e r t o grado, può farsi valere appunto sul complesso delle attività del fallito.

Per t o r n a r e al Comitato p e r m a n e n t e del lavoro, ecco come è andata a finire la c o n t r o v e r s i a : dopo le dichiarazioni del relatore, Reina m a n t e n n e il progetto di una legge p r o t e t t r i c e delle cauzioni mediante i de-positi individuali; ma esso fu respinto, perchè vota-r o n o con lui Abbiate e Baldini, c o n t vota-r o Tavota-rgetti, Mazza ed il presidente Saldini del quale prevalse il voto.

Fu invece approvata alla unanimità, la s u b o r d i n a t a , quella cioè di modificazione all'art. 773 del Codice di commercio.

P e r ò per q u a n t o mi risulta il tema non fu poi p o r t a t o in seno al Consiglio s u p e r i o r e del lavoro, nè da p a r t e del Ministero competente è venuta la for-mulazione legislativa, ragione per la quale ho voluto, prima che la legislatura si esaurisca, valermi della iniziativa parlamentare, e lasciare traccia della non indifferente controversia negli atti della Camera.

F . MEDA.

Iia libertà economica

negata dal ministero Nitti

1 La politica economica del governo presieduta da Francesco Nitti si p r e s e n t a come un poliedro dalle infinite faccie variatissime: cosicché riesce s e m p r e possibile esaltarne qualcuna, come p u r t r o p p o diventa doveroso c o n d a n n a r e ad ogni passo risolutamente qualche altra.

Aveva p r o m e s s o il 9 luglio l'on. Nitti « u n a vigo-rosa politica di prezzi per r e n d e r e meno aspre le condizioni di vita del popolo »: e p e r q u a n t o rima-nesse difficile c o m p r e n d e r e quali mezzi diretti vi

po-(1) Dal periodico Le Trincee.

tessero riuscire, si poteva a t t e n d e r e qualche sollievo dall'azione indiretta delle misure finanziarie. Si è visto nell'articolo precedente (La politica finanziaria e politica economica) come desse ottime promesse il p r o g r a m m a d'imposte tracciato da S. E. Schanzer: la tassazione rigorosa di tutti i redditi — specialmente di quelli più elevati — doveva restringere notevol mente la capacità di acquisto, e p e r m e t t e r e contem-poraneamente di scemare la massa della carta mo-neta circolante sì da r i p o r t a r e il livello generale dei prezzi ad altezze meno opprimenti.

Ad impedire gli squilibri nei rifornimenti, con ef-ficace provvedimento l'on. Nitti richiamava l'atten-zione dei prefetti sulla necessità di « abolire molte limitazioni al c o m m e r c i o interno, ora risultando dan-nose »; e r i m p r o v e r a v a l'abuso dei decreti proibenti l'esportazione da uno ad un altro comune o provincia : questi impacci causano difficoltà enormi « aumentando i prezzi e disorganizzano l'approvvigionamento gene-rale ». Si respira, dopo tanto tempo di vaneggiamenti da parte dei ministri.

« * *

Alle buone intenzioni non tengono dietro p e r ò le realizzazioni: la riforma delle imposte dirette dirette che p r e n d e nome da S. E. Meda non ha ancora fatto un passo verso l'applicazione attesa fin dal 1917: i debiti continuano a c r e s c e r e di mese in mese senza posa, e gli aumenti alla circolazione non sono ancora abbandonati, per q u a n t o vi si r i c o r r a con più cauta parsimonia.

Peggio a n c o r a : due settimane appena erano tra-scorse dalla lettura del p r o g r a m m a ministeriale, quando il 24 luglio esce un decreto per abolire la famigerata Commissione interministeriale p e r il com-mercio estero. Osanna finalmente I l'articolo primo restituisce la libertà di importazione e di esporta-zione. Sì : p e r ò l'articolo secondo immediatamente le proibisce di nuovo p e r tutta una serie lunghissima di merci c o m p r e s e in due tabelle riassumenti quasi tutte le p r o d u z i o n i ; salvo a r i d a r e di nuovo la pos-sibilità di avere questi p r o d o t t i dall'estero quando la chiedano dei consorzi di interessati e lo consenta un apposito comitato di nuova costituzione.

All'ori. Giretti, il quale con la solita battagliera energia i n t e r r o g ò il Ministero (e lo seguirono un cen-tinaio di deputati, oltre all'on. Nava ed al Modigliani pel g r u p p o socialista) sui c r i t e r i che avevano dettato questo tipico provvedimento di politica commerciale rovinosa p e r la grande massa dei consumatori, ad esclusivo beneficio di piccoli gruppi di p r o d u t t o r i politicamente onnipotenti, v e n n e r o date risposte im-pacciate dai ministri interessati, e dichiarazioni stra-danti da p a r t e del presidente del Consiglio. Gli ascol-tatori dovettero seguirne con s o r p r e s a la brillante causerie in cui p e r ò il linguaggio economico perdeva ogni significato e precisione rigorosa.

* * »

(4)

pre-326 L' ECONOMISTA 5 ottobre 1919 — N. 2370 siderite del Consiglio ad alcuni deputati socialisti, i

quali gli additavano quali mercati possibili le repub-bliche germanico-austriache e gli altri Stati sorli dallo sfacelo dell'Impero degli Absburgo. A t o r t o l'on. Nitti rispondeva che le merci p r o d o t t e con ma-terie pagate in moneta a pieno valore (sterline, dol-lari, pesetas, ecc.) non si possono vendere a paesi coti moneta svilita senza p e r d e r v i la differenza: ra-gionamento incomprensibile p e r c h è il venditore sti-pula il c o n t r a t t o di pagamento in base ad una valuta a pieno valore, oppure accetta quella svilita ma te-nendo conto del deprezzamento già avvenuto e di quello eventuale al m o m e n t o dell'incasso.

*

* *

Quanto alle importazioni, l'on. Nitti le classifica in due categorie, con un ragionamento un po' semplici-stico, alla O m a r : distingue le merci di lusso da quelle p r o d o t t e in quantità abbondante nello Stato, e giudica che i m p o r t a r n e sia dell'una come dell'altra specie, costituisca un delitto di diverso carattere, ma p u r sempre un delitto. P e r le p r i m e non si discute l'op-portunità di p r o i b i r n e l'importazione, in un momento di severe difficoltà finanziarie : ma non basta. Se è dannoso il farle venire dall'estero, è altrettanto no-civo p r o d u r l e all'interno (perchè la scarsità dei pro-dotti disponibili dovrebbe imporli di riserbarli tutti alla fabbricazione di merci che soddisfano bisogni generali, e di non sciuparli pel gusto di pochi ricchi). Si proibisca quindi l'importazione dei p r o d o t t i di lusso, senza f a r e eccezione per i c o n s o r z i : e si met-tano imposte altrettanto proibitive sulla produzione interna, come giustamente richiedeva l'on. Giretti. Ma f o r s e non vi dovrebbe essere n e m m e n o bisogno di queste proibizioni all'importazione ed alla produzione, se si applicasse subito con rigore la tassazione an-nunciata da S. E. Schanzer : nulla frena tanto il lusso quanto l'asprezza dei t r i b u t i speciali e generali sul r e d d i t o q u a n d o si manifesta elevato.

P e r le altre m e r c i di cui ora il paese sovrabbonda, l'importazione s a r e b b e ugualmente un delitto, esclamò con foga o r a t o r i a l'on. Nitti : e ne ottenne docili « ap-provazioni ». Non uno che interrompesse, c h i e d e n d o : « P e r c h è ? * Non certo c o m m e t t e r e b b e un delitto, ma farebbe un pessimo calcolo economico chi importasse dall'estero quelle merci che sono disponibili già in abbondanza nello S t a t o ; queste s a t u r a n o al prezzo c o r r e n t e la d o m a n d a del mercato, ed egli dovrà scam-biare le partite acquistate all'estero senza guadagno: e nella previsione di un risultato così poco brillante non inizierà n e m m e n o l'operazione. Cioè la libertà di importazione non vuol d i r e necessariamente im-portazione di fatto (e così scompare il delitto di lesa economia nazionale); ma la possibile e tendenziale comunicazione t r a i mercati porta i prezzi ad un li-vello unico, t e n u t o conto delle spese di t r a s p o r t o , di assicurazione, ecc. dall'uno all'altro mercato (1).

Forse questo moto v e r s o una ugualizzazione dei prezzi è delittuoso p e r i ministri del Gabinetto Nitti: ma il loro i n e s p r e s s o p e r ò implicito t i m o r e della con-correnza estera è infondato. Non ne c o m p r e n d e la ragione chi considera come i p r o d u t t o r i italiani non abbiano c e r t o inabilità speciali p e r m a n e n t i in con-f r o n t o dei p r o d u t t o r i stranieri, paghino salari e gior-nate lavorative a l t r e t t a n t o elevati e brevi, subiscano scioperi ugualmente numerosi, e debbano c o m p r a r e alcune m a t e r i e p r i m e sugli stessi mercati dove le ac-quistano i l o r o c o n c o r r e n t i .

La calunniosa asserzione dell'inferiorità dei pro-d u t t o r i italiani in c o n f r o n t o a quelli s t r a n i e r i f o r m a l'assiomatico piedistallo sul quale si fissano i prote-zionisti : ed i n c u r a n t i del danno che p r o d u c o n o con la quotidiana denigrazione parlano s e m p r e come se i p r o d u t t o r i italiani non p o t e s s e r o reggere senza do-m i n a r e con do-monopolio assoluto il do-m e r c a t o i n t e r n o .

CI) Nascerebbero delle importazioni solo se a p r e n d o il m e r -cato alla concorrenza internazionale diminuissero di tanto i prezzi da non bastare più la q u a n t i t à prodotta all'interno a soddisfare l ' a u m e n t a t a d o m a n d a interna.

Così in questi giorni è una corsa parte degli interes-sati, degli uomini politici e della burocrazia a chi fa i n t r o d u r r e più elevate « difese » nella tariffa doga-nale che con grande mistero viene compilata e do-vrebbe finalmente o t t e n e r e gli onori della pubblicità. E sta accadendo, come già in occasione delle tariffe precedenti, che politicanti e burocratici fissino per certe produzioni una protezione maggiore di quella che d i r e t t a m e n t e interessate chiedevano nei loro me-moriali al Ministero dell'Industria e Commercio.

Ne accade questo p e r un eccesso di moderazione dei p r o d u t t o r i ; per esempio i fabbricanti di piano-forti e di macchine da scrivere — oggetti in cui la materia p r i m a o c c o r r e n t e è poca e di non elevato valore m e n t r e altissima è la proporzione del lavoro impiegato — chiedono soltanto che il dazio d i L . 100 sui p r i m i venga p o r t a t o alle 500-2000; p e r le seconde che venga fissato in 100 lire.

Fanno un passo più in là i fabbricanti di macchine ed impianti frigoriferi, chiedendo a d d i r i t t u r a che si imponga in t u t t e le concessioni di r i c o r r e r e alla pro-duzione italiana.

Non si è parlato delle singole industrie alla Ca-mera, perchè il d e c r e t o del 24 luglio veniva a pro-teggerle tutte (1): di una sola v e n n e J p r o n u n c i a t o il nome, e provocò dichiarazioni interessanti sia da p a r t e dell'on. Nitti come dell'on. Modigliani. Il mini-s t r o chiemini-se che chi voleva mini-s o p p r i m e r e la mini-siderurgia, 10 dichiarasse, e giunse fino al punto di asserire ed insistere che senza la siderurgia la guerra non avrebbe potuto essere fatta. Ma anche chi ritiene inevitabile 11 m a n t e n e r e una industria siderurgica incapace di r e g g e r e alla concorrenza straniera, non giudica op-p o r t u n o r i c o r r e r e alla op-protezione op-per a d d o s s a r n e il costo a tutti i c o n s u m a t o r i dei p r o d o t t i in cui entrano i metalli. Si mantenga p u r e la siderurgia ma come industria di Stato (studiando una f o r m a di gestione da affidare ai privati), e quindi a spese dei contri-buenti del bilancio pubblico. E si d i m o s t r i prima se non risulti indispensabile piuttosto alla g u e r r a la in-d u s t r i a meccanica anziché la siin-derurgica, spieganin-do finalmente quanto fin dal 1914 chiedeva Luigi Einaudi:

« è più facile far venire in tempo di g u e r r a per vie pacifiche o c o n t r a b b a n d a r e d u e tonnellate di minerale di f e r r o ed una e mezza di carbone piuttosto che una sola di ghisa ? » e si diano le cifre indicanti il pre-ciso contributo della siderurgia p r o p r i a m e n t e detta d u r a n t e i q u a t t r o anni e mezzo di g u e r r a . Che se dall'esame non uscisse precisa la dimostrazione della necessità di una industria siderurgica p e r i bisogni di sicurezza nazionale, diventa irresistibile q u a n t o chiedeva l'on. G i r e t t i : è economicamente o p p o r t u n o togliere la protezione all'industria siderurgica, anche a costo di c o r r e r e i n c o n t r o ad una momentanea crisi. E non si dovrà dimenticare la dichiarazione dell'ono-revole Modigliani: la crisi non può distruggere t u t t o il centinaio di milioni investiti realmente in questa industria, e c o n v e r r à di più pagare 50,000 operai oc-cupati in essa un sussidio t e m p o r a n e o di disoccupa-zione anziché m a n t e n e r e la protedisoccupa-zione col pretesto di d a r e lavoro per quelle categorie di lavoratori sal-d a m e n t e organizzati. Un sal-dubbio si p r e s e n t a p e r ò im-m e d i a t o : fino a che punto il p r o g r a im-m im-m a dell'on. Mo-digliani collima con quello degli altri m e m b r i del g r u p p o socialista, e specialmente degli organizzatori delle leghe di operai s i d e r u r g i c i ?

E' t e m p o di a b b a n d o n a r e l'assurda politica che vuole r i d u r r e il r i n c a r o dei prezzi coll'acquistare di-r e t t a m e n t e dai p di-r o d u t t o di-r i i manufatti di uso più co-mune (scarpe, cotonate, p r o d o t t i di lana) p e r riven-derli ai c o n s u m a t o r i senza lasciare profitti agli inter-m e d i a r i : e diinter-mentica che le spese i n c o n t r a t e dalla

(5)

5 o t t o b r e 1919 — N. 2370 327 b u r o c r a z i a p e r la d i s t r i b u z i o n e dei p r o d o t t i s u p e r a n o

quelle che c o s t e r e b b e r o i c o m m e r c i a n t i i n t e r m e d i a r i . E' t e m p o di a b b a n d o n a r e le « r i g o r o s e c a u t e l e » al-l ' i m p o r al-l a z i o n e di m a c c h i n e agricoal-le f a b b r i c a t e a n c h e in Italia ove i prezzi di vendita s o n o p e r ò il d o p p i o dei prezzi esteri. Quale guadagno sui prezzi p u ò of-f r i r e la piccola e c o n o m i a o t t e n u t a evitando il guadagno del c o m m e r c i a n t e (nell'ipotesi i r r e a l e non la distrugga il costo della b u r o c r a z i a c h e lo s u r r o g a ) q u a n d o il c o s t o dei p r o d o t t i r i n c a r a t o p e r c h è ad e s e m p i o gli a r a t r i vengono pagati L. 3 p e r kg., invece di 1,50 c o m e c o s t e r e b b e r o quelli e s t e r i ? La g r a n d e m a s s a dei c o n t a d i n i e la b o r g h e s i a che h a n n o d a t o il mas-s i m o c o n t r i b u t o di mas-sacrifìci alla guerra vittoriomas-sa s a n n o o r m a i c h e n o n p o s s o n o a t t e n d e r e r i s t o r o dalla politica economica dell'oli. N i t t i ; e c h e d o v r a n n o c o m b a t t e r l a d e c i s a m e n t e p e r f a r t r i o n f a r e nella gara economica quel r e g i m e di l i b e r t à pel quale h a n n o c o m b a t t u t o nel c a m p o politico. D o m a n d a n o e p r e t e n -d o n o c h e t u t t e le tassazioni p r o m e s s e -da S. E. S c h a n z e r d i v e n g a n o al più p r e s t o r e a l t à e t r o v i n o u n a appli-cazione s i n c e r a : d o m a n d a n o che c a d a n o t u t t e q u a n t e le b a r d a t u r e di g u e r r a e gli i m p a c c i al c o m m e r c i o i n t e r n a z i o n a l e . VINCENZO P O R R I .

Per una teoria induttiva dei dazi

sul grano e sulle farine

(1)

.

C o m u n q u e sia, poiché a noi compete di studiare obiettivamente la influenza delle variazioni del dazio su quelle dei prezzi, potremmo ricavare le conclusioni del nostro esame, se, a completarlo, o per lo meno renderlo più esteso e quindi più fondato nelle sue basi, non credessimo di approfittare dei dati che, in proposito, ci offre, specificati per periodi settimanali, un altro prodotto agricolo, il riso, pel quale il dazio, introdotto nel 1887, fu elevato nel 1888.

V. — Influenza del regime daziario sui prezzi del riso. 1. La coltivazione del riso in Italia non è estesa d o v u n q u e come quella del grano, ma limitata a sin-gole regioni e di assai meno importante, sia come quantità prodotta, in relazione al consumo non gene-rale, sia relativamente agli effetti della concorrenza sul mercato mondiale. Generalmente dall' Italia, an-ziché importazione per il consumo, si verifica u n a esportazione di riso brillato, una parte del quale viene importato greggio dall'estero.

Queste differenze r e n d o n o più interessante l'esame degli effetti del regime daziario che, nel caso speci-fico, è segnato solo da modificazioni in aumento, co-sicché maggior valore assumeranno le nostre conclu-sioni, se, pure per tale prodotto, lo svolgimento del fenomeno corrispondesse a quello constatato pel fru-mente.

L' inizio della protezione del riso data dal 1887. Le tariffe doganali del 9 luglio 1859, del 30 maggio 1878 e del 9 agosto 1883, stabilivano l'esenzione dal dazio di entrata pel riso, con lolla o senza.

I n data 21 aprile 1887 fu imposto un dazio di 30 lire la tonnellata pel riso con lolla e di 60 p e r quello senza lolla ; tali dazi furono confermati nella tariffa del 14 luglio 1887. Con decreto 8 marzo 1888 essi furono aumentati, rispettivamente, a 50 e n o lire. La legge 30 giugno 1890, nel convalidare tale decreto, introdusse nella tariffa doganale del riso la distinzione fra riso con bolla e riso semigreggio, stabilendo per questo ultimo un dazio speciale di 75 lire la tonnel-lata.

T a l e regime daziariq n o n fu più mutato, cosicché i dazi oggi in vigore sono i seguenti :

Voce 269, riso :

a) con lolla, L. 50 la t o n n . ;

(1) V. Economista, n. 2358 d e l 13 luglio e n . 2564 d e l 24 ago-sto 1919.

b) semigreggio (i), L. 75 la tonn.; c) lavorato, L. n o la tonn.

Dal 1866 al 1871 era stato iu vigore un dazio di uscita da 50 cent, a 1 lira, che fu abolito a datare dal 19 luglio 1871, Cosicché al 21 aprile 1897, quando

andò in applicazione il dazio di 3 e 5 lire il quintale, il commercio del riso era completamente libero. Pos-siamo d u n q u e studiare gli effetti del dazio a partire dai prezzi corrispondenti a quell'epoca.

2. Nel Bollettino di legislazione e statìstica doga-nale e commerciale (2) troviamo per alcuni mercati i prezzi settimanali del riso di prima e seconda qua-lità (3) dal gennaio 1887 al marzo 1891, cioè per il periodo che comprende le d u e epoche, di introdu-zione e di aumento del dazio, e li riassumeremo come facemmo per il grano, a periodi mensili, esclusa la settimana corrispondente alla variazione daziaria.

Prezzi settimanali del riso dal 3-9 gennaio al 23-29 maggio 1887.

E p o c h e Vercelli Pavia Milano Genova Napoli E p o c h e l ' q . 2»q. 1» q. 2a q 1* q. 2a q. l»q. 2a q. la q. 2 ' q . 1887 3[1- 9[1 30.53 25.18 36 — 30 — 33 07 27.32 36 — 31.50 42.19 30.73 IO1I-I61I 30.49 25.98 » » » 27.57 » » » > 17[l-23ll 30.65 26.55 » » 24U-30|1 30.98 26.98 » 32 — » » » » » 30.71 31]1- 6]2 30.48 27.51 » » 32.82 28.57 » » » » 7l2-13]2 30.34 27.34 » 33 — » » » » » » 14l2-20[2 30.29 26.18 35 — 32 — » » » » » 21x2-27x2 30.14 25.94 » » 31.57 26.57 » » » » 28|2- 6|3 30.50 25.74 34 — » 29.57 27.57 » » » 30.73 7l3-13l3 31.01 26 53 » » 31.57 » » » » » 1413-2013 31.05 27.06 » » » » » > » » 21|3-27l3 30.70 26.67 > 31 — » » 37 — 32.50 » » 28x3- 3x4 30.38 26.17 4x4-10x4 30.60 26.83 36 — 30 — » » » 33 — > » 11X4-17X4 30.81 26.21 » » » 26.07 » » » » 18x4-24x4 30.73 26.57 37.25 31.60 » 28.07 » » » » 25x4- 1X6 31.28 26.23 38 — » 33.07 29.67 37.50 » » » 2x5- 8x5 31.20 26.27 » 3 2 - » 30.3 » » » » 9l5-16l6 31.34 26.34 » » » » 38 - 33.50 » » 16x5-22x5 31.03 26.79 23x6-29x6 31.50 26.70 » » » 30.07 » » » »

E s a m i n a n d o , nelle singole colonne, e in quella finale, lo svolgimento del prezzo nei mesi precedenti all'applicazione'del dazio, lo troviamo generalmente in tendenza alla diminuzione, specialmente per la prima qualità, salvo per la settimana che immediatamente ne precede la introduzione, probabilmente, se non certo, in attesa e come effetto anticipato del nuovo aggravio. Ma, nelle medie mensili, le singole serie ci mostrano che si era in periodo di prezzi bassi e fu a p p u n t o do-vuto a tale circostanza 1' agitazione dei produttori in favore del dazio. La questione del riso, che diede luogo a discussioni appassionate da parte degli inte-ressati, produttori, brillatori, negozianti, trovasi am-piamente trattata nella Relazione ministeriale sui nuovi provvedimenti doganali (4).

3. L'applicazione del dazio segnò un rialzo quasi generale, che a Milano raggiunse u n a lira e mezza, a Cremona d u e lire. Invece nei mercati di solo consumo la ripercussione del dazio fu minore, anzi, s t a n d o alle cifre corrispondenti, nullo per quello di Napoli (5).

(1) Sono compresi nella ietterà b) i risi di Birmania, Giappone ecc. e in generale quelli che, per quanto svestiti in parte, 0 pressoché in-teramente, hanno d'uopo, per diventare commestibili, di una ulteriore lavorazione.

(2) Fascicoli 1887, primo semestre, p. 1476-77 per i dati dei primi cinque mesi del 1887 e 1891, primo semestre, p. 361, per i soccessivi. (3) Secondo i mercati, i prezzi presentano una più 0 meno note-vole diflerenza, nella loro entità assoluta e relativa, e nel loro svolgi-mento. Tali differenze però che corrispondono alla diversa natura dei mercati, di produzione, 0 di produzione e consumo, 0 di semplice con sumo, e alle differenze delle varietà di riso che si riuniscono nei titoli generici di prima qualità e di seconda qualità, hanno per noi un'im-portanza relativa, in quanto non è nostro compito determinare la mi-sura rispettiva delle variazioni dei prezzi, ma essenzialmente di con-statare la presentazione del fenomeno in relazione a quello del dazio.

(4) Vedi Bollettino di legislazione e statìstica doganale e

commer-ciale, fase, di maggio 1887, pag. 1396 e seg.

(6)

328 L' ECONOMISTA 5 o t t o b r e 1919 — N. 2370 Prezzi medi mensili, precedenti e susseguenti alla settimana di variazione daziaria.

E p o c h e Vercelli Pavia Milano Genova Napoli

1887 1. ! 2« 3(1 - 23(1 24x1-20(2 21(2-20x3 21(3-17x4 30.55 30.52 30.67 30.62 25.90 27 — 26.32 26.47 36 — 35.75 34.25 B O -30 — 32.25 3 2 -30.50 33.07 32 63 31.01 31.57 27.49 28.57 21.82 27.14 36 — 37*-31.50 » 32*75 42.19 » » » 30.79 » » 25(4-22(5 31.21 26.41 SS— 31.88 33 07 30.13 37.75 33.25 » »

Valori percentuali fatto = 100 quello del mese precedente la settimana di variazione daziaria. 99 77 99 67 100 16 100 -97 86 102 on 99 43 100 — 102 86 102 14 97 86 100 — 98 36 105 74 104 92 100 — 104 43 103 36 98 32 100 — 101 29 105 26 9! 45 100 — 97 30 » 100 — 96 18 » 100 — 100 -100 — 100 -100 — 100 87 100 49 98 73 100 -101 92 99 74 108 57 104 52 104 43 I I I 02 102 03 -101 53 100 - 100 - 103 39 3x1-23x1 24(1-20x2 21x2-20x3 21x3-17(4 25x4-22x5

In complesso possiamo dunque constatare, al pari di quanto vedemmo avvenire pel grano, che il dazio influì all' aumento del prezzo, non però nella misura corrispondente al suo livello. Mentre, commisurato al prezzo medio del periodo immediatamente precedente alla sua introduzione (prima qualità 35,28 ; seconda qualità, 29,52) 1' aumento avrebbe dovuto corrispon-dere, rispettivamente, a l l ' 8 , 4 8 per cento e al 10,16 per cento, in realtà, nel mese susseguente, pel quale soltanto abbiamo i dati a disposizione, esso fu assai minore e in misura quasi identica per le due qualità, cioè, rispettivamente, del 3,39 per cento per la prima

e 3>36 per cento per la seconda.

A parte la circostanza che sul prezzo di questa esso non si ripeicosse in misura maggiore che per la prima, e prescindendo dall' esame delle circostanze specifiche corrispondenti di produzione e commercio, il fenomeno dell' influenza del dazio sui prezzi, ma soltanto per una parte del suo ammontare, in regime di prezzi bassi, ci è qui confermata.

Complesso 98 74 101 76 98 40 1 0 0 — 103 38

Prezzi settimanali del riso dal 2 gennaio al 30 aprile 1888.

E p o c h e 1888 g e n n a i o 2 » 9 » 16 » 23 30 f e b b r a i o 6 » 13 » 20 » 27 m a r z o 5 12 19 26 2, 9 16 23 30 Mercati di produzione Vercelli a p r i l e 31.66 31.52 31.64: 31.89 31.92 31.73| 32.08 i 32.25 32.52 32.11 32.24 32 — 32.68 33.27 32.86 33.48 33.91 34.10 29.08 29.17 29.12 28.86 28.99 28.72 29.04 28.91 29.10 28.93 29 .28.97 29.51 29.92 30.53 29.97 30.14 29.77 Pavia 2« Mercati di consumo Milano 33.57 33.37 33.57 33.67 33.57 33.53 33.57 34.32 30.82 30.57 30.07 31.82 G e n o v a !• I 2» Napoli 1" 2» 38 — » 39 -35.50 42.19 30.73

Prezzi medi mensili del riso, precedenti e susseguenti alla settimana di variazione daziaria.

Mercati di produzione Mercati di consumo

E p o c h e Vercelli Pavia Milano Genova Napoli

1» 2» 1» 2» 1» 2» 1» 2» 1. 2. 1888 2(1 - 30(1 6(2 - 5(3 32.14 31.72 20.04 28.94 37.60 38.20 34.40 34.20 33.66 33.87 30.62 30.47 38.60 39 — 84.60 35 - 42.19 30.79 » 12(3 - 914 16(4 - 20(4 32.21 33.83 29.50 29.96 31.60 39 - 34 70 34.40 34.32 » 31.82 » 39 — » 35.60 » » » » Valori percentuali 211-6(2 30(1 5x3 100 — 98.69 100,34 100 - 98,43 100 — 100.58 100 — 106,92 100 — 100,49 100 — 98,97 100 — 98 86 100 — 100 -100 — 100 — 99,48 12(3 16(4 -- 9(4 30(4 100,22 105,26 105.70 103,52 101 04 100,21 100,58 101.46 102,27 » 104,43 » 100 -» 101,43 100 -» 100,71 101,55

L'aumento ottenuto, che ci è rivelato dai dati della tavola seguente, in corrispondenza al principio del-l'anno 1888, non bastò agli interessati, che, contempo-raneamente all'aggravamento del dazio sul grano, ot-tennero che quello sul riso fosse modificato, in data 8 marzo dell'anno stesso, nelle proporzioni seguenti: riso con lolla per tonnellata L. 50, senza lolla L . n o .

4. I prezzi dal gennaio, benché, come dicemmo, superiori a quelli del periodo corrispondente del 1887, e pure del periodo successivo all'introduzione del dazio, presentavano generalmente un carattere di stabilità; essi però non sembravano remunerativi agli interessati, cosicché può dirsi che nuovamente ló scopo dell'au-mento del dazio fosse quello diretto di provocare un

aumentato a 5 lire il quintale. Solo'a comicniare dalla settimana chiu-sasi il 30 aprile esso si modifica, non però nel senso dell'aumento, ma in quello della diminuzione. Tale prezzo rimase stabile fino ai 24 feb-braio 1890, cioè per quasi due anni, mentre diverse e notevoli muta-zioni in vario senso avevano subito i prezzi degli altri mercati. Se dunque, evidentemente, nessuna fiducia i dati corrispondenti possono meritare, l'averli noi conservati nei calcoli finali si deve all'intento di mostrarne la generale differenza in più rispetto agli altri mercati, mentre la loro stabilità non influisce sul risultato medio delle variazioni dei prezzi degli altri mercati.

C o m p l e s s o 100,46

100 —

102.43 102,17

rialzo dei prezzi il che fu ancora ottenuto, come può vedersi dai dati della tavola recanti i valori percen-tuali.

Il fenomeno però dell'influenza soltanto parziale del dazio sui prezzi si è ripetuto pure in questa circostanza, poiché, mentre sul prezzo medio rispettivo della prima e della seconda qualità (37,02 e 33,11) l'aumento avrebbe dovuto corrispondere a 5,45 per cento e 6,04 per cento, esso fu invece di 0.71 e 2,43 per il primo mese, mentre nel secondo la differenza aumenta per la prima qualità a 1,55 e diminuisce per la seconda a 2,17, pur rimanendo sempre più gravoso il prezzo di quest'ultima.

(7)

5 ottobre 1919 - N. 2370 L'ECONOMISTA 329 avendo riguardo a quello brillato, i mercati di

produ-zione, risentendo, nei prezzi l'influenza di un solo dazio, cioè di quello sul riso vestito, o con lolla, non possono generalmente rivelarsi così sensibili come i grandi mercati di consumo, dove il riso si tratta in entrambe le categorie e i prezzi, sono quindi più su-scettibili alle varie influenze. E difatti anche questa volta è il mercato di Milano che ci presenta, dopo un periodo di relativa stabilità, l'aumento più cospicuo per le due qualità, proprio in corrispondenza alla set-timana terminante col 12 marzo, mentre a Genova l'in-fluenza si ebbe, pure da quel momento, solo per la seconda qualità e in proporzione minore. A Napoli la stabilità sembra aver continuato fino al 30 aprile, in cui Si nota una diminuzione.

5. In realtà, a cominciare dai maggio la tendenza al ribasso fu generale e si accentuò nei mesi successivi, come normalmente avviene verso l'epoca del raccolto. Senonchè, questo essendo stato in quell'anno inferiore notevolmente a quello precedente e al medio, si ebbe allora un repentino sbalzo, che mantenne i prezzi assai elevati per tutto il 1888, sì che solo a poco a poco essi si ricondussero al livello normale durante l'anno

1889.

Negli anni dal 1884 al 1890 la produzione interna era stata la seguente, in migliaia di ettolitri (1).

1884 6,660 1888 4,255 1885 6,542 1889 6,921 1886 7,224 1890 6,611 1887 6,648

Deve dunque escludersi che le constatate variazioni in aumento del prezzo del riso (a parte la loro origine evidente, datala concomitanza quasi assoluta dell'epoca con quella dell'introduzione o della variazione del dazio) possono ascriversi alla scarsità del raccolto in ciascuno dei due anni, mentre anzi, tenendo conto che il riso si raccoglie in autunno, deve guardarsi ai dati dell'anno immediatamente precedente, tanto più che entrambe le volte il dazio fu introdotto nei primi mesi dell'anno.

Ora, per ciò che riguarda la prima applicazione di esso, nell'aprile 1887, occorre notare che proprio nel

1886 la quantità raccolta era stata superiore alla me-dia, tairto che i prezzi, se pur non avevano tendenza al. ribasso, sembravano in condizione statica, mentre il raccolto del 1887, precedente all'inasprimento del dazio del marzo 1888, erà stato normale, cosicché (e può vedersi dai dati corrispondenti alla fine di quel-l'anno e al principio del 1888) nessuna improvvisa perturbazione dell'andamento del prezzo sarebbe stata, in dipendenza di tale fenomeno, giustificata.

6. Possiamo ancora, sia per confermarci sulla causa dell'aumento, sia come elemento per determinare la mancata corrispondenza della entità di esso all'am-montare del dazio, esaminare i dati relativi al com-mercio internazionale del riso.

Dal 1875 al 1884 l'importazione (commercio spe-ciale) andò aumentando, pur in mezzo a sbalzi più o meno forti, mentre l'esportazione era in generale ri-masta relativamente costante, in una quantità general-mente superiore a quella importata. Poiché questa era rappresentata quasi totalmente dal riso lavorato, mentre l'importazione era data in gran parte da riso con lolla, dal 1885 la nostra statistica distinse le due categorie,

(1) Bollettino di notizie agrarie (anno XII, Notizie di statistica agraria, lasc. di lebbraio 1890).

mentre dal 1887, essendosi concessa l'importazione temporanea di riso vestito, per la lavorazione, si hanno pure i dati corrispondenti.

IMPORTAZIONE in t o n n e l a t e A n n i C o m m e r c i o speciale T e m p o r a n e a

Riso con lolla Riso Riso T o t a l e o semigreggio senza lolla con lolla

1875 8.754 8.754 1876 18.721 — 18.721 1877 16.295 — 16.205 1878 11 957 — 11.957 1879 22.695 — 22 695 1880 53.326 — 53 326 1881 22.851 • — 22.851 1882 43.825 — 43.825 1883 77.086 — 77.086 1884 94.494 — 94.494 1885 27.141 18.496 — 35.637 1886 23.023 24.339 — 47.362 1887 24.167 16.955 15.522 56.644 1888 9.032 1.331 44.771 55.134 1889 19.869 . . 124 90.450 110.443 1800 11.165 1 29 15.847 27.031 ESPORTAZIONE in t o n n e l l a t e A n n i C o m m e r c i o speciale temporanea importazione A scarico di

Riso con lolla

e semigreggio senza lolla Riso Riso lavorato bianco mezzo riso e r i s i n o Totale 1875 1876 1877 1878 1879 1880 1881 1882 1883 1884 1885 1886 1887 1888 1880 1890 74.004 54.418 43.780 72.159 75.746 76.027 83.598 79.699 77.243 71.492 1.234 67.261 634 69.500 945 63.186 1.139 8.670 725 907 958 7.629 ;6.465 15.711 40.636 1.736 4.635 16.057 74.004 54.418 43.780 72.159 75 476 76.027 83.598 79.699 77.243 71.492 68.495 70.134 62 333 30.156 58.325 41.111

Come vedesi, generalmente l'esportazione fu supe-riore all'importazione, la quale, per quanto inscritta totalmente nel commercio speciale, fino al 1887, rap-presentava più che altro un' introduzione a scopo la-vorativo, trattandosi in buona parte di riso con lolla che veniva brillato, mentre una quantità superiore a quella importata, comprendente cioè pure una parte della produzione interna, veniva esportata come riso brillato.

Dopo l'applicazione del regime dell'importazione temporanea, i dati ci mostrano come l'introduzione in commercio speciale di riso senza lolla, cioè pronto al consumo, sia andata riducendosi, fino al 1890, a quan-tità sempre minori e quasi trascurabili, cosicché (a parte la mancata coincidenza della quantità esportata a carico di temporanea importazione con quelle im-portate, il che dipende dal termine di un anno con-cesso per ciò agli importatori temporanei) possiamo dire, che, negli anni esaminati, il commercio speciale all'importazione del riso greggio abbia avuto relativa-mente scarsa importanza.

7. Riassumendo in un solo prospetto i dati corri-spondenti alla produzione e al commercio, ridotti a quintali di riso brillato per gli anni dal 1894 al 1889, si può constatare più facilmente, in una forma sinte-tica, quanto abbiamo parzialmente esposto

Consumo di rìso in Italia, in quintali di riso brillato (1).

1884 1885 1886 1887 1888 1889 1. Raccolto. 2. I m p o r t a z i o n e 3. Esportazione. 1.731.556 787.450 714.920 1.701.030 388.520 681.870 1.878.150 416.060 669.760 1.728.620 350.800 538.950 1.140.700 81.050 (2) 95.240(2) 1.799.508 150.260 14.510 C o n s u m o (1 + 2 — 3) m e d i a p e r a b i t a n t e . 1.804.086 6.14 1.407.680 4.74 1.624.450 5.42 1.540.470 5.09 1.126.510 3.69 1.936.258 6.29 (1) Nel r i d u r r e le q u a n t i t à d e i raccolti a q u i n t a l i di riso brillato, si è r i t e n u t o che u n ettolitro d i risone p e s i 62 chilogr. e c h e d a u n q u i n t a l e di r i s o n e si o t t e n g a n o chilogr. 50 d i riso b r i l l a t o .

(8)

330 L' ECONOMISTA 5 o t t o b r e 1919 — N. 2370 Finalmente, per chiudere l'analisi dei vari fattori

eventualmente influenti sul prezzo, se esaminiamo an-cora, per i periodi che ci interessano, lo svolgimento del commercio internazionale per ciascun mese, tro-viamo che, mentre in aprile 1887 si erano avute alla importazione, rispettivamente, tonnellate 12.609 di riso con lolla e 6614 senza lolla e all'esportazione tonnel-late 20 e 7313, queste quantità si ridussero in maggio rispettivamente a 4986 e 1094 all'importazione e a 48 e 5323 all'esportazione, per scendere poi notevolmente nei mesi successivi.

Così nel 1888, dal marzo al maggio, troviamo pure una cospicua diminuzione nelle quantità corrispondenti, in relazione al nuovo aggravamento del dazio.

Come d u n q u e le modificazioni al regime d o g a n a l e sono constatabili negli effetti sul commercio interna-zionale possiamo confermarci che le variazioni dei prezzi seguenti a quelle del dazio, devono effettiva-m e n t e ascriversi all'influenza di queste.

Anche pel riso, quindi, come pel frumento, u n ag-gravamento del regime doganale all'importazione ha in-fluito ad a u m e n t a r e i prezzi, come del resto si propo-neva nel concetto inspiratore dei suoi promotori.

La misura di tale aumento, applicato in regime di prezzi bassi, fu generalmente inferiore alla misura del-l'aggravamento del dazio.

C O N C L U S I O N I ,

Possiamo ora finalmente, nei limiti di precisione compatibili coi dati che abbiamo potuto utilizzare, cercare di rispondere, riassumendo in alcune proposi-zioni fondamentali i risultati del nostro studio, alla d o m a n d a se e quale influenza esercitino i dazi granari sui prezzi corrispondenti.

D u e principi sembrano potersi determinare con fon-datezza, relativamente agli effetti dell' imposizione e d e l l ' a u m e n t o del dazio.

1. il dazio agisce in aumento dei prezzi,

2. l'aumento del prezzo non è corrisponde?ite al livello del dazio.

Il dazio d u n q u e , generalmente, non rimane del tutto a carico dei consumatori interni, ma si riper-q u o t e in parte sugli esportatori stranieri (1).

3. Generalmente, quanto più è basso il prezzo corrente della derrata, tanto il dazio tende a elevare il prezzo, e viceversa.

4. Nei casi osservati l'aumento del prezzo rimane, relativamente, inferiore per lo più alla metà dell'au-mento del dazio.

5. La differenza fra i prezzi interni del grano e quelli esterni, che generalmente si può ragguagliare, nei paesi importatori, all'entità del dazio, tende a sce-mare in periodo ai prezzi bassi, a crescere nel caso opposto.

6. La diminuizione o soppressione del dazio, non ha influenza, se non affatto transitoria e minima, al ri-basso dei prezzi.

Occorre n o t a r e a questo proposito, che il prov-vedimento della diminuzione o abolizione del dazio avendo carattere generalmente temporaneo, ed es-sendo applicato in momenti di crisi acuta e profonda, la sua influenza n o n potrebbe ricavarsi che da u n o studio di casi numerosi, nei quali potessero esami-narsi le più diverse circostanze di ambiente, essendo alla varietà di tali circostanze, interne o internazionali, corrispondente la sua efficacia, la quale, in ogni caso, riferendosi esso a periodi di prezzi elevati e al pro-posito di arrestarne l'ascesa, e d o v e n d o quindi, in certo m o d o , essere negativa circa la variazione dei prezzi, è sempre più a r d u a a constatarsi e può valu-tarsi più che altro indirettamente.

(1) Questo principio era stato stabilito, indipendentemente da ogni prova statistica, dal Valenti, in uno studio del 1898 (La scala

mobile del dazio sul grano alla Camera italiana, in Giornale degli Economisti, marzo 1898) in questa forma « L'influenza di un dazio di

protezioné non si restringe al mercato del paese ove fu imposto, ma si esercita indirettamente su tutto il mercato mondiale e ha per effetto di far ribassare più 0 meno il prezzo naturale della merce colpita; talché il dazio stesso, in una proporzione che non si può preventiva-mente stabilire e che dipende da circostanze contingibili, viene pagato in parte dai consumatori dell'interno e in parte dai produttori esteri ».

Più facili e fondate sono le conclusioni corrispon-denti agli effetti dell'imposizione o aumento del dazio, che si applica generalmente in regime di mercato calmo e di prezzi bassi.

7. Le variazioni dei prezzi in conseguenza di

quelle del dazio, sono più o meno importanti e rapide sni vari mercati dello stesso Stato, in dipendenza da condizioni locali di produzione e di disponibilità dei-grano.

8. Il prezzo del frumento ha, nella sua entità e nelle sue variazioni, tenuto conto del regime daziario e delle altre circostanze differenziali di trasporto, di valore monetario, ecc., carattere eminentemente interna-zionale.

9. Le variazioni del prezzo del riso, in dipen-denza degli aumenti di dazio, tendono a confermare i risultati ricavati dallo studio dei prezzi del grano.

Queste conclusioni, alle quali ci ha condotto la nostra ricerca, non hanno, riè potrebbero avere, va-lore" di principi sui quali possa senza altro fondarsi u n a teoria dei dazi frumentari. Esse vogliono essere considerate come un primo contributo alle basi sulle quali quei principi potranno venire positivamente de-terminati.

P A R T E S E C O N D A .

I d a z i s u l l a f a r i n a .

I. — Dazi e prezzi dal 1887 al 18C/4. 1. Per mantenere le stesse basi alla ricerca relati-vamente alle variazioni dei prezzi delle farine, e quindi la comparabilità dei risultati corrispondenti con quelli ottenuti per i prezzi del grano, occorre procedere alla riduzione dei dati originari nella stessa forma per questi seguita.

Osserviamo però, che n o n sono identiche le fonti dalle quali le notizie possono trarsi, mentre, in man-canza di dati continuativi e per le stesse qualità, rac-colti ed esposti in forma ufficiale come quelli pel fru-mento, abbiamo dovuto ricorrere a fonti private, e precisamente ai giornali II Villaggio e II Corriere del Villaggio, che, risalendo colla loro pubblicazione a epoche precedenti il 1887, recano, per ciascun anno, il bollettino settimanale dei prezzi che ci interessano. Della loro esattezza non possiamo, naturalmente, farci garanti, per quanto, avendoli limitati al mercato di Milano, anche per renderli comparabili con quelli del prezzo del pane, che abbiamo esaminato in altro studio, (1) essi rappresentino le quotazioni medie delle con-trattazioni risultanti dal listino della Camera di Com-mercio, mentre, a d ogni m o d o , essi h a n n o per noi il valore di indici, capaci di farci apprezzare le varia-zioni arrecate dalle modificavaria-zioni doganali, indipenden-temente dal loro carattere di precisione statistica. Dob-biamo, a n c h e per essi, partire dal concetto, che, se errori esistono, affettino ciascun dato nella stessa pro-porzionale, riescendo così, in certo modo, ad elidersi.

E cominciamo senz'altro dall' esaminare lo svolgi-mento dei prezzi della farina nel 1887, per due qua-lità principali, le quali però n o n possiamo dire corri-s p o n d a n o alle d u e qualità di frumento delle quali abbiamo studiato i prezzi ; n o n si può perciò, indipen-d e n t e m e n t e indipen-dalle altre circostanze indipen-differenziali che esa-mineremo, assegnare ai prezzi delle farine alcun valore specifico di derivazione in corrispondenza a quelli del grano.

Nel periodo rappresentato da questi dati le varia-zioni del dazio sulla farina furono due, entrambe nel senso d e l l ' a u m e n t o , la prima in data 21 aprile, coin-cidente con quella del dazio sul grano, d a lire 2,77 a lire 5,50 al quintale, la seconda in data 10 luglio, da lire 5,50 a lire 6.

Per la prima è superflua ogni riduzione dei dati in corrispondenza ai periodi mensili precedenti e susse-guenti la variazine : fino dal gennaio, e arrivando alla prima metà di giugno, il prezzo, per le d u e qualità,

(9)

5 o t t o b r e 1919 - N. 2370 L'ECONOMISTA 331 era rimasto invariato, a differenza di quello del

fru-mento, che abbiamo visto essere aumentato, nei tre mesi successivi alla variazione del dazio, intorno al 3, a! 5 e al 7 per cento. Cosicché, appunto per questa insensibilità del prezzo della farina all'aumento del dazio, il governo pensò di potere accrescere la pro-tezione all'industria molitoria, dopo breve periodo, im-p o n e n d o altri 50 centesimi di dazio dal i° luglio. Anche per constatare gli effetti di tale provvedimento i dati non h a n n o bisogno di riduzione. A partire dal 18 giugno le due qualità di farina erano aumentate rispettivamente di 75 e 25 centesimi ; il 16 luglio soltanto la seconda qualità segna un ribasso di 75 centesimi, e più non muta, mentre la prima non si modifica fino a tutto agosto, epoca in cui si arrestano i dati, dal prezzo raggiunto il 18 giugno.

Prezzi medi della farina di frumento a Milano

Prezzi F a r i n a F a r i n a s e t t i m a n a l i di lusso q u a l i t à qualità 1887 Marca 0 Marca I Gennaio-Maggio 35.25 33.50 Giugno i » » » 11 » » - » • 18 36 — 33.76 » 25 ». » Luglio 2 » » » 9 » » » 16 » 33 — » 23 » » » 30 P » Agosto 6 p » » 13 p » » 20 p » » 27 » »

2. Nessuna correlazione riscontrasi dunque, a Mi-lano, fra il prezzo del grano e quello delle farine ; mentre, in seguito all' aumento del dazio del 21 aprile, il primo cresce, pure in proporzioni minori del dazio, il secondo non muta ; dopo il nuovo aumento del dazio sulle farine, in data 10 luglio, applicato in-dipendentemente da modificazioni a quello del grano, una sola delle due qualità mostra una variazione, ma nel senso della diminuzione !

(continua) A L D O C A N T E N T O .

NOTE ECONOMICHE E F I N A N Z I A R I E "

Legislazione internazionale del lavoro alla Con-f e r e n z a della p a c e . — Con q u e s t o titolo, l'UCon-fCon-ficio

del lavoro (Ministero dell'industria, c o m m e r c i o e la-v o r o ) pubblica u n la-v o l u m e r e d a t t o dal s e n a t o r e Mayor des Planches p r i m o delegato e dal d e p u t a t o Angiolo Cabrini, secondo delegato del G o v e r n o italiano p r e s s o la Commissione istituita dal Consiglio S u p r e m o degli alleati p e r la legislazione i n t e r n a z i o n a l e del lavoro in relazione al T r a t t a t o di pace.

Nella p r i m a p a r t e del v o l u m e s o n o raccolti i do-c u m e n t i sulla do-composizione, sulle disdo-cussioni e sui voti della C o m m i s s i o n e degli alleati p e r la legisla-zione del lavoro. Vi si t r o v a n o , infatti, l'atto di co-stituzione della Commissione ; le p r o p o s t e della Com-missione stessa circa l'Istituto I n t e r n a z i o n a l e del La-v o r o a c c o m p a g n a t e dal r a p p o r t o ufficiale che dà r a gione delle p r o p o s t e stesse. Seguono i v e r b a l i delle d u e sedute della c o n f e r e n z a p e r i p r e l i m i n a r i di pace, con la discussione e le decisioni a d o t t a t e in m e r i t o alle p r o p o s t e della C o m m i s s i o n e : di guisa che, con-f r o n t a n d o q u e s t e a quelle, si può m i s u r a r e la p o r t a t a delle modificazioni i n t r o d o t t e e stabilire la differenza tra le conclusioni della Commissione e quelle accolte nel t r a t t a t o di Pace.

Questa p r i m a p a r t e si completa con la r i p r o d u -zione delle q u a t t r o note p o l e m i c h e s c a m b i a t e t r a i p l e n i p o t e n z i a r i g e r m a n i c i e l'Intesa circa il capitolo del T r a t t a t o di pace r i g u a r d a n t e il l a v o r o ; e si chiude con i q u e s t i o n a r i r e d a t t i dal Comitato di organizza-zione della Conferenza di W a s h i n g t o n , ai quali i Go-v e r n i d e Go-v o n o d a r e r i s p o s t a e n t r o il c o r r e n t e m e s e : q u e s t i o n a r i che si r i f e r i s c o n o alla applicazione del p r i n c i p i o della g i o r n a t a di otto o r e o della s e t t i m a n a

di q u a r a n t o t t o o r e : alla p r e v e n z i o n e della disoc-cupazione e ai p r o v v e d i m e n t i p e r f r o n t e g g i a r l a ; al lavoro f e m m i n i l e ; al lavoro dei fanciulli, alla conven-zione di Berna circa l'uso del f o s f o r o bianco.

La seconda p a r t e della pubblicazione m e t t e in par-ticolare evidenza le direttive seguite dai delegati ita-liani, p r e v i a m e n t e affiatati con le r a p p r e s e n t a n z e dei n o s t r i industriali e dei nostri o p e r a i nell'esame delle varie questioni discusse a Parigi in seno alla Com-missione. Queste direttive s o n o efficacemente lumeg-giate in una serie di « appunti » consegnati dagli ono-revoli Mayor des P l a n c h e s e Cabrini ai Ministri Or-lando, Sonnino e Ciuifelli appena chiusi i lavori della C o m m i s s i o n e ; appunti integrati dal testo delle pro-poste p r e s e n t a t e alla Commissione dalle varie dele-gazioni; dai voti delle Associazioni femminili e dalla Carta del lavoro elaborata nel f e b b r a i o s c o r s o a Berna dalla Conferenza internazionale dei sindacati operai.

Da q u e s t o capitolo — che r i p r o d u c e anche le prin-cipali dichiarazioni orali e scritte dei due delegati italiani — risulta in m o d o i n c o n t r o v e r t i b i l e :

1° Che la Delegazione italiana è stata la p r i m a ad a f f e r m a r e , in seno alla Commissione di Parigi, il principio della a m m i s s i o n e di t u t t e le nazioni alla Conferenza internazionale del l a v o r o ; in ciò proce-d e n proce-d o proce-d ' a c c o r proce-d o con la tesi p r o p u g n a t a proce-dal movi-m e n t o sindacale italiano;

2° Che la Delegazione italiana è stata la p r i m a a p r o p u g n a r e il c o n f e r i m e n t o di p o t e r i deliberativi alla i s t i t u e n d a Conferenza internazionale del l a v o r o ; 3° Che la Delegazione italiana è stata l'unica a p r o p o r r e p r o v v i d e n z e organiche p e r gli e m i g r a n t i e il c o n t r o l l o sulle aziende industriali ed agricole

La r i p r o d u z i o n e dello s c h e m a di carta del lavoro p r e s e n t a t a dai delegati italiani attesta inoltre che essi si avvicinano più di ogni a l t r a delegazione alle richie-ste della menzionata Conferenza di Berna.

La terza p a r t e d o c u m e n t a il p e r f e t t o a c c o r d o tra la Delegazione italiana e le n o s t r e r a p p r e s e n t a n z e operaie e i n d u s t r i a l i ; a c c o r d o stabilito alla vigilia della convocazione della Commissione di Parigi e r i c o n f e r m a t o d u r a n t e e dopo i lavori della Commis-sione stessa.

Qui sono infatti r i p r o d o t t i i voti del convegno della sezione italiana della Associazione internazionale con-t r o la disoccupazione con-t e n u con-t o s i in Roma il 27 gen-naio 1919; i voti del Comitato p e r m a n e n t e del lavoro p r e s i alla stessa data; i verbali delle discussioni in seno ai convegno f r a i n d u s t r i a l i e operai t e n u t o s i nei giorni 3-4 m a r z o p r e s s o il Comitato del l a v o r o ; i punti di vista e le raccomandazioni del Comitato per-m a n e n t e s t e s s o nelle sue s e d u t e del 4 per-m a r z o , del 4 aprile e d e l l ' 8 maggio.

La pubblicazione ha c a r a t t e r e a s s o l u t a m e n t e obiet-t i v o : essa, c o m e a v v e r obiet-t o n o nella p r e s e n obiet-t a z i o n e al mi-n i s t r o del t e m p o gli omi-norevoli Mayor des Plami-nches e Cabrini, « è una m e r a esposizione di fatti, da cui chiun-que p r e n d a a compulsarla, p o t r à t r a r r e le sue con-seguenze ».

Debita vitalizia della Stato al 3 0 giugno 1919. —

Ecco al 30 giugno 1919 il c a r i c o n e t t o del d e b i t o vi-talizio pei Ministeri:

Ministero del T e s o r o ; L. 3,114,812,23 ; id. F i n a n z e : 13,358,896,37; id. Grazia e Giustizia: 8,449.278,08; id. Affari E s t e r i : 636,695,81 ; id. Colonie : 65,573,93 ; id. Istruz. Pubblica: 5,019,928,48; id. I n t e r n o : 10,555,268,45; id. Lavori P u b b l i c i : 1,928,608,51; id. P o s t e e T e l e g r a f i : 5,808,431,29; id. G u e r r a : 48,214,819,36; id. Marina per-sonale civile e m i l i t a r e ; 11,426,152,43; p e r s o n a l e lavo-r a n t e 2,909,687,33; id. A g lavo-r i c o l t u lavo-r a ; 636,807,44; id. Com-m e r c i o e L a v o r o : 210,698,00. — Totale delle pensioni o r d i n a r i e L. 112,155.655,56.

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