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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.46 (1919) n.2348, 4 maggio

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(1)

L'ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Direttore : M. J. de J o h a n n i s

Anno Hill - Voi L

Firenze-Rama, 4 Maggio 19191

F ,R O M A : 5 6 V i a G r e g o r i a n a

*

E H Z E : 3 1 V i a de,,a P e r 9

°

, a

1 2348

1919

Il favore dei nostri lettori ci ha consentito di supe-rare la critica situazione fatta alta stampa periodica non quotidiana, dalla guerra, durante quattro anni, nei quali, senza interruzione e senza venir meno ai nostri impegni, abbiamo potuto continuare efficacemente il nostro com-pito. Il periodo di crisi non è ancora cessato nei riguardi delle imprese come le.nostre; tuttavia sentiamo di poter proseguire più alacremente e di poter anzi promettere no levoli miglioramenti non appena la diminuzione dei costi ci consentirà margini oggi inibiti.

BIBLIOTECA D E L L ' " E C O N O M I S T A „

STUDI ECONOMICI FINANZIARI E STATISTICI

PUBBLICATI A CURA D E L L ' E C O N O M I S T A 1 ) FELICE VINCI

L ' E L A S T I C I T À ' DEI C O N S U M I

con le sue applicazioni ai consumi attuaii e prebellici = L . 2

2) GAETANO ZINCALI

Di s i n esperienze

tratte dalla prassi detta statistica digit Zemsiwo russi

~

1

In v e n d i t a p r e s s o i p r i n c i p a l i l i b r a i - e d i t o r i e p r e s s o 1 A m m i n i s t r a z i o n e d e l l ' E c o n o m i s t a -r- 56 Y i a G r e g o r i a n a , R o m a .

LANFRANCO IMAROI

FATTORI DEMOGRAFICI DEL CONFLITTO EUROPEO

con prefazione di CORRADO CINI V o l u m e d i 600 p a g i n e — L 18 Società Editrice " Athenaeum ,, — Roma

S O M M A R I O :

PARTE ECONOMICA. La Conferenza di Parigi. La burocrazia chiede, ma non dà. Il progetto Turati sulle otto ore. Prestiti e imposte.

Per una teoria Induttiva dei dazi su! grano e sulla farina - A. CONTENTO. L'imposta generale sul reddito.

ROTE ECONOMICHE E FINANZIARIE.

P e r d i t e c o m m e r c i a l i d e l l a G e r m a n i a . — C o m m e r c i o d e l i ' I n -g ' ù l t e r r a n e l 1918. — I n f o r m a z i o n i c o m m e r c i a l i s u l D o d e c a n e s o . —

Tasse t e l e f o n i c h e s v i z z e r e .

ROTIZIE _ COMUNICATI - INFORMAZIONI.

L a C o m m i s s i o n e d e l l e T a r i f f e d o g a n a l i agli Stati U n i t i . — ' aviglìo m e r c a n t i l e p e r d u t o . — P r o d u z i o n e d e l s o l f a t o d i r a m e .

R e l a z i o n e d e l B a n c o d i N a p o l i p e l 1918. S i t u a z i o n i I s t i t u t i n i C r e d i t o .

P A R T E E C O N O M I C A

tia Conferenza di Parigi.

Non possiamo esimerci da qualche parola sulla at-tuale posizione dell'Italia nella Conferenza, di Parigi e sugli avvenimenti di questi ultimi giorni, i quali hanno reso agitato il paese e ogni italiano perplesso, per le conseguenze di fatti, la portata dei quali è di diffìcile misura.

Innanzi tutto una constatazione : la unanimità dei consensi e delle manifestazioni che in paese e nel Par-lamento hanno accompagnato il gesto dei nostri dele-gati, denota, anche se gli si voglia dare semplice valore di sentimentalità, che è in giuoco qualche cosa di vivamente sentito, di profondamente vissuto da tutta la Nazione : non può essere infatti che un sentimento di giustizia o di dignità o di fierezza il quale sia ca-pace di raccogliere un così completo assenso, un plauso così indiscusso. Se dubbio o non perfettamente cor-retto o non sicuiamente giusto fosse stato il gesto, ben diversa e discussa accoglienza esso sarebbe stato per ricevere !

Da ciò un auspicio favorevole alla soluzione desi-derata, perchè giustizia sempre trionfa in ogni epoca, in ogni tempo, in ogni luogo. Qualcuno paventa le dure contingenze nelle quali la nazióne piomberebbe, ove una lunga resistenza occorresse perchè quella giu-stizia fosse riconosciuta e trionfasse e teme che da qualche parte l'aiuto o la mano amica non venga tesa. Non partecipiamo a cotale timore. Un sacrificio di più che ci volessimo imporre troverebbe largo compenso nella crescènte coscienza della nostra forza fra le Po-tenze, che pur non essendo fra le più notevoli, è tut-tavia sufficiente a non farci subire nè atto di violenza, nè offesa qualsiasi.

L' attesa non può essère per noi in alcun modo più nociva che il dichiararci di subito remissivi agli inte-ressi altrui e proclivi a cedere, il che ci renderebbe ben più piccoli, mentre lo sdegno riflessivo e la ponderata aspettazione ci rinforza e ci dà speranza.

Del resto la volontà del paese è stata ben chiara-mente delineata nell'ordine del giorno approvato in Campidoglio ed accolto dal consenso di tutta la Na-zione; eccolo:

« Il popolo di Roma convocato a comizio, preso atto della libera e concretata volontà di Fiume di annettersi all'Italia.

Diffida i Governi alleati dal presentare ai delegati tedeschi, in assenza dell'Italia, i preliminari di pace, il quale atto costituirebbe una formale violazione alla dichiarazione di Londra; invoca la immediata annes-sione dei territori inclusi nel patto di Londra, ricor-dando al Governo il dovere di liberare anche le altre città italiane non ancora redente e specialmente Spa-lato e Traù.

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206 L' ECONOMISTA 4 maggio 1919 — N. 2348

liti burocrazia chiede, ma non dà.

Ci siamo più volte dovuti occupare della burocrazia e del funzionarismo in Italia, e p u r t r o p p o per unirci al c o r o delle proteste, e c o n t r o gli impiegati e contro il sistema, che da ogni parte in ogni momento e da decenni e decenni si levano in t u t t o il paese.

La questione oggi giunge ad una fase acuta e pre-senta un aspetto economico ed un aspetto tecnico; il p r i m o riflette il bilancio dello Stato ed i maggiori oneri che esso d o v r e b b e s u b i r e ; il secondo la siste-mazione non tanto degli organici dei funzionari, quanto delle funzioni che essi sono chiamati a disimpegnare per l'utile collettivo.

Siamo stati s e m p r e fra coloro che h a n n o affermato che l'impiegato andava r e t r i b u i t o bene, non solo in m o d o da p e r m e t t e r g l i di soddisfare le prime neces-sità della esistenza, ma altresì in misura da consen-tirgli di essere soddisfatto, sereno, attaccato ed af-fezionato alla amministrazione. Qualunque cosa sa-r e m o pesa-r disa-re, quindi, non d o v sa-r à essesa-re disconosciuto in noi il preciso convincimento che il funzionario della amministrazione pubblica, quale addetto alle mansioni più gelose, più connesse agli interessi ge-nerali e particolari dei cittadini, più efficiente nella prosperità e nel buon a n d a m e n t o del paese, debba essere c u r a t o con particolare p r e m u r a dallo Stato e debba essere r e t r i b u i t o più con c r i t e r i di abbondanza che con quelli di ristrettezza.

Questo il principio, questo l'ideale; ma quale è il fatto invece? la p r e s e n t e condizione di fatto è, per tutti i dicasteri, p e r tutte le i n n u m e r i b r a n c h e del p o t e r e centrale e delle provincie, fatte r a r e e quasi impercettibili eccezioni, assai diversa : si hanno dei funzionari pessimi. Sappiamo che probabilmente po-t r e m o essere po-tacciapo-ti di esagerazione, c e r po-t o da p a r po-t e della burocrazia, forse anche da p a r t e di qualcuno del pubblico, ma non per questo possiamo modificare il n o s t r o convincimento, che cioè la qualità dei n o s t r i f u n z i o n a r i sia pessima, in una quantità esorbitante ; e con ciò non vogliamo far colpa agli uomini che fanno parte della pubblica amministrazione; t u t t ' a l t r o ! Molti ne conosciamo che, giovani dotati di ottime qualità e di sacri entusiasmi, dopo breve tempo da che p o t e r o n o a f f e r r a r e il pubblico impiego d i v e n n e r o pessimi funzionari. Forse classificati ottimi dai loro s u p e r i o r i , giudici già ammalati dalla stessa malattia b u r o c r a t i c a , e quindi non sereni, non indipendenti nel loro giudizio, ma, ripetiamo, giudicabili pessimi nei r i g u a r d i della osservanza degli obblighi contrat-tuali assunti, in q u a n t o non r e n d o n o t u t t o quello che p o t r e b b e r o r e n d e r e , non a p p o r t a n o t u t t o quanto po-t r e b b e r o a p p o r po-t a r e di zelo, di cognizioni, di spo-tudio, di p e r f e z i o n a m e n t o della loffo funzione, ecc. ecc. Non tutti colpevoli, forse perchè, come abbiamo detto, mal retribuiti, p e r c h è mal secondati nelle l o r o aspirazioni di rapidi e m e r i t a t i progressi, perchè disillusi nelle promozioni che avvengono per anzianità anziché p e r merito, ecc. ecc.

C o n f e r m i a m o p e r ò il giudizio, del resto comune, che la burocrazia, forse senza sua vera e diretta colpa, è pessima di qualità ed in quantità sproporzionata, a p p u n t o per effetto della sua cattiva qualità, ai lavoro utile che d o v r e b b e c o m p i e r e e non compie.

Oggi, nel grave m o m e n t o economico nel quale si trova il paese, nelle poco floride condizioni di bilan-cio a tutti note, questa b u r o c r a z i a chiede, e chiede non già delle lire, ma miglioramenti che i m p o r t a n o ai cittadini, ai c o n t r i b u e n t i cioè, un o n e r e che si ag-gira i n t o r n o al mezzo miliardo all'anno, qualche cosa q u i n d i come gli interessi di dieci miliardi di debito pubblico al cinque per cento.

Orbene, nulla s a r e b b e da obbiettare, a n o s t r o cre-dere, se cotale spesa oltre la normale, fosse neces-s a r i a per avere una b u r o c r a z i a perfetta, una buro-crazia conscia del suo compito e tale, che anziché c u m u l a r e e r r o r i su e r r o r i , elargire intralci, impicci, danni sopra danni, dilazioni sopra dilazioni, fosse ve-r a m e n t e quell'ove-rganismo che aiuta e coadiuva il paese

nel suo sviluppo, nel suo progresso, nel suo miglio-ramento sotto ogni aspetto ; fosse quell'organo di fi ducia e colto che spesso p r e p a r a sane e semplici leggi al p o t e r e politico, e costituisse la molla vigo-rosa e cosciente dalla quale p a r t i s s e r o iniziative ben elaborate e coscienziosamente studiate, le quali coor-dinate dai ministri e dalle camere, ammanisse al paese una legislazione fattiva e perspicace, e nel-l'eseguirla spianasse le vie a l l ' i n c e d e r e della produ-zione, della istruprodu-zione, delle comunicazioni, della po-litica estera, della popo-litica interna, e fosse ligia, obbe-diente, p r e m u r o s a degli interessi del pubblico bene, quasi intenta a p r e v e n i r e bisogni e desideri dei cit-tadini, a p r e c o r r e r e gii eventi e le necessità.

P u r t r o p p o un c a m b i a m e n t o in tal senso non si ot-tiene dall' oggi al domani e lungo tempo dovrà pas-sare p e r c h è si possa ormai r i s a n a r e l'ambiente della burocrazia, e r e n d e r l a uno s t r u m e n t o docile della col-lettività, anziché il nemico a c e r r i m o del pubblico, e della iniziativa e del p r o g r e s s o d'ogni genere coinè essa è.

Ma in tale condizione non c o m p r e n d i a m o perchè, per quale ragione al mondo, oggi, che la burocrazia chiede e non dà, non dà la decima, la centesima parte di quello che si p o t r e b b e da lei aspettare, si debba dare, e d a r e mezzo miliardo, in un m o m e n t o così critico.

D a r à ? No, nessuno può essere così illuso o così cieco da c r e d e r e che domani, soddisfatti i desideri della burocrazia, ' q u e s t a migliori la p r o p r i a qualità. E così, e s a r à così fino a c.V il sistema non cambia per effetto, di m i s u r e radicali, per effetto di prov-vedimenti energici e continuati per lunghi anni, in-defessamente, s c r u p o l o s a m e n t e .

D u n q u e ? A noi semplice a p p a r e il problema : non dare! Ovvero se si vuol dare, d a r e soltanto a pochi, a pochissimi, ai soli meritevoli. T r o v a r e il modo di vagliare, di c o m m e t t e r e il minor n u m e r o di ingiusti-zie, ma d a r e soltanto a quelli che s e m b r a n o posse-d e r e t u t t e le qualità posse-dell'ottimo funzionario, perfetto sotto ogni r i g u a r d o : agli altri,e s a r e b b e r o tanti, niente! Ma, si obbietterà, se ne a n d r a n n o ! Benissimo, se ne vadano E' o r m a i convincimento di tutti, e la guerra ne ha dato ampia prova, che colla metà, con un terzo del n u m e r o di impiegati le cose camminano e male egualmente. Se si o t t e r r à , comunque, di semplificare la macchina e si p a g h e r a n n o bene quegli ottimi che s a r a n n o rimasti, la macchina m a r c e r à benissimo e saia migliorata, s a r à più robusta, più fattiva, più ve-loce!

Ma che oggi, nelle condizioni critiche, si get-tino cinquecento milioni all'anno perchè questi va-dano a beneficio di una massa amorfa ed incompe-tente, pfetenziosa e ignorante, t r a s c u r a t a e dannosa al pubblico interesse, c r e d i a m o sarebbe e r r o r e grave e tale che p e r p e t u e r e b b e , anche pel fatto della vittoria che conseguirebbe nella sua nuova organizzazione, per diecine di anni, questo male gravissimo che si chiama burocrazia, fonte di danni incommensurabili e di s p e r p e r i di ogni genere nella privata e nella pub-blica ricchezza !

La b u r o c r a z i a avrà tutto quello che vorrà, quando darà t u t t o quello che deve d a r e !

li progetto Curati sulle otto ore.

L'on. T u r a t i ha p r e s e n t a t o al Comitato p e r m a n e n t e del L a v o r o lo s c h e m a di cui fu incaricato, della pro-posta di legge p e r le otto ore di lavoro da applicarsi pel massimo n u m e r o di salariati.

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j 4 maggio 1919 — N. 2348

delle 8 ore sul serio, e propone infatti che l'orario normale massimo di 8 ore — o, ciò che equivale e consente il sabato inglese e altri utili adattamenti, quello di 48 ore settimanali — sia applicabile a data fissa a tutti i lavori salariati o stipendiati, eseguiti alle dipendenze e sotto il controllo altrui nelle aziende industriali e commerciali, anche se m a s c h e r a t e con carattere religioso o di istruzione o di beneficenza, negli uffici, nei lavori e nei servizi pubblici, negli ospedali e in ogni altro luogo, esclusi soltanto i la-vori domestici e il lavoro a domicilio nel più s t r e t t o senso, al quale la legge delle 8 ore non è pratica mente applicabile, ma che vuol essere tutelato per altra via, e cioè mercè i Comitati di salario, già vi-genti per n u m e r o s e industrie, su cui si esercitava lo sweating system, in Inghilterra e in Francia.

La proposta a m m e t t e r à una diversa ripartizione dell'orario giornaliero anche pei periodi più lunghi di una settimana, per quei lavori nei quali necessità tecniche o stagionali (per esempio i lavori a fuoco continuo, con ricambio di squadre, le ferrovie, i la-vori agricoli, ecc. ecc.) non consentano la rigida os-servanza della eguaglianza del tempo di lavoro quo-tidiano, s e m p r e però p e r liberi accordi, debitamente pubblicati, e ratificati dal Comitato p e r m a n e n t e del Lavoro, e purché — nel periodo dato — la somma non ecceda la media di 8 ore giornaliere. P e r esigenze speciali s a r a n n o tollerate ore straordinarie, ma in li-mitatissimo numero, computate a p a r t e e r i m u n e r a t e con un aumento percentuale di paga, e anche questo soltanto dietro liberi accordi.

All'infuori di ciò nessun p r o l u n g a m e n t o di o r a r i sarà concesso, salvo casi di forza maggiore o di peri-colo imminente p e r le p e r s o n e o la produzione, e anche in questi casi con le dovute garanzie.

La proposta c o n t e m p l e r à anchje il bracciantato e i lavori agricoli a salario, esclusi soltanto, fino a nuova disposizione, i c o n t r a t t i di lavoro a comparte-cipazione (mezzadria, colonialo e simili), pei quali sembra sia pregiudiziale inevitabile la revisione o il r a m m o d e r n a m e n t o dei contratti colonici.

La p r o p o s t a sancisce la nullità di ogni patto con-trario e provvede a p r e v e n i r e l'elusione della legge, non solo comminando pene ai contravventori, ma vie-tando ai datori di lavoro di c o m m e t t e r e lavoro a do-micilio agli operai dopo l ' o r a r i o , o di a s s u m e r e lavo-ratori p e r opere che aggiunte a un lavoro salariato già prestato, s u p e r e r e b b e r o l'orario n o r m a l e di 8 ore.

La m a g i s t r a t u r a che p r e s i e d e r à all'applicazione della legge e alla risoluzione dei reclami e delle con-troversie — salvo la competenza dell'Ispettorato e Collegi probivirali — s a r à il Comitato permanente del Lavoro.

Data la necessità in alcune i n d u s t r i e e di adeguata preparazione tecnica e la grande varietà delle condi-zioni industriali del paese, la legge avrebbe applica-zione concreta in tutta Italia col 1° maggio 1920, ri-servato ai ministri competenti, udito il Gomitato per-manente del Lavoro, di concedere brevi dilazioni a date aziende nel solo caso di comprovata necessaria e notevole trasformazione degli impianti. E' anche prevista una r i f o r m a della legge sul lavoro delle donne e dei fanciulli per r e n d e r e le n o r m e per i riposi in-termedi meglio conciliabili colla applicazione gene rale delle 8 ore.

L'on. T u r a t i crede che, dati i p r o g r e s s i di fatto

ch e il principio delle 8 ore ha conseguito in Italia in

questi ultimi tempi anche ad opera dello Stato, è ormai accademica la discussione teorica sulle sue astratte applicabilità e convenienze, e la legge deve 'rancamente riconoscerlo e soltanto a d o p r a r s i a dargli

l a elasticità necessaria affinchè la r i f o r m a non dan

n eg g i la produzione nazionale.

Ma, appunto a questo scopo, la sua relazione si preoccupò anche di t u t t i quei provvedimenti d'altra natura che sono indispensabili a fare che le industrie "altane fioriscano colle 8 ore, malgrado le 8 ore e per

elfetto delle 8 ore, sia p e r ciò che r i g u a r d a le provviste

Ri materie prime, il tonnellaggio, la disciplina

doga-207 naie, ecc., sia p e r l'ordinamento tecnico del lavoro, sia per un maggior sviluppo dell'istruzione operaia, generale e professionale, e per t u t t o ciò che può con-f e r i r e una incon-fluenza educativa e moralmente, tecni-camente e polititecni-camente elevatrice all'impiego delle altre 8 ore che i nuovi o r a r i lasceranno completa-mente libere p e r le più svariate attività della classe lavoratrice.

Prestiti e imposte.

Il problema della sistemazione f u t u r a dei bilanci, dell'assestamento dellacircolazione,dell'indirizzo della produzione, affatica, in genere, le r i c e r c h e degli eco-nomisti. Il N e y m a r c k r e c e n t e m e n t e afferma essere ne-cessario d a r e nuovi indirizzi della finanza di Stato e in un suo esame del Bilancio francese afferma che i vecchi stampi nei quali si plasmano, p e r presen-tarli poi ai contribuenti e ai capitalisti, i tributi e i prestiti richiedono utili modificazioni. Dopo le impo-ste di guerra e i prestiti di guerra, occorre pensare alle imposte di pace, cioè a quelle che r e n d e r a n n o produttivi gli a u m e n t i e lo sviluppo del lavoro, del commercio e dell'industria; occorre pensare ai pre-stiti di pace.

Il monito dell'illustre economista ci sembra q u a n t o mai opportuno nella tendenza che si manifesta ovun-que da che lo stato di g u e r r a è materialmente ces-sato, sebbene quello di pace non sia p e r anco iniziato ufficialmente. Come in n u m e r o s i casi risultò imper-fetta, se a d i r i t t u r a non fece difetto, la nozione esatta della completa trasformazione subita, pel fatto della guerra, dalle condizioni economico-finanziarie di ogni paese belligerante, così da qualche t e m p o a questa parte brilla la cecità di coloro che candidamente ri-tengono di p o t e r applicare, nel lungo periodo di tran-sizione che va a schiudersi, gli stessi principii pre-valsi, e non s e m p r e incondizionatamente, in materia finanziaria, nel periodo prebellico, che si è abituati a c o n s i d e r a r e c m e . n o r m a l e .

Cessata la g u e r r a — quasi si t r a t t a s s e di uno dei limitati conflitti internazionali di un passato o r m a i r e m o t o — s e m b r ò a non pochi che le nazioni stre-mate da cinque anni di aspra lotta debbano e pos-sano porsi nuovamente sul così detto « piede di casa », debbano e possano unicamente rivolgere i p r o p r i sforzi e le p r o p r i e c u r e al Bilancio, ad assicurarne il pareggio con qualsiasi mezzo più o meno empirico. Di f r o n t e all'onere degli eccezionali prestiti di guerra, escogitano disegni di requisizione della ricchezza p e r r i d u r r e il valor capitale dei debiti pubblici, nel mo-m e n t o stesso in cui cosa essenziale si è di nulla tra-s c u r a r e di q u a n t o potra-stra-sa a f f r e t t a r e il r i t o r n o a piena efficienza della produzione e nulla f a r e di ciò che p u ò ritardarlo. Non p e r questo si cessa dai teorici la esor-tazione a d a r e impulso alle esportazioni nazionali e, si noti, p r o p r i o adesso che p e r m a n g o n o le condizioni per le quali i belligeranti europei dell'Intesa videro, d u r a n t e la guerra, moltiplicarsi l'entità delle impor-tazioni, -ancorché ora non si t r a t t i più di materiali bellici.

P e r c o n t r o i pratici cui incombono responsabilità statali, si i n d u s t r i a n o di tagliar nelle spese, da un lato, e di accrescere le le entrate, dall'altro, principalmente con quei mezzi che s e m b r a n o a s s i c u r a r e la facile esi-gibilità e il rendimento. All'intento di r i d u r r e gli oneri, si t r a s c u r a i n t e r a m e n t e il p r o b l e m a della cir-colazione cartacea, costituente un debito dello Stato, emessa d u r a n t e la guerra. Si discute, come avviene a L o n d r a p e r i biglietti del T e s o r o , sul regime di questa circolazione p e r il dopo g u e r r a ; ma se anche a m m e t t i a m o che nel p e r i o d o post-bellico una p a r t e di tale circolazione eccezionale possa, per le nuove esigenze, venir a costituire il medio circolante neces-sario n o r m a l m e n t e , si dimentica, còsi, evidentemente, che essa è un debito i n f r u t t i f e r o dello Stato il quale deve t r a s f o r m a r l o , per la p a r t e eccedente, in un de-bito f r u t t i f e r o se intende conseguire un effettivo ri- j sanamento,

(4)

208 L' ECONOMISTA i maggio 1919 — N. 2348

In realtà, come ben addita il Neymarck, occorre t r a s f o r m a r e i concetti già imperanti in materia di fi-nanza se si vuole avviare su solidi fondamenti il prò cesso di ricostituzione economica che s'impone come essenziale elemento di vita agli ex-belligeranti, Oc-corre, cioè, che sia pur limitatamente alla potenzia-lità capitalistica e contributiva di vari paesi, si ricorra ai prestiti di pace per liquidare le conseguenze della guerra che più possono compromettere il funziona-mento regolare della produzione nazionale, e si adot-tino provvedimenti tributari la cui applicazione non comprima quest'ultima, ma al progressivo sviluppo di essa possano proporzionare il loro rendimento. Il

deficit del Bilancio dello Stato persisterà per un

pe-riodo più o meno lungo; ma, favorite le attività pro-duttivo e di scambio, il mercato monetario ridiverrà più facilmente normale, insieme al saggio del denaro, e sarà possibile una trasformazione dei debiti pub-blici in forme meno onerose, quando appunto il get-tito delle entrate andrà risalendo automaticamente.

La necessità di informare a criteri veramente ra-zionali, basati sulla realtà attuale, i provvedimenti e le r i f o r m e finanziarie è più che mai giustificata ora che non sembrano possibili illusioni sulla sorte riser-bata alle proposte di disarmo. La industria interna-zionale di guerra, che ha così straordinariamente svi-luppato e ramificato, negli ultimi cinque anni, i già enormi suoi interessi, e che mai si sarebbe accon-ciata a una integrale trasformazione in industria di pace, vede con soddisfazione che l'èra degli arma-menti è lungi dal chiudersi : l'onere, quindi, derivato dalle spese e dalle conseguenze della guerra non sarà il solo a gravare il Bilancio dello Stato, e a r i t a r d a r e il momento del pareggio mediante le entrate ordi narie, '

Per una teoria induttiva dei dazi

sul grano e sulla farina.

I. L'argomento se i dazi all'importazione vengano sopportati dai paesi che spediscono o da quelli che ricevono i prodotti, si trova spesso accennato nei trat-tati di economia politica, come nei dibattiti parlamen-tari ! La soluzione della questione teoricamente consi-derata non ha. seguito mai un criterio unifórme, sic-ché essa può ritenersi, in man anza d'una dimostra-zione fondata su dati di fatto, fra quelle ancora incerte. Eppure la sua importanza non è, evidentemente, lieve, ne puramente formale, e merita che noi cerchiamo se un sustrato di nozioni positive sia oggi disponibile, almeno in relazione a qualche prodotto fondamentale, tale da dare al problema una definizione concreta, o almeno da avviarlo chiaramente verso di essa.

Coloro che sostengono essere il dazio sopportato dal paese esportatore ammettono senz' altro, che, in ogni caso, i produttori esteri, piuttosto che perdere il mercato dello Stato, che impone il dazio, si adattino a ridurre il loro profitto nei limiti rappresentati dal da-zio stesso.

Dopo la guerra di secessione degli Stati Uniti, il Lawrence, revisore del Tesoro, diceva « con la nostra tariffa doganale avvertiamo il fabbricante estero che può smerciare fra noi i suoi prodotti, ma deve pagare tale privilegio. Così è costretto a ridurre i prezzi e i suoi profitti ed a contribuire alla formazione del red-dito che ci consente di pagare gli interessi del debito pubblico e le pensioni ai soldati mutilati o feriti nella guerra civile

« Questa, concludeva, è giustizia distributiva, perchè in tal modo costringiamo l'Inghilterra e la Francia a sopportare parte delle spese della ribellione che ave-vano malvagiamente attizzato (i) ».

Ora, a parte la corrispondenza al vero delle asser-zioni del Lawrence, nei riguardi dei due paesi accen-nati, è evidente come le conseguenze da lui affermate non possano generalizzarsi e venire assunte a principio.

(1) Vedi « E c o n o m i s t e Frantais », 1882, Voi. I, p. 411.

Occorre invero, perchè il fenomeno si manifesti in quella forma, come condizioni essenziali, a) che il da-zio non sia tale da assorbire tutto il profitto del pro-duttore estero ; b) che questo non trovi su altri mer-cati un profitto maggiore, e, in ogni caso, si accontenti del livello minimo che gli è consentito dopo pagato il dazio, e non preferisca cessare dalla. produzione, o mutarla (i). Negli altri casi, e per la porzione rimanente, il dazio rimane a carico dei consumatori, mentre il rialzo del prezzo provocato dal dazio, per la parte im-portata passa allo Stato, e, in tutto o parzialmente, per la quantità ottenuta nel paese, ai produttori.

2. Questi casi però non rientrano in un'unica ca-tegoria, mentre è evidente la differenza di effetti che si produrranno, secondo che si tratti di prodotti del suolo, il cui prezzo normalmente si ragguaglia al mas-simo costo di produzione, o di merci manufatte, che, in regime di libera concorrenza, si regolano per il prezzo su! costo di produzione minore; secondo che il pro-dotto colpito sia già tassato all'interno; se il dazio sulle materie prime sia contemperato dal sistema draw-backs, ecc., mentre ancora occorre considerare che gli effetti del dazio possono essere diversi secondo i pe-riodi economici della sua applicazione, di prezzi alti, o di prezzi bassi, ecc.

Dato ciò, e poiché ancora, spesso, ciascun prodotto colpito da dazio può comportarsi, per quanto riguarda l'incidenza di questo, in maniera speciale, in relazione alle interferenze che il prezzo di esso presenti con quello di altre merci, o del lavoro, ecc., è evidente che, pure a parità apparente di condizioni, uno studio in propo-sito dovrebbe riguardare più che il sistema complesso dei rapporti doganali e produttivi, Io specifico compor-tarsi di ciascun prodotto... Ma poiché un esame così fatto sarebbe evidentemente assai arduo, mentre la co-noscenza di troppo minuti particolari riuscirebbe super-flua, sembra sufficiente una forma di indagine rappre-sentativa, fondata sulla scelta di alcuni elementi, o fe-i nomenfe-i, che rappresentfe-ino pfe-iù chfe-iaramente la categorfe-ia i che si intende osservare.

Nel caso nostro, e pel nostro scopo, a determinare gli effetti positivi, sui prezzi, esposti in cifre numeriche, dèi sistema doganale che informa la politica commer-ciale italiana, sarebbe opportuno accogliere, per quanto riguarda i prodotti manufatti, alcuni di quelli corri-spondenti a materie prime non ottenute nello Stato, e tali, rispetto ai quali il dazio presenti chiaramente lo scopo di favorire lo sviluppo delle manifatture nazio-nali, difendendole dalla concorrenza straniera. Esempio tipico sarebbero, ad es , i tessuti di cotone nella no-stra tariffa doganale.

Per la categoria dei prodotti agricoli, esempio ti-pico è, evidentemente, il frumento, il cui regime da-ziario rappresenta il provvedimento più usato, ed abu-sato, presso di noi come presso altri paesi europei, più ancora che per favorire il diffondersi della produzione nazionale, in relazione ad intenti di ordine eminente-mente fiscale.

3. Ma poiché difficile è poter disporre di dati così specificati relativamente ai prezzi dei prodotti dell'in-dustria, da essere in grado di seguirne le variazioni in relazione alle singole modificazioni del dazio, men-tre ciò può ottenersi per alcuni prodotti agricoli, e so-pratutto pel grano ; dato inoltre che un' analisi degli effetti del dazio sui prezzi di tale derrata riesce neces-sariamente abbastanza ampia, per le frequenti varia-zioni di esso ; considerata l'attualità della questione, sempre dibattuta, e ora più preoccupante che mai, in relazione al regime doganale del dopo guerra, ci pro-poniamo di limitare, nel presente lavoro, la conside-razione a questa parte del tema più generale, nel quale esamineremo pure l'argomento dei prezzi delle farine,

(5)

4 maggio 1919 — N. 2348 L'ECONOMISTA 2 0 9 che, connesso col primo, si riunisce a quello dei

pro-dotti industriali.

Anche così limitato il nostro compito, l'esame della questione ci porterà allo studio di dati statistici non pure sui prezzi, ma altresì sulla produzione e commer-cio dei corrispondenti prodotti, nelle varie fasi, o pe-riodi durante i quali lo svolgimento del fenomeno del dazio sia da seguire..

La nostra ricerca n o n ha d u n q u e lo scopo di risolvere, nè di esaminare al lume della statistica, il p r o -blema complesso del protezionismo agrario, ma solo, più strettamente, quello di studiare l'influenza delle variazioni del dazio sui prezzi del grano, come' prodotto agricolo fondamentale, (e, sussidiariamente, del riso) nonché, come prodotto derivato e connesso, della fa-rina.

Questa limitazione però potrebbe egualmente con-durre ad un giudizio più generale circa gli effetti dei dazi sulle derrate agricole di consumo più comune, dato che, ad esempio, relativamente al grano, le modifica-zioni del dazio essendo state frequenti, sia nel nostro che in altri paesi, l'esame di questa ripetizione del fe-nomeno anche per un solo prodotto, può, in parte, com-pensarci della insufficiente varietà dei prodotti esami-nati, facendoci, in certo modo, guadagnare in intensità ciò che si perde in estensione.

Inoltre, per quanto riguarda il frumento, possiamo studiare non soltanto gli effetti del fenomeno più co-mune, cioè l'aumento del dazio, ma pure quelli della diminuzione, o, addirittura, della sospensione di esso, il che ci mostrerà la diversa intensità dell'azione del dazio sui prezzi q u a n d o le variazioni si svolgono in senso positivo, o in senso negativo.

Nei 29 anni dal 1887 al 1915, il dazio fu

modifi-cato tredici volte, delle quali dapprima alcune in au-mento, poi due in diminuzione, quindi altre, due in a u m e n t o e ultimamente d u e in diminuzione come ri-sulta dai seguenti dati, ai quali abbiamo p u r e aggiunto fin d ' o r a quelli relativi alle variazioni del dazio sulla farina, ricavandone i valori percentuali in confronto al livello del dicembre 1894, che segnò, per entrambi i dazi, il massimo. Abbiamo poi determinato la curva rispettiva di tali variazioni in apposito diagramma (1).

Variazioni del dazio sul grano e sulla farina dal 21 aprile 1887 al 1° febbraio 1915.

V a l o r i assoluti fatto = 100 11 livello Valori p e r c e n t u a l i d e l d i c e m b r e 1891 Dazio

g r a n o f a r i n a Dazio g r a n o Dazio f a r i na Dazio

1887 al 21 a p r i l e 1.40 2.77 18.7 22.6 » a p r i l e 21 3.00 6.50 40.0 44.4 » luglio 10 » 6.00 » 48.8 1888 f e b b r a i o 10 5.00 8.70 06.8 70.7 1891 f e b b r a i o 21 7.00 11.50 93.3 93.5 » d i c e m b r e 10 7.50 12.00 100.0 100.0 1898 g e n n a i o 23 5.00 8.00 66.6 66.0 » m a g g i o 7 0 0 0 0 » luglio 1 5.00 8.00 66.6 66.0 » luglio 6 » 7.00 » - 58.9 > agosto 15 7.60 12.30 100.0 100.0 1905 d i c e m b r e 10 > 11.50 > 93.6 1911 o t t o b r e 20 3.00 5.25 40.0 42.7 1915 f e b b r a i o 1 0 0 0 0

(1) Esporremo più avanti, in altro diagramma, le variazioni dei prezzi del grano e della farina in relazione al dazio nei singoli mesi del )898.

4300 iZco ÌÌ0D 40.00 9.oo а.00 7.oo б.00 5.oo 4 . 0 0 3.oo £.oo 1.00 0.5O 0

Vnnjnzi

OM DEL d / i z i o . s u l G r a h - ì o e s u l l h E r r i H r

dml 20 Aprile-4887FEBBRAIO 1915

DAZIO GRAMO

« F A R I N A è | » « a. S 2 o 4887 1888 •5 § a E 1894 1898 1905 1S44-1915

Ora, poiché ciascuna di tali modificazioni fu appli-cata in circostanze diverse del m e r c a t o granario, oc-corre, per valutarne gli effetti sul prezzo, metterle in relazione a p p u n t o con le condizioni dell'ambiente, spe-cialmente in riguardo alla produzione interna e al commercio internazionale, perchè solo così potrà, even-tualmente, formularsi una teoria, se pur n o n precisa-mente definita, dei dazi granari, come conclusione allo studio dell'influenza delle singole variazioni.

P A R T E P R I M A . I d a z i s u l g r a n o .1® I. Dazi e prezzi dal 1887 al 1894.

1. Cominciando dal 1887, che segna, nella politica doganale italiana, l'affermazione del principio protezio-nista, troviamo che il dazio sul g r a n o , da lire 1,40 al quintale fu portato, in data 21 aprile, a 3 lire.

(6)

4 maggio 1919 - N. 2348

Prezzi settimanali del frumento di la e di 2a qualità dal gennaio al luglio 1887.

Milano C r e m o n a Rovigo Treviso F e r r a r a Bologna Roma 1887 1» | 2. 1» 2" 1» 2> 1» 2» 2» 1» 2a 1* 2a 3/1 - 9/1 23.50 22.50 23.23 22.23 23.00 22 75 21.50 21.00 24.00 23.80 23 50 , 23.00 22.00 10 15 23.75 22.75 23.50 22.42 p » 21.75 21.25 p — 24.00 — 23.04 22.57 17-22

»

» 23.92 22.74 p » 22.00 21.50 23.62 — » — » » 24 - 29 » » 24 05 22.89 22.75 22.60 » » 23.67 — p — » » 11/1 - 5/2 » 23.12 » 22.84 » . p p » 23.45 - 23.75 23.40 » 7-12 » » 24.08 22.89 p p p p 23.55 — 24.00 — 23.73 23.04 13-19 —

.

» p p 21.75 p 23.37 — 23.75 — 23.50 » 21-27 23.75 23 12 23.08 23.01 p p. » 21.00 23.25 — » —

»

»

-18/2 - 6/3 23.62 » 23.98 » 22.60 22.36 » » 23.12 23.50 — t

»

7-13 23.37 22.75 23 00 22.65 p 22.25 » 21.25 p — . 23.25 •— » 22.04 14-20 » » 23.46 22.48 22 25 22.00 » p 22.87 — p — —• » 21-27 . » » 23.24 22.24 p » » p 22.62 — » — 23 50 p 8/3-3/4

»

» 23.47 22.47 p p 21.50 p 23.05 — p

»

p 4-10 » » • p » » p p p 23.12" — • p

»

p 11-17 23 50

»

23.30 22.38 » p p p 23.49 — p — » p 18-24 23 00 » 23.31 22.47 22 60 22.50 p p 23 87 ' — p — 24.00 22.54 5/4 - 1/5 24.00 23.12 23.37 22.49 » p 21.75 21.60 24.25 — 23.75 — . 23.96 23.60 2 - 8 24.25 23.25 » » p p p p 24.12 ' — p — » » 9-15 » » 23.60 22.76 22.76 22.80 22.00 21.75 23.87 — 24.00 — .< - 24.42 » 16-22 » » 23.89 23.15 23.15 - p p p 24.00 — 24.25 — 24.75 23-29 O/r,. K/R 24.37 23.62 23.98 23.24 23.14 p 22 25 22.00 — — ' » —

»

p V/ .. - u/u 6-12 24.37 23.62 24.38 23.46 23 46 22.50 22.25 24.12 24.25 24.50 23.50 13-19 » » 24.46 23.58 23.58 22.85 22.25 » 24.12 — p — 24.75 p 20-26 24.13 > 24.60 23.67 23.67 22 60 22 00 22.00 24 37 — 23.75 — 25.00 24.00 7/6 - 3/7 24.12 » 24.44 23.56 23.56 22.25 p 21.75 23.87 — 23.50 — 23.50 22.04 4-10 »

»

23.71 21.69 21.69 20.75 21.50 21.50 —

.—

p — 23.00 » 11-18 23 75 21.50 22.57 20.69

_

20.50 p — 21.00 — 23.25 — » p 19 • 24

»

» — — 20.69 » p 21.00 20.87 — 23.00 — » p 25-31 > » 21.89 21.00 21.00 » p » p » 22.50

successive di tali prezzi relativamente a sette fra i prin-cipali mercati (i).

Se riassumiamo ora questi dati a periodi mensili, per i due trimestri precedenti e susseguenti alla settimana corrispondente alla variazione daziaria, vediamo come il fenomeno dell' aumento fra il primo ed il secondo

(1) 1 dati sono ricavati dal Bollettino di notizie sui prezzi dei prin-cipali prodotti agrari e del pane, pubblicato per cura del ministero di Agricoltura Industria e Commercio.

periodo trimestrale, a cominciare dal mese successivo alla variazione daziaria, chiaramente constabiles gene-ralmente in proporzioni più o meno forti, secondo i mercati e secondo le qualità.

Per rendere più facile ancora la comparazione, de-terminiamo le variazioni dei prezzi, per ciascuna qua-lità ed epoca, assegnando il valore di too alla cifra del mese precedente alla settimana di variazione del dazio.

Prezzi medi mensili precedenti e susseguenti alla variazione daziaria esclusa la settimana corrispondente alla variazione.

E p o c h e Milano C r e m o n a Rovigo T r e v i s o F e r r a r a Bologna R o m a Complesso

1887-88 1» 2» 1» 2» 1» 2» t« 2» 1» 2» 1» 2» 1« 2» 1. » 24/1-19/2 23.75 23.00. 24.04 22.88 22.75 22.60 21.94 21.50 23.51 23.88 23.42 22.80 23.33 22.71 21/2-20/3 23.53 22.94 23.74 22.79 22.50 22.30 21.75 21.06 23.09 — 23.44 — 23.50 22.04 23.08 22.23 21/3-17/4 23.40 22.75 23.37 22.39 22.25 22.00 21.56 21.25 22.85 — 23.25 — 23.50 22 04 22.88 22.09 25/4-22/6 24.19 23.22 23.53 22.72 22.80 22.65 21.88 21.62 24.02 23.94

_

24.27 23.50 23.52 22.76 23/5-19/6 24.37 23.02 24.27 23.43 23.00 22.80 22.42 22.17 24.08 24.25 — 24.70 •23.50 23.84 23.10 20/6-18-7 24.03 23.04 23.83 22.40 21.81 21.52 21.94 21.74 22.75 — 23.50 — 23.62 22.51 23.00 22.27

Valori percentuali fatti = 100 quelli della settimana corrispondente alla variazione daziaria

101.50 101.10 102.87 102.19 102.25 102.73. 101.76 101.17 102.89 — 102.71

_

99.65 103.45 101.95 102.23 100.56 100 83 101.15 101.79 101.12 101.36 100.88 99.11 101.05 — 100.82 — 100 — 100 — 100.80 100.62 100 - 100 - 100 — 100 - 100 - 100 - 100 - 100 — 100 — — 100 - — 100 - 100 - 100 - 100 -103.38 102.51 100.68 101.47 102.47 102.95 191.48 101.74 105.12 -• 101.97 103.28 106.62 102.77 103.05 104.15 103.82 103.85 104.65 103.37 103 64 103.99 104.33 109.76 — 104.30 — . 105.11 106.62 104.93 104.61 102.69 101.54 101.54 100.04 98.02 97.82 101.76 102.31 99.56 — 101.08 Ir- 100.51 102.13 100.74 100.74 24/1-19/2 21/2 20/3 21/3-17/4 25/4-22/5 23/5-19/6 20/6-18/7

L'accrescimento fra il mese precedente e quello susseguente, all'aumento del dazio, e, in generale, fra i due trimestri considerati, è facilmente apprezzabile, in proporzioni più o meno forti, secondo i mercati e secondo la qualità.

Interessante, a questo proposito; è determinare se, essendo unico il livello del dazio e gravando perciò di più sul prezzo delia seconda qualità di frumento, que-sta maggiore pressione rimanga pure negli effetti suc-cessivi. Ora, ciò è constatabile sopratutto per il primo periodo fio sajà, come vedremo in seguito, pure per gli altri aumenti successivi) cosicché è evidente che il dazio non discriminato dovrebbe riescire più grave per le classi economicamente inferiori, consumatrici di pane di seconda qualità, ammesso" che alle qualità del grano corrispondessero le qualità del pane.

Se ricaviamo, dalla tavola, il prezzo .medio comples-sivo per ciascuna qualità, nel mese immediatamente precedente alla variazione daziaria, pari, rispettivamente, a 22,88 e a 22,09, l'aumento del dazio di lire 1,40, corrispondente per il primo a 7,00 per cento, per il secondo a 7,25 per cento, avrebbe dovuto portare quello

a 24,48, questo a 23,69. In realtà l'aumento fu assai meno notevole e, misurato nella proporzione percen-tuale, fu soltanto del 2,77 e del 3,06 nel primo mese, mentre neppure in quello successivo, che rappresenta il livello massimo, arrivò al 5 per cento !

Il nuovo dazio dunque aumentò il prezzo soltanto da un terzo alla metà di quanto corrispondeva al suo livello.

2. Esaminiamo ora, brevemente, in quali condizioni del mercato granario esso fu applicato.

I prezzi, dal principio dell'anno, erano andati gene-ralmente diminuendo, nella misura media del 2 per cento, in relazione non tanto all'abbondanza della produzione interna dell'anno precedente, quanto alla cospicua e progrediente importazione.

(7)

risul-j 4 maggio 1919 — N. 2348 L'ECONOMISTA 211

Produzione commercio e consumo dei frumento in Italia dal ISSI al 1900.

A n n i 1881 1882 1883 1884 1885 1886 1887 1888 1889 1890 1891 1892 1893 1894 1895 1896 1897 1898 1899 1900

a a

a .2 a c N — a a -t: o o 28 6 42.6 34.2 33,9 32.2 32.9 34.7 30.3 29.9 36.1 38.9 31.8 37.2 33 4 32 4 39.9 23.9 37 7 37.9 35.1 a C OH 13 a - i l1 .2 .2 *h t, £ DSa ? 2=2 È» «2 o . . ; o a, ° s g a a * a 3 1.9 2.1 2.9 6.1 8.3 9.7 9.3 6 . 6 8.6 - 4.9 4.2 10.1 5.7 5.5 8.7 3.9 9.5 4 0 5.7 10.0 S o m m a delle c o l o n n e 2 e 3 30.4 44.7 37.1 39 9 40.5 42.6 44.0 36.9 38.5 41.1 43 1 41.8 42.9 38.9 41.1 43.8 33.4 41.8 48.6 45.1 e g s -- g a S o C a " o-a <o - S a e p a o.a a. — E a « 2 t, a a Q g-a a » w 916 908 753 280 153 116 68 13 8 8 10 • .7 9 5 7 25 37 18 7 9 4) e ft ac Ot a 3.7 4.5 4.1 3.9 3.8 3.8 3.9 3.7 3.7 4.1 4.2 4.2 4.2 4.2 4.2 4.2 4.0 4.2 4.2 4.2

ati corrispondenti alla produzione annuale, sia perchè nei dati relativi al commercio internazionale sono pure comprese le farine, sia infine perchè il consumo indi-viduale sul quale è calcolato il fabbisogno di grano, si è a n d a t o modificando, tanto che quei dati non po-trebbero proficuamente compararsi con quelli che si hanno per il periodo più recente. Ma, per noi, dovendo ritenerli affetti ciascuno d a errori proporzionalmente uguali, essi conservano valore per la comparazione fra i vari anni del ventennio cui corrispondono, che è lo scopo al quale limitiamo il loro uso ( i ) .

L ' a n n o 1886 aveva segnato, in confronto ai prece-denti, u n a produzione normale, anzi piuttosto abbon-dante, sicché normale avrebbe dovuto essere l'impor-tazione per completare la quantità necessaria al con-sumo. I n realtà, m e n t r e l'importazione complessiva di grano e farina era stata di 6,080,000 quintali nell'anno successivo al raccolto del 1884, (cioè dal 1° agosto 1884 al 31 luglio 1885) e di 8,336,000 nei 1885-86, fu di 9>7i8,ooo nel 1886-87, uioè u n o dei massimi dell'in-tiero ventennio.

Per giudicare delle cause e della portata del feno-meno, occorre esaminare partitamente la importazione del grano nei singoli mesi del 1886 e 1887, il che ci servirà anche per ulteriori considerazioni.

(1) Per gli anni successivi al 1900, i dati corrispondenti, raccolti ed elaborati dall' Ufficio di Statistica agraria (ved. ad es.esposti dal Valenti nella sua relazione alla riunione della Società per il progresso delle scienze del 1917 (vedi il volume degli Atti perii 1917) sono i seguenti :

| Ann o | | | finanziari o Ij 1 Produzion e dedott a la sement e Eccedenz a dell a importazion e sull a esportazion e T o t a l e C o n s u m o calcolato Differenz a fr a disponibilit à e consum o j | milioni di quintali 1900-01 34.4 9.9 44.3 48.3 — 4 0 1901-02 43 6 9.3 52.9 53.1 — 0.2 1902-03 35.3 12.5 47.8 49.0 — 1.2 1903-04 49.5 7.8 57.3 56.4 + 0.9 1904-05 43.8 8 a 52.4 53.7 - 1.3 1905-06 41.7 12.2 53.9 52.8 + 1.1 1906-07 46.7 11.5 58.2 55.4 + 2.8 1907-08 46.9 4.9 51.8 55.7 — 3.» 1908-09 39.6 11.1 50 7 52.1 — 1 4 1909-10 46.1 9.2 55.3 55.6 — 0 3 1010-11 36.1 14.9 51.0 50 8 + 0.2 1911-12 46.7 11.3 68.0 56.2 + 1.8 1912-13 • 39.4 18.8 58 2 52 7 + 5 5 1913-14 52.5 ILI 63.6 59.5 + 4.1 Somma delle c o l o n n e 5 c 6 4.6 5.5 4.8 4.2 3.9 3.9 3.9 3.7 3.7 4.1 4.2 4.2 4.2 4.2 4.2 4 3 4.0 4.3 4.3 4.3 Quantit à disponibil e pe r i l consum o (dif -03 ferenz a fr a l e co -lonn e 4 e 7 ) milion i d i quintal i Quantit à necessari a al consum o i n bas e 0 all a medi a indivi -dual e d i Kgr . 12 0 milion i d i quintal i Differenz a fr a l a quantit à necessa -0 ri a e l a quantit à disponibil e (milio -n i d i quintali ) Prezzo m e d i o a n n u a l e 11 25.8 34.1 8.3 27.19 39.2 34.4 q. 4.8 26 24 32.3 34.6 — 2.3 23.81 36.8 34.8 + 1.0 22 29 36.6 35.1 + 1.5 22.01 38 7 35.3 + 3.4 21.87 40.1 35.5 + 4 6 '21.75 33.2 35.7 - - 2.5 21 49 34.8 35.9 1 2 23.24 37 0 36.2 •l- 0.8 23.16 39.0 36.4 JU 2.5 25.62 38.0 36.0 + 1.0 23.44 38.7 36.9 + 1,8 20.16 34.6 37.1 — 2.4 19.22 36.9 37.3 • — 0.5 20.38 39.5 37.5 + 2.0 24.50 29.4 37.8 — 8.4 26 — 37.5 38.0 — 0 5 27.50 39.3 38.2 + 1.1 28.60 40.9 38.4 + 2.4 25 70 Differenze 1887 1880 n e l 1887 Gennaio (tonn.te) 71.972 62.044 + 9.928 F e b b r a i o » 78.464 58.254 + 20.210 Marzo » 81.080 70.958 + 10.122 Aprile » 71.490 68.706 + 22.784 Maggio » 75.807 87.525 — 11.718 Giugno » 75.744 85.360 — 9.616 Luglio » 61.679 8l 074 — 19.395 Agosto » 52.163 87.940 35.777 S e t t e m b r e » 70.161 63.141 + 7.Ó28 Ottobre » 87.407 96.416 — 0.009 N o v e m b r e » 135.022 95.447 + 39.575 D i c e m b r e » 124.863 79.368 + 45.495 1.005.870 936.233 + 69 637

Già nell'estate e a u t u n n o 1886 le quantità impor-tate erano simpor-tate assai notevoli, in confronto ai bisogni immediati del consumo, e ciò in grazia dei prezzi bassi ai quali poteva acquistarsi la produzione straniera, che compensavano del dazio di lire 1,40 allora vigente; T a l e importazione ebbe poi u n nuovo incremento nei primi mesi del 1887, come p u ò vedersi dal confronto delle cifre corrispondenti del 1886, favorita dai bassi prezzi, e dalla tendenza accapatratrice in vista del pro-babile aumento del dazio, e questo malgrado che nulla allora facesse prospettare u n a deficienza del raccolto futuro (come infatti n o n si verificò), ma piuttosto un prodotto superiore al medio, tanto in Italia che al-l'estero. Tuttociò n o n poteva n o n contribuire ad u n a diminuzione dei prezzi, come abbiamo constatato es-sere avvenuto dai dati corrispondenti. Cosicché pos-siamo senz' altro stabilire che l ' a u m e n t o del dazio d a lire 1,40 a 3, avvenne in un periodo di a b b o n d a n z a e di prezzi in ribasso.

Come vedemmo, esso n o n ebbe influenza all'au-mento del prezzo, se n o n per u n a parte della sua en-tità (1).

(continua). ALDO CONTENTO. (1) Possiamo ancora, rimanendo nel periodo corrispondente ai primi mesi del 1887, esaminare dei dali relativi al mercato di Parigi ricor-dando che in Francia il dazio fu portato dal 29 marzo, pel grano ex-trauropeo da 3 a 5 franchi, per la farina da 6 a 8 (vedi per tali dati il Bollettino di legislazione e statistica doganale, maggio 1887 supple-mento p, 1481) (vedi tabella pag. seg.).

(8)

212 4 maggie 1919 — N. 2348

L'imposta generale sui reddito.

L'incoine tax e la Einkommensteuer r a p p r e s e n t a n o rispettivamente in Inghilterra ed in Prussia, le impo-ste generali tipiche sebbene la prima r a p p r e s e n t i più che a l t r o la unione di cinque imposte distinte (sui redditi immobiliari, mobiliari, industriali, c o m m e r -ciali e del lavoro) anziché una imposta globale e la seconda si sovrapponga alla imposta sul p a t r i m o n i o ; p e r integrarla.

Alberto Masini raccoglie dagli scritli del Nitti, del Felora, d e l l ' E s c a r r e , dell'Ingenbleek, del Meda, del Einaudi ed altri, alcune notizie sulla evoluzione delle due imposte.

Col Finance Ad del 6 aprile 1914 Asquit introdusse in Inghilterra la distinzione fra redditi guadagnati (earned) e redditi non guadagnati (umerned) f o r m a 2000 sterline (L. 50,#40) distinzione che fu portata a 3000 nel 1910 nel quale anno si creò p u r e la super-lax proporzionale; la quale colpisce i redditi supe r'iori a 5000 sterline (126,100 lire) e che r e n d e la unione-tax progressiva ma con una proporzione irregolare.

Egli afferma che l'incoine tax inglese per quanto non sia né coordinata, nè logica, nè omogenea, ha il m e r i t o di essere stata la prima e più grande imposta sul r e d d i t o adottato in Europa.

Esenta fino a 160 sterline (L. 4035.20), a m m e t t e una quantità di deduzioni (abatement) ed obbliga tutti i cittadini a denunziare i loro redditi, anche se questi non raggiungono l'imponibile.

L'Einkommensteuer prussiana, dopo la protonda modificazione a p p o r t a t a l e dal m i n i s t r o von Miquel, antico discepolo di Marx, con la legge 24 giugno 1891, si sovrappose d a p p r i m a ai t r i b u t i speciali autonomi

(Seguito della n o t a all'articolo d e l l a pagina p r e c e d e n t e ) Prezzi del frumento sul mercato di Parigi

dal 1" gennaio al 31 dicembre 1887 je o0" 0» o o 3 Prezzi m e d i m e n s i l i o73 O 3 Data £ s ' 3 £ a e Data £ a & « £ 73 73 E p o c h e Prezzo 1887 Gennaio 3 23.12 A p r i l e 30 25.37 3/1-31/1 23.16 97.8 » 7 23 37 Maggio 7 27 — 7/2-23/2 22 62 95.7 » 16 23.37 » 14 26.87 2/3-22/3 23.65 100 -» 22 23.12 » 23 27.37 » 31 22.76 » 34 25.62 7/4-30/4 24.65 106.5 F e b b r . 7 22.62 7/5-31/5 27.71 119.7 » 16 22.62 » 23 22.62 Marzo 2 23.37

.7 14 23.37 23 75 » 22 24.12 » 30 24,12 Aprile 7 24.12 • » 16 24.12 » 22 24.62

casione del dazio, deve attribuirsi a influenze esterne, di carattere pro-duttivo o speculativo.

Dato che l'importazione, sia in Italia che in Francia, di grano, si faceva in quell'epoca in gran parte dagli Stati Uniti d'America, sembre-rebbe che l'aumento del dazio, scemando l'imporiazione, avesse dovuto far diminuire i prezzi sul mercato di New York. Invece, pur dopo il marzo e l'aprile, mesi corrispondenti agli aumenti di dazio in Francia e in Italia, il prezzo del frumento, che era andato scemando dal gen-naio a tutto febbraio, da 93 cent, per bushel a 89 1/2, andò poi aumen-tando a 92 in marzo,: a 93 in aprile a 97 in maggio

Questo aumento di prezzo corrispose del resto ad un incremento di esportazione, perchè, come vedemmo avvenire per l'Italia, per la quale abbiamo i dati mensili, troviamo che pure in Francia, dove l'im-portazione nel 1885-86 era stata la minima, e di gran lunga inferiore alla media dal 1882-83, risali invece a un livello medio nel 1886-87 mal-grado l'elevazione del dazio.

Sarebbe dunque da studiare perchè l'introduzione di grano siasi mostrata in quell'epoca così forte, e probabilmente ciò sarà stato in relazione all'iniziale ribasso dei prezzi, della quale circostanza appunto approfittarono i produttori per chiedere, e il Governo per applicare, un aumento di dazio. Comunque, a noi interessa stabilire che l'aumento del 29 marzo ha recato sul prezzo del grano effetti analoghi a quelli constatati per l'Italia.

sul p r o d o t t o dei terreni, dei fabbricati delle industrie e dei c o m m e r c i ; dai 1895, invece, cedute quelle im-poste ai Comuni, l'Einkommensteuer, rimasta allo Stato, si sovrappose all'imposta sul patrimonio.

Essa risponde, senza dubbio, assai meglio dell'in come tax, al c a r a t t e r e d'imposta generale sul reddito, e, dopo il 1891, presenta il tipo più m o d e r n o di legi-slazione t r i b u t a r i a .

L'imposta prussiana ha una tariffa comune a tutte le persone fìsiche ed a quelle giuridiche ed è pro-gressiva p e r classi come la Personaleinkommensteur austriaca. I c o n t r i b u e n t i di ciascuna classe pagano la stessa aliquota e così, oltre l'inconveniente del salto, presenta anche il difetto della f o r m a regressiva nei limiti di una stessa classe,

E' nominativa p e r ruoli, a m m e t t e un sistema di deduzioni e riduzioni di gradi ed esenta i redditi fino a 900 m a r c h i (L, 1111,50), come l'Austriaca esenta fino a 600 fiorini (1260 lire).

C ' è l'obbligo della denunzia annuale p e r i r e d d i t i oltre i 3000 m a r c h i (3705 lire), come in Austria per quelli al di sopra di 1000 fiorini (2100 lire). La dichia-razione è sottoposta a rigoroso controllo di Commis-sioni, con c a r a t t e r e inquisitorio, tanto che il deputato liberale von E y n e r n ebbe un giorno a dire alla Ca-mera che « un p e r f e t t o spionaggio è steso su tutto il Paese ».

In Italia, per adesso, non esiste; ma è attualmente alla discussione del Parlamento un disegno di legge p r e s e n t a t o alla Camera dal Ministro Meda nella tor-nata del 6 marzo 1919.

Il concetto fondamentale della r i f o r m a tributaria dell'on. Meda è il s e g u e n t e :

Le t r e imposte dirette attuali: t e r r e n i , fabbricati e ricchezza mobile sono fuse in una imposta unica, denominata imposta normale sui redditi, ad aliquote proporzionali. Le aliquote sono q u a t t r o e corrispon-dono alle q u a t t r q categorie, in cui è distinta l'impo-sta. Esse sono respeDivamente dal 18 per cento, per i redditi provenienti da p u r o capitale, del 15 per cento per quelli misti di capitale e lavoro, del 12 p e r cento, per quelli dati da p u r o lavoro e del 9 per cento, per quelli degl'impiegati.

Esenta i redditi al disotto delle 1200 lire ed am-mette delle detrazioni, p e r quelli c o m p r e s i f r a le 1200 e le 2000 lire.

A questa imposta n o r m a l e s ' i n n e s t a una imposta complementare ad aliquote progressive che vanno dal-l'I al 25 p e r cento. Essa si c o m m i s u r a sui r e d d i im-ponibili ed ha c a r a t t e r e personale, colpisce cioè solo le p e r s o n e fisiche o isolate, o r i u n i t e in famiglia.

Il gettito complessivo delle imposte sui terreni, sui fabbricai i e sulla ricchezza mobile — nell'eserci-zio 1914-15 — fu di L. 592,417.000: quasi il q u a r t o cioè dell'adora fabbisogno dello Stato.

Col prolungarsi della g u e r r a , esse hanno subito la prima t r a s f o r m a z i o n e e, mofto logicamente, da pro-porzionali sono divenute progressive. Col d e c r e t o luogotenenziale 9 s e t t e m b r e 1917 f u r o n o n u o v a m e n t e riordinate ed esso regola oggi quella materia.

L ' i m p o s t a sui t e r r e n i da L. 36,102,000 nel 1914-15, è salita a L. 113,086,000 nell'esercizio 1917-18 ;

Quella sui fabbricati da L 122,868,000 nel 1914-15 a L. 168,895,000 nel 1917-18 ;

Quella sui redditi di ricchezza m o b i l e d a L. 383,447,000 a L. 489,460,000.

Data la loro s t r u t t u r a attuale, molto è stato il loro r e n d i m e n t o ; ma con una radicale r i f o r m a e coll'ap-plicazione di criterii più m o d e r n i nella distribuzione del peso t r i b u t a r i o , quelle imposte dovranno r e n d e r e molto di più, quella sulla ricchezza mobile in ispecie, quando si pensi che il r e d d i t o nazionale totale che p r i m a si faceva a s c e n d e r e a 8-10 miliardi, e che Ei-naudi ritiene sorpassi oggi i 14 miliardi, sarà di gran lunga a u m e n t a t o p e r lo sviluppo f u t u r o della nostra produzione, e potrà avvicinarsi meglio ai r e d d i t i for-tissimi delle altre g r a n d i Nazioni.

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213 lenti lo faceva a m m o n t a r e a 7000 milioni alla vigilia

delia g u e r r a ed oggi è aumentato ancora, come dovrà accrescersi grandemente, quando il contadino a r e r à meglio il suo campo, e l'agricoltura si t r a s f o r m e r à da a r t e in industria.

L'imposta sul patrimonio avendo lo scopo di dif-ferenziare i redditi derivanti dal capitale da quelli prodotti dal lavoro, l'aliquota dell'imposta generale sull'entrata, logicamente, dovrebbe essere unica per uno stesso reddito, afferma il Masini; ma siccome l'imposta sul patrimonio comincia con aliquote miti e quindi il reddito p r o d o t t o dal capitale v e r r e b b e allora colpito in una misura molto, molto vicina a quello derivante dal lavoro, venendo a costituire cosi una evidente ingiustizia, per r i p a r a r e a tale inconve-niente, i redditi fino a 15,000 lire dovranno esser col-piti con aliquote differenti: al dì là delle 15,000 lire' essendo più alta l'aliquota dell'imposta sul patrimonio' si colpiranno tutti con un medesimo tasso.

Nei redditi al di sotto delle 15,000 lire, quelli p r ò venienti dal lavoro c o m i n c e r a n n o ad esser colpiti con un' aliquota mite, che a u m e n t e r à via via fìuo a rag-giungere quella fissata per i r e d d i t i del capitale am-montanti a 15,000 lire, per i quali comincerà invece subito aita e, insieme a quelli derivanti dal lavoro, continuerà progressivamente fino a raggiungere un'ali-quota altissima per i redditi molto, molto alti.

Il n u m e r o delle categorie in cui dovrà esser divisa l'imposta (perchè l'andamento di questa,come di quella sul patrimonio e anche di tutte le altre, dovrà imi-tare la n o s t r a legge sulle successioni de] 23 gennaio 1902), non dovrà impressionare, quando si pensi che l'imposta similare austriaca (Personaleinkommensteuer) comprende ben 65 classi.

La ragione dell'unicità di aliquota per i diversi redditi al di là delle 15,000 lire, sta nei fatto che quel-l'entrata consente una somma non piccola di bisogni soddisfatti e che l'imposta sul p a t r i m o n i o basta a differenziarne la provenienza.

Un sistema di detrazione dovrà regolare i casi delle famiglie n u m e r o s e nei p r i m i gradi dell'imposta e per i soli redditi derivanti dal lavoro.

Questo per le persone fisiche. Gli enti autarchici e le istituzioni pubbliche di beneficenza d o v r a n n o es-sere esentate dovendo quei loro redditi patrimoniali esser destinati o alla pubblica beneficenza o a pub-blici servizi e quindi, neli'un caso e nell'altro, river-sati a vantaggio della collettività.

Le persone giuridiche, diverse da quelle sopra ci-tate, dovranno esser colpite come le persone fisiche, continua il Masini; nessuna giustificazione milita a loro favore per differenziarle da quelle.

Per esse, si dovrebbe seguire l'esempio delia Prus-sia. Secondo il legislatore prussiano, vi è in queste persone giuridiche una personalità distinta da quella degl'individui che le compongono. Gli azionisti.di una società, se fossero isoiati ed e s e r c i t a s s e r o separata-mente il commercio, che la società esercita, con i medesimi capitali da essi in quella investiti, non rag-giungerebbero gli stessi risultati. L'associazione è quindi una persona nuova, la cui forza totale è supe-riore alle forze individuali di coloro che la compon-gono.

Per impedire p e r ò che lo stesso r e d d i t o venga im-posto due volte: una nelle mani dell'azionista e un'al tra in quelle della società, il reddito imponibile della società dovrà esser ridotto in ragione del 3,50 per cento del capitale sociale v e r s a t o e l'imposta dovrà esser corrisposta solo sulla differenza in più, come vuole anche la legge prussiana del 1891.

Nell'imposta sul patrimonio non abbiamo a m m e s s o esenzioni se non quella fino a 1000 lire, più per te-cnica tributaria, che per un principio logico di esen-zione; nell'imposta che si c o m m i s u r a sul reddito un minimo di esenzione è naturale ed è doveroso am-metterlo, perchè c ' è un minimo di bisogni individuali,

1 quali per la loro imprescindibile necessità ed

im-pellenza non a m m e t t o n o l'esistenza di bisogni collet-"vi : è il minimum necessario alla vita organica.

Tale minimo p o t r e m o considerarlo in 1200 lire come propone il progetto Meda; però, c o m ' è giusta mente indicato in quel disegno di legge, dovremo p u r s e m p r e esaminare se esso è dato dal lavoro, o se m a t u r a p u r a m e n t e sii un capitale, perchè nell'ultimo caso non si consente esenzione, poiché esentandolo non costituirebbe che un premio all'inazione, e l'umano consorzio ha bisogno invece del contributo intellet-tuale, materiale e morale di tutti i consociati e coloro, che a tale lavoro si sottraggono, debbono corrispon-dere, per questa loro inerzia, un corrispettivo in de-naro alla collettività.

Questo minirfio di esenzione di 1200. lire si deve quind i i n t e n d e r e solo per i redditi provenienti dal lavoro (redditi non fondati): quelli derivanti dal ca-pitale (fondati) dovranno esser colpiti nella loro tota-lità. Si dovrà fare eccezione solo per i t e r r e n ed i fabbricati, che c o r r i s p o n d o n o a l l ' E r a r i o statale una somma inferiore alle dieci lire annue. E' una misura di giustizia sociale, perchè chi è chiamato a pagare quel contributo, possiede appena una stanza per al-loggiare la propria famiglia, od un appezzamento di t e r r e n o così piccolo da non permettergli n e m m e n o di esser coperto dalla propria persona, e in Italia di questi c o n t r i b u e n t i ne esistono moltissimi e un nu-mero, proporzionalmente, rilevante di essi, si vede annualmente m e t t e r e all'asta il p r o p r i o immobile, per mancato pagamento dell'imposta. Nel decennio 1904-1913 gl'immobili messi in vendita p e r debiti d'imposta, f u r o n o in media 3817,7: di questi, 619,4 per un debito non s u p e r i o r e alle 5 lire e 2289,3 per un debito t r a le 5 e le 50 lire. Nel 1913 si notò un miglioramento nel n u m e r o assoluto delle vendite, che fu di 2648; ma la percentuale degl'immobili venduti per debiti d'im-posta inferiori alle 5 lire aumentò, perchè, in con-f r o n t o alla media decennale di 16,1, essa salì a 17,3.

Oltre che r a p p r e s e n t a r e per l ' E r a r i o una somma fortissima di spese d'asta di gran lunga s u p e r i o r e al valore dei beni sottoposti a vendita, privare di quel piccolo immobile chi non è capace di pagare nem-meno 5 lire di tributo, è aggiungere ironia alla mi-seria.

NOTE ECONOMICHE E FINANZIARIE

Perdite commerciali della Germania.

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214 4 m a g g i o 1919 — N. 2347

il boicottaggio, l'industria tessile germanica può con-siderarsi in gravissimo pericolo. Lo stesso caso può dirsi per l'industria del caucciù. Alla Germania ne occorrevano 30 mila tonn. che essa otteneva in parte dalle sue colonie, in parte dalle colonie inglesi e in parte dal Brasile. Se m a n c h e r à l'appoggio anglo-bra-siliano e le colonie non s a r a n n o restituite, l'industria sarà morta. Si p o t r e b b e dire a l t r e t t a n t o p e r altre in-dustrie. Tutti i risultati t e n d o n o così a d i m o s t r a r e quale gravissimo danno la g u e r r a abbia a r r e c a t o alla Germania nel campo industriale nel quale essa occu-pava uno dei p r i m i posti.

Commercio dell'Inghilterra nel 1918.

Pubblichiamo qui a p p r e s s o i dati riassuntivi del movimento commerciale dell'Inghilterra d u r a n t e lo scorso anno, col c o n f r o n t o degli anni precedenti.

Anno 1918 Importazioni . Esportazioni : Inglesi . . . Colon, e estere Anno 1917 Importazioni Esportazioni: Inglesi. . . . Colon, e estere Anno 1913 Importazioni . Esportazioni : Inglesi. . . . Colon, e estere C o m m e -s t i b i l i , b e v a n d e e t a b a c c o M a t e r i e p r i m e e s e m i -l a v o r a t e M e r c i l a v o r a t e T o t a l e i n c l u s e l e m e r c i n o n c l a s s i f i c a t e e v a r i e ( V a l o r e i n m i g l i a i a d i s t e r l i n e ) 572,660 12,067 4,030 454,711 16,332 7,439 290,202 32,588 15.943 458,859 60,838 14,325 384,798 67,162 43,374 281,822 69,905 64,038 280,164 403,721 12,565 218,565 423,614 18,794 193,602 411,368 29,458 498,473 30,956 1,064,165 527,080 69,677 768,735 525,245 109,575 Nello scorso anno si a c c e n t u ò il disavanzo della bilancia mercantile dovuto c o n t e m p o r a n e a m e n t e al-l'aumento delle importazioni e alla diminuzione nelle esportazioni.

Tale disavanzo — in milioni di sterline — è rap-p r e s e n t a t o dalle seguenti c i f r e ; anno 1913, 133.095; anno 1917, 467.408; anno 1918, 789 910.

T r a d o t t o in lire italiane — calcolando la sterlina alla pari — il disavanzo mercantile dell'Inghilterra nello scorso anno ascende all'enorme cifra di 19 mi-liardi e 920 milioni.

Com'è naturale, negli anni 1917 e 1918 il c o m m e r c i o dell'Inghilterra si è svolto s o p r a t u t t o con gli alleati e con i p o s s e d i m e n t i coloniali, m e n t r e il c o m m e r c i o con i n e u t r i rimase stazionario. Quanto all'Italia, le cifre che r i g u a r d a n o il suo c o m m e r c i o con il Regno Unito negli stessi anni sono le seguenti:

1913 1917 1918 Importaz dall'Italia

in Inghilterra . . Ls. 8.131.000 10.397.000 18.413.000 Esportaz.

dall'Inghil-t e r r a in Idall'Inghil-talia . . » 14.640.000 27.474.000 29.278.000 Passando a c o n s i d e r a r e gli scambi con i singoli Paesi, rileviamo che c r e b b e r o le importazioni — oltre che dall'Italia — dalla Francia, dal Portogallo e dalla Grecia. In fortissimo a u m e n t o f u r o n o le provenienze dagli Stati Uniti e, in minor misura, quelle dal Giap p o n e e da Cuba.

F r a i neutri a u m e n t a r o n o le importazioni dalla Svezia, dalla Norvegia, dalla Spagna e dalla Svizzera e da t u t t i i paesi e x t r a europei, m e n t r e d i m i n u i r o n o moltissimo dall'Olanda e dalla Danimarca.

I n f o r m a z i o n i c o m m e r c i a l i s u l D o d e c a n e s o . —

Boni. — La maggiore ricchezza dell'isola consiste nelle foreste. Sono famose le pinete di Rodi, depau-perate per l'incuria del Governo turco, e che ora stanno r i s o r g e n d o per i provvedimenti presi dal Co mando del Corpo di Occupazione. Altri provvedimenti, come la p o t a t u r a delle piante» la coltivazione di ter-reni ancora disponibili, p o t r e b b e r o r e n d e r e i p r o d o t t i di Rodi sufficienti p e r l'isola e per qualche altra vi-cina.

D u r a n t e la guerra si sono inviati da Rodi al Mi-n i s t e r o delle Armi e MuMi-nizioMi-ni, buoMi-ni quaMi-ntitativi di minerale di cromo, r i n v e n u t o in giacimenti dell'in-terno, che m e r i t a n o di essere s f r u t t a t i con impianti moderni.

Da Rodi si esporta anche una grande quantità di vallonea e di corteccia di pino.

Il porto, oggi malsicuro, a volte impraticabile, po-trebbe con non grande spesa rispondere alle mag-giori esigenze: a Rodi facevano regolarmente scalo vapori di società italiane, francesi, greche, russe, ru-mene, bulgare.

SCAKPANTO ha qualche cava di m a r m o nelle inse-n a t u r e del Moinse-nte Lasto.

CALCHI, SIMI e CALIMNO. — Come Castellorizzo oc-cupato dai francesi, sono c e n t r i per il f r u t t i f e r o com-mercio delle spugne. Ogni p r i m a v e r a prima della guerra partivano piccole flottiglie di barche p e r pe-scare le spugne in varie parti del Mediterraneo, spe-cialmente lungo le coste della Libia. Esse tornavano nel s e t t e m b r e con ricchi c a r i c h i ; esistono inoltre molti banchi spugni feri nel basso Egeo, dei quali o c c o r r e disciplinare lo s f r u t t a m e n t o : si avrebbe una p r o d u -zione continua ed eccellente, che migliorerebbe anche le misere condizioni degli abitanti delle isole. Durante la guerra, dietro richiesta del Ministero della Guerra, f u r o n o inviate in Itatia da queste isole molte migliaia di spugne destinate all'Artiglieria e alia Cavalleria, e si calcola che la pesca delle spugne possa r e n d e r e parecchi milioni all'anno.

Sono isole p o v e r e : Calchi provvede in buona copia fichi, olio, vino e miele ottimo.

NISIBO. — Rinomata nell'epoca romana per i suoi bagni termali, ha un vulcano, la cui attività si limita ora a getti di vapore, con piccoli cristalli di zolfo che a u m e n t a n o notevolmente nella stagione delle pioggie, e forniscono una c e r t a quantità di zolfo, che viene esportato.

I due m o d e r n i stabilimenti termali, uno privato e uno comunale, sono assai conosciuti nel Levante, e hanno ottimi effetti per molte malattie.

Cos. — E' isola e m i n e n t e m e n t e agricola, e ben col-tivata, e può bastare a se stessa. Si esportano da Cos le celebri uve da tavola e passe assai r i n o m a t e p e r la qualità e per l& r a r a grandezza dei chicchi. Molto è il vino p r o d o t t o nell'isola, sebbene sia guastato dalla resina che è impiegata nella preparazione di esso. L'isola ha anche molte piantagioni di tabacco e nel 1917 il Governo italiano, essendo chiusi i mer-cati delia Grecia, se ne valse, e si esportò-così in Italia tabacco per il valore di qualche milione. Cos abbonda anche di sorgenti t e r m a l i e m i n e r a l i : fornisce frutta, mandole, agrumi ed uva ai mercati di Alessandria di Egitto.

L E R O . — Sul b o r d o della baia di Paldeli vi sono ampie coltivazioni di tabacco. L'isola p r o d u c e ottimo miele ed è in gran parte coltivato.

T a s s e t e l e f o n i c h e s v i z z e r e . — N e l p r o g e t t o d e l

Consiglio F e d e r a l e , il costo di a b b o n a m e n t o al tele-fono p r o b a b i l m e n t e , sarà p r o p o r z i o n a t o alla distanza ed alla cifra di abbonati del raggio.

P e r una distanza di 12 c h i l o m e t r i l'abbonamento s a r e b b e di 70 f r a n c h i ; p e r una distanza di 3 chilo-m e t r i si eleverebbe a 100 f r a n c h i .

La tassa per una conversazione locale sarebbe portata a 10 centesimi, quelle i n t e r u r b a n e s a r a n n o a u m e n t a t e di dieci centesimi.

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