L'ECONOMISTA
GAZZ ETT A. S E T T I M A N A L E
SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, F E R R O V IE , IN T E R E S S I P R IV A TI
Anno V - Yol. IX
Domenica 19 m aggio 1878
N. 211
Società italiana di economia politica
Credevamo di dover esser gli ultimi a render conto di un avvenimento del quale non possono non rallegrarsi gli amici della scienza economica; ma in vece, se non erriamo, noi offriamo oggi una primizia ai nostri lettori.
Mercoledì sera (lo corr.) a Roma ne! Restaurant del Caffè di Roma si riunivano a banchetto i prin cipali campioni delle due scuole economiche che hanno lottato, non senza successo, in Italia da i anni a questa parte. Fra gli intervenuti si notavano i senatori Maglioni, Lampertieo, Cambray Digny e Finali e i deputati Minghetti, Torrigiani, Maurogo- nato, Boselli e Luzzatti.
Scopo della riunione convocata e presieduta per incarico del senatore Arrivahene presidente della società, dal vice-presidente Minghetti era di far ri vivere la società d’Economia Politica fondala nel 1865 in Firenze dove aveva continuato a riunirsi finché la capitale vi tenne la sua sede e che ha dormito beati sonni dal 1870 fin oggi. — In questa occa sione si voleva suggellare la pace fra i combattenti delle due scuole e questo scopo si raggiunse pie namente perchè da ambedue le parti si dissero pa role di conciliazione, si schiarirono i dubbi, si eli minarono gli equivoci. — Il capo della scuola a cui ci onoriamo di appartenere, il nostro illustre maestro il prof. Ferrara, non potè intervenire a qnesta riunione alla quale crediamo egli pure desi derasse di assistere e giustificò la sua assenza con lettere all’on. Torrigiani e all’on. Luzzatti e con un telegramma all’on. Minghetti adducendo gravi ra gioni di famiglia che lo trattengono a Venezia. — Terminato il banchetto l’on. Minghetti con quella eleganza e chiarezza che sono la caratteristica dei suoi discorsi intrattenne per il primo gli adunati. — Parlò delle due scuole economiche che dividono gli studiosi in Italia e fuori, disse che quantunque presso di noi la lotta sia stata vivace, pure è pos sibile una conciliazione perchè da tutti si ammet tono taluni principii fondamentali che regolano la nostra scienza. Parlò di certe deviazioni dai prin cipii assoluti che si giustificano per ragioni di op portunità p. es. 1° Nessuno pensa a contestare alle banche la libertà dell’emissione eppure vi sono dei casi in cui per ragioni di utilità pubblica questa libertà va limitata o per lo meno ne va limitato l’esercizio. — 2® La libertà del commercio non potrà esser contrastata da nessuno dei qui intervenuti eppure in pratica vediamo che per raggiungere questo scopo finale bisogna farvi un eccezione con i trattati di commercio. — 3° Riguardo alla popo
lazione l’oratore ammette per vera la teoria di Malthus, ma vuole che sia completata tenendo conto delle critiche e delle osservazioni che vi ha fatto Messedaglia.
L’ onorevole Minghetti terminò il suo discorso che fu meritamente applaudito, dicendo che le riunioni della Società d’ economia politica gioveranno a to gliere talune divergenze esistenti fra i suoi membri, e siccome essa contiene nel suo seno uomini che discordano solo su certi punti secondarii, la scienza si avvantaggerà colla discussione. Fece quindi voti perchè fin d’ ora.la concordia regni in mezzo alle discus sioni scientifiche. Questo punto fu specialmente sa lutato da applausi unanimi. Venendo poi a parlare dei temi da porsi all’ ordine del giorno per le future riunioni, accennò alle Banche di emissione e alla questione monetaria.
Dopo il presidente e alcune parole dell’onorevole Broglio, parlarono il deputato Torrigiani che si ral legrò di veder riunire nuovamente la società, augu randone vantaggi indubitabili per la scienza, e il senatore Magliani che tenne a fare due dichiarazioni. Egli crede che nessuno vorrà negare le leggi natu rali che regolano la scienza economica e che deb bono esser il punto di partenza e la base di tutte le ricerche scientifiche ; quantunque nelle applica zioni vi possano essere divergenze. La seconda di chiarazione fu la seguente : I’ azione economica dello Stato deve essere molto limitata e la sua ingerenza trattenuta dentro quei confini che impongono le necessità sociali e lo sviluppo della vita economica. È vero che tutti concordano che T intervento dello Stato debba aver luogo nel minor numero di casi possibile; che la libertà sia la regola, e il vincolo l’ eccezione, ma bisogna esser guardinghi nell’ am mettere le eccezioni e tenaci nello star fermi alle regole.
Il senatore Lampertieo è dolente della mancanza dell' onorevole Ferrara, al merito incontestabile del quale rende pieno omaggio. Se taluno crede forse, egli dice, di potersi spingere in certe applicazioni più in là di lui, deve però confessare di aver per- percorsa con lui una gran parte della strada.
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zionista. Appoggia I’ idea di discutere in una delle j prossime riunioni, la questione monetaria.
Il senatore Magliani osserva giustamente che nello j stato attuale della questione ferroviaria non vi vede troppo impegnati nè discussi i sani principii della scienza e non sarebbe forse opportuno di risuscitare j quella discussione che provocò il dissidio economico. I — Neanche crede che 11 Società si debba intrattenere
su questioni troppo accademiche quale sarebbe quella sul valore ed altre consimili dovendosi mantenere in j un campo più vicino alla pratica.
Dopo alcune osservazioni scambiate fra gli ono revoli Diguy, Lampertico, Luzzatti e Magliani si decide di mettere all’ ordine del giorno della pros sima riunione, che viene fissata ai primi di giugno, le due questioni seguenti: 1° Dello svolgimento delle leggi naturali dell’ ordine economico (il quale terna generale servirà a suggellare la concordia) e 2° Delle Banche di emissione.
Anche noi vogliamo unire la nostra debole voce a quella degli uomini egregi che si radunarono mer- ; co ledi sera a Ronia. Noi siamo desiderosi quanto essi che si componga il dissidio che ha tenuti divisi gli economisti italiani negli ultimi 4 anni, anzi per par lare piu esplicitamente vogliamo che ogni qualvolta la discussione dovrà aver luogo sopra '’ molti armi- ! menti e noi la desideriamo vivamente, ciò avvenga
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in comune, I uno di fronte all’altro, senza turbare mai i buoni rapporti di amicizia e con la virtù deicavalieri antiqui.
Ma la discussione la vogliamo e non ci pentiremo mai di aver combattuto una tendenza se la crediamo perniciosa e di discutere su tutto e su tutti. Non è già con un imo alla libertà, all’ unisono, che si fa : progredire la scienza.L’accademia dei Georgofili dorme perchè non v e la più piccola divergenza d’ opi- ! nione fra i suoi membri e se esercitò'una benefica ! influenza ciò avvenne quando doveva lottare; la asso-
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dazione di Milano non ebbe lunga vita perchè i suoi membri obbedivano ciecamente al cenno dei promotori. La Società di Parig., di cui è anima e apostolo I instancabile il nostro egregio amico Giuseppe Garnier, sebbe e sia composta in massima parte di uomini che come lui hanno una fede robusta nella libertà, non attirerebbe sopra di sè l’ attenzione degli stu diosi e delle società scientifiche di tutte le parti delj
inondo e dello stesso Governo francese, se non am mettesse alle sue riunioni uomini di tutte le opi- | nioni. Quanti protezionisti più o meno manifesti non | hanno l'atto sentire la loro voce ai banchetti della Società parigina !La Società italiana che è risorta a nuova vita a Roma sarà benemerita della scienza se si mostrerà degna seguace della consorella di Parigi.
E adesso ci permettiamo di rivolgere una parola alla presidenza. Come mai fino all’ ora in cui scri viamo i giornali Italiani non hanno fatto parola di questo avvenimento? è egli possibile che gli inter venuti sieno d accordo di non comunicare la fausta novella il pubblico che ha assistito con tanto inte resse alla lotta?
Se sarà bene che uno o più giornali dieno per intero i discorsi di coloro che intervenamo alle ! riunioni e contengano per così dire il resoconto uf ficiale, non sarebbe certo male che l giornali quoti diani di maggior diffusione e che lo desiderino pos sano aver presto le più ampie informazioni.
Qualora le riunioni del Caffè di Roma non am- !
Insonne a prendere il posto dei Misteri Eleusini, noi facciamo voti perchè le discussioni che ivi si faranno abbiano la massima pubblicità por riuscire veramente utili al paese.
IL CONGRESSO DELLE CAMERE DI COMMERCIO
a G e n o v a
Genova, il centro più operoso dei nostri traffici e della nostra navigazione, ospiterà tra poche setti mane i rappresentanti di quasi tutte le Camere di commercio del Regno, che convengono nelle sue mura per discutere colla guida della esperienza i più gravi problemi economici, che, in questo momento si affacciano al nostro paese.
Come i nostri lettori ricordano, l’ idea di riunire periodicamente le Camere di commercio, onde as soggettare al loro esame i quesiti più serii ed udire da esse quali bisogni siano più vivamente provati dalle classi dei negozianti e degli industriali e quali siano i mezzi migliori per soddisfarli, avea trovato tanto favore presso il ministero d’agricoltura, indu stria e commercio, che (presto se ne era fatto pro motore, ed è sua mercè se tre volte, a Firenze, a Genova ed a Napoli congressi siffatti poterono riu nirsi, discutere e deliberare.
Un grave difetto però si era fin da principio ri conosciuto in queste riunioni dovute all’ invito del Governo, e diretto colla sua influenza continua ed immediata. Moltissime Camere di commercio, o poco convinte dell’ utilità del Congresso, o riluttanti a far spese, aveano rimesso al Ministero la faco'là loro di nominar delegati, sicché un mondo di alti funzio narli, di membri di Commissioni governative, di studiosi di cose economiche si era infiltrato nei Con gressi, mutati d’ un tratto da assemblee pratiche in accademie scientifiche, dove d’ ordinano trio favano le idee preconcette del ministro e della burocrazia. — Gli uomini della pratica, i rappresentanti delle Camere di commercio avevano un bello esporre le loro opinioni, i risultali della loro esperienza; meno avvezzi alle lotte della tribuna, o soprafatti dal numero, spesso rimanean soccombenti, sicché quelle riunioni, dalle quali avrebbe dovuto uscire la nota giusta dei bisogni del paese, non ripetevano spesso che come eoo fedele il motivo preventivamente studiato nelle aule ministeriali.
E perciò che i Congressi di questa natura, salu tati con gioja al loro primo apparire, caddero presto in discredito, a tale elle il Governo stesso ne abban donò affatto la consuetudine, e dal 1871 a questa parte, nessun tentativo si fece per risuscitarli.
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constatare se il principio nella sua applicazione ha dato buoni, o cattivi risultati, è stato fecondo di vantaggi, o di danni al paese. — L ’ uomo della teoria può essersi apposto al giusto, o fuorviato da una erronea nozione qualsiasi aver seguitato una falsa parte, ma chi lo constaterà se non 1’ uomo di pratica e d’ esperienza, il quale sia in pari tempo autorevole abbastanza, perchè le sue affermazioni trovino credito ed ascoltatori ?
L’ economia, benché scienza eminentemente mo rale, non può, non deve emanciparsi dallo studio costante dei fenomeni, ma deve dai fatti che occor rono intorno ad essa ricavare insegnamenti per ri salire alla scoperta dei principii ; i fatti devono es sere per la scienza, come la pietra di paragone è per I’ orafo, gli devono servire per assaggiare la soli dità e 1’ attendibilità dei principii. — Sotto questo aspetto pertanto, i Congressi delle Camere di com mercio erano un’ istituzione che quanti amano il bene del nostro paese, doveano desiderare di veder mantenuta, perchè in mezzo a tante dispute bizan tine, a tante cicalate teoriche, I’ autorevole voce delle legali rappresentanze della nostra attività commer ciale ed industriale, è la voce più adatta a richia mare sul retto sentiero quanti sono i paladini che armeggiano contro i inolini a vento ed intanto non s’ avvedono dell’ abisso che sta loro aperto dinanzi.
A risuscitare questi Congressi ha pensato la C a mera di commercio di Genova, e del pensiero e dei modi con cui si prepara a tradurlo nella pratica, vuol essere encomiata. Sono le Camere di commer cio, essa ha detto a sè stessa, che devono esaminare, discutere, pronunziare d loro avviso sui più gravi problemi di pubblica economia che aspettano dal l’Italia contemporanea una soluzione, e queste Ca mere meglio noi potranno fare che radunandosi, scambiando le proprie vedute, i tesori delle rispet tive esperienze, dando un responso collettivo, e per ciò stesso più autorevole e attendibile
D’ altronde a radunarsi, e a far intendere i bisogni ed i desidero dell’ Italia lavoratrice v’ era un occa sione impellente e grave, la soppressione allora av venuta del Ministero d’ Agricoltura, Industria o Com mercio. La Camera di Commercio di Genova, che non è mai stata troppo tenera dell’ ingerenza gover nativa nelle cose che si riannodano alla pubblica economia, quando questa ingerenza accennava a usci re dai suoi stretti confini e ad allargarsi più del. necessario, che avea perciò condannato il sistema accennato di fare dei Congressi altrettante palestre aperte alle esercitazioni della burocrazia, sicché per impedire che domani l’ inconvenianle si rinnovasse ha escluso dal convegno quanti non sono membri di una Camera di Commercio, essa, diciamo non potea vedere con indifferenza la soppressione del l’ unico dicastero incaricato di invigilare all’ economia nazionale.
Non è quando un paese si trova come il nostro inferiore nell’ agricoltura, nell’ industria, nella navi gazione a tutti gli altri d’ Europa, non è quando l’ Italia dissipa e non risparmia, quando la mortalità è fra di noi molto maggiore che presso altri popoli, quando insomma c’ è da fare passi da giganti se si vuole arrivare dove gli altri son giunti, che si può pensare ad abolire ogni guida al lavoro nazionale.
È questo concetto che inspirava probabilmente il Presidente della Camera di Commercio di Genova nella seduta del 20 gennaio ultimo scorso e lo spin
geva a deplorare la decretata abolizione di un Mini stero, che nel concetto del suo fondatore, il Conte di Cavour, avrebbe avuto ad essere, l’ organo centrale delle attitudini economiche dello Stato.
E qui giova notare come il desiderio di avere una protesta collettiva delle Camere di Commercio del Regno, contro quell'atto del 2° Ministero Depretis se potea essere causa impellente alla convocazione del Congresso, non ne era però la determinante, giacché in quella stessa seduta il Presidente prima di parlare e di lamentare l’ accennata soppressione del Ministero, aveva parlato ed accennato alle deluse speranze che il Ministero di sinistra ha fatta concepire in passato ed aveva detto delle questioni doganali, ferroviarie, e di servizio bancario, dei trattati di commercio, degli ordinamenti per la marina, delle industrie e delle produzioni del nostro suolo, questioni tutte che a suo credere ed anche un tantino al nostro vogliono una soluzione; mentre il trascurarle condurrebbe il paese al depauperamento ed alla roviua.
E le parole pronunciate in quella seduta dal Pre sidente della Camera di Commercio di Genova, ono revole Millo, saranno il programma presso a poco dei lavori del futuro Congresso, al quale tutte le Camere del Regno furono invitate, ed in cui quaranta almeno invieranno il loro rappresentante.
Scorrendo infatti i quesiti all’ uopo formulati, noi vediamo che le Camere di Commercio, oltre allo stu diare se sia vantaggioso affidare ad un solo Ministero i servigi che si riannodano all’ industria, all’ agricol tura, al commercio, e se convenga in questo caso che la marina mercantile, la pesca, gli istituti tecnici passino sotto la dipendenza del Ministero medesimo, dovranno pure dare il loro avviso sul problema tante volte agitato dell’ esercizio ferroviario, dire cioè se credano più conveniente al commercio, che questo esercizio sia affidato al Governo, o ad una Società di privati. — Fino a questo momento l’ ardua ed in tricata quistione è stata più spesso studiata dal punto di vista dei principii, che da quello delle convenienze ed i fautori dell’ uno, come dell’ altro sistema, non hanno accordato nei loro calcoli e nelle loro discus sioni, che una mediocre importanza ai vantaggi ed ai danni che ne verrebbe al capitale ed al traffico, dall’ applicazione d’ un sistema piuttosto che dell’ altro. I liberisti, vigilanti custodi dei grandi insegnamenti di Adamo Smith han levato la voce perchè ogni allargamento nelle funzioni dello Stato è una minaccia, e un pericolo per l’ avvenire ; i socialisti della cat tedra e coloro ben più numerosi che negandone in astratto gli insegnamenti non sono alieni dall’ accet tarne in pratica le conseguenze, han replicato facen dosi forti di ragioni strategiche e politiche per di fendere la loro idea, ma nella disputa i bisogni veri del commercio non furono ricercati, le clausole che debbono inscriversi nel contratto di esercizio, qua lunque sia I’ esercente, non furono punto studiate, e sotto questo aspetto le discussioni che dell’argomento verrà fatta nel Congresso delle Camere di Commercio avrà un aspetto nuovo ed insieme un grande interesse ed una pratica utilità.
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glietti di Banca, la quistione è d’ un vitale inte resse.
La scienza instancabile cercatrice del bene avrebbe è vero già dato il suo responso e i suoi insegna- menti applicati a dovere potrebbero per avventura ricondurci a condizioni normali, ma i principii non sono ancora penetrati nella massa, la teoria bancaria di Macleod, che forse potrebbe mettere le Banche in ¡stato di sopportare senza scosse un pronto ri torno alla circolazione monetaria, ancora non è il patrimonio di tutti o almeno sulla applicabilità di essa all’ Italia i nostri uomini pratici, ancora non j hanno detta loro opinione, sicché il campo che si j apre ai membri del Congresso è immenso, ed il legislatore farà molto bene di raccogliere le parole i che verranno pronunciate al riguardo, perchè in j esse potrà facilmente trovarsi il verbo che ci serva ad uscire dalle difficoltà del presente.
Un altro argomento proposto allo esame della Camere di Commercio, è quello dei trattati di Com mercio, sotto l'aspetto però dei sistemi che prefe-
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ribilmente dovrebbero adottarsi nello stabilire i j trattati stessi e per facilitare le relazioni e gli | scambi. Se come tutto induce a crederlo, le nego ziazioni coll’Austria Ungheria e cogli altri Stati d’ Europa per la rinnovazione dei nostri patti com merciali non si apriranno cosi presto, il Governo potrà da questa discussione trarre notizie sicure dei bisogni e dei desiderii del paese a tal riguardo.L’inchiesta industriale ordinata e compiuta ap punto nell’intento di illuminare i negoziatori, è ora- j mai già un po’ antica ; fatti nuovi possono essere j sopravvenuti a modificare le condizioni nostre, e quindi non sarà inutile che i risultati dell’inchiesta si rinfreschino colle discussioni che sull’ argomento laranno i rappresentanti di quasi tutte le provincie d Italia, onde il governo sappia se può accettare, come se fatte da ieri, le domande, od i lagni degli industriali Italiani, o se debba tener conto di nuovi fenomeni e trascurarne taluni degli antichi.
. A .questi grandi problemi così strettamente con- [ giunti ai principii ed agli insegnamenti della scienza, j altri minori e d’indole, quasi esclusivamente pratica dovrebbero occupare le Camere di Commercio, se-
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condo il pensiero degli ordinatori del Congresso.Si tratterebbe di vedere: d° qual riforma n ll’or- dinamento doganale possano chiedersi al governo per agevolare le operazioni commerciali e per di minuire se non impedire del tutto il contrabbando: in qual modo si possa riparare alla decadenza della nostra marina promovendo tra noi quelle co struzioni in ferro clic ormai, ben può dirsi hanno il monopolio del traffico mondiale.
Il compito che si propone alle nostre Camere di Commercio ò dunque vasto, importante e fecondo. La loro consorella di Genova convocandole all’om bra dell’antico e glorioso palazzo di S. Giorgio s’ è messa al sicuro che tempo non rimanga p”er di spute inutili, per chiacchiere da rettori e che lo svolgimento del programma facendo passare dinanzi ni congregati tutti i più gravi problemi economici i . momento attuale, porga occasione a felici rive- lezioni, ed a sprazzi di luce destinati ad illuminare il cammino che deve percorrere il legislatore.
Noi nel me .tre porgiamo i p;ù sinceri rallegra menti alla Camera di Commercio di Genova °per la felice iniziativa che onora il suo paese e l’Italia j non possiamo esimerci dal raccomandare a tutte |
j quelle Camere che hanno accettato l’invito, di farsi rappresentare da uomini illuminati e disposti ad entrare con mente serena e con ampie vedute nelle importanti discussioni che vi si terranno, Si tratta di mostrare che se pur troppo l’Italia è in fatto di Commercio e d’ Industrie ancora una nazione bam bina, pure vi ha in essa chi comprende l’estensione della responsabilità individuale, vi è chi lavora a riguadagnarle il posto, che le vicende politiche le bau tolto.
I nostri vicini d’ oltr’ alpe, in questo momento avvinghiandosi disperatamente al vecchio carcame del protezionismo, respingendo i dettami d’una filosofia più ampia, più generosa, più avveduto, preparano inconsci la loro decadenza, l’avvilimento delle loro industrie.
Voglia il Cielo che i rappresentanti delle Camere di Commercio del Regno nel Congresso di Genova, non mostrino la stessa tendenza, ma la loro pa rola, le loro deliberazioni riescano ad una luminosa conferma di quella fede nell’ eccellenza del prin cipio dì libero scambio, che fu la gloria precipua del Conte del Cavour e che ha fatto dell’ Inghilterra contemporanea, la più ricca, la più prospera tra le Nazioni d’Europa.
RIVISTA ECONOMICA
Il commercio italiano, francese e inglese nel primo trim estre del 1878 — Il congresso delle società cooperative inglesi — Il Cobdon Club e il sig. Corr Vander Maeren.
Ecco qui appresso le cifre con le quali si conclude la statistica del commercio italiano per il primo tri mestre del 1878, paragonate con quelle che raffigu rano il movimento degli scambi nello stesso periodo dell’ anno precedente:
187 8 1877 D ifferenze nel 187 8
Importa/.ioni L. 296,161 ,'»41 H29,SM 3,636— ?J,68'2,n96 Esportazioni * 251,117,728 251,199,'.177 4 - 217,751
Totale L 517,578,768 581,013,613
Ecco in dettaglio il movimento delle importazioni ed esportazioni in ciascuna delle venti categorie in cui si dividono i nostri prospetti doganali :
IMPORTAZIONE
18 7 8 1877 D ifferen za
Acque,Bevande,ed Olii 1. 20 769 248 14 5G3 317 6 205 931 D errate coloniali ecc. .
F ru tti, Sem enze,
Orta-42 323 760 36 652 070 + 5 671 690 glie, Piante e Foraggi 6 104 257 4 338 349 4 - 1 765 908 G ra ssin a ... 7 382 517 6 311 050 4- 1 071 467 P esci... 5 976 154 5 452 155 4- 523 999 B e stia m e ... 1 007 516 1 848 856 481 340 P e l l i ...
Canape, 1 ino e relative 8 440 238 10 885 556 — 2 445 318 m anifatture...
Cotone e relative ma- 9 707 690 10 374 802 — 667 112 n ifa ttu r e ...
Lane, Crino, Peli e re- 46 809 955 46 103 Oli 4 - 646 944 lative m anifatture. .
Sete e relative
manifat-24 2manifat-24 939 23 067 941 4“ 1 156 998 t u r e ... 29 969 102 59 5 9 214
_
29 540 112 C ereali, F arin e e PasteLegnami e L avori di 24 590 14J 33 407 814 “ 8 817 674 Legno ... 7 961 118 13 380 499
_
5 419 381 Carta e L ib ri... M ercerie, Chincaglierie 1 478 376 1 774 469 — 296 093 ed oggetti diversi . . M etalli comuni e L a vori fatti c >n essime-16 233 064 16 995 719 — 762 655 talli... ....
Oro ed Argento, Lavori fatti con questi metalli
18 00 i *86 18 480 652 — 475 766 e pietre preziose . .
P ie tre , T erre ed altri 4 567 475 5 277 265 - 709 790 F o s s i l i ...
19 maggio 1878 L ’ E C O N O M I S T A 309 ESPORTAZIONE Acque,Bevande,ed Olii L 1878 . 36 451 790 1877 42 600 700 D ifferen za 6 148 730 D errate coloniali ecc. . 12 858 79i 12 805 298 53 496 F ru tti, Sem enze,
Orta-glie, Piante e Foraggi 14 331 556 23 085 013 — 8 753 457 G r a s s in a ... I l 412 526 13 268 731 __ 1 856 205 P e s c i... 568 046 399 396 168 650 B e s t ia m e ... 13 979 010 9 977 980 H- 4 001 0 !0 P e l l i ... 3 591 704 3 721 449 129 745 Canape, Lino e relative
M anifattu re... 1'» 178 480 8 618 510 5 559 970 Cotone e Relative
ma-n if a t t u r e ... 1 772 064 l 191 198 580 866 lian e, Crino, P e li e
re-lative m anifatture. . 2 051 600 3 287 820
_
1 236 220 Sete e relative manifat-tu re... 66 566 425 _ 7 777 935 Cereali, F a rin e e Paste 17 673 594 8 927 505 4 - 8 746 089 Legnami, e Lavori di
Legno... 3 564 237 4 471 378 __ 907 141 Carta e L i b r i ... 1 262 221 1 761 992 __ 499 771 Mercerie, Chincaglierie
ed oggetti diversi . . 30 628 552 26 722 050 4 - 3 90ù 502 Metalli comuni e Lavori
fatti con essi mi talli. 5 332 050 5 202 620 4- 129 430 Oro e Argento, Lavori
fatti conquesti m etalli
e pietre preziose. . . 11 307 9:0 6 029 964 4 - 5 277 986 P ietre, T erre ed altri
F o s s i l i ... 9 859 757 11 205 589 __ 1 405 832 Vasellam i, V etri e
Cri-s t a l l i ... 1 639 332 1 222 038 4 - 417 294 T a b a c c h i... 165 795 74 321 4 - 91 474
Le più sensibili differenze furono presentate al-l'importazione dagli spirili cho aumentarono da 21 a 28 mila ettolitri, dagli olii vegetali cresciuti da 45 a 93 mila quintali, dallo zucchero e dal caffè che crebbero di 7 mila quintali il primo e di 42 mila il secondo. Un aumento di 4 mila quintali si verificò nell’ importazione delle gomme e resine. È pure in aumento il cotone greggio di 27,000 quintali, ma diminuì l’importazione dei filati di 8000. Nell’ in dustria della lana invece aumentava di mezzo mi lione di lire l’importazione dei panni mentre dimi nuiva di 1000 quintali l’entrata della lana greggia. E diminuita notevolmente l’importazione del seme di bachi da seta e quella dei tessuti di seta ; pre sentarono invece un aumento le sete greggie. L’im portazione dei grani diminuì di nove milioni di lire; e quella dei legnami da costruzione da 12 milioni ialino scorso si ridusse quest’ anno alla metà.
Devesi per altro notare clic una gran parte degli aumenti nelle importazioni sono dovuti alla solleci tudine usata da molti negozianti nell’ introdurre e sdaziare merci prima che andassero in vigore le nuove tariffe che si.credeva sarebbero state appli cate al primo di aprile.
Nelle esportazioni notiamo una diminuzione note vole negli olii vegetali discesi da 227 a 171 lilla quintali. Crebbe da 23 a 44 mila tonnellate l’uscita del sai marino, ma diminuì di 29 mi’a quintali 1 esportazione dei generi per tintoria e per concia e di 300 mila paia quella dei guanti che nell’ anno passato avea fatto concepire cosi lieti prognostici.
Anche il commercio delle frutta ebbe grandi sof- lerenze. Decrebbe di quasi 16 mila tonnellate l’espor tazione degli agrumi; di 3 mila tonnellate quella delle carrube ; di 13 mila quintali quella dei frutti verdi ; di 8 mila quintali l’uscita dei frutti secchi ed acconci; di 2 mila quintali quella delle man dorle. Nè fece eccezione il commercio di legumi treschi e salati, rispetto al quale si avverte uua di minuzione di circa 6 mila quintali. Invece si nota qualche incremento nell’esportazione del burro e del lormaggio; ma quella delle uova, che porgeva sì belle speranze di sè, discese da 33 mila a soli 43 mila quintali.
Porgono in parte un compenso a queste perdite dell’ industria agricola i 12 mila capi ili bestiame grosso cbe furono esportati di più di fronte al nu mero di quelli esportati nel 1877. L’ industria della canapa presenta condizioni assai rassicuranti: crebbe l’ esportazione della canapa greggia e pettinata di 38 mila quintali, quella dei filati di canapa di più che 4,000 e quella delle tele di circa 1,000. Dei grani di cui abbiamo visto diminuita notevolmente ì’ importazione crebbe anche I’ esportazione di 3 mi lioni e mezzo di lire e questo non è segno di cui sia ila dolersene.
E degno d’ attenzione l’ aumento de’ cappelli ili paglia esportati (3,117,900) e giova eziandio por mente all’ esportazione de’ cappelli di feltro, che è cresciuta alquanto. Invece è ragguardevole la dimi nuzione negli scambi dei coralli lavorati (I. 2,800,000).
L ’ esportazione dello zolfo crebbe di 4,866 tonnel late, ma all’ incontro ha crudamente sofferto l’ indu stria dei marmi greggi la cui esportazione da 12 mila è discesa a 3,800 tonnellate.
Dalle cifre pubblicate dal Giornale Ufficiale fran cese rileviamo che l’ insieme del ’e importazioni ed esportazioni fatte in Francia nel 1° trimestre dell’anno 1878 ammonta a 1,750,000,000 di franchi; il risul tato di questo trimestre quindi è superiore di 70,500,000 a quello del trimestre ded 1877 cbe non fu che di 1,679,000,000 di franchi.
Ma 1’ aumento degli affari è a profitto esclusivo della importazione e a danno della esportazione, come potrà vedersi dal seguente prospetto :
Importazioni
1878 1877
O ggetti d’alimentazione . 230,528,000 197,545,000 Prodotti naturali e materie
necessarie a ll’ industria 637,155,000 548,824,000 Oggetti fabbricati . . . 124,667,000 127,690,000 A ltre m erci... 46,219,000 33,724,000 T otale 1,038,569,000 -907,783,000 Esportazioni Oggetti fabbricati . . . 384,258,000 412,552,000 Prodotti naturali, oggetti
d’ alimentazione e m ate rie necessarie a ll’ indu
stria ... 292,309,000 322,007,000 A ltre merci... ;-’4,98J,000 37,172,000
Totale 711,556,000 771,821,000
Il commercio dell’ Inghilterra per i primi tre mesi del 1878 presenta invece una diminuzione di fronte ai risultati dell’ anno passato come denotano le se guenti cifre :
1878 1877
Importazioni L. st. 93,933,795 99,071,417 Esportazioni » 47,076,628 47,260,735
310 L ’ E C O N O M I S T A
lioni di libbre a 123 l (i . L’importazione dei prodotti alimentari invece si eleva costantemente.
Il 22, il 23 ed il 24 dello scorso aprile aveva luogo a Manchester il 10° Congresso annuale delle Società cooperative inglesi. Lord Ripon che lo presiedette il primo giorno pronunzio u i notevole discorso inaugurale di cui stimiamo degni d’ inte resse alcuni punti principali che ci piace di riferire. Cominciò col riportare alcune cifre relative all’esten sione della cooperazione in Inghilterra ; fra queste però la sola che appartenesse al 1877 è quella de notante il numero delle società registrate che fu nell’anno scorso di 2073; le altre cifre apparten gono al 1873 poiché son tratte dal rapporto pub blicato dall’ufficio governativo di registro delle so cietà cooperative, delle società di mutuo soccorso e delle trades unions, rapporto che fu recentemente de ciso dovesse pubblicarsi soltanto ogni triennio. Nel 1875 il numero delle società cooperative in Inghilterra era di 1433 con 481,643 associati i quali, comprese le famiglie, si può calcolare rappre sentassero oltre i due milioni di clienti. Il loro ca pitale ascendeva a 4,770,000 sterline (120 milioni di franchi): la somma dei loro acquisti a 16,087 sterline (402 milioni di franchi) e la cifra delle loro rendite a 18,469 ster. 461,722,000 di franchi). Adesso Lord Ripon calcola che le società coopera tive abbiano oltrepassato i 500,000 associati ed i o milioni di capitale sociale. Lo sviluppo dell’associazione cooperativa m Inghilterra è stato del tutto naturale e dovuto, ada forza intrinseca dall'Istituzione senza che nessuno impulso sia venuto dal governo e senza che sia stato in nessun modo sottratto all’ influsso della concorrenza sul libero mercato. La saldezza'dell’isti tuzione ha subito quindi la miglior prova eh’ essa potesse avere. Delle due forme di società cooperative, quella di consumo e quella di produzione, era questa ultima che nei primi anni dopo il 1830 destava maggiormente l’attenzione del pubblico e da cui si aspettavano per le classi operaie i più grandi benefizi. L ’esperienza sì è pronunziata, invece in favore delle società di consumo, ed esse formano adesso il nu cleo ben rigoglioso dell’ associazione cooperativa, Non crede per altro Lord Ripon che debba negarsi alle società di produzione una grande influenza nel mi glioraménto della sorte degli operai, non soltanto dal lato materiale e finanziario, ma assai più per I’ espe rienza e l’ educazione che possono ad essi procac ciare. La gestione delie associazioni di produzione è assai più difficile che non sia l’amministrazione di quelle di consumo, richiede un assai maggiore abilità, maggior previdenza e maggior disciplinatezza; nulla è tanto utile quanto il mettere gli operai in grado di apprezzare le difficoltà di una intrapresa industriale e le condizioni della sua buona riuscita.
L’oratore s’ intratenne a parlare della cooperazione applicata all’agricoltura; egli, appartenente alla classe dei proprietari del suolo (landlords) cosi spesso in giustamente trattata dagli operai, vedeva con pia cere che s’ intraprendesse con serietà questo espe rimento. Sapeva che vi si era dato opera in Assington, nella contea di Suffolk, tino dal 1832 per parte di due società che occupavano 346 acri di terreno ed avevano 437 membri e la loro esperienza credeva uou avesse dato cattivi resultati ; adesso si prepara a tentarla di nuovo l’ Unione dei lavoratiti agricoltori
(A gricoltu ral L ab ou rer Union) che ha preso in affitto
19 maggio 1878
1 un fondo di 140 acri per coltivarlo cooperativamente mediante azioni di una lire sterlina da distribuirsi fra i soli membri dell’ Unione. Non nascondeva per altro l’oratore che agli scorgeva in questa intrapresa gravis sime difficoltà. Uredeva che fosse intendimento della
L a b o u rers Union di dividere la terra in piccoli ap
pezzamenti ed egli si sarebbe rallegrato di vedere nascere in Inghilterra la piccola proprietà sebbene credeva che le leggi del paese, vantaggiose sotto altri rapporti, non vi dessero aiuto, e sebbene si mani festasse evidente una tendenza al concentramento dell’agricoltura come di tutte le altre industrie ; egli non credeva che a raggiungere l’ intento desiderato corrispondesse il progetto della L ab ou rers Union, perchè i vantaggi che derivano dalla piccola pro prietà non sussistono nel sistema dei piccoli lotti dati in affitto, sotto il quale spariscono snelle i van taggi della proprietà m,lto estesa.
Parlando della questione tante volte agitata se ai profitti delle società cooperative debbano partecipare gli impiegati di queste istituzioni, mostrò sorpresa che si potesse nutrire un opinione contraria poiché un’ in- | timo accordo fra il capitale ed il lavoro credeva do
vesse essere nell’essenza stessa delle istituzioni coo perative. È noto che alcune società coperative spe- I cialmente di Manchester e di Rochdale si ostinano : a non volere ammettere questo principio. Poscia il
nobile Lord toccò in generale della partecipazione ai profitti, che da molti della classe operaia stessa non è vista di buon occhio, perchè riposa sopra un i sentimento di benevolenza del padrone invece di riposare sopra una situazione di uguaglianza fra questo e l’operaio. Egli crede che non sia giove vole bandire la benevolenza nei rapporti fra prin- 1 cipale e operaio ed appoggiare le loro relazioni agli ! stretti termini del contratto, crede anzi che deb bano essere iucoraggiati i sentimenti di reciproca confidenza, di all'etto e di riguardo fra coloro che prendon parte ad una stessa intrapresa industriale, e sebbene sappia che in pratica la partecipazione dei profitti incontra non lievi difficoltà il suo desiderio è di vederla estendere ognora di più.
Il secondo giorno il Congresso fu presieduto dal vescovo di Manchester che pronunziò anch’ egli un lungo discorso iti cui pose in rilievo i vantaggi che avrebbe potuto recare al paese la creazione di una classe di cooperatori agricoli come elemento stabile della pubblica ricchezza. L’ arcivescovo di Manchester, come lord Ripon, appartiene al numero di quelle persone influenti che si occupano con ar dore degli interessi delle classi operaie e di cui que ste ascoltano volentieri il giudizio ed i consigli invi tandole a tal fine senza spirito di esclusivismo ad intervenire e prendere una parte principale nei loro Congressi.
Fra le risoluzioni prese in questa riunione tenuta a Manchester non ne fu alcuna di grande impor tanza. Si approvò e si deliberò di presentare al Co mitato parlamentare del Congresso delle T rades
Unions un progetto inteso a stabilire più stretti rap-
19 maggio 1878 L ’ E C O N O M I S T A 311
di compra e di vendita. Dopodiché il Congresso si Vander Maeren, uno dei più distinti e zelanti mera-sciolse eleggendosi a sede per l’ anno venturo la bri stranieri del Cobden Club.
città di Glowces er. « fi signor Corr Vander Maeren fu uno dei pria-— ci pali rappresentanti dei priucipii del libero scambio E morto in Belgio il sig. Corr Vander Maeren nel Belgio e ne continente di Europa, fu amico il quale alla testa di uno stato mninnore ili valenti personale di Cobilen. e Imo dai primordi del movi-economisti appoggiati dall’ assidua propaganda del- mento libero s tambista è stato uno dei suoi più 1' Economiste Belge riuscì a convincere i fabbricanti ardenti e strenui avvocati e propugnatori.
belgi e specialmente i manifatturieri di Vervier dei « Il Comitato desidera di ni ìdere omaggio ai benefici del libero scambio. grandi servigi che il signor Corr ba reso alla causa Il Comitato direttivo del Cobden Club in una riu- del progresso internazionale e d’ inviare alla sua nione tenuta 1’ 11 corr. sotto la presidenza del signor famig ia l’ espressione della sua profonda simpatia e T. B. Potter tVJ. P., ba presa la seguente i ¡soluzione : sincera condoglianza. »
« Il Comitato direttivo ha ricevuto col più grande 1 rammarico l’annunzio della morte de! signor M. Corr
LA R, AZIENDA DEI PRESTI E ARRUOTI DI FIRENZE
( Continuazione ? fine vedi N.° 210).
R I N N O V A Z I O N E E
V E N D I T A
L i c i u . i < i a 2 5 Ì o i i e d e l l e U l t i m e t r e c o n d o t t e
Condotta di lettera 15 - - 1S74-75 — (Presto dn'Pazzi)
E N T R A T A U S C I T A Imprestanza Ragguaglio media per ogni sopra ciascun sul loro Numero Valore N um ero Valore pegno numero totale
L. c. Numero
Pegni fa tti nel 1874... 264,285 7,086,996 — — 26 81 — » resi nello stesso anno . . . . — 106,347 2.507.824 24 14 40,24 » » nel 1 8 7 5 ... T - — 91,624 2,770,671 30 30 34,67 Trapassi fatti al Presto impegnante
per rinnovaziona N. 41186 per li re 121130, dei quali rimasero
eifet-tivarnente r in n o v a ti... — — 40,69: 1,201,555 29 53 15,40 Trapassi rim andati del Presto
imne-gnante all’Ufmo di vend la per non. compita rinnovazione N. 493 per L. 9750, e di questi i ¡sca tta ti
dagl'i'ii-peguanti... — — 134 3,«62 28 82 0,05 Trapassi vend uti... — — 359 5,888 Iti 40 0,13
Pegni mandati a ll’ Ufizio di vendita N. 25138 per L. 531196, e di
que-sti riscattati dagl'im pegnauti. . . — — 7,144 215,934 30 22 2,70 P egni venduti... — — 17,994 315,262 17 53 6,81
'
264,295 7,086.996 264,295 7.086,996 — — 100
Condotta di lettera G — 1875-1876 — (Presto de'Pilli)
Tj. c. Numero Pegni fatti nel 1875 ... 233,264 5,846,150 — — 25 06 —
» resi nello stessi anno . . . . — — 90,238 2,026,535 22 45 38,68
» » nel 1876 ... — — 80,512 2,337,626 27 47 34,52
Trapassi fatti al Presto impegnante per chiesta rinnovazione N. 36590 per L. 1015876, dei quali rimasero
effettivamente rinnovati...
-- -
— 36,180 993,810 27 47 15,07Trapassi rimandali dal Presto impe-gnante alTUfi/io di vendita p--r non compita rinnovazione N. 410 per L. 22066, e di questi riscattati
da-gl’ im p eg nanti... — — 159 9,719 61 12 0,07
Trapassi venduti... — ---' 251 12,347 49 19 0,10
Pegni mandati a ll’ Ufizio di vendita i N. 25924 per L. 40611.3, e di questi
riscattati dagl’impngnanti . . . . — — 8,58y 197,147 21 21 3,68
Pegni vend uti... — 17,3,35 2 >8,936 le 18 7,43
312 L ’ E C O N O M I S T A 19 maggio 1878
Condotta di lettera C — 1876-77 — (P resto de’Pazzi)
Pegni fatti nel 1876 ... 244,365 5,933,533
L. 24
c. 28
Numero
» • resi nello stesso anno . . . . — — 89,503 2,094,994 2,239,839
23 41 36,63
» » nell'anno 1877... — 82,554 27 13 33,78 Trapassi fatti al Presto impegnante
per chiesta rinnovazione N. 45811 per L . 1159398, dei quali rimasero
effettivamente rinnovati... 45,434 1,146,048 25 22 18,59 Trapassi rimandati dal Presto impe
gnante aiTUfizio di vendita per non compita rinnovazione N. 377 per L . 13350, e di questi resi ag l’ im
pegnanti... 171 7,510 43 92 0,07 0,09 Trapassi venduti... — — 206 5.840 28 83
Pegni mandati all'Ufizio di vendita N. 26497 per L. 439322, e di questi
resi ag l’im p e g n a n ti... 8,480 176,248 20 78 3,47 Pegni venduti... — — 18,017 263,074 14 60 7,37
244,365 5,933,553 244,365 5,933,553 — 100
L’ aumento generale del numero dei pegni, spe cialmente di panni, la diminuzione del loro valore medio, la riscossione più tardiva, ed altre osserva zioni che potrebbero farsi sulle tavole statistiche da noi brevemente passate in rivista, sono altrettanti fatti che non accennano a un miglioramento di con dizioni nella nostra popolazione, e qui ne troviamo la conferma in questa liquidazione delle ultime tre condotte, distinte dalle lettere B G C. Confrontando infatti per ciascuna condotta i pegni fatti colla tota lità di quelli riscossi, troviamo che questi nella prima condotta ragguagliano a 77, 66 per cento, nella se conda a 76, 9o e a 73, 93 nella terza. Conseguente
mente crescono i pegni rinnovati e i venduti, i quali da 22, 34 che erano nella prima, salgono nella se conda a 23, 03 e a 26 03 nella terza. — Si osserverà peraltro che il valore medio dei pegni venduti si con serva sempre bassissimo, e che anzi nelle tre condotte in discorso va diminuendo da L. 17,53 a L. 16,18 e a L. 14,60 per cento, ragguagliato all’importare totale delle imprestanze fatte nejl' anno; e che quindi i pe gni di maggior valore (vedansi le medie segnate per ciascuna condotta sotto i numeri 5 e, 7) sono stati per la maggior parte più o meno penosamente sempre ri scattati, anche dopo il loro invio all’ Ulìzio della vendita.
Ragguaglio del prezzo ricavato dai pegni venduti all’asta pubblica nell’ultimo quinquennio
coll’ importare del dovuto all’Azienda per imprestanze e meriti, e del dovuto agl’ impegnanti per resto.
L E T T E R A ANNO Numero IM P O R T A R E S O M M A spettante PA R T E a ll’ Azienda R E S T O Ragguaglio per ogni lire 100 del prodotto totale
dei pagabile della vendita
della condotta della vendita pegni
delle
imprestanze
dei
meriti dalla vendita
imprestanze e meriti
agli
impegnanti col dovuto all’Azienda col resto pagabile agli . impegnanti A . . 1873 13,195 147,303 9,550 47 247,299 64 156,853 47 90.446 17 63 43 36 57 Trapassi . . 23 398 5 66 424 25 403 66 20 59 95 15 4 85 F . . 1874 15,176 196,219 13,640 09 284,995 86 209,859 09 75,136 77 73 64 26 36 Trapassi . . 188 3,952 79 23 4,499 68 4,031 23 468 45 89 59 10 41 B . . 1875 17,994 315,262 5,888 24,417 11 415,155 6,988 11 339,679 11 75,476 — 81 82 18 18 Trapassi . . 359 41 95 72 5,929 95 1,058 77 84 85 15 15 G 1876 17,335 268.966 18,125 85 390,500 57 287,091 85 103,408 72 73 52 26 48 Trapassi . 251 12,347 109 79 14,437 93 12,456 79 1,981 14 86 28 13 72 C . . 1877 18,017 263,074 18,665 26 362,387 17 281,738 26 80,648 91 77 74 22 26 Trapassi . . 206 5,840 63 16 8,052 1734,741 88 81 5,903 1303,946 16 57 2,149 72 73 31 26 69
Esaminando il ragguaglio del prezzo ricavato dai pegni venduti nelle cinque condotte A , F , B , G , C coll’importare della parte dovuta all’ Azienda e del resto pagabile agl’impegnanti, si rileva che in media sopra ogni cento lire ricavate dalla vendita, riman gono circa lire 20 di resto a favore degl’ impe gnanti. Le differenze in più o in meno che si ve dono tra condotta e condotta nell’importare dei resti pagabili agTimpegnanti, è più che altro da attri buirsi in parte alla diversità dei criteri seguiti dagli Stimatori che annualmente si alternano nel servizio,
19 maggio 1878 L ’ E C O N O M I S T A 513
prezzo degli oggetti costituenti il pegno, o perchè la stima primitiva era stata veramente troppo larga; intendendosi facilmente che se la imprestanza fatta sopra un pegno che va venduto è troppo larga o
troppo ristretta, il credito da rimborsarsi all’Azienda sarà maggiore o minore, e minore o maggiore per conseguenza il resto pagabile agl’impegnauti.
A C C O N T I
Anni
NUMERO V A LO RE P E G N I Credito degli
impegnanti a l 31 dicembre per acconti F ru tti pagati agli impegnanti nel corso dell’anno Pegni rim asti alla fine dell’anno dei pegni degli acconti pagati delle im pre stanze degli acconti
Riscossi R innovati Venduti numero valore numero valore numero valore
1875 97 139 18660 5025 50 6446 6 586 — — 2128 78 34 72 47
1876 125 215 9063 4664 155 41248 26 4987 — — 1046 93 100 65 17
1877 124 207 11118 4014 110 7350 15 3150 ì 12 1152 51 4 4 50 30
346 561 38841 13703 315 25044
i 47 8723 i 12 179 87
« u n i lyiiO ty d i a l a Udi r i l dOUIlcl ci g l i
impegnanti di riscattare i loro pegni restituendo l’imprestanza ricevuta, purché non minore di L. 10, per mezzo di acconti fruttiferi il 4 e mezzo per 100, ma dobbiamo sempre constatare che di questo be nefizio pochissimi profittano. Il medesimo lamento si fa dalle direzioni dei Monti di pietà di Parigi, di Brusselles e di Berlino, dove simile agevolezza,
--- --- i i u j i u g u c i u u li a c u i i
mento della previdenza e dell’ordine, trovasi da più lungo tempo introdotta.
Nel triennio sono solamente 346 i pegni sui quali furono pagati acconti, dei quali i,° 315 furono ri scossi, 1 venduto e 47 rinnovati d’ ufficio, rima nendone quindi in corso alla fine del 1877 n° 30.
314 L ’ E C O N O M I S T A 19 maggio 1878
1 Massai dei Presti possono fare imprestiti su pe gno sino alla somma di L. 3 0 0 : per somma mag giore si riehiede una licenza speciale del Provveditore dell’Azienda, che può accordarla quando le condizioni della cassa lo permettano, cioè quando possa farlo senza temere che siano per mancargli i capitali oc correnti aTimpegnatora ordinaria. Nella tavola qui sopra riportata è indicato il numero delle licenze accordate negli ultimi 22 anni (1836-1877) non che il loro importare complessivo, e ragguagliano in media a num. 309 l’anno, per una somma di L. 657.418 con un valore medio di Lire 1292 per ciascuna. L ’anno 1873 supera tutti gli altri per il numero delle licenze accordate, il quale fu di 3 7 2 ; e per il loro importare complessivo, che fu di L. 1,075,200, cia scuna cioè del medio valore di L. 1 8 6 3 ; la qual media è superata solamente dal seguente anno 1874, nel quale trovasi corrispondere a L. 1998. Basta dare una.scorsa anche superficiale a questa tavola per accorgersi che nei tempi di agitazione politica, di turbamenti finanziari, di crisi bancarie o eco nomiche è maggiore il numero delle licenze richie ste e accordate. Infatti nel corso dei 22 anni si ri scontra questa superiorità principalmente nel 1862 e 63, anni che rammentano Aspromonte, la crisi ■ monetaria, e il conseguente rialzo dello sconto ban cario, portato sullo scorcio di quest’ultimo anno sino all’ 8 per cento; negli anni 1863 e 1866, nei quali avemmo il trasporto provvisorio della capitale, la guerra coll’Austria e il corso forzoso con la rendita 3 per cento scesa a 40. Finalmente nel 1870, 71, 72, 73 e 74, memorabili i primi due anni per la guerra francoprussiana e por il trasporto definitivo della capitale a Roma, e gli altri, prima per la crisi bancaria e annonaria e quindi per quella economica generale, passata ormai allo stato di uno scorag giante cronicismo. Provvidenzialmente peraltro le stesse cause che sogliono provocare da un lato una più larga richiesta di sovvenzioni a questo benefico istituto, sogliono sérvire dall’altro a farne meglio risaltare la solidità, che, in grazia della speciale si curezza delle sue operazioni, non potè essere mai scossa nè da crisi economiche nè da commozioni politiche, e quindi a determinare per lo più una maggiore affluenza di capitali nelle sue casse, che le permettono di accrescere le operazioni d'imprestito in proporzione degli aumentati bisogni.
Capitali depositati a frutto nella cassa centrale dell’ Azienda de’ Presti nei 22 anni dal 1856 al 1877. ANNI CAPITALI L ire Cent. 1856 521,990 43 1857 396,293 01 1858 577,025 96 1859 705,046 62 1860 319,366 87 1861 335,780 17 1862 304,198 87 1863 258,552 13 1864 195,507 51 ANNI CAPITALI L tre Cent. 1865 122,447 09 1866 582,048 16 1867 472,588 93 1868 758,261 88 1869 703,862 28 1870 2,302,546 42 1871 1,006,499 95 1872 964,433 63 1873 1,387,014 75 1874 1,373,249 97 1875 1,085,242 55 1876 485,017 66 1877 532,050 12
Capitali dep. ne! corso de’22 anni L. 15,389,024 78 » restituiti » » 11,989,639 53
Differenza L. 3,399,385 25 In quest’ultima tavola, che offre l’importare, per i medesimi anni 1836-77, dei depositi anno per anno versati nella cassa centrale dell’Azienda, trovasi la conferma del fatto pocanzi citato. Nell’esaminarla è da porsi mente che nel 1863 fu emanata la legge sulla Cassa dei Depositi e Prestiti, per la quale l'Azienda fini di perdere tutti i depositi, che per le legpp precedenti dovevano essere esclusivamente a lei affi dati perchè potesse servirsene secondo lo scopo della sua istituzione: e neppure sarà inopportuno lare avvertire che il debito dell’Azienda verso i deposi tanti, il quale, detratti i capitali restituiti, resultava alla fine del 1877 di L. 5,399,385, è principalmente garantito dai pegni esistenti nei magazzini, sui quali (V. la tavola deìl’impegnatura) furono imprestate in quell’ anuo L. 6,023,247 al frutto del 6 O^Ò, non che da oltre Lire 1,620,000 di altri crediti dell’Azienda verso il governo e diversi altri enti morali, per la massima parte ugualmente fruttiferi.
NOSTRA CORRISPONDENZA
Vienna, 15 maggio.
L a situazione — I l compromesso Austro-Ungarico — Credito di 60 milioni chiesto dal Governo — L e Camere di Commercio e i trattati — Proposte relative a i brevetti d ’ invenzione.
L ’ E C O N O M I S T A 315 19 mamio 1878
campagna hanno ragione di sperare in un ricco raccolto, e specialmente in Ungheria, le promesse che dà la campagna sono buonissime. L’Ungheria, come è già avvenuto negli ultimi anni, sarà coa diuvata da questa favorevole costellazione negli ! sforzi che fa per consolidare le sue finanze. Se queste circostanze favorevoli alle quali abbiamo ac cennato, si realizzano, non v’ è dubbio che si offra la probabilità di un cambiamento nel nostro stato economico.
La nuova fase del compromesso può ritenersi sia j pura l’ ultima. La questione relativa alla Banca è I completamente risoluta, e sulle differenze concernenti la tariffa doganale, fu trovato dalle due parti un
m odus vivendi, sodisfacente per entrambe; lo stesso
è accaduto pure circa alle divergenze sui contratti ! della società del L loy d . J.a ripartizione dei pesi fra ; i due Stati nelle spese comuni è fissata come per il passato nella proporzione del 70 e 30, così che j l’Austria è chiamata a contribuire del 70 per cento nelle imposte dell’ impero e 1’ Ungheria col 30 per cento.
Il giorno 11 corr. fu simultaneamente presentato ' ai parlamenti di Vienna e di Pesi un progetto di legge per realizzare il credito di 60 milioni, accor dato al governo. Ambo i ministri delle finanze chiedono l’autorizzazione di cuoprire la quota che spetta loro, sia emettendo della rendita in oro, sia coulraendo un debito fluttuante. Ciò cullamene si j spera ognora che il credilo non sia impiegato, poi ché esso è soltanto destinato alla guerra e si desi dera venga conservata la pace.
In occasione del rinnovamento del trattato di commercio fra l’Austria-Unglieria e l'Italia, il mi- I nistero del commercio invitò le camere di com mercio, le società minerarie ed industriali ad espri mere dei pareri in proposito che sono stati rimessi in questi giorni ed il governo vuol cominciare, negli ultimi giorni del corrente mese, le discussioni a Vienna coi delegati del governo Italiano. Nel me desimo tempo sono state intavolate dal nostro mi nistero degli esteri delle trattative col vostro governo per prorogare il trattato alla fi le di giugno, chè i delegati riuniti a Vienna avranno appena terminato il loro lavoro prima di quel tempo.
Al congresso internazionale pei brevetti che si adunerà a Parigi, sarà proposta una deliberazione dalla Società degli Ingegneri ed Architetti austriaci e dalla « Società industriale dell’Austria Inferiore » che contiene le seguenti idee fondamentali:
I. La protezione dei ritrovati è guarentita dalle leggi di tutte le nazioni civili.
II. Affinchè una legge sui brevetti sia effica- mente utile in generale bisogna che stabilisca quanto appresso:
a) Soltanto l’inventore od il suo successore
legittimo, possono ottenere un brevetto.
b) Questo non deve esser negato allo straniero,
neppur quando non abbia ottenuto all’ estero un brevetto pei suo ritrovato.
c) Ogni inventore deve ottenere per tre anni j
un brevetto esclusivo. Se in questo periodo di tempo non trova il mezzo di poter applicare il suo ritro vato, deve poter chiedere che il brevetto esclusivo sia protratto fino al termine di altri tre anni.
Scorsi questi, deve ricevere per 18 anni un bre- ! vetto di tassazione, cioè ognuno deve potersi valere del suo ritrovato, ma ogni qual volta ne tragga 1
profitto, producendo una o più mercanzie, è obbli gato a pagare una tassa all’ inventore. Il pagamento di questa tassa dovrebbe venire effettuato per mezzo dei bolli-brevetto, di cui parleremo fra poco.
L ’ inventore stesso, 30 giorni prima che spiri 1 termine del suo brevetto esclusivo, deve fissarne la cifra della tassa, la quale non può sorpassare il terzo del guadagno che si può ottenere, servendosi esclusivamente della invenzione. Per stabilire questo guadagno I’ inventore deve nel tempo ¡stesso pre sentare all’ ufficio dei brevetti il calcolo di esso gua dagno, determinando la tassa che credo gli spetti.
L ’ ufficio deve pubblicare la sua memoria, invi tando ognuno a protestare contro di essa dentro il termine di tre mesi. Se nessuno presenta una giu sta protesta, allora la domanda dell'inventore non è impugnabile e può variare di tre anni in tre anni, dentro i limiti indicati. Se al contrario è provato che egli esige una tassa troppo alta, perde il suo brevetto.
L ’ ufficio dei brevetti deve fare eseguire a spese dell’ inventore e nella forma da esso richiesta, dei
bolli-brevetti, munito di numeri progressivi, e chiun
que voglia valersi della invenzione brevettata, è te nuto ad applicare questi bolli-brevetti alle merci prodotte mediante l’ invenzione, oppure alle balle o casse che le contengono, secondo la prescrizione dell’ inventore, unendovi la propria firma.
Chi vuol valersi di una invenzione, deve avver tirne l’ inventore e comprare presso I’ ufficio dei brevetti un numero di bolli-brevetti corrispondenti ai prezzi stabiliti dall’ inventore, prima che spirasse il termine del suo brevetto esclusivo.
L ’ inventore pure, perdendo il suo brevetto, deve munire ogni prodotto della sua invenzione col bollo - brevetto che ritirerà dall’ ufficio dei brevetti.
d) Per le aggiunte fatte ad una invenzione bre
vettata, non si possono esigere tasse. Le tasse da sborsarsi dall’ inventore pel conferimento del brevetto, debbono essere moderate, però mediante una scala progressiva ascendente deve esser posto nell’ inte resse dell’ inventore di far cessare al più presto pos sibile un brevetto inutile.
e) Se dal ritrovato non si trae profitto in uno
Stato, non ne viene per conseguenza che spiri il brevetto, quando i sudditi di quello Stato hanno la possibilità di valersi dell’ invenzione.
f ) Il conferimento, la dichiarazione di nullità ed
il ritiro del brevetto accadono in ogni Stalo per mezzo di un ufficio speciale dei brevetti, che si com pone di diversi collegi.
g ) Ogni inventore, per assicurarsi la priorità
del suo ritrovato, può presentare la domanda del brevetto contemporaneamente all’ ufficio dei brevetti del proprio paese ed alle ambasciate delle potenze estere.
h) Dal giorno in cui egli ha presentato la do manda del brevetto fino a che non gli viene accordato formalmente gode la protezione provvisoria deli’ af- ffieio dei brevetti del proprio Stato per la sua inven zione. Dietro richiesta dell'inventore può esser tenuto segreta durante sei mesi la descrizione del ritrovato. Spirato questo termine la descrizione deve esser pub blicata per esteso nel periodico del l’ ufficio dei bre vetti, invitando chi vi abbia i nteresse ad opporsi,
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delle opposizioni fatte, l’ ufficio dei brevetti deve pren dere una deliberazione sul conferimento del brevetto.
i) Deve esser permesso all’ inventore di ricorrere ad una seconda sezione dell’ ufficio dei brevetti per protestare contro il deliberato della prima sezione e di appellarsi pure ad un tribunale supremo.
Seguono quindi altre proposte di minore importanza intese a procacciare a chiunque vi abbia interesse a prezzi moderati la descrizione dei nuovi ritrovati dei brevetti che si trovano in essere ed a raccoman dare ai Governi dei varii Stati la pronta conclusione di accordi che valgano a formare un’ Unione interna zionale per la reciproca ed uoiforme protezione dei brevetti.
RIVISTA DELLE BORSE
Firenze, 18 maggio.