G A Z Z E T '[' A S E T TIM .A N A L E
SCIENZA KCONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERRO VI li. INTERESSI PRIVATI
Alino Y - Voi. IX
Domenica 29 Settembre 1878
N. 290
LE STRADE PROVINCIALI IN ITAL.A
N ell’ordinamonlo oggi vigente (Iella viabilità or dinaria ili Italia importantissimo è il coni[>ito elle la legge Ila voluto affidare alle amministrazioni pro vinciali; e non si onderebbe errati quando volesse affermarsi che il servizio stradale, non solo è il prin cipale fra i servizi affid ili a cotesti nuovi enti mo rali dalle leggi di unificazione amministrativa -del 1865, quanto la causa prima della loro esistenza.
L( logge sui lavori pubblici, d ie forma l’allegato F della legge del 20 marzo 1865, riserbaudo allo Stato la cura delle strade d’interesse generale na zionale, od ai comuni di quelle di puro interesse locale, rilasciava alla provincia il compito li coor dinare e mantenere intorno ai suoi comuni un s i stema stradale adatto a far risentire in ogni più remoto villaggio i benelicj della grande viabilità nazionale e ferroviaria. La mancanza di un completo sviluppo della viab lità provinciale renderebbe m i nimi 1 vantaggi delle strade comunali mentre per le località lontane dalle ferrovie questi grandi mezzi di comunicazione resterebbero completamente inutili. Ed e perciò che un buon sistema di strade provin ciali è un atto di civile giustizia verso le popola zioni condannate dallo loro posizione topografica a starsene lontane dai grandi centri di commercio e d’industria.
La classe delle strade provinciali fu creata con un concetto uniforme per tutte le provinole italiane dalla legge' che unificava l’amministrazione del regno. Fino al 1865 non era generalizzato in Italia il con- rotto di un ordine di strade intermedie fra le na zionali e le comunali. Nel Piemonte, nel Lombardo Veneto, nel Parmense e nel Modanese coleste strade si confondevano con quelle mantenute a carico dello Stato; in Toscana esisteva la classe delle vie pro vinciali intermedie fra le strade regie e le comuni- ta ti ve, ina il loro mantenimento dipendeva dallo Stato; esistevano peraltro nelle proviticie napoletane, ina la loro classazhne ed il loro mantenimento non dipendeva da critetj legali ma piuttosto erano de terminato, caso per caso, dal capriccio del governo; nella Sicilia invece non si conoscevano altre strade che quelle provinciali. La legge rammentata del 20 marzo 1865 procedeva ad una cassazione uni forme per tutto il regno delle strade ordinarie. R e stringendo d’assai la classo delle vie nazionali da costruirsi e mantenersi a tutta cura dello Stato ; dichiarava strade provinciali, commettendone la co struzione ed il mantenimento alle sole provinole, quelle vie: I. Che mettono in comunicazione diretta fra loro i capoluoghi di provincia: 2. Che dal ca
poluogo di una provincia fanno capo ai capoluoghi dei respettivi circondari: 3 . Che collegano i capo- luoghi di provincia o di circondario con i vicini porli marittimi più importanti: 4. Quelle riconosciute più importanti per le relazioni della provincia fa cendo capo a ferrovie od a strade nazionali o a l meno ad un capoluogo di circondario.
Costituite in Italia le amministrazioni provinciali, ed affidato ad esse il servizio delle strade aventi i caratteri designati daH’art. 13 della Legge sui Lavori pubblici, dovette esser prima loro cura (livella di for mare gli elenchi delle respettive strade. Però codesto lavoro riesciva assai più lungo di quanto potevasi prevedere. Compilati ed omologati i primi elenchi, si riconobbe in quasi tutte le provincie la necessità di ritornare sopra al lavoro fatto, per correggerlo e modificarlo, ed ancora cotesto lavoro di classifica zione di strade provinciali non può dirsi compiuto; e ciò non tanto perchè sono cambiate le condizioni delle strade, quanto perchè spesso si riconosce come molto fra le strade descritte non hanno carattere di provincialità, mentre al contrario se ne trovano al tre trascurate indebitamente in occasione della prùda compilazione degli elenchi.
610 L ’E C O N O M I S T A 29 settembre 1878 ben presto si sentì il bisogno di estendere le dispo
sizioni ad altre linee delle quali si faceva sentire assolata necessità. La legge 50 maggio 1875 estese il disposto della legge precedente del 1869 a 62 strade provinciali delle quali 49 situate nelle pro- vincie napoletane, 8 in Sicilia, 1 nell’Italia centrale e 2 nel Veneto Le linee stradali provinciali prese di mira dalla legge ora rammentata misurano 2843 chilometri, e la spesa prevista a carico dello Stato pei sussidi ammonta a L. 46,824,000. Per altro lo scopo prefissosi dalle leggi speciali del 1869 e del 1875 non è stato per anche raggiunto; al 31 di cembre dell’anno ora decorso non erano costrutti e sistemati che 296 chilometri delle vie provinciali contemplate dalla prima delle summentovate leggi, restandone sempre da costruirsi di pianta 518 ch i lometri, ed essendo il rimettente in via di costru zione o sistemazione. Per le strade provinciali con template dalla legge del 1875 si è fatto poco più che la compilazione dei progetti, non essendosene costruiti all’epoca anzidetta che 200 chil. circa.
Non ostante le premure speciali che lo Stato si è date per questo importante ramo di pubblico servigio, e non ostante le cure attivissime che molte fra le provincia italiane si sono date e si danno per le proprie strade, siamo ben lungi ancora dal poter dire completato il sistema stradale provinciale. Il suo sviluppo non ha proceduto di pari passo con quello delle ferrovie e delle grandi vie nazionali attenuan dosi così necessariamente i vantaggi che da queste grandi costruzioni la nazione si riprometteva. Mentre dal 1861 al 1878 le ferrovie sono aumentate in Italia per circa 6000 chilometri, esse non sono state fiancheggiate che dallo scarso aumento _ di 80 0 0 chilometri di vie provinciali. Gli 8046 chilo metri di strade ferrate che oggi abbiamo nel regno non hanno a corredo una rete sufficiente di strade ordinarie che ne aumentino il traffico ed il m ovi mento, e che permetta il celere svolgimento per i Comuni italiani di tutto ciò che costituisce la vita economica della nazione.
Di coteste verità si è più volte preoccupato tanto il Parlamento quanto il Governo. Quando si discuteva nella Camera il progetto che fu poi convertito nella legge del 50 maggio 1875, della quale sopra ab biamo parlato, veniva approvato nella tornata del 10 marzo di quell’ anno un ordine del giorno con cni si invitava il Ministro « a promuovere gli studii che valgano a determinare il numero e l’andamento delle strade proviciali nelle altre parti del regno che più ne difettano. » Il Governo del Re fino dal 1877 ha iniziato gli studii voluti dal rammen tato ordine del giorno, e con recente circolare del 22 luglio di quest’ anno si è rivolto alle Ammini strazioni provinciali invitandole ad adoperarsi per il desiderato completamento della viabilità loro affidata dalla legge, e richiamandole espressamente a deter minare con apposite deliberazioni; 1° quali strade occorrano per ciascuna provincia affinchè la rete di strade provinciali si possa ritenere per completa ; 2 ° quale ordine d’ importanza e di precedenza può assegnarsi ad esse ; 3 ° quali accordi potrebbero sta bilirsi con le provincie finitime per quelle strade che avrebbero carattere di interprovinciali. Vedremo in qual modo le Amministrazioni provinciali del regno corrisponderanno a questo nuovo invito del Governo e con quale alacrità concorreranno a questo sviluppo stradale che è indubitatamente uno dei più grandi
beneficii economici che i nuovi ordinamenti politici abbiano arrecato e sieno per arrecare alle popolazioni
della penisola italica. . . .
Crediamo adesso far cosa grata ai nostri lettori riportando qui sotto alcuni dati statistici desunti da pubblicazioni officiali per constatare le condizioni at tuali della viabilità provinciale nelle varie provincie e regioni d’ Italia.
Stando agli elenchi approvati e rettificati al primo dell’ anno corrente, la viabilità provinciale sarebbe per tutto il regno rappresentata da 1187 strade dif ferenti, aventi nel complesso la lunghezza di chilo metri 31,138, dei quali 25,114 costruiti, 1554 »in costruzione, e 4670 allo stato di semplice progetto. Le strade provinciali regolarmente mantenute rag guagliano a 2 4 ,8 5 4 chilometri. Se si ricerca in qual proporzione sieno, per ogni compartimento del regno, le strade provinciali costrutte di fronte alla popola zione ed alla superficie percorsa si ottengono 1 guenti dati : i se-Stra.de costrutte Per 1000 abitanti Per Kilom. quadrato P ie m o n te ... . Chil. 2,401 Met. 784 81 L i g u r i a ... 551 > 630 103 L o m b a rd ia .---- 2,769 33 755 115 V eneto... .. . 33 1,513 >3 523 . 61 E m ilia... 2,420 » 1,103 116 M arche... » 1,376 33 1,447 139 T oscana... 3,546 33 1,610 146 U m bria... » 1,063 0 1,875 110 Lazio... » 1,105 33 1,306 92 A b r u z z i... 938 33 713 54 C am pania... 2,071 33 728 114 P u g lie... 1,798 33 1,205 81 B asilicata... 240 33 460 22 C alabrie... 399 3) 322 23 S icilia... 2,422 » 872 81 Sardegna ... 502 » 763 26
T otali . . . Chil. 25,114 Met. 895 84 La mancanza di strade provinciali si verifica più che in altre nelle provincie Meridionali alle quali appartengono per la massima parte i soprarammen tati 4 6 7 Ò chilometri di vie provinciali da costruirsi di pianta. Nelle Calabrie, Basilicata ed Abruzzi le strade provinciali sistemate non rappresentano nep pure il terzo di quelle che dovrebbero esservi a forma degli elenchi relativi. Ecco, per ogni singolo com partim ento, la estensione chilom etrica delli provinciali da costruirsi :
P iem onte... C hilom etri — L ig u r i a ... 33 — Lom bardia. . . . 33 82 V en ezia... » 54 E m ilia ... 3) 107 M a r c h e ... 33 19 T o s c a n a ... 33 132 U m b r ia ... 33 113 L a z io ... 33 7 A b ru zzi... >3 1,059 Campania . . . . 33 496 P u g li e ... 33 64 B a s ilic a ta . . . . « 598 C a la b r i a ... >3 971 Sicilia ... 33 598 S ardegna . . . . 33 369 T o tale Ch. 4,669
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però quanto sia differente da un luogo ali’ altro questa spesa. Mentre per le vie provinciali di Napoli è di L. 1779,00 a chilometro, per quelle della pro vincia di Sondrio arriva solo a E. 154 ! Le spese di manutenzione nella Liguria ed in Piemonte sono il tiiplo di quelle occorrenti nelle Marche e nella Basilicata.
Per le spese di manutenzione delle loro vie e per rindeunizzarsi dello spese di costruzione le provincie potrebbero instituiré speciali pedaggi a forma dei pari. 172 della legge comunale e provinciale. Però poco si servono quelle Amministrazioni di questo reddito speciale preterendo supplire alle spese stra dali con le sovrimposte sulla fondiaria. Nel 1877 ron si contavano che 18 provincie che si servivano di questo cespite speciale di rendita (¡cavandone in tutto L. 528,000, di cui L. 2 7 4 ,0 0 0 appartengono alla sola provincia di Girgenti.
Confidiamo nello zelo ben conosciuto dell'onore vole Ministro dei lavori pubblici perchè sia con ogni alacrità provveduto da chi si spetta al completo or dinamento della viabilità provinciale senza la quale, lo ripetiamo, non potrebbe esservi contatto e co municazione efficace fra le grandi linee ferroviarie, che costano tanti milioni alla nazione, e le vie c o munali per le quali i Comuni nostri si sobbarcano a tanti sagrifizi.
L ’ l i 0 CONGRESSO ANNUALE
D E L L E T R A D E S ’ U N I O N S A B R IS T O L
Il recente e gravissimo conflitto industriale nei cotonifici del Laneashire, che sedato apparentemente cova tuttavia latente ed attese le cattive condizioni del l’industria ed il sempre cresce te ristagno delle mer ci nei depositi dei manifatturieri li obbliga final mente a ricorrere all’espediente di diminuire le ore di lavoro; il gravo malessere dell’ industria de! ferro e del carbone in cui tutti i giorni si vanno operando continue riduzioni di salario ; i frequenti scioperi e le crude sofferenze che in alcune località sono sop portate dalla .classe operaia davano un carattere di par ticolare interesse al consueto Congresso annuale delle
Tfades Unions che si apriva "il 9 corrente nella
città di Bristol, ove si riunivano circa 130 delegati (comprese tre donne) rappresentanti varie Unioni di mestieri. I lavori erano inaugurati dal presidente del Comitato parlamentare, il sig. W . Baily dell’As- soeiazione dei sarti, il quale nel suo discorso espresse la soddisfazione che provava nel poter constatare per la presenza di numerosi delegati, che si manteneva sempre viva la fede nei benefìci dell’unionismo fra gli operai e che malgrado le sconfitte subite nel Laneashire, a Londra, nel Northumberland ed in altri luoghi essi mantenevano sempre salda la loro organizzazione e il loro accordo. La lega fra i pa droni va divenendo sempre più stretta e non è lon tano il giorno in cui anco le Unioni di mestieri sarebbero chiamate a restringere i loro legami affine di agire con la forza di una vasta federazione piut- ! tosto che come organismi isolati.
A presidente del Congresso per quest'anno fu eletto il sig. G. F. Jones segretario del Consiglio direttivo delle Unioni di mestrieri di Bristol e poiché egli fu installato il signor Broadhurst, segretario della
Com-rnissione parlamentare dette lettura del rapporto de stinato ad informare l’Assemblea dell’azione esercitata da questa Commissione sopra il Parlamento nei lavori legislativi, che più o meno direttamente possono con cernere gl’ interessi della classe operaia. Il rapporto toccò del progressi fatti dalla questione della re sponsabilità dei padroni pei danni recati da un loro dipendente alla persona d’un altro loro operaio, que stione intorno alla quale i nostri lettori potranno trovare ampi ragguagli nei resoconti che demmo dei Congressi delle Trades Unions tenuti a Leicester
l’anno scorso ed a N ew ca stle-o n -T y n e nel 1876 (1). Sebbene non sia ancora stato preso su tal proposito nessun provvedimento legislativo, l’opinione pubblica, mercè i persistenti sforzi del Comitato parlamentare e l’agitazione promossa dalle Associazioni di mestieri, si preoccupa vivamente di questo argomento e si è alquanto modificata in senso propizio ai lagittimi re clami degli operai. Un bill presentato su tal propo
sito al Parlamento dal signor Macdonald v’ incontrò una discussione calorosissima, ma non giunse ad esser volato. Sebbene il Governo siasi impegnato a prendere a cuore questa questione, l’opposizione che vien fatta dalle Associazioni dei padroni è così te nace che la vittoria non può sperarsi dagli operai, se non col mantenere sempre accesa e vivace l’agi tazione iniziata. La legge intesa a fondere in un unico testo ed a completare la 'complicata legisla zione inglese sopra le fabbriche che ricevette la sanzione reale il 27 maggio ultimo passato contiene alcune nuove modificazioni che renderanno più s i cura e più facile l’ applicazione della legge, unifor mandola meglio alle speciali esigenze di ciascuna industria e assicurando al tempo stesso agli operai notevoli vantaggi. Il carattere di fabbrica non è più costituito dal lavoro in comune di un certo numero di operai (50), ma dall’ uso di una forza meccanica, e ciò ricondurrà sotto le disposizioni della legge e renderà soggetti all’ ispezione molti stabilimenti che finora ne erano esenti. Di più al Ministro dell’ in terno è rilasciata facoltà di estendere le principali disposizioni della legge sulle fabbriche a tutti quei laboratorii nei quali per la natura del lavoro o per la classe di persone impiegatevi potrà ritenerle opr- portune; nè saranno più sottratte ai provvedimenti della legge sulle fabbriche quelle industrie nelle quali il lavoro è effettuato all’aria aperta. Il Comitato raccomandò che donne al disotto di 16 anni non fossero impiegate nelle fabbriche di catene e di chiodi, ma siffatta proposta fu vivamente combattuta dal Governo e non potè essere adottata ; non pertanto afferma il Rapporto, questo come altri simili prov vedimenti vanno acquistando sempre maggior nu mero di proseliti e non tarderanno ad esser sanzio nati dai Parlamento. A questo punto esso aggiunge un ottimo suggerimento che cioè i lavoranti stessi muo vano lagnanze alle autorità competenti quando le leggi vengano sistematicamente eluse. Di una cosa si mostrò poco soddisfatto cioè dell’ appoggio pecu niario che il Comitato incontra in generale presso un gran numero di Associazioni di mestieri, ma le sue osservazioni su questo proposito non si riferiscano all’anno ora trascorso, perchè le difficoltà attraver sate dalla maggior parte delle industrie giustificono sufficientemente la lentezza con cui viene quest’anno
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dalle varie Società contribuito all’ opera comune, e ] perchè era riuscito ad alcuni delegati mandati in
j
giro l’autunno scorso per le provincie di raccogliere nuove sottoscrizioni, senza le quali le difficoltà fi nanziarie dell’annata sarebbero state molto più gravi. La depressione in quasi tutti i rami dell’ indu stria è un fatto generale ed altri paesi hanno sof ferto per la mancanza di lavoro ancor più dell’ In ghilterra. La sconsiderata mania delle speculazioni accoppiata con le agitazioni politiche dell’ Europa ne sono state le cause principali. Durante l’ anno due grandi scioperi si sono manifestati nell’ industria delle costruzioni, quello dei muratori di Londra e quello dei falegnami di Mancester in ambo i casi gli operai erano appoggiati da potenti Associazioni che disponevano di grande risorse, ma in ambo i casi gli operai dovettero soccombere ed il rapporto parlamentare attribuisce questo insuccesso a quattro cagioni: l a Le clausole in previsione degli scioperi che s’ inseriscono adesso in ogni contratto e che autorizzano gl’ industriali a rimandare il compimen to del lavoro ad un tempo inderminato, frustrando così gl’ intenti degli operai che scelgono per mettersi in ¡sciopero il momento in cui l’ intraprenditore è impegnato in un lavoro importante; 2 a Le simpatie di quasi tutte le classi della popolazione, eccetto qnella degli operai, che si volgono dal lato del capitale senza troppo considerare I’ argomento che forma oggetto della disputa ; 3 a L’aumento di unione di disciplina e di fui za nelle Associazioni dei padroni e i capitali illimitati di cui dispongono; 4 a L’ importazione dal l’estero di mano d’opera bene addestrata. I capitali di cui dispongono i padroni hanno ad essi permesso di far venire i lavoranti di fuori, non con veduta di risparmiare sul prezzo della mano d’opera, ma per mantenere il loro punto e sventare le combinazioni degli operai. Alla loro naturale formidabile potenza le Associazioni di padroni aggiungono d loro modo di agire in segreto, la loro direzione strettamente ac centrata che delioera privatamente dirama i suoi editti in forma di circolari confidenziali e colpisce le sue vittime all’ oscuro. Affi le di andare incontro a questo nuovo stato di cose le unioni di mestieri devono organizzarsi sopra più solide basi, l’ auto rità direttiva, che in molti casi è adesso divisa, deve esserne vieppiù concentrata devono cercare di au mentare le proprie entrate e di estendere il campo della loro influenza.Riguardo al conflitto avvenuto nelle industrie tes sili del Lancashire, esso è troppo recente perchè il Rapporto abbia bisogno di riandarne i particolari ed intorno ai tumulti a cui .essi dettero luogo al comi tato ha poco da dire. Quelli che commisero gli atti di violenza ne stanno scontando la pena. Vi è solo da osservare che i capi delle trades unions usarono
di tutti i loro sforzi e riuscirono completamente ad ottenere che i membri delle loro società non com mettessero alcuna infrazione allo leggi. Nessuno più del Comitato parlamentare deplora le ricorrenti di spute fra capitale e lavoro, ma mentre le Unioni devono essere scagionate dalla taccia di promuovere agitazioni fittizie, esse sono il solo mezzo per assi curare all’ operaio il salario necessario a mantenere se e la sua famiglia; ed il pretendere di sradicarle dal paese come vorrebbero i padroni è vano tenta tivo. Esse hanno da compiere una missione sempre più grande e più benefica ed il loro futuro sarà più glorioso e fecondo del loro passato.
Il secondo giorno il presidente sig. Jones pro nunziò il suo discorso inaugurale in cui dette prova di elevati sentimenti e di profonda cultura scienti fica. Cominciò dal far voti perchè la legislazione si riformasse in modo da consentire una più larga partecipazione della popolazione alla proprietà ter ritoriale, proprietà che è sola probabilmente ad accrescersi naturalmente di valore coll’ accrescere della popolazione. Il governo che ha per missione di proteggere le persone ed i beni non deve accaparrarsi dai rappresentanti di interessi e di classi particolari, bensì dai rappresentanti degli interessi generali della civile comunanza. Il numero delle persone in cui si si riconnettono gli interessi territoriali e presso cui è depositata in Inghilterra una gran massa di au torità sociale va sempre restringendosi. L’ assorbi mento delle piccole nelle vaste proprietà, la conver sione in pastura dei terreni arativi, l’ invenzioni e i progressi delle macchine agricole son tutte cagioni che tendono a ridurre la domanda del lavoro ma nuale e costringono le braccia disoccupate a con vergere dalle campagne verso le città per concor rere sul mercato della mano d’ opera industriale. È giusto lo andar superbi di aver fatto molto per di struggere una legislazione riguardante i rapporti fra il cap tale e il lavoro ispirato dal punto di vista esclusivo di u ia classe perchè ciò è conforme al- l’ interesse nazionale e la legislzione fatta nell’ inte resse di una classe è stata uno dei più grandi ostacoli alla prosperità commerciale, ma adesso è d’ uopo mettere in armonia i principi che governano gl’ in teressi territoriali con quelli adottati per le altre categorie d’ interessi e riformare i mezzi difficili e costosi di trasmissione del suolo, che allontanano la gran massa della popolazione dal possesso di esso e contribuiscono a generare epoche periodiche di de pressione industriale.
Il sig. Jones credette suo debito di ricordare due inconvenienti che accompagnano l’azione delle trades unions segnalati dal sig. Morley in mezzo ai grandi
vantaggi per esse conseguili.
Il sig. Morley sebbene appartenga alla classe dei padroni e sia un grande distributore di lavoro ha sempre preso un interesse vivissimo per il miglio ramento della sorte delle classi operaie sia dal punto di vista politico, sia da quello sociale, sia da quello mora'e e intellettuale: le sue parole hanno perciò tutto il carattere di credibilità.
Uno di questi inconvenienti si è di rallentare i vincoli che dovrebbero unire gli operai con i pro prietari delle industrie, e distruggere fra loro ogni dimestichezza, facendo intervenire, anzi sostituendo I ai loro rapporti diretti, l’azione di persone estranee alla fabbrica e spesso anche all’ industria ; l’altro si è di allontanare con una soverchia tendenza alla di minuzione delle ore di lavoro la domanda della mano d’opera inglese, rendendo impossibile alle manifatture nazionali di sostenere la concorrenza sovra alcuni mercati dove è a sua notizia che le merci inglesi vanno escludendosi.
Qui l’oratore tracciò la storia del movimento ope raio fino dalle gilde (craft guilds) dei tessitori, stabi
lite nel 1 2° secolo e da cui ebbero origine le at tuali trades anione, ricordando 1’ aspra lotta ed il
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gli operai e prevenire gli scioperi. Ai risultali otte nuti fino ad oggi con una condotta giudiziosa e mo derata, ed all’ importanza acquistata dall’ unionismo, divenuto una istituzione ed un elemento sociale del- l’ Inghilterra che s’ impone in virtù della stessa sua forza, un grande programma resta ancora da com piere ed il suo successo dipenderà dal modo come verrà apprezzato e praticato il principio fondamen tale delle trades unions, cioè la santità della libertà
personale, che deve esser mantenuta intatta e difesa ad ogni costo ; perchè la violazione di questo prin cipio, che è stato conquistato dagli operai con tanti sagrifici, farebbe pericolare la causa comune e por rebbe iti forse l’esistenza stessa delle Associazioni, il sig. .loties prese quindi a difendere le trades unions
dalle accuse che vengono contro ad esse lanciate; sostenne che esse elevano nell’operaio il sentimento della propria dignità, incoraggiano l’ emulazione ed inculcano abitudini di risparmio, di laboriosità, so brietà e previdenza. Nè i meno importanti benefizi derivano agli operai dall’effetto morale che risentono dal trovarsi in contatto e più intimamente legati gli uni con gli altri ed in più frequenti rapporti con le altre classi, dal sentirsi portati a simpatizzare in sieme nelle proprie sofferenze e nelle proprie sp e ranze, dalla calma e reciproca discussione intorno alle condizioni ed a l! avvenire della loro industria. Fintantoché le Unioni possono, dentro il limite con sentito dalle condizioni dell’ industria, cercare di li vellare le fluttuazioni dei salari compiono una mis sione eminentemente benefica agli operai, ai loro padroni ed alla Società. Il movimento {¡operativo che molti credono debba giovare a rimuovere molte dif ficoltà tra il capitale e il lavoro non può produrre benefici resultati, se non è fondato sopra un piedi stallo di elevatezza morale ed intellettuale, sopra un grado di serietà, di istruzione e di previdenza assai maggiori che non siano le qualità che regnano at tualmente fra le classi lavoratrici. A. conseguire que sto graduale innalzamento del ceto operaio molto è già stato fatto e sta ancora facendosi dalle trades unions e se esse si contentano di fornire ai loro
membri accurate informazioni intorno allo stato del mercato all’ interno ed all’estero, concentrano tutti i loro sforzi nell’opera di progresso morale e intellet tuale in cui già hanno fatto passi così rilevanti si procaeceranno generale simpatia e rispetto, lasciando ai loro successori di godere quei maggiori frutti che non hanno potuto gustare in un’epoca come questa di liti non necessarie o costose per il lavoro.
Il discorso veramente rimarchevole del presidente che lece vivissima impressione sull’assemblea, fu accolto da applausi clamorosi; dopo di che venne ap provato, dietro non breve discussione il rapporto del Comitato parlamentare e si passò alla discussione, delle questioni che erano nel programma del Con gresso e delle quali renderemo conto in un prossimo
numero. . (Continua).
Il VII0 CONGRESSO
iella i ssociazlone Francese per il progresso ielle scienze
Ai tanti congressi convocati a Parigi durante il periodo dell’Esposizione, è venuto ad aggiungersi n e gli ultimi giorni dell’agosto decorso, quello della
Associazione francese per il progresso delle scienze, del quale crediamo opportuno ' intrattenere breve mente i nostri lettori (come lo abbiamo già fatto per quello precedente tenutosi nel 1877 alla Hàvre) dietro la scorta dei resoconti che troviamo nelle più accreditate Riviste francesi *).
E questa la prima volta che XAssociazione pre
sceglie a sede delle sue riunioni annuali la metro poli francese, anzi un tal fatto potrebbe considerarsi lino ad un certo segno come contrario alle consue tudini ed allo spirito della associazione stessa, la quale mirando più specialmente a promuovere e ad alimentare il movimento scientifico in quelle parti del territorio nazionale ohe più ne soffrono difetto, è portata naturalmente a preferire le città di pro vincia. Se non chè mentre una tale scelta si può considerare nel presente anno come assolutamente imposta dalle circostanze, non vi sarebbe neppure ragione di lamentarsene, dacché la medesima è stata forse causa che il numero dei soci presenti, maggiore assai in questo che nei precedenti con gressi, affermasse in modo ancor più solenne la crescente prosperità della Associazione , senza che le meraviglie della esposizione e le tante attrattive che si raccolgono in Parigi, distogliesse l’animo dei convocati dall’attendere colla serietà e collo zelo abituale, ai lavori ed alle sedute del congresso.
La solenne inaugurazione ebbe luogo il 22 ago sto nel grande anfiteatro della Sorhona, sotto la presi denza del sig. Fremi) membro dell’Istituto, il quale
lesse un dotto e forbito discorso inaugurale, dopo di ohe, secondo il solito, le varie sezioni furono convocate separatamente dai rispettivi presidenti, eletti fino dallo scorso anuo, e si misero senz’altro all’opera continuando a tenere almeno una seduta al giorno fino al 29 agosto, epoca della chiusura del congresso.
La sezione di Economia politica e di Statistica, alla quale naturalmente dobbiamo limitare il nostro reso conto, tenne le sue adunanze sotto la presidenza del signor Federico Passi), esso pure membro dell’Isti
tuto, ed elesse a presidente onorario il sig. Eichtal,
presuente del Consiglio d’Ammiuistrazione delle fer rovie del Mezzogiorno, a vice-presidente il sig. Bouvet
Amministratore del Monte di Pietà di Lione, a se gretari i signori F. Lefort, e A lf. B ro z ainbidue
avvocati alla Corte d' Appello di Parigi. Le quistioni di cui questa sezione ebbe ad occuparsi, e le comu nicazioni che vennero fatte in seno alla medesima non lurouo uè poche nè di lieve importanza.
Accennando soltanto alle principali, inoomiuceremo da un rimarchevole studio del sig. Nottelle, membro
della Società di Economia politica sulla importanza, attuale della Economia politica, nel quale il chia
rissimo autore, osservando giustamente come ogni spirito illuminato debba restare giustamente colpito dalla contraddizione che esiste, fra il desiderio di pace da cui tutti i popoli si dicono animati, e la stra ordinaria importanza cho hanno assunto oggi gli armamenti ed i preparativi militari, fra il desiderio che tutti i popoli egualmente dimostrano di avere tacili mezzi di comunicazione, e la politica che mo stra invece una marcata tendenza a rialzare gii osta coli e le antiche barriere internazionali, e finalmente
*) Vedi Journal des Economistes fascicolo del se li
bre 1878. Economiste français. Num. del 7 e 21 set
614 L ’ E C O N O M I S T A 29 settembre 1878
fra il desiderio universale di combattere il sociali smo, rialzando il gran principio della proprietà, e il favore accordato al protezionismo che in un’ ultima analisi è ancor esso una violazione della proprietà, esprime l’opinione che tali contraddizioni, comunque a prima vista possano sembrare del tutto disparate, in sostanza si rannodano ad una causa comune, cioè l’ antagonismo che esiste fra la vita politica e la vita sociale delle nazioni. — A far cessare quest’ antago nismo sarebbe mestieri poi, invertendo le parti, dare alla vita sociale quel predominio, che fin qui è stato accordato alla vita politica e ciò potrà ottenersi sol tanto col seguire nel governo degli Stati i criteri dettati dalla scienza economica e colla completa at tuazione del principio del libero cambio, il quale é l’affermazione del diritto di proprietà, unica base so lida della società umana e del civile progresso.
Un’ altro valente propugnatore ebbe la causa del libero scambio nel sig. Iienaud, il quale senza trat
tare la quistione di massima, quistione ornai dibat tuta nel campo scientifico e come direbbero i francesi
videe, si è più specialmente occupato del modo più
opportuno col quale il libero scambio debba difen dersi al presente, di fronte a quel risveglio di ten denze protezioniste che si manifesta non solo in Francia, ma eziandio in Germania ed in Italia, e che per peggio minaccia di invadere anche i grandi centri commerciali, e le popolazioni agricole. E poiché ciò secondo 1’ opinione del sig. Renaud è da attribuirsi alla apatia degli economisti, e dei pubblicisti, il mi glior sistema di combattimento dovrebbe consistere nel mettere da banda ogni quistione d’ interesse par ticolare e locale, e nel suscitare una vera e propria agitazione come quella di Cobden, e nel riproporre nuovamente davarti all’opinione pubblica la quistione del libero scambio, mettendo in rilievo da un lato tutti gli inconvenienti che derivano necessariamente dal sistema protettore, e dall’ altro i vantaggi deri vati dalla riforma del 1860. — Egli crede però che nel momento attuale non sarebbe opportuno recla mare una modificazione delle tariffe esistenti, ma che bisogna invece limitarsi a chiedere il mantenimento dello status quo, e ad opporsi ad ogni aumento dei
dazi.
Questa comunicazione senza dar luogo ad una vera e propria discussione, giacché fra tutti gli adu nati non è sorto un solo oratore, a combattere le teorie libero-scambiste del sig. Renaud, ha provocate peraltro non poche proteste, per parte di alcuni economisti i quali credettero non meritare l’accusa di apatia lanciata contro di loro dal sig. Renaud. Fra gli altri il sig. Lescarret dotto economista di
Rordeaux, ha tenuto a constatare che nissuna qui stione economica fu tanto dibattuta nella sua città natale come quella del libero scambio, e non senza buoni resultati, perchè la stampa la quale prima era indifferente od ostile ha data la sua adesione alle teorie liberiste, ed è stato fondato un comitato per preparare un progetto di trattato commerciale franco-americano, informato a principi liberisti, il quale ha molte probabilità di essere accettato dai due ¿tati interessati. Così pure il sig. Bouvet vice-presi
dente della sezione osservava che nemmeno Lione era rimasta indifferente, dacché per non parlare del gran meeting organizzato dalla Camera di Commer
cio è da sapersi che la Società di economia politica, apriva un concorso per il miglior trattato elemen tare di economia e faceva stampare 50 mila esem
plari del lavoro premiato, che fu distribuito agli alunni delle scuole elementari.
Strettamente collegata alla quistione del libero scambio e del protezionismo, è quella relativa ai provvedimenti da prendersi per rialzare le sorti della
marina mercantile, quistione già discussa nel pre
cedente congresso, e che anche quest’anno lu oggetto di dispute vivaci. Vi dette occasione una memoria letta alla sezione dal sig. Saint—Martin, antico ca
pitano di lungo corso, diretta specialmente ad invo care rispetto alla marina mercantile francese l’ ado zione di misuro analoghe a quelle già adottate in Inghilterra dietro l'iniziativa del cap. Piym soll, per rendere minore il numero dei sinistri marittimi, e per regolare il caricamento delle navi; alla qual cosa, secondo il sig. Saint Martin, è mestieri pen sare seriamente, dacché la marina mercantile trán cese che rispetto al tonnellaggio occupa soltanto il sesto posto, occupa invece il primo nella statistica dei sinistri. Traendo argomento da questa lettura il sig. D roz il quale nello scorso anno aveva viril
mente sostenuta l’opportunità della istituzione di premi per gli armatori, dichiarava con una lealtà che altamente lo onora, di repudiare simili teorie, giacché dietro più matura riflessione avea dovuto convincersi come l’istituzione dei premi non era in ultima analisi che una forma larvata di protezionismo. Non la pensa peraltro così il sig. Lescarret il quale
comunque liberista convinto crede che il sistema dei premi possa conciliarsi colle più sane teorie eco nomiche, e che d’altronde sia una vera necessità di ricorrervi di fronte alla marcata decadenza della marina mercantile francese, non essendo la marina una industria ordinaria di cui un paese possa lare a meno, senza compromettere fino ad un certo punto la propria sicurezza esterna. Di questa opinione si dichiarava pure il sig. Bayssellance ingegnere na
vale, il quale rispondendo ad una osservazione del sig. Droz disse che per non aggravare troppo il bilancio colla istituzione dei premi si potrebbe, im i tando l’esempio dell’Inghilterra, stabilire dei diritti speciali sui docks sui quais ecc. dai quali si rica
verebbero facilmente 3 0 milioni all’anno da erogarsi parte in premi, parte in lavori di miglioramento nei porti. Quanto poi alle misure invocate dal capitano Saint Martin esiste invece profonda divergenza di idee fra i sig. Lescarret e Bayssellance. Il primo in fatti considerando come anche in fatto di marina di re golamenti versatori, arbitrari ad inutili in Francia non si patisca difetto, si è dichiarato in massima con trario alla adozione di nuove misure, le quali se potrebbero essere giustificate da una ragione di necessità, in quanto mirassero ad assicurare la vita dei marinari e dei passeggieri, non lo sono per nulla in quelle parti in cui tendessero a regolam en tare l’industria dei trasporti marittimi ; al contra rio il sig, Bayssellance, crede che nelle proposte del capitano Saint Martin molte ve ne siano di buone ed attuabili e segnatamente quelle che si rileriscono al rimpatrio dei marinari.
Un’ altra questione, dibattuta l’ anno scorso e della quale la sezione di Economia, è tornata nuovamente ad occuparsi è quella relativa alle vie d i trasporto e di comunicazione, che fu svolta sotto due punti
differenti di vista dai sigg. Vauthier e Renaud. — Il sig Vauthier in una sua comunicazione circa alla
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bili, partendo dal principio che chiunque riceve un servigio dalla società deve pagarlo, e che soltanto in via eccezionale può essere esonerato da simile obbligo, ritiene che se si riscontra nella società una tendenza ad allargare il numero di queste eccezioni, in realtà ciò avviene in conformità a certe regole logiche, e sempre nella misura delle risorse dispo nibili. —• Ora se l’uso delle strade pubbliche è gra tuito, si è perchè le strade pubbliche castituiscono appunto il minimum di mezzi di circolazione che la
società ha creduto dover mettere a disposizione dei singoli individui, e perchè la strade pubbliche hanno il vantaggio, di richiedere spese sempre minori per la loro costruzione, e per il loro mantenimento. Del resto non a tutte le strade provvede esclusivamente 10 Stato, giacché per quelle provinciali, comunali, e vicinali la maggior parte, se non la totalità della spasa, rimane a carico degli interessati. AH’iucontro, la costruzione dei canali e la loro manutenzione è costosissima, quindi se si volesse renderne gratuito l’ uso si verrebbe ad aggravare il bilancio dello Stato di un onere non indifferente, che ricadrebbe su tutti i cittadini, mentre d’altra parte il numero di coloro che potrebbero ritrarne vantaggio sarebbe d’assai li mitato. — Dal che il sig. Vauthier era tratto a con chiudere che non solamente non si può ammettere la gratuità delle vie navigabili, ma che sarebbe egual mente pericoloso ed ingiusto, estenderle e svilupparle, in vista dei bisogni di questa o di quella provincia senza il concorso delie circoscrizioni interessate. Il sig. Renaud poi, affrontando la grave questione del riscatto delle ferrovie, per parte dello Stato, si è
dichiarato apertamente avverso al medesimo, non per sentimento di simpatia verso le grandi compagnie ferroviarie, di cui riconosce tutti gli inconvenienti, ma per timore di quegli inconvenienti economici e politici di gran lunga maggiori che deriverebbero dall’ esercizio governativo delle vie ferrate. — Egli non vede quindi senza grave apprensione la riforma che si volle operare in questo senso, perchè teme sia il primo passo, ad una misura più radicale, e crede che anche del già fatto, si risentiranno troppo presto i dannosi effetti a spese del pubblico erario, mentre d’ altra parte il servizio pubblico non ne risentirà vantaggio alcuno, e gli abusi lamentati nell’ esercizio delle grandi compagnie continueranno a sussistere come prima.
Largo campo di discussione offrirono poi le isti tuzioni che hanno per scopo di soccorrere le classi meno privilegiate, o di migliorarne le condizioni. Cosi la situazione degli uffici di beneficenza (bureaux de bienfaisance di Parigi ha offerto al sig. Berge,
argomento ad uno studio interessantissimo tendente a constatare l’insufficienza delle risorse di cui pos sono disporre gli Uffici d i Beneficienza, insufficienza
la quale deriva dal latto che l’ufficio centrale di
Assistenza Pubblica, a cui è affidata la gestione
delle risorse degli Uffici, ne ha distratta una buona parte per destinarla al servizio degli ospedali, e de gli ospizi pei quali ha una preferenza marcata. Per ovviare a questi inconvenienti furono fatte le più di sparate proposte; da un lato si reclama la completa autonomia degli Uffici, dall’altro la loro soppressione.
11 sig. Berge crede egualmente inaccettabile 1’ una cosa e l’altra, e ritiene preferibile la legge attuale solo che sui fondi disponibili si faccia una più larga parte ai soccorsi a domicilio. Questa proposta essendo stata combattuta da varii oratori, i quali
nei soccorsi a domicilio veggono il pericolo di ali mentare l’ozio ed il vagabondaggio, mentre gli ospe dali provvedono a bisogni veri e reali delle classi indigenti, il sig. Berge si è diffuso in molti parti colari circa al modo di funzionare degli Uffici di Beneficienza, dimostrando quanto sia difficile che gli amministratori possano essere tratti in inganno; egli osservava poi che la popolazione indigente di Parigi ragguagliandosi a i116 delia popolazione to tale, una somma di o milioni, che di tanto solamente possono ora disporre gii uffici di beneficienza, è da giudicarsi affatto insufficiente.
Parimente assai interessante è stato un resoconto pre sentato al congresso dal sig. Cacheux circa i tentativi
da lui fatti per risolvere la questione delle abitazione operaie parigine. Dopo varie prove infruttuose egli ha
ottenuto qualche buon resultato dal sistema già pra ticato altrove, e consistente nel costruire colla mas sima economia delle piccole casette da rilasciarsi agli operai i quali mediante il pagamento di un certo numero di annualità, di un ammontare pro porzionato alle loro forze, ne diverrebbero assoluti proprietari. Il sig. Cacheux crede però che un altro sistema capace esso pure di buon successo, e che riunirebbe anche il vantaggio di lasciare all’operaio piena libertà di costruirsi e comprarsi la propria abitazione come e dove più gli piacesse, Consiste rebbe nella fondazione di quelle banche popolari di cui tante ne esistono in Inghilterra sotto il nome di Building Societies.
Il sig. Lescarret ha voluto anche esso intrattenere
la sezione di un’ altra istituzione di cui egli stesso è il fondatore a Bordeaux, e che dal quartiere operaio in cui ha la sua sede prese il nome di Societé de Bacalan, o, Societé d’ Epargne et de Prevoyance de St. Remy. Questa società come lo dicono gli statuti
ha lo scopo « di stabilire fra gli operai; impiegati e « industriali di Bacalan, dei vincoli di solidarietà, « onde giungere mercè il lavoro, il risparmio, e la « emulazione reciproca, a una vita regolare, e alla « costituzione di un piccolo capitale. » La società ha organizzato una cooperazione sullo derrate di prima necessità, che può vendere un l o , ed anche 20 per 100 al di sotto del prezzo corrente, essa conta attual mente 500 famiglie e dispone di un capitale di 12,000 franchi. — L’ ammissione nella società è sot toposta alla sola condizione del versamento di una tassa d’ entratura di o franchi, e di un’ altra tassa di 50 centesimi ogni 15 giorni, la società poi è perfet tamente libera di determinare il modo di erogazione dei propri fondi, giacche nessuna prescrizione statu taria viene a vincolarla sotto tale riguardo.
Queste che abbiamo accennate per sommi capi furono le principali quistioni economiche di cui ebbe, ad occuparsi la sezione, ma non tutte, perchè molte altre ve ne sarebbero di cui non abbiamo tenuto parola come di minore importanza per noi.
Di statìstica invece non fu presentato che un solo lavoro dall’ egregio segretario signor Lefort sulla Criminosità in Francia, lavoro pregievohssirno per
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29 settembre 1878 professione, il temperamento dei delinquenti, le condi
zioni climatologiche, ee.) in cui si verilicarono. Troppo lungo sarebbe il riferire la fargha copia di preziose osservazioni raccolte dall avv. Lelort, basti accennare questa importantissima, d ie cioè secondo lui la cri minosità dipende per la massima parte, dallo stato d'isolamento fisico e morale, in cui vissero i de linquenti, e ciò perchè egli ebbe luogo di costatare d ie la grande maggioranza dei condannati, è com posta di individui, privi di affezioni domestiche, senza interessi, senza proprietà territoriale, senza moralità, senza cultura.
Ca sezione ebbe poi a ricevere una infinità di comunicazioni intorno a questioni relative all’ordi namento della pubblica istruzione delle quali, repu tiamo superfluo 1’ occuparci, essendo questo un ar gomento che non rientra nel campo ordinario dei nostri studi; lauto più d ie la stessa Sezione di eco nomia politica e statistica, comprendendo ciò , Ila espresso il voto perchè il Congresso crei una nuova e speciale sezione, per le quistioui concernenti la istruzione pubblica.
I»a questo rapido cenno i lettori possono giudi care di quanta operosità abbia dato prova la Sezione dt economia, net soli otto giorni che è durato il Congresso; ne per quanto sappiamo le altre sezioni furono da meno. La Società francese p e r il p r o gresso delle scienze, può adunque chiamarsi a ouon
diritto contenta del Congresso del 1878, e prepa rarsi fiduciosa nelle proprie forze a bar sempre miglior prova di sè, in quello che sarà tenuto nel— •’ uullo venturo a Montpellier, sotto fa presidenza dello stesso Ministro delia pubblica istruzione, l’ono revole sig. tiardoux.
L’Associazione per lo svolgimento delle industrie
I N F I B E N Z E
Dall’on. comm. Peruzzi riceviamo la seguente lettera in risposta ad un articolo inserito nell’ ul timo numero del nostro giornale e la pubblichia mo di buon grado, lieti che le idee da noi svolte siano sembrate degne di una confutazione così autorevole. Ci perdoni peraltro 1' ou. Peruzzi se senza entrare in lunga polemica con lui, noi et per mettiamo di coulessargli con tutta franchezza che non sappiamo proprio convincerci di aver meritate le sue cortesi ma severe censure. L ’ on. Peruzzi crede di coglierci in llagraute contraddizione perchè dopo aver latto appello alia operosità ed alla ini ziativa dei nostri concittadini, cui incombe l’obbligo di rialzare la fortuna di questa nostra Firenze, e do po avere riconosciuto quanto nelle presenti condi zioni sarebbe difficile trovare chi voglia sobbarcarsi ad una impresa certo di non lieve momento quale l'attuazione del progetto Cipolloni, o di altro con genere, non ci siamo poi dichiarati troppo favore voli alla associazione ideata dall on. Peruzzi e die
secondo l'on. proponente, dovrebbe avere appunto per scopo di rimuovere gii ostacoli d ie si frappon gono all’attuazione di quella impresa, mercè il buon volere e il concorso di quanti hanno a cuore le sorti della ci .tu nostra. Ma l’ou. Peruzzi non si av vede che tu. :> questo suo ragionane o, pecca di
petizione di principio. Ammette per dimostrato quello che pure sarebbe da dimostrarsi che cioè la costi tuzione della associazione da lui vagheggiata possa
avvicinarci alla meta. L’on. Peruzzi lo crede ed è perfettamente logico nel difendere il suo progetto, noi invece, clic nell’ opera di quella associazione nutriamo, e ne abbiamo esposte le ragioni, una fede molto mediocre siamo egualmente logici nel com batterlo, giacché dal nostro punto di vista non po trebbe servire ad altro che a stancare I’ operosità cittadina in inutili conati, a farci perdere un tempo prezioso, a prepararci ¡¡uovi disinganni.
rutto quindi si riduce a un diverso modo di giudicare le cose,_ ad una divergenza di apprezza menti fra noi e fo n . Peruzzi; ina la taccia di con traddizione non ci sembra davvero di essercela me ri tata !
E meno ancora ci sembra di meritare rimprovero per quella nostra proposta di adoperarsi affinché lo ¡stato a titolo di parziale compenso per i tanti danni economici sofferti dalla città nostra, voglia provve
dere ai lavori occorrenti per dotarla della deside rata forza motrice. A fare questa proposta, noi non eravamo soltanto mossi dal desiderio di vedere as sicurata la sollecita esecuzione dei lavori in discorso, cosa corto di non lieve vantaggio, e che nelle pre senti condizioni non è troppo sperabile di ottenere dalla iniziativa di privati cittadini, ina più ancora eravamo mossi dal considerare, come appunto in vista di queste condizioni è assai prevedibile purtroppo, che a lavori latti, l’impresa non troverebbe una sufficiente remune razione del capitale impiegato, se non dopo parecchi anni di esercizio. E se ciò fosse, quale sarebbe lo speculatore che vorrebbe lornire il denaro occorrente? Chi vorrebbe impiegare i propri capitali in un'im presa alla quale mancherebbero tutti gli elementi di una seria speculazione? Evidentemente nessuno. E allora i lavori non si farebbero e Firenze, ue atten derebbe invano il benefizio che se ne ripromette.
Lo Stato invece che non è uno speculatore, e ap punto perchè non lo è, e non deve esserlo, troverebbe sufficiente ragione per sobbarcarsi a IT opera nell’im prescindibile dovere che gli incombe, di venire in soccorso delia Città nostra, e d’ altra parte potrebbe larlo con un sagrilizio minimo avendo pur sempre modo di rinfrancarsi delle spese incontrate quando volesse trasportare a Firenze alcuni di quei tanti opifici che esercita per proprio conto, e che, ue ignoriamo la ragio e, non ha voluto sin qui im piantare fra noi.
Del resto si tranquillizzi f o n . Peruzzi: noi non saremo mai Ira quelli che vagheggiano uno Stato intra prenditore e industriale e se in questo caso spe ciale ne invocammo T iniziativa, è stato perchè te miamo appunto che T attuazione dei progetti in di scorso non sia oggi altrettanto raccomandabile come intrapresa industriale quanto lo è per l’ interesse di Firenze. E ciò è tanto vero, che non abbiamo man cato di dichiarare, come non appena per quel mu tamento di circostanze che tutti dobbiamo augurarci, l’ impresa si rendesse realmente remunerativa del ca pitale impiegato, lo Stato dovrebbe cederla senz’altro alla industria privata.
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clero perchè non gli si potrebbe chiedere eziandio clic ci anticipi gli ¡strumenti necessari per ricostruire col lavoro e colla industria la nostra crollata fortuna.
Ed ora paghi, se nel sincero rammarico clic pro viamo per trovarci discordi dali’on. Peruzzi, com un que uniti nel più vivo desiderio di giovare alla città nostra, saremo giunti a giustificarci appo lui dagli addebiti che egli ci appone, gli cediamo di buon grado la parola.
Gentilissimo sig. Direttore
del Giornale L’ Economista,
Ho letto con molta attenzione nel N. 229 dell' Eco nomista I’ articolo intitolato « Lo svolgimento dette Industrie in Firenze ed il Progetto dell' Ingegner Cipolletti-, » e la ringrazio per le parole benevole
eli' Ella in’ indirizza a proposito della lettura da ine latta nell’ Accademia dei Georgolili intorno a questo grave ed importante argomento.
Consento pienamente con Lei nel ritenere che, conseguito il pareggio del Bilancio, mercè gli aiuti sperati dal Governo nazionale, a restaurare le sorti della Città nostra occorre, coni’ Ella scrive, cercare nella produzione e nell' attività individuale e col lettiva, nuove fonti di una futu ra prosperità; ed è a noi cittadini di questa Iella e infelice Firenze, che p e r carità di p a tria e p e r interesse personale incombe l'obbligo di provvedere. E parimente con
sento con Lei eh’ è m estieri preparare il terreno, se vogliamo che industrie serie e veramente im por tanti vengano a cercare ospitalità e possano p r o sperare e moltiplicare f r a le m ura della città nostra.
Mi permetta per altro, gerì ti I i ss. sig. Direttore, di non esser parimente concorde con Lei nelle conclu sioni dell’Articolo ; e di esporle schiettamente i mo tivi del mio dissenso.
Dopo aver giustamente lodato l’ Ingegner Cipol- lelti per la iniziativa da lui nobilmente presa, e per gli studj accuratamente fatti per procacciare a Fi renze della forza motrice abbondante e a buon mer cato adoperabile in una località per molti rispetti conveniente allo impianto di opiticii industriali, Ella soggiunge con ragione che ad attuarlo bisogna eziandio trovare chi sia disposto a fornire i ca p ita li occorrenti; ciò che, nelle condizioni presenti
della Città nostra Ella teme non sia per accadere cosi facilmente come sarebbe desiderabde.
Ed io pure consento m questo suo timore. Ed appunto perche dubito che nelle condizioni presenti della nostra Città sorgano in essa spontanei gli speculatori, o parimente spontanei vi accorrano da altre parti d’ Italia o dall’ estero, ad eseguire il Progetto dell’ Ingegner Cipolletti o di altri, appena uè leggano I’ annunzio su qualche giornale, io credo elle Ueda cura di promuovere ed agevolare I’ attua zione di questi Progetti, debbano occuparsi con ala crità e con amore t cittadini di Firenze.
Ella non Ita lede nelle Commissioni, ed all’azione dei Promotori d’ Imprese industriali Ella preferisce I' iniziativa di privati speculatori, o crede che se il Pr ogetto dell’ Ingegner Cipolletti a un altro progetto di studi genere, presenta nella sua attuazione pro babilità iti successo, come impresa industriale e come speculazione, non tarderanno a l'arsi avanti, e più presto di quello che si potrebbe credere, i capita
listi pronti ad assumere sopra di se il rischio del l’ impresa.
Ulinamì caro sig. Direttore. Se questo sollecito
quanto serio capitalista, nella venuta del quale ho, per esperienza, poco robusta fede, verrà col pro posito di assumere l’impresa, l’associazione promo trice da me progettata, paga di avere con scarso dispendio di opera e di denaro, conseguito lo scopo propostosi, ;i scioglierà : abbandonando alla industria la cura di allargare la benefica sua azione sul popolo fiorentino.
Ma Ella accortamente e cautamente prevede al pari di me il caso che questi capitalisti speculatori non pensino nè presto nè tardi a portar I’ acqua dell’Arno presso la Zecca Vecchia por distribuire la forza da lei sviluppata agli opificj industriali che per usarla sarebbero eretti in quei vasti terreni all'uopo ottimamente disposti. Ed è cosi poco sua opinione che se la proposta Cipolletti o altra con genere è buona, sarà certamente attuata e in un breve tempo, mercè la priva ta iniziativa, da indursi
ad aggiungere per conio suo alle già fatte una pro posta ; quella di indurre il governo ad assumere sopra d i sè la esecuzione dei lavori necessari a dotare Firenze della desiderata forza motrice.
Non le nascondo che mi ha fatto meraviglia e dolore il leggere questa proposta nelle colonne del-
Economista : dove con molta sodisfazione leggo
generalmente propugnata la necessità della iniziativa privata per assicurare efficacemente e durevolmente 10 svolgimento della pubblica ricchezza. Poiché il governo ha molti opifici industriali per conto proprio in varie città d’Italia, credo che avrebbe fatto bene se ne avesse già attivato qualcuno in F irenze, come fece assai largamente in Torino dopo il tra sferimento della capitale; e reputo dovere dei fio rentini lo adoperarsi presso di lui perchè faccia quello che non avrebbe dovuto omettere fin qui. É se la iniziativa dei capitalisti speculatoti e quella di associazioni cittadine mancassero, mi unirei vo
lentieri a quelli che invocassero dal governo la esecuzione dei lavori necessarj a dotare Firenze della desiderata forza motrice.
Ma schiettamente le confesso che non avrei piena fiducia nello svolgimento delle industrie quando queste, per ottenere la forza motrice ad esse neces saria, dovessero aver che fare colla burocrazia piut- tostochè con privati.
Confò detto egregiamente nel principio dell’ arti colo dedi’ Economista: a noi cittadini di questa bella e infelice Firenze, p e r carità d i p a tr ia e p e r in teresse personale incombe l’obbligo d i provvedere.
E per provvedere bisogna che i progetti del Ci pollati e gli altri congeneri abbiano larga pubbli cità, oli’esst sieno spiegati ai piccoli industriali fio rentini i quali potrebbero profittarne per allargare 11 lavoro deile piccole loro officine, che sieno fatti noti a quelli di altre parti d’Italia o dell’estero, che sieno studiati i modi ili vincere le repugnanze; cui i recenti dolorosi eventi potrebbero aver condotto i capitalisti ad impiegare il loro denaro Firenze, che a sieno agevolati agli autori di questi progetti i modi di percorrere trionfalmente la laboriosa ed inevita bile via amministrativa e di superare gl'intoppi tro vati già dall’ingegnere Cipolletti, per renderli le galmente eseguibili.