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N3lo
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DEL RISCATTO
DELLE
ACQUE DEL CANALE CPOUR
LETTERA
all'Avv. CARLO NEGRONI
ROMA
Cotta e Compagno, Tipografi del Senato Palazzo Madama.
Onorevole \mico.
A. voi strenuo cultore della scienza giuridica delle acque, che tenete dietro
con
diligente studio alle evoluzioni dellagrande impresa
delCanale Cavour,
permettete che io in- dirizzi alcune considerazioni in merito delproblema
cheoccupa
lementi
dei nostri proprietari e coltivatori, giusta-mente
solleciti di assicurarsi il pacificogodimento
delleacque
necessarie alla irrigazione dei loro fondi.Dalla notizia divulgata di trattative avviate dal
Mini-
stero per disinteressare gli azionisti della Società costrut- trice del
Canale Cavour,
è sorto nel nostro paese il timoredi cadere dalla padella nella brace.
Paventano
i nostri agricoltori che ildemanio
,una
volta divenuto liberopa-
drone delle acque, possa servirsene quale elemento alla costituzione diuna nuova
regìa c^intereesata,onde
trarnel'istantaneo soccorso di varie diecine di milioni per dis- setare la persistente arsura dell'erario.
Il sospetto dovrebbe dileguarsi a fronte delle
buone
in- tenzioni dei nostri governanti, se il pericolonon
fosse ra- dicato nella prepotente forza dei fatti che troppo spessodomina
la volontà degli uomini.La
speculazione che si agita con febbrile ansietà per cercare materia di pronti e prodigiosiguadagni, non può
a
meno
di trovare nelCanale Cavour un
soggetto fecondodi premi, aggi, arbitraggi, riporti e simili trovati della
moderna
arte dirapidamente
arricchire.Chi
ci assicura cheun
ministro delle finanze italiane, senon
il presente,un
fu- turo qualunque,sempre condannato
alla ricerca diprovve-
dimenti straordinari per colmare il disavanzo del bilancio,non
si incontri per istrada coldemonio
della speculazionesempre
in traccia dinuove
creazioni bancarie, e che ladimanda
e l'offertanon
si dienoun nuovo
abbracciamentoalle spalle dei poveri interessi della nostra contrada?
Ragionevole dunque
ed opportuno si dimostra il desiderio dei nostri proprietari ; ed io anzi oso asserire che passe- rebbero alla posterità colla taccia di gente pusillanime ed infingarda, senon
sapessero cogliere la presente congiun- tura per emanciparsi dalla schiavitù che ne deriva ai fondi irrigui dalnon
essere dotati diacqua
propria.Penetrati
da
siffatti sentimenti, alcuni onorevoli cittadini si sono resi benemeriti del paese colpromuovere
vari con- vegni per predisporre le basi degli accordi da offrirsi alGoverno.
Io
non
conosco le idee espresse in quelleradunanze
;ma
da
quel poco cheho
potuto saperne pei giornali,mi sem-
bra chenon
siasi ancora formulato alcun progetto positivo.Ciò
mi anima ad
esporre lemie
idee, le quali voglio confidare sieno per cadere sopraun
terreno vergine di opi- nioni preconcette, e rivolte francamente al bene di tutti,non
abbianoad
offendere l'amor proprio di nessuno.Per
arrivare adun
risultato pratico soddisfacente occorre innanzi tutto formarsi un'idea netta e completa dello stato della questione, e definire l'obbiettivo cui si deve tendere.Vorrete quindi perdonarmi, o amico, se, costretto dalla ne-
5
cessità del ragionamento, io
devo
risalire ai principii e scio- rinarvi delle nozioni nelle quali voi siete maestro.L'acqua
che, per virtù ingenita della natura, dai nostrimonti
discende almare,
se nel celere suo corso porta tal- volta devastazione e rapina,come
nel lento serpeggiare al piano,genera
spesso mortiferimiasmi
,può
incompenso
dall'industria dell'uomo essere tradotta in rivi artificiali per utilizzarla sia quale veicolo di sociali comunicazioni , sia quale forza motrice di grandi
masse
di lavoro, sia quale potenza fecondatrice di terreni sterili ed incolti.Non
è mestieri di lunghi e sottili ragionamenti per di- mostrare il diritto naturale degliuomini
di appropriarsi col lavoro i benefizi della natura per giovarsene alla propria conservazione, al proprioben
essere. L'esercizio di questodiritto
comune non può
incontrare altra limitazione, fuori della precedente occupazione già operaia dall'altrui lavoro, diretto od accumulato.La
feudalità nata dalla conquista cheha
preceduto lo svolgersi dellamoderna
civiltà,come ha
sconvolto molte idee in fatto di proprietà, cosìha
creato degli errori circa la ragione delle acque.I conquistatori che si sono impadroniti delle persone dei vinti, a piti forte ragione sono entrati nel possesso delle loro terre e dei corsi delle
acque
dalle quali si poteva trarne qualche vantaggio.Per
togliere gli inconvenienti derivati dalla feudalità delle acque, è intervenuto lo Stato, ossia il rappresentante del- l'interesse generale, edha
dichiarato i fiumi demaniali.11 magistero dello Stato in questa parte
non può
essere altrimenti che difensivo, e direttounicamente
a guarentireil libero
godimento
delleacque
a chiunque, senza pregiudizio dell'altrui diritto, sia per impiegarvi il proprio lavoro.Lo
Statopuò
e deve regolare la pesca, affinchè l'aviditàdell
mmensa
interessesorgente dell'umanaprivatonon
monopolizzialimentazione.enon
disperda quellaDeve ezlnd
o^^M^T'
affinChè tUttl P™°
IÌb«n
profittarsi delle vie d'acqua.
Del
pariha
da sopravegliareale denvaziom
che si fannodai fiumi per creare dei cors
1 industria affinchè
1 interesse generale
non rimanga
leso a oapnoou,, dall'ignoranza o dall'egoismo individuai .M
ove fi
Governo
pretendesse di impedire o mettere a prezzo1 che equivale
ad
impedire,l'esercizio di
un
dirittona
^t«r
etterebbe opera tira-
ica e— ";::
Ciò
non
esclude, chequando
lo Stato abbia anticipato delle spese sia per render facile esicura la navigaz on
tX Z 7 un T°
d'acqua
lontano** «- Sri
6:tura e, possa farsi rimborsare da chi trae diretta
utilità da quelle opere.
Ma
lamisura
del rimborsonon
p 6rggut
gliars!
ngorosamente
alla quantitàdella spesa
incontra
per la ragione semplicissima che lo Statoimprende
s nfiliWi unicamente quando non
possonocompiisi
dalìelr
eSua
e i ni,,T"V? T
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utilità laquale il
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delle volte sarebbe perduta per lamancata
con™za
dei pnvati di sottoporsi al rimborso delliX
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lo Statonon
ispende per favorire e proteggere ilcommercio,
senzafarsele dal
commercio d-
rettamente rimborsare? Forsechè il prodotto
del"
e di navigazione corrisponde a rigore dibilancio a
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C°StrUZIOne e dÌaMUa ™*- 2 S*SS r
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del«
Non
è fuori di proposito che v'accenni che è sull'agri- coltura che gravitano tutte le imposte che servirdebbono
7
alle industrie, perocché essendo quella la sorgente princi- pale della ricchezza del paese, tutti gli incoraggiamenti che
il
Governo
crede di dare all'industria ed alle artimecca-
niche derivano più omeno da
essa.«
Se
dovessi accennare tuttoquanto
si fa per ilcom-
mercio finirei per stancarvi;mi
basti ilrammentarvi che
per esso esisteuna
flotta che lo protegge in tutti i paesi del globo, vi sono dei guardiani di spiaggia, dei porti.La
spesa
annua
èimmensa
econ
tutto ciò le risorse che il paese da esso deriva,non
corrispondanoad un decimo
dei proventi dell'agricoltura. »Queste parole pronunciate dall'illustre
commodoro Maury
in
un
comizioamericano
sono perfettamente vereanche
perl'Italia.
Un Governo
intelligente che apprezza l'importanza del- l'accrescimento della produzione nazionale,vede
che molte terre sterili sono suscettive digrande
fertilità ove possanoinaffìarsi. Riconosce l'impossibilità che i
numerosi
gruppi di coltivatori sparsi soprauna
vasta superficie si intendano, e trovino il capitale bastevolead
eseguire incomune
le più dispendiose costruzioni necessarie per derivare l'acqua dal fiume e mediantelungo
corso artificiale porla in contatto collazona
da irrigare ; sicimenta
egli stessoad un im-
presa cui sarebbero impotenti le forze private.Quello che
da
secoli si era già operato nell'agro Milanesecon
evidente incremento della ricchezza pubblica, si è imi- tato presso di noi coll'apertura delCanale Cavour.
Nell'antico
Piemonte
invece pare che la costruzione dei canali sia stata opera feudale.Lo
Stato è poscia provvida-mente
intervenuto a liberare la proprietà irrigua dallean-
gheriedei feudatari,mediante
l'acquisto dei canali aldemanio
per distribuire leacque
a temperate condizioni.Ma
poco per volta alla vecchia feudalità nobile e generosasi è sostituita la feudalità della burocrazia, la feudalità degli ingegneri ed agenti demaniali, e peggiore di tutte la feudalità degli appaltatori.
Alcuni finanzieri di corta vista
hanno
pensato che icorsi
d'acqua
anziché essereuna
inseparabile dotazione dell'agricoltura e dell'industria, sienocome
altrettantima-
gazzini d' olio che il fisco possa rincarire per venderlo al migliore offerente.
Quindi
la tradizione burocratica che invece della naturale libertà spettante ai padroni dei fondi di appropriarsi 1'acqua
per assicurarne la perenne irriga- zione, valga meglio la perpetua tutela deldemanio,
il quale tenga costantemente gli agricoltori sotto l' incubo di vedersi privati dell' acqua, o costretti a rinunciarvi per troppo onerosi patti, nel più belmomento
di cogliere il frutto dilunghi e spendiosi lavori.
Non
occorre andare lontanoda
casa nostra per trovare le prove della fallacia diun
tale sistema.Neil' antico ducato di
Milano
di cui faceva parte ilNo-
varese, le
acque
furonogeneralmente
lasciate in dote li- bere alle terre; e l'agricoltura viha
fatto quei stupendi progressi cheognuno ammira.
Air
opposto nell' anticoPiemonte,
tolti pochi successori di antichi feudi, le terrenon godendo
il diritto diacqua
propria, l'irrigazione era posta allamerce
di agenti fiscali e di impresari speculatori.Le
vessazioni lamentate dai coltivatori e la riconosciutaminore
produttività dell' irrigazione suggerirono all' altamente
delConte
diCavour,
senon
di cedere alle terreil perenne
dominio
delle acque, al che siopponevano
gli inveterati pregiudizi delFamministrazione e forse la ri- luttanza degli stessi proprietari poco disposti a radicali mutazioni, suggerirono, dico, di renderemeno
precarie le condizioni dell' agricoltura, coll'affitto trentennariomercè
la sapiente istituzione della associazione Vercellese.9
Quanto
sia cresciuta la produzione nell'agro Vercellese in virtù di questa liberale riforma,non
èuopo
che io il dica.Si farebbe ora
un
passo indietro sedopo
ritornati i ca- nali vecchi enuovi
aldemanio,
questi se li ritenesse per distribuire leacque annualmente
od a breve scadenza, e peruna
specie di superstizione amministrativa esitasse a consentireuna
equitativa cessione ai proprietari delle terreche
si ponessero ingrado
di retribuirgli il corrispondente capitale.Veramente quando
si sono vendute le strade ferrate, que- sto elemento indispensabile di ogni vita sociale ;quando
tutti i cittadini che viaggiano, tutte le produzioni del suolo o dell'industria che si trasportano, il che vuol dire l'in- tiero
movimento
della nazione, sono stati posti in balìa della speculazione privata;non
sivedrebbe come
possa so- pravvivere lo scrupolo di volere conservati allo Stato i ca- nali chenon
sono necessari ad alcun pubblico servizio, ed aperti perpromuovere
la generale prosperitàmediante
lo stimolo del lavoro privato, sono per loro natura oggetto di privata proprietà.Se
avessitempo
di rovistare nei libri degli autori chehanno
scritto circa la ragione delle acque, potrei affastel- lare citazioni per corroborare il principio cheuna
terranon può
dirsiveramente
irrigua senon
è fornita diacqua
sua propria. L'irrigazione agricola consta didue
insepara-bili elementi che sono la terra e l'acqua. Sciogliete il con- nubio; e l'irrigazione diventa precaria e perciò
meno
pro- duttiva.Quale
coraggiopuò
avere il proprietario di praticare la coltura intensiva del suo fondo finchevive sotto la minacciadi vedersi spogliato del frutto delle sue fatiche, dell'utile del suo capitale, anzi del capitale stesso, dall'arbitrio di chi dispone dell'acqua e
può
volgerla ad altri fondi od esigerneun
prezzo incompatibile colla giusta rimunerazione del la- voro agricolo ?Tutti gli sforzi della
moderna
legislazione civile tendono alla consolidazione dell'intierodominio
della cosa nello stesso unico proprietario, affinchè la proprietà si renda il più pos- sibilmente produttiva per il benessere generale dell'umana famiglia. Abolizione di feudi, fìdecommessi, enfiteusi,adem-
privi, vagantivi, usi civici ; soppressione di riscatti
agna-
tizi e d'ogni altra prerogativa famigliare di cui la piti emi- nente
venne
testé abrogata inUngheria,
ed era il dirittoche
uno aveva
di rivendicare inqualunque tempo
i beni alienatida qualsiasi più lontano suoantenato; limitazione del- l'usufrutto, della locazione, della sostituzione e del riscatto convenzionale ; queste e tante altre riforme, che purehanno
portato
non poche né
piccole perturbazioni nelFeconomia
privata, sono inspirate dalmedesimo
concetto. Cotesto be- nefìcioandrebbe
perduto per i fondi irrigui, ove la pro- prietà dell'acqua si volesse tenere distinta da quella della terra.E nemmeno
potrebbe soddisfare al legittimo interessedell'agricoltura
un
affitto a lungo periodoanche
tren- tennario.Nella
prima
applicazione della tassa sullemanimorte
alla
Romagna
si è presentato il caso diuna
associa- zione di proprietari i quali possedevano incomune un
va- sto territorio diviso in tanti lotti di cui siscambiava
ilgodimento
fra le famiglie interessate,mediante
estrazione a sorte ogni quattordici anni. Gli agenti fiscali pretende-vano
di considerare quel patrimoniocome una manomorta;
forse
avevano
torto in faccia alla legge tributaria ;ma
dalpunto di vista economico, siffatta barocca
forma
di do- minio equivaleva aduna manomorta.
Trent'anni sono
un
lungo periodo per la vita naturale dell'individuo,ma
sonoun
breveintervallo nella vitaecono-mica
diun
popolo.E ben
seisanno
gli agricoltoriVercellesi i11
quali
cominciano
a sentirenon
senza viva apprensione l'av- vicinarsi della scadenza del loro affitto trentennario delleacque
demaniali che pure fu approvato col voto di molti degli attualimembri
delParlamento.
Pertanto i principii del diritto del pari
che
i dettami della sanaeconomia
politica richiedono cheGoverno
e pro- prietari simettano
d'accordo nel fare si che le acque costi- tuenti l'impresa delCanale Cavour
passino nell'assoluto ed indissolubiledominio
delle terre alla cui fecondazione sono destinate.Questa consolidazione della proprietà irrigua io la
chiamo
riscatto, perchè i proprietari, rivendicando dal
Governo me-
diante
equo compenso
la disponibilità dei canali, rientrano nella naturale libertà di fare uso delle acque.I padroni delle terre però avrebbero torto se, invece di aspirare all'immediato possesso dei canali, pensassero di in- trodurre fra la terra e l'acqua altri elementi eterogenei, quali sarebbero i
Comuni
e le Provincie. Oltrecchè i corpi morali per ragioni di ordine pubblico sono soggetti nei ri- spettivi contratti e lavoriad incumbenti
chene
complicano, ritardano erendono
più costosa l'azione ; si verrebbe a porre in balìa delle variabilimaggioranze
municipali, e quasi direi delle passioni politiche,un
interesse del tutto privato ed individuale di cui ciascuno deve avere la libera dispo- sizione sotto la sola propria responsabilità. I terreni tal- fiata patirebbero la sete nell'aspettativa dellemature
delibe- razioni della deputazione provinciale, tal altra sarebbero al- lagati dall' intermittente diligenza delgeometra
preposto alla distribuzione delleacque
delComune. Vedressimo un
giorno prodigati favori alla coltura irrigua a spese dei pos- sessori delle terre asciutte, e l'indomani oppressa l'irriga- zione a benefìzio delle vigne.Quando
eramembro
della de- putazione provincialeho
vedutoun Comune
della nostraprovincia, rinomato pei suoi vini, spendere
annualmente non
piccolasomma
per dotare gratuitamente diacqua una
parte del suo territorio.
Se
si lasciasse alComune
ed alla Provincia la dispensa delle acque,non
si farebbe che sosti- tuire algrande demanio
dello Stato tanti piccoli demanii di più perniciosa influenza.I proprietari delle terre avrebbero eziandio torto se pre- tendessero di acquistare i canali a prezzo inferiore del giusto loro valsente.
Ho
già detto le ragioni per le quali in genere ilGoverno non può
richiedere dai privati l'intiero indennizzo dellesomme
spese peruna
grandiosa condotta d'acqua, intrapresa a scopo della generale utilità.Concorre
nel nostro casouna
ragione speciale atempe-
rare le esigenze del fisco.Tutti
sappiamo
per la coraggiosa e fedele relazione dei sindaci della fallita società costruttrice, che di beimi-
lioni furono spesi nel
Canale Cavour
più del necessario.Se
vi fu colpa in alcuno di quello spreco di denaro,non
fu certo nei proprietari Novaresi e Lomellini che
non
ave-vano mezzo
alcuno di prevenirlo o di reprimerlo.Ma dopo
fatta la debita parte a queste ragioni che reti-dono
il prezzo venale molto inferiore del cesto, bisogna chei proprietari sieno risoluti di pagare in breve termine l'in- tiero valsente.
Cosi sarà tolto
anche
il pericolo della paventata opera- zione di borsa.Egli è probabile che la borsa avida di pronto lucro e
meno
sollecita dell'incerto dimani, sia disposta a consentireil ritorno dei canali al
demanio dopo
trascorsoun
limitato periodo di anni ;mentre
l'agricoltura per fare opera seria-mente
efficace deve insistere nella perpetuità della conces- sione.Ma
quale sarà quell'uomo di Stato così poco intei-13
ligente della propria missione che al giuoco passeggiero della borsa voglia sacrificare l'interesse della terra laquale in Italia più che in ogni altro paese è riconosciuta la
prima
sorgente di ogni ricchezza nazionale? Quale, cosìpoco
ac- corto, che per lasciare in ereditàad un
lontano successore la materia di qualcheomnibus
finanziario, di cui giova sperare che il senno dei nepotinon avrà
più bisogno, vorrà frenare lo slancio della produzione agraria, per infeudare l'acqua ainuovi
conquistatori delmondo contemporaneo
?Sarebbe
un
fare torto ai nostri governanti presenti e fu- turi il supporre che ilGoverno,
divenuto liberopadrone
dei canali, sia per rifiutare il sistema della consolidazione del- l'acqua nella terra irrigua, che è l'unica soluzionedegna
di
uno
Stato giusto e liberale,quando
i proprietari dei fondi gli abbiano presentato delle serie proposte di adequatocom-
penso.
Vediamo dunque
in qualmodo
i proprietari possano cor- rispondere alle provvide disposizioni delGoverno.
Le
acque defluenti nel CanaleCavour
e negli accessori corsi artificiali che neformano
ilcompendio,
sono destinati alla irrigazione di tre territori, che sono il Vercellese, l'agroNovarese
eLomellino
eduna
parte del Casalese a di cui benefizio si sta ora praticandouna nuova
derivazione sullasponda
destra delPo.
Separati fra loroda
naturali confini, quali sono la Sesia ed ilPo, mentre
ciascunoha una
propria coesioneomogenea
di condizioni di suolo e di pratiche agricole, diversifica l'uno dall'altro per certe spe-ciali caratteristiche.
Creare
una
sola associazione di tutti e tre i gruppi sa- rebbemeno
conveniente perchè lamaggiore
vastità del l'impresane
renderebbe più difficile la costituzione, ema-
lagevole lesuccessiva amministrazione e dispensa dalleacque.
Quello che conviene ai Novaresi e Lomellini
non sempre
converrà ai Vercellesi né ai Casalesi, e viceversa.Io quindi opinerei che sarebbe più utile per tutti la for-
mazione
di tre consorziautonomi
ed indipendenti, salva l'osservanza di quelle reciproche servitù da stabilirsi nel contratto colGoverno
per il pacificogodimento
della ri- spettiva dotazione diacqua
e per la tangente della spesa dimanutenzione
che spetterebbe al consorzio INovarese- Lomellino per quella parte di opere che giace al di là della Sesia.Perciò le rappresentanze dei tre consorzi dovrebbero con- venirein
radunanza
collettiva soltanto al principio dellacom-
binazione per fare siccomeuna
divisione dellamassa
dei- Fattivo e del passivo delCanale Cavour
e concertare i patti del successivogodimento
della rispettiva parte nei reciproci rapporti dibuon
vicinato; patti che diverrebberopermanenti
e di inalterabile osservanza.
Ogni
consorzio discuterebbe separatamente il proprio sta- tuto interno e tratterebbe direttamente coldemanio
per con- venire la propria quota d'indennità ; salvo alGoverno
dinon
rendere definitivi gli accordi finché l'intiera operazionenon
sia concordata.Preoccupandomi
principalmente del consorzioNovarese-
Lomellino, io indicherò le basi della costituzione delme-
desimo, le quali possono applicarsi eziandio agli altridue
con quelle modificazioni parziali che le particolari condi- zioni loro sieno per suggerire.Dovrebbero
pertanto i principali e più diligenti proprie- tari costituirsi inuno
o più comitati promotori per procu- rareuna
sottoscrizione di tutti gli interessati nella rispet- tiva contrada.Ogni
soscrittore dichiara nel registro sociale i proprii beni cui vuole irrigare, con le rispettive indicazioni cen- suarie, la quantità d'acqua per la quale si associa, ritenuto diviso l'asse sociale in tanti carati diun modulo
italiano15 eguale a cento litri per
minuto
secondo; si obbliga ad ipo- tecare la rispettiva proprietà per lire20,000
ogni carato che prende; edassume
ilpagamento
diun canone annuo
corrispondente alla sua quota proporzionale di spesed'am-
ministrazione e dimanutenzione,
di interesse e di rateataammortizzazione
in trenta anni del capitale che saràmu-
tuato dalla società per l'integrale indennizzo del
demanio.
L'iscrizione ipotecaria
ha un
doppio scopo: assicurare alla società la regolare riscossione dei canoni; aggiungeregua-
rantigia ai portatori delle obbligazionida
emettersiper rac- cogliere il suddetto capitale. Coteste obbligazioni sarannoveramente
ipotecariegodendo
l'ipoteca sopra il canale stesso e sopra le proprietà degli utenti.Ma.
voi, amico, da quell'acuto giureconsulto che siete,mi
fate quiuna
obbiezione.Voi mi
chiedetecome
si pos- sano sottoporre utilmentead
ipoteca,, dei fondi di cuinon
sia giustificato la libertà; e se occorre tale giustificazione, quante pratiche
non avranno
a fare molti proprietariprima
di abilitarsi
ad
entrare nel consorzio, e quantinon ne
ri-marranno
esclusi ?Ed
io rispondo: il Codice civile in alcuni casi concede privilegio a chi abbia contribuito coli'opera o col capitale a conservare o crescere il valore diuna
cosa già vincolata a favore diun
precedente creditore.Panni
chenon
sarebbe illogico lo applicare la stessa ragione di diritto al debito contratto per l'irrigazione chedeve
triplicarealmeno
il va- lore diun
fondo già ipotecato.Se un
fondo asciutto, che vale lire20,000
ed è coperto d'ipoteca per lire 15,000, viene dotato d'unmodulo
d'acqua perenne, l'obbligazione assunta per averne la concessione anziché pregiudicare ilprimo
creditore,ne
crescerà lagua-
rentigia, la quale
non
sarà più di sole lire .20,000,ma
di lire
60,000 — 20,000 =
lire40,000.
Codesto privilegioadunque,
che io vorrei sancito dalla legge speciale per lanuova
cessione delCanale Cavour,
tornerebbe a reale van- taggio dei creditori.Ma
se Tiziodopo
coperto il suo fondo di ipoteca privi- legiata per l'acquisto diuna
quota sociale, anzichéimmet-
tere l'acqua nel
medesimo,
la retrocede adun
terzo,non
sarebbemenomata
la guarentigia del suo creditore?Anche
a ciò v'è rimedio. Basta inserire nella leggeuna
clausola per Li quale il diritto dell'acqua
non
si intenda trasferito validamenteda un
fondo all'altro, senza il con- senso dei creditori e del consorzio.Non mi
dissimulo che quest'articolo dell'ipoteca privile- giata èuno
dei punti cardinali delmio
sistema il qualenon
potrebbe sortire la sua applicazione, ovenon
fosse con- cessoun mezzo
facile e sicuro di raccogliere il capitale ne- cessario all'impresa.Non mi nascondo
del pari che il con- cetto nepuò sembrare
temerario a qualche autorevole giu- reconsulto.Ed
è perciò che io loraccomando
al valentepatrocinio vostro.
Raccolto
un
sufficientenumero
di adesioni, i soscrittorisi riuniscono in assemblea generale ed eleggono
una depu-
tazione incaricata di aprire le pratiche colGoverno
e colle rappresentanze degli altri due gruppi Vercellese e Casalese e di preparare lo statuto sociale.È
possibile che alprimo
iniziarsi delle trattative si in-contrino delle resistenze,
non
per parte dell'egregio nostro collega al consiglio provinciale, ministro delle finanze, di cui tuttiapprezziamo
l'eletta intelligenza ed i liberali pro-positi,
ma
per effetto di quelle certe tradizioni burocratiche cuiaccennava
nellemie
preliminari considerazioni.Non
sisgomentino
diqualunque
ripulsa que'degni cittadini cui la fiducia de' lorocompaesani chiamerà
all'arduo incarico di rappresentare il consorzio, e ricordino il precetto evangelicopulsate
et aperietur vobis, petite et accipietis.17
Tutti gli interessati all'irrigazione dell'agro
Novarese
e Lomellino siguardino
poi dall'imitare quegli elettori i quali,una
voltacompiuta
l'erculea fatica diandare
a deporreuna scheda
nell'urna, sitengono
dispensati dal concorrere per quanto è in loro potere alla cura delcomune
interesse.Ab-
biano invece la coscienza del libero cittadino il quale sa mettere in opera tutti i mezzi che le leggi di
un
libero paese consentono per far capire la propria ragioneanche quando non
la si vuole intendere. Dallastampa
e dallatri-buna, dai ritrovi privati e pubblici, dai consigli provin-
ciali e dai municipii si innalzino mille e mille voci, le quali formino quella corrente irresistibile della pubblica opinione che è il piti potente
motore
dellamoderna
società.In fin dei conti, nei Novaresi, Vercellesi, Casalesi e Lomellini
concorriamo
colle più gravose imposte a tuttoquanto
si fa di bello, di buono,, digrande
nelle altre contrade del regno.Non rimpiangiamo
i nostri sagrificiperchè
abbiamo
il sentimento della solidarietà nazionale, anzi con vivacompiacenza
ci rallegriamo dei semi di flo- ridezza gettati a spesecomuni
nelle regioni piùda
noi discoste.Ma
la solidarietà deve avereun
significatoanche quando
si tratta del nostro utile; ed ètempo
che si faccia qualche cosaanche
per noi coli' assicurare alle nostre terreil pacifico ed inseparabile possesso delle acque che si di-
cono
condotte per nostro benefizio.Non cerchiamo
che ildemanio
ci regali i suoi canali gra- tuitamente, anzi livogliamo
pagare e pagarli subito, epagarne
l'intiero valore,purché
ilGoverno
consenta d'ab-bandonarcene
l'assoluto dominio, enon
ne pretendaun
prezzo
maggiore
di quanto possano valere.Quanto
vale ilCanale Cavour? La
ricerca diun
giustomezzo
in cui possanoonestamente
incontrarsi il diritto dello Stato di indennizzarsi diuna
partealmeno
delle spesefatte, col diritto dell' agricoltura di avere
V acqua
a con- dizioni compatibili collo sviluppo della produzione nazionale, è ilpunto
più arduo delproblema
che ci. sta innanzi. Se fosse ancor vivo Paleocapa, direi: facciamogiudice Paleocapa.Nissuno
èancora
riescito a prendere il di lui posto nell'e- stimazione universale ;ma non mancano
in Italiauomini
autorevoli per profondità di cognizioni speciali e per ele- vatezza di carattere, ai qualidemanio
e privati possano richiedereun
verdetto assennato ed imparziale.Sarebbe dunque ad
eleggersi d' accordo delle partiuna
giunta di esperti probiviri, incaricati di dare avviso soprail valsente della cessione ed i patti relativi,
non come
arbitri
ma
quali amichevoli compositori per avviare le parti alla voluta conclusione.Stabiliti il prezzo e le
norme
sostanziali della cessione,il consorzio si costituirebbe in
modo
regolare e definitivo edopo
ratificato il contratto dall'assemblea generale dei soci,come
dai Poteri dello Stato, si procederebbe alla rac- colta del capitale necessario pel sollecitopagamento me-
diante
T
emissione delle obbligazioni ipotecarie sopra ac- cennate.Per maggiore
sicurezza dell' operazione, esse verrebbero alienatemediante
l' intervento di qualche solido istituto di credito dal quale passerebbero direttamente lesomme
nella cassa dello Stato.
Prima
però di aprire la pubblica sottoscrizione delle ob- bligazioni, si lascierebbeun
breve intervallo acomodo
di quei consortisti i quali volessero sdebitarsi della propria quota di prezzo,mediante
Pacquisto diretto di obbligazioni inalienabili che ad operazione finita si possanopresentare alla direzione del consorzio per essere annullate, e ciòmediante
ottenere lo svincolo dell' ipoteca e della partecipazione alla quota delcanone
corrispondente all'interesse ed all'ammor-19
trazione. La
stessa facoltà di svincolarsicompeterebbe
inqualunque tempo ad
ogni consorziato,mediante
la pre- sentazione diun
corrispondente valorem
obbligazioni.Del
pari i concessionari dei salti d'acqua
ad uso d. forzamo- tóce potranno
acquistarne il perpetuo diritto e redimere icanone
convenuto, coli' estinzione dialtrettanta parte del
debito del Consorzio.
Non v'ha
dubbio che, superata la difficoltàdella
prona
emissione, le cennate obbligazioni guarentite dalle miglior!
terre del
Novarese
e dellaLomellina
acquisterebbero largo favore nelle nostre provinole, e sarebbero preferite per gliimpieghi dei capitali, talvolta cospicui, raccolti dalla paziente ed ardita operosità dei nostri
montanari
in più lontaniF
io
m'inganno,
o il sistemada me
proposto è taleche
la sua attuazione entra nella pratica facoltà de' nostri pro- prietari, alcuni dei quali nei primi anni avrebbero forse a aurare qualche fatica per corrispondere regolarmeli e .1 ca-
none
assunto,ma
conseguirebbero tantostoun
effettivo au-mento
di ricchezzache
ridonderebbe a notevole incrementodella prosperità pubblica. .
Oltre questo felice risultato che deve essere il
primo
votodi chi regge la cosa pubblica, il
Governo
realizzerebbem
breve ora il capitale che tiene immobilizzato nel
Canale Cavour mentre
d'altra parte è costretto di subirede! sa-
griflzi per procurare delle risorse straordinarie al bilancio;
e libererebbe la pubblica azienda
da una
quantità di spese,di cure e di noie che sono estranee al proprio istituto.
Eccovi, o amico, le
mie
idee sopra lagrande
questione che tanto interessa l'agricolturaNovarese
e Lomellina. Iole sottopongo al vostro libero
esame. Sé
le trovate acce -tevoli, accoglietele sotto la protezione dell
ingegno
e della dottrina vostra, per dare loro quelmaggiore
sviluppo chepossa prepararne la pratica attuazione.
Al
contrario, se visembrano meno
convenienti, confutatele con altrettanta fran- chezza ed applicatevi alla ricerca di qualche altromezzo
più efficace per riescire nell'intento, affinchè la nostra pro- vincianon
abbia a perdere la presente fuggevole oppor- tunità di conseguireun
solido progressoeconomico
chedeve
portarne a più alto grado la floridezza edavvantag-
giare ilcomune
benessere dell'intiera patria italiana.Roma, Dicembre 1872.
.A..
GIOVANOLA.
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