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Rapporto Annuale Regionale 2010 Puglia

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Academic year: 2022

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Rapporto Annuale Regionale 2010

Puglia

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Giovanni Salati – Legale Avvocatura Regionale

Renata Meschini – Responsabile Prevenzione Regionale Michele Nettis – Responsabile Informatico CRED3

Nicoletta Celi – Funzionario Processo Lavoratori Massimo Cervellati – Professionista Contarp Luigi Caradonna – Professionista Contarp

Umberto De Santis Responsabili Comunicazione Regionale Anna Rita Cappabianca

1 SMR. – Sovrintendenza Medica Regionale INAIL

2 CTR – Consulenza Tecnica Edilizia Regionale

Rapporto Regionale 2010

Direttore Regionale INAIL: Mario Longo

Comitato di redazione regionale Referente: Giuseppe Gigante

Redazione:

Elisabetta Vox – Vicario Ufficio Attività Istituzionali

Francesco Schiavone – Responsabile Processo Lavoratori Rossella Attimonelli – Dirigente Medico I livello SMR1 Giuseppe Paradies – Coordinatore CTR2

Pasquale Carluccio – Professionista CTR Pasquale Murolo – Dirigente medico SMR Luciana Mazzone – Professionista CTR

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Indice

Introduzione 5

Sezione 1 – Il fenomeno infortunistico e tecnopatico nella Regione 1.1. Il quadro socio-economico e occupazionale 9

1.2. Infortuni 2010 – considerazioni generali 11

1.3. Gli infortuni mortali 13

1.4. Gli stranieri 15

1.5. Malattie professionali 17

Sezione 2 – Le monografie 2.1 Ricerca e Bilateralità: un binomio di eccellenza per una prevenzione di qualità 23 2.2 La riforma delle procedure concorsuali: gli accordi sui crediti contributivi degli enti previdenziali 25

2.2.1 La riforma della Legge fallimentare n. 267 del 1942 25

2.2.2 Gli accordi sui crediti contributivi: campo di applicazione e presupposti soggettivi 25

2.2.3 Limiti, condizioni e revoca dell’accordo 26

2.2.4 Procedura 27

2.3 La sicurezza degli operatori della mobilità stradale 29 2.3.1 Patologie correlate agli operatori del settore autotrasporti 29 2.3.2 La valutazione del rischio per la riduzione del fenomeno tecnopatico 30 2.4 Centro diagnostico polispecialistico regionale: l’esperienza del Servizio di Odontostomatologia legale 34 2.4.1 Introduzione 34

2.4.2 Aspetti epidemiologici 34

2.4.3 Aspetti clinici ed eziopatogenetici 35

2.4.4 Aspetti clinici anatomo-patologici 36

2.4.5 Aspetti clinici terapeutici 37

2.4.6 Conclusioni 38

2.5 Progetto “Alleggerisci l’impronta”: un percorso di sensibilizzazione verso i comportamenti virtuosi per una sicurezza sempre più sostanziale 39

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In ricordo di Marco Fabio Sartori, scomparso l’8 novembre 2011, dopo una lunga battaglia contro un male incurabile.

Uomo coraggioso e tenace, Presidente retto e coerente, resterà sempre nella

nostra memoria.

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Introduzione

Il 2010 è stato l’anno in cui, per la prima volta dal dopoguerra, la soglia dei morti sul lavoro è scesa sotto i mille casi. Dopo il calo record di infortuni del 2009 (- 20,4%) in parte dovuto agli effetti della difficile fase di congiuntura economica, il 2010 ha registrato, a livello sia nazionale sia regionale, un’ulteriore contrazione, a definitiva conferma del miglioramento ormai “strutturale” dell’andamento infortunistico nel Paese.

Nella storia dell’INAIL il 2010 verrà ricordato, soprattutto, come un momento di evoluzione cruciale dell’Istituto .

Con la nascita del Polo della salute e della sicurezza sul lavoro, infatti, il nostro Ente, da tempo impegnato nell’avvio e nel consolidamento di un articolato processo di trasformazione, ha visto l’incorporazione dell’Istituto di Previdenza per il Settore Marittimo (Ipsema) e dell’Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro (Ispesl).

Facendo convergere nell’INAIL le funzioni di assicurazione e tutela dei lavoratori marittimi proprie dell’ex Ipsema e, in particolare, l’attività scientifica in materia di prevenzione e sicurezza del lavoro propria dell’ex Ispesl, il legislatore ha dato vita a un soggetto unico in grado di correlare la globalità della tutela degli infortunati sul lavoro – prevenzione, cura, indennizzo, riabilitazione, e reinserimento – a più efficaci politiche volte alla riduzione degli incidenti sul lavoro nei diversi ambiti di intervento – assicurazione, prevenzione – tramite un potenziamento del settore “ricerca”.

Proprio per le sue intrinseche finalità di utilità pubblica e in considerazione del ruolo attribuito ad essa dal decreto legislativo n. 81/2008, per quanto concerne la ricerca, l’ex Ispesl manterrà in questo nuovo contesto organizzativo, la propria missione di centro di ricerca in materia di salute e sicurezza, anche per assicurare continuità ad un’attività scientifica così importante.

Pur se in una fase iniziale del complesso percorso di integrazione, nella nostra Regione è già possibile osservare che l’operazione si sta svolgendo preservando la continuità dei servizi e che, da subito, si sta rivelando preziosa per un approccio più approfondito a problematiche sia preesistenti, sia di nuova genesi.

In sintonia con il quadro normativo il programma di azioni sul territorio è stato realizzato con diverse iniziative – nel cui ambito quelle di prevenzione hanno giocato un ruolo cruciale – con l’impegno e la determinazione tipica di chi ha, da un lato, come visione prospettica l’obiettivo “INFORTUNI ZERO” e, dall’altro, la consapevolezza della complessità della dinamica infortunistica e la cognizione del contesto economico in cui vive la realtà aziendale locale .

Le intese siglate sul territorio con le ASL, le varie forme di collaborazione con Scuole e Università, i finanziamenti per favorire l’uso delle misure di sicurezza nelle imprese, soprattutto medio-piccole, nonché le iniziative formative-informative sul campo, hanno voluto, infatti, creare una “cultura del contrasto” dell’infortunio, a partire dalla scuola fino a raggiungere il cantiere e l’”ambiente confinato”.

Facendo un rapido bilancio delle attività realizzate e avviate nel 2010, perché la tutela del lavoratore assuma uno spessore “sostanziale”, è necessario essere in campo sempre in prima linea, consolidando le alleanze già presenti sul territorio e realizzando nuove sinergie.

Una moderna cultura del lavoro, che ponga la persona al centro del sistema dei rapporti di produzione, non può, infatti, tollerare alcun compromesso sull’integrità anche di una sola vita umana e, poiché, le morti e gli incidenti sul lavoro sono tragedie terribili, ma non sono mai il frutto della fatalità, la soglia di attenzione non può che restare altissima

Mario Longo

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Sezione 1

Il fenomeno infortunistico e tecnopatico nella Regione

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1. Il fenomeno infortunistico e tecnopatico della Regione

1.1 Il quadro socio-economico e occupazionale

La rappresentazione sintetica del fenomeno infortunistico e tecnopatico nel 2010 in Puglia richiede che siano premessi brevi cenni sul contesto economico ed occupazionale.

La moderata ripresa delle attività che ha interessato l’Italia nel 2010 purtroppo non ha riguardato il Meridione e più specificamente la nostra Regione, ove la media degli occupati è scesa rispetto al 2009 del 1,21% (da 1.238 a 1.223 – dati in migliaia).

Tav. 1 - Occupati per settore di attività e sesso - Media 2009 - 2010 - Puglia Settore

di attività economica

Maschi Femmine Totale

Variazione 2009 2010 2009 2010 2009 2010

Agricoltura 77 76 30 33 107 109 + 1,83%

Industria 263 254 40 39 303 292 - 3,63%

di cui: costruzioni 112 108 3 3 115 112 - 2,60%

Servizi 492 484 335 338 827 822 - 0,60%

Totale 832 814 405 409 1.238 1.223 - 1,21%

Fonte: ISTAT - nuova rilevazione Forze di lavoro - Valori espressi in migliaia

Eventuali incongruenze nei totali sono da attribuire alla procedura di arrotondamento

Se in termini assoluti tale calo può sembrare minimo, in realtà esso assume una valenza significativa se lo rapportiamo alla media della popolazione in età lavorativa (15-64 anni), pari a 2.723: in uno scenario dove più del doppio della forza lavoro rimane inoccupata anche variazioni ridotte sono significative di un profondo disagio socio-economico.

Tav. 2 - Popolazione per sesso e classe di età - Media 2009 - 2010 - Puglia

SESSO < 15 anni 15-24 anni 25-54 anni 55 anni e oltre Totale 2009 2010 2009 2010 2009 2010 2009 2010 2009 2010

Maschi 315 312 251 248 860 859 548 557 1.974 1.976

Femmine 299 296 239 236 888 887 667 678 2.093 2.097

Totale 614 608 490 484 1.748 1.746 1.215 1.235 4.067 4.073 Fonte: ISTAT - nuova rilevazione Forze di lavoro - Valori espressi in migliaia.

Eventuali incongruenze nei totali sono da attribuire alla procedura di arrotondamento

La diminuzione ha interessato soprattutto la componente maschile della forza lavoro (da 832 a 814.) con particolare riferimento al settore dell’industria (da 263 a 254).

Interessante è la scriminante di genere, in quanto la media della popolazione femminile dai 15 ai 64 anni non è di molto superiore a quella analoga maschile (donne: 1.379; maschi:

1.344), ma tale progressiva equiparazione, diversamente dal passato, quando il numero

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percentuale di scarto è di circa la metà (in media 409 femmine occupate a fronte di 814 maschi).

Sussiste in questo ambito una preoccupante staticità, particolarmente grave se si pensa all’importanza crescente delle Pari Opportunità in molte sfere della vita sociale.

E’ un’occasione perduta, considerando l’apporto che le peculiari caratteristiche della forza lavoro femminile, in termini di comunicatività, capacità relazionali, adattabilità, approccio empatico, potrebbero offrire nell’attuale panorama lavorativo, a livello regionale e non solo.

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1.2 Infortuni 2010: considerazioni generali

Calano gli infortuni in Puglia nel 2010, passando dalle 36.232 unità del 2009 alle 35.296 dell’anno in osservazione, con una variazione in termini assoluti di 936 e percentuale del 2,58%. E’ un trend in discesa, coerente con gli anni passati, anche se va valutato tenendo presente che la modesta ripresa nazionale delle attività nella nostra Regione non c’è stata e che l’occupazione è addirittura diminuita del 1,21%, rispetto all’anno della “grande crisi”, il 2009.

Tav. 3 – Infortuni sul lavoro avvenuti nel periodo 2009 - 2010 e denunciati all'INAIL per modalità di evento e anno

TUTTE LE GESTIONI

MODALITA’ DI EVENTO

Totale Infortuni Mortali

2009 2010 Var. % 2009 2010 Var. % In occasione di lavoro

di cui: 33.212 32.424 - 2,37 46 53 + 13,20 - Ambiente di lavoro ordinario

(fabbrica, cantiere, terreno agricolo, ecc..)

30.891 30.069 - 2,66 23 32 + 28,12 - Circolazione stradale

(autotrasportatori merci/persone, commessi viaggiatori, addetti alla manutenzione stradale, ecc.)

2.321 2.355 + 1,44 23 21 - 8,69

In itinere

(percorso casa-lavoro-casa) 3.020 2.872 - 4,90 24 22 - 8,33

TOTALE 36.232 35.296 - 2,58 70 75 + 6,66

La Puglia resta, oltretutto, ai primi posti per la frequenza infortunistica, collocandosi al quinto, dopo Umbria, Emilia Romagna, Bolzano e Friuli Venezia Giulia.

L’indice di frequenza su cui si fonda tale classificazione è legato al rapporto tra infortuni indennizzati e addetti anno, esclusi gli infortuni in itinere, prendendo in considerazione il tempo di effettiva esposizione al rischio.

Grafico n. 1 Frequenza infortunistica per regione (dal Rapporto Annuale Nazionale 2010)

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La riflessione suggerita da questi dati è che il percorso prevenzionale e promozionale della sicurezza, intrapreso dall’Inail nella nostra articolazione regionale, deve essere ancora più incisivo, orientandosi soprattutto verso attività specialistiche, in grado di concentrare gli interventi sui settori eminentemente a rischio: es: metallurgia e costruzioni, ove ricorrente e significativo è il contatto manuale del lavoratore con i fattori di pericolo.

Sotto il profilo delle modalità di accadimento, gli infortuni verificatisi nel 2010 vedono una percentuale di calo maggiore fra quelli avvenuti in ambiente di lavoro, rispetto a quelli accaduti sulla strada (autotrasportatori, addetti alla manutenzione stradale, commessi viaggiatori, ecc), che anzi sono aumentati di 34 unità o in itinere (percorso casa-lavoro- casa), ove si assiste ad una moderata riduzione rispetto al 2009 (- 148). In tal caso giocano un ruolo preponderante i pericoli da circolazione stradale, che evidentemente sono meno permeabili alle pur attivate politiche prevenzionali.

Dal punto di vista delle diverse realtà provinciali, le distinzioni di settore (industria, servizi, agricoltura, dipendenti pubblici) vedono il capoluogo come “capolista” in tutte le attività, in quanto a numero di infortuni, ad eccezione di Taranto, che nell’ambito dell’industria dei metalli, presenta il primato di1.230 infortuni avvenuti nel 2010.

Tav. 4 – Infortuni sul lavoro avvenuti nel 2010 e denunciati all'INAIL per gestione e principali settori di attività

GESTIONE / SETTORE ATTIVITA’

Bari Brindisi Foggia Lecce Taranto BAT Puglia ITALIA

Agricoltura 1.024 363 811 222 442 294 3.156 50.121

Industria e Servizi di cui:

10.602 3.592 4.082 4.977 4.706 1.988 29.947 692.795 Industria dei

metalli 363 154 79 190 1.230 52 2.068 36.868

Costruzioni 1.130 453 486 631 454 200 3.354 71.421

Commercio 1.157 334 314 521 382 218 2.926 68.306

Attività immobiliari e servizi alle imprese

899 370 265 389 329 87 2.339 53.843

Trasporti 1.066 228 320 333 419 174 2.540 58.797

Dipendenti Conto

Stato 726 231 350 380 358 148 2.193 32.458

TOTALE 12.352 4.186 5.243 5.579 5.506 2.430 35.296 775.374

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1.3 Infortuni mortali

Anno 2007: calo degli infortuni mortali in Puglia del 14%; Anno 2008: ulteriore calo del 5,06%; Anno 2009: ancora una flessione del 6,6%.

Sembrava una tendenza inarrestabile e, invece, rispetto al 2009, il 2010 ha visto un incremento dei casi mortali del 6,6%; il che vuol dire che gli episodi sono tornati ad essere 75, come nel 2008.

In Italia complessivamente si è raggiunto nel 2010 un risultato eclatante: per la prima volta dal dopoguerra, la soglia è scesa sotto i mille casi.

A fronte di un tale traguardo, la Puglia sembra essere in controtendenza.

Ma le rilevazioni del primo semestre 2011 mostrano già che il numero di morti bianche è sensibilmente diminuito rispetto al corrispondente semestre 2009.

E allora, se per un verso è opportuno riservare gli approfondimenti sul significato di questo dato ai contesti specialistici di analisi delle cause e del rischio, per un altro verso, appare evidente che la soglia di attenzione va mantenuta alta, perché quando entrano in gioco valori come la salute e la vita, non è possibile abbassare mai la guardia.

E’ vero che il maggior numero di eventi si è verificato nella provincia di Foggia, ma è anche vero che nel primo semestre 2011 gli eventi ivi accaduti risultano già in numero inferiore rispetto a quelli delle provincie di Bari e Taranto e hanno un valore assoluto contenuto.

Passando alle distinzioni di nazionalità e genere, rileviamo che sono 6 i casi mortali che hanno riguardato gli stranieri (7 nel 2009) e appena 3 le donne.

Né si può pensare ad una sottostima del fenomeno per motivazioni legate al sommerso, in quanto è quasi impossibile occultare infortuni gravissimi dall’esito mortale.

Resta ancora alta la percentuale degli infortuni avvenuti sulla strada: se sommiamo quelli in itinere (22) con quelli da circolazione (21), ove la strada è la sede di lavoro (piazzisti, autotrasportatori, addetti a lavori stradali), il numero è addirittura superiore agli eventi verificatisi in ambiente di lavoro ordinario (32), il che conferma la necessità di potenziare le cautele in questo campo così delicato da parte di tutti gli organi pubblici competenti.

Tav. 5 – Infortuni mortali avvenuti nel 2009 - 2010 e denunciati all'INAIL per modalità di evento e provincia

MODALITA’ DI EVENTO

Bari Brindis i

Foggia Lecce Taranto BAT Puglia ITALIA

‘09 ‘10 ‘09 ‘10 ‘09 ‘10 ‘09 ‘10 ‘09 ‘10 ‘09 ‘10 ‘09 ‘10 ‘09 ‘10 In occasione di

lavoro di cui:

18 15 5 6 7 15 9 5 7 7 - 5 46 53 779 729

ƒ Ambiente di

lavoro ordinario 12 8 1 5 5 9 3 3 2 5 - 2 23 32 471 445

ƒ Circolazione

stradale 6 7 4 1 2 6 6 2 5 2 - 3 23 21 308 284

In itinere 4 7 2 2 14 7 - 2 4 2 - 2 24 22 274 219

TOTALE 22 22 7 8 21 22 9 7 11 9 - 7 70 75 1.053 948

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Dal punto di vista delle distinzioni di settore, il primato delle “morti bianche” spetta all’industria (n. 31), seguita dai servizi (21).

Piuttosto basso il dato in agricoltura con solo 12 casi.

Infine, la gestione per conto è l’ultima della lista con 2 casi, il che è coerente con la caratterizzazione a basso rischio delle attività tipicamente impiegatizie e intellettuali della pubblica amministrazione.

Tav. 6 – Infortuni mortali avvenuti nel 2010 e denunciati all'INAIL per gestione e principali settori di attività

GESTIONE / SETTORE ATTIVITA’

Bari Brindisi Foggia Lecce Taranto BAT Puglia ITALIA

Agricoltura 4 3 1 3 1 - 12 111

Industria e Servizi

di cui: 17 5 21 4 7 7 61 822

Industria dei

metalli 1 1 1 - 2 2 7 43

Costruzioni 6 - 8 - - 14 201

Commercio 1 - 3 - - 1 5 70

Attività immobiliari e servizi alle imprese

1 - 1 - 1 1 4 63

Servizi 4 2 8 3 1 3 21 360

Dipendenti

Conto Stato 1 - - - 1 - 2 15

TOTALE 22 8 22 7 9 7 75 948

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1.4 Gli stranieri

Gli stranieri residenti in Puglia nel 2010, secondo le fonti statistiche sul Territorio, ammonterebbero a circa il 2,06 % della popolazione complessiva, con un incremento crescente negli ultimi anni in osservazione.

In relazione al maggior numero di infortuni sul lavoro denunciati nel 2010, ancora una volta il primato spetta alla Germania (281) e alla Svizzera (236) per quel fenomeno d’immigrazione detta “a rotazione”, in base alla quale i figli e i nipoti di coloro che nel dopoguerra parteciparono ai flussi migratori verso tali nazioni, sono poi ritornati in Italia per ragioni familiari, affettive e anche di opportunità (alcune interviste mirate hanno evidenziato che persino per piccoli imprenditori stranieri la Puglia offre migliori chances di lavoro in alcuni specifici settori, come, per es. il giardinaggio).

Nella classifica seguono Rumeni e Albanesi, che da un punto di vista numerico rappresentano la maggiore presenza nel territorio e che sono protagonisti dei casi mortali rilevati nel 2010 (3 Albanesi e 2 Rumeni).

Purtroppo tali extracomunitari sono costretti dal bisogno ad accettare condizioni di lavoro talora inaccettabili, tanto da perderci la vita.

Esiste, poi, il mondo tristemente noto del sommerso, che, non essendo contemplato, com’è ovvio, dalle statistiche in esame, viene alla ribalta solo grazie alle notizie di cronaca.

Nonostante tale fenomeno sia caratterizzato da iniziative di contrasto sinergiche tra gli enti previdenziali, le forze dell’ordine e le ASL, ad oggi non è stato ancora debellato e presenta, anzi, segnali preoccupanti di crescita.

In tal caso, non è tanto un problema di diffusione della cultura della sicurezza sul lavoro, quanto il permanere di forme molto gravi di illegalità, che sovente sfociano in episodi inaccettabili di sfruttamento e riduzione in schiavitù, soprattutto in agricoltura, configurabili come veri e propri reati.

Tav. 7 – STRANIERI - Infortuni mortali avvenuti nel 2010 e denunciati all'INAIL per paese di nascita e terrritorio

PAESE DI NASCITA Bari Brindisi Foggia Lecce Taranto BAT Puglia ITALIA

ROMANIA 1 - 1 - - - 2 30

ALBANIA 3 - - - - - 3 25

MAROCCO - - - - - - - 12

ALTRI PAESI 1 - - - - - 1 71

TOTALE 5 - 1 - - - 6 138

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Tav. 8 – STRANIERI - Infortuni sul lavoro avvenuti nel 2010 e denunciati all'INAIL per Paese di nascita e territorio

INDUSTRIA, SERVIZI E AGRICOLTURA Totale infortuni

PAESE DI NASCITA Bari Brindisi Foggia Lecce Taranto BAT Puglia ITALIA ROMANIA 62 19 82 18 24 19 224 18.887 MAROCCO 26 15 7 10 3 4 65 16.004 ALBANIA 115 34 17 27 19 11 223 12.286 TUNISIA 12 4 5 5 3 2 31 4.233 SVIZZERA 37 27 15 136 18 3 236 3.806 GERMANIA 59 58 46 75 34 9 281 3.554 EX -JUGOSLAVIA 3 - - 3 1 - 7 3.128 INDIA 22 2 2 9 5 - 40 2.903 PERU’ 5 - - - 5 2.881 SENEGAL 3 - 4 1 3 - 11 2.875 MOLDAVIA 1 - 2 - - 1 4 2.841 ECUADOR 1 1 - - - - 2 2.391 EGITTO 5 1 - - 2 - 8 2.303 MACEDONIA 4 1 5 1 1 - 12 2.280 POLONIA 8 - 17 7 7 - 39 2.243 BANGLADESH 4 - - - 4 2.112 UCRAINA 1 - 4 2 2 - 9 2.098 PAKISTAN 3 - 2 3 - - 8 2.068 FRANCIA 15 6 7 12 9 2 51 1.982 BRASILE 3 - 3 6 2 2 16 1.644 ARGENTINA 4 3 - 5 1 - 13 1.594 SRI LANKA 2 - - 2 2 - 6 1.412 GHANA 1 - - - 1 1.407 FILIPPINE - - - 6 - - 6 1.292 NIGERIA 1 - 1 - - - 2 1.240 BOSNIA - ERZEGOVINA - 1 1 1 - - 3 1.026 CINA 1 - 2 - - - 3 986 ALGERIA 4 - 1 - 1 2 8 863 BELGIO 13 8 6 18 2 3 50 825 BULGARIA 5 1 16 3 1 1 27 819 COSTA D’ AVORIO 7 2 - - - 1 10 788 COLOMBIA 1 - - 1 2 - 4 732 VENEZUELA 38 - 2 - 2 2 44 730 REP.CA DOMINICANA 2 - - - 2 701 GRAN BRETAGNA 4 1 2 3 - - 10 611 CROAZIA - - - - - 2 2 610 ALTRI PAESI 79 25 19 21 17 6 167 11.980 TOTALE 551 209 268 375 161 70 1.634 120.135

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1.5 Malattie professionali

In Puglia, coerentemente con il trend degli anni pregressi e del resto della Nazione, le denunce di malattie professionali nel 2010 sono ancora aumentate e precisamente del 3,38%.

L’industria e i servizi (n.1724) sono in primo piano, seguite dall’agricoltura (n. 226) e dalla gestione per conto dei dipendenti pubblici (n. 62).

Tav. 9 - Malattie professionali manifestatesi negli anni 2009 e 2010 e denunciate all’INAIL per gestione e territorio

GESTIONE

Bari Brindisi Foggia Lecce Taranto BAT Puglia ITALIA 2009 2010 2009 2010 2009 2010 2009 2010 2009 2010 2009 2010 2009 2010 2009 2010

Agricoltura 13 39 14 20 88 97 20 26 25 41 - 3 160 226 3.924 6.380

Industria e

Servizi 334 309 151 161 272 251 367 379 605 588 - 36 1.729 1.724 30.457 35.548

Dipendenti Conto

Stato

5 5 1 6 3 2 4 8 37 36 - - 50 62 370 419

TOTALE 352 353 166 187 363 350 391 413 667 665 - 39 1.939 2.007 34.751 42.347

Entrando nel dettaglio della tipologia della tecnopatia, esiste un dato che accomuna un po’

tutte le diverse gestioni: la grande emersione delle patologie osteo-articolari e muscolo- tendinee.

Tali affezioni, grazie alla nuova tabellazione (D.M. 9 aprile 2008), con l’inversione dell’onere della prova a favore dell’infortunato che ne è conseguita, aprono una nuova stagione del cosiddetto “sistema misto”, che per anni è stato sbilanciato nei confronti del lavoratore, gravato dalla necessità di dimostrare il nesso causale tra l’attività lavorativa e l’insorgere di tali malattie (non ricomprese, prima del Decreto 2008, nelle Tabelle delle m.p.).

La frequenza con cui vengono ora denunciate tali affezioni sia in agricoltura (169), sia nell’industria e servizi (710) dimostra non solo una presa di coscienza del mondo lavorativo (lavoratori, medici certificatori, medici competenti, patronati, ecc.) della eziopatogenesi dei disturbi osteo-articolari, ma anche la sensibilità dell’Istituto, attraverso la ricerca scientifica e l’applicazione tecnico-pratica, a collaborare con il tecnopatico nel riconoscimento della malattia professionale, stabilendo a priori il nesso eziologico lavorazioni / esposizione a fattore patogeno - patologia.

Viceversa, è interessante osservare come da un anno all’altro sono diminuite le denunce di disturbi psichici da stress lavoro correlato (il cd. mobbing).

Nonostante nelle Nuove Tabelle siano ricomprese anche le patologie legate alle disfunzioni dell’organizzazione del lavoro da costrittività organizzativa, rimane difficile per il lavoratore assolvere all’onere di dimostrarne la relativa esposizione, non trattandosi di un agente patogeno di scientifica rilevazione.

(18)

Probabilmente il percorso per il pieno riconoscimento di tali malattie così composite e multifattoriali, anche da parte del nostro Istituto, è ancora all’inizio, ma un impulso significativo potrebbe derivare dal contributo specialistico dell’Ispesl.

Infine, dal confronto con l’anno precedente, emerge che il numero delle denunce di ipoacusie e malattie respiratorie non ha avuto una significativa variazione in agricoltura, mentre in entrambi i settori le segnalazioni relative ai tumori sono in aumento.

Le origini del fenomeno probabilmente si radicano nelle innovazioni tabellari che hanno meglio precisato il collegamento tra alcune lavorazioni / agenti patogeni e le neoplasie.

Tav. 10 – Malattie professionali manifestatesi negli anni 2009 e 2010 e denunciate all’INAIL per tipo di malattia e territorio

AGRICOLTURA

Tipo di malattia

Bari Brindisi Foggia Lecce Taranto BAT Puglia ITALIA

‘09 ‘10 ‘09 ‘10 ‘09 ‘10 ‘09 ‘10 ‘09 ‘10 ‘09 ‘10 ‘09 ‘10 ‘09 ‘10 In complesso

di cui

principalmente: 13 39 14 20 88 97 20 26 25 41 - 3 160 226 3.924 6.380 - osteo-

articolari e muscolo- tendinee

10 34 9 11 64 80 15 22 15 20 - 2 113 169 2.850 5.128

- ipoacusia da

rumore 1 1 3 2 9 7 3 1 2 3 - 1 18 15 363 566

- malattie

respiratorie - - - - - 2 1 1 2 - - - 3 3 215 234

- Tumori 1 1 - - - 3 - - - 1 - - 1 5 33 51

- Malattie

cutanee - - - - - - - - - - - - - - 43 41

- Disturbi psichici da stress lavoro correlato

- - - - - - - - - - - - - - 3 1

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Tav. 11 – Malattie professionali manifestatesi negli anni 2009 e 2010 e denunciate all’INAIL per tipo di malattia e territorio

INDUSTRIA E SERVIZI

Tipo di malattia

Bari Brindisi Foggia Lecce Taranto BAT Puglia ITALIA

‘09 ‘10 ‘09 ‘10 ‘09 ‘10 ‘09 ‘10 ‘09 ‘10 ‘09 ‘10 ‘09 ‘10 ‘09 ‘10 In complesso

di cui

principalmente:

334 309 151 161 272 251 367 379 605 588 - 36 1.729 1.724 30.457 35.548

- osteo- articolari e muscolo- tendinee

122 117 47 48 141 166 211 214 136 148 - 17 657 710 15.461 20.593

- ipoacusia da

rumore 87 74 51 41 44 36 52 70 149 111 - 10 383 342 5.277 5.678

- malattie da

Asbesto 27 14 4 4 4 3 4 2 78 60 - 2 117 85 2.140 2.302

- malattie

respiratorie 16 21 12 12 14 12 33 25 38 38 - 1 113 109 1.660 1.651

- Tumori 23 33 19 24 7 5 11 11 86 92 - 1 146 166 1.162 1.219

- Malattie

cutanee 9 6 - 4 5 5 13 11 7 3 - - 34 29 701 659

- Disturbi psichici da stress lavoro correlato

5 10 2 3 11 4 9 9 16 11 - - 43 37 389 371

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(21)

Sezione 2

Le monografie

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(23)

2.1 Ricerca e Bilateralità: un binomio di eccellenza per una prevenzione di qualità

L’attività di diffusione della cultura della Sicurezza in regione è stata caratterizzata, oltre che dalle consuete e numerose iniziative di carattere promozionale rivolte con particolare attenzione al mondo della Scuola, da un forte impulso alla Ricerca e al mondo della Bilateralità.

La sinergia con il mondo universitario, realizzata attraverso Convenzioni con i diversi Dipartimenti, ha raggiunto un punto di eccellenza con il finanziamento del lavoro di ricerca oggetto dell’Accordo con il DAU, Dipartimento di Architettura e Urbanistica - Sezione di Fisica tecnica - del Politecnico di Bari. Il progetto, avviato nel 2009, ha avuto ampio svolgimento con la presentazione dello studio sul “miglioramento del benessere individuale” all’interno degli ambienti di lavoro non industriali (ambienti indoor) della Grande Distribuzione Organizzata, nelle diverse componenti del microclima, illuminazione, acustica e qualità dell’aria.

I recenti orientamenti legislativi, in termini di sicurezza sui luoghi di lavoro, ampliano il concetto del termine “salute”, estendendolo anche alla “sensazione generale di confort” del lavoratore, ben differente dal concetto di rischio.

Il progetto di ricerca ha individuato, come laboratori di indagine, gli ipermercati.

Questi luoghi di lavoro, apparentemente costituiti da un unico grande volume con condizioni omogenee di illuminazione, rumore e microclima, sono caratterizzati da una successione di spazi molto differenti, che sono stati oggetto di una valutazione specifica delle condizioni di confort. La crescita di tali spazi, a scapito degli esercizi commerciali tradizionali, ha comportato negli ultimi anni un coinvolgimento maggiore della popolazione, lavorativa e non, che vi rimane per periodi sempre più prolungati.

Obiettivo finale della ricerca finanziata è individuare un protocollo di rilevazione delle condizioni oggettive e delle percezioni soggettive sul confort microclimatico, acustico, visivo e sulla qualità dell’aria dei lavoratori, valido per gli ipermercati.

Entrando più nel dettaglio del progetto, l’IPERCOOP, Cooperativa estense di Bari, ha messo a disposizione i propri locali - all’interno dei quali sono state eseguite misurazioni strumentali - e le proprie maestranze, con cui si è interagito in termini di seminari informativi e somministrazione finale di questionari, elaborati nell’ambito del progetto HOPE e sulla norma ISO 10551:1995.

Le rilevazioni sono state condotte in maniera continuativa e durante la stagione invernale ed estiva, per analizzare la qualità degli ambienti confinati durante i periodi caratterizzati dalle condizioni climatiche più sfavorevoli. Anche per la scelta delle postazioni di lavoro si sono prese in esame quelle più rappresentative e con condizioni estreme, in un arco di tempo significativo variabile da una a cinque ore per ciascuna postazione, tenendo conto delle fasce di attivazione dell’impianto di condizionamento.

Le rilevazioni dei parametri oggettivi misurati, eseguite servendosi di strumenti le cui caratteristiche tecniche sono conformi alle indicazioni normative, vengono utilizzate anche per l’individuazione di quello tra tutti che meglio caratterizza le percezioni soggettive, come ad esempio negli ambienti non condizionati artificialmente come i magazzini. Per l’esecuzione delle indagini sulla caratterizzazione della qualità dell’aria, è stato inoltre chiesto dal DAU il contributo dei tecnici e delle strumentazioni del Dipartimento di Chimica dell’Università degli Studi di Bari, che ha ulteriormente perfezionato e arricchito lo studio.

La stretta collaborazione con gli Enti Bilaterali, che caratterizza INAIL Puglia, per favorirne l’operatività, la visibilità e l’efficacia in ambito territoriale, visti anche i nuovi importanti compiti conferiti loro dal D.Lgs . 81/08 e s. m. i., in materia di Sicurezza e Salute, ha condotto alla consolidata collaborazione con il Comitato Misto Bilaterale

(24)

del RLS, dal titolo: “RLS fra passato, presente…e il futuro?” incentrato sulle nuove attribuzioni che il legislatore ha voluto dare alla figura del Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza, inteso all’interno dell’azienda come figura di snodo tra il lavoratore e il datore di lavoro e vera e propria “risorsa aziendale”. Questa la chiave di lettura del Convegno che ha avuto come destinatari una vasta platea di soggetti, a cominciare dagli stessi RLS sia di Enti pubblici che delle PMI e Grandi Imprese, dai Rappresentanti Datoriali e Sindacali e degli Enti Bilaterali, dagli Ordini Professionali, con attribuzione dei crediti formativi, vista la natura dell’evento che, per i relatori intervenuti e il dibattito previsto, ha assunto la valenza di Seminario Informativo.

Altra iniziativa di spessore è stata la stipula di un Protocollo d’Intesa con il CPT (Comitato Paritetico Territoriale per l’Edilizia) di Lecce avente ad oggetto una campagna di comunicazione in tema di Sicurezza in Edilizia, articolata in diverse attività promozionali:

a) stampa di manifesti relativi alla caduta dall’alto affissi nei comuni salentini

b) progettazione e realizzazione di azioni di comunicazione non convenzionali che hanno coinvolto tutti gli esercizi commerciali attraverso lo strumento di caschi antinfortunistici, consegnati assieme a una locandina grafica e posti nelle vetrine, sui manichini nelle boutiques ecc. , attraverso la realizzazione di adesivi che sono stati affissi sugli specchi delle toilettes dei pub con la raffigurazione di un casco posizionato ad un’altezza media tale da creare l’effetto ottico di indossarlo in chi si specchia, con la scritta “ Il casco non basta. L’impegno di tutti potrebbe fare la differenza”.

c) progettazione e realizzazione di un “ lavoro di memoria” realizzato in DVD in cui sono state registrate interviste ad imprese, lavoratori vittime di infortuni, familiari di un infortunato

d) realizzazione di uno spot, trasmesso da emittenti televisive locali, sull’impatto sociale ma soprattutto umano che può avere un infortunio grave sul lavoro da parte di un impresa, di un lavoratore o di una famiglia.

Nell’ambito delle azioni messe in campo, vi è stata, inoltre, la partecipazione dell’Istituto alla 9^ Conferenza Nazionale dei CPT che ha visto la partecipazione di tutti i CPT delle Province Italiane, il Ministero del Lavoro, Regioni, Province, Comuni, rappresentanti di Confindustria e dei Sindacati nazionali, nonché le rappresentanze di Enti Bilaterali europei e le Istituzioni di riferimento. Durante i tre giorni vi sono stati approfondimenti, seminari e incontri sui temi della Sicurezza sul Lavoro.

(25)

2.2 La riforma delle procedure concorsuali: gli accordi sui crediti contributivi degli enti previdenziali

2.2.1 La riforma della Legge fallimentare n. 267 del 1942

Il legislatore, con due successivi provvedimenti di legge, il D.Lgs. n. 5/2006 e n. 169/2007, ha interamente riscritto la Legge fallimentare del 1942, cercando di interpretare le attese del mondo economico, delle imprese in particolare, introducendo degli istituti più in linea con l’attuale evoluzione del mondo imprenditoriale. Intanto, le novelle introdotte hanno mirato a rendere l’intera procedura dei fallimenti più rapida e snella e, nel contempo, ha delegato ai soggetti più direttamente impegnati a gestire le procedure concorsuali, quali il debitore e il comitato dei creditori, compiti, in passato propri del Giudice delegato al fallimento e del Curatore, rendendoli così attori protagonisti nella gestione dello stato di dissesto aziendale.

Non può sfuggire, inoltre, che nel nuovo quadro complessivo venutosi a determinare con la riforma del diritto fallimentare, molti istituti, introdotti per la prima volta nel sistema, hanno lo scopo, piuttosto che sanzionare l’imprenditore in difficoltà economico-finanziaria, di offrire opportunità di ristrutturazione economico-organizzativa per la ripresa produttiva.

E proprio aderendo a questo spirito della riforma, successivamente, con decreto-legge n.185/2008 convertito in legge n. 2/2009, è stato riformulato l’art. 182-ter L.F. prevedendo gli “accordi sui crediti contributivi”, aventi ad oggetto “i contributi amministrati dagli Enti gestori di forme di assistenza e previdenza obbligatorie” nonché i “relativi accessori”. Con decreto del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali 4 agosto 2009, poi, sono state previste e disciplinate le modalità di applicazione, i criteri e le condizioni di accettazione da parte degli Enti previdenziali degli accordi sui crediti contributivi.

La c.d. “transazione fiscale”, prevista dall’art. 182-ter della novellata L.F., si distingue per presupposti e disciplina dal contratto di transazione regolato dall’art. 1965 cc e si configura come un’eccezione al principio di indisponibilità dei crediti previdenziali e, come tale, non è suscettibile di applicazione analogica ed estensiva. Le norme regolatrici delle assicurazioni sociali, infatti, sono caratterizzate dal c.d. principio di inderogabilità, costituendosi il rapporto assicurativo tra le parti, assicurante, assicuratore ed assicurato, ope legis, in presenza dei presupposti di legge, e nascendo il diritto alle prestazioni di legge in testa all’assicurato, al maturare delle condizioni oggettive e soggettive dell’assicurabilità, per effetto della c.d. automaticità delle prestazioni. Ne consegue che la previsione degli “accordi sui crediti previdenziali” dell’Inail, derogando ai principi generali, non può che trovare attuazione nei limiti di cui all’art. 182-ter e con le modalità di cui al decreto ministeriale attuativo. Al di fuori delle ipotesi e dei criteri ivi previsti riprende vigore il principio dell’inderogabilità assoluta.

2.2.2 Gli accordi sui crediti contributivi: campo di applicazione e presupposti soggettivi

Ai sensi del novellato art. 182-ter L.F., l’accordo sui crediti contributivi può essere proposto dal debitore sia in sede di concordato preventivo, nell’ambito del piano previsto dall’art.

160 L.F., sia in sede di trattative per la ristrutturazione dei debiti di cui all’art. 182-bis; nel primo caso è prevista la possibilità per il debitore di soddisfare anche parzialmente i creditori muniti di privilegio, pegno o ipoteca, nel secondo caso l’accordo con i creditori deve riguardare almeno il 60% dei crediti. L’accordo, sia nell’ambito del concordato preventivo che nella fase fallimentare vera e propria, deve essere omologato dal Tribunale

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che valuta sia la regolarità delle procedure sia la concreta attuabilità/sostenibilità del piano stesso.

Possono proporre l’accordo sui crediti previdenziali gli imprenditori soggetti alle disposizioni sul fallimento e sul concordato preventivo.

Ai sensi dell’art. 1 L.F., così come è stato riformulato dalle novelle citate, sono soggetti alle norme sul fallimento gli imprenditori che esercitano un’attività commerciale, esclusi gli Enti pubblici, a meno che dimostrino di aver avuto, nei tre esercizi antecedenti alla data di deposito dell’istanza di fallimento o dall’inizio dell’attività, se di durata inferiore, un attivo patrimoniale, comunque determinato, di ammontare complessivo non superiore ad € 300.000; di aver realizzato, comunque, nei tre esercizi antecedenti la data di deposito dell’istanza di fallimento o dall’inizio dell’attività se di durata inferiore, ricavi lordi per un totale complessivo annuo non superiore ad € 200.000; e di avere un ammontare complessivo di debiti, anche non ancora scaduti, non superiore ad € 5000.000.

Per espresso disposto normativo, l’imprenditore commerciale, perché possa non essere soggetto a fallimento o concordato preventivo, deve essere in possesso contemporaneamente dei tre requisiti previsti.

2.2.3 Limiti, condizioni e revoca dell’accordo.

Premesso che, ai sensi dell’art. 182-ter, il debitore, che abbia i requisiti di cui sopra, può proporre sia il pagamento parziale del debito contributivo complessivo, sia la dilazione nei pagamenti, per quanto riguarda l’Inail, oggetto dell’accordo possono essere i crediti sia per premi assicurativi sia per accessori, intendendosi con tale termine le sanzioni civili e gli interessi.

L’accordo, in particolare, può riguardare i crediti privilegiati nonchè i crediti chirografari, sia iscritti a ruolo che non iscritti a ruolo.

La proposta può avere ad oggetto anche i crediti per i quali sia in corso con l’Istituto contenzioso, in qualsiasi stato e grado, a condizione che sia espressa la volontà da parte del proponente di abbandonare le controversie pendenti ove venga approvato l’accordo transattivo; possono, ancora, rientrare nell’accordo anche i crediti per i quali il debitore abbia ottenuto l’autorizzazione al pagamento rateale sia direttamente dall’Istituto sia da parte dell’Agente della riscossione nell’ipotesi sia già avvenuta l’iscrizione a ruolo.

A differenza di quanto previsto per i crediti contributivi dell’Inps, possono far parte dell’accordo anche i crediti dell’Inail già “cartolarizzati”, in quanto a seguito della chiusura dell’operazione di cartolarizzazione di cui alla L. 488/1999, i crediti sono stati retrocessi all’Istituto.

L’art. 3 del D.M. stabilisce i limiti di ammissibilità dell’accordo, prevedendo espressamente che il pagamento parziale non possa essere inferiore al 100% dei crediti privilegiati, di cui al n. 1 dell’art. 2778 c.c., tra i quali rientrano per l’intero ammontare i premi assicurativi, al 40% dei crediti privilegiati, di cui al n. 8 dell’art. 2778, tra i quali rientra il 50% dell’importo degli accessori, e al 30% dei crediti chirografari, tra i quali rientra il 50% degli accessori.

Perciò, l’accordo per essere accoglibile deve prevedere sempre che i crediti per premi assicurativi siano integralmente soddisfatti e che gli accessori, per il 50% del loro ammontare, siano soddisfatti al 40%, e, per il restante 50%, siano soddisfatti nella misura minima del 30%.

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deve alterare la regola, vigente anche nel nuovo sistema di diritto fallimentare, della “par condicio creditorum”.

Le condizioni alle quali è subordinata l’accettazione degli accordi sui crediti contributivi da parte dell’Ente previdenziale sono espressamente e tassativamente indicate dall’art. 4 del D.M. del 2009.

E’ indispensabile in primo luogo “l’essenzialità dell’accordo ai fini della continuità dell’attività dell’impresa e di ogni possibile salvaguardia dei livelli occupazionali, tenuto conto dell’importanza che la stessa riveste nel contesto economico-sociale dell’area in cui opera”. Si deve tener conto, in altre parole, nella valutazione della proposta, della situazione occupazionale nel bacino di utenza nel quale opera l’impresa, delle dimensioni dell’impresa, del numero degli occupati e della funzionalità dell’accordo alla ripresa produttiva.

L’attivo dell’impresa, risultante da apposita certificazione, deve essere idoneo ad assicurare il soddisfacimento dei crediti, nei limiti del piano proposto, anche mediante eventuale “prestazione di idonee garanzie”. La valutazione relativa deve essere fatta in relazione alla fattispecie concreta, soprattutto con specifico riferimento alla rateazione fino a sessanta rate.

Il debitore proponente deve riconoscere espressamente, con dichiarazione sottoscritta all’interno del piano proposto, la fondatezza e attualità del credito previdenziale, rinunciando pure espressamente, se del caso, a tutte le eccezioni aventi rilevanza sulla esistenza e azionabilità dello stesso.

Devono, infine, risultare la regolarità e la correntezza dei pagamenti alle scadenze successive alla data di presentazione della proposta; l’irregolarità e/o omissione, anche relativa ad una sola delle scadenze previste, comporta inevitabilmente il mancato accoglimento della proposta stessa.

L’art. 4, comma 2, del D.M. sancisce la revoca dell’accordo sui crediti previdenziali in conseguenza del mancato rispetto degli obblighi con esso assunti. La sanzione consegue al mancato o inesatto pagamento delle somme stabilite nell’accordo, nel caso siano stati previsti pagamenti parziali, ovvero, in ipotesi di rateazione, al mancato rispetto, anche per una sola scadenza, del piano rateale approvato.

La revoca degli accordi sui crediti, in sede di esecuzione del concordato preventivo dopo l’omologazione del Tribunale, interviene, ai sensi dell’art. 186 L.F., a seguito di risoluzione per inadempimento, o, a seguito di risoluzione e annullamento del concordato fallimentare, ai sensi degli artt. 137 e 138 L.F..

2.2.4 Procedura

La procedura relativa alla transazione fiscale, di cui all’art. 182-ter della L.F., è ora dettagliatamente disciplinata dalle disposizioni contenute nel D.M. 4 agosto 2009 per quanto riguarda i crediti previdenziali.

Ai sensi dell’art. 2 del D.M. la proposta di accordo deve essere accompagnata dalla seguente documentazione, prevista dall’art. 161, 2° e 3° comma, della legge fallimentare:

a) una relazione aggiornata, alla data di presentazione della proposta, della situazione patrimoniale, economica e finanziaria dell’impresa;

b) stato analitico ed estimativo delle attività e l’elenco nominativo dei creditori con l’indicazione dei rispettivi crediti e delle cause di prelazione;

c) elenco dei titolari dei diritti reali o personali su beni di proprietà o in possesso del debitore;

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d) valore dei beni e creditori particolari degli eventuali soci illimitatamente responsabili, nelle sole ipotesi di società di persone;

e) relazione di un professionista, in possesso dei requisiti di cui all’art. 67, 3° comma, lettera d), che accerti della situazione aziendale rappresentata e la fattibilità del piano complessivo aziendale.

Si verifica, con grande frequenza, che il debitore abbia contestualmente sia debiti iscritti a ruolo che debiti non ancora iscritti a ruolo e che i debiti abbiano diversa natura, riguardino cioè sia tributi, sia contributi previdenziali, sia premi assicurativi, e relativi accessori, coinvolgendo l’accordo diverse amministrazioni.

Nell’ipotesi in cui l’accordo sui crediti previdenziali sia proposto in sede di concordato preventivo, la procedura prevede che il debitore, contestualmente al deposito della domanda di ammissione al concordato preventivo presso il Tribunale del luogo in cui l’impresa ha la sede principale, presenti una copia della domanda all’Agente della riscossione e agli Enti previdenziali interessati; mentre, nell’ipotesi in cui la proposta di accordo venga effettuata in sede di trattative per l’accordo di ristrutturazione, in orso di fallimento, il debitore deve presentare la domanda all’Agente della riscossione e agli Enti previdenziali interessati.

La proposta di accordo deve essere presentata dal debitore all’Agente della riscossione e alla Sede Inail competente per territorio, ai sensi dell’art. 10. comma 3, delle vigenti

“Modalità di applicazione delle tariffe dei premi e per il pagamento dei premi assicurativi”.

La proposta si considera validamente presentata alla Sede Inail, anche se viene trasmessa per il tramite dell’Agenzia della riscossione; in tale ipotesi, ai fini della decorrenza del termine di cui all’art. 182-ter, 6° comma, fa fede la data di effettiva conoscenza da parte dell’Inail. Si rammenta, inoltre, che, qualora la proposta sia presentata a Sede diversa da quella competente in base al codice ditta, la documentazione sarà immediatamente inoltrata alla Sede competente.

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2.3 La sicurezza degli operatori della mobilità stradale

2.3.1 Patologie correlate agli operatori del settore autotrasporti

Quando si parla di sicurezza nel mondo dell’autotrasporto, la mente corre immediatamente a quella stradale, alla prevenzione degli incidenti, trascurando in tal modo quegli infortuni che, con frequenza e gravità, costellano la vita lavorativa di autisti e autotrasportatori.

È opportuno considerare anche i danni alla salute causati da fattori di rischio che, se non adeguatamente valutati, minano in maniera lenta e subdola l’integrità psico-fisica dei lavoratori, con una ricaduta non secondaria sulla spesa sociale.

Le malattie professionali nel settore trasporti rappresentano il 5% delle malattie denunciate sul territorio regionale (Grafico n. 1).

Grafico n.1 – Malattie professionali nei settori lavorativi

Se focalizziamo la nostra attenzione sulla mansione di autista e di autotrasportatore, il 60% delle malattie sofferte riguarda l’apparato osteoarticolare (Grafico n. 2).

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Grafico n.2 – Malattie professionali autotrasportatori 2008-2009

La guida di automezzi è riconosciuta infatti come una delle cause di insorgenza e di precoce manifestazione di patologie muscolo scheletriche, soprattutto a carico della colonna vertebrale a livello lombare (Grafico n. 3).

Grafico n. 3 - Malattie muscolo scheletriche

Alla determinazione del danno concorrono la postura obbligata, le vibrazioni diffuse al corpo intero e i microtraumi ripetuti.

2.3.2 La valutazione del rischio per la riduzione del fenomeno tecnopatico

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luogo di lavoro soggetto alla valutazione dei rischi tra i quali, anche, quelli correlati all’esposizione ad agenti fisici quali vibrazioni correlabili con lo sviluppo di patologie muscolo-scheletriche.

Il DLgs 81/2008, al Titolo VIII, capo I e al capo III disciplina l’obbligo del DL alla valutazione del rischio connesso alla esposizione a vibrazioni.

Rispetto al precedente DLgs 187/2005, il limite di azione giornaliero rimane inalterato mentre viene ridotto il limite di esposizione fissato in 1.0 m/s2; la novità è l’introduzione del valore limite di esposizione giornaliero per periodi brevi fissato in 1,5 m/s2.

Sulla definizione di “periodo breve”, mancano al momento delle chiare disposizioni normative che consentano di stabilire esattamente la durata di tale intervallo temporale.

A riguardo si è espresso il Coordinamento Tecnico per la sicurezza nei luoghi di lavoro delle Regioni e delle Province autonome che nel documento: “Coordinamento Tecnico per la sicurezza nei luoghi di lavoro delle Regioni e delle Province autonome.

Decreto Legislativo 81/2008, Titolo VIII, Capo I, II, III e IV sulla prevenzione e protezione dai rischi dovuti all’esposizione ad agenti fisici nei luoghi di lavoro.

Indicazioni operative” definisce “periodo breve” il valore di aw che corrisponda al minimo tempo di acquisizione statisticamente significativa delle grandezze in indagine. Con la strumentazione attualmente disponibile tali tempi corrispondono ad almeno 1 minuto per HAV ed almeno 3 minuti per WBV.”

Tale definizione considera aspetti puramente tecnico-strumentali superabili, comunque, dall’utilizzo di apparecchiature dotate di software più evoluti e non gli effetti patologici, a carico del rachide, provocati da esposizioni superiori ad 1,5 m/s2 per determinati periodi di tempo.

Stabilita l’obbligatorietà della valutazione del rischio e fissati valori limite di riferimento, il Decreto citato introduce alcune semplificazioni al fine di facilitare l’applicazione del Titolo VIII, Capo III:

“Il livello di esposizione alle vibrazioni meccaniche può essere valutato mediante l'osservazione delle condizioni di lavoro specifiche e il riferimento ad appropriate informazioni sulla probabile entità delle vibrazioni per le attrezzature o i tipi di attrezzature nelle particolari condizioni di uso reperibili presso banche dati dell'ISPESL o delle regioni o, in loro assenza, dalle informazioni fornite in materia dal costruttore delle attrezzature”

(DLgs 81/2008 art. 202).

Tali procedure semplificate trovano riscontro con quanto previsto dalla nuova direttiva 2006/42/CE recepita con il DLgs. 27/01/2010, che obbliga il costruttore dell’attrezzatura a riportare sia il livello di rumore prodotto sia il livello di accelerazione trasmesso al sistema mano-braccio o al corpo-intero indicando l’effettivo valore qualora questi superi quello limite di riferimento.

La stessa direttiva, però, esclude dal campo di applicazione:

• i trattori agricoli e forestali;

• i veicoli a motore e i loro rimorchi.

Si comprende bene come tale esclusione, qualora queste informazioni non siano reperibili presso la banca dati ISPESL (INAIL), rende impossibile, in assenza di rilevazioni strumentali, una preventiva valutazione del rischio che sia rappresentativa della situazione espositiva dei lavoratori, al fine di poter individuare idonee misure di prevenzione.

Anche i relativi libretti di circolazione e/o fascicoli di omologazione dei mezzi sono carenti di elementi tecnici dai quali poter rilevare l’intensità degli agenti di rischio fisico nelle varie condizioni operative.

Non si esclude che, per gli autoveicoli, esiste un’intensa attività progettuale e di collaudo

(32)

massimo confort di viaggio. Tali informazioni sono sicuramente in possesso del costruttore del mezzo ma la loro fruizione in sede di valutazione del rischio potrebbe risultare alquanto complessa.

Ciò comporta ricadute negative anche in sede di richiesta di riconoscimento di tecnopatie, poiché dai libretti di circolazione dei mezzi adoperati ed allegati agli atti di pratica, non risulta possibile ricavare alcuna informazione sui valori di esposizione agli agenti fisici indagati.

L’esperienza maturata dalla ConTARP consente di poter affermare una trasversalità delle richieste di riconoscimento della tecnopatia in relazione all’utilizzo di mezzi di trasporto; le indagini strumentali condotte da questa Consulenza a seguito di denuncia di malattia professionale sono state effettuate su conducenti di autobus di linee urbane, extraurbana, carrellisti, conducenti di pale gommate, trattoristi, addetti al trasporto scolastico, agenti di commercio.

In tutti questi casi, infatti, la mancanza di informazioni presenti nelle banche dati dell’Istituto, nei manuali di uso e manutenzione, nei libretti di circolazione ha comportato la necessità di effettuare indagini strumentali per la valutazione delle relative condizioni di rischio.

Generalmente, dalle rilevazioni strumentali emerge un superamento dei limiti di esposizione a vibrazioni e questo prevalentemente a carico dei conducenti di macchine agricole; mentre, nel caso dei conducenti di autobus per il trasporto passeggeri, il rischio è riferibile ad un livello “border-line”.

La necessità di effettuare le rilevazioni strumentali al fine di valutare il livello di vibrazioni a cui erano esposti i lavoratori richiedenti prestazioni, ha permesso comunque di raccogliere dettagliate informazioni sui cicli di lavorazione e di rilevare ulteriori criticità, in termini di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, consentendo così, non solo di raccogliere utili informazioni per la valutazione del rischio associato a specifiche attività agricole, ma anche di effettuare attività di consulenza “in campo”, in materia di prevenzione e protezione sui luoghi di lavoro.

L’incidenza delle patologie a carico del sistema osteoarticolare, correlabili principalmente ad esposizione a livelli di accelerazione superiori ai valori limite di esposizione e/o a quelli di azione, possono essere ridotte partendo da una corretta valutazione del rischio in grado di far intraprendere una specifica sorveglianza sanitaria.

L’approccio valutativo potrebbe partire da un’analisi preliminare basata sulla raccolta di informazioni fornite dai costruttori delle macchine immesse sul mercato; nella fattispecie, non sussistendo l’obbligo da parte dei costruttori degli autoveicoli e di macchine agricole di fornire il valore delle vibrazioni trasmesse dagli stessi, gli elementi informativi per la valutazione del rischio potrebbero essere reperibili presso le banche dati dell’INAIL (ex ISPESL) o delle Regioni.

Le informazioni fruibili da queste banche dati presentano alcune criticità, non imputabili alla qualità delle stesse, ma intrinseche alle rilevazioni strumentali, come, nel caso dei rilievi su macchine agricole, la differente tipologia dei terreni presenti in tutto il territorio nazionale, nonché la diversità dei mezzi immessi sul mercato..

In queste situazioni di carenza di informazioni, un primo approccio sarebbe quello dell’utilizzo delle rilevazioni strumentali che sono sicuramente più attendibili rispetto ad altre tipologie valutative. Tale tipologia di misurazione richiede l’utilizzo di strumentazione specifica e di metodologie appropriate e, come disciplinato dal DLgs 81/2008, art. 181 c.2,

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