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Regione Autonoma Valle d Aosta Comune di Nus

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Academic year: 2022

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Comune di Nus

PROGETTO

REALIZZAZIONE DI NUOVO CENTRO DI RECUPERO DI TERRE E ROCCE DA SCAVO IN LOCALITÀ LA PLANTAZ

NEL COMUNE DI NUS

Elaborato:

STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE INTEGRAZIONI

Dott. Geol. Roby Vuillermoz Via Charrey, 6

11100 Aosta

Committente:

Baravex Lino Augusto & C. s.a.s.

Fraz. Baravex, 9 11020 NUS (AO)

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SOMMARIO

1. PREMESSA ... 3

2. STRUTTURA PATRIMONIO ARCHEOLOGICO ... 4

3. DIPARTIMENTO PROGRAMMAZIONE, DIFESA DEL SUOLO E RISORSE IDRICHE ... 4

3.1. scogliera di contenimento in pietrame ... 5

3.2. sezioni di progetto con evidenziata la quota di piena duecentennale rispetto al piano campagna dell’impianto e al terrapieno in progetto ... 6

3.3. valutazione del geologo che dimostri come la costruzione del terrapieno in sinistra orografica non vada a aggravare le condizioni di pericolosità rispetto ad una potenziale esondazione in destra orografica ... 11

3.4. planimetria di progetto: opere di protezione ... 12

3.5. planimetria di progetto con l’indicazione della distanza dell’impianto in progetto dalla sponda del fiume Dora Baltea... 14

4. STRUTTURA AREE PROTETTE ... 15

4.1. Informazioni più dettagliate sulle modalità e luoghi di smaltimento delle acque reflue 16 4.2. Valutazione del grado di interferenza del rumore sulle specie ornitiche segnalate nella riserva integrale con particolare attenzione a quelle in Allegato I della Direttiva 2009/147/CE (es. Tarabusino, Martin pescatore, Airone rosso, Garzetta) o di particolare interesse conservazionistico (es. Cannaiola, Tuffetto, Marzaiola) ... 16

5. ARPA VALLE D’AOSTA ... 17

5.1. emissioni diffuse di polveri ... 18

5.2. Inquinamento acustico ... 18

5.3. Controlli puntuali e periodici dei mezzi di movimentazione inerti per evitare immissioni accidentali di inquinanti (idrocarburi) all’interno dei corpi idrici ... 18

5.4. vegetazione perifluviale esistente e fascia boscata ... 18

5.5. miscele bituminose contenenti sostanze inquinanti ... 18

5.6. monitoraggio periodico sul pozzo di proprietà Valeco ... 19

6. STRUTTURA ATTIVITÀ ESTRATTIVE, RIFIUTI E TUTELA DELLE ACQUE 19 7. ASSOCIAZIONE LEGAMBIENTE VALLE D’AOSTA ... 20

8. STRUTTURA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ... 23

9. STRUTTURA PATRIMONIO PAESAGGISTICO E ARCHITETTONICO ... 24

10. ALLEGATI ... 25

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1. PREMESSA

Il giorno 6 febbraio 2017 il Sig. Baravex Lino Augusto di Nus ha presentato alla Struttura valutazione ambientale e tutela qualità dell’aria, dell’Assessorato Territorio e Ambiente, l’istanza, con relativa documentazione progettuale allegata, per l’attivazione della procedura di valutazione dell’impatto ambientale del progetto in esame.

Nell’ambito della procedura istruttoria, per l’acquisizione delle determinazioni dei soggetti competenti in materia territoriale e ambientale ai sensi dell’articolo 22 della LR 12/2009, si è riunita il giorno 31 maggio 2017 alle ore 09,00 presso la sala riunioni del Dipartimento ambiente la Conferenza dei Servizi, a tal fine convocata. Le integrazioni riportate nel seguente documento rispondono a quanto emerso in sede di Conferenza dei Servizi.

Anche il seguente lavoro è stato condotto con metodo interdisciplinare dai seguenti esperti:

• Studio di Ingegneria Trasino: progettazione;

• dr. geol. Roby Vuillermoz: aspetti normativi e paesaggistici, aspetti geologici ed idrogeologici ed analisi degli impatti;

• dott. for. Grato Chatrian: relazione di incidenza, aspetti paesaggistici, vegetazionali, faunistici;

• geom. Stefano De Lio: aspetti acustici.

Alla presente si allega una copia del progetto revisionato nel quale sono presenti tutti gli elaborati richiesti dalla normativa vigente.

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2. STRUTTURA PATRIMONIO ARCHEOLOGICO

Con nota acquisita agli atti in data 28 marzo 2017, la Struttura patrimonio archeologico ha comunicato quanto segue: “in virtù della tipologia delle opere, nonché della loro localizzazione in fascia perifluviale, non si sollevano obiezioni in merito al progetto proposto. Le opere previste sono compatibili con le esigenze di tutela archeologica.”

Non sono pertanto necessarie integrazioni.

3. DIPARTIMENTO PROGRAMMAZIONE, DIFESA DEL SUOLO E RISORSE IDRICHE

Con nota acquisita agli atti in data 28 marzo 2017, il Dipartimento programmazione, difesa del suolo e risorse idriche ha comunicato quanto segue:

“L’area oggetto di intervento risulta interessata dai seguenti vincoli:

- fascia F3, bassa pericolosità della cartografia dei terreni sedi di frane di cui all’art. 35 della l.r. 11/1998;

- fascia B, media pericolosità della cartografia dei terreni a rischio inondazione di cui all’art. 36 della l.r. 11/1998;

- fascia di rispetto del fiume Dora Baltea, di cui all’art. 41 della l.r. 11/1998.

In base alla vigente disciplina d’uso, stabilita dalla deliberazione della Giunta regionale n. 2939/2008, nelle aree caratterizzate dai predetti vincoli è ammessa la realizzazione di infrastrutture connesse con l’attività estrattiva, la realizzazione di impianti per la lavorazione del materiale derivante da attività estrattiva e la realizzazione di depositi temporanei di materiali inerti, previa la redazione di un apposito studio sulla compatibilità dell’intervento con lo stato di dissesto presente in loco.

Al progetto dei lavori è stato allegato tale studio di compatibilità a firma del geol. Roby Vuillermoz nel quale si accenna alla realizzazione di un terrapieno, necessario alla protezione dell’impianto che si intende realizzare, poiché questo si colloca ad una quota inferiore rispetto a quella di una piena con tempo di ritorno pari a 200 anni. Non si trova tuttavia sulla planimetria di progetto traccia di tale terrapieno e non risulta chiaro se questo sia invece rappresentato sulla tavola che riporta le sezioni e venga indicato come

“scogliera”. Al fine di una valutazione completa e esauriente del progetto, si chiede di integrare la documentazione progettuale con:

- un chiarimento relativo alla necessità di realizzare la scogliera di contenimento in pietrame (prevista lungo i confini ovest ed est) e all’omessa rappresentazione del terrapieno (che andrebbe verosimilmente realizzato sul lato sud);

- una tavola progettuale che rappresenti le sezioni di progetto con evidenziata la quota di piena duecentennale rispetto al piano campagna dell’impianto e al terrapieno in progetto;

- una valutazione del geologo che dimostri come la costruzione del terrapieno in sinistra orografica non vada a aggravare le condizioni di pericolosità rispetto ad una potenziale esondazione in destra orografica;

- la rappresentazione sulla planimetria di progetto delle opere di protezione (scogliera e/o terrapieno);

- l’indicazione, sulla planimetria di progetto, della distanza dell’impianto in progetto dalla sponda del fiume Dora Baltea. Si ricorda che lo scrivente Dipartimento non

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autorizzerà alcun intervento (se non, eventualmente, quelli di protezione) ad una distanza inferiore a 30 m dalle rive del fiume.”

3.1. SCOGLIERA DI CONTENIMENTO IN PIETRAME

Dovendo realizzare un terrapieno per raggiungere una quota superiore a quella attesa per la piena duecentennale di riferimento lungo la Dora Baltea, si è reso necessario prevedere la realizzazione di una scogliera di contenimento lungo tutto lo sviluppo del terrapieno stesso. La scogliera, di cui si riporta un dettaglio, verrà realizzata in pietrame e malta con scarpa del 20% e avrà altezza variabile a seconda della morfologia esistente, fino ad un massimo di 1,5 m dal piano di campagna. In testa alla scogliera verrà posata la recinzione metallica di delimitazione. Nel progetto allegato alla presente relazione integrativa, a firma dell’ing. Corrado Trasino, sono stati riportati i limiti delle scogliere, le altezze e la superficie del terrapieno.

Dettaglio costruttivo scogliera

Dettaglio costruttivo del terrapieno sul quale verrà posizionato il materiale in cumuli

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3.2. SEZIONI DI PROGETTO CON EVIDENZIATA LA QUOTA DI PIENA DUECENTENNALE RISPETTO AL PIANO CAMPAGNA DELL’IMPIANTO E AL TERRAPIENO IN PROGETTO

Di seguito si riportano, fuori scala, le sezioni di progetto con evidenziata la quota di piena duecentennale (528.10 m s.l.m.) rispetto al piano campagna dell’impianto e al terrapieno in progetto (528.20 m s.l.m.).

Con i cerchi in rosso viene evidenziata la scogliera di contenimento.

A seguito di colloqui con i funzionari del dipartimento è stato eseguito un rilievo topografico di dettaglio atto a dimostrare il raggiungimento della quota di riferimento partendo dalle monografie del PSFF. Il rilievo è stato eseguito l’8 settembre 2017.

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Come stazione di riferimento si è preso il caposaldo DBTS99A posto sul cavalcaferrovia della vecchia Strada Statale 26.

Il chiodo, posizionato nel 2001 in sede di rilievo PSFF sul ciglio destro dir. To, non è stato ritrovato in quanto il piano stradale è stato riasfaltato. Dovendo inoltre traguardare il settore oggetto di intervento, ed essendo il punto del rilievo PSFF attualmente totalmente nascosto dalle piante, ci si è spostati sul piano stradale di circa 20 metri, tenuto conto del fatto che in tale settore il piano stradale è pressoché pianeggiante e quindi la quota di 544,9 m s.m. può essere considerata valida per entrambi i punti.

Da tale stazione, posizionata quindi alla quota assoluta di 544,9 m s.m., sono stati battuti dei punti nel settore oggetto di intervento in modo tale da poter calcolare con precisione la quota del piano di lavoro finale del centro di recupero. In base al rilievo si è rilevato che attualmente il settore è posto ad una quota di 527,2 m s.m. (quota della lama d’acqua della piena duecentennale della Dora Baltea calcolata nella relazione geologica) ovvero -17,7 m del caposaldo (punti 101 e 102): come indicato, il terrapieno dovrà essere ancora rialzato di circa 1 m rispetto alla situazione attuale.

Di seguito si riporta il rilievo topografico di dettaglio montato su ortofoto e il libretto di campagna con le misure topografiche.

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Rilievo topografico di dettaglio con i punti rilevati e la stazione di base (punto 100)

Rilievo topografico di dettaglio: libretto delle misure di campagna. I punti relativi ai tralicci ed ai fabbricati sono stati realizzati per posizionare planimetricamente il rilievo, per cui le quote non

rappresentano il punto sul piano di campagna

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Punti 101 e 102 di rilievo. Tali settori presentano un parziale riempimento legato alla realizzazione del deposito temporaneo di pietrame della cava della ditta Baravex, opera già autorizzata

La situazione rilevata trova assoluto riscontro rispetto a quanto calcolato nella relazione geologica. Nel documento già presentato la quota del pelo d’acqua alle varie sezioni è stata interpolata in modo tale da ottenere un piano inclinato corrispondente topograficamente al livello della piena duecentennale. Dal modello solido si è infine calcolato il dislivello esistente tra la superficie topografica ed il piano della piena duecentennale ottenuto.

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altezza, in centimetri, della lama d’acqua della piena duecentennale rispetto al piano di campagna

L’analisi della piena duecentennale ha quindi mostrato che nel settore oggetto d’intervento le acque raggiungono l’areale con altezze massime del pelo libero pari a circa 0.5/1.5 metri e che la strada di accesso viene interessata solamente nel settore più prossimo all’ingresso al centro di recupero con un’altezza massima di 50 cm. La simulazione ha considerato come base il DTM regionale che non tiene conto dei riempimenti eseguiti in questo periodo per la realizzazione del deposito temporaneo di pietrame della cava della ditta Baravex, opera già autorizzata.

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Per il tracciamento in fase esecutiva si andrà comunque a rapportarsi puntualmente rispetto al caposaldo DBTS99A del PSFF.

3.3. VALUTAZIONE DEL GEOLOGO CHE DIMOSTRI COME LA COSTRUZIONE DEL TERRAPIENO IN SINISTRA OROGRAFICA NON VADA A AGGRAVARE LE CONDIZIONI DI PERICOLOSITÀ RISPETTO AD UNA POTENZIALE ESONDAZIONE IN DESTRA OROGRAFICA

La costruzione del terrapieno sull’intera area ove insisterà il nuovo centro di recupero non andrà in alcun modo ad influenzare le dinamiche di deflusso dell’eventuale esondazione in destra orografica in quanto non si andrà assolutamente a modificare l’argine esistente in sinistra. Infatti la testa di tale argine attualmente risulta avere una quota di 529 m s.l.m., superiore dunque a quella del terrapieno in progetto (528.20 m s.l.m.). Le eventuali acque di esondazione, qualora dovessero provenire da sezioni poste più a monte del sito in oggetto, con la realizzazione del terrapieno sarebbero contenute dallo stesso e fatte defluire nelle parti più depresse.

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-

3.4. PLANIMETRIA DI PROGETTO: OPERE DI PROTEZIONE

Di seguito si riporta la planimetria di progetto, integrata con l’evidenziazione dell’area su cui si svilupperà il terrapieno.

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Planimetria con l’indicazione del terrapieno evidenziata con campitura a linee diagonali in rosso: lungo il lato ovest e sud la posizione della scogliera di contenimento del terrapieno coincide con la quinta

alberata

Per maggiori dettagli si rimanda allo specifico elaborato integrativo di progetto allegato alla presente relazione.

3.5. PLANIMETRIA DI PROGETTO CON L’INDICAZIONE DELLA DISTANZA DELL’IMPIANTO IN PROGETTO DALLA SPONDA DEL FIUME DORA BALTEA.

Di seguito si riporta, fuori scala, la planimetria di progetto con l’indicazione della distanza del terrapieno e del nuovo centro di recupero dalla sponda della Dora Baltea.

Sezione con l’indicazione della distanza del terrapieno e del nuovo centro di recupero dalla sponda della Dora Baltea

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Planimetria con l’indicazione della distanza del nuovo centro di recupero dalla sponda della Dora Baltea (57,5 metri)

Per maggiori dettagli si rimanda allo specifico elaborato integrativo di progetto allegato alla presente relazione.

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“vista la relazione di incidenza si ritiene necessario approfondire alcuni aspetti a completamento delle informazioni fornite. In particolare si chiede:

- informazioni più dettagliate sulle modalità e luoghi di smaltimento delle acque reflue (tutte le acque reflue vengono raccolte e smaltite da ditte specializzate oppure una parte viene convogliata in Dora?). Si ricorda che nel tratto di Dora Baltea prospicente al nuovo centro di recupero terre e rocce è segnalata la presenza di Salmo trutta marmoratus, in Allegato II della Direttiva 92/43/CE;

- valutazione del grado di interferenza del rumore sulle specie ornitiche segnalate nella riserva integrale con particolare attenzione a quelle in Allegato I della Direttiva 2009/147/CE (es. Tarabusino, Martin pescatore, Airone rosso, Garzetta) o di particolare interesse conservazionistico (es. Cannaiola, Tuffetto, Marzaiola). Tale valutazione dovrà considerare il livello complessivo del rumore generato dall’impianto in esercizio (mezzi, frantoio, vaglio, impianto di betonaggio), le modalità di emissione (rumore di intensità costante nel tempo, individuazione di eventuali picchi per emissione discontinua e improvvisa, ecc), se e come tale rumore può interferire con la biologia/ecologia delle specie. A tale proposito si ricorda che la letteratura di settore individua tra gli effetti indotti dal rumore cambiamenti comportamentali (allontanamento dal territorio), mascheramento dei segnali di riconoscimento e comunicazione intra e interspecifici, alterazione nel rilevamento di suoni di predatori e/o delle prede, variazioni della sensibilità dell'udito, aumento dello stress, ecc.”

4.1. INFORMAZIONI PIÙ DETTAGLIATE SULLE MODALITÀ E LUOGHI DI SMALTIMENTO DELLE ACQUE REFLUE

Come già indicato nella relazione di VIA la struttura non prevede alcuno scarico nel terreno e nella Dora Baltea: il settore impermeabilizzato, sede di deposito delle miscele bituminose e del fresato d’asfalto, sarà dotato di un sistema di raccolta delle acque superficiali che colletterà le stesse in un contenitore interrato in materiale plastico posto nei pressi del prefabbricato uso ufficio. Questo verrà regolarmente svuotato da ditte specializzate e le acque saranno smaltite presso centri autorizzati. Per quanto riguarda invece i servizi igienici, gli stessi sono presenti all’interno del capannone posto nelle immediate vicinanze del centro in fase di acquisto da parte dei richiedenti. Nel caso in cui l’acquisto non si concretizzasse verrà posto un servizio chimico mobile con asportazione dei reflui.

4.2. VALUTAZIONE DEL GRADO DI INTERFERENZA DEL RUMORE SULLE SPECIE ORNITICHE SEGNALATE NELLA RISERVA INTEGRALE CON PARTICOLARE ATTENZIONE A QUELLE IN ALLEGATO I DELLA DIRETTIVA 2009/147/CE (ES. TARABUSINO, MARTIN PESCATORE, AIRONE ROSSO, GARZETTA) O DI PARTICOLARE INTERESSE CONSERVAZIONISTICO (ES. CANNAIOLA, TUFFETTO, MARZAIOLA)

Per quanto riguarda l’interferenza del rumore sulle specie ornitiche segnalate nella riserva integrale con particolare attenzione a quelle in Allegato I della Direttiva 2009/147/CE (es.

Tarabusino, Martin pescatore, Airone rosso, Garzetta) o di particolare interesse conservazionistico (es. Cannaiola, Tuffetto, Marzaiola) si rimanda alle relazioni di incidenza e di impatto acustico che sono state approfondite ed integrate (allegate alla presente).

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5. ARPA VALLE D’AOSTA

Con nota acquisita agli atti in data 10 maggio 2017, l’ARPA Valle d’Aosta, oltre a rammentare il rispetto della normativa di settore in materia di fasce di rispetto dagli elettrodotti e di gestione dei rifiuti, ha comunicato inoltre le seguenti osservazioni in merito a vari aspetti ambientali (riportate nel dettaglio nel parere):

- le emissioni diffuse di polveri dovranno essere contenute nel maggior modo possibile adottando, ad integrazione degli interventi di mitigazione riportati nel SIA, le prescrizioni riportate nell’Allegato V alla parte quinta del D.lgs 152/06. Il parere positivo relativo alle emissioni in aria è strettamente vincolato all’impiego della macchina destinata alla frantumazione e selezione di materiale (modello Centauro 100/32, della ditta CAMS) indicata dal proponente e dal rispetto delle opere di mitigazione alle emissioni in atmosfera sopra richiamate.

- la conformità del progetto ai valori limite previsti dalla normativa vigente sull’inquinamento acustico va valutata in riferimento alla rumorosità immessa nell’ambiente esterno e a quella immessa all’interno di ambienti abitativi. Dopo l’analisi della documentazione si chiedono le seguenti integrazioni:

- Utilizzando i livelli dei macchinari riportati nella relazione e propagandoli verso il primo ricettore, il rumore risulterebbe molto più alto rispetto a quello indicato. Si chiede, pertanto, che la previsione dei livelli presso i ricettori derivino da calcoli che utilizzano i livelli di pressione sonora dei mezzi che verranno utilizzati e non da rilievi fatti in altri siti simili.

- per quanto riguarda il limite di emissione, questo deve essere calcolato sull’orario effettivo di lavorazione (considerando anche la pausa), tenendo conto dell’eventuale utilizzo contemporaneo dei diversi macchinari presso i vari ricettori;

Alla luce delle considerazioni sopra esposte, questa Agenzia, per l’espressione del parere di competenza e vincolante ai sensi della LR 20/2009, chiede che vengano fornite le integrazioni sopra riportate.

- considerato che il progetto interessa un‘area limitrofa alla Dora Baltea con circolazione idrica sotterranea poco profonda per presenza di formazioni alluvionali, in fase di cantiere e in fase di esercizio dell’impianto, si richiede vengano effettuati controlli puntuali e periodici dei mezzi di movimentazione inerti per evitare immissioni accidentali di inquinanti (idrocarburi) all’interno dei corpi idrici. La regolare effettuazione dei controlli suddetti dovrà essere verificabile mediante la consultazione dei registri di manutenzione dei mezzi e nel Piano di Sicurezza Interna del cantiere;

- i lavori previsti non dovranno danneggiare la vegetazione perifluviale esistente e devono lasciare inalterata la fascia boscata (dove questa è ancora presente) al fine di non peggiorare il livello di qualità ambientale dei corpi idrici interessati. Nel caso in cui l’esecuzione delle opere comporti un danneggiamento della fascia perifluviale, si richiede vengano realizzati interventi di riqualificazione utilizzando specie riparie igrofile per incrementare la funzionalità ecologica del corso d’acqua.

- l’impianto può trattare anche miscele bituminose contenenti sostanze inquinanti (es. IPA,

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convogliate dovranno essere gestite come rifiuto o scaricate in corpo idrico previo trattamento e specifica autorizzazione.

- si richiede venga eseguito in fase di esercizio un monitoraggio periodico (es. cadenza quadrimestrale) sul pozzo di proprietà Valeco ubicato immediatamente a valle del Centro, avente per oggetto la ricerca di metalli (As, Ni, Mn, Cr tot, Cr VI, Cd e Cu), idrocarburi totali e solventi clorurati. Si richiede, inoltre, che venga effettuato, sempre presso lo stesso pozzo, un prelievo con successiva analisi di “di bianco ambientale” sugli stessi parametri sopra esposti prima dell’inizio delle attività del Centro di recupero di terre e rocce da scavo.”

5.1. EMISSIONI DIFFUSE DI POLVERI

Nella relazione di VIA sono riportate tutte le caratteristiche della macchina utilizzata (modello Centauro 100/32 della ditta CAMS) nonché le prescrizioni che verranno adottate.

Come richiesto da ARPA verranno adottati anche tutti i valori di emissione e le prescrizioni riportati nell’Allegato V alla parte quinta del D.lgs 152/06.

5.2. INQUINAMENTO ACUSTICO

Per quanto riguarda l’inquinamento acustico si rimanda alle relazioni di incidenza e di impatto acustico che sono state approfondite ed integrate (allegate alla presente).

5.3. CONTROLLI PUNTUALI E PERIODICI DEI MEZZI DI MOVIMENTAZIONE INERTI PER EVITARE IMMISSIONI ACCIDENTALI DI INQUINANTI (IDROCARBURI) ALL’INTERNO DEI CORPI IDRICI

In fase di cantiere e in fase di esercizio dell’impianto verranno effettuati controlli puntuali e periodici dei mezzi di movimentazione inerti per evitare immissioni accidentali di inquinanti (idrocarburi) all’interno dei corpi idrici. Nel Piano di Sicurezza Interna del cantiere e nei registri di manutenzione dei mezzi verrà inserita una voce che andrà ad indicare la regolare effettuazione dei controlli.

5.4. VEGETAZIONE PERIFLUVIALE ESISTENTE E FASCIA BOSCATA I lavori previsti non andranno in alcun modo a danneggiare la vegetazione perifluviale esistente e lasceranno inalterata la fascia boscata al fine di non peggiorare il livello di qualità ambientale dei corpi idrici interessati. Il centro di recupero è posto infatto totalmente nel settore prativo posto a monte della fascia boscata e della vegetazione perifluviale presente sull’argine.

5.5. MISCELE BITUMINOSE CONTENENTI SOSTANZE INQUINANTI

Come già indicato nella relazione di VIA la struttura non prevede alcuno scarico nel terreno: il settore impermeabilizzato, sede di deposito delle miscele bituminose e del fresato d’asfalto sarà dotato di un sistema di raccolta delle acque superficiali che colletterà le stesse in un contenitore interrato in materiale plastico posto nei pressi del prefabbricato uso ufficio. Questo verrà regolarmente svuotato da ditte specializzate e le acque saranno

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smaltite presso centri autorizzati. Non si prevede pertanto nessuna autorizzazione per lo scarico in corpo idrico.

5.6. MONITORAGGIO PERIODICO SUL POZZO DI PROPRIETÀ VALECO In fase di esercizio verrà trovato un accordo con la società Valeco in modo tale da effettuare congiuntamente il monitoraggio periodico con cadenza quadrimestrale, così come richiesto. Si segnala infatti che sui terreni di proprietà della società Valeco viene svolta l’attività di recupero di materiali inerti e stoccaggio degli stessi.

6. STRUTTURA ATTIVITÀ ESTRATTIVE, RIFIUTI E TUTELA DELLE ACQUE

Con nota acquisita agli atti in data 31 maggio 2017, la Struttura attività estrattive, rifiuti e tutela delle acque ha comunicato quanto segue:

“il centro di cui trattasi dovrebbe insistere sui mappali n. 747, 768 e 769 del foglio n. 53, del Comune di Nus. Tali terreni sono classificati a rischio di inondazione – fascia B, e le particelle n. 747 e 769 sono destinate, ai sensi dell’art. 73 della l.r. 11/1998, all’uso agro- silvo-pastorale.

La disciplina d’uso dei terreni classificati a rischio di inondazione è regolata dalla legge regionale 6 aprile 1998, n. 11 e dalla deliberazione della Giunta regionale n. 2939 del 10 ottobre 2008 riguardante le disposizioni attuative della legge regionale 6 aprile 1998. In particolare la deliberazione n. 2939/2008, per quanto riguarda la disciplina d’uso delle zone ricadenti nella fascia B vieta, tra l’altro, al punto c) i mutamenti della destinazione d’uso.

Premesso quanto sopra, l’intervento proposto non risulta essere, per quanto di competenza della scrivente Struttura, compatibile con la destinazione d’uso prevista dalla normativa sopra richiamata. Considerato, inoltre, che il vincolo della destinazione d’uso è posto da una norma pianificatoria superiore non pare vi siano al momento i presupposti per applicare le disposizioni di cui all’art. 208, comma 6, della parte IV del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, che prevedono che l’approvazione del progetto costituisce, ove occorra, variante allo strumento urbanistico. Per quanto sopra esposto si esprime parere negativo alla realizzazione dell’impianto di cui trattasi.”

Come emerso nella Conferenza dei Servizi l’opera andrà ad ottenere la compatibilità rispetto ai vincoli esistenti e più precisamente rispetto agli ambiti per inondazione di cui all’art. 36 della L.R. 11/98. Infatti in base alla vigente disciplina d’uso, stabilita dalla deliberazione della Giunta regionale n. 2939/2008, nelle aree caratterizzate dai predetti vincoli è ammessa la realizzazione di infrastrutture connesse con l’attività estrattiva, la realizzazione di impianti per la lavorazione del materiale derivante da attività estrattiva e la realizzazione di depositi temporanei di materiali inerti, previa la redazione di un

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di settore, l’autorizzazione alla realizzazione dell’impianto costituisce, ove occorra, variante allo strumento urbanistico”.

7. ASSOCIAZIONE LEGAMBIENTE VALLE D’AOSTA

Nell’ambito dell’istruttoria, sono inoltre pervenute le osservazioni formulate da parte dell’Associazione Legambiente Valle d’Aosta (acquisite in data 8 maggio 2017) con le quali la suddetta Associazione, sottolineando varie criticità relative agli impatti potenziali dell’attività in esame, ha espresso le seguenti considerazioni:

Nel Rapporto Cave 2017 di Legambiente viene riportato il seguente titolo: “3 miliardi di euro di fatturato, 4.700 cave attive e 14mila abbandonate”

(https://www.legambiente.it/contenuti/comunicati/legambiente-presenta-rapporto-cave- 2017-3-miliardi-di-euro-di-fatturato-4700-ca).

In tale articolo si riporta che “la sfida dell’economia circolare riguarda anche il mondo delle attività estrattive, perché è possibile ridurre il prelievo di materiale e l’impatto delle cave nei confronti del paesaggio, dare una nuova vita ad una cava dismessa e percorrere la strada del riciclo degli aggregati”. L’economia circolare, rappresentata dai centri di recupero dei materiali inerti, con la rinascita di materiale una volta destinato alle discariche e ora finalmente recuperato e riutilizzato, è la sfida che l’Europa richiede.

Sempre nell’articolo si sottolinea infatti che “le Direttive europee prevedono che entro il 2020 il recupero dei materiali inerti dovrà raggiungere quota 70%”. La giusta conclusione dell’articolo riporta che “per Legambiente le tre scelte per rilanciare il settore sono: rafforzare tutela del territorio e legalità attraverso una Legge quadro nazionale, …, stabilire un canone minimo nazionale per le concessioni di Cava, …, ridurre il prelievo da cava attraverso il recupero degli inerti provenienti dall’edilizia, per andare nella direzione prevista dalle Direttive Europee e riuscire così ad aumentare il numero degli occupati e risparmiare la trasformazione di altri paesaggi”.

Il progetto prevede la realizzazione di un centro di recupero di materiali inerti in un terreno posto immediatamente a contatto con l’unica zona industriale definita dal PRG di Nus. La posizione dell’impianto è totalmente fuori dal SIC e il progetto ha cercato di tutelare in tutti i modi l’avifauna, così come riportato nel la relazione di incidenza (documento aggiornato ed integrato).

“Visti i rischi, non sufficientemente analizzati, che le lavorazioni previste dal progetto danneggino il sito protetto, si chiede che l’impianto e il centro di recupero terra e rocce non vengano realizzati in quel luogo. La relazione di valutazione di incidenza, limitandosi a dire che l’area prevista per l’impianto non rientra nel SIC, non analizza le conseguenze che le opere in progetto avranno sul SIC stesso che si trova a confine. Confine che contrariamente a quanto dichiarato non è rappresentato dal fiume ma che comprende invece tutta la sponda orografica sinistra e che, quindi, passa direttamente a ridosso degli impianti previsti. E sicuramente le polveri e il rumore che l’impianto svilupperà non si fermeranno in corrispondenza di tale confine. La possibilità che l’impatto degli impianti previsti danneggi il Sito protetto, inducendo l’avifauna, a cui il sito è desinato, ad allontanarsi è un’opzione che non è stata presa in considerazione.

Nella Relazione di incidenza si è erroneamente riportato che il confine del SIC era rappresentato dal fiume (planimetria sotto riportata): effettivamente l’area tutelata

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comprende la fascia boscata posta a ridosso dell’argine in sinistra orografica. Si tratta comunque di aree non interessate dal centro di recupero che è posto a oltre 50 m dall’argine e oltre 40 m dal confine del SIC. Come ben esplicitato nella relazione, per andare a ridurre al minimo le interferenze con il SIC stesso, le attività più impattanti (carico-scarico materiale, lavorazione con vagli e frantoio) sono state situate tutte nel settore settentrionale del lotto, proprio a ridosso dell’imponente rilevato della strada statale. A oltre 40 m dal confine del SIC si hanno pertanto solo i depositi di materiali recuperati posti in limitati cumuli con altezza massima di 3 metri.

Riteniamo che sia compito dell’amministrazione regionale il valutare l’opportunità di realizzare in tale luogo, a confine con un SIC, un impianto di lavorazione inerti. Facciamo presente che a poca distanza si situano la discarica inerti del bivio di Chetoz e la vicina discarica inerti posta tra il bivio e l’abitato di Chetoz, di cui di recente è stato chiesto l’ampliamento, aree che distano qualche centinaio di metri dall’impianto in questione.

Sono poi da tenere in considerazione gli altri più grandi impianti di lavorazione inerti presenti a Champagne (tra Nus e Chambave) e a Les Iles di Villefranche (tra Nus e Quart). Non è necessario che ogni Comune sia dotato di un impianto lavorazione inerti, soprattutto quando le località sono così vicine e il numero degli impianti già in funzione sono tanto numerosi lungo tutto il corso della Dora.

L’analisi costibenefici, che la relazione ambientale riconduce, peraltro in modo molto superficiale, alla sola presenta di questo singolo impianto, non può prescindere, per l’amministrazione regionale, da una valutazione sulle località e gli impianti già funzionanti, per analizzare quali di questi siano situati in aree di maggiore pregio ambientale e/o di vulnerabilità naturale.

Senza entrare nel merito dell’esatta ubicazione delle discariche sopra citate, la normativa

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essenzialmente lungo il fondovalle e compresi nelle aree industriali. Il centro di recupero, situato sui terreni di proprietà dei committenti, è posto infatti a ridosso della zona Da1, unica zona industriale del Comune di Nus.

Rileviamo che la relazione tecnica considera che “l’intervento si qualifica di interesse pubblico ai sensi dell’art. 208 comma 6 del Decreto Legislativo 3 aprile 2006 , n. 152 e s.m.i. - Norme in materia ambientale, l’opera, una volta approvata, risulterà coerente in quanto “l'approvazione sostituisce ad ogni effetto visti, pareri, autorizzazioni e concessioni di organi regionali, provinciali e comunali, costituisce, ove occorra, variante allo strumento urbanistico e comporta la dichiarazione di pubblica utilità, urgenza ed indifferibilità dei lavori”. Riteniamo che la qualifica di pubblica utilità debba essere prerogativa e responsabilità dell’amministrazione regionale.

In merito alla publica utilità dell’opera, vista l’importanza ambientale dell’opera il legislatore ha stabilito che, ai sensi dell’art. 208 comma 6 del Decreto Legislativo 3 aprile 2006 , n. 152:

6. Entro 30 giorni dal ricevimento delle conclusioni della Conferenza dei servizi, valutando le risultanze della stessa, la regione, in caso di valutazione positiva del progetto, autorizza la realizzazione e la gestione dell’impianto. L'approvazione sostituisce ad ogni effetto visti, pareri, autorizzazioni e concessioni di organi regionali, provinciali e comunali, costituisce, ove occorra, variante allo strumento urbanistico e comporta la dichiarazione di pubblica utilità, urgenza ed indifferibilità dei lavori.

Risulta pertanto implicito che l’approvazione dell’opera comporta la dichiarazione di pubblica utilità della stessa.

Qualora l’amministrazione ritenesse, in base ad altre considerazioni, di autorizzare comunque il progetto, ribadendo il nostro parere negativo, si forniscono le seguenti raccomandazioni:

- Arretrare la scogliera di contenimento e il rialzo di 50 cm., previsti a tutela dell’impianto dalle inondazioni, rispetto alla sponda del fiume (compensandolo eventualmente con uno sforamento dei confini verso ovest in prossimità della strada regionale), in modo da garantire una fascia arborata (da rinaturalizzare) ampia almeno dai 50 ai 150 metri, che accompagni tutta la sponda orografica sinistra della Dora compresa fra le due rotonde, fascia che dovrebbe essere garantita, per quanto possibile, anche in corrispondenza dell’edificio esistente;

- Rinaturalizzare tutta la sponda sinistra, per l’ampiezza della fascia suddetta, dalla rotonda di Chetoz a quella di Plantaz con le essenze arboree tipiche del sito naturalistico;

La sponda sinistra della Dora Baltea nel settore oggetto di intervento è caratterizzata da un argine in scogliera e da una fascia continua di vegetazione. Alle spalle della fascia alberata si ha una strada in parte sterrata utilizzata solamente dalle attività industriali presenti nella zona Da1. Il progetto prevede pertanto la messa in sicurezza dalle inondazioni come prescritto dal Dipartimento programmazione, difesa del suolo e risorse idriche (vd. Cap.3).

L’impianto prevede inoltre di circondare la zona di lavorazione, in corrispondenza della scogliera di contenimento suddetta, con una cinta arborea di sempreverdi di altezza adeguata a proteggere le aree esterne dai rumori e dalle polveri.

Per quanto riguarda la rinaturalizzazione di tutta la sponda sinistra, per l’ampiezza della fascia suddetta, dalla rotonda di Chetoz a quella di Plantaz con le essenze arboree tipiche

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del sito naturalistico, tale valutazione dovrà essere fatta in sede di pianificazione territoriale in quanto comprende terreni che non rientrano nella presente progettazione: si tratta infatti di terreni di altre proprietà con attività e destinazioni d’uso in atto differenti da quelle indicate da Legambiente per la modifica delle quali dovrà essere eventualmente presentato, a nostro parere, da tutti i soggetti le cui attività confinano con il SIC e non solo dal proponente del presente centro di recupero, un progetto a livello comunale o regionale.

- Circondare (come previsto da progetto) la zona di lavorazione, in corrispondenza della scogliera di contenimento suddetta, con una cinta arborea di sempreverdi di altezza adeguata a proteggere le aree esterne dai rumori e dalle polveri; cinta arborea da mantenere ben distinta e, possibilmente, lontana dalla fascia arborata richiesta per le sponde del fiume;

Come indicato, il progetto ha già previsto la realizzazione di una quinta alberata su tutto il perimetro del centro di recupero.

- Riportare l’area di deposito inerti retrostante l’edificio esistente ai confini del SIC che in questo punto si amplia rispetto alla fascia spondale; in alternativa compensare lo sforamento con una riduzione della parte terminale del deposito stesso che oggi arriva a lambire la zona dei ponti (ferroviario e stradale) sulla Dora;

Si ritiene che tale osservazione sia riferita all’altro impianto esistente ed autorizzato presente nella zona industriale Da1: il terreno oggetto d’intervento non lambisce infatti la zona dei ponti (ferroviario e stradale) sulla Dora.

- In generale e per quanto possibile delocalizzare e concentrare le lavorazioni attuali e quelle future ai confini della strada regionale e liberare la fascia fluviale rinaturalizzandola.”;

Come ben esplicitato nella relazione, per andare a ridurre al minimo le interferenze con il SIC stesso, le attività più impattanti (carico-scarico materiale, lavorazione con vagli e frantoio) sono state situate tutte nel settore settentrionale del lotto, proprio a ridosso dell’imponente rilevato della strada statale. A più di 40 m dal confine del SIC si avranno pertanto solo i depositi di materiali recuperati posti in limitati cumuli con altezza massima di 3 metri.

8. STRUTTURA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE

In sede di Conferenza dei Servizi la struttura Pianificazione Territoriale ha espresso le seguenti considerazioni.

In riferimento alle zone di PRG nelle quali si inseriscono le opere rileva che l’impianto di betonaggio indicato in progetto è previsto nella zona Da1 e pertanto risulta conforme alle destinazioni d’uso previste (attività industriali); per contro rileva come tale posizionamento del suddetto impianto non permette il rispetto dei 10 metri di distanza

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l’autorizzazione alla realizzazione dell’impianto costituisce, ove occorra, variante allo strumento urbanistico.

Infine, per quanto concerne la pista di accesso all’impianto di betonaggio, rileva che la medesima ricade parzialmente nella predetta zona Eg1, pertanto poiché la medesima è funzionale al suddetto impianto, deve ricadere interamente nella zona Da1; si suggeriscono a tale proposito le seguenti alternative:

- Spostare tutto il sedime della suddetta pista nella attuale zona Da1,

- Ampliare la zona Da1 con una variante non sostanziale al PRG, che può avvenire anche contestualmente al procedimento di autorizzazione unica, ma con procedimento separato, al fine di ricomprendere per intero la suddetta pista.

Richiede infine che il documento “scheda di verifica della coerenza urbanistica” sia maggiormente approfondito (illustrando meglio la possibilità di superare la non coerenza dell’impianto rispetto alla zona Eg1).

Evidenzia inoltre l’importanza degli approfondimenti richiesti da ARPA per quanto riguarda gli aspetti relativi all’impatto di emissioni in polveri e acustico, in relazione alla prossimità del centro abitato.

In sede di Conferenza dei Servizi, si è dichiarato che, rispetto ai presupposti progettuali iniziali, l’impianto di betonaggio indicato in progetto rappresenta una potenziale attività futura, ma che al momento non rappresenta una priorità rispetto all’impianto di recupero rifiuti inerti oggetto della presente procedura di VIA. Infatti l’impianto di betonaggio non risulta tra le priorità della ditta Baravex, non avendo ancora valutato approfonditamente la fattibilità economica di tale attività all’interno degli obiettivi e degli sviluppi aziendali.

Nel primo progetto l’impianto di betonaggio era stato inserito in tutte le tavole progettuali in quanto in quel periodo la ditta Baravex pensava di realizzare a breve l’impianto: dal 2014 ad oggi le condizioni del mercato sono purtroppo cambiate.

Per tale motivo non sussiste attualmente la problematica del rispetto dei 10 metri di distanza minima dal fabbricato esistente, nonché dell’interferenza tra la pista di accesso all’impianto di betonaggio con la zona Eg1. Si rimanda alle nuove tavole progettuali sulle quali sono state riportate le modifiche al centro di recupero e nelle quali risulta totalmente stralciato l’impianto di betonaggio.

Come da richiesta viene riportato in allegato alla presente il documento “scheda di verifica della coerenza urbanistica” con gli approfondimenti richiesti.

9. STRUTTURA PATRIMONIO PAESAGGISTICO E ARCHITETTONICO

In sede di Conferenza dei Servizi la struttura Patrimonio Paesaggistico e Architettonico ha espresso le seguenti considerazioni:

Non formula particolari osservazioni in merito al progetto in esame, fatto salvo sottolineare che, in ogni caso, gli eventuali futuri silos dell’impianto di betonaggio dovranno avere altezze contenute e limitate allo stretto indispensabile.

Come già anticipato in sede di Conferenza dei Servizi, in tale fase è intenzione della committenza eliminare dal progetto l’impianto di betonaggio non avendo ancora valutato approfonditamente la fattibilità economica di tale attività all’interno degli obiettivi e degli sviluppi aziendali.

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10. ALLEGATI

TABELLA CODICI CER TAVOLE DI PROGETTO (1-7)

RELAZIONE PREVISIONALE DI IMPATTO ACUSTICO - INTEGRAZIONI RELAZIONE DI INCIDENZA – INTEGRAZIONI

DOCUMENTI MACCHINA CAMS MODELLO CENTAURO 100.32

o INDAGINE FONOMETRICA SU TRITURATORE PER RIFIUTI DA COSTRUZIONE - MACCHINA: TRITURATORE - FABBRICA: CAMS S.R.L. - MODELLO: CENTAURO 100.32

o VALUTAZIONE DEL LIVELLO DI POLVERI RESPIRABILI E SILICOTIGENE AERODISPERSE DURANTE L’UTILIZZO DELLA MACCHINA VAGLIATRICE TRITURATRICE CAMS MODELLO CENTAURO 100.32

o IMPIANTO ABBATTIMENTO POLVERI CENTAURO DOCUMENTI

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