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e di EDILIZIA MODERNA

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(1)

ANNO

VII - . 17. ToRli'\O, rS Settembre rgn.

Rl VIST - A

di INGEGNERIA SANITARIA -

e di EDILIZIA MODERNA

E

riservata la proprietà letteraria ed artistica degli al'lic:oli disegui pubblicati uel/a RIVISTA DI INGEGNERIA SA.'ITARIA E m EDILIZIA MoDERNA.

MEMOI\IE 01\IGI NALI

L'OSPEDA LE D ' ISOLAMENTO

PER LE MALATTIE INF ET TI VE I N B \SSANO

A mezzodì di Bassano, ridente città di 18.ooo abi- tanti, discosto circa un chilometro dal centro abita-

-()fjffl i l

ç elt. hg/~

JiUiiTo-

~~,.

Ili

C"r'7nt di

B15 5517NE

presso presentano su progetto dell~ing. Gio. Batta de' Besi.

Un a zona di circa 200 metri lo separa dali~ sparse case coloniche che biancheggiano sulla pianura.

L'eaificio, per la sua disposizione a stella, espo- nendo tutti i suoi locali al pieno ben~ficio dell'aria e del sole, assegna le sale di degenza alle -estremità, riservando il centro per quelle di servizio.

1 ella compilazione del progetto è stato partico- larmente studiato (non potendosi per ragioni

di

economia adottare padiglioni staccati) di raggiun- gere la più completa divisione ed indipendenza tra

diversi reparti : quello dei sospetti, quello èlegli

Fig. r. - Prospetto dell'edificio.

to, con accesso di strada carrozzabile SYolgentesi nella parte suburbana meno popolata, sottovento al- la città stessa ed interposto tra questa ed il Cimite- ro, sta ora sorgendo il nuovo Ospedale d'isolamen- to per le malattie infettive che i aisegni qui ap-

infetti, quello dei convalescenti e quello del servi- zio di cucina, provvedendo ciascheduno di qu~sti di un ingresso particolare.

Il reparto dei sospetti travasi a destra <:!ella fronte principale,

è

preceduto daJlo spogliatoio, dalla dire-

(2)

-'·

.lj.

5'.

~-

1. J.

9.

~~.

17.

RIVISTA DI ll\G:EGNERIA SANITARIA

zione,

dalla

stanza per

l'inferm

iere,

d

alla latrina Co

ntig uo

a questi

locali

si stende il

d

o

rmitori o per il

personale

di

servizio, ed

è

costituito da

du

e per Je suo

re, co n

cucinetta e

latrina partico

lare.

camere

di degenza con lat rin

e,

ba

g

no

e c

ucinetta

. Nel

piano

sop

raelevato, comuni

cante collo spo- Nel medesimo ingresso si

può

accedere, scendendo gliatoio anzitutto

rico rdato,

troYa

pos to la

stanza per una scala a sinistra, al se

mi-sotte rra neo,

ai

lo- per la disinfez

ione,

dalla

quale attraverso

il primo,

cal

i

de!~a cucina, ai

magazzeni,

alla stanza

per

la

il med ico può uscire per la

parte non

infetta

all

'e- caldaia

'

d

el termosifo

ne . illliOi•i:lir==w:::.K:IIIIII

sterno.

A sinistra

della fro nte prin

cipa1e

c=!

Una semplice

ispezion

e alle

pi

a

nte,

e

nella app

endice

posteriore media

- colla scorta

delle

annesse

leggende, na, trovano

l

uogo i locali di degen- rende palese

l'assoluta

divis

:one

dell

e

za degli infetti,

col corredo

di

uno

CJ . latrine per i degenti da quelle d

el stanzino per la roba sudicia, con

bo- pe rsonal

e

dell

o

Stabilime nto .

tola n

el pavimento e sottoposto cas- J

Nei partico

lari . di finime

nto

e

cii

soncino

di raccolta,

estraibile

dal- CJ d

ettaglio si sono osservate quelle

nor- l'esterno, di latrine,

bagno, cuci-

me

che

l'I

g

iene prescrive

e che sa-

netta,

farmacia

e stanze

p

er gli

in-

rebbe

proli

sso ricordare

qui per esteso

.

fermieri. r--1

L'acqua

viene erogata

dalla d

stri-

Ta!e

sistema

di locali

viene ser- L___j buzione

urban

a in condotta pozzata.

c:=J

r

D D D D

!ì'

D D D D

f

l?

ff'

;t'a rfi:, _/ JZ/é l li

{ '!.9"rt ~' ~ •

i?é?lt,.f& O~:;tru~u·o,

1.' br

;rre55o

.2:

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~li dt'!J~IF~~~- ~: ,7/'.()~li~~ic

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.4

o~!,a

per

le~

robà.

~,P_f')r~~•

..lttt!rt.l'f.~ l'~r1. ~~:rehl(

.E tr!l :''~

Fig. 2. - Ospedale d'isolamento in Bass:_mo.

5.' ~e~s~ f' t!JI'~~l'lale 11:

~.,~ùr~rr~

1Jtt7{'rmi~.n.· Pianta del piano terreno. Scala I : 20Ò.

1:

Jla:r~ti.

i~ :?ra'1-<~

d'l-.

-d~,-t;n%"a.

(" J.t ~Ùte!l'~o

~ lt( l'C /"l"'/~ l"(?"~

J7J.,~ir(ézi'ellfL .t.,-,t'r;irtt

~~r,/z.lt?

vito

da un

ingresso

particolare per i ricov

erandi e

da un

a

uscita per i cadaveri

.

Nel prirpo piano

sorio

state d

istribuite le stanze

per

i convalescenti,

tre letti per sezione, con bagno

e latrine :

questo reparto ha a

corredo u

na terrazza be ne

esposta, a conforto di quelli che

hanno abban

-

donato

il

letto.

9 :

l~55i IO! !Jc-('t(a .

:11'.? J~Fmt~re

Il padiglio n

cino necroscopico, convenientemente appart~to, e

la

stazione

di

d

isinfezione n

ulla pre- sentano di particolarmente interessante.

Il

costo dell'Ospitale,

arredo

escl

uso, ammonta a L.

37 .ooo e quello pel

padig lionci no necroscopico

e stazione

di disinfezione

con forno crematorio a !in~

ro

.ooo. Impresa costru

ttrice

la ditta locale Nicolò

E DI EDILIZIA MODERNA 2~3

Andolfatto assistita dall'operosa intelligenza

d

el si- g

no r

Francesco

Gas

di Ago

rdo,

prezioso elemento

per

la buona esecuzione

d

i edifici di simile

imp

o

r-

tanza.

L 1\IORTALITA

NEGLI

OPIFIC I

CALDI ED UM

IDI

KON VE '

TILATI

di dare del.le

eYidenti prove statistiche che il

lavoro in

a

mbienti

caldo-umidi è

perni

cioso ed ha pub- blicato s

ulla R evue Scientifique

alcune cifre

illu-

stratiYe al

proposito

.

N o

n è facil

e

trmmre docume ntaz

ioni demografi- che che sf

ugga no

alle critiche.

P

er

lo più nei fe

-

nome ni di mo rbilità

e

di mortal

ità sono così n

ume-

rosi

i

coefficienti che e

ntrano in

giuoco che d

iventa

impresa ardua e se

mpre un po' a

rrischiata il

trarre

fuori quel

tanto del fenome no

che

d

eve ~ssere

ad- Da molto tempo

gli

igienisti hanno

fatto il

pro- dossa to ad u

n certo coefficiente.

cesso

all 'aria

caldo-umida, additandola come

Il Bo u

lin, allo scopo di ave

re

valori

di facile a

na-

ni

ciosa per la salute

.

I

n

verità però

è ·~__::.__ __ ~---., Ji

s

i,

si

è rivolto ad indagini s

ugli

difficile dare delle dimostrazioni

esau- operai

delle filature di lana delle re-·

rienti del pericolo, e le poche prove

che gioni

di Avesnes

e

Fourmiers. Si de rivano dall

'esperimento

non posso no conosce

come

nella sala di filatu ra dirsi risolutive, mentre l'indagine

sta-

della lana necessita avere una umi-

tis

tica è al riguardo deficiente

. 'dità relativa di almeno 85

% con

Certo elemen

ti d

i con

danna

es

istonv

una temperatura ·di

2J

0, e spesso

in

osservazioni

isolate, in alcuni fa tti

questi

limiti

sono sorpassati.

Inol- di logica

e

in osservazioni

sugli ani-

tre è util

e agli scopi dC~ll'industria

mali. Rico

rdo ad esem

pio

come

nei la-

che

l'aria non

sia

agitata e per qu e- vori dei tunnels, l'ambiente caJ.do-umi- sto di freq

ue

nte manca

ogni sistem

a do

occasion

i

vere

morìe nei muli

ad-

di rinnovamento d'aria mentre il

Jlf" l' a.r ~ (''t'l! vcrl e- 7tt"l'! ti'

:1. .Pt~J5ll9g i

2. .5/anzr ?o· amorr?c;renli"

~-

l

~'J'j

o i-. .1Ja9n/

fi

r:~rrKZX<L

l?e-,Fario 5uCJr~ ·

1.' Jc-crlt't .

2., .Fr-l55t:C[/1_' .

?J •

Porm/tcrto

.1.,- ; l"u c ùtel'!a

J:

ce'~$0

Fig. 3- - Ospedale d'isolamento in Bassano. Pianta del primo piano. Scala I : 200.

d

etti al

traino dei

vagoncini

di

.

trasporto, morì

e che

attrav

erso una critica severa non si

possono at- tribuire

ad

altra

cag

ion

e se

non

all'opera

d

ell'umi-

dit~L e

del

~!ore.

I

l Boulin, ispettore

del lavoro a Lilla, ha

cercato

Y

o

lume di

aria asseg

nato ad ogni

operaio

è sempre molto limitato

.

Per

verificare

se la

lavorazione in discorso aveva

una

certa influenza su

ll'organismo si è ril evato ~e~·

oerto

numero d'an ni il numero dei giovan

i

coscntt1

(3)

RIVISTA DI l! GEGNERIA SANiTARIA

appartenenti alla

tessitura di lana, riformati per d

ebolezza di costit

uzione,

e

!o

si è

posto a raffronto

col numero

di riformati in altra

ca

tegor ia di operai d

ella g

ra nde industria delle stesse regioni (meta.

l-

lurgia, ecc.)

.

Ecco

come esempio

le

cifre

rileYate a Fourmiers, le quali non hanno necessità di molte

esplicazioni

dilucidative

:

Anni Operai della filatura Riformati per sviluppo coscritli di costituzione

1904 44 T)

1905 37 9

1906 34 13

I907 27

1908 3I q

I73 52

Riformati 3° 0lo·

Anni Operai di altre industrie Riformati coscritti

I904 IlO II

1905 107 I)

1906 I20 IO

1907 IO) IO

1908 106 I8

546 62

Riformati r2,2 °[0

In altri

comu

ni prossimiori, lo stesso calcolo ha dato per gli operai delle tessi ture una proporzione è.i rif

o

rmati del 30,7

%

mentre nelle altre industrie il numero era soltanto del

12,3

%, e queste si rilev ano

perfino in alcune professioni (ad

es

.

. per

gli operai addetti ai bacinato ri) per le quali il laYoro

è

assa1 p

en0so.

Un'analisi un po' minuta intorno agli altri

coeffi-

cienti che potrebbero spiegare queste cifre, dice che

deve essere posta da parte una eventuale azione data dall'alcoo lismo o dall'età dei laYoratori

e

non resta in discussion

e

se non la natura del

laY~ro.

Del resto anche l 'analisi demografica

condotta

sulle

cifre

di mortalità di

ce

che n

ei

giovani addetti alla filatura

la

mortalità (almeno sino ai 40 anni di età) è

sensibilmente più elevata in

coloro

che

sono addetti alla filatura della lana. E siccome questa in-

_

du

stria non è di quelle che sollevano polvere,

la spie- gazione delle alte cifre di morbilità e di mo rtalità si deve cercare nelle condizioni peculiari d

ell'am-

b

ie

nte di lavoro

e

cioè nello

stato

di umidità e di

calore dell'atmosfera e nello scarso ricambio di aria

.

E. B.

GRISUMETRO PORTATILE

Il Prof. Enri

co

Ha'use r, insegna nte presso ia S

cuola delle '

Miniere di Madrid, ha ideato un nuo- vo tip

o

di

g

ris umetro, coll'intento di realizzare un apparecchi<;> semplice, portatile, di poco costo,

e

ca-

pace di

fo

rnire in p

ochissimo

tempo determinazio- n

i

tanto

esatte qua

nto quelle c he s i

ottengono

m

e-

diante i

complica

ti di

spositiYi co

muneme nte u

sati

nei laboratori :

egli descri

Y

e

dettagliatame nte

· que- sto grisumetro

in una monografia pubblicata

su L~

Genie Civil (Tomo LVI-

N

. 1

0).

P

er semplifica

re a l poss

ibile

l'apparecchio

e

per

evitare

l

'

impiego di un

supporto e

di tubi di

go

m- m

a,

Hau

ser ha soppresso il

tubo di li

vello che,

n

e- g

li apparecchi d

el genere, sen·e a

regolare la pres-

sio

ne del

gaz,

raggiungendo questo

scopo

con un

a

E

A

~· 0

:li 8

fo(

Fig. r.

m

ezzo molto

semplice. Soppresse an

cora

l'impiego del m

ercurio; t

p

er evitare che

l'a

cido ca

rbo nico

scio! gas

i nell'acqua della provet- 'ta a pi

ede

(v. fig.

2

e 3)

coJia

qua-

+

o

a 6 __ l . L -. h

~

6

Fig. 2. Fig. 3·

le opera, non fa bruciare che un

\-olume di

gaz co- stante: questo

volume è

precisame nte quello

com-

preso tra i due robinetti A

e

B (v. fig

.

I) limitanti la camera di combustione V

. U

n a colonna di gaz rimane n

el tubo

F, tra i prodotti della combustione e l'acq ua, quando si fa la lettu

ra.

L'apparecchio consiste in un tubo serbatoio V, munito di due robinetti a p

erfetta

tenuta A

e

B

,

che si prolunga ai du

e estre

mi nei du

e

tubi E

ed

F

graduati

in deci m

i

di

ce

ntimetro cubo, fino a 6 cm.

n

el modello di

50 eme

.

La g raduazi one d

eYe occu-

pare la stessa lun

g

h

ezza sov

ra i du

e

tubi: questi debbono pertanto

essere

bene cal ibra ti.

Il tubo inferio re porta un terzo ro bine tto

C,

di cui sarà indi

cato in seg

uito l'impiego; il robin

etto

B ha una testa in forma di ruota

col margi

ne a r.ialzi regolari. na spirale in

so

ttil filo di platino, del diametro di millim. o

,2, saldata

a fili più

grossi, del diametro di

mill

im. 0

.5,

attraversa obliquamente

i· l tubo-serbatoio V.

E DI EDILIZIA MODERNA 245

P

er l'uso, si

comincia

col

riempire l'apparecchio

col gaz,

fino in

vici

nanza del tratto inferiore del tu-

bo F. Questo riempimento si può effettuare

sia sul-

l'acqua di

sti

llata, nella provetta a p

iede, se si

fa un travaso di

gaz

; sia nell'atmosfera che

si v

uole analizzare. Nel primo caso, il

·robinetto A viene ç

hiuso solo 'dopo rie mpime nto;

n~l secondo, si chiude

anche 'il tobinetto C, per n

on ap

rirlo che

al

mome nto di disporre il grisumetro

sulla

bacine lla.

Riempito il tubo di gaz fino in prossimità del tratto inferiore C, lo si affonda nella provetta fin, chè l'acqua affiori, esternamente al tubo superiore E, alla stessa divi· siòne

a,

cui giunge il liv

ello

in- terno de ll'acqua; si

chiude

così nell'apparecchio un volume d'aria alla pressio ne

atmosferica,

accre- sciuta del valore

h.

Si fa la lettura, d

opo essersi ac- ce

rtati

che non rimane

alcuna

goccia

d'acqua so- spesa nel foro del .robinetto B, il

che

falserebbe

i

risu. ltati

.

Ciò fatto, e preso nota della temperatura d

ell'acqua della provetta, si fissa

bene il tubo nella sua posizio111e e si

chiude il

rubi netto B

.

A questo punto si provoca la

co

mbustione facen- do passare nel filo una corrente elettrica di

12, I5

volts; durante qu

esta

combustione n

o

n debbono prodursi fugh

e

di

gaz,

il

che s

i controlla facilmen- te,

essendo i due

robinetti B

e

C sotto acqua.

Raffreddato il

ga

z, si apre i· l .robinetto B e si affonda gradatamente il grisumetro, fino a che l'ac- qua affiori in

b

alla stessa division

e

nel tubo infe- riore F, e al difuori del tubo superioL E

,

in

b' (vedi

fig. 3). Fin qui i gaz rimangono alla

stessa

pressio- ne,

essendo la distanza bb'

=

aa'

=

h; si

può dun- que leggere il nuovo volume del gaz

e

dedurne la diminuzione di volume.

Poichè una parte delJa miscela gassosa, non trat- tata, r• esta alla parte inferiore dei gaz bruciati nel;

tubo F, è

evi

tata 'la di

ssoluzione

dell'acido carbo-

. 'n

ico nell'acqua, pufc11è la letfura no n si faccia

con

eccessiva le ntezza

.

Per tener conto delle

variazioni

della 'temp

era-

tura dell'acqua

,

si rende. questa temperatura uni-

L

formè mediàntè gorgoglio d'aria; si

èalcola la

va- riazione di tensione del gaz

e

del vapor d'acqua corrispondente a

lla variazione

di temperatura, se occorre,

é ·si affonda

di altrettanto il

g

risum'etro nell'acqua

.

Nello stesso modo

si

tie ne conto, ove sià. necessario, delle variàzioni d

el.la pressione ba-

rometrica

.

Q

ueste correzioni

della pressione

si mi- surano

sulla graduaz

ione

del tuo? superiore, se la

lunghezza dèlle sue d

iYisioni è

nota; oppure sopra una seconda graduazione in millimetri

, segnata su

l tu bo stesso

.

·

Questo apparècchio viene costrutto,

· si.1

i diseg n

i

dell'Hausè r; dalla Soci

età

Anonima d'Ill

u

minazi

o-

ni

elettriche di

Arras,

·

in Francia: Cl.

QUESTIONI

TECNICO·Sf\NITJ1RIE DEL GIO RNO

LA L

CE

FREDDA DEI TUBI ì\100RE

Crediamo far cosa grata ai cortesi L

ettori ripor-

tando dalla Lurniè· re électrique alcune notizi

e

sul reg im

e ele

ttrico e sulla fotometria della lamp

ada

Moore, di cui già altra ,

;olta abbiamo parlato, ri- cordando co

me da poco essa sia

en

trata nel campo de ll

e

pratiche applicazioni

.

La tensione necessaria dipende soltanto dalla pressio

n

e interna e dalla

lunghezza del

t

ubo,

Dia_ mo nella qui

estesa

tabella il valore dell

e

ca- ratteristiche dell'apparecchio, alla frequ

enza so,

per tre lunghezze diverse di tubi :

Lunghezza del tubo m. 37.50 64,- 244.-

Volts primarii )) 220,)0 2j0 227

Ampères primarii » 23 24 42

Watts primarii )l p 86 3,500 5.750 Fattore ùi potenza primario

·o,647 · o,62o · o;6ro.

Volts secondarii 12,79!.

Ampères secondarii . )) 0,274

\Vatts secondarii )) 2,876 Fattore di potenza secondario » o,877

Per avere il rendimento massimo di un tubo Moore, bisogna che la pressione interna sia dell'or- dine di

I

decimo di millimetro di mercurio; .ma

s~

si abbandonasse a sè l'apparecchio, diminuendo a poco a poco

la pression

e interna, la conduttibilit}t

~.

~

l 1

Y. \ 1

8

,f'.. v

'r--..

/

v

l O, .l

o.•

O .•

v v i'-- L v ~

, _

;

. r-e '

o.

-

o

2,2 Z,o l.8 l.o l" l.Z l.O 0.8 0,6 0,'-

PresSÌOilC in decimi di mm. di mercurio.

passerebbe per un massimo p

er ridiscendere poi tut-

to d'un ti-atto provocando l'estinzione d

el

tubo.

Qui. ndi

la

parte essenziale

·della lampada ..

Moore consiste nella valvola, che manti

ene

automatica- mente la pressione interna al va

lore suddetto.

Le curve del qui unito diagramma dimostrano come va-

riino

-

la condu cibilità del tu bò ed il re

n

dimento in fu nzione della pressione

int~rna.

La conduttiv

ità aumenta

colla pressione fino a raggiungere un massimo nel punto A ;= la pressione normale corrisponde al punto B e per questo valore

l.a

spesa specifica passa per un minimo C

.

Dal punto di vista fotometrico si è

tro,~nto

che

ogni metro corrente d'i tubo

Moo~e corrisponde a

51,4 candele internazionali,

es~endo -~~-potenza cor-

(4)

RIVISTA DI INGEGNERIA SANITARIA

ri

spondente

mente

assorbita

di

87,

6 watts, cioè di

1

,6g per candela.

Il rendimento di questo

appa

recc hio è dunque mo lto minore di qu

ello

dell

e

lam p

ade

a

va

po ri di me rcurio, delle

lar.~pade a

d arco, e d

elle

lampade a filam

ento metallico

; ma il

gra

n Yantaggio de l tubo Moore

co

nsiste nella

g

rande d

iffusione

d

ella

luce

p

rodotta, i l ch

e

p

erme

tte di fa r a men

o di g

lobi sme- rigliati, di rifl

ettori, ecc

., a rtifi

ci tutti che

diminui

- sco

no moJto il rendime nto dell

e

altre sorgenti lumi-

nose

.

S

.

SERRA.Tl RE

AU

TOMATICHE

DI SICUREZZA PER SPORTELLI DI CARROZZE FERROVIARIE L'o riginario sistema di

chiusura per

sporte lli di

ca

rrozz

e

ferrovi arie, rapprese ntato nella fig. r,

è composto: I0

di una se rratura cost ituita di una sem- plice stanghetta q',

che

penetra, allorchè s i

Compagnia

del Nord in Fran

cia

ha riso.l uta mente

a

do ttato que

sto principio

prov,·edcndo progress

iva-

mente tutto il

s

uo mate riale nuovo di

serrature a semplice

becco d

'anitra,

provYiste di ma nig lia in- terna

e

sopprime ndo in mo do assoluto le leve ester- ne. Con questo s istema, la chiusura si produce · per

semp

Ji.

ce spinta, ed i viaggiatori,

per

ap

rire, d

eb-

bono

soltanto

sollevare una maniglia interna. Na- turalmente la sicurezza rimane problem

atica,

per-

chè

un bambin

o, g

iuoca ndo, può apr

ire

la portiera

co

n tutta facilità m

entre

il treno

è

in moto.

L

a

Compagnia d

el

Nord

ebbe la

fortun

a

di non annoverare pe r il

suo nuovo

sistema di

chiusura,

disgrazie gravi e potè quindi conservarlo; altre So- cietà invece, in seguito a seri incidenti

,

furono co-

strette

a reinteg rare le antiche leve di si

curezza, ed

a sopportar

e

quindi

g

li accennati inconvenienti

.

Si fu per tutte qu

este cause

indotti a cercare un

sa

lisce ndi

che

fosse automatico anch'esso; per

cui

l s

{0)\

g

ira .la maniglia

esterna S

face ndo

ass~mere

a q' la posizione orizzontal

e

q, in una boc-

chetta fissa F; 2°

di una leva esterna A' che una volta abbassata_ orizzontalmente nel gan-

cio.y,

costituisce una chiusura di sicure. zza.

Paroi flxe N

···<>:)SI

e

Questo sistema

,

oltre ad essere di costru- zione molto semplice

e

di facile manuten- zione, offre molta garanzia ai viaggiatori, perchè essi non

. posso

no daLl'interno aprire nè la serratura nè la leva : occorre però no- tare che nessuna indicazio ne è data al viag-

g

iatore che i due meccanismi

siano a

posto e quindi, per una dimenticanza del personale di non girare·la maniglia E e la leva A, possono ve-

rificarsi, come pur troppo si verificarono, gravi accL de nti. lVfa oltre a questa possibilità di perico lo, il

Paro1fixe N /

Fig. I.

Porti è re M

sistema ha due non lievi incon- venie nti:

I0

i! viaggiatore, per aprire la portie ra ed usci re, de- ve abbassare il vetro e sporger-

si,

insudiciandosi e facendo prendere freddo ai compagn·

ai scompartim.

ento;

il perso- nal

e

nelle stazioni è obbligato,

\ dopo aver spinto gli sportelli,

: a girare due maniglie, opera- ,

/ zion

e

lenta ed incomoda.

Ques to duplice inconveniente si

è

fatto

sempre più pesare

col crescere d

el numero de

i treni, tanto

che

si

è

cercato di sosti- tuire l'antico sistema co n un altro che permettesse di chiudere automaticamente le portie re semplice- me nte spingendole e di aprirle dall'interno e ciò si è tentato anche sacrificando un po' la sicurezza. La

Portiérf> M

Fig. 2. Fig. 4•

potesse chiudersi, come la serratura, per semplice spinta della portie ra

e

nello stesso tempo perm

et-

tesse l'apertura dello sportello dall'interno dello scompartimento. Il pr

oblema

è tutt'altro che fa- cile, sopratutto per la necessità che il

sa.liscendi ri-

manga sollevato m

entre si

apre la serratura princi- pale e si trovi poi, una volta aperta la porta, pronto per la chiusura automatica

.

Tre sono i sistemi conosciuti applicabili ai vagoni ferrovia

rii e

tutti

e

tre dovuti a funzionari delle fer- rovie come quelli che, maggio rmente eaotti sul ma- teriale rotabile, meglio di tutti sono in grado di studiare e bene risolvere la questione.

Il più antico è quello immag inato da Pottier, im- piegato alla

((

Compagnie d

ell'Ouest

n,

costrutto

dalla casa Luchaire

e

applicato da alcun

e

C

ompa- g

nie

e

anche sui vagoni d

ella <<

Paris-L

yon-Médi-

terranée )) .

.

In questo

sistema, la chiusura

au. tomatica del sa- liscendi A è ottenuta per m

ezzo del pezzo B (fig

ure

2 e

3), fuso insi

eme con una piastra,

chiamata boc- chetta mobile, la quale può oscillare trasve rsalmente

--- --- ,

E DI EDILIZIA MODERNA 2-l7

intorn

o a

ll

'asse

e

ed assu

mere la pos Jzlon

e b'

B' (fig.

3)

quando,

sp

ingend

o

la portiera, la faccia p

o- sterio

re del

saliscendi

A a

v

iene a d

appoggiarsi co

n- tro il

suo

piano inclinato b; quanao il saliscendi

h~

o

ltrepassata la posizion

e ',

B' r

icade

per propri

o

peso davanti al

salisce

ndi

che è giunto

in fondo alla

s

ua

co

rsa in A

e

trovas i fermato dietro a B.

Fig. >·

Fig. b.

r

Parai fixe N S

( 0-, )

'-,_'--, SI ',"';#.!'

Portièr· e'· M

---

Quando ,.., si solleva il saliscendi A,

s

ia' direttamen- te dall'

esterno

col suo bottone

a

(fig. 2), sia dal- l'interno colla maniglia D montata

sull'asse b,

!a sua faccia posteriore viene a premere sull'orlo iiJ- feri

ore di un

gancio trasve rsale K montato

s

u di una lamina flessibile

x

(in bronzo all'alluminio) che può spostarsi relativame nte ad un punto fis. so z .

Questo gancio è

cacciato in J.(' nell'interno di

una cavità

n

incava ta nella parete fissa l\

,

poi ritor- na

s

ubito, in

g

razia a

ell'eJas

ticità di

x,

alla sua p

o-

sizione di riposo

x

K

ed il

suo

o

rlo

superiore

serve a mantenere sollevato in A, il

salisce

ndi

,

quando lo si è abbandonato. Si può allora aprire la serratura principal

e

tanto dall'esterno con S, quanto dall'in- terno con S I. Quando la portiera

è

aperta, il

sa-

li

scendi,

sfuggendo al gancio K, ricade in A", as-

sumendo una posizione

orizzontale, ma dinan

zi al

p

ezzo

B. Nel caso in cui il saliscendi si trovi

,

per inavvertenza, sollevato in A, d

o

po che la porti

era è chiusa, lo

si può ricondurre atla posizione di chiu-

s

ura, ricacciando K in B'. La parte delicata del- l'app

arecchio è,

come ognuno vede, la molla

x.

Il

sa

li

sce

ndi automatico 'di Duranty (impiegato alle ferrov ie dello Stato in Franci

a)

ha anch'esso un

ga

ncio trasYersale per

ma

nte nere sollevato il sali-

sce

ndi

, come

ne.!

sistema

Potti

er,

ma di forma un p

o'

diYe rsa : è un botto ne

h sporgente

'dalla parete fissa N de l

vago

ne p

er .

]a press ione di una mo lla

x

spirale

7 e che

rie ntra in un

a

cavità della parete

stessa

allorquando

si sol

leva il

sa

liscendi A in A,.

sia d

all'este

rno co n

a s

ia d

all'interno

con D: Du- ranty afferma che la su

a

molla

7 è

m

eno delicata di

quell

a x

del sistema P

ottie

r.

Ne

l primo tipo di apparecchio Duranty, la

ch:u-

sura automatica di

A

nel gancio

y era prodo

tta da una

stang

h

etta

a molla mo ntata sull'asse

b

del

sa·

lisce nd

i

nello

spessore deJla portiera; ma questo di-

sposi ti

n:>

fu abbandonato ed ora al p

osto della stan-

ghetta, si ha una

sporgenza l

sulla maniglia D;

questa

s

porgenza,

oltrepassando,

allo stato di ripo- so, lo spigolo d

ello

sportello, viene ad incontrare, quando la portiera è spinta in .i\L A2, il battente f

(fig. 6) d

el

la parete fissa N, la quale lo ri

cacc

ia in

l,

pro\·ocando l'innalzam

ento '

del saliscendi in A2 (fig

.

6) al di sopra del gancio y

che

riman

e

così

s

uperato; il saliscendi ricade poi in A D quando, spinta

completamente

la portiera in }l (fig. 6), la

s

po rgenza

l è sfugg

ita allo

spigolo inte

rno di f .

U

na molla spirale montata sull'asse

b

del

saliscen·-

ai, impedisce a qu

esto

di passare 'sopra al bottone K

. dove

resterebbe nella posizione A.

Fig. 7· Fig. 8.

Finalmente l'ul

timo

sistema, immaginato da Jac- quin

,

addetto alla« Compagnie d

e l'E~t )

) raggiun-

ge

una g rande se mpli.

cità

unita a mo lta robustezza;

esso

è già da du

e

rnesi in prova su di un vagone delle ferrovie belghe.

Questo · apparecchio no n ha, all'infuori del sali- sce ndi esterno A (fi

g

. 7)

con maniglia interna D, che

un uni

co

pezzo

h,

fissato contro la faccia

ester-

na della parete fissa N, n

el

quale

si troYano riuniti

i due

oro·ab

ni indispensa bili ad

ogni saliscendi

auto-

matico e cioè

:

il mecca nismo

·

di chiusura automat;- ca

e

l'or

ga

no che mantiene il saliscendi sollevato durante l'apertura della se rratura principale. Alla base di questo pezzo detto

H

canguro )) e fuso con

esso,

travasi un altro pezzo P col bordo anteriore P

arrotondato . Ouando ,.., si dà la spinta aJ.lo sportello,

(5)

RIVISTA DI INGEGi'JEIUA 5.>.:--;LTr\HlA

il saliscend

i c

he è ad

esso solida!~ e che

troY;:tsi neL la

sua

posiz io ne d

i

riposo orizzontale, ma davanti

a

P

,

incontrando in

A,

il bordo p'

è solleva

to i n A.

sorpassa P e cade

dietro a P stesso, il quale costi- t. tJisce così la· bocche tta fissa d

eHa chiusura

automa- tica ; durante questa mano,-ra, il

<< ca

ng uro

»

non muove affat-to

.

L po rta in K (fig. 7) _un a sporgenz a

che

costi- tuisce il piuolo necessario per

mantener~

il sa li-

sce

ndi

so

ll

evato.

Quando si apre il saliscendi· A si:.1 da ll 'esterno so lleva hdo direttamente i'l b

ottone a

in

a'

sia dall'interno g irando la man iglia D in D'

seco

ndo il sen so inC!i cato dal settore

e,

l'estremità del sal iscendi , ,·e nend o ad appoggiarsi sotto l'orlo inferiore di K, caccia tutto il pezzo in K' L'; in seg uito si riposa sul bo rdo s uperiore dello stesso re

ch e, in virtù del proprio peso,

è

ritornato s ubito a lla posizio ne di riposo. A llora si può aprire la se'"- ratura prin cipale tanto dall'

estern

o (S ), quanto dal- l'intern o (SI); appena la portiera è un po' aper ta, A' sfugge a! suo sopporto· K e ri

cade

pel proprio peso nella s ua posizio ne di riposo A D, ma davan- ti al pezzo P

.

S e per inavverte. nza qualcui10 solleva

il saliscendi

in A' D '

senz

a aprire la serratura princij:iale, dopo che la portiera è stata chiu sa, lo si può ri condurre a ll a sua posizio ne di

·chius

ura A D

sia

d all'interno girando D ' in D , sia dall'es terno, abbassando a' in

a.

In questo mov imento, l'estrem ità Ciel saliscendi A', venendo a premere sopra il bordo superiore di K, ricaccia nella po sizion e K' L' il (( canguro n, il quale ritorna tosto nella posizione di riposo K L P

,

in v irtù del pro prio peso; n

ello

stesso tempo il sali- sce ndi riprende la posizione A D.

Il salisce nd

i

Jacquin ha sui consimili il vantag· - g io tutt'altro che indifferente di esse re basato uni- camente sull'azione del peso e di non dipendere, co- me gli a

ltri

, da una molla, la quale, una volta spez- zata o snervata, distrugge il buon funzionamento d ell' apparecchio.

Tuttavia Jacq uin ha munito di una piccola moll a a spirale l'asse del

<<

ca ng uro )) del saliscendi per rendere la m anov ra dell'a ppa recchi o più difficile per i bambini ed anche pe r impedire le oscillazioni de l pezzo L; ri g uardo a qu

es

te oscillazio ni

,

si po- teva temere, per le ipotesi teo riche, ch e si ver ificas- sero durante la marcia _ del treno; ma le

esperienze

pratiche h a nno dimostrato che no n ne avvengor:o assolutamente.

P erò

la

moll a nel sistema Jac quin è un o rgano af- fatto accessorio e la sua rottura non turba per nul

-

la il buo n funzionam ento dell'apparecchio

.

La sicurezza dei salisce ndi autÒmati ci dipende dal fatto che

esigono

la ma novra successiva di du e maniglie fatta in o r' dine determinato; per ev itare

le possibili

esitaz

io ni de

i

viaggiator i, Jacquin

co

n-

s

ig 1ia di porre n

ell'inte

rno della por tiera una lastra j,

coll'indicazio

n

e:

:

<<

Girare prim

a

la manig lia p

bassa

))

, S.

DETER MINAZIO NE SPERil\IE NT A LE DEL POTERE CAL(.)RIFICO DEI Gr\.Z

E SUA R E GISTR AZ IO NE

L'uso d

ella bomba

calo rim etrica di B

erthelo

t

e

di quella di i\Iahler

è

comodissimo per d

eterminare il

potere calo rifico di un combu stib ile sol ido

o

liqui- do, special mente agli scopi industriali; non altret- tanto sempli ce

ed

esatto ne è l

'

impiego per le deter- minazioni relat ive ai gaz .

Per i combustibi li gasosi

è

mo lto meglio servi rs i di

calorimetri

sp ec iali, fra i quali

è

maggiorm ente usato,

specialmente

in Germa nia, quello di H. Jun

-

kers; esso ricevette ultimame nte un ' imp ortante mo- dificazione che lo rende atto a registrare automatica- mente il potere calo ri fico determinato.

Il

co

noscere il pote re ca lorifico dei gaz assume una sp

eciale

importanza ai giorni nostrj in

cui viene

sempre più

ge

neralizzandosi l'u so d el

gaz pove

ro e dei gaz degli alti forni per i mo tori a scopp.io; an- che ag li scopi

dcll'illuminaziom~

è più inte ressante

il potere ca lorifico che

·

no n qu ello illumi· na nte per l'impi ego o rmai

co

mu ne dei b

ecchi

a d incan d

escen-

za; crediamo dunqu

e

far cosa buon a riportan do da Le Génie Civ il la

d~scrizione

de l ca lo rim etro J un- kers .

.

Il P.rincipio dell'apparecchio è di far bruciare .re- golarm ente,

· durante

un certo tempo, un volum

e

noto G del gaz in un calo rimetro percorso da una cori-ente d' acq ua; questa s i ri scalda

e, se

la Y

elocità

della

~o.rrente

è be n regolata, si

st~bilisce ~n

reg ime d' eq uilibrio : l'acq ua entrata ad una temperatura

t,

esce con una temperatura costan te T.

Indichiam o con P il peso dell' acqua ch e h a a'ttra- v

ersato

il calorime tro mentre bru ciava il volume G di

g-az,

e con C il potere calorifico cercato, cioè la qua ntità di calore svi lup. pata dalla

combustio

ne del- l'unità d

i

volume del gaz .· S

cri

vendo o ra ch e la qua ntità di calo re assorbita dall'acqua è ug uale a qu

ella

fo rnita d al v. o lume di

g~~ abbruciat~, ~vr~mo

G C

=

P (T-t) da cui C

=

P (T-t).

- G-

Le tempe ra ture T

e t veng~no

lette

co

n molta e-

sattezza

su, te,rmometri di

,precisione

; la loro diffe-

r~nza

non

d~~e su~rare

i I

9° e

a,nz\ deve es_

sere

c9m- p resa fr;:t

IO

e

20

g ra di ; G

e

P si ottengono con sempli ce lettura s ui

contatori

attraversati dal g az

e d~ll'acqua. . . · ..

L a fo rm u la suppone

che

i gaz bruciati uscendo dall 'appa recc hio abbia

no

la stessa t~ mre ratura d

el

E DJ EDILIZIA MODERNA

gaz combustibile

in

esa

me e dell

'ar

ia ch

e

ha serv ito

alla co

mbustione ; di questa co ndizi

o

ne bisogna

~em­

p re· assic urarsi

ed è ciò cosa

fac il iss ima

.

Ed ora

ecco

una rapida desc ri

z.ione

dell'apparec-

chio e

d

el su

o fu nzion

ame

nto

:

nella parte in

fer

iore A del calor imet ro propria mente d

etto (fig.

r), b

rucia

il gaz, il cui volume v ie ne misurato da l

co

ntato re Z (fig. 4). I gaz brucia ti

s

'i n nalzano d

appri

ma

e

po i discendo no passando neg li

eleme

n ti d

el

fasc io tu- bu lare a doppia serie co ncentri

ca

b pe r sorti re dal- l'ap pareochio in C; in questo punto

sta

un term

o-

metro

8,

che ne forni sce la temperatura di uscita,

ID

..

,

fJ{I') 'h

F'

e

J

Fig. 1. Fig. 2 e

la quale de,- e

essere

u g uale alla tempera tura am- biente "'• cioè a quella del gaz quando

gi

unge al fornello.

Nel loro

perco:-~o,

i gaz ri

scaldano

l'

acqua che g

iun

ge

in B ad un a tempe ratura t misurata da

82;

essa

circola

innalz

andosi intorno agli

elemen

ti

b ed esce

poi in E' nella parte s uperiore Ciel calor imetro ad una temperatura T data dal te rmometro

83

(fi-

g

ura 2). A ffinchè q uest'ultimo forni sca veramente la temp

eratura media dell'acqua,

qu

esta vie

ne inti- mamente mesco lata per mezzo di un a serie di di

- schi

f, pa. ralleli e

co

n fori fra di loro

sfalsati

.

P

e

r assicurar

e

la regolarità della co rrente d'ac-

-

qua, la

si fa circo

lare sotto un a pressione

h,

resa

perfettamen te cost2 nte dalla

seguente

di

sposizione.

L'acq ua riscaldata

esce

per sversa me ni:o dal hordo

superiore

di un im buto F

che

fa da

se

rbatoio; quel- la fredda

passa

d app rima nella

vaschetta

G,

gi

un-

ge

ndo da H ,

attraverso

c in una scatola aperta

d.

Face ndo

a

rrivare una qua ntità d'a cqua sempre un po'

supe

riore

a

quella

che

attrave rso J ah menta il

ca

lo rimetro, l 'eccesso

si

versa dai b

ordi

di

d,

che è

costante

me nte piena. S i assicurano in tal modo due livelli

cos

tan ti in F

ed

in G

e

quindi un di sliv ello permanente

h

col q ua le circola l'acqu a . La ve locità d ella co rrente si regola manovra ndo il robin

etto

K la

cui

posizione è ri velata a ll 'este rno d all'indic e.sopo-

stax:tesi

su un quadrante graduato (fig

.

1).

P

er

abbruciare il gaz, si fa generalme nte uso di un

_

becco Bun sen e la fiamma può esse re luminosa o no, purchè non dia lu

ogo

a formazione di fulig-

g

in e

.

Fig. 4·

Per ridurre al minimo le p

erdite

per irradiazione

ed

evitare le relati ve co rrezioni, bisog na regolare

lo

a ppa recchi o in modo

ch

e"' sia a dista nza u g uale fra la temperatura d ell'acqua all'

entrata ed

all'J.ISCita

'da!Capparecchio.

P er ciò fare, si determina approS-

s

iu1a6 va men te, con un'

esp

eri enza preliminare, la differe nza T-t e p oi si alim_ enta l'apparecchiQ con

. f . T d' T t

acqua ad

un a

· temperatura 111

e nore a

l

2 ;

· · - , · T-t -

l'acq ua u

scendo

avra un a temp eratura "' + 2 ; nel-

la formula si introdurrà p oi la differenza. fr:a le due yere te1_11perat ure_ d'in greS!?O e di uscita

.

.

Vacq ua

si .

può raccogli

ere

in un serb. atoio . (fig. 4)

e

poi, scalda ndo la più o men o, mandarla in G con 1,.II1a tef11p

eratura

mo lto p rossima a qiJella ç!esiçlerata

. T

o n

·è

pe rò sempre faci le mante nere costante la temp

erahxra dell'

acqua di alim entazione; p er cui so

..

vente

si 'fa u so di acqua a lla temperatura ambiente pu r n on

eseguendo'

n

essuna co

rrezione, percliè le

·

pareti dell 'apparecchi

o

pe rfetta mente liscie e circon

-

(6)

2)0 RlVJSTA Dl JNGI~GNEH.IA SANITAlUA

date d a u no strato d 'ari a pe rme ttono di

considerar~ debolissim~

le perdite per

irrad

iazione; è

~empre

b ene tu ttav ia aY

ere

un a differen za T-t più p iccola possibile,

cioè

ope rare

oon

u n g ran de volume d i acqua .

L 'appa recc hio

è

dis posto in m

od

o d a pote r assor- b ire al mass imo 2000 calo ri

e all

'o ra; ma è meglio li- mitarsi a rooo-r JOO, il ch e

corrispond~

a lla combu- stione di roo-300

litri

di

ga

z illum in a nte o di 40o-

1

ooo

litri

d i g az p overo

.

Iella

fi g ura 4 s i ha

la

d isposizio

ne

generale p

er

effettu are un a determin azio ne.

La co mbustion e

dell~

sostan ze

idrocarburate

che

entrano

nell a composizio ne d

ei

gaz combu stib il i dà luogo a formazione di vap o r d 'ac qua ch e s

i conden-

sa a l contatto delle pareti raffreddate dali 'ac qua cir- colante. Ques ta acqua di co mbustione condensata si raccog

li

e in fondo al calorime tro in L (fig

.

3) e sorte

in

g ; se ne d

etermina il peso

, a al qu ale si d e- duce

la

correzion e da app ortare ai ri sultati o ttenuti.

Questa co rrezion e h a i mp

o

rta nza sp ecialmente n el caso

di

g az usati in motori a scoppio

.

Infatti in qu esto caso il g az è

utili

zzato in mod o che i prodot L i dell a sua

combustion~,

usce ndo d al moto re, con ten- go no

l'acqua

form a tasi all o stato di vapore e

n

o n allo s tato liquido

.

Orb ene, nel calo rime tro,

i]

gaz è bru ciato fo

rnend

o acqua liquid a

e la condensazio

n

e

del vap o re in acqua si è fat ta co n sv iluppo di ca- lore , il quale ha contribuito a riscalda te

l'acqu

a

d~l­

l'apparecchio.

Quindi, volendo con osce re la quan- tità di calore che pu ò venir trasfo rmata in energ ia cin etica quando si abbrucia il gaz in un mo tore

~~

scoppio, bisog

na

togliere

dal

potere ca

1

orifico d ato dalla formula , la quantità di calo re

corrispond~nte

alla condensazione

d

ell'acqua.

Cons. iderando ora

la

mo dificazio ne ultim a de l ca-

lorimetro Junkers,

ch e

lo

rende autoregistrato re,

OS-

serveremo che

la

registrazi o ne del potere calo rifico di un g az combu stibile p resenta un g ra

nde

interesse pratico quando si fa u so continuo d el gaz stesso

e

ques to va sog g etto a vari azi o ni nelle s ue p ropri età

e

nella s

ua

composizione.

In

qu esto caso, le

indica-

zio ni lette s u un quadra nte o s u un a lista di carta permetto

no

di controlla re la fabbricazio ne del gaz e di regolarne l'ammissio ne a i motor· i

in

modo ch

e

qu esti p ossano

funzionar~

indipe ndentemente dall e varia zioni del pote re calorifico.

E sisto no due tipi di calo rimetri registrato ri

:

un o è quello, g

ià rico

rdato , di J unkers; l'altro ne è una modificazi o ne, d ovuta a l profeswre

i\1es~erschmidt.

Nel prim o tipo. l'app arecchi o è di sposto in mod o

che

il rapporto ~ d ~Jla n ota formula sia costa n- te; il pote re ca lo rifico ri esce allo ra prop o rzio nal e a ll a diffe renza T- t e questa v ie ne mi surata d a un a coppia ter mo-e lettri ca collegata con un v oltametro ch e pu ò

esse

re

gradua

to in

calo

rie. I mov ime

nti

dell a sfera posson

o essere

registrati

su

u na lista di ca rta , usan- d

o

un vo ltametro reg istratore e la registrazione

sarà fatta sia in fun

zione d

el tem

po , s ia del volume d i

gaz

. I l Y

olta

metro

si coiloca ad

un

a distanz~'

q ualsias i dall a p resa del gaz e da ll 'app arecchi o,

vicin

o, p

er

esem pi o, al meccanico che deve sorve-

g

li a re l'a ndame nto del m otore.

P er mantenere cos ta nte il rapporto ~ si ren-

de il funzi o na mento del

contatore

d el g az solidale co n q uell o del co n tatore d 'acqua per mezzo di una t rasmi ssio ne a cate na

.

Il calorim

etro

prop riame nte d etto è ug uale a qu ello desc ritto; no n ha in p iù ch

e

un r

ego

latore p er da re alla co rre n te d 'acqua un a ve- locità r igorosamente cos tante . Il cal orime tro può f unzio nare senza registra zione e ciò r iesce mo lto u- tile qu ando si v uole co ntrollare l'a ppa recch io reg i- strato re oppure determinare il p o tere ca lo rifico te- ne ndo co nto dell 'acqua di co ndensazio ne .

Il

pro fesso re Messerschmidt ha modificato il pre-

cede

nte appa recch io in mo do d a mantenere costan te

an ch e la temperatura t d 'in g resso d ell 'acqua, per cui

essendo

---c;

p

p ure costa n te, il potere ca! ori fico è

pro porzionale alla temper atura T d'u scita d ell 'ac.

q ua

.

Qu esta temperatura e quindi il po tere calori- fico p osso no ve nire regis trati in mo do continuo da un term ometro a mercurio registratore. L a costa nza di t è ass icurata d a un termom etro-rego latore molto

sensib~le il

cui fun zio n amento è basato s

ullo

stesso p rincipio dei te rm o-regolatori o rdina ri, ch e nei · la- bo ra to ri servono a ni.antenere costante la tempera-

tura delle st ufe.

s.

NOTE PRATIOOE

REGOLATORE AUTO:'IIATICO

PER IL LIVELLO DELL'ACQUA :\ELLE CALDAIE.

Le Officine Schiff e Stern di Leipzig costruiscono un tipo di regolatore automatico del livello d 'acqua nelle caldaie molto semplice e di funzionamento a;sai regolare.

Esso è essenzialmente composto (V. fig. 1 e 2) della val- vola v collocata sulla conduttura di alimentazione che viene chiusa od aperta dalla leva a peso K, mobile intorno al- l'asse w; Io stesso asse porta un braccio di leva su cui posa un cilindro t leggero, cavo c aperto superiormente, il quale può libet·amente muoversi in una scatola interamente chiu- sa g; questa ultima è in comunicazione diretta colla cal- daia per mezzo del tubo l, la cui estremità inferiore, ta- gliata come un fischietto, si apre nella sca~ola e, esatta- mente all'altezza del livelle normale.

La figura 1 rappresenta I 'apparecchio in pos:zione di ripmo: l'estremo del tubo

p

è imm:::;·so nell'acqua della caldaia, la quale riempie la scatola g ed il cilindro t. Questo

E DI EDILIZIA MODERNA 2)1

non esercita quindi sulla leva h che uno sforzo uguale ;li suo peso n eli 'acqua, di modo che essa, trascinata dal peso K, trovasi nella posizione corrispondente alla chiusura della valvola v.

Fig. 2.

Fig. r.

Quando il livello in caldaia si abbassa, rimane scoperb l'estremità inferiore di

p;

il li4uido contenuto in g scende, per l, in caldaia e viene sostituito dal vapore per cui il peso del cilindro t, rimasto pieno, agendo su h, solleva il con- trappeso K, ed apre le valvola lasciando libero accesso all'acqua di alimentazione (V. fig. 2).

Quando l 'acqua della caldaia ritorna a coprire l 'estremo di p, il vapore contenuto in g, non rinnovato, si condensa, l'acqua vi rientra a poco a poco e la leva K riprende la po- sizione orizzontale, rinchiudendo la valvola e così via.

s.

IGROMETRO A SATURAZIO:\TE

Per determinare in modo assai rapido e nello stesso tem- po esatto, lo stato igrometrico dell'aria o d'un gaz alla temperatura ambiente, Ezio de Andrade i\'Iartius Costa (Ric de

J

aneiro) ideò un igrometro a saturazione di cui daremo la descrizione premettendo brevemente un piccolo calcolo.

Chiamando

f

la tensione del vapor d'acqua nel gaz stu- diato, F la sua tensione massima alla stessa temperatura, io

t t ·g t . '

f

h' d . .

s a o 1 rome neo sara e

= F ;

c 1aman o pm h la presswne

propria dell'aria secca e H quella di una data massa del gaz di stato igrometrico e, sarà H =

f +

h.

Saturando la stessa massa di gaz, la pressione diventerà H' = F +h, l'aumento di pressione H' - H è:

e:

=

F -

f =

F ( r -

? ) =

F (r -e).

Essendo F fornito dalle tavole, la equazione serve a de- terminare e, conoscendo e; questa quantità è appunto data dali 'igrometro a saturazione.

L'apparecchio è costituito da due tubi di vetro o di cri- stallo A e B, lunghi 30 centimetri e del diametro rispetti- vamente di 1 e 3 centimetri; essi sono riuniti alle due estre- mità coi robinetti

f

e g. Superiormente i due tubi sono chiu- si con tappi di gomma; inferiormente, il tubo A è chiuso, quello B è fornito del robinetto K per mezzo dei quale lo si può mettere in comunicazione diretta coli 'esterno.

Per determinare, ad esempio, lo stato igrometrico del- l'aria, si chiudono i robinetti

f

e g, si riempie A di acqua alla temperatura ambiente, ben agitata in modo che sia sa- tura d'aria sciolta. Poi si mette a posto il tappo i, si apre K e si toglie j, introducendo per l 'apertura superiore un bastoncino foderato di pelle di camoscio, che si fa andare

su e git't più volte come uno stantuffo in modo da rinno- vare bene l 'aria che trova si nel tubo e di introdurvene, per K, di quella nuova nelle condizioni esattamente uguali al- l'esterna; ciò fatto, si chiude K e si mette a posto j.

Allora si aprono i robinetti

f,

g; una parte dell'acqua del tubo A passa in B. I livelli dell'acqua nei due tubi sono un po' diversi per effetto della capillarità in tubi di diame- tri diversi; si segnano questi due livelli, m n per A, o

p

per B e si chiudono

f

e g;

Agitando l'apparecchio per qualche minuto, l'aria di B si satura di vapor d'acqua alla temperatura ambiente; si colloca allora l'apparecchio in posizione verticale, si apre g e si toglie i. Siccome l'aria del tubo B è ora satura di umidità, trovasi ad una pressione H' ma ~gi0re di e della pressione H che aveva prima; j

quindi il livello dell'acqua si ab- baoserà in B e aumenterà in A;

tuttavia la differenza di livello non sarà uguale ad e, perchè l'a- ria che trovasi in B non occupa Io stesso volume di prima e non si può affermare che l'aria secca vi abbia ìa stessa pressione che aveva ;n quell'istante. Per ricon- durla a questa pressione si versa in A dell'ar;qua fìnchè il livello in B sia e3attamente uguale a quello di prima, cioè o p, e al- lora il livello in A sarà m' n'; la differenza fra m' n' ed 1n n misura e in altezza d'acqua e questa lettura risulta corretta da m."-y ogni possibile errore dovuto alla

E i

tri.._L

cap1IIantà.

Ii tubo A è graduato in milli- metri ; per B, basta indicare la posizione di o p con un segno di 1riferimento; le letture sono fa-

cilitate usando il verniero V. Per non causa,-e errori, toccando coile mani l'apparecchio, lo si tiene per

il manico in legno K.

Lo stesso apparecchio può ser- vire a misurare Io stato igrome- trico di un gaz diverso dall'aria;

Ai' B

- _a_

o

basta riempirlo di acqua agitata con questo gaz e di intro- durlo poi in B da K.

L'apparecchio si presta a misurare Io stato igrometricv dell'aria esterna in un ambiente di temperatura superiore; può funzionare da barometro quando B sia graduato e fa- cendo successivamente un piccolo calcolo.

E.

UN GRANDIOSO SERBATOIO DI ALCOOL

L'Amministrazione svizzera della Regìa federale degli al.

cool ha fatto recentemente costrurre, nel suo deposito di Delsberg, un serbatoio capace di 4000 mc.; specialmente destinato a contenere alcool; crediamo interessante for- nirne ai lettori qualche cenno sulle linee costruttive essen- ziali, in considerazione della sua particolare struttura .e della sua ragguardevole ·ampiezza.

Protetto da una leggera costruzione in pietra e ferro, que- sto serbatoio· è di forma cilindrica ed ha fondo piatto; il suo diametro è di m. 22, l'altezza utile di m. w, so; si riem- pie e si vuota per mezzo di condotti sotterranei raccordati

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