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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.10 (1883) n.480, 15 luglio

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L'ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Anno

X - Voi. XIV

Domenica 15 Luglio 1883

N. 480

li

QUESTIONE DELLE FERROVIE 11 FRANCIA

Quasi a voler indicare a noi quale sia la via da seguire, la Francia ha risoluta la questione ferroviaria che la occupava ed agitava da molto tempo.

Anche là eranvi complicate e le esigenze delle nuove costruzioni e quelle dell’esercizio ferroviario, anche là per lungo tempo si discusse di riscatto, da parte dello Stato, delle ferrovie, si domandò l’eser­ cizio governativo , si volle che lo Stato costruisse. E vi fu un momento in cui parve che le dottrine avverse alla libertà economica, e favorevoli alla on­ nipotenza dello Stato, prevalessero, e fra gli altri ma­ lanni che guastano già la macchina amministrativa della repubblica francese, poco mancò non si ag­ giungesse quello di fare dello Stato un potente in­ dustriale, maneggiatore incapace di ingenti capitali, distributore parziale di appalti ed impieghi, guida­ tore passionato di una massa ingente di interessati, pronti a servirlo in ogni suo capriccio, in ogni suo arbitrio.

Fortunatamente per la Francia, l’uragano di desi­ deri e di speranze destato da quelle dottrine passò, ma non attecchì. La voce degli economisti fu ascol­ tata. A tempo i francesi compresero che sarebbe stata l’ultima rovina del loro paese finanziariamente, economicamente e politicamente; e con quella facile mobilità di opinioni, che forma uno dei caratteri principali della vicina nazione, e che se in molti casi può riuscire dannosa , in molti altri è mezzo di salvezza, le idee si mutarono ed il problema ferroviario venne risoluto in modo conforme ai prin cipi della scienza economica, e, diciamolo pure, della logica. — Abbiamo detto che il problema venne ri­ soluto, sebbene le Camere non abbiano ancora appro­ vato i progetti di legge presentati dal Ministro dei lavori pubblici, poiché è noto come la maggioranza della Camera francese sia affatto convinta della ne­ cessità di lasciare alla industria privata la proprietà e l’esercizio delle ferrovie, e di affidare ad essa la costruzione delle nuove linee. I prineipii sui quali si basano le convenzioni che il Ministro Rayual ha sti­ pulate colle Compagnie Lione-Mediterraneo, Mezzo­ giorno, Nord, Est ed Orleans sono i seguenti:

1. ° Affidare alle Società stesse la costruzione delle nuove linee votate dalle Camere, entro un periodo di tempo sufficentemente largo perchè la finanza dello Stato non venga schiacciata da sover­ chie gravezze d i . concorso ;

2. ° Unificare le reti rendendo possibile una semplificazione delle tariffe ;

ò.° Cointeressare lo Stato e le Società negli utili, e rendere di interesse ad ambedue il ribasso delle tariffe, mano mano che I’ aumento degli utili 10 rendono possibile ;

4.° Assicurare la vita delle Società togliendo loro la continua minaccia di un riscatto, che para­ lizzava la loro libertà industriale.

E senza entrare nelle particolarità delle conven­ zioni stipulate apparirà chiaro a tutti che questi principii sono precisamente quelli che rispondono ai concetti propugnati dalla scuola economica liberale, la quale combattè con tutte le sue forze le dottrine di coloro che allo Stato vogliono affidare sempre crescente la somma delle attribuzioni, sotto lo spe­ cioso pretesto che lo Stato è impersonale mentre le Società ferroviarie sono rappresentate da Tizio o da Cajo, e Tizio e Cajo destano antipatie invinci­ bili. Lo stesso come dire ; noi vogliamo più vo­ lentieri la certa rovina economica della nazione, che 11 problematico vantaggio di questo o quel capi­ talista.

Anche in Francia certamente non mancarono co­ loro i quali gettarono alte grida spaventando il paese con carrozzini e carrozzoni, e vedendo in ogni luogo ed in ogni operazione uomini che vo­ gliono corrompere ed uomini che si lasciano cor­ rompere. Ed anche in Francia una parte della stampa fece di tutto per creare una corrente avversa alle Società ferroviarie, perchè queste sapevano fare il loro interesse.

Ma bene si compresero là due cose : la prima che, dato e non concesso che I’ esercizio privato desse luogo nell’appalto a qualche meno retta specula­ zione, era ancora da' preferirsi all’ esercizio gover­ nativo che può essere una speculazione permanente, ed una fonte inesauribile di corruzioni politiche; — la seconda che gli interessi delle Società esercenti non sono niente affatto in opposizione agli interessi del pubblico ad ai diritti dello Stato, e che si può benissimo trovare un terreno nel quale i diritti dello Stato sieno perfettamente salvaguardati e nello stesso tempo che gli interessi delle Società abbiano la loro legittima soddisfazione.

In buon punto diciamo avvengono in Francia que­ sti fatti, poiché possono essere per noi una guida preziosa nel momento in cui stiamo per risolvere la questione ferroviaria. Noi possiamo raggiungere lo stesso scopo, possiamo arrivare alla stessa meta, desiderabile per le nostre finanze, e per le nostre libertà economiche e politiche, evitando di passare per quella acuta e pericolosa crisi che venne dalla Francia attraversata durante il Ministero Freyeinel.

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soluzione, in quanto chè essa non obbligherà il nostro Ministro dei lavori pubblici a convertirsi repentina­ mente alle idee liberali come è avvenuto in Francia pel sig. Raynal, nè occorrerà neppure, crediamo, una rivoluzióne nelle opinioni della Camera, nelle cui idee liberali abbiamo anzi piena fiducia.

Ma quello che sarà necessario a noi coinè fu necessario alla Francia si è, che il Ministro ed i deputati e la parte seria della stampa e del pubblico non facciano nessun caso delle incomposte grida di coloro che vorrebbero, per fini che non sono con­ fessagli, far credere che ogni operazione compiuta dallo Stato racchiuda e nasconda necessariamente una successione di corruzioni.

Se il Ministro vuol sperare di risolvere il pro­ blema ferroviario senza urtare gli uni o gli altri, senza che gli vengano scagliate contro anche le più vivaci e più atroci insinuazioni, non approderà mai a nulla. Non si risolvono ne si muovono affari di tanta importanza senza produrre dell’agitazione. Per quanto grande sia la entità della operazione che si prepara essa desta sempre cento volte maggior numero di brame, e ne rimangono sempre di insaziate e di invidiose.

La guida principale di chi deve affrontare un problema cosi serio, deve essere non solo la con­ vinzione profonda nelle dottrine economiche che professa, ma ancora quella che la libertà pubblica non può essere che in pericolo quando lo Stato a cui è domandato di salvaguardarla, sia strapotente e possa quindi, ove voglia, legalmente soffocarla.

Ciò che avvenne e che avviene in Francia ci serva di esempio.

LA CIRCOLAZIONE MONETARIA

La Commissione permanente per l’ abolizione del corso forzoso nella seduta del 10 corrente approvò la proposta dell’on. Ministro delle finanze, che cioè sia permesso alle banche di emissione di eccedere i limiti stabiliti dalla legge del 1874, purché la mag­ giore circolazione sia coperta da altrettanta valuta me­ tallica, di cui almeno due terzi in oro. Ritenne poi che non fosse opportuno di colpire colla tassa di cir­ colazione quella parte di biglietti delle Banche emessi oltre il limite legale in rappresentanza di eguale va­ luta metallica esistente nelle casse.

Lasciando per ora da' parte l’ultimo punto, notiamo che riguardo al primo si è osservato che la proposta ministeriale non riveste punto il carattere di urgenza — che il bisogno di risparmiare la valuta metallica non si fa vedere, mentre in Italia per ora non circola altro che carta — che colla legge del 1874 non esi­ stono ferrei vincoli che possano esacerbare le con­ dizioni del mercato in tempo di crisi, com’ è per la Banca d’ Inghilterra coll’atto di Peel. Si è aggiunto che gl’ istituti di emissione fra noi hanno più volte oltrepassato' i limiti stabiliti.; che la legge dà al Go­ verno facoltà di applicare una multa eguale all’ec­ cesso della circolazione, ma che essendo il Governo giudice delle circostanze di fatto, può benissimo la­ sciare che le Banche aumentino in tempi di crisi la loro circolazione senza colpirle di multa. Il Parla­ mento approverebbe largamente il Ministro delle F i­ nanze che operasse in questo senso nei caso accennato.

Questo modo di ragionare va troppo per le spie- eie. Prima di tutto non arriviamo a comprendere davvero che male ci sia che il Ministro abbia pre sentala la sua proposta alla Commissione permanente per l’ abolizione del corso forzoso, Commissione la quale ha senza dubbio una grande autorità morale per la sorgente da cui deriva, e non sappiamo per­ chè sarebbe meglio lasciare al Ministro stesso facoltà così estese in argomento tanto delicato e quando si tratta di assicurare le conseguenze di quella aboli­ zione. Ma ciò che anzitutto ci pare necessario si è di richiamare l’attenzione sulle disposizioni della legge [ del 1874 e di rettificare alcune inesattezze in cui i giornali quotidiani sono incorsi colla solita leggerezza.

Se si tolga la Banca Nazionale nel Begno d’Italia e per una rara eccezione, non ci consta che mai gl’i ­ stituti di emissione abbiano oltrepassato il limite le­ gale ; il vero anzi si è che non I’ hanno mai rag­ giunto, e ciò era facile a prevedersi dal momento che di fronte alle condizioni economiche dell’ Italia, il capitale delle banche si era per la legge del 1874 soverchiamente accresciuto, il che contribuì o al­ meno dette occasione a produrre per qualche Isti­ tuto di emissione conseguenze non liete. Cionono­ stante la legge del 1874 aveva preveduto il caso che si provasse il bisogno di una maggiore circolazione. E qui la multa non ci ha proprio che vedere. La multa doveva applicarsi allorché una ha ca uscisse dalle condizioni normali, e se la sua enormezza era tale da renderla inapplicabile, ciò non vuol dire niente affatto che fosse facoltativa.

Tanto è ciò vero che l’on. Branca lamentò, seb­ bene poco a proposito, che la Banca Nazionale avesse oltrepassato il limite legale, sostenendo che applicare I la multa era pel Governo un dovere, e l’ on. Ma­

glioni scusò la Banca in vista delle speciali circo­ stanze e promise di vigilare per l’avvenire. Per sup­ plire pertanto al bisogno di una maggiore circolazione la legge del 1874 ammette che le Banche, dopo avere sperimentato un rialzo dello sconto, possano spingere la loro emissione fino al quadruplo del capitale col­ l’ assenso del Ministro delle Finanze, con questo che gli utili netti di questa nuova circolazione vadano allò Stato e la Banca, dentro un limite di tempo de­ terminato, rientri nelle condizioni normali.

Questa disposizione, affrettiamoci a dirlo, è fra le meno felici della non felicissima legge del 1874. Essa prescrive di sperimentare il rialzo dello sconto, pro­ prio in un momento di crisi, e quaindo vi è bisogno di largheggiare — fa il Ministro delle finanze giudice ed arbitro della situazione del mercato col pericolo che non la conosca e che mentre medita, e il sì e il no in capo gli tenzona, l’opportunità passi — ordina, per così dire, che la erise finisca a scadenza fìssa, quando invece sarebbe stato ragionevole rilasciare alle Banche la decisione di prolungare più o meno quella eccezione alla regola, dal momento che non perci- pendo gli utili della nuova emissione non avrebbero ! avuto interesse a mantenerla.

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-tellica nelle casse delle Banche. L’ essenziale si è che non si oltrepassi quel dato limite senza avere una corrispondente valuta metallica, mercè la quale la proporzione fra la riserva e la circolazione au­ menta, evitandosi ogni pericolo che potesse per av­ ventura derivare da una cresciuta emissione. S a ­ rebbe veramente strano distinguere fra biglietto e biglietto’ col rischio perfino di veder nascer l'aggio!

Via! prima di emettere certi giudizi e prima di gettare in mezzo al pubblico certe proposte, non po­ trebbe la stampa seria, non diremo pensare come il saggio settanta volte sette, ma almeno una sola volta ¥ — Ce ne guadagnerebbero tutti; poiché si eviterebbe la confusione delle idee.

TUTELA E VIGILANZA NEI COMUNI

Che i Comuni e le Opere pie sieno in generale amministrale in modo tutl’altro che soddisfacente, è pur troppo una verità ampiamente dimostrata e della quale siamo tutti persuasi. Trattandosi di ammini­ strazioni non indipendenti ma tutelate, era naturale che dei guai, che si lamentano, la pubblica opinione chiamasse in colpa quelle autorità che le leggi pro­ clamano preposte alla loro tutela. E perciò, quando si è pensato a riformare le leggi che governano co­ testi Enti locali, si è creduta cosa necessaria il prov­ vedere prima di tutto a cambiare il tutore togliendo l’incarico tutelare alle deputazioni provinciali per af­ fidarlo ad una magistratura diversa. Già la Commis­ sione parlamentare incaricata di esaminare il pro­ getto presentato dall’on. Depretis nel dicembre 1880 per alcune riforme alla legge sulle Opere pie aveva messa fuori una proposta in siffatto senso; ed oggi col nuovo progetto per la riforma della legge co­ munale e provinciale verrebbe a togliersi alle dette deputazioni ogni e qualunque ingerenza tutoria su tutte le amministrazioni locali la quale verrebbe affidala tanto per i Comuni come per le Opere pie ad una nuova magistratura, la Commissione provinciale am­ ministrativa , composta del Prefetto, di due Consi­ glieri di prefettura e di quattro membri eletti dal Consiglio di Provincia.

La creazione di tale nuova magistratura, eccetto qualche obiezione intorno al modo con cui verrebbe composta secondo il detto progetto, incontra P ap­ provazione generale e se ne sperano grandi vantaggi; non solo perchè dovendo funzionare come tribunale amministrativo di prima istanza, colmerà ua vuoto assai sentito nell’ordinamento della pubblica ammi­ nistrazione, quanto perchè col nuovo tutore si crede che le faccende dei Comuni e delle pie istituzioni procederanno meglio, essendo ormai cosa accettata dai più che il disordine di coteste amministrazioni derivi massimamente dal modo poco accurato con cui le deputazioni provinciali hanno funzionato e fun­ zionano nell’esercizio del potere tutelare.

Non pensiamo certamente ad erigerci difensori dell’ operalo della Deputazioni provinciali perchè la evidenza dei fatti ce ne toglierebbe il mezzo e la voglia; le statistiche ci dicono pur troppo che le cose non sono andate bene, e che le tasse locali aumen­ tano, i patrimoni degli Enti tutelati vanno assotti­ gliandosi, e il debito cresce tutti i giorni. Ci

per-mettiamo però di osservare che questo corpo tutelare è formato di elementi eterogenei e discordanti fra biro, e quindi ci rimane il dubbio se e q ante nei suoi resultiti poco felici abbia colpa anche il modo, col quale esso si volle composto. Nessun >, per quanto si sappia , si è dato cura di studiare un pò quale influenza abbia arrecato sull’azione di coteste magi­ strature elettive il fatto di essere presiedute e dirette da un funzionario governativo di ordine pratico quale è il Prefetto, non ehè l’altro fatto, meno appariscente ma più importante nella pratica, di essere coadiuvate nel disbrigo degli affari tutelari da un personale af­ fatto indipendente da loro ; insomma quando si giu­ dica dell’operato di questi corpi elettivi pare a noi che si dimentichi troppo come la legge vigente li abbia condannati ad agire con una testa e con braccia che non sono della loro medesima carne. Chi può dire se abbia fatto bene o male questo amalgama nelle Deputazioni provinciali dell' elemento elettivo con quello governativo, e se i mali che si lamentano provengano piuttosto dall’ uno che dall’altro ? Chi ha studiato, per esempio, se certe indebite ed illegali influenze sull’ operato delle autorità tutorie abbiano fatto maggior presa sui funzionarii governativi che le presiedono e le dirigono, o sui loro membri elet­ tivi. — Siccome oggi si tratta di togliere di mezzo le attuali autorità tutorie per soppiantarle con le Com­ missioni provinciali ideate col nuovo progetto Depre­ tis, sarebbe assai opportuno, per quanto pare a noi, mettere un po’ di luce su tali incognite, tanto più perchè anche nelle nuove Commissioni continuerebbe ad esistere l’amalgama dei due elementi governativo ed elettivo, ed in proporzioni anche maggiori a van­

taggio del primo, entrandovi il Prefetto non più solo, ma fiancheggiato da due Consiglieri di prefettura.

Siccome coteste incertezze non sono per anche schiarite, mentre non siamo affatto sicuri della giu­ stizia delia condanna pronunziata contro le Deputa­ zioni provinciali come autorità tutorie, così ci sen­ tiamo pure tentati a mettere una nota un po’ di­ scordante nel concerto di buone speranze solle­ vate dalle invocazioni progettate dall’on. Ministro Depretis per la tutela dei Comuni e delle Opere pie, dicendo che dubitiamo della loro efficacia pratica. 1 nostri dubbi nascono non solo dal considerare che gli elementi dei quali dovrebbe comporsi la nuova magistratura tutelare sono presso gpoco quelli stessi che oggi compongono le Deputazioni provinciali, ma anche dal pensare che, qualunque sia per essere l'attitudine e la buona volontà dell’autorità tutoria, la sua azione rimarrà poco efficace perii buon an­ damento delle amministrazioni locali se non sarà coadiuvata da una continua e severa vigilanza di cui sono incaricate interamente le autorità gover­ native. Ed è sul modo con cui cotesta vigilanza è stata esercitata e si esercita che noi vorremmo si fermasse l’attenzione del Parlamento, perchè cre­ diamo in coscienza che da essa più che dall’eser­ cizio dell’autorità tutelare dipenda il buono o cat­ tivo andamento delle amministrazioni locali.

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ciati anche i mali che provengono invece da una trascurata sorveglianza, e dei quali le autorità tu­ torie elettive non hanno colpa veruna. E tale con­ fusione si trova pur anche nella relazione che a c ­ compagna il nuovo progetto di legge comunale e provinciale in cui lamentandosi che la vigilanza

sui Comuni e sulle opere pie non è esercitata ef­ ficacemente si dice che la causa di ciò è da ricer­ carsi nella difficoltà in cui si trova la Deputazione provinciale di portare nell’ adempimento del gra­ vissimo ufficio quella sollecitudine incessante e ri­ gorosa che sarebbe necessaria. Ci parrebbe adun­ que opportuno che si togliesse di mezzo cotesto equivoco, e si mettesse in chiaro come le attribu­ zioni deferite dalla legge all’ autorità tutoria pro­ priamente detta sieno molto minori di quello che si crede ; mentre assai più numerose e più pratica- mente importanti sono le altre che si compendiamo sotto il titolo della vigilanza affidata esclusivamente ai rappresentanti del Governo. — Difatti un esame attento delle leggi che governano le istituzioni lo­ cali od un po’ di pratica cho si abbia del mecca­ nismo amministrativo, debbono persuadere chiunque che sebbene le Deputazioni provinciali si fregino del titolo di tutrioi dei Comuni e delle opere pie il potere loro, o almeno quello dei loro membri elettivi, non è quale e quanto si crede così all’in - grosso dal pubblico e che oggi si mette in mostra per aggravare le censure mosse contro il loro operalo.

Osserviamo difatti quanto segue per le ammini­ strazioni delle opere pie. L ’autorità tutoria non ne vede i bilanci, ma unicamente i rendiconti, cioè interviene a cose fatte; ed il suo beneplacito è ri­ chiesto solamente se si tratta di alienazione di im­ mobili, di diminuzione o trasformazione di patrimo­ nio, di intraprendimento di liti, e riforma di statuti e di regolamenti di amministrazione. Coleste attri­ buzioni sono certo importanti, ma di assai maggior entità risultano nella pratica le attribuzioni deman­ date alle autorità governative alle quali è affidata la vigilanza pel regolare andamento delle pie istitu­ zioni, e per la oservanza delle disposizioni di legge. Il Prefetto deve sorvegliare e cercare che le opere pie compilino nel tempo debito i loro bilanci e li trasmettano alla prefettura, con che egli ha mezzo di vedere se la gestione venga iniziata a dovere. A lui solo spetta procurare che esse formino i proprii inventari, che abbiano il respettivo tesoriere con le cautele dalla legge volute, che inviino a tempo i rendiconti, che' il loro operato sia conforme agli statuti di fondazione; come egli solo ha il diritto di inviare appositi commissari per le verifiche di cassa, per riconoscere come procedano le cose, se si osservino le leggi e gli statuti. Egli solo può provocare la sospensione e lo scioglimento delle pie amministrazioni quando casi gravi lo richiedano. Ed anche per quanto riguarda le incombenze affi­ date all’autorità tutoria questa non può spiegare la sua azione se il Prefetto non le presenta le delibe­ razioni soggette alla sua competenza ; come non può procedere all’esame ed approvazione dei rendiconti se in precedenza la Ragioneria della Prefettura non li abbia riveduti perciò che riguarda la parte ma­ teriale delle cifre. E quando pure la deputazione ha emesse le sue decisioni, ed ha ordinato i provvedi­ menti che reputa necessarii per il miglior anda­ mento di un opera pia, cioè per la migliore

crea-zione delle entrate, per il buon impiego dei fondi di case, e cosi via discorrendo, tutto il suo buon volere rimane inutile se la Prefettura non cura di­ ligentemente che tali ordini vengano debitamente osservati. — E per conseguenza se le opere pie non fanno i bilanci, se sono in ritardo con i resoconti, ; se non hanno mai pensato al a compilazione dell’in­ ventario, se non danno retta ai richiami ed alle os­ servazioni dell’autorità tutoria, cosa possono farci le Deputazioni provinciali o almeno i loro membri elet­ tivi ? E se in qualche prefettura del regno segui- | tasse l’attuale trascuratezza governativa anche dopo approvate ed applicate le riforme escogitate dall’on. Depretis, a che gioverebbe por le opere pie l’aver tolta l’autorità tutelare alle Deputazioni e l’averla affidata alle nuove Commissioni amministrative ? — Altre volte parlando in questo periodico della re­ clamata riforma della legge 5 agosto 1862 sulle opere pie I) manifestammo la nostra opinione che quella logge, sebbene in qualche piccola parte in­ completa, era però abbastanza adatta per costrin­ gere le pie amministrazioni ad un andamento più regolare, e che il male non derivava dalla legge stessa, ma piuttosto dalla trascuratezza di coloro che do­ vevano osservarla e farla osservare, e specialmente perchó le Autorità governative ricercate di sorve­ gliare cotesto aziende non corrispondevano al pro­ prio compito. Una medesima opinione riteniamo anche oggi, e quindi non crediamo che dal cambia­ mento dell’Autorità tutelare potranno venire grandi vantaggi se prima di tutto non si cerca il modo per cui il Governo ed i suoi rappresentanti locali usino maggior diligenza nell’adempimento del loro ufficio.

E parlando dei Comuni possiamo dire che di fronte alle loro amministrazioni, le ingerenze d Ila Deputazione provinciale, se sono più numerose che per le opere pie, non hanno però maggiore impor­ tanza ed influenza pel loro andamento, in specie perchè viene sottratto all’autorità tutoria l’esame dei rendiconti nei quali soltanto si ha la storia vera del modo con cui le gestioni procedono. Avvertiamo poi e ricordiamo che se i Comuni non si trovano nel caso di eccedere il limito legale della sovraim- posta sulla fondiaria la Deputazione non ne rivede i bilanci come ne ignora i rendiconti, e basta co- testa avvertenza per vedere subito a che si riduca nella pratica questo potere tutelare a cui oggi si vuole attribuire tutto il bene ed il piale che presentano le amministrazioni comunali. E vero che senza il beneplacito della autorità tutoria non si creano de­ biti, non si alienano immobili o titoli del debito pubblico, non si vincolano bilanci per oltre cinque anni, ossia non si fanno operazioni rovinose per la finanza comunale; ma chi è pratico di queste fac­ cende sa benissimo come in qualche parte e per molli casi cotesto beneplacito è strappato dalla forza delle cose, perchè quando interviene la Deputazione il male è già fatto e, si voglia o nò, occorre rime­ diare con messi straordinari. Il buon andamento economico dei Comuni si ottiene massimamente con una vigilanza indefessa ed accurata durante la loro gestione annua, obbligandoli in specie ad osservare rigorosamente In legge del bilancio, procurando che le spese non sorpassino di un centesimo il previsto, che le entrate bilanciate si esigano nei modi e nei

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tempi voluti, che si compilino in tempo i ruoli delle tasse locali e che coteste dieno il contingente pre­ visto. — Se la vigilanza è trascurata cotesti re­ sultati non si ottengono, se le gestioni si chiudono con un disavanzo cui bisogna ad ogni modo prov­ vedere, come potrebbe poi la Deputazione negare il suo beneplacito, sia per i prestiti, sia per la ele­ vazione della sovrimposta oltre il limite legale? Per citare rn proposito un esempio, diremo che, esami­ nando l’andamento di un grande Comune ci colpì il fatto che mentre nei suoi bilanci dal 1869 al 1881 era stata iscritta in entrata la tassa di famiglia per 500 mila lire annue non vennero compilati i aspettivi ruoli che nel 1872, cioè dopo quattro anni, preferendosi intanto di andare avanti a furia di debiti a cam­ biali i quali sfuggivano alla competenza dell’Autorità tutoria. — La. colpa di cotesta trascuratezza ed irre­ golarità che si incontra non tanto raramente nelle amministrazioni locali, non era davvero deH’Autorilà tutelare ma della Prefettura che aveva obbligo di sor­ vegliare a che i bilanci venissero osservati con ogni rigore.

La nostra povera opinione su questo importante argomento dei Comuni e delle Opere Pie è dunque quella die non bisogna occuparsi tanto del modo con cui è o sarà esercitato il potere tutelare per poi di menticare o trascurare troppo quello con cui sono e saranno sorvegliate coteste amministrazioni nel loro andamento ordinario. E per parlare più chiaro diremo che quando si condanna e si censura l’ope­ rato dell’Autorità tutoria elettiva e ad essa si rim­ provera il disordine delle amministrazioni locali non è riè giusto nè opportuno dimenticare che in gran­ dissima parte il male proviene e può provenire dal modo di agire dai funzionari governativi che que1- l’Autorità presiedevano e dirigevano, ed ai quali esclu­ sivamente è affidato l’incarico di sorvegliare quelle aziende affinchè osservino puntualmente il prescritto delle leggi e le ingiunzioni delle Autorità superiori, senza di chi è affatto indifferente nella pratica che il tutore loro sia questo o quell’ altro, e che sia buono o cattivo.

LE TARIFFE CUMULATIVE CON L’AUSTRIA-UIHERIA

Quando una gran parte dei nostri confratelli della stampa quotidiana si sono scalmanati a pro­ posito delle tariffe cumulative con l’Austria-Unghe- ria, noi abbiamo preferito tacere. E questo non già perchè fossimo informati meno o peggio di taluni di ioro intorno allo stato della questione. Questa ipotesi è appena ammissibile per chi abbia letto ne’giornali politici certi articoli, i quali non sappiamo sè sorpren­ dessero più per la sonorità delle frasi o per la ioro va­ cuità.— E neppure abbiamo taciuto perchè meno che a certi nostri confratelli ci stiano a cuore gli interessi del nostro paese; i nostri lettori sanno che sebbene ma­ nifestiamo il nostro sentimento con frasi meno sonore, pure non tralasciamo mai di occuparci delle que­ stioni che si agitano nel campo economico, le stu ­ diamo come meglio sappiamo e dopo averle studiate

dieiamo la nostra opinione — Le questioni ferroviarie in special modo attirano la nostra attenzione e il nostro giornale, come tatti sanno, è stato fondato per combattere quella che ci sembrò una cattiva politica ferroviaria. In favore di certi principii abbiamo lot­

tato con tutte le nostre forze e lotteremo finché.essi non abbiamo ottenuto un completo trionfo. Ma perchè adunque, si dirà, non abbiamo unita la nostra voce a uella di coloro che si sono levati armati di frasi fino ai enti, per difendere l’onore nazionale calpestato dalle- ferrovie Austriache? perchè non abbiamo eccitato le nostre amministrazioni ferroviarie e il Ministero dei lavori pubblici alia lotta ad oltranza?

La ragione è stata semplicissima, abbiamo creduto di lasciar agire coloro che sanno fare e sanno far bene, abbiamo temuto di metter loro bastoni fra le ruote e di crear loro una tale situazione nella quale il solo partito a cui si potessero appigliare fosse di non far niente per non esser chiamati traditori della patria o tirati in causa in una interpellanza al Mi­ nistero dei lavori pubblici. Ci è parso finalmente che non fosse il caso di fare entrare la politica in una questione di tariffe ferroviarie; se par troppo ciò avviene quando si tratta di tariffe doganali, il che ò certo un grave inconveniente, l’ inconveniente ed il pericolo sono molto maggiori in questioni ferroviarie, in special modo se si tratti di ferrovie esercitate dallo Stato.

Ma oramai la questione essendo entrata in un pe • riodo acuto e , quel che è peggio non avviandosi verso uaa soluzione, ci è parso nostro dovere di esporre brevemente la nostra opinione.

Prima di tutto vogliamo esortare le egregie per­ sone allo quali sono affidate le sorti di una impor­ tantissima rete ferroviaria, quale è quella dell’ Alta Italia, a preoccuparsi meno dei profani che gridano ed ad uscir al più presto dalla situazione attuale, la quale è per noi gravida di pericoli.

In secondo luogo, a costo di esser chiamati una volta di più dottrinari e uomini poco pratici, non possiamo a meno di constatare che l’ inconveniente che ora si verifica è reso più grave dalla circostanza che delle tre amministrazioni ferroviarie contendenti, due sono governative. — La molla dell’interesse pri­ vato agisce poco o punto e certo non in favor no­ stro. — La politica, la smania di popolarità, il socia­ lismo di Stato, la tutela del produttore, o meglio del lavoro nazionale, tutte cose bellissime in un discorso elettorale, invece di scioglierle, certe questioni, le in­ tricano a meraviglia. E non vi ha dubbio che una società privata, spinta come è naturale dal desiderio di ottenere maggiori prodotti dalle sue linee, a que­ st’ora avrebbe già trovato una soluzione egualmente soddisfacente pei suoi azionisti e per il pubblico. Se b ­ bene ciò possa parere strano ai nostri neo-socialisti nulla ci sembra più evidente, poiché l’interesse del proprietario della ferrovia non si allontana, nè si disgiunge mai da quello del pubblico, anzi sono stret­ tamente legati tra loro.

I lettori ci perdonino questa chiacchierata che ci ha portati un po’ lontani da quello che volevamo dire, ma già la lingua batte dove il dente duole, e a noi duole mollo il vedere a che ci abbia condotta la nostra politica ferroviaria da parecchi anni a questa parte.

Tornando al nostro argomento, esponiamo innanzi tutto lo stato della questione.

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tariffe, il quale non poteva che riescire vantaggioso al traffico internazionale, visto che le tariffe cumu­ lative sarebbero state più basse. — La tariffa austro­ italiana in vigore non poteva più applicarsi e perciò fu dalle amministrazioni austriache, se non erriamo, denunziata fino dal luglio dell’ anno passato per il 1° luglio 1883.

Nei primi mesi dell’ anno corrente fi a i delegati austriaci ed italiani furono ripetutamente tenute delle conferenze nelle quali non si potè venire ad un’ac­ cordo completo. E siccome il 1° luglio entrava in vigore la nuova tariffa austriaca, molto più favorevole al pubblico, ne venne la necessità della sospensione del servizio cumulativo.

In che cosa consistono adunque principalmente il nodo della questiono e le difficoltà di scioglierlo?

Come in tutte le questioni, internazionali o privale, nelle quali sono in giuoco forti interessi, ognuna delle parti che debbono addivenire alla stipulazione di un patto, cerca che esso riesca respeltivamente più vantaggioso che sia possibile. Come era quindi natu­ ralissimo l’amministrazione austriaca desiderava che il maggior percorso si effettuasse sul territorio Au­ striaco; 1’ amministrazione Italiana voleva dal canto suo il contrario.

Se i giornali non avessero spostata la questione facendola diventare poltica , a quest’ ora le ammi­ nistrazioni si sarebbero intese; e con qualche tran­ sazione da una parte o dall'altra, tanto il transito di Peri, più favorevole all’Austria, quanto quelli di Pon- tebba e Cormons, avrebbero avuto la loro parte nel traffico internazionale, e certo l’ Italia non sarebbe stata quella che avrebbe dovuto maggiormente tran­ sigere : al transito di Pontebba sarebbe toccato, se non la metà, certo una quantità assai considerevole del traffico. Ma la politica ha guastato tutto (come succede sempre quando interviene nell’amministra- zione) ed ha prodotto lo stato attuale dal quale esci- remo più tardi di quello che era desiderabile e che in fin dei conti non reca danno che a uoi. Ecco perchè noi, invece di consig'i ire la lotta, consigliamo la condiscendenza e lo studio spassionato della que­ stione.

Noi crediamo sapere (diremo addirittura sappiamo

lasciando la modestia ai giornali male infùrniati) che dei trasporti ferroviari fra I’ Austria e l’Italia oltre 4/3 sono rappresentati da merci che s’impor­ tano in Italia e appena I /o rappresenta la nostra esportazione verso l’Austria. Ciò posto, se deve pre­ merci prima di lutto che i nostri consumatori possano avere quello di cui hanno bisogno con meno difficoltà e con meno spesa, dobbiamo anche temere che le merci importate dall’Austria (i 4/5 del traffico)seguano la via per la qua'e. piacerà all’Austria di spedirli e all’Ita­ lia non resti la scelta che per l’altro quimo.

Ecco un’ altra bella conseguenza dell’esercizio go­ vernativo delle ferrovie; il governo, esercente del­ l’industria ferroviaria, vuole e deve ricavarne il mag­ giore utile anche quando quest’utile entra da una piarle nelle sue casse ed esce dall’altra dalle tasche dei contribuenti!

Abbiamo, sopra, parlato di pericoli che presenta per noi la situazione attuale. Infatti abbiamo sentito dire che viste le m sire incertezze, fra la Società del Goltardo e la Siidbahu sono stati presi accorili a danno nostro per dividersi il traffico fra la Germania e l’Italia, e qui il danno non solo sarebbe pei no­ stri consumatori ma anche per il governo che è pur

interessato moralmente e finanziariamente nella ferro- vi) del Gottardo. Ma non basta! certi giornali ita­ liani che conoscono così bene la retorica fanno le viste d’ignorare che lo stato Austriaco spinge ala­ cremente i lavori sulla ferrovia deli’ Arlberg e che il gran tunnel sarà terminato l’anno prossimo.

Per chi non lo sapesse questa ferrovia va da Inns- brck a Bregenz sul lago di Costanza ; mette capo anco alle ferrovie Svizzere ed è in comunicazione con la Südbahn e principalmente con la rete dello Stato di cui fa parte.

Certi nostri giornali forse ignorano che lo Stato Au­ striaco- si è messo (secondo noi a torto) sulla via dei ribassi a oltranza delle tariffe ferroviarie ed of­ frirà molte facilitazioni a chi debba eseguire tra­ sporti verso la Svizzera. Qualora l’ Italia si ostinasse a non volersi intendere con l’Austria, che cosa av verrebbe del traffico, di una certa rilevanza, che si effettua dall’ Austria-Ungheria attraverso I’ Italia verso la Francia a Venti miglia e a Modane e che non è davvero da disprezzarsi? Le ferrovie Svizzere sono piccole e deboli, e cederebbero facilmente ancora quando non vi fossero spinte dal proprio interesse alle proposte dell’Austria che offrisse di consegnare loro, per la via deli’Arlberg, tutte le merci destinate alla Francia, togliendole all’Italia. E chi ci dice quello che potrebbe perder Genova a vantaggio di Marsi­ glia? La lotta fra questi due porti durada un pezzo ed è noto che le ferrovie francesi con un giuoco di tariffe hanno già reso più vantaggioso il porto di Marsiglia, di fronte a quello di Genova, per certe provenienze dalla Svizzera, anche quando il percorso sia più lungo.

Queste considerazioni non possono condurre che ad u i solo consiglio quello dello studio calmo e tran­ quillo della situazione presente ed avvenire. Ma sarà impossibe che il Governo e le Amminitrazioni fer­ roviarie compiano questo studio se la stampa, pur di far rumore, immischia la politica da per tutto, ed ignorando le questioni tecniche, le cambia in po­ litiche affitte di parere competente.

IL PORTO DI MONTEVIDEO 0

La posizione geografica del porto di Montevideo e le sue condizioni naturali, lo col orano nella ca­ tegoria di uno fra i primi porti dell’America Meri­ dionale.

Situato alla foce di uno dei più grandi estuari del mondo, partecipa allo stesso tempo dei vantaggi della navigazione interna dei fiumi, che attraversano il continente Sud-Americano e di quella dell’ Oceano più commerciale e visitato dalle navi di tutte le nazioni. Cosicché nel volgere del tempo, esso è de­ stinato ad i ssere il punto di deposito o entrepòt dei prodotti provenienti dall’interno per oltremare e di quelli che da oltremare arrivino per l’interno.

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Dallo studio idrografico della carta dell’ America risulta che nessun continente, eccettuato quello del- 1’ America del Nord, è maggiormente provvisto di grandi fiumi navigabili e che più s’internino. Ciò ap punto fece nascere I’ idea in uomini illustri come Humbold, che mediante sforzi più o meno estesi, si potrebbe col tempo porre in comunicazione fluviale le Arnazoni col Piata ; ed infatti il Pileomnyo, ed il Madeira, il Paraná ed il Tocantin non sono separati nelle loro sorgenti se non da spazj poco conside­ revoli.

Dallo stesso studio appare anche, che 1’ immenso bacino centrale formato dalle Ande all’Ovest e dalle montagne che seguono la costa all’Est, obbliga tutti i fiumi che l’attraversano a gettarsi in mare per gli estuari unici del Piata e delle Arnazoni , rendendo cosi indispensabile per la navigazione interna la en­ trata dei bastimenti in quei due punti altamente favoriti.

È indubitato che al centro del continente Sud- Amerieano è riservato un immenso avvenire per le sue fertili terre dotale di vaste foreste , per le sue abbondanti miniere e per il fatto che i suol tesori naturali offrono vita prospera agli abitanti del vec­ chio mondo, dove esiste una eccessiva agglomera­ zione di gente.

L’ ingrandimento di Montevideo è dunque legato al futuro sviluppo industriale e commerciale di quelle regioni e s’ impone còme conseguenza, la necessità di eseguire lavori che facilitino il carico e scarico dello navi che vi affluiscono da ogni parte e proporzionino maggior fondo e riparo contro le furie del mare che si verificano in certe epoche dell’anno a impulso dei venti del Sud e Sud-Est, conosciuti col nome di

Pampero ').

L’attività che spiega la vicina Repubblica Argén- | tina sistemando convenientemente il suo porto del Riachuelo, la cui profondità giunge ora a più di 18 piedi ed i continui studi che si fanno sulla rada di liuenos-Ayres la prosecuzione delle strade ferrate che dal Salto e dal Duragno si dirigono alla fron­ tiera brasiliana, perchè la baia di Montevideo di­ venterà il vero porto della importante provincia di Rio Grande do Sud, le cui comunicazioni sono in­ termittenti per le difficoltà che presenta l’ imbocca­ tura di quel fi u m e ;— il probabile sviluppo del Pa­ raguay e delle provincie orientali di Bolivia che in oggi hanno poca importanza in confronto di quello che possono essere ; — così lo esigono.,

Nello stesso senso influiscono pure le necessità della navigazione moderna che inclina sempre più a preferire le grandi navi la cui calata non è mi­ nore di 20 a 22 piedi, la maggior parte piroscafi, che richiedono rapidità nelle operazioni del porto, nel mentre oggi sono costretti ad ancorarsi a con­ siderevoli distanze per mancanza di fondo, — e final­ mente il crescente sviluppo dello stesso paese, il cui porto principale è Montevideo, dove fan capo le principali linee ferroviarie che già attraversano e quelle che in breve percorreranno il territorio del­ l’Uruguay.

In base a queste considerazioni e non essendo le­ cito abbandonarsi intieramente alla natura, quando

■ ) Cosi chiamato perchè traversa le immense pia­ nure deserte dell’ Argentina conosciute col nome di

Pampas. *

la scienza sorretta dal capitale può correggerne i difetti, l’ attuale Governo di quella Repubblica si è deciso a por mano a una impresa il cui esito sarà benefico per l’ avvenire commerciale di quel giovine Stato, senza che ornai possano trattenerlo o sco­ raggino le difficoltà o la mole del lavoro , resosi tanto più necessario in quanto che per effetto del fango portato dalle acque fluviali, il fondo del porto diminuisce costantemente in certi punti della baia.

La co:,formazione naturale della stessa baia risolve in gran parte il problema, essendo le due estremità della medesima, una popolosa capitale coi suoi dochs

e moli attuali da un lato e dall’altro l’alta montagna

(Cerro) il cui destino pare sia quello d’ indicare ai naviganti la entrala del porto che trovasi alle sue falde. Le sue coste sono provviste di pietra, elemento prin­ cipale e indispensabile per la costruzione di opere di questa classe ed in tanta copia da non doversi temere un esaurimento per quanto grandiosi siano lavori da compiersi.

Attualmente i capitali in Europa trovano difficil­ mente impiego per mancanza di grandi intraprese, e l’interesse essendo ridotto, ciò renderà più agevole la formazione di un impresa per la esecuzione delle opere, del porto di Montevideo.

A questo scopo venne votata dall’Assemblea Ge­ nerale la legge del 28 aprile u. s. la quale auto­ rizza il Potere Esecutivo a fare studi, rilevare piani e fissare il putito di costruzione,- non dovendo la spesa definitiva eccedere la cifra di 14,000,000 di piastre. Al capitale investito viene accordato una ga­ ranzia del IO °/o annuale liquido per 50 anni per interesse e ammortamento, al quale effetto si stabi­ liranno nuove tariffe le quali però non potranno su­ perare I’ ammontare delle attuali spese, sulle mer­ canzie importate od esportate in transito per il porto. Il movimento effettivo in tonnellate di carico nel porto di Montevideo durante l’ultimo triennio è stato il seguente, escluso i legni in zavorra.

1880 Toun. 957,518,000

1881 » 1,067,292,000

1882 » 1,111,626,000

La spesa che attualmente corrisponde ad ogni ton­ nellata è di P. 1,53.

Prendendo per base il movimento del tonnellag gio dei 1882 e la nuova tariffa unica in progetto di P. 1,40 per gli articoli ultramarini (ciò che fa­ rebbe una economia di 13 centesimi di piastra per tonnellata sui diritti attuali) e di L. 0,10 per le merci di cabotaggio si ha il seguente calcolo :

Oltremare T. 632,252 a P. 1,40 P. 885,152,80 Cabotaggio » 479,374 » 0,40 » 191,749,60 P. 1,076,902,40 Questa cifra corrisponde fin d’ora ad un capitale di 9 milioni di piastre al 12 % annuale. Prima che siano terminate le opere del porto codesta somma sarà molto maggiore essendo Montevideo destinato ad essere l’emporio quasi esclusivo del commercio fluviale ; onde non vi è dubbio che la rendita del porto potrà coprire la garanzia del 10 °/0 e le spese occorrenti, anche nel caso che si spenda la totale somma di 14 milioni di piastre, senza nuovi ag­ gravi per la navigazione.

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L ’ E C O N O M I S T A

15 luglio 1883

alla nostra marina mercantile che cosi assiduamente frequenta con utilità del commercio e delle industrie, il porto di Montevideo, capitale di uno Stato che an­ novera nel suo seno più di 36,000 nostri connazio­ nali, colà amati e rispettati.

La convenzione per il nuovo canale di Suez

Riassumiamo dai giornali inglesi la convenzione stipulata a Londra il 10 del corrente mese tra il governo Britannico, ed il presidente della Compagnia del canale di Suez, Sig. Lesseps.

Ecco i punti principali :

Sarà costruito un secondo canale, per quanto pos­ sibile, parallelo all’ attuale ; e che sarà compiuto possibilmente nel 1888.

Le tarilfe saranno ridotte nel modo seguente : dal 1° gennaio 1S84 le navi sur lesi godranno d'una riduzione di fr. 2,50 per tonnellata sulla tariffa di transito; — il 1° gennaio dell’anno seguente a quello in cui gli utili avranno raggiunto il 21 0 /q la tassa di pilotaggio sarà ridotta della metà; il primo del­ l’anno in cui gli utili raggiungeranno il 25 0/0 ces­ serà d’essere esatta l’altra metà della tassa ; e quando si raggiungerà il 25 0/0 negli utili la tassa di tran­ sito attualmente di L. 10 per tonn. sarà ridotta a L. 9 ,5 0 ; e quando si raggiungerà il 27 0/0 a L. 9 e quando il 30 0/0 a L. 8,50. In seguito vi sarà una riduzione di L. 0,50 per tonnellata ogni aumento del 3 0/0 negli utili annui fino a raggiungere la tassa minima di L. 3 per tonn. — Però non si po­ tranno nel corso dello stesso anno ridurre e la tassa di pilotaggio e quella di transito.

Nel caso poi in cui gli utili diminuissero, a co­ minciare dall’anno dopo in cui tale diminuzione si fosse verificata, si alzeranno le tarilfe nelle stesse pre­ cedenti proporzioni, ma non si potranno portare due aumenti in una stessa annata.

Al a prima vacanza che si effettuerà di un posto di vice-presidente della Compagnia, il Sig. Feidi— nando de Lesseps proporrà al Consiglio che sia no­ minato alla vice-presidenza uao degli amministratori inglesi membro del consiglio. Tale vice-presidenza rimarrà acquisita per un amministratore inglese; e I’ amministrarore inglese che è attualmente membro aggiunto del Comitato di direzione, diverrà membro effettivo del comitato in caso di vacanza, ed anche questa funzione rimarrà acquisita ad un ammini­ stratore inglese. — I due amministratori inglesi mem­ bri della commissione delle finanze, faranno sempre parte di quella commissione.

L ’impiego di ispettore della navigazione sarà affi­ dato ad un ufficiale della marina britannica designato dal governo inglese. Le funzioni di tale ispettore sa­ ranno determinate d’ accordo cogli amministratori inglesi.

Nell’avvenire il reclutamento dei piloti si farà in proporzione ragionevole tra i marinai inglesi.

Il Governo inglese impiegherà i suoi buoni uffici per ottenere la concessione : 1 0 del terreno neces­ sario per il nuovo canale e suoi approdi ; 2° il ca­ nale d’acqua dolce fra Ismailia e Porto Said ; 3° la proroga della concessione originaria, in modo ohe i novantanove anni della concessione comincino a par- j

tire dalla data di apertura del nuovo canale ma­ rittimo.

In vista di tali concessioni la Compagnia pagherà annualmente al governo egiziano, a datare dal nuovo periodo dei novantano\e anni, l’uno per cento degli utili netti totali, dopo prelevala la riserva statutaria.

Il Governo inglese presterà alla Compagnia del Ca­ nale di Suez ; con versamenti successivi per la costru­ zione dei lavori, compresovi il canale d’acqua dolce, la somma necessaria sino alla concorrenza di 200 mi­ lioni di lire, verso interesse del 3 1/1 per cento, ed un ammortamento calcolato in modo, da rimborsare il capitale io cinquanta anni. Tale ammortamento non comincierà che dal compimento dei lavori del se ­ condo canale.

La convenzione presente sarà immediatamente co­ municata alla Camera dei comuni. I termini precisi di essa saranno formulati in una deliberazione del Consiglio ili amministrazione, i! testo della quale de­ liberazione sarà ili concerto stabilito col governo bri­ tannico, e comunicato per l’accettazione e la ratifica al Parlamento inglese.

IL MOVIMENTO COMMERCIALE

D K L I .A P R O V I N C I A D I N A P O L I

I

Dalla Camera di Commercio di Napoli è stata in questi giorni pubblicata la relazione sul movimento economico della provincia di Napoli negli anni 1881- 1882. È un lavoro ricco di cifre e di specchi sta­ tistici in confronto dogli anni precedenti, che con­ tiene non solo il movimento d’ importazione e di esportazione preso nei suo insieme, ma addila anche i paesi esteri coi quali gli scambi si sono operati, e le proporzioni di questi. Passeremo a riassumerlo.

I specchi I e li riportano ¡1 movimento della dogana principale di Napoli e quelli III e IV il movimento della dogana di Castellamare, e contemplano il complesso delle transazioni commerciali della provincia con l’ estero, secondo la qualità della merce importata, od esportata, e secondo il paese di provenienza e di destinazione.

Negli specchi dal V al X poi sono compresi i dati relativi al movimento del commercio speciale con l’estero per valore, distintamente per ciascuna cate­ goria e nazione, nel 1881 tanto per la dogana di Napoli, che per quella di Castellamare, e così per la importazione che per l’esportazione. Lo specchio XI contiene il movimento dei depositi nelle dogane di Napoli.

Come resulta dai quadri che si contengono nella relazione che stiamo esaminando le importazioni to­ tali della provincia che nel 1880 erano ammontate a L. 14-3,093,122 salirono noi 1881 a ben L. 178,607,021 divise così per le due dogane principali del distretto camerale. 1881 Napoli . . . . L. 163,479,014 Castellamare » 15,128,007 178,607,021 1880 130,281,591 12,811,422 143,093,013

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introduzione delle manifatture di canape e lino, del cotone, delle pelli, dei minerali, dei metalli e loro | lavori, delle pietre, lave, vasellami, cristalli e degli oggetti diversi.

I paesi che importarono nella provincia un mag­ gior valore di merci furono i seguenti, tralasciando quelli che non presentano uri valore importante.

Dogana d i Napoli. Inghilterra milioni 76 1 / 2 ; Francia 34 1 /2 ; Austria 1 1 ; Indie 9 ; America 7 1/2; Germania 4 ; Stati Uniti 4 e Grecia o 1/2.

Dogana di Castellamare. Turchia Europea 6 ; Turchia Asiatica 3 */,; Rumenia 2; e Inghilterra 1 */,.

Le esportazioni della provincia per l’ estero da L. 72,733.359 che erano state nel 1880 salirono nel 1881 a L. 79,651,509 con un aumento a fa­ vore del secondo di L. 6,898,150.

II movimento suddetto dividesi come segue :

1881 IS S O

Napoli... L. 70,892,930 07,777,520 Castellamare' » 8,738,570 4,955,833 79,031,500 72,733,359

L ’ aumento segnalato è dovuto in massima parte alla cresciuta esportazione dei coralli per le Indie. A questo punto la relazione nota che questa espor­ tazione fu eccessiva e biasimata dalle persone cono­ scenti dell’articolo, inquantochè ebbe per effetto im­ mediato un notevolissimo rilasciamento degli affari sulla piazza di Calcutta, provocando, com’era natu­ rale, un ribasso sensibilissimo nei prezzi. Contribui­ rono pure all’ aumentata esportazione da Castella­ mare i vini, le patate, gli aranci e i limoni inviati in grande quantità all’estero.

1 paesi verso i quali più specialmente si diressero le esportazioni provinciali nel 1881 furono i seguenti:

Dogana di Napoli. Indie 35 milioni ; Francia 23; Inghilterra 4 ; Egitto 5 ; America 2.

Dogana di Castellamare. Francia 5 milioni e mezzo ; Stati Uniti 2 V2 ! Tu. chia Europea 1 ; In­ ghilterra 1.

Termineremo questa breve rassegna col riprodurre il seguente quadro che contiene il valore del com­ mercio speciale d’importazione e di esportazione della provincia di Napoli nell’ultimo quinquennio, e così i nostri lettori si faranno meglio un’ idea precisa e sintetica del commercio della provincia di Napoli con l’estero

Provincia di Napoli

Importazione

A uni

D ogana

di N apoli di C astellam areD ogana T otale

1881 163,479.014 15,128.007 178,607.021 1880 130,281.591 12,817.831 143,099.424 1879 142,123.912 39,041.134 181,165.046 1878 126,309. 747 30,600. 228 156,792.973 1877 149,995. 358 18,485.116 168,480.124 Esportazione 1881 70,892. 930 8,738. 570 79,631.500 1880 67,777. 526 4,955,833 72,733.359 1879 30,877.042 4,540.496 35,417.538 1878 81,224.073 5,484-568 ’36,708.644 1877 65,886.706 4,055. 246 69,941.952

Il commercio e le indostrie nella provincia di Cagliari

La Camera di commercio di Cagliari ci ha inviato il suo rapporto già trasmesso a! Ministero di agricol­ tura e commercio sulle vicende del commercio e delle industrie della provincia nel 5° e 6° seme­ stre del 1882.

Dall’ esame e confronto delle cifre riflettenti il movimento commerciale si rileva che il quinto tri­ mestre dell’ anno scorso ebbe una prevalenza sul precedente riguardo ai vini e agli oli per L. 71,688, alla lana e peli per L. 54,383, al legno e alla pa­ glia per L. 9,069, al bestiame, formaggio, grasso, uova di pollame per L. 416,594.

11 sesto semestre poi raffrontato col quinto, su­ pera questo nei vini, e negli oli per L. 28,577; ne) legno e paglia per L. 32,310; nelle pelli perL, 49,262 e nei minerali per L. 125,512. Continuò per l’estero | e per l’interno I’ esportazione del bestiame bovino, ovino, suino e caprino, nei quali per l’estero vennero spediti N. 100 capi di bestiame per il valore di 10,628 e pel continente 328 capi per L. 79,390 mentre nei sesto bimestre si spedirono per l’ estero N. 247 capi per L. 25,022 e pel continente N. 276 per L. 43,440.

Lo stesso troviamo per il formaggio che nel quinto bimestre ebbe nno smercio per l’estero di L. 21,508, e pel continente di L. 580,456, e nei mesi di no- | vembre e deeembre successivi le spedizioni per l’estero ammontarono a L. 75,980 e pel continente a L. 319,215.

La quantità di carbone di legna esportato nei bi­ mestri succitati fu di 4711 tonnellate, del valore di L. 553,328 che, unita a quella verificatasi nel terzo e quarto bimestre del 1882, in tonnellate 4750 pel valore di L. 316,507, presenta un totale di 9461 I tonnellate di carbone pel valore di L. 709,635 in soli otto mesi ; mentre per tutto il 1882 ascende a J tonnellate 16,310 del valore di L. 1,229,282.

La relazione osserva in proposito che questi dati non sono nè lusinghieri nè confortanti, inquantochè j attestano della persistenza e della febbrile attività con cui si procede alla devastazione delle foreste con danno immenso dell’ igiene, dell’ agricoltura, e dell’economia paesana.

Le cifre che si riferiscono al grano, granaglie, farine e paste non sono rassicuranti, e confermano lo stato miserrimo in cui versa la sarda agricoltura, la quale come è noto, offriva in altri tempi in queste derrate un contingente di milioni per l’espor­ tazione, dopo sodisfatto il consumo locale.

Nel quinto e nel sesto bimestre, invece, il valore dei prodotti succitati, introdotti nella provincia, ascende a lire 2,175,876 cosi diviso:

Grano, L. 934,726

Granaglie, » 189,960

Farine, » 830,165

Paste di frumento, » 221,025

L’eloquenza di questi dati, dice la relazione, at-

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L ’ E C O N O M I S T A

15 luglio 1883

F. aggiunge ohe opera e cura di governo prov­ vido e serio dovrebbe esserelostudio attento e accurato di leggi atte a favorire e rialzare le sorti dei lavoratori agricoli, i quali versano in uno stato non più rispon­ dente al progresso, ai bisogni, e alle consuetudini.

Dai prospetti uniti alla relazione e che formano gli allegati A e B si rileva categoria per categoria e in dettaglio il movimento commerciale nei bimestri in discorso e dal riassunto dei valori delle mede­ sime categorie approndosi clic il totale delle merci importate ed esportate in detto periodo ascende a L. 20,397,613 ili cui L 10,743,18 appartengono al quinto bimestre, e lire 9.852,427 al sesto bimestre. I detti quadri statistici dimostrano altresì che nei bi­ mestri succitati, l’importazione raggiunse la somma di L. 11,339,570 e l’esportazione L. 9,258,043, di cui L. 4,849,303 si riferiscono al commercio inter­ nazionale e L. 15,748,250 a quello ili cabotaggio.

Il sesto bimestre risultò in totale inferiore al quinto per L. 892,759.

Dagli allegati C D esponenti il movimento della navigazione nei porti delia provincia durante i quat­ tro mesi citati si rileva che i bastimenti arrivati e partiti per operazioni di commercio furono 1749, di tonti. 352,109, di N° 373 navi, di tonn. 145,071 appartengono alla navigazione internazionale e N. 1376 navi di tonuallate 297,038 a quella di cabotaggio.

I bastimenti poi approdati e partiti per rilascio forzato furono 1 1 3 , di tonn. 21,720. In complesso si ha quindi un movimento di N. 1862 navi della portata di tonn. 373,829.

A questo punto la relazione passa a fare un con­ fronto del movimento commerciale del 1882 con

^ i cui resultati sono i segue li : Nel 1881 il movimento delle merci fu di L. 51,370,335 per l'importazione e L. 33,584,382 all’esportazione, e quindi un totale di L. 6 4 ,0 5 4 ,7 1 7 ; di cui L. 15,156,186 riferisconsi al commercio coll’estero e L. 49,798,531 ni commercio di cabotaggio.

Nel 1882 il valore delle merci importale ed espor­ tate raggiunse la cifra di Lire 63,159,827, cioè, L. 31,115,149 per l’importazione e L. 34,044,678 per I esportazione, di cui L. 16,555,264 rappreson- tano il commercio internazionale e L. 48,604,563, quello col continente italiano. Il 1882 presenta quindi una differenza in più, confrontato coll’anno prece­ dente, di L. 205,110.

Un riassunto eseguito del movimento di naviga­ zione durante il 1882 nei porti della provincia dà un totale di N. 6216, navi pel la portata di tonnel­ late 1,321,179, di cui 1306 navi, per tonnellate 488,934 per operazioni di commercio coll’ estero, navi 4515, di tonn. 751,544 pel commercio di ca- botaggio, e 393 bastimenti, di tonn. 79,581 per la forza maggiore.

II 1882 supera quindi l’anno precedente di N. 580 bastimenti e di tonn. 205,110, giacché il 1881 ebbe un totale di N. 5636 navi , delia portata di tonel- late 1,116,069, così diviso:

O perazioni di commercio coll’estero N. 1288 n a v i di tonn. 418,263 Id- id. in cabotaggio » 3974 » 626,709 Id . di rilas. forz. e voi. » 374 » 70,317

Terminata la esposizione delle cifre sulle vicende del commercio, e delle industrie nella provincia, la Cantera di Commercio di Cagliari rammenta essere necessaria l’attuazione di provvedimenti intesi a fa - cilitare la circolazione delle fedi di doposito, e note

BOLLETTINO DELLE BANCHE POPOLARI

Ecco le situazioni del 30 giugno :

Banca di deposito e prestito in Santa Sofia. — Capitale L. 113,030, riserva L. 20,218, conti cor­ renti L. 14,214, risparmio L. 131,5 2 S ; — porta­ foglio L. 174,061, impiego in consolidato L. 34,940 1 effetti in sofferenza nessuno; spese L. 2,855 utili, L. 7444. La situazione di questa banca segna un un movimento lodevole nelle singole cifre a para­ gone di quelle dei mesi precedenti.

Banca popolare di Vicenza. — Capitale Li­ re 4,019,190, riserva L. 561,075, risparmio Li­ re 3,496,587, conti correnti L. 541,017, buoni frul- tileri Lire 1,079,192, fondo per prestiti sull’ onore L. 1000, fondo di previdenza per gli impiegati e fattorini L. 10,431 ; — portafoglio L. 3,152,777, anticipazioni su valori L. 92,104, su merci Li re 14,076, impieghi in titoli L. 1,993,901, effetti in sofferenza L. 23,116. Spese Lire 112,405, utili 202,735. La entità delle operazioni di questa im­ portante Banca è un poco diminuita nel mese di giugno. Notiamo una diminuzione nella cifra delle sofferenze.

Banca mutua popolare di Maschito (Potenza). — Capitale L. 14,947, riserva L. 2421 ; conti cor­ renti L. 300, risparmio L. 4 3 ; — portafoglio L i ­ re 19,960, anticipazioni su titoli L. 95, sii merci L. 228. — Sono piccole cifre, ma in evidente au­ mento e promettono bene per l’avvenire.

Banca popolare di Oderzo. — Capitale e riserva L. 101,350, conti correnti liberi L. 90,561, vinco­ lati L. 164,056, risparmio L. 12,560 buoni agrari L. 4 0 ,0 0 0 ; — portafoglio L. 373,586, sovvenzioni su buoni agrari L. 20,630, prestiti sull’ onore Li­ re 545, effetti iu sofferenza L. 7,783. Spese Li re 20,542 rendite L. 21,902. — Anche per que­ sta natica il mese di giugno nel complesso segna qualche ristagno negli affari.

Banca mutua popolare di Bergamo. — Capi­ tale L. 1,115,750, riserva L. 329,717, Conti cor­ renti L. 5,807,413, risparmio L. 2,182,367 riserva speciale L. 62,583, fondo di previdenza L. 9 , 7 8 6 ; — portafoglio L. 5,232,940, anticipazioni su titoli L. 95,143, su merci L. 18,685, impieghi in titoli dello Stato L. 1,118,940, effetti in sofferenza Li­ re 19,480. Spese L. 183,959. Rendite L. 283,582.

Banca mutua popolare di Verona. — Capitale e riserva L. 359,600, conti correnti L. 1,658,263; portafoglio L. 1,528,963, prestiti sull’onore L. 800, anticipazioni su valori L. 3 0 ,8 5 2 ,su merci L . 1,388, effetti in sofferenza L. 2,713, spese Lire 50,372, rendita L. 75,166. È notevole la diminuzione nella ! cifra delle sofferenze.

Banca popolare di Valddbbiadene. — Capitale e riserva L. 55,641 riserva speciale L. 2000, conti | correnti L. 50,239, depositi a scadenza fissa Li- ; re 27,040, a risparmio L. 5 3 ,0 1 7 ; — portafoglio L. 200,625, prestiti sull’onore L. 284, piccoli pre­ stiti senza azione a sei mesi L. 7010, effetti in sof­ ferenza L. 3500. Spese L. 6429 rendite L. 14,780. Anche questa Banca nel giugno ebbe scarso movi­ mento.

Banca mutua popolare di Valdagno. — Capitale e riserva L. 86,311 depositi liberi L. 93,819, a

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