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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.10 (1883) n.479, 8 luglio

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G A Z Z E T T A S E T T IM A N A L E

SCIENZA ECONOMICA, FIN A N ZA , COMMERCIO, BANCH I, FER R O V IE, IN T ER E SSI P R IV A T I

Anno X - Voi. XIV

Domenica 8 Luglio 1888

N. 479

LE AZIONI D ELLA FER RO VIA DEL GOTTARDO

È il caldo che spinge la stampa politica ad esa­ gerare così stranamente certi avvenimenti, e ad in­ gannare il pubblico facendogli credere ciò che non è ? — Attribuiamo al caldo questo fatto, per quanto possa sembrare meno riverente verso i nostri con­ fratelli, giacché non vogliamo cercar altre cause che potrebbero parere peggiori.

Il telegrafo ci annunzia che nella Assemblea ge­ nerale della Compagnia del Gottardo tenutasi il 30 giugno ultimo scorso a Lucerna, apparve dalle vo­ tazioni che la maggior parte delle azioni furono comprate dal sindacato, costituitosi a Vienna ed a Francoforte, il quale dispone di 43 mila delle 68 mila azioni. — In questo fatto, ^Opinione prima ed altri giornali poi in gran coro, hanno trovata ra­ gione per gettare alte grida, per parlare dello zam­ pino dei principe di Bismarck, per vedere il Can­ celliere di ferro padrone delle principali arterie fer­ roviarie europee, e quindi regolatore delle ragioni economiche industriali, commerciali, militari e po­ litiche degli Stati, per lagrimare sulla impotenza dell’Italia e sulla insipienza dei suoi governanti !

Ricordano i lettori come queste o simili grida si sieno fatte intendere quando l’Inghilterra acquistò tanta parte delle azioni del Canale di Suez? — Ricordano i lettori come queste o simili grida ab­ biano spinto il governo italiano ad immischiarsi nel­ l’acquisto della ferrovia tunisina, con quanto pro­ fitto della politica, della finanza, e delle ragioni del commercio e dell’industrie nazionali ognuno sa ?

Pur troppo in questa come in a ltre questioni pendenti (alludiamo ai rapporti tra le ferrovie dello Stato e quelle austriache) certi uomini, che godono fama di illustri e di competenti, non sanno far altra cosa se non che allarmare il paese con alte frasi, e sollevare questioni di interessi sempli­ cemente individuale a questioni di politica interna­ zionale.

Possiamo assicurare che nelle vicende degli azio­ nisti della Compagnia del Gottardo, lo zampino del principe di Bismarck non c’ entra per nulla. È una speculazione buona o cattiva intrapresa, da banchieri di Vienna e di Francoforte che acquistarono le azioni quando soffrirono un forte ribasso ed ora se ne servono a loro comodo, e forse, ottenuto il rialzo conveniente, se ne libereranno.

Ecco a che si riduce il castello fantastico fabbri­ cato dai grandi uomini ; i quali mostrano di igno­ rare la situazione della Germania e molto più del­ l’Austria, dove la potenza dell’alta banca è enorme,

tanto che lo Stato lungi dal dominarla e condurla a suo talento si può dire che ne è dominato. E mostrano di ignorare un’altro fatto ed è questo : — che le azioni del Gottardo in mano a banchieri, specialmente di Vienna e di Francoforte, non avranno che un solo compito, (¡nello di rendere molto ai loro proprietari, esperti e consumati negli affari; e che lungi dal dolercene, dobbiamo invece ralle­ grarci, da questo punto di vista, di un fatto che deve tornare vantaggioso a tutti coloro che si ser­ vono del Gottardo ; poiché rendere molto produttive le azioni vuol dire amministrare bene, e far in modo che la linea riesca più produttiva che sia possibile.

Potremmo dare il nome di molti di questi ban­ chieri proprietari delle azioni del Gottardo, e sa­ remmo sicuri che non vi si troverebbero nè i Moltke nè i Bismarck. E quella brava gente a leg­ gere le esaltate fantasticherie della stampa italiana sarà la prima a stupire di tanta leggerezza di giu­ dizio in simili argomenti.

Del resto, bel consiglio vien dato, per quanto tardivo, ai nostri governanti di far entrare gli ita­ liani nella amministrazione di quella linea. In ve­ rità lo Stato italiano dà un esempio così splendido di capacità amministrativa in fatto di ferrovia, che non mancherebbe altro che andarlo a trapiantare anche all’estero.

Pur troppo questo sistema della stampa di esa­ gerare ogni questione compromette lo stesso Governo che si trova di fronte ad una opinione pubblica ar- tifiziosamente esaltata, che lo costringe a trascurare il bene ed a commettere il male, non avendo il co­ raggio di andar risolutamente contro la corrente.

II trattato di commercio fra l'Italia e la Gran Bretagna

Le ratifiche del trattato di commercio tra la Gran Bretagna e . l ’Italia furono scambiate il trenta giugno scorso, essendo stato esso approvato il giorno stesso dal Senato e due giorni innanzi dalla Camera dei Deputati alla quale fu presentato il 15 giugno, di­ stribuito il 22, approvato dagli uffici il 23 e pre­ sentata la relazione il 25.

Il motivo di questa precipitazione stava nella ne­ cessità, qualora non fossero state scambiate le ratifiche avanti il 1° Luglio, di prorogare l’antico trattato, ed era ciò che si voleva evitare.

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quali fu adottata una uniformità di scadenza ; essi vanno fino al 1888 o, se non saranno denunziati, fino al 1892.

Questa uniformità di scadenza rispondeva a un bisogno lungamente sentito delle nostre industrie e dei nostri commerci, che si trovavano, senza di essa, a dover correggere continuamente i loro calcoli ; ogni volta che si concludeva un nuovo trattato, non erano solo variate le relazioni dell’Italia colla potenza con cui il nuovo trattato era concluso, ma altresì con tutte le altre che potessero affacciare la pretesa di esser parificate alla nazione più favorita, e si sa che questa clausola 6 divenuta ormai parte integrante di ogni trattalo.

Legati ora con tutta, quasi, 1’ Europa da trattati di commercio a lunga scadenza, è ragionevole la spe­ ranza che gli affari debbano prendere uq andamento regolare, che la continua paura di disturbi poteva trattenere nel suo corso.

La sola Spagna resiste ancora alle premure, che, non solo da noi, ma anche da altre potenze, le ven- gou fatte, di stabilire normali convenzioni com­ merciali; essa ha una tariffa generale assai stretta- mente protezionista, che rende impossibile di trattare con essa in condizioni di reciprocità, quali si con­ vengono alla dignità internazionale e all’equità delle transazioni; facciamo voti perchè anche la Spagna, alla quale tante relazioni di affari ci uniscono, voglia presto abbandonare questa politica commerciale troppo ristretta c troppo poco consentanea ai moderni prin • cipii della pubblica economia; essa avvantaggerà con transazioni eque il proprio commercio e l’altrui, con suo doppio vantaggio, quello cioè di estendere le sue esportazioni, e ricevere le importazioni di cui abbisogna, al miglior mercato possibile.

Nel trattato colla Gran Bretagna, stette l’Italia in quel quid di mezzo, già inaugurato nelle sue tratta­ tive colla Francia e coll’ Aus ria-Ungherin, e che sta tra i principi! economici del libero scambio e i sistemi proibitivi adottati da quasi tutta I' Europa. Corresse le discordanze delle precedenti tariffe; equi­ librò i desideri dei vari produttori, accordando ad ogni industria una ragionata protezione, con un cri torio di temperata difesa, escludendo ogni idea di proibizioni; surrogò i dazi specifici con quelli a d

valorem, e mirò energicamente allo sviluppo dello

esposizioni agrarie, fonte principale del nostro com­ mercio estero finché le nostre industrie rimarranno ancora nell’infanzia.

Questa condotta le era imposta dai resultati della recente inchiesta industriale, la quale non volle di­ sconoscere le tradizioni della scuola economica ita­ liana, né consigliò diirsi inani e piedi legati in braccio alla concorrenza estera, favorita da tariffe aperta monte protezioniste, delle quali la massima parte I dell’Europa si fa scudo.

Non si può che lodare questi temperanza, pur desiderando vengano presto tempi, nei quali si possa prendere una condotta più decisa.

Il movimento commerciale tra l’Italia e l’Inghil­ terra elio era nel 1883 di 305 milioni arrivò a 444 nel 1881. Le importazioni dall’ Inghilterra all’Italia crebbero da 210 a 361 milioni, quelle dall’ Italia all’ Inghilterra da 88 milioni che erano nel 1863 giunsero con continuo aumento a 142 nel 4 8 7 1 quindi decrebbero fino a 92 nel 1882. Di questa diminuzione se ne dà cagione a un diverso modo di calcolo; prima del 1878 le dogane calcolavano come

esportazioni per l’Inghilterra anche quelle fatte alle colonie e possedimenti inglesi ; da quell’epoca in poi si calcolò invece secondo la divisione geografica e si distinsero i possedimenti inglesi secondo la loro ubicazione, come se fossero Stati separati. Osserviamo però che questa differenza ili calcolo cominciò nel 1878 e la diminuzione delle nostre esportazioni per l’In­ ghilterra data dal 1871, e segue costante, colla sola eccezione dell’ anno 1875; essa dunque non è ba­ stante a darci la ragione della diminuzione.

Nell’ insieme il nostro movimento commerciale coll’Inghilterra crebbe in 20 anni dal 1863 del 430|o e corrisponde a un 18 0|o del no-tro commercio generale; le importazioni italiane in Inghilterraa, stanno a quelle dall'Inghilterra, all’Italia come 1 a 4.

Nelle importazioni dall’ Inghilterra all’Italia figurano per circa 3o Olo i carboni, le macchine i ferri, e que­ sti prodotti aumentano con costante progressione di anno in anno, mentre diminuiscono i filati di cotone le maioliche, le chincaglierie, le coltellerie; ciò indica un progresso delle nostre industrie che provvedono maggior quantità di materia prima, e collo smercio dei loro prodotti rendon suffìcente una minor pro­ porzione di oggetti manufatti.

Il movimento della navigazione italiana colla Gran Bretagna presenta anoh’esso aumento non indifferente; in un ventennio dal 1803 esso ha quasi duplicato; da 1,288,972 tonnellate salì a 2,179,039.

Una specialità del trattato che esaminiamo è la clausola dell’ arbitrato inserita nel protocollo sotto­ scritto contemporaneamente al medesimo. Finora l’Onorevole Mancini avea trovato soltanto il Monte- negro favorevole alla sua generosa utopia di risolvere coll’ arbitrato le questioni internazionali, ora anche l’Inghilterra accenna ad entrare in quest’idea. Prima però di rallegrarsene troppo è necessario osservare che la storia offre poche guerre causate dall’inosser­ vanza di qualche clausola dai trattati commerciali, e che anche in quei pochi casi, questa fu piuttosto causa occasionale che effluente di una rottura; in ogni caso se l’Inghilterra fosse veramente risoluta quando che sia di romperla con noi, non si fermerebbe alla tela di ragno di un protocollo annesso ad un trattato di commercio; o la quest one sarebbe accomodabile, e non vi sarebbe rottura in ogni caso, esista o no la clausola dell’arbitrato; o non lo sarebbe, e allora fra le altre convenzioni a cui si passerebbe sopra, sarebbe compresa anche questa clausola. Accettiamola come un affermazione di un desiderio, senza darle un’ importanza che sarebbe esagerata, se si calco­ lasse un vero e proprio progresso nelle relazioni in­ ternazionali, malgrado gli applausi che essa riscosse nella camera dei Comuni iu Inghilterra e le lodi di Dilke al banchetto del Cobden Club, in un discorso, nel qnale si felicita delle accresciute relazioni di commercio tra la Gran Bretagna e l’Italia, e in ge­ nerale pel trattato di commercio che forma obietto di questo breve esame.

I VACUI INTERNI § I VACUA INTERNAZIONALI

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8 luglio 1883

L’ E C O N O MI S T A

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professore italiano, e di essere impacciati volendo

provvedersene. Questo impaccio che proviene da uno squilibrio affatto artidemocratico della nostra legislazione — dove si ficca la democrazia! — cre­ sce in proporzione inversa del valore del volume. Supponete che il volume costi due lire, la posta esige venti centesimi per il vaglia, venti per la let­ tera d’invio del medesimo. 1! libro rimane aggravato di una spesa di trasporto eguale al 20 0|0' del suo valore. Ciò è semplicemente enorme. Se il libro avesse costato una lir a , l’imposta sarebbe stata del 10 0|0 ! In questi casi bisogna ordinare il libro, che 11 librajo si fidi, e pareggiare le partite quando l’importo del vaglia si faccia più rotondo. Ma un li- brajo dev’ essere obbligato a far crediti ad ignoti? 0 devonsi arrischiare nelle lettere francobolli, carta­ moneta col pericolo cosi frequente di furto e con violazione dei regolamenti postali? Come provvedere ora che la carta-moneta spicciola è scomparsa? Nè si ha sempre e dappertutto pronto il librajo locale che assuma la vostra esigua commissione. Conver­ rebbe in ogni caso egli avesse larghe e frequenti relazioni colla città in cui si dovrebbe spedire il de­ naro, perchè egli potesse rinunciare ad un sopra­ prezzo, o non si dovessero subire ritardi.

A me pare che l’argomento meriti di essere stu­ diato, perchè gl’ imbarazzi che si possono trovare nelle commissioni di libri, dei quali io ho fatto cenno per la gran ragione che tractant fa b r ilia fa b r i, si devono riscontrare in tutte le altre occasioni di pic­ cole commissioni. È debito perciò sopratutto del Go­ verno, di occuparsi dell’ argomento, mentre la solu­ zione di questo quesito è un complemento neces­ sario del servizio dei pacchi postali. Questo servizio rappresenta una delle poche riforme veramente pro­ fittevoli alla generalità dei cittadini che si sono in­ trodotte in Italia da qualche anno a questa parte. E certamente comodo farsi venire così presto ed a cosi buon patto quello che ci occorre da Milano, da Torino, dai vari centri commerciali della peni­ sola, ma non è giusto che il cittadino debba vedersi obbligato da un’imposta affatto indiscreta ad un cre­ dito imbarazzante, se venditore, o debba vedere eie vato il suo prezzo di acquisto, se compratore. Con­ viene, ripetiamo, provvedere.

Non si può pretendere elio cosiffatto uffizio sia assunto dai banchieri per la poca importanza di co- desti affari, molto più che le Banche popolari, piut­ tosto zelanti in teoria che in pratica dei piccoli in­ teressi delle classi meno agiate, e così restie a li­ berarsi dalla influenza soverchiatrice della grande industria e del grande commercio, non hanno sa­ puto procurare una soddisfazione a questo bisogno frequente e mai corrisposto.

Ma se è grave il danno dell’ attuale imposta dei vaglia interni, non meno grave è l’imposta che pesa sui vaglia internazionali. Altro che dazii protettori ! Ma quello che è più, anche qui sono le piccole tran- sanzioni che sono impedite e travagliate. Spedire piccola somma all’estero, dopo l’abolizione del corso forzoso, è ridotto meno difficile, ma prima era una di­ sperazione. La moneta corrente nel paese non si ac­ cettava, piccola carta forestiera non esiste, nè può trovarsi dappertutto, anche se esistesse, conveniva procurarsi la moneta metallica e valutare quanto rappresentasse nella valuta straniera. Oltre a codesti imbarazzi pesa tuttora l’aggravio di tasse non pic­ cole, per esempio, cent. SO sino a L ir e 50 in

Fran-I c'a) Germania, Austria, Belgio, Danimarca, oltre 25 centesimi por la lettera d’invio dell’assegno, e cen­ tesimi 40 per ogni sterlina per l’ Inghilterra e l’Jr- landa, sempre oltre i 25 centesimi della lettera. Verso i limiti estremi della scala, l’imposta non può dirsi considerevole, ma è sempre sulle piccole somme che il peso è sproporzionato.

A chi scrive, pare che senz’ uopo di fondare un Ministero delle Poste e dei Telegrafi, cioè di aggra­ vare le somme del bilancio, un capo di divisione che avesse dell’iniziativa, come lo Steplian in Germania, potrebbe por rimedio a questi inconvenienti. Ci si lascino esporre perciò le nostre proposte senza pre­ tesa ; — le grandi riforme postali d’ Inghilterra eb­ bero per promotore un povero maestro di villaggio Boveland Hill, e mutarono da capo a fondo il sistema! Anche allora la gerarchia postale lo combattè, ma egli seppe farsi dar ragione dr. tutto il mondo civile. A noi basterebbe d’ottenere che le questioni di que­ sto genere fossero più studiate in Italia, la patria delle poste per lo passato, l’ultima sempre nelle ri­ forme oggidì.

Per l’interno non potrebbe il Governo giovarsi dei picccoh checks (cedolette) annessi ai libretti delle Casse di risparmio postali? Que.ti, per piccoli importi — poniamo fino a dieci lir e — potrebbero servire a ritir a re od a f a r r itir a r e somme in luogo di­ verso da quello dell’emissione. Quando il check non potesse essere emesso senza analoga registrazione nel libretto, e senza che al check fosse apposto il

visto per le somme in questione dall’ufficio di emis­

sione, ci pare che ogni inconveniente dovesse esser rimosso.

L’uffizio emittente, come per un ritiro ordinario ne darebbe avviso alla Direzione Generale delie Po­ ste, la quale informerebbe del check emesso l’uffi­ zio destinatario. Questo infine non dovrebbe pas­ sarlo se non dopo ricevuto T avviso. I check così emessi potrebbero essere spediti in lettere aperte con una tassa di favore a patto che vi si iscriva la sola commissione. All’ atto della riscossione il Governo potrebbe percepire un bollo straordinario di ricevuta o di emissione, che si voglia dirlo, di cent, cinque, perchè non invochiamo servigi gratu iti, ma a buon

m ercato, e sopratutto p ro p o rz io n a ti agl’interessi che

sono soddisfatti od alle classi che li reclamano. Ul­ tima garanzia: il check non dovrebbe essere pagato che a lla s o la p erso n a del destinatario.

Noi abbiamo moltiplicato le garanzie per dar co­ raggio alla Posta d’inaugurare il sistema, senza pre­ tendere che desse siano tutte necessarie. Accettato il principio si potrà fare diversamente e meglio, pur­ ché si faccia.

Questo spingerà molti a tenere un libretto di ri­ sparmio con maggior vantaggio dell’istituzione, e si potrebbe anche fissare che scorso un certo tempo per il ritiro della somma in arrivo, questa venisse senz’altro iscritta od aggiunta in un libretto a r i ­ sparmio a credito del destinatario.

Ma migliore consiglio sarebbe di adottare le c a r ­

toline p o sta li d i valore.

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Le cartoline di valore si potrebhero acquistare presso gli Uffizii se non si stimasse cauto il diffon­ derle presso i rivenditori. Si scriverebbero sopra di esse la comunicazioni come d’ ordinario e verreb­ bero rimborsate per il loro valore al destinatario, previo annullamento. Noi non conosciamo con pre­ cisione come questo servizio sia regolato in Inghil­ terra, ma il fatto è che un sistema consimile vi esi­ ste e qualche cosa d’analogo deve essersi introdotto in Francia. Una piccola tassa strettamente p r o p o r ­

zion ale se non g rad u ale deve compensare il Go­

verno del servigio reso, il quale avrebbe il vantag­ gio di una grande semplificazione sull’attuale servizio complicato dei vaglia.

Coll’estero poi ci sarebbero, a nostro avviso, dei rimedi; uno pronto e facile, l’ altro più grave, ma non di difficile attuazione. Perchè non potrebbe il Governo procurare agli ulllcii principali del Regno, ove ne sia fatta ricliiesta dal pubblico, un certo corredo di fran cob olli esteri — intendo di quelle nazioni con cui si hanno frequenti e notevoli rap­ porti in Italia: Inghilterra, Francia, Austria-Ungne- ria, Germania, Svizzera — per servire ai piccoli pagamenti all’estero, e che così sarebbero spediti per lettera? Per questi Stati che hanno le cartoline od i piccoli maudati postali non potrebbe il Governo nostro provvedersene e tenerne una certa quantità a disposizione del pubblico elio ha piccoli affari col­ l’estero? Ciò non rafforzerebbe i vincoli fra le na­ zioni, nou darebbe uno sviluppo, vantaggioso per la posta medesima, al servizio delle stampe, dei pacchi postali coll’estero? Come è possibile procurarsi co­ modamente ed a buon patto oggi un numero di un giornale straniero? Quanti annunzi dei giornali stra­ nieri di piccoli oggetti utilissimi, che vanno a vuoto! Eppure l’introduzione di questi oggetti in Italia po­ trebbe servire di modello e di stimolo all’industria nazionale! Ma gli annunzi dei giornali stranieri sono resi infruttuosi dalle spese e dagl’imbarazzi del va­ glia, che si aggiunge alla tassa, ancora grave, dei piccoli involti internazionali.

Ma mi si conceda di ascendere a più alto volo. Quelle tali cartolin e d i valore dovrebbero divenire a mio avviso uno strumento generale di cambio. Il trasporto e lo scambio devono darsi mano nella pra­ tica come nella teoria. Supponiamo che imitando le vecchie tradizioni bancarie, si creasse nell’ Unione­ postale una moneta ideale, una moneta d ì conto, quale potrebbe essere il gram m o d ’oro a 9001000, che per intenderci noi elimineremo postale, ed a cui si potrebbe dare quel nome più poetico e pra­ tico che piaccia.

Ogui Stato potrebbe fissare il valore del p ostale sul proprio territorio in moneta del paese, del qual ragguaglio gli uffici postali nazionali terrebbero in­ formati i cittadini. Nella lega latina il postale si rag­ guaglierebbe a circa tre lire. In questo caso acqui­ stando per esempio a Padova una cartolina del va­ lore di mezzo postale, d i un p o stale, d i due, tre ecc. fino a dieci, (anche qui il limite dovrebbe fermarsi a questo punto per non dar noia ai banchieri) si potrebbe pagare in tutta Europa una somma facil­ mente definibile di franchi, marchi, fiorini, rubli ecc. Non anderebbe guari che i commercianti di tutti i paesi troverebbero il loro tornaconto nell’ accompa­ gnare i loro listini ed i loro annunzi col prezzo in p o sta li, per modochè senza noie, senza calcoli, si arriverebbe ad operare i pagamenti in tutta Eu­

ropa, o meglio in tutta l’Unione postale mondiale. Quale aiuto, e quale stimolo per I’ unificazione so­ spirata della moneta internazionale!

I p o sta li dovrebbero essere emessi in forma eguale da un Istituto centrale da fondarsi sotto la garan­ zia e col riscontro collettivo di tutte le Potenze in­ teressate a Berna, ove esiste già il centro della te­ legrafia e delle poste europee. La data della loro emissione dovrebbe essere conlrasegnata in modo da lasciar loro un'esistenza breve, che agevolasse i ri scontri, come è già oggigiorno praticato con minor ragione, per i vaglia internazionali. Tutti i postali rimborsali potrebbero essere inviati alle Ammini­ strazioni centrali, da queste rinviati a Berna, ove un apposito uffìzio internazionale opererebbe lo scam­ bio e la distruzione reciproca dei totali pagati nella liquidazione delle differenze sul tipo delle Camere di Compensazione.

A questo modo i commerci internazionali, o per lo meno l’unità economica d’Europa guadagnerebbero una nuova sanzione ed un’ altra forma decisiva di solidarietà.

La cosa a noi pare più che mai agevole, purché si stuilii senza preconcetti e seuza pregiudizi! buro­ cratici e basti appena un po’ di buon volere peristu diaria e svolgerla.

Naturalmente ogni spiegazione più minuta in que­ sto momento sarebbe prematura, ove l’ idea fonda­ mentale non venisse accettata, ma ciò non rende meno urgente la riforma postale sui vaglia interni. Se si venisse all’introduzione delle cartoline postali

d i v alore all’interno, si potrebbe conseguire la pre­

parazione ad uua più grande ed ampia riforma. Se la patria nostra non è destinata per ora a vincere nella lotta per incivilire le nazioni che sono da natura chiamate a subirne l’influenza, se essa è lontana dall’ egemonia, o quanto meno da un’ equa partecipazione, nelle influenze territoriali e materiali, cerchi almeno di pesare sui consigli d’Europa colle opere della pace e del progresso economico.

La posta ormai è entrata in questo stadio di af­ fratellamento dei popoli, ha superato l’epoca fiscale del suo svolgimento: dall’Unione postale internazio­ nale devono scaturire nuove conquiste. Così spet­ tasse all’ Italia l’onore di averle pensate e promosse!

Padova, Giugno 1883.

D. jur. G. Battista Salvioni.

I bilanci delle principali C

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prò-8 luglio 1prò-8prò-83

L ’ E C O N O MI S T A

421

babi'mente sarà imputabile a noi, inquantochè non vogliamo credere che il Ministero abbia compilato quelle statistiche senza domandarsi esso stesso una ragione delle cifre che pubblicava.

Così, ad esempio la Camera di Bari ha un pa­ trimonio di circa 270 mila lire quasi tutto in titoli dello Stato; è quindi naturale che non abbia spese

p a tr im o n ia li, però se notiamo che nel suo patri­

monio sono comprese oltre L. 5 mila di oggetti mobili, (macchine, libri, suppellettili) dobbiamo domandarci se a Bari tali mobili non si riparino mai; e se si, ci domandiamo in qual modo, se vengono considerati come facienti parte del patrimonio, non si debbano poi iscrivere al capitolo delle spese pa­ trimoniali le somme che sono state necessari mente spese alla conservazione del patrimonio. — S e n o ; a che serve quel capitolo? — Ma andiamo avanti che, a nostro avviso, vi è di peggio. La Camera di Genova ha un patrimonio di 270 mila lire circa quasi tutto in le n i im m o b ili; ed in tutto i! trien­ nio 1 8 7 8 - 8 0 nei consuntivi non si è iscritto nep­ pure un centesimo per le spese patrimoniali e nep­ pure nei preventivi 1880 e 1881. Ma chi paga le imposte di quegli immobili, chi li ripara, ecc.? — Ci sforzeremo a credere che chi ha compilata la sta • tistica avesse tutte le giustificazioni possibili su tale fatto, ma domandiamo a che cosa possa allora servire la pubblicazione di cifre che mancano di una sudi- cetile illustrazione, per quanto sieno precedute da note. — Questi fatti ci inducono a credere che una parte e non piccola delle spese che si riferiscono a questo o quel capitolo del bilancio, sia andata nella grande bolgia delle spese diverse ed in quella delle straordinarie. — Ma il compilatore della statistica Ministeriale non se ne è avveduto? e se si, non ha chiesto spiegazioni? e se le ha avute perchè mai non ne avverte il lettore?.

Tutte dodici le Camere che qui Osserviamo hanno spese nel capitolo B orse, dal minimo di !.. 204 da­ toci da Foggia, si passa al massimo di L. 10,465 datoci da Napoli, nel complesso una cifra di L. 49 mila.

Importante assai è il capitolo di spesa intitolato

scuole. Tutte le nostre 12 Camere comprendono

questa spesa nel loro bilancio per la complessiva cifra di L. 117 mila, mentre le altre 61 Camere non vi aggiungono che 65 mila lire. Diamo addi­ rittura il prospetto in ordina decrescente:

Foggia L. 40,941 Milano L. 6,335 Bari !» 15,928 Genova » 4,000 Torino » 12,820 Koma >» 3,170 Napoli » 11,400 Firenze » 2,936 Venezia » 9,500 Palermo » 1,680 Messina » 7,800 Livorno » 1,000

Che se poi vogliamo osservare questa spesa r i -spetto alle entità del bilancio di ciascuna delle do-dici Camere, vediamo che si dispongono nel seguente ordine :

Foggia L. 73 OjO Messina L. 8 0|0

Bari » 13 » Palermo » 5 »

Milano » 12 » Firenze » 4 »

Napoli » 12 » Genova » 3 »

Venezia » 12 » Livorno » 1 »

Torino » 9 » Roma » 1 »

La Camera di Foggia addirittura consacra tutta la sua entrata alla istruzione, e le Camere di Bari Milano, Napoli e Venezia vi consacrano pure una parte non indifferente.

E anche qui è da lamentarsi che la statistica mi­ nisteriale, anziché fare osservazioni vaghe ed incerte che a nulla concludono, non abbia illustrati invece questi aridi dati, dando qualche notizia, sia sul modo con cui sono erogate queste cifre, sia sulla qualità della scuola che viene mantenuta col concorso della Camera. Ad ogni modo queste cifre non possono che riuscire a gran lode delle Camere e soddisfare an che coloro che trovano tanti argomenti contro que­ ste istituzioni.

Nulla diremo nè intorno alle spese per saggio e

condizionatura della seta, di cui parlammo già a

proposito delle entrate, nè delle spese per esp osi­

zion i e ci fermeremo piatosto un momento sul ca­

pitolo: Spese d i percezione delle tasse. Le nostre dodici Camere per questo scopo spesero nel 1880 L. 35,541, ed essendo state le tasse di L. 621,870, la spesa corrisponde circa al 5,72 per cento, in media per le dodici Camere che qui esaminiamo. Osservando però partitamenté ciascuna Camera e ciascuna specie di imposta troviamo che le cinque le quali percepiscono la tassa sugli esercenti hanno la seguente spesa :

Palermo L. 7,42 per ogni cento lire di tassa.

Napoli » 6,80 Id.

Livorno » 4,63 Id.

Venezia » 2,97 Id.

Firenze » 1,92 Id.

Il che da rebbe occasione a fare molte ossen

zioni se, trattandosi di sole 5 Camere, gli elementi non ci apparissero insufficenti, e se sopratutto non dubitassimo della esattezza delle cifre della statistica ministeriale, la quale sembra abbia ricevute dalle Camere delle cifre e senza assoggettarle a critica di sorta le abbia ammanile nel suo volume. Tanto è vero che a pag. x x x iv in un prospetto dimostra che la tassa sugli esercenti, osservate tutte la Camere del Regno, diede la massima spesa di percezione a paragone delle altre tasse, e nel 1878 fu di L. 3,78 per cento lire. Nella pagina precedente dando il rap­ porto tra le spese di percezione di tutte le tasse, e l’ammontare di tutte le riscosse, trova invece per il 1878 il rapporto di L. 7,08.

Come mai può essere che la media del massimi e minimi insieme, risulti maggiore del massimo?

E un mistero. Ma è anche vero che le cose stanno così esposte nella statistica ministeriale: la media è L. 7,08, il massimo è L. 3,78. Come possa avve­ nire ciò non lo sappiamo.

Bisogna, e questo lo sappiamo anche troppo, che il Ministero si persuada della inutilità delle statisti­ che pubblicate a quel modo; anzi bisogna che si persuada del danno che possono recare a chi non ha tempo e voglia di cercare tutti gli errori che con­ tengono. Le statistiche debbono contenere tutti gli elementi necessari per gli studiosi e nuli’ altro; ma deve contenerli tutti, ed aver delle note che spie­ ghino quei dati che non sono omogenei. Senza di che avremo delle pubblicazioni come quelle di un tal principato lilipuziano dove era indicata alla rubrica

an im ali una cifra così alta da sbalordire, poiché il

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Ritornando alle spese di percezione troviamo che le tasse sulle polizze di carico noleggi ecc. sono percepite da quattro delle nostre 12 Camere e co­ stano:

Messina L. 4. 93 per cento lire

Ilari * 3. 38 id.

Foggia » 1.92 id.

Genova »id.

Precisamente! la Camera di Commercio di Genova riscuote L. 58 mila di tasse sulle polizze di carico, noleggio ecc. e non ha iscritto neppure un centesimo di spesa ili percezione. É evidente che la Camera di Genova provvederà in qualche modo particolare alla bisogna, tanto più ciò è presumibile inquanto il fatto non riguarda solo il 1880, ma anche i due con­ suntivi I 8 7 8 e l 8 7 9 non hanno iscritta alcuna somma, e neppure i due preventivi 1880 e 1881. Ma non aveva obbligo il compilatore della Statistica ministe­ riale di informarsi del fatto e chiarirlo con una nota? Non è naturale che chi esamina in fretta quella pubblicazione debba diro: Ma se Genova non ¡spende nulla a percepire le tasse, perchè le altre Camere, ed i Comuni, e le Provincie e lo Stato non ne seguono il sistema ed il metodo? Finalmente le tre Camere che percepiscono la tassa sui redditi di Ricchezza Mobile spendono;

Roma L. 7. 64 pei- cento lire Torino » 3.77 id. Milano » 3 .7 1 id.

Dovremmo ora dir qualche cosa dello sp ese diverse

e straord in arie, ma abbiamo già accennati i mo­

tivi pei quali torna inutile pescare io quei sacelli senza fondo per scandagliare i quali la Statistica ministeriale non credè opportuno di far un lavoro, che doveva riuscirle facile assai, quello di cavar fuori i principali articoli di spesa iscritti in quelle rubriche.

Ci limitiamo a dare il progetto ili queste spese per le 12 Camere. diverse straordinarie Bari 5.829 54. 286 Firenze 2. 233 3. 735 Foggia 848 3. 065 Genova 64. 222 15. 330 Livorno 1.734 4. 129 Messina 3. 078 10. 923 Milano

_

676 Napoli

38. 302 Palermo 838 3.155 Roma

1. 904 Torino 6.664 22.911 Venezia 2. 586 8. 926

In altro articolo diremo qualche cosa de rione patrimoniale di queste Camere.

IL COMMERCIO M A R ITTIM O IN G L E S E

trario è avvenuto nel[p maggior parte degli altri paesi marittimi, cioè a dire che è il tonnellaggio estero che si è accresciuto, e non quello dei legni nazionali. Di più i bastimenti esteri sono in gran parte di nazionalità inglese. Questa supremazia è do­ vuta principalmente agli errori dei paesi concor­ renti. La decadenza dell’ industria marittima degli Stati Uniti d’America per esempio deriva dalle leggi sulla navigazione. Il giorno in cui queste leggi sa­ ranno abolite, l'Inghilterra troverà forse negli Stati Uniti una concorrenza abbastanza valida. In previ­ sione di questi cambiamenti I’ Inghilterra non sta inoperosa, e che che avvenga la di lei superiorità è lungi dall’essere in pericolo. È appunto per ragione ilei suo rapido sviluppo che essa merita attenzione.

I capitali che essa vi ha impiegato sono immensi. Dal L loy d s resister, pubblicato nel mese di luglio dell'anno scorso, il tonnellaggio e le navi apparte­ nenti al Regno Unito resultano nelle seguenti cifre:

3,0*28 piroscafi in ferro 455 » » 1,734 * » 1,578 v elieri in ferro 40 * 131 3,814 navi in legno 2,507 » 1,708 14,685 navi T onnellate classati ... 3,604,792

non cla ssa ti.. 376,472 mai cla ssa ti.. 1,958,587 c la s s a ti... 1,585,330 non c la s s a ti.. 31,439 mai c la ssa ti.. 105,888 c la s s a ti... 1,258,159 non cla s s a ti.. 652,533 m ai cla ssa ti.. 929,566 Ton. 10,497,766

Valutando i piroscafi a sterline 18 per tonn., i ve­ lieri in ferro a st. 12 e le navi in legno a 8, ¡Inti­ merò totale rappresala un valore di circa 160 mi­ lioni di sterline. L ’anno scorso più di 550,000 tono, sono stale aggiunte al registro, e così attualmente il valore delle navi iscritte può valutarsi a 170,000,000 di sterline.

Non bisogna poi dimenticare ohe indipendente­ mente da L lo y d s register, che è considerato come il più importante, vi sono altri registri per la iscri­ zione delle navi. Il L iv erp ool R egister, il V eritas, e il A m ericàn R ecord registrano navi inglesi perchè i loro regolamenti sulle costruzioni marittime sono meno rigorosi di quelli del Lloyd.

Il registro del B o a rd o f (ra d e porta a 40 mila il numero del le navi di tutte le dimensioni apparte­ nenti al Regno Unito. Il valore medio di ciascuna nave inglese non può essere valutato a meno di 200 mila sterline, e se si aggiungono i legni cnna- Giani, australiani, indiani e cliinesi appartenenti al- I’ Inghilterra, il valore totale sarebbe almeno di 250 milioni di sterline. Attualmente le costruzioni marittime in corso rappresentano un valore di circa 20 milioni di sterline.

Il commercio dei trasporti marittimi ha fatto pro­ gressi immensi in Inghilterra. A misura che le in­ dustrie degli altri paesi si-sono sviluppate, la premi­ nenza industriale dell’ Inghilterra è divenuta meno importante. Ma non è lo stesso del commercio dei trasporti, che non ha cessato di migliorare.

Nel 1860 il Sii 0/0 circa del tonnellaggio delle navi entrate e sortite dai porti della Gran ¡Brettagna era inglese; nel 1870 la proporzione era del 68 0/0, e l’ armo passato si era elevato al 71 0/0. Il

con-LE T A R I F F E A M E R I C A N E

(7)

8 luglio 1883

L’ E C O N O MI S T A

missione delle tariffe degd Stati Uniti consiste nella deduzione di queste spese dal valore delle merci importate.

Le spese di cui si tratta non solo aumentavano l’ammontare dei diritti, ma davano di continuo luogo a difficoltà fra gl’impiegati delle dogane, e gl’im­ portatori.

Questa proposta fu approvata dalle Camere legi­ slative e affine di fare sparire i dubbi intorno alla natura del cambiamento operato, fu sottoposto alla Tesoreria il seguente quesito :

La legge del 3 maggio 18-¡3 ha abolito i diritti addizionali pagati fin qui sul trasporto interno, sulla commissione ecc. Cosa deve comprendere in seguito alla nuova legge, il valore delle merci importate?

In risposta a questa questione la Tesoreria ha in­ viato una circolare ai ricevitori delle dogaue, di cui ecco i punti principali. Sotto l’antico regime, cioè prima della legge del 3 marzo 1883 il valore im­ ponibile delle merci importate si componeva:

1° Del costo delle merci, o del prezzo all’in - grosso nei principali mercati dei paesi esportatori all’epoca dell’esportazione negli Stati Uniti.

2° Delle spese di trasporto, di carico e di tra­ sbordo compresevi tutte le spese pagate dal luogo di produzione e di fabbrica sia per terra o per mare sino al bastimento che deve trasportare le merci agli Stati Uniti, il costo delle balle, delle casse, de­ gli imballaggi, la senseria, il diritto di esportazione e tutte le altre spese dell'apparecchio o imballaggio per il trasporlo del carico.

Queste disposizioni si trovano nelle sezioni 2906, 2907 e 2909 degli statuti rivisti. La sezione settima della legge del 3 marzo 1883 le sezioui 2907,2908, e la sezione 14 della legge del giugno 1874 che col­ piva di un ammenda del 100 0/0 l’importatore che non aveva aggiunto al valore dei prodotti le spese e la commissione indicate nella sezione 2907, sta­ biliscono che da ora in avanti nessuna delle spese previste nelle anzidette sezioni entrerà nella valu­ tazione del valore delle merci importate. Inoltre il valore dei sarchi, casse o imballaggi di ogni specie non sarà più considerato come faciente parte del valore delle merci per la determinazione dell’am­ montare dei dazi. Il valore imponibile delle merci è per conseguenza ridotto al loro costo, e al prezzo all’ingrosso nei principali mercati dei paesi espor­ tatori, come viene stabilito nella sezione 2906.

CRONACA DELLE CAMERE DI COMMERCIO

Camera di Commercio di Aquila.

— La Ca • mera di Commercio di Aquila nella tornata del 28 Giugno deliberava quanto appresso:

Ad istanza del Consigliere Giulio Visconti, inter­ pellarsi il Ministero delle finanze circa l’interpreta­ zione da darsi all’art. 14 del Regolamento generale sui dazi di consumo approvato con R. Decreto 23 Agosto 1870 Numero 5840, in seguito a molti re­ clami avanzati da diversi commercianti pel modo immensamente restrittivo col quale detto articolo viene applicato da alcuni Municipi del distretto.

Ammetteva in principio la istituzione dello Ca­ mere di Commercio all’estero, riserbandosi di stan­ ziare in bilancio in altra seduta un adeguato

sus-423

sidio per quella che vuoisi stabilire ad Alessandria d’Egitto.

Camera di Commercio di Catania.

— La rap­ presentanza commerciale della provincia di Catania nella seduta del 7 giugno dopo avere esauriti vari alfari riguardanti la sua interna amministrazione, pren­ deva cognizione della nota del Ministero di agricol­ tura e commercio con cui la invitava a indicargli quali modificazioni fossero reputate utili d’introdursi al servizio dei pacchi postali. Facendo le dovute lodi al modo con cui viene disimpegnato questo impor­ tante servizio governativo, nello intento di renderlo maggiormente utile al commercio in generale, la Ca­ mera propose che il peso dei pacchi postali venga elevato dai 3 a 5 chilogrammi, allargando altresì le dimensioni del pacco e introducendo una tassa pro­ porzionale.

Propose inoltre che al servizio ilei pacchi postali fosse annesso quello degli assegni, onde l’ufficio po­ stalo si incaricherebbe della consegna contro paga­ mento.

Camera di Commercio di Cremona.

- Nella tor- j nata del 30 maggio la Camera ili Commercio di Cre- [ mona dopo avere approvato il conto consuntivo della gestione camerale del 1882 in L. 15,121.10 tanto all’entrata elio all’uscita, si occupò della rimostranza della Camera di Lucca, tendente a far togliere l’ob­ bligo di presentare agli uffici di bollo volta per volta gli effetti cambiari e a permettere invece l’applica­ zione di marche da bollo con facoltà ai possessori di applicarle essi stessi. La Camera di Cremona per considerazioni diverse deliberò di astenersi dall'ap- poggiare tale domanda ammettendo invece di chie­ dere al Governo che I’ orario degli uffici di bollo, specialmente nei centri minori, sia regolato in guisa da sodisfare meglio le esigenze del pubblico. Inoltre la Camera di fronte alla deliberazione della Camera di Commercio di Torino, che ritenne inopportuna la proposta di un congresso delle Camere di commercio a Torino durante la Esposizizne del 1884 fatta dalla Camera ili Alessandria, deliberò di sospendere ogni risoluzione in attesa dell’ esito di tale proposta e di ulteriori comunicazioni.

Nelle tornata del 9 giugno la Camera di Cremona prendeva le seguenti deliberazioni :

Sentito il rapporto del suo presidente relativa­ mente alle proposte riforme della legge organica

I

sulle Camere di commercio, associavasi pienamente alle osservazioni ivi esposte incaricando la segreteria di trasmetterle con sollecitudine al Ministero del commercio.

Ritenuto che la tassa di fabbricaziene sull’alcool che si estrae dalle vinacce non sia perfettamente j equa ed uguale nei suoi effetti nelle varie regioni dello Stato ; che al viticoltore debba essere rilasciata maggiore libertà di usufruire degli avanzi del suo prodotto, ecc., si associava pienamente al voto della Camera di Pisa onde sia tolta ed abolita la tassa di fabbricazione sull’acool estratto delle vinaccie.

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Si occupò pure del concorso da prestarsi per gli studi di una ferrovia direttissima Bologna-Roma per Firenze

Il Municipio Fiorentino avendo con sua delibe­ razione recente deciso di contribuire a quegli studi e di associarsi alla deputazione Provinciale di Bo­ logna nel mandato conferito all’illustre ingegnere Comm. Protebe per gli studi di massima suddetti sembrò essere conveniente che la Camera di Com­ mercio di Firenze, che nel decorso anno aveva no­ minata una apposita Commissione per promuovere ! con altro istituto la esecuzione della suddetta linea, contribuisse anche con piccola somma limitatamente alle condizioni del suo Bilancio a quelli studi per mostrare l’interesse che prendeva ad opera sì van­ taggiosa alle industrie e ai Commerci nazionali — perciò fu approvato lo stanziamento di L. 200 colla condizione espressa che gli studi da farsi abbiano per obiettivo una linea direttissima tra Bologna-Fi- renze e Roma elio debba passare per il Chianti.

Fa Camera deliberò pure di aderire pienamente alle conclusioni formulate dal Cav. Manzilli Segretario del Consiglio superiore della industria e del com­ mercio, circa alle riformo da portarsi alla legge del 0 luglio 1802 concernente la istituzione e l’ordina­ mento delle Camere di Commercio.

La Camera deliberò inoltre dietro invito del Go­ verno, di concorrere alla istituzione di Camere di commercio italiane all’estero stanziando nel bilancio del prossimo anno un apposita somma come con­ tribuito alle spese di quelle.

Camera di Commercio di Macerata.

— La Ca­ mera di commercio nella tornata dell’8 giugno volava il seguente ordine del giorno :

Sentito il rapporto del Presidente col quale il Consiglio veniva informato della discussione avve­ nuta nel palazzo Prefettizio in ordine al cambia­ mento che si vorrebbe proporre nel traccialo della linea ferrata Maceratese di neongiunzione.

Presa cognizione della susseguente domanda fatta dalla Commissione della Società operaia per ottenere che la Camera di commercio di Macerata appro vando l’iniziativa presa dalla suddetta Società, cooperi col suo concorso morale ad ottenere il cambiamento nel senso che Macerala sia unita alle reti ferroviario del Regno anziché da un tronco di ricongiungimento da una linea continua.

Convinta che una linea continua possa unica­ mente sodisfare ai giusti desideri del ceto commer­ ciale, e ai molti bisogui della provincia.

La Camera confermando alcune sue precedenti deliberazioni in proposito e associandosi alla ini­

ziativa presa dalla benemerita Società operaia deli berò di accordare il proprio appoggio a tutte quelle pratiche che si riconosceranno necessarie per la pronta attuazione di una linea continua che avvici­ nandosi al più possibile a Macerata la congiunga alle principali reti ferroviarie dello Stalo.

Camera di Commercio di Girgenti.

— Nella tornata del 20 marzo la Camera di Girgenti 1° elesse una Commissione per recarsi a Roma insieme ai rappresentanti del Comune e della Provincia ec.e., onde proporre al Governo i mezzi per alleviare i danni che verranno a recare al commercio della provincia di Girgenti le tariffe ferroviarie differen­ ziali: 2° Approvò lo storno di somme di taluni ar­ ticoli del bilancio passivo del 1882 allo scopo di

uguagliare le maggiori spese votate dalla Camera nel corso dell’anno suddetto: 3° Deliberò di con­ correre con L. 200 all’esposizione mondiale di Roma : 4° Accordò un sussidio di L. 100 alla Biblioteca agrana circolante: 5° Nominò infine due membri della Commissione provinciale per l’ applicazione delle imposte dirette per il bilancio 1 8 8 3 -8 5 .

Camera di Commercio di Aquila negli Abruzzi.

— Nella tornata del 3 giugno li Camera di Aquila deliberava quanto appresso :

Approvava la relazione presentata dalla C om m is­

sione p e r le questioni econom iche intorno al pro­

getto di riforma alla legge organica delle Camere di commercio, e prendendo da ciò occasione stabi­ liva doversi far voti affinchè fosse assolutamente mantenuto l’attuale numero delle Camere di com­ mercio.

Esaminava ed ammetteva altre 23 domande di espositori per la mostra di Torino.

Decideva che si compilasse il ruolo dei protesti cambiari. ‘

Approvava infine il molo per la succursale della Banca Nazionale 1882.

Camera di Commercio di Napoli.

— Nella tor­ nata del 1° Giugno la Camera di Commercio di Napoli visti i voti delle camere di Commercio di Messina, Catania, e di Reggio Calabria, volti ad ot­ tenere che non sia approvalo il progetto di legge per la perequazione fondiaria presentato alla Camera dei deputati da S. E. il Ministro Magliaio.

Visto l’ ordine del giorno votalo dal Comizio te­ nutosi a tal uopo in Napoli nel giorno 13 Maggio p. p. il quale ò il seguente.

« L ’ Assemblea, considerando che il disegno di legge sulla Perequazione della imposta fondiaria a base di un nuovo catasto offende gl’ interessi eco­ nomici ed arresta il progresso agrario del paese, fa voti al Governo del Re ed al Parlamento:

1° che siano contenute e limitate le facoltà con­ cesse ai Comuni e alle Provincie di sovrimporre centesimi addizionali.

2° che sia accordato l’immediato disgravio di una o di due decimi a quelle provfncie, le quali risultano maggiormente imposte, senz’ aggravare il contingente delle altre, e passa all’ordine del giorno ».

Considerando che in questo voto mentre si pro­ testa contro la minaccia per le nostre provincie di un aggravamento del tributo fondiario che reche­ rebbe irreparabili danni ai nostri interessi agrarii ed economici, si invita il Governo a disgravare le provincie che sono maggiormente imposte.

Deliberò di aderire al ridetto voto ed incaricò la Presidenza a comunicare questa adesione al Governo del Re, ai due rami del Parlamento, non che alle consorelle di Messina, Catania e Reggio Calabria.

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8 luglio 1883

L’ E C O N O M I S T A

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verno del Re e ai Poteri dello Stato affinché venga rimandato il progetto di perequazione fondiaria a tempo più opportuno, quando cioè ogni regione sia messa in condizioni agricole meno differenti di quanto siano oggi. Ha domandato inoltre che tenendo conto delle condizioni eccezionali in cui si trova la Sicilia, il Governo e il Parlamento vengano in aiuto di essa agevolando con apposite leggi I’ affrancamento del­ l'agricoltura.

Camera di Commercio di Varese.

— La Camera di Varese nella tornata del 29 Giugno deliberava quanto appresso:

1. ° Approvò il bilancio consuntivo .del 1881. 2. ° Deliberò di inviare un motivato ricorso al Ministero intorno agli inconvenienti molteplici che derivano ai porti della sponda sinistra del Verbano, in seguitò all’ attivazione dell’ orario estivo adottato dalla Società di navigazione.

5.° Sull’ invito dell’On. Ministro di agricoltura a stanziare, nel bilancio 1881, un tenue fondo pol­ la costituzione di una Camera di commercio ad Alessandria d’Egitto, pur dichiarandosi in massima favorevole alla proposta, tuttavia, prima di determi- minare la somma, di liberò di interpellare il Ministro in merito agli speciali offici ed all’ importanza della istituenda rappresentanza commerciale.

Camera di Commercio di Pavia.

— La Cantera di Commercio di Pavia ci ha invialo la sua relazione sulla gestione camerale del 1882, di cui riferiremo le deliberazioni più importanti.

Nelle sedate del 26 Gennajo deliberò di coadiuvare con ogni mezzo morale ed occorrendo anche mate­ riale affinchè il distretto partecipi onorevolmente alla mostra di Torino.

Il 9 Marzo determinò a norma dell’ invito mini­ steriale di fare indagini sul numero, sulla forza e sulla destinazione delle caldaje esistenti nel territorio della sua giurisdizione, onde constatare quali utenti entrerebbero presumibilmente a comporre l’associa­ zione, e deliberò di appoggiare l’ istanza della Camera di Milano al Governo, diretta ad ottenere la riduzione della tariffa per il trasporto di carbon fossile.

Il 27 Aprile approvò il conto consuntivo del 1881 che si chiuse con L. 18,357 93 all’attivo e L. 17,130.47 al passivo e così con una rimanenza attiva di L. 1237.46.

Il 25 Maggio approvò le liste elettorali commer­ ciali e procedè ad alcune nomine.

Il 31 Agosto deliberò di concorrere con L- 500 all’erezione di un monumento in Pavia ai Generale Garibaldi; si associò all’ordine del giorno della Ca­ mera di Savona per la soppressione deli’ art. 124 della tariffa ferroviaria dell’ Alla Italia risguardante l’ indennizzo per dispersione di merci, e statuì di appoggiare il voto della Camera di Rari circa la di­ minuzione delle spese de’ protesti cambiari.

Il 12 Ottobre approvò il conto preventivo per il 1883 nella cifra attiva di L. 25,787,87 a conguaglio della parte passiva e assegnò L. 100 per i danneg­ giati dalle inondazioni nella provincia, e L. 25 per i danneggiati del circondario della Camera di Ro­ vereto.

Il 14 Becembre passò all’ordine del giorno sulla domanda dell’ associazione dei bottai di Gallipoli per la ragione che non poteva deliberare nei senso del­ l’associazione, senza ledere il principio della libertà di commercio, e appoggiò la domanda della Camera

di Trapani relativa all’ accertamento della tassa di ricchezza mobile a carico degii stabilimenti enologici nel senso però che, superiori istruzioni procurino un trattamento uguale a tutti indistintamenli i contri­ buenti dello Stato.

Notizie economiche e finanziarie

Situazione delle B an che di F r a n c ia e d ’In ghilterra B an ca d i F r a n c ia (28 giugno). — Aumentarono:

la circolazione di franchi 7,696,385, i conti correnti

del T esoro di Ir. 28,784,542; i conti correnti p a r t i ­ co lari di fr. 30,674,329, e il p ortafog lio com m erciale

di fr. 71,264,508.

Diminuì soltanto l'incasso metallico di fr. 2,500,000. Il bilancio si chiude con franchi 3,840,030,131,94, mentre era stato di fr. 3,775,922,142,28 la settimana precedente, e di fr. 3,960,004,032,16 la settimana corrispondente del 1882. La riserv a aveva : 23 giugno 21 giugno Oro . . fr. 1,005,182,863 fr. 1,006,637,863 Argento » 1,049,905,643 » 1,031,049,374 Totale . fr. 2,005,088,506 fr. 2,037,687,437

B a n c a di' In ghilterra (28 giugno). — Aumentò

soltanto l’ incasso m etallico di si. 545,561.

Diminuirono: la circolazione di sterline 106,750, i conti c o rren ti del Tesoro di sterline 52,589, i

conti correnti p a r tic o la r i di st. 261,803, e il p o r ­ tafogli di st. 286,531.

C learing-H ouse. — Le operazioni ammontarono

nella settimana che terminò la sera del 27 giugno, a sterline 85,153,000 cioè a dire st. 48,049,000

meno della settimana precedente e st. 19,793,000 meno

della settimana corrispondente del 1882.

— La Banca Nazionale Toscana col giorno un­ dici del corrente mese di Luglio apre una sua suc­ cursale in Bologna con residenza in via dell’Indipen­ denza N. 2. In seguito a ciò i suoi biglietti avranno corso legale anche in tutta la provincia di Bologna a partire dal giorno sopra indicato.

— Le operazioni eseguite dalla Stanza di Mi­ lano nello scorso mese di giugno ammmontaronó a L. 84,988,299.58, con un movimento in contanti di L . 14,651,749.23, corrispondente al 17.25 °/0.

La sola compensazione e liquidazione titoli del 30 giugno ammontò a L. 69,809,477.56, per la quale si impiegò in contanti L. 8,915,215.70 e cioè il 12.75 % .

Le operazioni eseguite il 50 giugno dalla Stanza furono N. 1750, delle quali 476 con movimento di titoli. Di tali operazioni N. 1036 avvennero fra i soci e le restanti 684 fra questi e gli estranei alla Stanza.

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— Presso il Ministero di agricoltura e commer­ cio è aperto il concorso per un posto, di perfezio­ namento all’estero per lo studio delle industrie tessili. Il concorso avrà luogo per titoli, e la domanda dì ammissione dovrà essere inviata al ministero predetto non più tardi del 31 agosto venturo. Stipendio L. 250 al mese e L. 600 per le spese di viaggio.

— Per il pagamento delle rendite nominative il ministero delle finanze lia disposto che siano os­ servate le stesse norme stabilite con la circolare del 21 maggio p. p. quanto alle valute. Fu raccoman­ dato alle tesorerie di impiegare preferibilmente i nuovi biglietti di Stato da 5 lire.

— il credito dei depositanti presso tutti gli isti­ tuti italiani di risparmio era alla fine del passalo febbraio di un miliardo e sessanta milioni.

— Fu tenuta a Lucerna l’Assemblea generale della Società del Gottardo e nelle votazioni seguite vem e dimostrato che la maggior parte delle azioni furono comperate dal sindacato costi tu i tui lo a Vienna e a I rancoforte, disponente di oltre IO mila azioni sopra 68 mila del capitale sociale.

Due consiglieri uscenti furono sostituiti con no­ mina da Berlino, 1 igdor e Vienna. Il bilancio non venne approvato nella forma proposta dal consiglio d amministrazione. La proporzione dei voli è di 2650 pel sindacato di Vienna e Francoforte contro 750 azionisti tra svizzeri a italiani.

I'u presentata domanda al Governo per l’isti­ tuzione di un deposito franco nella darsena di Ca­ gliari.

— Il Ministero delle finanze ha pubblicato testé due grossi volumi che contengono il movimento com­ merciale e quello della navigazione per l’anno 1882. — I! movimento sulla linea del Gottardo durante lo scorso mese di maggio fu il seguente:

(Cliilom. 2 6 6 ): Passeggeri trasportati 85,200 in­ troito fr. 4 2 8 ,0 0 0 ; merce trasportata tomi. 40,070, introitato fr. 472,000. Introito complessivo fr. 900 000, ossia Ir. 3383.46 (in aprile 3308,27) in media al chilometro.

Le spese d’esercizio, non compresi gli assegni al fondo di riserva per rinnovazione della linea e del materiale di esercizio, nè l’interesse del prestito, e dedotti gl’introiti per censi, essendo state nel pas­ sato mese di maggio di fr. 440,000 ossia fr. 1654 in media per chilometro, il maggior introito sulle spese fu di fr. 460,000 (nel mese di aprile fr. 411,000).

— Al Ministeio di agricoltura, industria e com­ mercio si è riunita, sotto la presidenza del prof. Targioni-Tozzetti, la Commissione superiore della filossera. All’adunanza ha dato motivo la scoperta delia filossera in Sardegna. Il direttore generale del­ l’agricoltura occupò quasi tutta la seduta esponendo particolareggiatamente lo stato presente delle infe­ zioni filosseriche sul continente e nelle isole.

— Nei primi giorni di luglio fu inaugurato a Grosseto il Concorso internazionale di mietitrici pro­ mosso da quel Comizio agrario col concorso del Ministero di agricoltura. Alla importante gara presero parte diverse Ditte sia nazionali che estere.

— In seguito a una dichiarazione scambiata fra il Governo francese e il Gabinetto di Roma, il ser­ vizio delle dogane ha ricevuto l’ordine di accettare reciprocamente nei due paesi per la percezione dei

diritti, il tonnellaggio iscritto sulle carte di bordo dei bastimenti francesi e italiani.

— Il Commercio della Francia nei primi quattro mesi dell’anno corrente dà fr. 1,585,386,000 di im­ portazione, cioè fr. 31,247,000 più del 1882 e fran­ chi 1,133,305,000 cioè fr. 4,638,000 meno del 1882.

Aumentarono nella importazione per 24 1/2 mi­ lioni gli oggetti alim entari, per 20 milioni le m a ­

terie necessarie a ll’in d u stria, per quasi 2 1/2 mi­

lioni le a ltre m erci, diminuirono per oltre 12 1/2

milioni gli oggetti fa b b r ic a t i. In quanto alla espor­ tazione vi lu aumento di 13 milioni negli oggetti

alim en tari, .e di quasi 6 nelle ,altre m erci, mentre

si riscontra una diminuzione di 2 milioni nelle ma-

terie necessarie a l l ’ in d u stria, e di 21 1/2 negli artico li m an u fatti.

RIVISTA DELLE BORSE

Firenze, 7 luglio, 1883.

(11)

8 luglio 1883

L’ E C O N O M I S T A

427

Eccoci adesso al movimento della settimana.

Rendite fran cesi. — Il o 0|0 da 108,37 scen­

deva a 108,17 e ogt,i resta a 108,47 il 3 0/0 da 78,87 cadeva a 78,63, e il 3 0/0 ammorlizzabile da 81,03 a 80,33.

C onsolidati inglesi. — Da 100 1 f i cadevano (ino

100 per riprendere in seguito (ino a 100 1/4.

R endita tu rca. — A Londra da 11 1/4 cadeva a

10 3/4 e a Napoli venne negoziata fino a 4 1,20.

V alori egiziani. — L’egiziano nuovo da 330 mi­

gliorava a 333 e il Canale di Suez da 2527 scendeva tino a 2367 e oggi resta a 2300.

V alori spagn oli. — La nuova rendita esteriore

da 64 3/4 indietreggiava a 64 5|16.

R en dita ita lia n a 5 0/0. — Sulle varie piazze ita­

liane venne negoziato Ira 89,83 e 89,95 ex coupon e fra 90,30 e 90,35 per fine mese. A Parigi da 92,80 indietreggiava lino a 92,03 e oggi resta a 92,40 a Londra rimane a 89 1/4 ex coupon e a Berlino invariata intorno a 91,90.

R endita 3 OjO. — Ebbe qualche operazione lino

verso 34.

P restiti cattolici. — Rimasero quasi sempre no­

minali ; il Blount a 91,9 0 ; il Rothseild a 93,03 e il cattolico 1 8 6 0 - 1 8 6 4 a 93,30.

V alori ban cari. — In generale negletti e con

prezzi su per giù uguali a quelli deH’òttava scorsa. La Banca Nazionale italiana fu contrattata fra 2270 e 2 2 8 0 ; la Banca Toscana ii torno a 9 0 0 ; e il Cre­ dito Mobiliare da 817 indietreggiava a 797 ; la Banca Generale da 541 scendeva a 525 ex coupon ; la Banca Romana nominale a 1000; d Banco dì Roma fra 574, e 575 ex coupon; la Banca di Milano r i ­ bassò fino a 505, e la Banca di Torino da 630 in- debollvasi a 620.

R egìa tabacchi. — In alcune piazze le azioni ven­

nero negoziate fra 580 e 3 8 4 e in altre si proseguì a quotarle intorno a 740 come si praticava prima che al Consiglio di amministrazione venisse in mente di completare il prezzo dell’azione col dividendo del 1862 e con parte della riserva.

V a lo ri fe rro v ia ri. — Proseguirono con affari assai

limitati, e con prezzi generalmente sostenuti. Le azioni meridionali si tennero fra 468 e 4 7 0 ex coupon; le romane comuni a 1 3 3 ; le centrali toscane a 435 ex coupon ; le obbligazioni meridional a 2 7 1 ,3 0 ; le nuove Sarde a 2 6 9 ,5 0 ; e le Trapani 2 a emissione a 284.

C redito fon d ia rio . — Milano fu contrattato a

5 0 2 ,7 5 ; Roma a 4 3 9 ,5 0 ; Napoli a 481 e Cagliari a 420.

V alori com unali. — Le obbligazioni 3 0/0 di F i­

renze furono negoziate fra 57,50 e 57,60 e l’Unificato napoletano a 82,20 ex coupon.

V alori diversi. — L ’ acqua Marcia fu quotata

fra 848 e 8 4 7 ; le Condotte d’acqua fra 487 e 4 8 8 ; 11 Gas di Roma fra 1024 e 1025; il Lanificio a 565 ; il Cotonificio a 323 ; il Linificio a 295 e le Rubatiino a motivo del colera ribassarone a 572.

Cambi. — Sostenuti. Il Francia a vista resta

a 99,75 e ilLondra a 3 mesi a 24,97.

NOTIZIE COMMERCIALI

Cereali. — Dall'insiem e dell’andamento dei prin­ cipali mercati granari si rileva che la corrente do­ minatrice è in ribasso , determinato dalla conferma di ottimi raccolti nella maggior parte delie regioni produttrici di grani. A Nuova York i frumenti rossi discesero a doli. 1,19 allo staio; il granturco a cents 61 1[2 e la farina extra state rimase invariata da doli. 4 a 4,20 al sacco di 88 chilogr. A Smirne i prezzi degli orzi discesero a fr. 13 al quint. A Odessa calma in tutti gli articoli e prezzi deboli. A Londra e a Liverpool, situazione invariata ma tendente al ribasso. A Trieste i risi italiani furono venduti da fr. 19,25 a 23 al quint. In Francia è prevalente la stessa tendenza, nè vi sono ragioni di aumenti per­ ché la merce è sempre abbondante. A Parigi i grani pronti si quotarono a fr. 25,55 al quint., e per luglio- agosto a fr. 25,65. In Italia i tentativi di rialzo pro­ vocati dalle pioggìe cadute nella maggior parto del giugno non attecchirono, perchè vi si frappose il ri­ torno del bel tempo. Si prevedono frattanto nuovi ribassi perchè stante la buona promessa della messe all’ estero, l’esportazione dei nostri frumenti si farà sempre pia scarsa. A Firenze, i grani gentili bianchi si contrattarono fino a L. 15 al sacco di tre staia, e i gentili rossi da L. 14 a 14,50. A Pontedera i grani teneri si venderono da L. 19,20 a 20,60 a ll’ettolitro, e le fave a L. 17,10. — A B ologna i grani vecchi realizzarono L. 24,25 al quint., i nuovi appena L. 24 e i granturchi da L. 17 a 18. — A F erra ra si pra­ ticò fino a L. 24,50 per i grani, e da L. 17 a 18,50 per i granturchi. — A Verona si fecero i medesimi prezzi UelTottava scorsa. — A M ilano il listino segna da L. 23 a 25,50 per ì g r a n i, da L. 16,50 a 20,25 per i granturchi, e da L. 27 a 40 per il riso fuori dazio. — A N ovara i risi si venderono da L. 20 a 37 per soma di litri 120, e i risoni fini L. 23 al quint. — A Torino i grani fecero da L. 23,75 a 26,25 al quint. ; il granturco da L. 19 a 23,25 e il riso bianco fuori dazio da L. 28 a 39,50. — A Genova i grani teneri nostrali realizzarono da L. 24,50 a 27 al quint. e gli esteri da L. 23,50 a 25,50. — In Ancona i grani delle Marche si venderono da L. 24 a 24,50 ; gli abruzzesi da L. 23 a 24 e i granturchi da L. 17 a 18. — A N apoli in borsa i grani delle Puglie si quotarono a L. 19,75 alPettolitro e a B a ri i grani bianchi ottennero da L. 24,50 a 29 al quint. ,e i rossi da L. 24 a 25.

Sete. — La situazione del commercio serico non si è modificata, nulla d’ influente essendo avvenuto nell’ ottava da remuovere quello stato di marasmo che continua a pesare sui mercati serici, e da far nascere la speranza di qualche possibile m igliora­ mento. D alla Francia pure non proviene nessuno im pulso, e mancando i capitali perchè quasi tutti impiegati in speculazioni di borsa, tutti comperano per sodisfare soltanto ai bisogni giornalieri. La fab­ brica bensì lavora e consuma notevolmente la ma­ tèria serica, ma non giunge a sollevare il detentore, il quale naturalmente per far fronte a ’suoi impegni vorrebbe acquisti di previsione. Dalla statistica delle, rimanenze si rileva un certo alleggerimento di fronte agli anni precedenti ; inoltre il raccolto dei bozzoli nel suo insieme non è resultato quale si sperava ; tutto questo dovrebbe incoraggiare la speculazione a muoversi, ma invece essa se ne sta completamente inoperosa. A Milano le greggie 9]10 si pagarono da L. 54 a 49 ; gli organzini strafilati 18[20 da L. 63 a 58 e le trame a 2 capi 24[26 da L. 61 a 56. — A

Torino il listino non segna alcuna quotazione e a L ione fra gli affari conclusi abbiamo notato greggie

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