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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.10 (1883) n.467, 15 aprile

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L'ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, F E R R O V IE , IN T E R E S S I P R IV A T I

Anno X - Voi. XIV

D om enica 15 Aprile 1883

N. 467

IL CORSO FORZATO

Quando nei giorni, 12 e 13 corrente ricevemmo da tutte le parti della penisola i giornali che con­ tenevano inni di entusiasmo per il fatto della abo­ lizione del corso forzato, od almeno espressioni di viva gioia per l’avvenimento, e lodi, più o meno esplicite all’on. Maglioni, — abbiamo provato un sentimento di vivissima compiacenza che non pos­ siamo nascondere.

Ci siamo infatti rammentati che quando l’on. Mi­ nistro per le finanze alla (ine del 1880 espose alla Camera dei deputati i suoi piani, noi fummo quasi i soli ad approvarli e ad esprimere nell’on. Magliani, non già una cieca fiducia, die non sarebbe stata lodevole, ma una fiducia che aveva base in ragio­ namenti solidi e giusti; — ci siamo rammentati che durante i due anni scorsi noi soli o quasi soli ab­ biamo combattuto contro tutte le più o meno esa­ gerate e partigiane paure che ad ogni momento si succedevano nella stampa politica per dichiarare im­ possibile o pericoloso il piano dell’on. Magliani; — ci siamo rammentati che alcuni periodici non man­ carono di gettare frizzi e freccie al nostre indirizzo accusandoci o di esagerato ottimismo, od anche di poco indipendente parola.

Siamo ben lieti, osiamo anzi dire orgogliosi, che a poco a poco la stampa siasi convertita al nostro ottimismo od abbia come noi perduta la sua indi- pendenza. Oggi non rappresentiamo più una nota dissonante in mezzo al concerto dei timori, oggi siamo tutti all’unissono ! — Non dobbiamo compia­ cerci però che i nostri confratelli sieno stati così buoni da accordare il loro strumento col nostro corista ?

Ed è per questo che noi non abbiamo oggidì bi­ sogno di bruciare un granellino di incenso al ge­ nerale, ora che è vincitore ; fummo abbastanza for­ tunati per comprendere sin dall’ aurora la giustizia delle sue previsioni; e di poterlo difendere quando i suoi piani di battaglia destavano le risa dei grandi uomini, i quali (tanto è tenace nei suoi difetti la natura umana) con mille timori esprimevano il di­ spetto di veder altri effettuare così grande riforma. E noi non faremo quindi oggi l’elogio dell’onor. Magliani; ci inorgogliamo però al pensiero che egli esce da quella scuola di economisti dottrinari sui quali i praticoni moderni gettano a piene mani il loro disprezzo. Piuttosto oggi vorremmo far omaggio all’on. Ministro di un album nel quale fossero a ca­ ratteri d’ oro impresse: le difficoltà del p restito;

— V esodo dell' oro al di là dell’ atlantico ; — il

mercato monetario sotto l’uragano della crisi ; — g li stati barbareschi che assorbono l’ argento ; — la fuga del metallo giallo dall’ Italia ; — l'inva­ sione degli scu d i; — la impossibilità del baratto;

— la crisi delle industrie ecc.

E vorremmo dire all’on. Magliani : Questi furono i tuoi nemici e queste le tue vittorie I

Probabilmente l’on. Ministro sorriderebbe con noi, poiché quei nemici non furono mai temuti da lui, ma furono ombre create da chi poco comprendeva la vera situazione economica del paese e quella internazionale.

I soli, i veri nemici da temersi erano per 1’ on. Ministro : — le arti degli interessati, ed i timori degli ignoranti.

Oggi, davanti alla vittoria conseguita, tutti ap­ plaudiscono; noi ci limitiamo a dirgli:

Onorevole Ministro; perseveri nella sua assidua vigilanza; gli applausi d’oggi non le consiglino il ri­ poso. Gli interessati e gli ignoranti continueranno I’ opera loro e saranno sempre necessari i suoi abili e veramente meravigliosi espedienti per provvedere ad ogni avvenimento.

Le Camere di Commercio e l’ economia nazionale

I nostri lettori non avranno dimenticato gli arti­ coli che abbiamo pubblicati sulla deliberazione presa dalla Camera di Commercio di Milano intorno alla questione della revisione della tariffa doganale. Cer­ cammo di combattere con qualche buona ragione il significato veramente protezionista di quella delibe- r zione. — Ma al voto della Camera di Commercio di Milano tennero dietro altri voti di altre Camere tra i quali quello accentuato della Camera di Arezzo, e quello ancora più esplicito della Camera di Ales­ sandria.

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dito in un consesso autorevole e competente. — Noi non rileveremo pertanto come i considerando, pre­ messi a quel voto siano accessibili ad osservazioni ancbe ovvie che li possono abbattere. « L'Italia si è fin qui cullata nella libertà astratta degli scambi, mentre tutte le altre nazioni elevarono le loro ta­ rine doganali, eon tanto evidente pregiudizio del nostro paese » dice la Camera di Commercio di Alessandria; ma prima di tutto converrebbe doman­ dare da quali fatti abbia poluto quella Camera con­ cludere clie l’ Italia si è fin qui cullata nella libertà

astraila degli scambi. Abbiamo dimostrato altra

volta che per le manifatture di cotone la protezione arriva fino al t r e n t a p e r cento e nella tariffa con­

venzionale (badisi bene, convenzionale) si trovano delle voci nelle quali il valore della merce manufatta è segnato L. 000 ed il dazio importa L. 700 ! ! Se questa possa chiamarsi astratta libertà degli scambi lasciamo pensarlo al lettore. E poi bisognerebbe che la Camera di Alessandria avesse ancbe dimostrato che le alte tariffe delle altre nazioni se poriarono pregiudizio al nostro paese, giovarono almeno a co­ loro che le adottarono; e questo non solo non è dimo strato, ma è anzi quasi dimostrato il contrario; poiché la condizione economica della Germania, malgrado la politica protezionista del principe di Bismarck è tutf altro che prospera, mentre tutti sanno a quanta ricchezza sia salita l’Inghilterra colla astratta libertà degli scambi. Non neghiamo che le alte .tariffe degli altri Stati abbiano portato pregiudizio all’ Italia, ma bisognerebbe provare che l’Italia sentirebbe un vero benefìzio elevando i propri dazi di entrata.

E nulla puro diciamo sull’altro considerando che si basa sulla differenza tra la importazione e l’espor­ tazione ; è argomento ornai quello che gli scolari di un Istituto tecnico sanno confutare. — L’ Italia ha in dieci anni uno sbilancio di un miliardo e mezzo! Ebbene; ecco le cifre nel decennio 1872-81 dell’In­ ghilterra in migliaia di lire sterline.

Anni Importar. Esportai. Sbilancio

1872 23,213 17,217 — 5,998 1813 26,669 18,706 — 7,963 1874 26,711 18,615 — 8,096 1875 25,640 16,227 — 9,413 1876 19,419 19,419 — — 1877 20,693 13,807 — 4,886 1878 19,392 16,326 — 3,866 1879 17,076 14,894 — 2,182 1880 18,019 18,515 -f- 296 1881 21,944 20,477 + 533

Uno sbilancio aduuque di 41 milioni e mezzo di lire sterline cioè di oltre un miliardo di lire. E la Francia che nel solo quinquennio 1878-81 ebbe uno sbilancio di oltre dieci miliardi ?

Non ci pare adunque che le teorie protezioniste possano essere invocate con sufficienti ragioni, al meno in base ai considerando della Camera di Com niercio di Alessandria.

Ma non è di ciò che vogliamo intrattenere i let­ tori. Esprimiamo piuttosto una meraviglia ed è quella

di non aver ancora sentita una delle 73 Camere di di Commercio esporre un voto contrario a quello delle Camere di Milano, Arezzo ed Alessandria. Non possiamo credere che tutte le rappresentanze com­ merciali sieno protezioniste ; anzi moltissimi fatti la­ sciano credere che la maggioranza di esse abbia

convincimenti liberali. 0 perchè adunque non fanno intendere la loro voce quelle Camere che potreb­ bero pure illuminare coscienziosamente il paese?

La questione delle tariffe generali non sarà trat­ tata dalle Assemblee legislative troppo presto, e vi è tempo sufficiente perchè le Camere di Commercio studino la questione e pronuncino il loro parere qualunque esso sia, non colle solite frasi, ormai senza valore, ma con solide e valide argomentazioni.

Il 'teina è non solo interessante per sua natura, ma è ancbe molto importante per il paese il quale attende con qualche ansietà d risultato di una lotta che mano mano va facendosi inevitabile, la lotta tra il protezionismo ed il libero scambio. Le Camere di Commercio hanno dovere di esprimere prima degli altri istituti il loro parere , e giacché alcune cre­ dettero di poter manifestare il proprio convincimento senza premettere studi e senza esaminare tutti gli aspetti del problema , è doveroso che le altre Ca­ mere non ne imitino I’ esempio, ma dedichino in­ vece diligenza ed amore per investigare ogni lato del problema e cercare di trovare quella soluzione la quale sia veramente più utile al paese.

Ed in altro articolo esprimeremo in proposito al­ cune nostre idee.

I MAESTRI ELEMENTARI

Non è da ora che si parla della convenienza di sottrarre le sorti dei maestri elementari all’ arbitrio dei piccoli Comuni, non tanto in vista del loro per­ sonale interesse, quanto per il migliore sviluppo della istruzione primaria nelle nostre campagne. Cotesti insegnanti si trovano tanto a disagio nella loro posizione, dipendente in gran parte dal voto delie Rappresentanze comunali, che nel 1881 indi­ rizzarono al Parlamento una petizione firmala da

quindicimila di loro implorando che il Governo li

prenda sótto la sua immediata autorità. E ricor­ diamo che alcune Rappresentanze provinciali, fra le quali quella di Rovigo, avvalorarono con la loro autorità tali dimande chiedendo che lo Stato avo­ casse o sè la istruzione primaria discaricandone i Comuni. — Noi parlammo in questo periodico ') di tale argomento e di coteste petizioni, dimostrandoci dolenti che le stesse Rappresentanze delle Provincie, le quali, secondo pare a noi, dovrebbero essere il cardine di un largo decentramento amministrativo, volessero contribuire col proprio voto ad aumentare ancora, quasi fosse poca, la mole dei servizi! pub­ blici che si trovano affidati nelle mani del Governo. — É riconoscendo pure la giustizia dei lamenti e delle istanze dei Maestri elementari facevamo allora osservare come avrebbesi potuto conseguire lo scopo di tutelare meglio il buon andamento della istru­ zione elementare senza fare un altro passo gigan­ tesco nella via dell' accentramento amministrativo e senza il bisogno di ingrossare di altre cinquantamila reclute l’immenso esercito degli impiegati dello Stato.

Cotesti nostri voti sarebbero in qualche parte realizzati se venisse approvato quel progetto che poche settimane fà I’ ou. Ministro Baccelli presentava

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alla Camera per migliorare le condizioni del perso­ nale insegnante nelle scuole elementari. Con esso si vorrebbe sottrarre all’arbitrio dei Comuni minori, ossia di quelli che hanno meno di 8000 abitanti, la nomina e il licenziamento dei maestri, ordinando che la loro elezione si faccia dai Consigli scolastici provinciali sopra terna presentata dai respettivi Mu- nicipii, e che il licenziamento si pronunci solo dai detti Conligli, rilasciando ai Comuni il diritto della proposta relativa debitamente motivata, ammettendo poi i maestri stessi a discolparsi delle accuse che abbiano provocate da parte delle Rappresentanze comunali le proposte di licenziamento. — E per as­ sicurare ai maestri elementari dei detti Comuni mi­ nori il puntuale pagamento dei loro assegni, l'on. Mi­ nistro proporrebbe che cotesto servizio si affidasse alle Tesorerie provinciali governative nelle quali i Comuni dovrebbero versare l’imporlo corrispondente già stanziato in bilancio.

Le proposte dell’on. Ministro deila Pubblica Istru­ zione avrebbero adunque il pregio massimo di mi­ gliorare le condizioni del personale insegnante senza aumentare di troppo la ingerenza diretta dello Stato nella pubblica amministrazione. E crediamo che po­ trebbe agevolmente farsi a meno anche dell’ opera delle Tesorerie provinciali governative e ottenersi ugualmente lo scopo voluto dall’on. Ministro quando volesse affidarsi il pagamento degli stipendi! dei maestri alle Casse delle Amministrazioni provinciali le quali hanno anche oggi conto aperto con i Co­ muni per la spesa del mantenimento degli esposti e per altri servigli. Preferiremmo questo ultimo modo come più spiccio, e perchè meno bisognoso di quelle tante formalità che- sono inevitabili quando si tratta di riscuotere dalla Cassa Governativa.

Non è da negarsi che con tali proposte ministe­ riali la libertà dei Comuni riceve un altro colpo; ma pur troppo si manifestano molti inconvenienti che reclamano energici provvedimenti per avvantag­ giare il servizio della istruzione primaria che non tocca soltanto l’interesse locale, ma più ancora quello generale della nazione. La esperienza difatti ha di­ mostrato che neppure la legge 9 luglio 1876, che tendeva a limitare la libertà d’azione dei Comuni a riguardo de’maestri elementari, ha raggiunto il suo scopo. É vero che la legge citata rassicura il maestro che per due anni dopo la prima sua nomina e per sei anni dopo una riconferma tacita o espressa non potrà essere licenziato dal suo impiego senza gravi suoi demeriti da riconoscersi dalla superiore autorità scolastica , ma trascorsi cotesti periodi di tempo il Comune può licenziarlo liberamente senza essere ob­ bligato a dire i motivi della sua determinazione. E quando ciò accade il disgraziato maestro si trova a brutto partito, non solo perchè forse è già innanzi con gli anni, quanto anche perchè un licenziamento, per quanto immeritato, porta seco inevitabilmente un discredito che rende difficile all’insegnante tro­ vare un nuovo collocamento. — E rammentiamo poi che è una vergogna per tutto il paese il leggere sui pubblici fogli che in alcuni Comuni, fortunatamente rari, si fa tanto stentare al povero maestro la paga del magro suo stipendio da ridurlo nelle più cru­ deli strettezze. — Di fronte a codesti fatti dolorosi crediamo che le nuove proposte dell’ on. Ministro Baccelli troveranno facile accoglienza.

Ci permettiamo però di osservare che tali prò - poste per quanto si riferiscono alla nomina dei

maestri, non avranno forse nella pratica gli stessi buoni resultati delle altre relative al loro licenzia­ mento e alla paga dei loro stipendii. Intendiamo bene le ragioni che possono in proposito avere trat­ tenuto l’on. Baccelli dal presentare una riforma an­ che più ardita e radicale; ma una volta entrali nel concetto di affidare ad una autorità più competente e più imparziale il compito di nominare e licenziare i maestri elementari sarebbe più opportuno andare fino in fondo ed escludere affatto in proposito la in­ gerenza dei Munieipii. Le ragioni che ci consigliano ad azzardare cotesta idea non ci sembrano destituite di fondamento. Primieramente non approviamo in massima il sistema della presentazione delle terne, perchè nella pratica riesce generalmente a sconten­ tare ugualmente e ohi fa la terna e chi deve sce­ gliere fra i tre proposti. Spesso chi presenta la terna procura di farla in modo che la scelta cada neces­ sariamente sopra il nome favorito, essendovi troppa differenza fra i meriti di codesto e di quelli degli altri due; e dall’altro canto l’autorità che deve s c e ■ gliere può rigettare tutti i nomi proposti, rendendo così necessaria una seconda terna e prolungando indefinitivamente la vertenza.

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gerenza di altre Autorità. Si crede invece che il buon andamento della pubblica istruzione reclami assolu­ tamente che tale facoltà debba togliersi a quelli per affidarla ad un’altra Autorità più con»petente? E allora si faccia così ma senza diminuire il potere dei Con­ sigli scolastici coll’obbligo di scegliere sulle terne presentate dai Comuni.

Del resto l’argomento che si tratta in quel bre­ vissimo progetto del Con. Baccelli è interessantissimo e perchè tocca vivamente le sorti di molte migliaia di pubblici funzionarii e perchè dalla sua approva­ zione ed applicazione lo sviluppo della istruzione elementare può ricevere un impulso incalcolabile; e quindi attendiamo ansiosi ili vedere quale acco­ glienza gli faranno i nostri legislatori.

L’ESPOSIZIONE FINANZIARIA

L ’impressione destata dalla esposizione finanziaria fatta dall’onor. Maglioni alla Camera dei deputati domenica scorsa, fu favorevolissima.

La chiarezza delle idee, l’esattezza dei dati, l’or­ dine che vi si osserva in ogni parte sono indizio di una situazione finanziaria chiarissima esattamente te­ nuta e ordinata, tale insomma che non ha che da guadagnare neli’esser dal pubblico conosciuta, e che non può non essere di serio ausilio alla grande operazione finanziaria dell’abolizione del corso for­ zoso che si sta compiendo in questi giorni.

L ’anno 1882 fu disgraziato pel paese, e neces­ sariamente la finanza dello Stato dovè risentirne il contraccolpo ; le inondazioni nelle provincie venete produssero diminuzione nelle entrate e aumento nelle spese. In vista di ciò l’ avanzo che era pre­ veduto in L. 1,490,000 nella categoria delle entrate e spese effettive, oltre a 5,840,325 nel movimento dei capitali, si sarebbe convertito in disavanzo, ag­ giungendovi 18,000,000 di spese dalle inondazioni cagionate. Se a queste cifre si aggiungono i 2,000,000 del fondo di riserva spesi, i quali altrimenti sareb bero andati ad ingrossare le economie e 1,278,000 di materiali dei Genio militare consumati, si vede chiaro quanto questi disastri sieno costati al paese, senza neppure tener conto delle scemate entrate dei consumi, e tasse sugli affari, non che di 4,328,000, di minor prodotto delle ferrovie.

Malgradoqueste perdite e queste spese che avrebbero fatto temere un grosso disavanzo, (circa 30,000,000) l’esercizio si chiuse con un avanzo di 6,627,910,46 nelle entrate e spese effettive, oltre a L. 5,450,80/ nel movimento dei capitali. In tutto un avanzo di L. 12,077,717,46.

A quest’ avanzo contribuirono le tasse sugli affari per L. 1, 4 1 6 ,0 0 0 ; il macinato per 4,201,406,97; le dogane per 15,446,295,07. Le imposte tutte insieme dettero un maggior provento di 31,287,421, dalle quali detraendo i minori prodotti delle ferrovie e di vari cespiti d’entfata rimane la somma di 23,630,979,97 che costituisce l’eccedenza totale delle imposte nel 1882 rimpetto a quelle dell’anno antecedente.

Le economie verificatesi nel 1882 sono dovute per Lire 3,721,705,35 al Ministero del Tesoro; 1,745,140 a quello delle Finanze; 1,130,597,35 all’Interno; 3,523,507,12 alla Guerra. Ma queste

economie furono assorbite da maggiori spese sopra altri capitoli dei vari bilanci.

Le maggiori spese montano a 12,701,391 oltre a 1,000,000 di residui di antiche pendenze saldate. Di queste L. 8,300,000 sono spese d’ordine, e ob­ bligatorie, fra cui 3,500,000 circa per maggiori vincite al lotto ; il resto fu assorbito dal materiale del Genio militare consumato per le inondazioni, e nella costruzione di stabili, spese essenzialmente eventuali.

Dei residui attivi lasciati al 1882 dai precedenti anni nella somma di 368,692,289,57, ne furono ri­ scossi L. 2 2 0 ,3 3 0 ,1 5 1 ,5 3 ; eliminati 54,485,855,59 restano in sofferenza 97,791,417,12. Di questi 54 milioni di residui eliminati 50,312,402,04, sono co­ stituiti dagli interessi sulle obbligazioni comuni delle Ferrovie Romane; era un credito accumulato fin dal 1875 e per riscuoterlo sarebbe stato necessario emettere della rendita, che vai quanto dire costi­ tuire un debito; fu invece abbandonato e conside­ rato come parte di prezzo nel riscatto delle ferro­ vie, con vantaggio manifesto dell’ Erario, che au­ mentò così il suo patrimonio ferroviario.

I 97 milioni che rimangono in sofferenza, 43 sono di certa riscossione sebbene protratta, e rap­ presentano concorsi di Enti morali per opere pub­ bliche; 26 milioni sono costituiti da obbligazioni demaniali ed ecclesiastiche delie quali è sospesa l’ emissione per volontà dell’ amministrazione. Si vanno via via epurando i residui attivi di tutte quelle partite che non sono altro che dei non va­ lori, e di 42,000,000 che figuravano nel 1876 si è ridotta la cifra a 28 milioni ; non ostante nel 1882 si liquidò circa 2,500,000 di crediti d’incerta ri­ scossione.

II miglioramento progressivo delle nostre finanze nell’ ultimo quinquennio (1878-1882) è evidente. L’entrata ordinaria aumentò di circa 21 milione all’anno in media, non ostante gli sgravi d’imposte. La spesa crebbe di L. 97,884,877, e ciò avvenne pel miglioramento dei servizi pubblici, per l’ au­ mento delle spese militari, e per quello del patri­ monio ferroviario dello Stato.

Questa situazione che è un affermazione del pro­ gresso economico del paese e della cresciuta agia­ tezza pubblica, deve essere di conforto a tutti coloro cui sta a cuore l’avvenire del uostro paese.

LA SO VRIM PO STA COMUNALE

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tesse un limite assolutamente insuperabile alla so­ vrimposta, crediamo che sarebbe, sotto ogni riguardo, provvida e desiderabile.

Degli 8239 comuni del Regno appena 178, rap­ presentanti una popolazione di 266 mila abitanti, non hanno sovra imposta. Di questi 178 comuni, 37 si trovano nella provincia di Novara , 52 in quella di Torino, l o in quella di Como, 12 in quella di Bergamo, 10 in quella di Belluno, 12 in quella di Udine, eoe. Sono quasi tutti piccoli comuni di mon­ tagna che hanno vasti possedimenti, le rendite dei (piali bastano, quasi completamente, alle spese del comune.

Rimangono pertanto 8081 Comuni i quali appli­ cano la sovraimposta. La proporzione della sovrim ­ posta rispetto alla popolazione presenta da provincia a provincia grandissime dilTerenze. Un minimodiL.0,72 per abitante nella provincia di Trapani, e L. 0,78 in quella di Catania e L. 0,94 a Campobasso, ed un massimo di L. 9,39 nella provincia di Rovigo, aven­ dosi L. 8,28 in quella di Grosseto e L. 7,89 in quella di Ravenna. La media del Regno è di L. 4,04 per abitante, ma troviamo 53 provincie che stanno al disotto di questa media e precisamente: — le tre provincie di Trapani, Catania e Campobasso nelle quali la quota per abitante della sovraimposta c o ­ munale non oltrepassa la lira ; — le nove pro­ vincie di Aquila, Avellino, Benevento, Chieti, Cosenza, Messina, Potenza, Salerno, Teramo in cui la quota sta tra una e due lire; — le dieci provincie di Cal­ tanisetta, Caserta, Catanzaro, Genova, Girgeuti, Massa- Carrara, Palermo, Reggio Calabria, Sassari, Siracusa, nelle quali la quota sta tra le due e le tre lire per abitante; — le undici provincie di Ascoli Piceno, Bari, Cagliari, Como, Lecce, Lucca, Macerata, Mo­ dena , Novara, Torli.o, Udine nelle quali la quota per abitante sta tra le tre e le quattro lire ; — nella provincia di Belluno la quota è precisamente eguale alla media del regno L. 4.04.

Le altre provinole sono tutto al disopra della media e precisamente si partiscono così ; — le undici pro- vinci di Ancona, Brescia, Cuneo, Foggia, Napoli, Pe­ rugia, Pesaro, Porto Maurizio, Reggio Emilia, Son­ drio, Vicenza la cui quota sta tra le quattro e le cin­ que lire; — le nove provincie di Alessandria, Arezzo, Bergamo, Bologna, Parma, Pavia, Piacenza, Pisa, Siena nelle quali la quota eccede le cinque lire — le nove provincie di Cremona, Firenze, Forlì, Li­ vorno, Milano, Roma, Treviso, Venezia, Verona, dove la quota eccede le sei lire ; — le quattro provincie di Ferrara, Mantova, Padova, Ravenna, dove eccede le sette lire ; — la provincia di Grosseto la cui quota eccede le otto lire e quella di Rovigo che si trova al culmine, arrivando la quota a L. 9,39 ! Le considerazioni intorno a questa enorme distanza la quale fa che il massimo sia tredici volte maggiore del minimo, sono troppo facili e le lasciamo fare al­ l’intelligente lettore, il quale se converrà non essere possibile una uniformità rigorosa , ammetterà che non può essere se non dannosa una così grande distanza tra provincia e provincia.

Degli 8081 comuni, che hanno sovraimposta, ve ne sono 4937 i quali eccedono il limite legale, cioè comprendendo la aliquota provinciale, hanno una som) ma di sovraimposta maggiore della imposta erariale.

Per formarsi un’ idea del disordine e della con­ fusione che regnano in questa materia, è bene os­ servare in quali proporzioni stia la eccedenza della sovraimposta colla imposta. Sventuratamente le sta­

tistiche non ci permettono di fare questo studio se non provincia per provincia, e quindi le cifre risul­ tano abbastanza moderate dal fatto che non tutti i comuni di una provincia oltrepassano il limite le­ gale della sovraimposta e perciò influiscono a tener bassa la proporzione della eccedenza nel totale dei comuni della provincia. Così ad esempio nella pro­ vincia di Aquila vi sono 4 27 comuni, di questi solo 32 oltrepassano il limite legale della sovraimposta; è naturale che paragonando il totale della eccedenza nella provincia col ' totale della imposta si ha una piccola proporzione, ma essa diverrebbe ben altri­ menti maggiore se si potessero metter di fronte le cifre della imposta dei soli 52 comuni i quali ec­ cedono il limite legale in quella provincia.

Ad ogni modo, fatta questa avvertenza, T esame delle sole cifre complessive di ciascuna provincia ci darà utili insegnamenti.

Notiamo innanzi tutto che in nessuna provincia tutti i comuni rimangono nel limite legale, ma che però in ventuna provincia eccedono in una propor­ zione assai lieve, cioè non al di là del dieci per cento della imposta, e sono le provincie di Aquila, Avel­ lino, Bari, Benevento, Campobasso, Caserta, Catania, Chieti, Cremona , Cuneo , Lecce , Napoli, Palermo, Potenza, Reggio Emilia, Roma, Salerno, Siracusa, Teramo, Torino, Trapani.

Delle altre 48 provincie la eccedenza della sovra­ imposta comunale varia dal 10 per cento all’ 4,53 per' cento della imposta erariale. E eom’ è molto importante formarsi un criterio del fatto che nessun elemento sembra dar regola alla maggiore o minore eccedenza, diamo qui le 48 provincie facendole seguire dalla proporzione della eccedenza. Alessandria (0,46), Ancona (0,57), Arezzo (0,60), Ascoli Piceno (0,63), Belluno (1,50), Bergamo (0,48), Bologna (0,47), Brescia (0,10), Cagliari (0,46), Caltanisetta (0,35), Catanzaro ( 0 , 4 0 ) , Como (0 ,7 0 ) , Cosenza (0,22), Ferrara ( 0 ,9 3 ) , Firenze (0 ,4 9 ) , Foggia ( 0 ,1 2 ) , Forlì (0,66), Genova (0,4 0). Girgenti, (0,50), Gros­ seto (4,53), Livorno (0,26), Lucca (0,80), Mace­ rata (0,51), Mantova (0,41), Massa Carrara (0,61), Messina (0,28), Milano (0,42), Modena (0,13), No­ vara (0,08), Padova (0,68), Parma (0,45), Pavia (0,30), Perugia (0,23), Pesaro (0,76), Piacenza (0,34), Pisa (0,69), Porto Maurizio (4,00), Ravenna (0,62), Reggio Calabria (0,61), Rovigo (0,89), Sassari (0,13), Siena (0,70), Sondrio (1,34), Treviso, (0,52), Udine (0,58), Venezia (0,63), Verona (0,52), Vicenza (0,30).

Ben vedono i lettori da queste cifre che l’arbitrio ed il capriccio sembrano presiedere alla distribuzione di queste cifre, le quali darebbero risultati somma­ mente più strani, quando anziché il complesso dei comuni di una provincia, i singoli comuni si potes­ sero esaminare.

E cunchiudiamo ora quest’ articolo notando un altro fatto degno di studio e sul quale tratteremo più largamente in un prossimo numero.

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PRODOTTI DEL DAZIO CONSUMO

n e lla c ittà d i P a r ig i ed in alcu n e c ittà d 'Ita lia

È interessante vedere le cifre del Dazio Consumo in una grande città come quella ili Parigi; abbiamo sott’occhio i prospetti dei tre anni 1878 18*1 e 1882 e possiamo lare qualche confronto.

Le Bevande diedero poco olire 64 milioni, quasi un milione e mezzo meno del Ì881, mentre nel 1878 avevano dato un prodotto di poco inferiore ai 64 milioni. Nel 1882 la media di ogni abitante adun­ que sarebbe di L. 29 di dazio per le sole bevande. Bisogna però a queste cifre aggiungere circa cento mila lire di dazio per alcool dénaturé introdotto nella città.

1 liquidi non bevande diedero nel 1882 un pro­ dotto di 11 milioni poco più, con una differenza di 260 mila lire sul 1881 e di oltre 2 milioni sul 1878.

1 commestibili produssero una entrata di quasi 30,8 milioni un aumento di 376 mila sul 1881 e di altre 5 milioni sul 1878. Rappresenta questo dazio

una quota di L. 14 per abitante.

Dai combustibili introdotti venne ricavato un dazio di 11 milioni e mezzo, con una diminuizione di 413 mila lire a paragone del 1881 e di 700 mila lire circa a confronto del 1 8 7 8 ; la quota sarebbe di L 5 per abitante.

I materiali diedero un dazio di 13 milioni con un aumento di quasi 1 milione e mezzo nel 1881 e di 7 milioni sul 1 8 7 8 ; per il 1882 la quota rap­ presenta L. 6 circa per abitante.

II legno da lavoro diede 6 milioni, 230 mila lire più del 1881 e quasi 2 milioni più del 187 , ; i fo

raggi diedero 5 milioni, quasi mezzo milione di aumen­

to sul 1881 ; e gli oggetti diversi 2 milioni e mezzo cento mila lire più che nel 1881 ma quasi un mi­ lione meno del 1878.

Complessivamente (vi sono altre voci di minor conto che abbiamo trascurate) il Dazio consumo in Parigi diede nel 1882 L. 149,622,293 e nel 1881 L. 148,630,850 uu aumento quindi di L. 991,462. Nel 1878 aveva data L. 132,174,781.

Così, determinando le quote per abitante di que­ sti prodotti, abbiamo :

1 8 8 2 ...L. 63,8 per abitante 1 8 8 1 ... L. 63,2

1 8 7 8 ... L. 66,4

Da queste cifre sembrerebbe adunque ohe il da­ zio consumo in Parigi andasse, relativamente alla popolazione, diminuendo.

Bisognerebbe però fare uno studio sopra un pe­ riodo più lungo.

Prendendo ora in esame il prodotto del dazio consumo in alcune delle nostre più popolose città abbiamo i seguenti resultati che si riferiscono al 1878 anno più recente che ci fornisca i dati uffi­ ciali del dazio Consumo.

Napoli con una popolazione di 490 mila abitanti ebbe un prodotto di dazio di L. 6,7000,090, e Li­ re 6,300,000 di dazio governativo, un totale 15 milioni, quindi una quota per aiutante di L. 26,3.

Milano con una popolazione di.265 mila abitanti ebbe dal Dazio comunale L. 4 ,700,000 e da quello governativo L. 3.530,000, un totale di L. 8,230,000, una quota quindi di L. 31,3 per abitante.

Roma che aveva una popolazione di 232 mila abitanti ricavava dal Dazio undici milioni e cento mila lire quindi una quota per abitante di L. 48.

Palermo aveva abitanti 2 3 4 mila e ricavava dal dazio comunale L. 4,421,731 e da quello gover­ nativo due mdioni, il che rappresenta una quota di L. 27,5 per abitante.

Torino con una popolazione di 214 mila abitanti aveva un dazio comunale di L. 3,442,000 e gover­ nativo di L. 3,400,000 cioè L. 52,4 per abitante.

Firenze colla popolazione di 167 mila abitanti aveva un dazio governativo di L. 2,500,000 e uno comunale di L. 3,275,571, una quota quindi di Li­ re 43,5.

IL RISCATTO DELLE FERROVIE SVIZZERE

Nella seduta del 3 corr., al Consiglio degli Stali, si intraprese la discussione sul riscatto delle Ferro­

vie Svizzere.

Il sig. W ir z , a nome della Commissione delle ferrovie, la quale ha studiato la quislione, presentò un esteso e ben elaborato rapporto, la cui lettura durò quasi un’ora. Dopo aver analizzata la politica e la pratica ferroviaria finora usala, eonchiuse pro­ ponendo che per il momento non abbiasi a far uso del diritto di riscatto delle Ferrovie Svizzere.

Sottopose poi ad una severa critica la parte finan­ ziaria delle Compagnie delle strade ferrate, e disse che il Consiglio federale ha trovata la giusta via per mettere un 161101116 a tale scandalo. Se la Confede­ razione avesse in oggi a far uso del diritto di riscatto, dovrebbe pagare da 500 a 600 milioni sottoponeu dosi ad una perdita di 200 milioni.

Il sig. Zschohke dichiarò essere d’accordo che la Confederazione si trova in oggi nella impossibilità di procedere al riscatto delle Ferrovie, a causa della quistioue finanziaria. In media, le Ferrovie svizzere non hanno un valore superiore all’importo delle loro Obbligazioni, cioè circa 554 milioni, invece di 902 milioni. Quindi la perdita della Confederazione ascen­ derebbe ad oltre 500 milioni, il che sarebbe un sa­ crifizio troppo forte per essa. La stampa svizzera ha bensì parlato del riscatto di sole alcune linee par­ ziali di ferrovie ; ma questo progetto non è attua­ bile, perchè mancherebbero le corrispondenze alle linee d’ allacciamento, e di più costerebbero ancora troppo care. L ’oratore conchiuse poi proponendo di invitare il Consiglio federale a far rapporto e pro­ posta sulla questione come po-sa essere introdotta l’unità di esercizio per conto delle Compagnie e sotto la direzione della Confederazione; e dichiarò che ritornerà ancora su questa quistione, quando la Com­ missione dichiarerà far propria o mono la proposta. Il sig. Estoppey, membro della Commissione, che, come Yodese, non è amico della legge federale sulla contabilità delle Ferrovie, non vuol poi udir parlare di riscatto, specialmente in presenza della situazione finanziaria dei Cantoni, della Confederazione e del momento.

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zione trovasi in una posizione sfavorevole di fronte alle Compagnie delle strade ferrate, a causa delle concessioni ; poiché, volendo procedere alla compera delle linee, deve procedervi senza conoscere antici­ patamente il prezza, che dovrà poi essere fissato da un terzo. In tali condizioni, nessun Consiglio federale potrà mai raccomandare all’Assemblea federale il ri­ scatto di ferrovie, pò il popolo saprebbe darvi la sua approvazione.

Inoltre è impossibile che tale riscatto avvenga senza gravissimo discapito finanziario per la Confe­ derazione, poiché, ad eccezione della Ferrovia Cen­ trale, che è calcolata a basso prezzo e rende il 5 0/0, la Confederazione non potrà ricavare più di un in­ teresse del 2 1/2 0/0. Anche la proposta di riscat­ tare soltanto le linee che rendono e di aprire il con­ corso sulle altre, ha poca probabilità di riuscita, se la si esamina alquanto davvicino. il messaggio del Csnsiglio federale ed i calcoli che vi sono uniti danno sufficienti schiarimenti in proposito. L’oratore conchiude chiedendo che per ora delibasi abbando­ nare la quistione del riscatto delle Ferrovie, e che si respingano alcune proposte che furono rivolte al Consiglio federale.

Nella seduta del 4, il sig. Wirz protestò contro certe esternazioni fatte nella seduta del 5, rivendi­ cando, in una quistione di tanta importanza, il di­ ritto di sostenere la sua opinione personale. La mi­ seria della nostra politica ferroviaria non può essere smentita. Il diritto di sovranità dello Stato dev’essere mantenuto e garantito. Le Banche e le Ferrovie sono istituti semi-officiali ; e l’oratore, nell’interesse delle libertà cantonali e corporative, non vuole alcun monopolio, nè di Banche, nè di Ferrovie, ma un con trollo officiale energico, una tenuta regolare dei conti. L ’annunciata proposta del sig. cons. Zschokke dev’ essere trattata come una mozione individuale.

Il sig. Gottisheim dice che il piano del riscatto delle ferrovie non è che una fantasmagoria. Le dif­ ficoltà finanziarie non esistono soltanto per le Am­ ministrazioni federale a cantonale, ma anche per le Società ferroviarie. In oggi si deve solo decidere se il riscatto deve farsi attualmente o più tardi. Ma bi­ sogna tenere invulnerata la quistione del riscatto.

Il sig. V elti, cons. federale , ritorna ancora una volta sul messaggio del Consiglio federale, il quale venne preparato con molto lavoro e con molta cura, e che, dopo tutto, arrivò alla conclusione, che per ora non debbasi usare del diritto di riscatto, nè di tutte le linee, nè di alcune di esse. La Confedera­ zione è vincolata dalle concessioni, che non le per­ mettono di chiedere un maggior numero di corse. L ’unità dell’esercizio non si otterrà che col riscatto nella via del diritto. Il Dipartimento delle ferrovie adempie il suo dovere con coscienza ed attività, ed anzi non passa giorno che le Società delle strade ferrate non si .lamentino del modo rigido con cui sono trattate da quel Dipartimento.

Però, se il Consiglio federale non ha creduto di poter proporre il riscatto delle Ferrovie, ha per altro indicato un mezzo per assicurarsi dello stato finanziario delle strade ferrate, e questo mezzo è il progetto di legge proposto. Questo passo dev’essere fatto, affine di evitare future crisi negli affari fer- rovarii. Conchiudendo , il sig. cons. federale \Velti— espresse il desiderio che tale quistione non sia trat­ tala come una cosa politica di partito.

11 sig, Gottisheim, dichiara che egli non ha inteso

di muovere dei lamenti contro il Dipartimento di ferrovie, ma la Confederazione deve aver riguardo al benessere dell’operaio.

Il sig. Zschokìie dice che presenterà più tardi la sua mozione circa l'unità dell’esercizio ; ma fin d’ora osserva che ciò si può ottenere, sia in via di a c ­ cordo , sia sulle basi dell’ art. 26 della Costituzione federale.

Nella votazione, la proposta del progetto: « che non sarà fatto per il momento alcun uso de! diritto di riscatto delle Strade ferrate svizzere » è adottata all’unanimità.

BULLETTINO DELLE BANCHE POPOLARI

Banca mutua popolare di Pieve di Soligo

prov. di Treviso (autoriz. 1870) . — Dal resoconto dell’eser­ cizio 1882 di questa Banca, presieduta con tanto amore e con molta intelligenza dall’ Avv. Schiratti Cav. G., togliamo le seguenti notizie. Il capitale di L. 52,220,00 è diviso in 2611 azioni, che sono in possesso di 1007 soci. Il fondo di riserva ha già raggiunto il quarto del capitale versato, cioè L. 13,214. —^Durante il 1882 la Banca fece N. 1674 prestiti e sconti per L. 659,627 ; 1’ anno precedente erano state 1540 operazioni per L. 627,111. La media di ciascun prestito fu di L. 394. Dei 1674 prestiti o sconti, 706 non superarono le L. 200, n .693 le L.500, n. 204 le L. 1000, n. 65 le L. 5000 e 6 le L. 10,000; il che mostra come la Banca di Pieve di Soligo non dimentica di chiamarsi popolare e quindi cerca di sovvenire soprattutto i piccoli bisogni. Non vi lurono che due effetti in sofferenza per L. 1035.

I conti correnti durante il 1882 passarono da L. 138,557 a L. 1 5 5 ,2 9 7 ; i buoni fruttiferi da L. 2500 a L. 7 0 0 0 , però è da notarsi che sola­ mente nel 1881 fu adottata questa forma di depo­ siti ; — i depositi a risparmio al 1° gennaio 1882 erano per L. 35,908, durante l’anno si fecero 120 depositi per L. 9370 e 49 rimborsi per L. 10,315 per cui rimasero alla fine dell’esercizio L. 34,963.

Gli utili lordi dell’ esercizio ammontarono a L. 21,712 e le spese a L. 16,446, per cui un utile netto di L. 5265 che furono erogate per L. 124,95 all’ammortamento delle spese di primo stabilimento, per L. 665, cioè il 15 0/0 al fondo di riserva, per L. 100 io 10 premi di incoraggiamento al risparmio, per L. 50,28 al fondo di previdente beneficenza; per L. 555 in lavori negli uffici e compensi agli impiegati , e finalmente per L. 3770 agli azionisti cioè il 7,40 per cento essendo le azioni da L. 20.

Dai quadri che seguono il resoconto rileviamo che le 1007 azioni della Banca sono così divise: 166 possidenti civili, 437 possidenti agricoltori (conta­ dini) 114 professionisti ed impiegati, 123 commer­ cianti, 135 artieri ed operai, 31 ministri del culto.

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L. 129,587 di Buoni fruttiferi. Nel portafoglio vi erano il 31 marzo effetti per L. 185,674. Le ren­ dite dell’ esercizio durante il trimestre salivano a L. 4078 e le spese a L. 963. — Con mezzi mo­ desti questa Banca ha in poco tempo raggiunta una vitalità notevole e promettente per l’avvenire.

Banca mutua popolare di Conegliano (

autoriz­ zata 1880.) — Nella situazione d“l 51 gennaio u. s.

questa Banca aveva inscritte L. 62,000 di capitale versato (le azioni sono da L. 25) e L. 4,411 di fondo di riserva. I depositi davano L. 131,314 per conti correnti L. 9,894 pel risparmio, e L. 39,752 pei buoni fruttiferi. Nel portafoglio vi erano Lire 234,114 di effetti. La Banca sconta ed anticipa al 6 per cento, ai correntisti il 3 1|2, al risparmio il 5 e sui buoni fruttiferi al 4 per cento. Il prezzo cor­ rente delle azioni era di L. 26.

Banca popolare di Este

provincia di Padova (au■

loriz. 1876.) — Il capitale versato di questa Banca

era il 31 gennaio di L. 92 ,6 8 0 ed il fondo di ri­ serva di L. 11,611 ; aveva conti correnti per lire 484,762, risparmi per L. 69,764 e buoni fruttiferi per L. 290,781. Nel portafoglio teneva effetti scon­ tati per L. 676,072, il che è prova della attività della Banca, la quale sconta ed anticipa al 6 l|2, dà 3 1|2 ai correntisti, il 4 al risparmio, ed il 4 1|2 sui buoni fruttiferi. Però il prezzo corrente delle azioni non era superiore al valore nominale.

Banca popolare di Lanciano (

autoriz. 1876.) —

Con un capitale versato di L. 57,202 ed un fondo di riserva di L, 12,548 questa Banca aveva il 51 gennaio L. 2,823 di conti correnti, L. 68,424 di risparmi e L. 106,396 di buoni fruttiferi. Nel por­ tafoglio L. 201,288 di elfetti scontati L. 10,659 di anticipazioni. Gli elfetti in sofferenza erano per L. 1887. La Banca sconta ed anticipa all’8 per cento, dà il 3 1|2 ai correntisti, il 4 al risparmio.

Banca popolare mutua di S. Agata dei Goti

(iautorizz. 1876). E una Banca la quale con piccolo capitale spiega una vita relativamente rigogliosa e ciò che più monta di rigoglio sempre crescente. Il capitale sociale versato è di L. 20,000 diviso in 800 azioni da lire 433 soci; il fondo di riserva giun­ geva il 21 decembre u. s. a L. 1343. Durante il 1882 ha scontati effetti per L. 86,664 e latti prestili so­ pra buoni per L. 62,429 ; i suoi depositi salirono a L. 94,675. Gli utili ammontarono a L. 5771 e le spese a L. 3850 rende un utile netto di L. 1921 delle quali il 90 0|0 venne distribuito agli azioni­ sti il 10 0[0 al fondo di riserva. Così gli azionisti ebbero un dividendo dall’8,80 per cento.

Banca popolare di Faenza (

autorizz. 1866). —

11 capitale sociale di questa Banca ammonta a L i­ re 393,350 diviso in 7867 azioni di L. 50.; il fondo di riserva nella situazione del 51 marzo era segnato in L. 192,202, delle qnali L. 22,265 come fondo di previdenza.

Alla stessa data la Banca aveva L. 232,581 di conti correnti, L. 3,158,247 di depositi a risparmio liberi e L. 129,362 divincolati; — più L. 479,030 di boni fruttiferi.

Il portafoglio aveva una somma di elfetti per L i­ re 2,785,621 e L. 32,317 di anticipazioni su titoli. La Banca aveva impiegate L. 216,325 in conscdidato 5 0|0. Gii effetti in sofferenza sommavano a L i ­ re 39,655.

Non occorre avvertire, poiché le cifre lo dimo­

strano ad evidenza, quanto importante sia questa Banca popolare e quanta vitalità dimostri il suo bi­ lancio.

Banca di S. Benedetto del Tronto

(autorizz. 1880).

— Le 937 azioni sottoscritte a tutto 31 marzo da 260 soci facevano ammontare il capitale versato a Li­ re 4 5 ,2 1 2 ; il fondo di riserva era di L. 15,973. Sebbene la Banca non conti che 3 anni di vita vi troviamo ben L. 886,287 di depositi a risparmio; divise su 1465 libretti, e nel portafoglio L. 894,953 di elfetti scontati e L. 23,583 di anticipazioni su pegno di titoli pubblici o merci, la Banca dà il 5 0|0 ai depositi a risparmio, e sconta al 5 1|2.

Banca mutua popolare di Corregga

(autorizz. 1880). — Abbiamo solt’occhio il bilancio del 1882

di questa Banca, e vi ricaviamo che al 31 decembre u. s. il capitale della Banca era di L. 42,000 di­ viso in 2100 azioni da L. 20, più L. 3994 di fondo di riserva; che i depositi a rispirmio si limitavano a L. 727 e quelli con chèques a L. 93,602 ; il por­ tafoglio presentava L. 271,639 di effetti scontati e durante I’ esercizio gli sconti erano saliti a Li­ re 1,194,976. Gli utili dell’ esercizio ammontavano a L. 18,453, le spese a L. 14,561, quindi utili netti L. 3 8 9 2 , che furono impiegate in L. 389 a bene­ ficenza, L. 778 al fondo di riserva e L. 2724 agli azionisti cioè il 4 1|2 per cento ai sottoscrittori della 2 a emissione, ed il 6 1 [2 per cento ai sotto­ scrittori della l a emissione.

Banca popolare di Asolo (

autorizz. 1873). —

Il capitale sociale versato è di L. 66,143 su 5384 azioni sottoscritto da L. 2 0 ; il fondo di riserva L. 18,681 e quello in previsione di perdite even­ tuali L. 5,988. I depositi ammontavano, nella situa­ zione del 31 marzo, a L. 168,953 di cui L . 5,925 a risparmio; i buoni agrari emessi a L. 20,000. Nel portafoglio L. 227,903 di elfetti scontati; L i ­ re 3900 di sovvenzioni su Beni agrari, L. 3700 di anticipazioni su fondi pubblici, e L. 2433 su merci. Gli elfetti in sofferenza L. 3,595. La Banca sconta ed anticipa col 6 0|0 con 1 [8 di provvigione, da il 4 ed il 5 per cento sui depositi. 11 valore effettivo delle azioni è di L. 26,01.

Banca mutua popolare di Ferrara

(autoriz. 1881).

— Con un capitale sociale di L. 99,225 ed un fondo di riserva di L. 7953 la Banca di Ferrara ha L. 279,939 di 102 depositi a conto corrente e nien­ temeno che L. 522,169 di 434 depositi a risparmio; quelli vincolati salgono a L. 14,520. Nel portafoglio il 28 febbraio aveva 800 effetti per L. 792,701, le anticipazioni su merci erano 22 per L. 184,693 e quelle su valori 8 per L. 10,890. Gli effetti insof­ ferenza salivano a L. 3545.

È una situazione veramente rigogliosa.

La Banca dà il 3 1/2 ai conti correnti, il 4 1/4 ai libretti di risparmio; — sconta al 6 percento.

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L ’ E C O N O M I S T A

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L. 47,863 quella eventuale a L. 69,376 cioè 30,797 meno dell’ anno precedente, in causa del deprezza­ mento dei valori valutati alla stregua dei listini di borsa. Il valore delle azioni di L. 50 nominali è ef- fettivo di L-_83. Le operazioni di sconto salirono alla cura di 34 milioni e mezzo distribuiti su 13,458 richiedenti e 26,966 cambiali, delle quali

197supe-IZ'r, a 10’0Ù0 lire> 724 da 5 a IO mila, 5683 da

1000 a 5 mila, 5291 da 500 a mila lire, 8416 da 200 a 500 lire, e 6061 da 10 a 200 lire. 1 34 mi- lioni furono distribuiti principalmente ai seguenti ri- chiedenti : 3,8 milioni a Banche di credito ordinario, 2,8 milioni ;i capitalisti e banchieri , 2,5 milioni a gratuli possidenti, 5,3 a grandi industriali e com­ mercianti, 5,5 milioni a Banche popolori e Casse di risparmio, 1,3 milioni a piccoli possidenti, 7,6 mi. boni a piccoli industriali e commercianti.

Malgrado questa grande cilra di sconti e pre­ stiti la Banca non ebbe che L. 13,512 di perdite, cioè 43 centesimi ogni mille lire di lido; e tuttavia ha fondate speranza di ricuperare, almeno qualche parte di detta somma.

Durante I esercizio i depositi aumentarono di i ^ ? 7’®72 giungendo i libretti di risparmio ad altre 5 milioni e mezzo, i conti correnti a L 1,703 mila, le ledi di credito ad 1,170 mila lire.

La Banca ebbe un utile netto di L. 105,690, da cui, tolte L. 5,322 erogate in premi all’ istruzione e ad incoraggiamento al lavoro, il rimanente venne distribuito tra gli azionisti in ragione dell’8 1/3 0/0 ai primi sottoscrittori e del 6 1/10 ai secondi.

: Banca di Bologna ha attuato i prestiti sull’onore, durante il 1882 ammise 25 domande per L. 2,480, e nel febbraio di quest’ anno aveva in corso 28 prestiti per L. 2720, le perdite non erano che di L. 43,50

Banca popolare cooperativa di Vicenza. —

Il capitale sociale di questa banca è costituito da L i ­ re 1,019,190 rappresentanti n. 33973 azioni a L .3 0 ciascuna e da un fondo di riserva di L. 561,073 49

in tutto L. 11,50,26347. ’

Dalla situazione al 31 marzo p. p. rileviamo che i depositi a risparmio ammontavano a L. 3,420,Ol i , 43; detti m conto corrente a L. 836,882,61 e ’ i buoni fruttiferi a L. 730,088.38.

Dall altra parte troviamo che il numerarlo in cassa ascendeva a L. 251,252,75; le cambiali in portafoglio a L. 3,048,279.08 ; le anticipazioni su valori pubblici a L. 1 0 7,580.03; le anticipazioni su sete e merci diverse a L. 62,903 e i titoli di pro­ prietà della Banca a L. 1,969,578,92. Le entrate e 1 uscita erano costituite come segue:

Entrata

Risconto anno precedente L. 20,460.76 Soont' • • ...» 49,787,47 Utdi diversi... » 13,045,09 82,593,32

Uscita

Stipendi e spese di

arami-strazione... L. 15,846,98 Interessi, passivi . . . . » 30,259,67 Imposte e tasse . . . . » 5,846,15 51,95285

Banca popolare di Palermo.

— La Banca po­ polare di Palermo fa anticipazioni sopra merci de­ positate nei suoi magazzini e sopra valori quotati

j alla Borsa. L'interesse annuo su di essi è del 6 0|0 oltre il I j 2 di provvisione, per 3 mesi. Per cia­ scun mese successivo la provvigione aumenta dil|4 per cento. Sconta inoltre cambiali sopra tutte le piazze con due firme e per tre mesi all’interesse annuo del 5 0/0 oltre il 1|2 per cento. Accetta de­ positi in conto corrente dando l’interesse netto del 2 1|2 per cento, e depositi a risparmio al 4 0|0. Il capitale versato ascende fin qui a L. 82,580 so­ pra un capitale sociale di L. 100,000. Dalla situa­ zione della Banca al 31 marzo resulta che i conti correnti a interesse ascendevano a L. 32,137,16 e quelli a risparmio a L. 69,897.72. Il numerario in cassa alla stessa data ammontava a L. 2 0,476.32; gli edotti sentitati a L. 127,671,09; le anticipazioni sopra merci a L. 8,385,90 e i buoni del Tesoro a Lire 10,144.65. Le spese dell’ esercizio in corso ascendono a L. 2,054.60 e i benefizi a L. 3,744.15.

Banca popolare d’Aqui e Cassa di Risparmio.

— La situazione di questa Banca al 31 marzo p. p. aveva i seguenti resultati. Al passivo capitale sociale L. 200,000; fondo di riserva L. 4 0 ,0 0 0 ; depositi in conto corrente Lire 1,122,083,84; Cassa di risparmio Lire 792,015.61; accettazioni cambiarie Lire 157 ,1 0 7 ,1 5 ; risconto dell’anno precedente Li­ re 20,041,98 e utili lordi al 31 marzo p. p. L i ­ re 29,218,01. All’ attivo, numerario in cassa L i­ re 64,836,50 ; effetti ed anticipazioni in sospeso da incassare L. 2 9 8 ,3 3 4 ,1 6 ; detti in portafoglio Li-" re 1 ,6 2 6,473,85; delti in sofferenza L. 1 0 ,1 6 8 ; an­ ticipazioni L. 3 4 ,8 4 9 .2 0 ; fondi pubblici e valori di proprietà della Banca L. 103,213 ; conti correnti con frutto L. 223,066.77 ; interessi passivi e ri­ sconti L. 23,829.10. La Banca sconta effetti e fa anticipazioni; riceve somme in conto corrente ai 3 0|0, ed emette libretti di risparmio corrispondendo rime- resse del 4 1|2 per cento sino a L. 500.

Società popolare di mutuo credito di Cremona.

— Il capitale sociale di questo istituto che ai 31 marzo p. p. era stato versato per I’ ammontare dt L. 2,078,886,50 è costituito da un numero inlefi— nito di azioni di L. 50 pagabili In rate mensili non minori di 1 lira. Dalla situazione alla data suddetta rileviamo che il fondo di riserva ammontava a L i­ re 742,926,05. i conti torrenti a interesse sopra libretti a L. 13,912 ,2 9 3 ,3 6 ; detti mobilizzati con

chèques a L. 300,392,17 ; e le cambiali riscontate

a L. 17,000, dall’ altra parte troviamo che il nu­ merario in cassa era di L. 262 ,3 1 2 ,9 8 ; che le cam­ biali scontate in portafoglio e scadenti nel trime­ stre avevauo un valore di L. 2 ,4 0 4 ,8 1 1 ,5 4 ; chele cambiali a più lunga scadenza vi figuravano per L. 1 ,0 8 3,585,08; che le anticipazioni sopra tìtoli pubblici rappresentavano L. 716,080,72 ette quelle sopra titoli privati avevano un valore di L. 47,912,63. Gli effetti in sofferenza raggiungevano la cifra di Li­ re 52 ,0 0 4 ,7 5 ; i titoli di ragione della Società Li­ re 9,503,754.37 ; le spese del correrne esercizio L. 152,504,87 e le rendite L. 152,577,86.

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L’ E C O N O M I S T A

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CRONACA DELIE CAIRE DI COMMERCIO

Camera di Commercio di Livorno.

— Nella tor­ nata del 31 marzo la nuova Camera di commercio procedè dapprima all’elezione del suo presidente che venne eletto nella persona del Cav. Ugo Conti. Quindi dopo che il nuovo presidente ebbe riassunto la relazione del Commissario Sig. Cav. Carlotti , e pronunziato parole di encomio a suo riguardo la Ca­ mera prese cognizione del rapporto delle Commis­ sioni riunite della Dogana, e del facchinaggio, riguar­ dante il progetto di regolamento di disciplina e interna amministrazione del Deposito Franco compi­ lato dal Commissario predetto, e deliberò dopo lunga discussione quanto appresso:

1°. Approvò il detto regolamento speciale di disciplina e interna amministrazione del Deposito Franco con le modificazioni suggerite dalla Com­ missione mista, e raccomandate dalla Giunta m u­ nicipale.

2°. Rinnovò alle rammentate commissioni della dogana e dei facchinaggio lo indicato disegno di tarlila di facchinaggio per il deposito franco, unita­ mente al disegno di tariffa di facchinaggio per la diga rettilinea già approvato dalla commissione mista, affinchè siano fra loro coordinati e messi in armonia.

Camera di Commerc o di Napoli.

— Nella tor­ nata del 9 marzo udita la lettura di alcune relazioni e comunicazioni, la Camera si occupò dell’ istanza della Camera di Commercio di Chiavenna rivolta al Ministero di agricoltura e commercio, affinché sieno ammessi i negozianti e spedizionieri a compire le operazioni doganali presso le dogane internazionali di Chiasso e di Duino. La Commissione incaricata di riferire in proposito faceva osservare che aperte al traffico le stazioni internazionali ili Chiasso e Luino, il governo vietò che i proprietari di merci destinate per l’ Italia, o i loro rappresentanti spedizionieri po­ tessero essere ammessi a fare operazioni di dogana. Hanno privilegio di farle le agenzie delle Compagnie ferroviarie. Si giustificò il privilegio dicendo che lo facilitazioni sono concedute dalle Dogane appunto perchè nelle Compagnie, e nelle agenzie, delegate da questa, la finanza ha maggior fiducia.

Invocossi anche l’ art. ÌO del progetto di conven­ zione elaborato nella conferenza di Berna, articolo secondo cui le formalità daziarie doganali o di polizia sono eseguile lungo la via (en cours de route) dalle Compagnie ferroviarie.

Secondo la Camera di Commercio reclamante questo privilegio è ingiusto e nocivo, perchè se è vero che le ferrovie o le agenzie delegate hanno gli obblighi di un commissionario, nel fatto quella responsabilità diventa illusoria ed il commercio patisce molto danno, perchè uno sdaziamento fatto dal destinatario o dal suo rappresentante, è più diligente, più oculato e più preciso.

Per la Commissione la questione è semplice. 11 servizio cumulativo è un progresso della industria locomotrice organizzato a favore del commercio, non a vantaggio delle ferrovie o del Fisoo.

Merce quello le operazioni di trasporto si compiono senza interruzione tra’ due punti estremi di partenza e d’ arrivo.

Ma se il commercio trova più conveniente, nel

punto dove si rompe la linea ferroviaria, o dove cessa il confine nazionale, di fare un proprio sdazia­ mento, assumendo a proprio carico le cure del tra­ balzo e delle operazioni doganali, negar ciò sarebbe offendere il dritto comune ; perocché regge il fatto dedotto dalla Camera di Chiavenna della poca efficacia della responsabilità, che di rimbalzo assumono le ferrovie ed i loro agenti.

La Commissione quindi, in considerazione delle ra­ gioni esposte propose di appoggiare il voto della Camera di Chiavenna avanzando apposita istanza al Governo del Re.

E la Camera aderendo all’ avviso della Commis­ sione deliberò di appoggiare l’istanza suddetta.

Camera di Commercio di Milano.

— Nella tor­ nata nel 19 marzo la Camera si occupò di nuovo della domanda del Municipio di Como diretta ad ot­ tenere I’ appoggio della rappresentanza commerciale di Milano,affinchè il porto lacuale di detta città fosse classificato fra i porti di 5a classe. La Commissione incaricata dalla Camera avendo espresso voto favo­ revole sla perchè il porto di Como si trova nelle condizioni volute dalla legge, sla perchè esso inte­ ressa il movimento commerciale non solo della pro­ vincia comasca, ma anche quello della provincia di Milano e delle provineie limitrofe, sia infine perchè serve al commercio di transito per lo Splugo, la Camera constatata la progressività del movimento di detto porto, e la di lui importanza per il commercio, * deliberò di appoggiare la domanda del municipio di

Como.

Passa quindi a tratiare la proposta del consigliere Cav. Bertarelli in ordine all’applicazione dell’art. HO del regolamento tariffa per le ferrovie dell’Alta Italia.

Bertarelli ricorda che l’art. 110 del Regolamento

tariffa per le ferrovie dell’ Alla Italia dispone quanto segue: « L’ Amministrazione non è tenuta ad accet­ tare oggeiti, che non sieno convenientemente imbal­ lati, o presentino traecie evidenti di deterioramento o di avaria, salvochè lo speditore consenta, col mezzo di apposita dichiarazione (bollettino di garanzia), di esonerare 1’ Amministrazione da ogni responsabilità al riguardo » — ed osserva come l’ Amministrazione, ad onta di tale disposizione, ogniqualvolta trattasi di fragili o di liquidi rifiuta la merce, a meno che il mittente non acconsenta a firmare un tal bollet­ tino ; dimodoché se il collo arriva avariato per colpa della ferrovia, il destinatario vuol riversare la re­ sponsabilità sul mittente, basandosi sul fatto che la spedizione non era regolare. Soggiunge di aver pre­ sentato sempre inutilmente diversi reclami in pro­ pesilo ed insiste perchè la Camera faccia le neces­ sarie pratiche presso l’ Amministrazione ferroviaria, e se sarà del caso anche presso il Ministero, affinchè l’ art. HO sovra citato venga interpretato nel suo vero senso, e cioè cho i colli ancorché contenenti liquidi o fragili, quando trovansi in convenienti con dizioni di imballaggio, abbiano a venir accettati senza il bollettino di garanzia.

Gondrand fa osservare che la Commissione per­

(11)

15 aprile 1883

L ’ E C O N O M I S T A

235

sabilità dell’ Amministrazione, nel senso che l’Am­ ministrazione stessa, a meno che non sia provata la sua colpa, non può essere responsabile delle avarie o del deperimento delle merci contemplate nell’ art. ■ HO, nè della dispersione dei liquidi, della rottura delle cose fragili, del calo naturale degli oggetti, dei danni cagionati dall’ umidità e delle avarie'che di■ pendono del cattivo carico, quando il medesimo sia stato eseguito dal mittente, e fa avvertire l’impossi­ bilità in cui trovasi il destinatario di provare la colpa dell’ Amministrazione, mentre sarebbe molto più giusto che questa fosse obbligata a fornire le prove della sua non colpabilità.

Miani osserva che le varie classi nelle quali vennero

dal regolamento distinte le merci con prezzi di tra­ sporto diversi, furono appunto stabilite per compe­ netrare nel prezzo la responsabilità ed i pericoli a cui va incontro l’ Amministrazione ferroviaria col servizio trasporti ; soggiunge che in questo caso de­ vono trovarsi anche le merci di facile deperimento, quando steno convenientemente imballate, essendo assurdo che dopo aver esatto un importo nel quale è incluso I’ assicurazione della merce, si abbia a far ricadere la responsabalità sul mittente, e conclude appoggiando vivamente la domanda del collega Ber- tarelli.

Gavazzi chiede che l’articolo in questione venga

riformato coll’ indicare chiaramente quali merci si debbano accettare e quali rifiatare, se non accom­ pagnate dal bollettino di garanzia , onde prevenire qualsiasi equivoco di interpetrazione.

Bertarelli non vuole che alla sua domanda si dia

un significato più esteso di quello che realmente abbia; egli non pretende alcuna modificazione al regolamento tariffa, ma si limita a chiedere che la Camera voglia interessare I’ amministrazione ferro­ viaria, affinchè l’art. HO del regolamento stesso sia interpetrato esattamente, e non in modo pregiudice- vole agli interessi del commercio nei rapporti fra mittente e destinatario.

Dopo di che la Camera all’unanimità deliberò di conformità alla domanda del Consiglier Bertarelli, essendosi questi astenuto dal votare.

Inoltre la Camera deliberò di soprassedere alla di­ scussione del progetto per l’istituzione di una Cassa di previdenza invitando la presidenza a ripresentare il progetto medesimo riformato e completato in base alle osservazioni dei soci De Angeli e Pirelli.

Finalmente venne data lettura della circolare delia Camera di Commercio di Alessandria, la quale come sì sa, deliberò di farsi iniziatrice di un Congresso delle Camere di Commercio del regno, da tenersi in Torino nel 1884 durante I’ Esposizione generale italiana, per discutere sull’ importante argomento della revisione della tariffa doganale e proporre al Governo quanto sia per tornar più utile alla vita ed allo sviluppo delle industrie paesane.

Siccome in favore di tale deliberazione chiedesi ’appoggio delle consorelle del regno, cosi il Presi­ dente invita i presenti a volersi pronunziare in pro­ posito.

Minili e D e Angeli, mentre fanno plauso tanto al

progetto di tenere un Congresso delle Camere di Commercio quanto all’ epoca ed alla località pre­ scelte, ritengono però che non si debba limitare lo ■ scopo del Congresso ai soli oggetti accennati dalla consorella di Alessandria, ma bensì lasciar libero a

tutte le Camere di Commercio di proporre quegli argomenti, che credessero utili nell’ interesse gene­ rale delle industrie e dei commerci.

Pirelli, associandosi alle considerazioni dei preo­

pinanti, osserva che si dovrebbe invitare la conso­ rella di Torino a farsi iniziatrice di questo Con­ gresso non solo, ma anche a sollecitare le altre Ca­ mere del regno a proporre gli argomenti, che vor­ rebbero discussi in tale occasione per poi predisporre, un ordine del giorno, il quale, comunicato alle Ca­ mere stesse, darebbe loro la possibilità di studiare preventivamente le varie questioni proposte e di de­ liberare in merito.

La Camera unanime accogl e tali conclusioni.

Camera di commercio di Chiavenna.

— Nella tornata del 12 marzo dopo avere dato sfogo a va­ rie comunicazioni, il segretario da lettura della cir­ colare 10 gennaio p. p. della Camera di Commer­ cio di Milano e dell’ordine del giorno votato dalla medesima nella seduta del 7 del mese suddetto. Il presidente riepilogando le cose dette dalla conso­ rella di Milano conviene nella necessità che si debba addivenire ad una generale, e radicale revisione, della tariffa dei dazi di confine, inquantochè le con­ dizioni delle industrie, e dei commerci della peni­ sola di fronte alla concorrenza dell’ estero, si sono profondamente mutate, specialmente dopo il grande avvenimento dell’ apertura della ferrovia del Got­ tardo, la quale, agevola grandemente le importa­ zioni a danno dell» produzione nazionale. Oltre questo, egli osserva che l’ Italia deve trovarsi pre­ parata contro ogni eventualità della scadenza dei trattati per le future negoziazioni commerciali, per migliorare la sorte di non poche delle nostre indu­ strie, non esclusa quella della birra, che per re­ centi avvenimenti sono schiacciate dalle similari estere. Soggiunse che è nell’ interesse generale, e dell’erario di disporre delle voci rimaste libere, fa­ cendo tesoro dai pratici insegnamenti dell’esperienza, seguendo in tutto ciò l’esempio degli stati vicini. La Camera facendo suoi questi apprezzamenti deli­ berò di appoggiare l’ordine del giorno votato il 7 gennaio scorso dalla Camera di Milano per la revi­ sione della tariffa doganale, e propose un congresso delle rappresentanze commerciali, e delle principali associazioni, a cui sia deferito lo studio del grave argomento, e il compito di suggerire al governo i provvedimenti per la più efficace tutela del com­ mercio, e delle industrie nazionali. Deliberò quindi di concorrere colla somma di L. 200 a favore della progettata esposizione mondiale da tenersi in Roma, negli anni 1 8 8 7 - 8 8 e quanto alla domanda del Mu­ nicipio di Como diretta ad ottenere l’appoggio della rappresentenza commerciale affinché il porto lacuale di Como venga parificato ai marittimi di 5 a classe, la Camera deliberò di attendere in proposito la de­ cisione che prenderà su ciò il Consiglio provin­ ciale a cui verrà in breve sottoposta la relativa pratica.

Camera di commerci)

di

Chambery.

— La Ca­ mera di commercio di Chambery pubblicò in data del 15 marzo una memoria intitolata. « Il San Got­ tardo e gli interessi francesi. » Le conclusioni mo­ tivate di questo rapporto sono lo seguenti :

La Camera all’ unanimità.

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