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II EPIDEMIOLOGIA

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Academic year: 2021

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II

EPIDEMIOLOGIA

Non si trovano in letteratura dati epidemiologici omogenei per la Malattia di Menière (MdM). Questo dipende verosimilmente dalle diverse metodiche di selezione dei pazienti e dalla mancanza di criteri comuni nella diagnosi definitiva di MdM.

1. Prevalenza ed incidenza

Negli Stati Uniti, come in Europa, è stata riportata una prevalenza variabile da 17 a 218 casi per 100.000 abitanti con un’incidenza che secondo alcuni Autori si attesta intorno a 15 nuovi casi annui per 100.000 abitanti (Wladislavosky-Wasserman P et al, 1984).

Secondo studi recenti, la prevalenza e l’incidenza in Giappone sono rispettivamente di 34,5 e 5 casi per 100.000 abitanti (Shojaku H et al, 2005).

In uno studio epidemiologico della durata di 10 anni, Biagini e coll. (Biagini C et al, 1991) hanno valutato l’epidemiologia della MdM in Italia, più precisamente nell’area senese, trovando un’incidenza di 27,5 nuovi casi annui per 100.000 abitanti.

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2. Razza

L’incidenza è molto più alta nella razza bianca rispetto alla razza nera residente in America. (Caparosa RJ, 1963; Kitahara M et al, 1971). Questa differenza viene attribuita più a fattori sociali. In uno studio su pazienti nigeriani, infatti, l’incidenza si avvicina molto alla media mondiale dello 0.5%, suggerendo pertanto che non ci sia differenza tra razze (Okafor BC, 1984).

Inoltre, confrontando il profilo generale di un gruppo di pazienti svedesi con quello di un gruppo di pazienti giapponesi, non sono state trovate sostanziali differenze (Imoto T et al, 1984).

3. Rapporto maschi/femmine

Anche a proposito della ripartizione per sesso, le statistiche discordano notevolmente: alcuni Autori segnalano una lieve prevalenza nel sesso maschile (Cawthorne T e Hawlett AB, 1954; Harrison MS e Naftalin L, 1968), altri nel sesso femminile (Watanabe Y et al, 1995). Secondo la maggior parte degli Autori, però, esiste una lieve prevalenza nel sesso femminile, senza differenze statisticamente significative (Stahle J, 1976; Watanabe Y et al, 1995; Shojaku H et al, 2005).

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4. Età

Tutti gli Autori sono d’accordo nel ritenere la MdM come una malattia della mezza età, con un’età d’esordio che si attesta in genere tra la terza e la quarta decade. Esistono segnalazioni della malattia anche in età pediatrica, ma sicuramente è un evento raro (Wladislavosky-Wasserman P et al, 1984; Shojaku H et al, 2005).

5. Bilateralità

Un aspetto epidemiologico ancor più controverso è costituito dalla possibilità di coinvolgimento labirintico bilaterale, sia all’esordio, sia nell’evoluzione naturale della malattia. Secondo Thomas e Harrison (1971), tutti i pazienti menièrici, nel giro di 5 anni sono destinati ad avere una malattia bilaterale, mentre altri Autori riportano percentuali di bilateralità molto disomogenee (Wladislavosky-Wasserman P et al, 1984; Kitahara M et al, 1990).

La tendenza a sviluppare una MdM bilaterale è aumentata dagli anni ’60 agli anni ’90. Secondo la maggior parte degli Autori, attualmente la prevalenza di malattia bilaterale oscilla tra il 12 ed il 15% (Castellano R, 1951; Enander A e Stahle J, 1967; Friberg U et

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al, 1984; House et al, 2006). Secondo Kitahara et al (1990) l’ipoacusia dell’orecchio coinvolto secondariamente è spesso fluttuante.

Vari studi hanno sottolineato come l’orecchio destro e quello sinistro vengano colpiti con la stessa frequenza (Stahle J, 1976; Wladislavosky-Wasserman P et al, 1984).

6. Distribuzione in relazione all’attività occupazionale

Studi condotti in Giappone indicano come la MdM colpisca più frequentemente persone che svolgono un’attività lavorativa di tipo intellettuale (Watanabe Y, 1983; Watanabe Y et al, 1995). Risultati simili sono stati riscontrati in studi condotti in Cina (Liu Chan, 1996; Xue Shan-yi, 1996). Wladislavoski-Waserman et al (1984), invece, non hanno trovato differenze tra le varie classi lavorative.

7. Fattori predisponenti individuali e ambientali

In Giappone, è stato riscontrato come le persone sposate e quelle con personalità ansiosa siano più frequentemente colpite. Gli obesi presentano invece un’incidenza minore, rispetto ai soggetti di peso normale (Watanabe Y et al, 1995).

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Fumo ed alcool non sembrano avere alcuna influenza (Mizukoshi K et al, 1979). Variazioni climatiche, invece, sono state descritte quali cause scatenanti una crisi acuta, come una diminuzione della temperatura ambientale (Watanabe Y et al, 1995). È stato osservato anche un andamento stagionale: in pazienti giapponesi, la sintomatologia peggiora in autunno ed inverno; in Italia, la primavera sembra il periodo con la percentuale più elevata di crisi (Naito T, 1962; Celestino D e Ralli G, 1987). Negli stati Uniti, gli attacchi di vertigine aumentano di frequenza in inverno-inizio primavera (Wladislavosky-Wasserman P et al, 1984).

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