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ARCIDIOCESI DI PESARO

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Academic year: 2022

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ARCIDIOCESI DI PESARO

ANNUARIO DIOCESANO 2021

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Ar c i d i o c e s i d i Pe s A r o

BEATA VERGINE DELLE GRAZIE

Patrona della Città e dell’Arcidiocesi di Pesaro

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SOMMO PONTEFICE

S.S. FRANCESCO

VESCOVO DI ROMA VICARIO DI GESÙ CRISTO

Successore del Principe degli Apostoli Sommo Pontefice della Chiesa Universale

Primate d’Italia

Arcivescovo e Metropolita della Provincia Romana Servo dei Servi di Dio

JORGE MARIO BERGOGLIO

Nato a Buenos Aires (Argentina) il 17.12.1936 Ordinato Sacerdote a Buenos Aires il 13.12.1969 Eletto Vescovo Ausiliare di Buenos Aires il 20.05.1992

e consacrato il 27.06.1992;

Promosso Vescovo Coadiutore di Buenos Aires il 03.06.1997 Nominato Arcivescovo di Buenos Aires il 28.02.1998 Creato e pubblicato Cardinale nel Concistoro del 21.02.2001 Consigliere della Pontificia Commissione per l’America Latina

Gran Cancelliere dell’Università Cattolica Argentina Presidente della Commissione Episcopale per la stessa Università.

Seguirono in Roma nel 2013:

la Sua elezione al Pontificato il 13 marzo, l’inizio solenne del Suo ministero

.

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S.S. Fr a n c e S c o

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PAPA EMERITO

BENEDETTO XVI

JOSEPH RATZINGER

Nato in Marktl am Inn (in diocesi di Passau), il 16 aprile 1927 Ordinato Sacerdote in Frisinga il 29 giugno 1951 Promosso Arcivescovo di Monaco e Frisinga il 24 marzo 1977

e consacrato il 28 maggio 1977.

Creato e pubblicato Cardinale nel Concistoro del 27 giugno 1977.

Nominato da San Giovanni Paolo II il 25 novembre 1981 Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede

Presidente della Pontificia Commissione Biblica e della Pontificia Commissione Teologica Internazionale.

Eletto al Pontificato in Roma il 19 aprile 2005,

con inizio solenne del Suo ministero il 24 aprile dello stesso anno.

Dimessosi dal ministero di Pastore Universale della Chiesa il 28 febbraio 2013.

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Pa Pa em e r i t o Be n e d e t t o X Vi

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NUNZIATURA APOSTOLICA IN ITALIA Via Po, 27/29 - 00198 Roma

Tel.: 06 8546287- 06 8552092 Fax: 06 8549725

E-mail: nunzio@nunziatura.it Nunzio Apostolico:

S. E. Rev. ma Mons. EMIL PAUL TSCHERRIG

CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA (C.E.I.) Via Circonvallazione Aurelia, 50 – 00165 Roma

Tel.: 06 6637141 Fax: 06 6623037

E-mail: segrgen@chiesacattolica.it Sito: www.chiesacattolica.it Presidente

BASSETTI S. Em.Card. GUALTIERO

Cardinale Arcivescovo di Perugia - Città della Pieve Vice Presidenti

MEINI S.E. Mons. MARIO Vescovo di Fiesole

BRAMBILLA S.E. Mons. FRANCO GIULIO Vescovo di Novara

RASPANTI S.E. Mons. ANTONINO Vescovo di Acireale

Segretario Generale

RUSSO S.E. Mons. STEFANO Vescovo Emerito di Fabriano - Matelica

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co n F e r e n z a eP i S c o Pa l e ma r c h i g i a n a

CONFERENZA EPISCOPALE MARCHIGIANA (C.E.M.) Presidente

S.E. Mons. PIERO COCCIA Arcivescovo Metropolita di Pesaro 61121 Pesaro, Via Rossini, 72 Tel.: 0721 31149 – 0721 375062 Fax: 0721 68217

Vice Presidente

S.E. Mons. ANGELO SPINA

Arcivescovo Metropolita di Ancona-Osimo 60121 Ancona, Piazza del Senato, 7 Tel.: 071 55733

Fax: 071 206041 Segretario

S.E. Mons. ROCCO PENNACCHIO Arcivescovo Metropolita di Fermo 63900 Fermo (AP), Via Sisto V, 11 Tel.: 0734 228629

Fax: 0734 2209243

S.E. Mons. CARLO BRESCIANI

Vescovo di San Benedetto del Tronto - Ripatransone - Montalto 63039 San Benedetto del Tronto (AP), Piazza Sacconi, 1 Tel.: 0735 587033

Fax: 0735 581831

S.E. Mons. FABIO DAL CIN

Arcivescovo Prelato e Delegato Pontificio di Loreto

60025 Loreto (AN) Palazzo Apostolico, Piazza della Madonna Tel.: 071 9747205

Fax: 071 9747214

S.E. Mons. FRANCESCO MANENTI Vescovo di Senigallia

60019 Senigallia (AN), Piazza G. Garibaldi, 3 Tel.: 071 63544

Fax: 071 60094

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S.E. Mons. NAZZARENO MARCONI

Vescovo di Macerata - Tolentino - Recanati - Cingoli - Treia 62100 Macerata, Piazza S. Vincenzo Strambi, 3

Tel.: 0733 291114 Fax: 0733 233326

S.E. Mons. FRANCESCO MASSARA

Arcivescovo di Camerino - San Severino Marche e Vescovo di Fabriano-Matelica 62032 Camerino (MC), Piazza Cavour, 7

Tel.: 0737 630444 Fax: 0737 630400

S.E. MONS. DOMENICO POMPILI Amministratore apostolico di Ascoli Piceno 63100 Ascoli Piceno, Piazza Arringo 27 Tel.: 0736 256528

Fax: 0736 256528

S.E. Mons. GERARDO ROCCONI Vescovo di Jesi

60035 Jesi (AN), Piazza Federico II, 6 Tel.: 0731 56184

Fax: 0731 56813

S.E. Mons. GIOVANNI TANI

Arcivescovo di Urbino - Urbania - S. Angelo in Vado 61029 Urbino (PU), Piazza G. Pascoli, 2

Tel.: 0722 2450 Fax: 0722 2450

S.E. Mons. ARMANDO TRASARTI

Vescovo di Fano - Fossombrone - Cagli - Pergola 61032 Fano (PU), Via Rainerio, 5

Tel.: 0721 802507- 0721 800643 Fax: 0721 803737

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co n F e r e n z a eP i S c o Pa l e ma r c h i g i a n a

ARCIVESCOVI E VESCOVI

CHE HANNO SERVITO LE DIOCESI MARCHIGIANE S.E. Card. ANGELO BAGNASCO

Arcivescovo emerito di Genova S.E. Card. ANGELO COMASTRI

Vicario Generale di S. SANTITÀ per la Città del Vaticano Presidente della Fabbrica di S. Pietro

S.E. Card. EDOARDO MENICHELLI Arcivescovo emerito di Ancona-Osimo

S.E. Mons. FRANCESCO GIOVANNI BRUGNARO Arcivescovo emerito di Camerino - San Severino Marche S.E. Mons. MARIO CECCHINI

Vescovo emerito di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola S.E. Mons. LUIGI CONTI

Arcivescovo emerito di Fermo S.E. Mons. GIOVANNI D’ERCOLE Vescovo emerito di Ascoli Piceno S.E. Mons. FRANCO FESTORAZZI Arcivescovo emerito di Ancona - Osimo S. E. Mons. GERVASIO GESTORI

Vescovo emerito di San Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto S.E. Mons. FRANCESCO GIOIA

Arcivescovo emerito di Camerino-San Severino Marche S.E. Mons. CLAUDIO GIULIODORI

Vescovo emerito di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia Assistente Ecclesiastico Generale dell’Università Cattolica S.E. Mons. FRANCESCO MARINELLI

Arcivescovo emerito di Urbino-Urbania-Sant’Angelo in Vado

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S.E. Mons. GIUSEPPE ORLANDONI Vescovo emerito di Senigallia S.E. Mons. GIOVANNI TONUCCI

Arcivescovo emerito e Delegato Pontificio di Loreto S.E. Mons. GIANCARLO VECERRICA

Vescovo emerito di Fabriano-Matelica

ARCIVESCOVI E VESCOVI MARCHIGIANI AL SERVIZIO DELLA SANTA SEDE S.E. Card. SERGIO SEBASTIANI

Presidente emerito della Prefettura affari economici della Santa Sede S.E. Card. ANTONIO MARIA VEGLIÒ

Presidente emerito del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti

S.E. Mons. STEFANO RUSSO Segretario generale della CEI S.E. Mons. FRANCESCO CANALINI Nunzio Apostolico emerito in Svizzera S.E. Mons. RENZO FRATINI

Osservatore permanente Organizzazione Mondiale del Turismo

ARCIVESCOVI E VESCOVI EMERITI RESIDENTI NELLE MARCHE S.E. Mons. DOMENICO CRESCENTINO MARINOZZI O.F.M. Cap.

Vicario Apostolico emerito di Soddo - Hosanna (Etiopia)

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co n F e r e n z a eP i S c o Pa l e ma r c h i g i a n a

PONTIFICIO SEMINARIO MARCHIGIANO “PIO XI”

Via Monte d’Ago, 87 - 60131 Ancona Tel.: 071 2802610

Sito: www.seminariomarche.it E-mail: info@seminariomarche.it

COMMISSIONE VESCOVILE PER IL SEMINARIO REGIONALE S.E. Mons. Angelo Spina, Arcivescovo di Ancona, Presidente S.E. Mons. Piero Coccia, Arcivescovo di Pesaro

S.E. Mons. Francesco Massara, Arcivescovo di Camerino- S. Severino Marche. Vescovo di Fabriano-Matelica.

ISTITUTO SUPERIORE DI SCIENZE RELIGIOSE DELLE MARCHE “REDEMPTORIS MATER”

Collegato alla Pontificia Università Lateranense SEDE CENTRALE

60131 Ancona – Via Monte d’Ago, 87 Tel.: 071 891851

E-mail: issr.redemptorismater@gmail.com SEDI DI FORMAZIONE A DISTANZA 63100 Ascoli Piceno – Largo L. Cattaneo, 4 Tel.: 0736 262676

E-mail: segreteria@scienzereligiose.org 61122 Pesaro – Via Avogadro, 40 Tel.: 0721 52109

E-mail: segreteria@issrpesaro.it

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ISTITUTO TEOLOGICO MARCHIGIANO

Aggregato alla facoltà di Teologia della Pontificia Università Lateranense

SEDE DI ANCONA

Via Monte d’Ago, 87 - 60131 Ancona Tel. e Fax: 071 891851

Sito: www.teologiamarche.it

E-mail: segreteria@teologiamarche.it SEDE DI FERMO

Via S. Alessandro, 3 – 63900 Fermo Tel.: 0734 626228

Fax: 0734 609230

E-mail: teo.firmana@libero.it

TRIBUNALE ECCLESIASTICO INTERDIOCESANO DELLE MARCHE Via Sisto V, 3 – 63023 Fermo

(per la corrispondenza: Casella Postale n. 159 Fermo) Tel.: 0734 225013

Fax: 0734 226113

E-mail: info@tribunalecclesiasticopiceno.it Il Tribunale è aperto:

lunedì – giovedì: 09.00/12.00 – 14.00/18.00 venerdì: 09.00/14.00

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Ar c i d i o c e s i d i Pe s A r o

CENNI STORICI SULLA CITTÀ DI PESARO

Pesaro, città delle Marche, capoluogo della Provincia di Pesaro e Urbino, situata sul litorale adriatico con un porto limitrofo e parallelo all’ultimo tratto del fiume Foglia, giace tra due colli in una amena piana soggetta alle alluvioni torrentizie del fiume Foglia; a sud- est è protetta dal colle Ardizio (mt. 141) e a nord-ovest dal colle S. Bartolo (mt. 197). Il suo territorio nell’ottavo secolo a.C. era abitato da popolazioni etrusche, umbro- picene, dette anche della civiltà novilarese. Nel quarto secolo a.C., esattamente nel 391, gli Umbri furono costretti a ritirarsi sui monti da un’invasione di Galli Senoni giunti dal Nord. Però nel 295 a.C. i Romani, combattendo contro i Galli nella battaglia al Sentino (presso Sassoferrato), imposero la loro signoria, rendendo la nostra città colonia a carattere militare, come Fano, con un

“foedus” (trattato di alleanza). Allora fu strutturata secondo l’accampamento romano, quadrato, circondato da mura e distinto in quartieri divisi dalle due strade principali (il cardo parallelo alla spiaggia: nord-sud e il decumano: est- ovest). Ogni lato della cinta murata che racchiudeva l’abitato era munito di una porta che nel medioevo presero il nome della località verso la quale apriva l’accesso: porta Sale o porta Salara, verso il mare; porta Fanestra, verso il fanese;

porta Collina o porta Curina, verso l’interno della vallata; porta Ravegnana, verso la Romagna. Le strade si intersecavano ad angolo retto nell’area del Foro e nei punti principali si elevavano i templi. Già il suo nome era Pisaurum (apud Isaurum = presso il fiume Foglia). Dopo che la Gallia Cisalpina fu fatta provincia romana (225 a.C.), Pesaro divenne colonia romana con titolo di jus latinum, considerato di poco inferiore alla cittadinanza romana. Nel 222 a.C. allorché il console Gaio Flaminio fece costruire la Via Flaminia (Roma-Ariminum), Pesaro venne a godere di un migliore collegamento con Roma. Durante l’Impero (I°

secolo a.C. – V° secolo d.C.), Pesaro divenne città fortificata e fiorente centro commerciale e industriale. Alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente (476 d.C.) anche Pesaro fu occupata dagli Eruli e poi dagli Ostrogoti e, durante le vicende della guerra greco-gotica (533 – 553 d.C.), cadde in potere di Vitige, re degli Ostrogoti e poi fu liberata dal generale bizantino Bellisario, che la fece ricostruire (544). Durante tale ricostruzione, fu rinnovato il litostroto della Cattedrale (il superiore) ancor oggi ammirato per i suoi stupendi tappeti. Poi i Longobardi, giunti in Italia nel 568, estesero il loro potere anche su Pesaro e al tempo del re Autari la regina Teodolinda, sua sposa, cristiana, in accordo con

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il Papa Gregorio Magno (590-604), si adoperò a cristianizzare le popolazioni ancora pagane e, per tale scopo, chiamò i monaci Benedettini a cristianizzare le popolazioni ancora pagane della bassa valle del Foglia, offrendo loro l’ex tempio pagano del dio Silvano sito in località Apsella. Più di un secolo dopo, i Longobardi, sconfitti da Pipino e da Carlo Magno, lasciarono Pesaro ai Franchi e questi nel 774 la donarono alla Chiesa, venendo a far parte del Sacro Romano Impero. Intanto i monaci benedettini trasformarono il tempio pagano in abbazia ed accanto edificarono il monastero di S. Tommaso in Foglia noto per aver dato ospitalità al Papa Clemente II che di lì per sei mesi resse la Chiesa universale (1047). Durante il governo comunale, Pesaro fu retta prima da un duca, o da un conte, rappresentanti dell’imperatore, quindi da consoli e da podestà, finché passò sotto le signorie, prima degli Estensi (per pochi anni), poi dei Malatesta (1284-1445), degli Sforza (1445-1512) e dei Della Rovere (1512- 1631), alternando periodi di splendore (sotto Pandolfo Malatesta il Senatore) a tempi tormentati, specie sotto la signoria del Duca Valentino Borgia (1500-1503). Sotto Costanzo Sforza, il lato di Porta Fanestra fu rafforzato da un caposaldo difensivo con la costruzione della fortezza denominata dal suo nome Rocca Costanza. Poi, durante la dominazione Roveresca, per proteggere gli insediamenti via via instaurati al di fuori della cinta murata, fu allargata la cinta muraria verso il fiume Foglia costruendo il Bastione d’angolo, oggi denominato Orti Giuli, cui si affiancò un altro bastione d’angolo verso l’interno (presso l’attuale Ospedale S. Salvatore), non molto lontano da porta Collina; così la città assunse la forma pressoché pentagonale.

Anche il tratto di terreno aperto sul lato orientale di porta Sale, che costituiva una difesa più agevole, data la prossimità di dune sabbiose e di acque marine, fu rafforzato dagli stessi signori Della Rovere con il baluardo d’angolo detto la Rocchetta. Così Pesaro era divenuta una città bella ed elegante, ammirata da molti artisti e geografi, che la riprodussero con piante geografiche e definita da Piero e Francesco Bertelli nel 1599 “Pisaurum elegans Piceni urbs”.

Alla morte del duca Francesco Maria II delle Rovere (1631), Pesaro ritornò sotto lo Stato Pontificio che ne fece una delegazione cardinalizia con residenza, alternativamente, in Urbino e a Pesaro. Dal 1797 al 1815 fu in balia dei governi cisalpini e francesi. L’11 settembre 1860 fu occupata dalle truppe del governo piemontese comandate dal gen. Enrico Cialdini e venne a far parte del Regno d’Italia, di cui seguì le sorti fino ai nostri tempi. Purtroppo il suo aspetto pentagonale con le nuove mura e gli eleganti bastioni durò fino al secondo decennio del XX secolo, quando l’amministrazione locale, sconsideratamente, fece abbattere gran parte delle mura ed alcuni bastioni. Nel corso della seconda guerra mondiale, venne a trovarsi sulla linea gotica e fu bombardata da mare, cielo e terra, subendo notevoli distruzioni. Liberata dalla VIII Armata degli Alleati a fine agosto del 1944, riuscì con difficoltà a riprendersi sia nel settore edilizio, sia in quello economico, raggiungendo un discreto livello di

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Ar c i d i o c e s i d i Pe s A r o

LA CHIESA PESARESE

Non conosciamo con certezza la data della prima presenza dei cristiani a Pesaro, ma si può far risalire ai tempi apostolici, cioè a quando il Papa S. Evari- sto, intorno all’anno 100, inviò a Pesaro il primo Vescovo anche se, dalle iscri- zioni lapidarie, Pesaro risulta pagana fino al terzo secolo. La prima memoria di una comunità cristiana già costituita si ha quando fu martirizzato il Vescovo Terenzio (246 ca. - 251) venerato dalla Chiesa di Pesaro con onori speciali e proclamato principale protettore. A lui successero i vescovi S. Fiorenzo (251 -

?) e S. Decenzio (302-312); quest’ultimo fu martirizzato assieme a suo fratello S. Germano Diacono, sotto l’imperatore Massenzio. Il quarto Vescovo di cui conosciamo il nome e che viene considerato compatrono della città è S. Era- cliano (321 ca. - 359 ca.).

Pare che dopo l’editto di Costantino il Grande (313 d.C.) sia stata costruita la basilica all’interno delle mura su una ‘domus ecclesiae’ romana del II secolo d.C. Di essa è conservato il litostroto che costituisce il pavimento inferiore dell’attuale cattedrale. Dopo la guerra gotica (535-553) o forse al tempo del Vescovo Felice (578-600 ca.), la stessa basilica è stata dotata di un nuovo litostroto, quello superiore, che possiamo ancora ammirare in gran parte.

Purtroppo fino al 1170 si hanno notizie solo di ventidue vescovi. Dopo quelli già nominati, il più insigne è Germano (496 ca. - 523 ca.), che fu nunzio del Papa a Costantinopoli nel 519 per la soluzione dello scisma d’Oriente. Fu probabilmente Germano ad avviare la costruzione del primo nucleo di culto cristiano sopra la cella funeraria dei santi martiri Decenzio vescovo e Germano diacono, adibendola a chiesa episcopale, contigua alla quale sorse la prima abbazia benedettina della diocesi di Pesaro tra il 579 e il 590. Vivente il vescovo Andrea (743-757), il re dei Franchi Pipino, dopo aver tolto le città della Pentapoli ai Longobardi, le donò a Papa Stefano III (756-757), legando Pesaro direttamente alla Chiesa di Roma. Benché non conosciamo i nomi di tutti i Pastori, le numerose pievi disseminate nel territorio diocesano testimoniano che la Chiesa pesarese era già viva e fiorente durante l’alto medioevo. Da rilevare è il fatto che, verso la fine del VI secolo, la cattedra vescovile, che aveva sede fuori le mura, cioè presso la basilica di San Decenzio, venne trasferita, per motivi di sicurezza, cioè per timore di feroci e ripetute incursioni barbariche, all’interno della città, nell’attuale Duomo.

Intorno alla metà del IX secolo, il vescovo Raguele (853-861) provvide a restaurare la Cattedrale, distrutta quasi interamente dai Saraceni nell’anno 848. Alla fine del secolo X vennero fondate due famose abbazie benedettine:

quella di S. Tommaso in Foglia, ove morì il 9 ottobre 1047 il Papa Clemente II, assistito dal vescovo di allora Pietro I (1044-1061) e quella di S. Croce di Monte Favale – zona Santa Colomba - a poca distanza da Pesaro. Dal 1170 la successione dei Vescovi è regolare e abbastanza nota. Nei secoli successivi

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giunsero nel territorio diocesano numerosi ordini religiosi, resi illustri dalla carità dei loro componenti, alcuni dei quali vennero considerati santi o beati.

La Chiesa pesarese visse, crebbe e operò in discreta armonia e collaborazione con la comunità amministrativa locale, sia al tempo delle Signorie (1285-1631) sia durante il governo pontificio (1631-1860), eccetto al tempo dei Cisalpini e del governo francese (1797-1814) e nel periodo successivo all’unità d’Italia e alla seconda guerra mondiale. Tuttavia mai, neanche in quei frangenti, la Comunità cristiana pesarese venne meno alla sua missione evangelica di portare conforto ai tribolati e ai meno abbienti; ne danno testimonianza le variegate opere promosse dai diversi ordini religiosi maschili e femminili, dalle confraternite, le pie unioni, gli enti ecclesiastici, i monti frumentari, gli ospedali, ecc., oltre alle numerose opere caritative sorte nel secondo dopoguerra grazie a zelanti sacerdoti, tra cui - per nominarne alcuni -, don Arturo Bacchiani (1913- 1970) direttore dell’Onarmo e dell’ODA, Padre Pietro Damiani (1910-1997) fondatore del Collegio Zandonai, P. Giuseppe Bocci (1885-1974) fondatore dell’Istituto Sorelle Volontarie delle Vocazioni e della Casa Francescana, Madre Flora Pallotta (1916-2001) fondatrice delle Suore Missionarie della Fanciullezza, don Gianfranco Gaudiano (1930-1993) fondatore di Cooperative e varie Comunità a favore degli ultimi.

Nell’ultimo ventennio, soprattutto negli anni 1990-2000, furono effettuati nella Cattedrale dei restauri per opera dei Vescovi S.E.R. Mons. Gaetano Michetti e di S.E.R. Mons. Angelo Bagnasco per valorizzare i due litostroti ed è stato apprezzato anche l’innalzamento della Diocesi al grado di Arcidiocesi, avvenuto in data 11.03.2000 per volontà del Santo Padre il quale ha istituito, con lo stesso nome, la nuova Provincia Ecclesiastica, elevando il Vescovo alla dignità di Arcivescovo Metropolita.

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Ar c i d i o c e s i d i Pe s A r o

SANTI, BEATI E PATRONI DELL’ARCIDIOCESI

La devozione dei Pesaresi alla Madonna delle Grazie

La prima Patrona della città e Diocesi è certa- mente la Vergine Maria che i pesaresi venerano in maniera particolare nel Santuario della Madon- na delle Grazie in Pesaro. La storia di questa de- vozione è molto lunga, perché è nata da tempo immemorabile, o per lo meno da prima del 1200, cioè da quando i pesaresi iniziarono a venerare l’immagine di Maria sotto il titolo di Madonna delle Grazie custodita nell’antica chiesa dedicata all’evangelista San Marco che si trovava dirimpet- to al mare, fra la porta Salara e la porta Fanestra.

Ridotta questa chiesa in condizioni fatiscenti, nel 1444 ne venne costruita una nuova sempre al di fuori della cinta muraria e più vicino alla porta Fa- nestra, dedicata anch’essa a S. Marco, nella quale

venne trasferita l’immagine della Madonna, per cui il sacro edificio assunse il titolo di Santa Maria di San Marco. Verso la fine del ‘400, i Servi di Maria, scesi da Monte Granaro, costruirono nei pressi di porta Fanestra e quasi dirimpetto alla chiesa di Santa Maria di San Marco, un loro convento e la chiesa che ven- ne poi consacrata il 24 maggio 1496. Già nel 1474 il Duca Costanzo Sforza, poco al di fuori dell’angolo di incontro del lato di porta Fanestra e di quello di porta Salara, quasi dirimpetto alla chiesa di Santa Maria di San Marco, aveva dato inizio alla costruzione della fortezza, che da lui prese il nome di Rocca Costanza. Quando il Duca Valentino s’impossessò di Pesaro nell’ottobre del 1500, giudicò che la chiesa di Santa Maria di San Marco fosse di pregiudizio per l’uso militare e la difesa della Rocca Costanza e ne decretò la demolizione;

per far però le cose nell’ambito della legalità, impose alla Magistratura pesare- se di chiedere l’autorizzazione al Papa. Nella supplica al Pontefice la Comunità pesarese, che godeva del “jus patronato” sul quadro della Madonna, chiese di poter trasferire l’immagine di Maria Santissima di San Marco nella vicina Chiesa dei Servi. Ottenuto il Breve Pontificio di concessione e la sentenza di esecutività del disposto da parte del Vicario del Vescovo, il 21 dicembre 1501 il quadro della Madonna delle Grazie fu trasferito processionalmente nella chie- sa dei Religiosi.

La devozione dei pesaresi e di tutto il contado andava sempre più accentuan- dosi, tanto che si sentì il bisogno di costruire una nuova chiesa più vasta e di più comodo accesso per i fedeli. Ottenuto il permesso dal Duca Giovanni Sfor- za, tornato intanto alla Signoria di Pesaro dopo la sconfitta del Valentino, il 20

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marzo 1506 fu dato inizio alla nuova costruzione, stabilendo che una cappella in essa dovesse accogliere il quadro della Madonna delle Grazie; ciò avven- ne grazie alla pietà della nobildonna Elisabetta Barignani che aveva lasciato una forte somma per questo scopo. La cappella grande venne completata nel 1513 ed ivi fu collocata la Sacra Immagine.

Ai primi di gennaio dell’anno 1545, nella nuova chiesa dei Servi, alle due di notte, scoppiò un incendio che bruciò l’altare della Cappella della Madonna.

Alcuni storici dicono che anche la sacra Immagine sia andata perduta; altri invece affermano che il fuoco danneggiò il dipinto nella parte inferiore sinistra del quadro senza peraltro intaccare il piano di tavola di noce di sostegno. E’

voce che i Religiosi si siano recati immediatamente a Fano dal pittore Pompeo Morganti per far eseguire una copia, che ripetesse fedelmente l’originale, che l’artista eseguì in tempo estremamente breve. Alla Madonna delle Grazie si attribuiscono molti favori alla cittadinanza pesarese: Le è attribuita, nel 1566, la liberazione della città dal corsaro turco Caracossa; neanche dieci anni dopo, il 5 agosto 1575, una furiosa grandinata seppellì Pesaro sotto una coltre di ghiaccioli alta “un ginocchio”; l’angoscia per i danni nell’abitato e per la perdi- ta dei prodotti delle terre circonvicine e per la fame e miseria che avrebbero conseguentemente colpito la città e campagna portò i pesaresi ad implorare in massa l’aiuto della loro Madonna delle Grazie. Cessato l’uragano, si consta- tò che la Madonna aveva preceduto con la sua benevola protezione l’ansiosa preghiera dei suoi figli; la grandinata aveva appena oltrepassato i limiti della città, giungendo non oltre il corso inferiore del Genica, la zona di Miralfiore e il ponte di Rimini sul fiume Foglia. Il Gonfaloniere Simone Bonamini, sollecitato dalla Comunità, stabilì che la grazia ricevuta fosse ricordata dalla città e conta- do ogni anno, il 5 agosto, con una Messa solenne celebrata innanzi alla santa Immagine nella chiesa dei Servi, alla presenza del Magistrato che vi recava l’offerta della Comunità di 50 “grossi” e due libbre di cere. E’ questo il “primo voto” pubblico e solenne della Comunità pesarese alla sua celeste Protettrice.

Nei cittadini andava crescendo l’impegno di rendere devozione ed amore alla Madonna Santissima, tanto caritatevole protettrice. Il 19 ottobre 1687 il De- cano del Capitolo della Basilica di San Pietro in Roma, a nome della propria Comunità, veniva in Pesaro e poneva sul capo della Madonna e del Bambino due corone d’oro. Nel 1796 i Francesi, che avevano occupato lo Stato Pontificio e fatto addirittura prigioniero il Sommo Pontefice Pio VII, costrinsero il Papa a ordinare la requisizione e a consegnare loro tutti gli ori e quanto di prezioso si trovava nelle chiese del territorio già Pontificio. Anche le due corone do- nate dal Capitolo Vaticano subirono la stessa sorte assieme alle 15 lampade d’argento, dono delle nostre genti, che ardevano continuamente innanzi alla sacra Immagine.

Nel 1852 i Religiosi Serviti, a compimento di più ampi restauri alla chiesa, am- pliarono la Cappella tramutandola in tempietto elegante e devoto. Il giorno

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Ar c i d i o c e s i d i Pe s A r o

8 aprile 1855 il colera, che già infieriva nel Nord Italia, raggiunse Pesaro mie- tendo un numero elevatissimo di vittime. Il 21 giugno 1855, per ordine del Magistrato della Comunità, la sacra Immagine venne esposta per pubblica invocazione e protezione nella vicina ampia chiesa di S. Francesco dei Padri Conventuali. Da quel giorno il colera diminuì di intensità e nel luglio dello stes- so anno era scomparso. Questa grazia insigne ed evidente portò la Comuni- tà pesarese ad emettere un nuovo “voto” in sostituzione del precedente del 5 agosto 1575. La data venne fissata per la 3ª domenica di ottobre, nel qual giorno il Magistrato recava alla chiesa un’offerta di cera per i servizi di culto e assegnava a due “zitelle” povere la somma di 20 scudi a testa.

Il 25 novembre 1894 tornarono a brillare nella Immagine, sul capo della Ma- donna e del Bambino Gesù, due ricche corone d’oro, dono di tutta la Comunità pesarese.

Il 10 gennaio 1922, con atto pubblico su delibera dell’amministrazione comu- nale, la chiesa di San Francesco, indemaniata nel 1860 dal governo piemon- tese in forza dei cosiddetti Decreti Valerio e poi ceduta al Comune di Pesaro, veniva dallo stesso restituita al Vescovo di Pesaro Bonaventura Porta come permuta con l’area, il convento dei Serviti e la chiesa della Madonna delle Gra- zie. In compenso ai Serviti vennero affidati la chiesa e parte del convento di San Francesco.

Nel 1922 la vecchia chiesa e il contiguo convento già dei Padri Serviti, anche questi indemaniati in forza dei Decreti Valerio, vennero demoliti per far posto all’Istituto scolastico (Ginnasio e Liceo Classico “Mamiani”) ubicato nei pressi dell’area ove era l’antica Porta Fanestra.

Il giorno 11 giugno 1922, la sacra Immagine della Madonna fu solennemente trasferita nella chiesa di San Francesco e collocata sull’altare dell’Immacolata, in fondo alla navata sinistra. Il 9 ottobre 1926, in occasione dell’annuale festa del “voto”, fu finalmente trasferita nel tempietto marmoreo dietro l’altare mag- giore, costruito su disegno dell’architetto Collamarini di Bologna, ove da allo- ra viene affettuosamente venerata ed onorata sotto la custodia fedelissima e premurosa dei Servi di Maria, che hanno alloggio nella parte dell’ex-convento francescano addossato alla chiesa stessa. Il 2 agosto 1944, per timore dei bom- bardamenti, la Sacra Immagine fu trasferita nella chiesa di S. Giuliano in Treb- biantico; rientrò in città il 19 settembre successivo per fermarsi nella chiesa di S. Rocco, avendo subìto il santuario gravi danni dalla caduta di granate nella notte del 27 agosto. Terminati i lavori di restauro, la Madonna delle Grazie rien- trò nel Suo santuario il 9 giugno 1946. La festa della terza domenica di ottobre in onore della Madonna delle Grazie, è divenuta tradizionale per la città e dio- cesi e viene celebrata con primaria solennità anche se l’Autorità Comunale al presente si limita ad inviarvi il proprio Gonfalone scortato da due Vigili Urbani.

La Sacra Immagine è proprietà di tutti i cittadini pesaresi, eredi della antichis- sima e giuridicamente fondata “Magnifica Comunità Pesarese”.

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San Terenzio e altri Santi Protettori

Il Patrono più importante della Diocesi è S. Terenzio per il quale la Chiesa pesa- rese ha avuto sempre una devozione speciale, però la sua figura è stata, lungo i secoli, un po’ contrastata, perché alcuni lo consideravano Vescovo e Martire, mentre altri, seguendo la Passio, lo riconoscevano soldato martire non ve- scovo. Noi, innanzi tutto, ci chiediamo se S. Terenzio sia veramente esistito, perché purtroppo la sua vita è stata offuscata da leggende e da una Passio composta nel secolo XIII-XIV che non possiamo accettare totalmente, perché troppo fantasiosa e senza alcun fondamento storico. Gli studi recenti ci porta- no a riconoscerlo come Vescovo e Martire come vuole la tradizione più antica.

Pesaro aveva, infatti, una comunità di cristiani sorta fin dal primo secolo, cioè da quando il Papa S. Evaristo, intorno all’anno 100, vi inviò un primo Vescovo.

La comunità cristiana pesarese poi è andata crescendo e già nel terzo secolo era abbastanza fiorente. E’ molto probabile che allora fosse suo pastore un

“Terenzio”, dal momento che a Pesaro fin da allora esisteva la gens Terentia. Si può accettare anche, come vuole la tradizione, che questo Vescovo sia stato martirizzato al tempo dell’imperatore Decio (249-251), il quale aveva ordinato di condannare a morte solo i capi, convinto che poi i seguaci, intimoriti dalla morte del pastore, avrebbero rinunciato spontaneamente alla fede.

GIOVANNI LAZZARINI – Pesaro (1710 – 1801)

Copia dell’affresco del VII sec. proveniente dalla Chiesa di San Decenzio raffigurante S. Germano diacono, S. Decenzio Vescovo, S. Terenzio in abiti vescovili e l’Imperatore Costantino Pagonato.

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Ar c i d i o c e s i d i Pe s A r o

Potrebbe essere stato il primo martire di Pesaro in quella persecuzione pro- prio S. Terenzio che già, raggiunta una certa età, da anni era alla guida del- la comunità. (Le perizie mediche redatte in occasione delle ricognizioni del suo corpo, sono concordi nel dire che le ossa sono di una persona di età superiore ai sessanta anni). L’ipotesi che S. Terenzio sia stato vescovo e martire di Pesaro non è né ardita, né nuova. L’Olivieri l’ha dimostrata con chiare argomentazioni, accettate dagli studiosi e storici Giambattista Pas- seri e Domenico Bonamini, mentre l’hanno contrastata Teofilo Betti, Sal- vatore Ortolani e il canonico Stramigioli. Noi, intanto, ribadiamo che, per la venerazione che gli è stata sempre attribuita, egli fu il cardine di questa chiesa e, sia che fosse martirizzato o no, il suo corpo fu certamente custo- dito dai fedeli e dai vescovi che gli sono succeduti. Se il Vescovo Eracliano (321-359) ha curato la cripta dell’attuale basilica di S. Decenzio e ha fatto cu- stodire in essa il corpo di S. Terenzio, noi possiamo ammettere che egli sapesse per certo che S. Terenzio era stato o martire o vescovo o l’una e l’altra cosa e possiamo ammettere che il corpo di S. Terenzio sia stato portato, dopo l’editto di libertà (313), nella cripta di S. Decenzio dopo aver reso agibile il martiryon dei Santi Decenzio e Germano, martirizzati nel 312. La cella fu poi ingrandita e ristrutturata dal vescovo Germano o Germino tra il 496 e il 523 con un vero edificio sacro, che fu detto pieve o basilica, luogo di preghiera per tutto il po- polo urbano ed extraurbano. Esso fu sede della cattedra episcopale, come vogliono il Passeri e il Lanzoni, oltre all’esperto Francesco Vittorio Lombardi.

Una buona garanzia di quanto detto ci viene dai vescovi Eracliano e dai suoi successori, tra cui Germano che fu vescovo 150 anni dopo (496-523 ?), i quali non ebbero dubbi sulla esistenza di S. Terenzio. Tuttavia i documenti validi che confermano la nostra tesi sono: a) la tradizione ha la sua importanza: nes- sun vescovo avrebbe potuto accettare di far venerare un corpo qualsiasi sotto il nome di Terenzio. b) l’iscrizione fatta mettere su un capitello della cripta di S. Decenzio (IV secolo) in cui è stata rinvenuta l’epigrafe O.S.T.E, interpreta- ta dall’Olivieri Ossa Sancti Terentii Episcopi, c) la basilica all’interno delle mura con il litostroto inferiore del IV secolo in cui fu conservato il Corpo di S. Te- renzio, e d) soprattutto l’affresco di S. Decenzio: nel 1752 il nostro storico più accreditato Annibale Olivieri e l’amico Gian Battista Passeri fecero un sopral- luogo alla cripta e vi scoprirono l’affresco che ben esaminarono, e il pittore e architetto Gian Andrea Lazzarini (1710-1801) lo ricopiò fedelmente. Questo fu il documento rivelatore della identità di S. Terenzio Vescovo e Martire.

Esso riproduce cinque personaggi, indicati, eccetto l’imperatore, con il titolo di “sanctus”; hanno il capo circondato da aureola, portano al collo un amitto e indossano un camice bianco, simboli dell’appartenenza al clero: il primo a sinistra, già quasi completamente perduto prima della scoperta, rappresenta S. Eracliano; il secondo è S. Germano, porta la dalmatica e il turibolo, simboli diaconali; il terzo, S. Decenzio, è al centro perché è il titolare della chiesa ed è

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rivestito della casula o pianeta su cui è applicato il clavo (striscia di stoffa rossa) proprio dell’abito episcopale; il quarto è S. Terenzio, avente lo stesso abbiglia- mento, perché riconosciuto vescovo; tutti hanno la tonsura, simbolo di per- sone appartenenti al clero; il quinto è l’imperatore Costantino Pogonato (= il barbuto) che ha ugualmente l’aureola, ma non la tonsura. Quest’ultima figura ci dice che l’affresco è stato effettuato tra gli anni 668 e 685 e se questo quinto personaggio fosse Costante, l’affresco si potrebbe datare tra il 661 e il 668.

Mons. Wilpert, sommo perito di arte catacombale e di affreschi, lo classificò tra il VI e il VII secolo. Secondo i nostri periti, esso è dimostrazione dell’autenticità storica dei Santi Terenzio, Decenzio e Germano. Il Lazzarini, pittore, ne fece una riproduzione fedele, di cui un esemplare è visibile sopra la porta all’inter- no del Duomo (l’originale, nel 1965, fu di lì strappato e portato ai Musei Civici).

Annibale Olivieri ci offre un’altra prova della autenticità episcopale di S. Terenzio:

nel suo trattato “Di San Terenzio Martire …”, pubblicato nel 1776, dimostra chiaramente che egli fu Vescovo e Martire, riuscendo a convincere della sua tesi le autorità ecclesiastiche, primo fra tutti il Vescovo di Pesaro Gennaro De Simone (1775-79). Lo studioso, avendo esaminato i sigilli dei vescovi pesaresi dei secoli XIII e XIV, quelli di Uguccione (1257-1267), Fra’ Francesco (1276-1283), Accursio (1283-1291), Pietro V (1317-1343) dai quali risultava sempre l’immagine di S. Terenzio Vescovo con mitra e pastorale, notava che il sigillo del vescovo Pietro V era diviso in 4 parti: la Vergine in alto, due immagini di S. Terenzio (soldato e vescovo) e, in basso, il vescovo in oggetto e giungeva ad asserire che la tradizione più antica considerava S. Terenzio Vescovo e Martire. Dal 1400 in poi, sulla base della Passio, si è cominciato a rappresentarlo quasi sempre solo come giovane guerriero, non vescovo, come dal ritratto di S. Terenzio in abito ungaresco dipinto dal pittore Bellinzoni. Così lo vedeva e lo voleva il canonico Stramigioli che in una sua pubblicazione fece una apologia di S. Terenzio Martire. Nonostante la Chiesa pesarese sostenesse, dalla fine del

‘700 in poi, la tesi dell’Olivieri, i pittori continuarono a rappresentarlo come soldato e giovane Martire. Oggi, però, si dà maggior credibilità ad un Santo Terenzio Vescovo. Fu Mons. Luigi Carlo Borromeo, Presule dal 1953 al 1975, a dare una svolta nel 1964 alla iconografia diocesana sul Santo Patrono, facendo sostituire all’artista Alessandro Gallucci (1897-1980) nella vetrata dell’abside del Duomo, l’immagine di Terenzio, giovane soldato, con quella di Vescovo come raffigurato nell’affresco della chiesa di S. Decenzio. La venerazione dei pesaresi per S. Terenzio è stata sempre calorosa, perché a lui si attribuivano interventi miracolosi che si addicevano più ad un soldato che ad un vescovo.

Per questo veniva raffigurato come un giovane soldato con la bandiera in mano pronto a difendere le mura e ad incitare i cittadini a lottare per la difesa della città.

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Ar c i d i o c e s i d i Pe s A r o

San Fiorenzo Martire

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Su San Fiorenzo non abbiamo nessuna notizia certa, nessun documento che ne indichi l’esistenza. Solo la tradizione, certamente lontana nei secoli, lo annovera tra i santi di Pesaro e come successore di S. Terenzio; addirittura alcuni lo ritengono il primo vescovo e custode del corpo di S. Terenzio. Il titolo di Santo gli è dato perché la tradizione gli riconosce il martirio.

Santi Decenzio e Germano

I Santi Decenzio e Germano sono i due fratelli martirizzati alla fine dell’impero di Diocleziano: hanno come prova del loro martirio proprio il martyrion, cioè la cripta della basilica extra moenia, divenuta più tardi pieve e sede episcopale. Una Passio scritta anch’essa nel XIII-XIV secolo, foggiata su quella di S. Apollinare di Ravenna da un monaco di S. Decenzio, ci vuol far credere che i due fratelli, venuti dalla Britannia, loro patria, nel 296, furono istruiti sulla dottrina cristiana e ordinati uno vescovo e l’altro diacono; poi per la loro attività apostolica martirizzati il 28 ottobre 312, sotto gli imperatore Galerio e Massimiano. Tuttavia noi riconosciamo che, se furono sepolti in questo luogo, fuori della città e custoditi con una certa venerazione fin dai primi secoli, meritano una certa credibilità. L’affresco di S. Decenzio, risalente alla seconda metà del VII secolo, scoperto dall’Olivieri nel 1776, che li rappresenta, ci dà una buona garanzia di veridicità.

Sant’Eracliano

(321-359)

Di questo vescovo e santo abbiamo notizie più certe, perché, oltre che rappresentato nell’affresco della cripta di S. Decenzio, lo troviamo citato in altri documenti presenti anche nella cattedrale. La notizia più importante è quella che si trova nell’elenco vergato dal patriarca S. Atanasio di Alessandria d’Egitto contestato dai vescovi d’Oriente per la ferma opposizione all’arianesimo. Il vescovo Eracliano firmò i decreti del Concilio di Sardica, assolse S. Atanasio dalle calunnie, intervenne al Concilio di Rimini, allontanandosene con i Vescovi cattolici, non appena ebbe preso sopravvento la fazione ariana. Si ritiene Santo, perché morì dopo essere stato imprigionato, mandato in esilio e aver subito vessazioni da parte degli ariani. Nei primi secoli fu venerato anche come patrono della città; è venerato il 9 dicembre.

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Beato Cecco

(Francesco Zanferdino – Pesaro 1270 – ivi 1350)

Francesco Zanferdino, Terziario francescano, era di ricca famiglia; ma, attratto dalla spiritualità francescana, appena morto il padre, donò tutto ai poveri, vi- vendo una vita eremitica nella preghiera e penitenza. Nel 1300 incontrò Pie- tro Crisci da Foligno, e con lui restò per diversi anni nel piccolo romitorio di Montegranaro. Chiamato il Crisci a Foligno, il B. Cecco fondò nuovi romitori, tra cui quello della Madonna del Ponte sul Metauro oltre Fano, per soccorrere i pellegrini, ed un secondo sul colle S. Bartolo, di fronte all’attuale monastero delle Servite. Da qui scendeva in città per raccogliere alimenti da distribuire ai poveri.

Nel 1347 con la Beata Michelina Metelli fondò la Confraternita della SS.ma An- nunziata; nel 1348 si ritirò nel cenobio di Montegranaro e lì morì nel 1350. Il suo corpo, venerato dalla popolazione pesarese, dopo molti anni fu portato nel Duomo e posto sotto l’altare maggiore e di lì, per volontà del Vescovo De Simone, nel 1779 fu collocato sotto l’altare di S. Avellino, poi nella Cappella dei Beati. La Santa Sede confermò il culto del Beato Cecco con decreto del 31.03.1859.

Beato Ugolino Malatesta delle Camminate

(Montelevecchie tra il 1275 e il 1325)

Fu probabilmente contemporaneo del Beato Cecco (1270-1350), con il quale però forse non ebbe contatti, per la distanza che li divideva, anche se lo spirito eremitico li accomunava.

Il Beato Ugolino, nato a Montelevecchie (oggi Belvedere Fogliense), nella se- conda metà del secolo XIII e vissuto fino ai primi decenni del secolo successi- vo, condusse una vita eremitica presso la pieve di S. Martino in Foglia, ritenuta molto importante dal secolo VIII al XIV, ancora conservata, ma addossata ad una casa contadina, sita nella zona di Rio Salso. Il B. Ugolino fu anche “dottore e scrittore contro l’eresia dei fraticelli”, cioè contro i catari o albigesi; ebbe dei seguaci che imitarono la sua vita di preghiera e di penitenza. Il luogo in cui conduceva la vita eremitica è detto “Selva della Madonna”, perché fino al 1716 esisteva una chiesetta, in cui era venerata una immagine lignea della Madon- na da lui stesso scolpita in maniera rudimentale. Il Vescovo Mons. Filippo Carlo Spada, in visita pastorale in quell’anno, decretò la demolizione della cadente chiesetta ed il trasferimento della statua lignea della Madonna nella chiesa parrocchiale di S. Donato in Belvedere. Nella stessa chiesa è custodito anche il corpo del B. Ugolino, rivestito di seta color tané con cuscino sotto il capo. Era stato il Vescovo Giovanni Francesco Passionei (1641-57) a farlo collocare sotto l’altare maggiore senza alcuna formalità.

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Ar c i d i o c e s i d i Pe s A r o

Beata Michelina Metelli

(Pesaro 1300 – Ivi 1356)

Figlia di Deutaleve Uomodisanpietro ricco possidente di Farneto, nacque a Pe- saro nel 1300. Il cognome, prima abbreviato in Leve, fu mutato nel secolo XV in Metelli. La nobiltà della sua famiglia le favorì il matrimonio con uno dei Signori Malatesta di Pesaro, il quale la sposò all’età di 12 anni. Rimasta vedova a 20 anni con un figlio, cercò di farlo crescere tra le agiatezze, trascurando un po’

anche l’aspetto religioso. Si riavvicinò a Cristo dopo aver incontrato una certa Soriana (o Siriana), venuta dalla Palestina, accolta come sua ospite e Terziaria Francescana. Morto improvvisamente il figlio, trovò conforto nella spiritualità francescana e chiese di aderire all’Ordine delle Terziarie. Quindi vendette parte dei suoi beni a favore dei poveri, dei carcerati per debiti, dei malati che vive- vano in casa o all’ospedale. Fondò delle “doti” per zitelle giovani e per orfane;

beneficò chiese e ospedali. In particolare trasformò una sua villa a Candelara in un Convento per Frati Minori con chiesa dedicata a S. Francesco.

Nel 1347, con il Beato Cecco, fondò la Confraternita dell’Annunziata, donandole la sua casa di Via dell’Annunziata, oggi proprietà della Cassa di Risparmio. Al ritorno da un viaggio in Palestina, il mare burrascoso minacciò di affondare il vascello, ma, grazie alle sue preghiere, si concluse bene per tutti i pellegrini.

Ella visse nella mortificazione, nel sacrificio e nella preghiera. Nel 1356 morì nella propria casa di Via Michelina Metelli ed il suo corpo fu seppellito nella chiesa di S. Francesco in una semplice urna. Fu Pandolfo II Malatesta, Signore di Pesaro dal 1340 al 1373, scampato anche lui ad un naufragio al ritorno dalla Terra Santa che, per grazia ricevuta da lei, la fece deporre in un bel sarcofago, che si ammira ancora nella chiesa di S. Francesco (ora Servi di Maria). Fu tenuta in venerazione dai Pesaresi; il suo culto fu riconosciuto dai Papi Clemente XI (1708) e Clemente XII (1737). È considerata la compatrona di Pesaro.

Beato Sante Brancorsini

(Montefabbri di Colbordolo 1343 – Mombaroccio 1394)

Fin dal 1223 era sorto nel territorio tra Mombaroccio e Montegiano il conven- to di S. Maria di Scotaneto, che venne chiamato “del Beato Sante” dopo che vi morì in concetto di santità fra’ Sante Brancorsini. Questi, di nome Giansan- te, era nato da famiglia nobile a Montefabbri, nel territorio di Colbordolo, nel 1343. I genitori gli fecero studiare a Urbino Diritto per farne un avvocato. Ma egli non volle usufruire del titolo di Dottore e tornò al suo paese. Qui gli capitò un caso funesto simile a quello descritto dal Manzoni per P. Cristoforo: ferì a morte un amico che non gradì il suo intervento in una contesa. L’uccisione in- volontaria gli provocò angoscia e desiderio di penitenza: trovò tuttavia sereni- tà nel convento di Scotaneto, dove si ritirò nel 1362 e visse da laico con il nome di fra’ Sante. Penitenza, preghiera ed eucaristia furono i cardini della sua vita

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religiosa. Morì tra il 14 e 15 agosto 1394, dopo aver compiuto molti prodigi e poi continuò a farne lungo i secoli. Il primo fu la nascita di un giglio scaturito sulla sua tomba con la radice nel suo cuore. Il suo culto fu approvato dal Papa Clemente XIV l’11 agosto 1770 e dalla concessione dell’Ufficio proprio fatta da Pio VII il 24 settembre 1822.

Beata Felice Meda

(Milano 1378 – Pesaro 1444)

La B. Felice Meda non è di origine pesarese, ma fu molto venerata dai Pesaresi.

Nacque a Milano nel 1378 da nobile famiglia. Rimasta orfana, distribuì il suo patrimonio per opere di beneficenza e di pietà, scegliendo la vita religiosa. Ac- colta nel monastero di S. Orsola a Milano, a 22 anni (1400) emise la professione solenne e dopo 25 anni fu nominata badessa. Poiché a Pesaro necessitava una guida per istruire le neo-clarisse, tutte ex Terziarie Francescane, del Monastero del Corpus Domini appena fondato, per consiglio di S. Bernardino da Siena, fu inviata Felice Meda con sette consorelle. Ella non solo resse il monastero per un quinquennio (dal 1439) con molta saggezza e bontà, ma fece del bene a tutta la comunità cristiana, fino alla morte avvenuta nella notte tra il 29 e 30 settembre 1444, all’età di 66 anni.

Il suo corpo, rimasto integro e flessibile, divenne meta di venerazione. Più tardi il Duca Guidobaldo II Della Rovere (1538-74) lo fece collocare in nuova urna nel Coro delle Monache della chiesa del Corpus Domini assieme alla Beata Serafina Sforza e al miracoloso Crocifisso donato da S. Bernardino da Siena.

Soppresso il monastero nel 1810, nella notte tra il 3 e il 4 settembre dello stes- so anno il corpo della B. Felice, della B. Serafina ed il Crocifisso furono traslati in Duomo nella cappella di S. Agata e di lì nella Cappella di S. Pietro, oggi Cap- pella delle Beate.

Beato Pietro Gualcerano

(Villafranca di Barcellona 13.. – Pesaro 1418) dell’ordine Gerolamita

Il Monte S. Bartolo, che prende il nome da una chiesetta dedicata a San Bar- tolomeo Apostolo, nel secolo XIII veniva detto Monte degli Eremiti, perché in esso vivevano diverse persone desiderose di condurre la vita nella solitudine, nella preghiera e nella mortificazione. Nella seconda metà del secolo XIV (pare nel 1365) venne qui anche lo spagnolo Pietro Gualcerano di Villafranca di Bar- cellona (Spagna) assieme al suo compagno Giovanni Berengario da Valenza.

Pietro Gualcerano visse nella preghiera e nella penitenza. Morì nel 1418 ed il suo corpo fu custodito e venerato sotto l’altare della stessa chiesetta, dove ancor oggi si trova. Una lapide riporta la frase: “Corpus B. Petri Hispani – 1418”.

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Ar c i d i o c e s i d i Pe s A r o

Nel loculo ci sono due teschi, per cui si crede che anche il suo compagno sia stato sepolto con lui. Si parla di vari miracoli operati da lui, tra questi la guari- gione di Sante Arduini (1420) e quella di Maria Teresa Genga (1771)

Beato Paolo Bigoni

(1400 – 1498)

Servo di Maria e fondatore del Convento di Santa Maria di Montegranaro.

Nonostante fosse nato a Chiari (Brescia), può essere annoverato tra i Santi pesaresi perché trascorse gran parte della sua vita nella nostra terra, illuminandola con la sua dottrina e santità. A Pesaro giunse per predicare, dopo aver peregrinato in molte altre città, tra cui Padova, dove aveva conseguito il dottorato in Teologia. Fu priore del convento di Montegranaro, Provinciale dell’Ordine della Marca Anconetana (1471), Vicario Generale dell’Osservanza dei Servi a Bergamo (1479). Prevalentemente però lo troviamo a Pesaro, la cui Diocesi, secondo alcuni biografi, sarebbe stato chiamato a reggere come Vescovo: incarico che avrebbe rifiutato per vivere con semplicità e umiltà.

Alla sua morte, avvenuta probabilmente nel 1503, dopo una vita molto lunga, di oltre cento anni, come è detto nella “Istitutio dell’ Albrizzi, grande fu il compianto della città di Pesaro, che avrebbe voluto onorarlo con una degna sepoltura. Ma i Padri Serviti, per non venir meno ai desideri del Beato, seppellirono il suo corpo in terra, senza “honore alcuno d’ arca o sepolcro”.

Beato Tommaso Vitali

(Endenna di Bergamo 1425 – Pesaro 21.12.1490) Servo di Maria

Il Beato Tommaso Vitali visse nel romitorio di Monte Granaro di Pesaro as- sieme al Beato Paolo Bigoni da Chiari (BR) e al Beato Bonaventura da Forlì i quali insieme formarono una comunità di intensa spiritualità mariana, i cui cardini furono la preghiera, lo studio, il lavoro manuale e la predicazione. Il beato Tommaso crebbe nella grazia del Signore per le penitenze, le veglie e i digiuni; predicò Cristo Crocifisso, la sofferenza e l’amore per l’uomo peccatore, vivendo uniformemente a quanto predicava. Ascoltava con pazienza le con- fessioni dei fedeli e dimostrò di saperli guidare verso la santità. Morì a Pesaro nel 1490. Il suo corpo fu custodito nella chiesa di Monte Granaro fino al 1650 e successivamente nella chiesa di S. Maria delle Grazie; poi, nel 1922, demolita questa chiesa e trasferitisi i Servi di Maria nella chiesa di S. Francesco, anche il suo corpo venne collocato sotto l’altare dedicato ai Sette Santi Fondatori dell’Ordine Servita.

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Beata Serafina Sforza

, già Sveva di Montefeltro (Urbino 1434 – Pesaro 1478)

Sveva da Montefeltro nacque alla corte dei Signori di Urbino da Guidantonio e Caterina Colonna nel 1434; era la minore di cinque figli, oltre al fratellastro Federico (1422-1482), il famoso duca di Urbino.

Morti il padre nel 1443, il fratello Oddantonio nel 1444, della cui morte si so- spettava il Duca Federico che non gradiva contrasti nel potere, e la madre nel 1445, Sveva fu trasferita a Roma presso la famiglia Colonna, dalla quale ricevet- te una buona educazione culturale, morale e religiosa. Nel 1447 Sveva tornò a Pesaro per sposare Alessandro Sforza, vedovo di Costanza Varano da cui aveva avuto due figli, Battista e Costanzo. Poiché Alessandro Sforza era molto impe- gnato nelle imprese militari, a Sveva toccò il compito di reggere la Signoria di Pesaro, cosa che fece con avvedutezza.

Completati gli impegni militari nel 1457 lo Sforza, tornato a Pesaro, diede subito segno di disprezzo per la moglie Sveva: ospitò a corte una certa Pacifica Sam- peroli di Montelevecchie; cercò di disfarsi della moglie tentando di avvelenarla;

la accusò di adulterio, la relegò nel monastero del Corpus Domini dove Sveva nel 1460, per amore del Signore, accolse la vita monastica e, con indulto della Santa Sede, fece la professione solenne assumendo il nome di Suor Serafina.

Nel 1468 Alessandro Sforza, per consiglio del Religioso fra’ Giacomo della Mar- ca, tornò a vita morigerata: allontanò Pacifica Samperoli, restituì a Suor Serafina la dote che questa gli aveva dato, affinché se ne servisse per le necessità del monastero che già lei da badessa dirigeva e spesso ritornava da lei per chieder- le consigli. Suor Serafina morì santamente l’8 settembre 1478 e venne venerata per grazie e miracoli ottenuti per sua intercessione. Nel 1748 il Vescovo Luigi Umberto Radicati aprì il processo di beatificazione e nel 1754 la Sacra Congre- gazione dei Riti emanò il decreto di beatificazione sottoscritto dal Pontefice Benedetto XIV. Nel processo si comprese che le accuse di adulterio erano di parte, fatte proprio dal marito infatuato dalla passione per Pacifica Samperoli e si dedusse che tali accuse avevano provocato in Serafina una pena immensa sopportata per amore del Signore ed avevano favorito il riconoscimento dell’e- roicità delle sue virtù.

Beato Pietro Giacomo

(Pesaro 1447 – ivi 1496) Agostiniano

Il Beato Pietro Giacomo, vissuto due secoli dopo S. Nicola da Tolentino, nacque a Pesaro nel 1447. Sentendosi chiamato alla vita monastica, entrò nell’ordine degli Agostiniani. Si laureò in Teologia, insegnò a Perugia, Bologna, Firenze, rafforzando la sua cultura con la spiritualità, la preghiera e la penitenza. Lascia- to l’insegnamento, fu chiamato alla predicazione. Nel 1492 fu eletto Provin-

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ciale e dopo il triennio, tornò in Valmanente (località S. Nicola di Pesaro), ove nel 1496 fu chiamato dal Signore alla vita eterna. Essendo morto in concetto di santità, il suo corpo fu posto in una urna custodita nella stessa chiesa in venerazione dei fedeli che ottennero da lui grazie, favori e miracoli, operati lungo i secoli.

Il titolo di Beato gli fu riconosciuto dal Papa Pio IX nel 1849.

Beato Marco Scalabrini

(Modena 14.. – Pesaro 1498) Domenicano

Il B. Marco Scalabrini non è nato a Pesaro, ma lo possiamo considerare un bea- to della nostra comunità cristiana, perché visse a lungo qui a Pesaro e vi morì.

Non sappiamo esattamente quando nacque, ma certamente nella prima metà del secolo XV a Mocogno di Modena. Giovinetto entrò nell’ordine domeni- cano della sua città, dove si formò culturalmente e spiritualmente; quindi fu inviato in diverse città per la predicazione. Da diversi attestati risulta che fu a Pesaro dal 1481 al 1493, pare fosse stato anche Priore del nostro convento, ov- viamente quello dell’attuale Piazza delle Erbe, la cui chiesa, ora Palazzo delle Poste, aveva la fiancata nell’attuale Piazza del Popolo. Da Priore governò con saggezza, prudenza e carità, tanto che molti sofferenti e bisognosi accorreva- no a lui e venivano soddisfatti.

Il B. Marco morì nel 1498 ed il suo corpo fu sepolto nella fossa comune dei Religiosi Domenicani, ma poiché molti fedeli volevano fargli visita per vene- rarlo, fu trasferito nella chiesa di S. Domenico ed ivi custodito fino all’inde- maniamento della chiesa e del convento nell’anno 1861-62. Di qui fu traslato nella cappella di S. Terenzio in Cattedrale. La diocesi di Modena richiese la sue reliquie, che ora sono custodite a Modena.

Beato Giambattista Lucarelli

(Montelevecchie 1540 – Napoli 1604) Ordine Francescano Minore Conventuali

Nacque a Montelevecchie, oggi Belvedere Fogliense, nel 1540. Fin da ragazzo entrò nell’ordine dei Frati Minori Conventuali di Mondaino, dove era Guardia- no lo zio P. Nicola Lucarelli. Studiò Teologia fino a conseguire il titolo del Dot- torato. Nel 1571, in occasione della battaglia di Lepanto (7 ottobre), fu inviato dal Papa S. Pio V a fare da confessore ai soldati del Duca di Urbino che vi par- tecipava con 6.000 metaurensi.

Alla ricerca di una vita più mortificata, si recò in Spagna per unirsi ai Riformati Scalzi, detti Alcantarini. Per conto di questo Ordine religioso fu missionario e viaggiatore negli anni 1576-87. La sua vita missionaria fu descritta da lui stesso in una relazione presentata al Card. Alessandro de’ Medici, che divenne Papa Leone XI nel 1605 per soli 27 giorni.

(32)

Tornato in Italia, continuò la sua missione di predicatore soprattutto per le quaresime. Fondò alcuni conventi della riforma di S. Pietro di Alcantara. Fu un religioso molto considerato non solo da Papi, ma anche da S. Filippo Neri e S. Felice da Cantalice i quali lo considerarono subito un Santo.

Morì in concetto di santità in un convento di Napoli, ove si iniziò un processo di beatificazione, che non fu portato a termine. Il suo corpo fu sepolto in una tomba diversa da quella della sua Famiglia Religiosa, per cui è divenuta irre- peribile.

Padre Giuseppe Bocci

(1885 – 1974) Servo di Dio

Giuseppe Bocci (al secolo Giulio) nasce a La Corva, frazione di S. Elpidio a Mare, diocesi e provincia di Fermo (allora provincia di Ascoli Piceno), il 15 mar- zo 1885. Veste l’abito religioso il 2 giugno 1900 a Camerino; fa la professione perpetua il 2 novembre 1907 nel convento di Pesaro. Viene ordinato sacerdote nella cattedrale di Rimini il 21 dicembre 1907 e celebra la prima messa solen- ne nella chiesa dei cappuccini di Pesaro il giorno di Natale. Durante la prima guerra mondiale presta servizio come cappellano militare ininterrottamente dal 24 febbraio 1916 al 20 ottobre 1918. Trascorre la vita in diversi conventi delle Marche e giunge nel 1928 in quello di Pesaro. Nel 1930 fonda l’Opera delle Vocazioni, di cui diviene direttore e promotore tramite la stampa del pe- riodico Pace e Bene. Il suo carisma vocazionale lo porta a fondare a Pesaro la

“Casa Francescana”, divenuta centro di spiritualità diocesana negli anni 1950- 1990, e l’Istituto “Volontarie Francescane delle Vocazioni”. Animato da grande devozione eucaristica e mariana, guida numerosi fedeli non solo attraverso il confessionale e la direzione spirituale, ma anche tramite la stampa di cui resta- no numerose lettere, oltre 1800 “elevazioni spirituali”, 150 foglietti di “direzione spirituale”. Muore il 23 novembre 1974 nel convento di Pesaro che era stato per 46 anni centro del suo apostolato vocazionale. Le esequie funebri sono un’apoteosi. La causa diocesana di beatificazione, iniziata nel 1995, si conclu- de il 25 novembre 2000 sotto la presidenza di S. E. R. Mons. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Pesaro.

CRONOTASSI DEI VESCOVI DELLA DIOCESI DI PESARO

Nei primi 919 anni di vita della nostra Chiesa (251-1170), soltanto per 351 anni (per 324, se ci atteniamo all’elenco del Gams) si conoscono i nomi di soli 22 vescovi col relativo periodo di tempo nel quale essi hanno retto questa Comu- nità; per gli altri 619 anni non si hanno notizie. Dal 1170 al 2018 invece, cono- sciamo i nomi dei 73 vescovi che hanno governato la Diocesi quasi in perfetta continuità, fatta eccezione di alcuni brevi periodi.

(33)

Ar c i d i o c e s i d i Pe s A r o

____________________

Questo l’elenco dei 95 Vescovi di Pesaro dalle origini ai nostri giorni (periodo 251-2018) dei quali si è potuto rintracciare notizia circa la denominazione e il periodo di governo: segnaliamo le diversità di Pius Bonifacius Gams, storico austriaco con gli altri storici

N. O. Nome del Vescovo periodo di governo

1. S. Terenzio ? - 251

2. S. Fiorenzo 251 - ?

3. S. Decenzio 302 - 312

4. S. Eracliano 321 ? - 359 ?

5. Germano o Germino 496 - 523 ?

6. Felice 578 - 600 e oltre ?

7. Massimo 649 - ?

8. Bennato o Beato 680 - ?

9. Andrea 743 - 757 ?

10. Stabilino 769 - ?

11. Domenico I 820 - 852 (in Gams: 820-826)

in Gams: vuoto di anni 27

12. Raguele 853 - 861

13. Giuseppe 868 - 871

14. Adonio o Adone 877 - ?

15. Lorenzo 887 - ?

16. Ranieri o Raniero 890 - ?

17. Adalberto o Alberto 998 - ?

18. Pietro I 1044 - 1061

19. Domenico 2° 1062 - 1073

20. Michele 1074 - 1075

21. Anonimo 1113 - ?

22. Bambo o Bambone 1123 - 1147 ?

23. Pietro II 1170 - 1175

24. Stefano 1176 - 1177

(in Gams: 1177-1177)

25. Pietro II (di nuovo) 1177 - 1187

(in Gams: 1177-1184)

26. Guido 1188 - 1190

27. Enrico 1190 - 1210

28. Pietro III 1210 - 1218

29. Bartolomeo 1218 - 1256

30. Uguccione o Ugo 1257 - 1267

31. Nicolò De’ Fieschi 1268 - 1271

(34)

32. Tommaso 1272 - 1275

33. Francesco 1276 - 1283

34. Accorso o Accorsio 1283 - 1291

35. Salvo o Salvio 1292 - ?

1292-1296 sede vacante

36. Pietro IV 1296 - 1315

37. Giunta 1316 - ?

38. Pietro V 1317 - 1343

(in Gams: 1316-1343)

39. Francesco Vinoli 1343 - 1346

40. Amodeo o Ondedeo 1346 - 1353

41. Biagio Geminelli 1354 - 1357

42. Enrico II 1357 - 1358

43. Nicolò de’ Merciari 1359 - 1370

(in Gams: 1358-1370)

44. Leale de’ Malatesti 1370 - 1374

45. Nicolò 1374 (ignorato dal Gams)

46. Angelo Feducci (o Feduzzi) 1374 - 1381

(in Gams: 1374-1381) 1381-1389 sede vacante

47. Francesco III 1389 - 1398

48. Angelo Roccio (o Rocci, o Bocci) 1398 - 1406

49. Antonio Casini 1406 - 1409

50. Bartolomeo Casini 1409 - 1419

51. Giovanni Benedetti 1419 - 1451

52. Giovanni Paterna 1451 - 1470

53. Barnaba Mersoni o Merloni 1471 - 1474 54. Tommaso Vincenzi e dei Giangarelli 1475 - 1479

(in Gams: 1474-1478) 55. Lorenzo Capodiferro o Capoferro 1479 - 1487

(in Gams: 1478-1487) 56. Astorre Malvezzi 1487 (in Gams: 1487-1488)

1488-1490: Amministratore Apostolico: Ascanio Maria Sforza

57. Luigi Capra 1491-1498

58. Francesco Oricellai o de’ Rucellai 1499-1503

(in Gams: 1499-1504) 1503-1504: Amministratore Apostolico: Giovanni De’ Medici 59. Francesco Riccardi o Ricciardi 1504-1508

60. Albertino Della Rovere 1508-1513

61. Paride Grassi 1513-1528

62. Baldassarre Cataneo De’ Grassi 1528

63. Giacomo Simonetta 1528-1535

(35)

Ar c i d i o c e s i d i Pe s A r o

64. Ludovico Simonetta 1537-1561

(in Gams: 1537-1560 ?)

65. Giulio Simonetta 1561-1576

(in Gams: 1560-1576)

66. Roberto Sassatelli 1576-1586

67. Cesare Benedetti 1586-1609

(in Gams: 1588-1609) 68. Bartolomeo Gregori o Giorgi 1609-1612

69. Malatesta Baglioni 1612-1641

70. Giovanni Francesco Passionei 1641-1657 71. Giovanni Lucido Palombara 1658-1666

72 Alessandro Diotallevi 1667-1676

73. Girolamo Valvassori 1677-1684

1684-1688 sede vacante

74. Alessandro Avio 1688-1702

75. Filippo Carlo Spada 1702-1738

76. Umberto Luigi Radicati 1739-1773

77. Mario Antonio Conti 1774-1775

78. Gennaro Antonio De Simone 1775-1779

79. Rocco Maria Barsanti 1779-1784

80. Giuseppe Maria Luvini 1785-1790

1790-1794 sede vacante

81. Giuseppe Beni 1794-1806

82. Andrea Mastai Ferretti 1806-1822

83. Ottavio Zollio 1822-1824

84. Felice Bezzi 1824-1828

85. Filippo Monacelli 1828-1839

86. Francesco Canali 1839-1846

87. Giovanni Carlo Gentili 1847-1854

1854-1857: Vicario Apostolico Amministratore: Giovan Battista Cerruti

88. Clemente Fares 1856-1896

89. Carlo Bonaiuti 1896-1904

90. Paolo Marco Tei 1904-1916

91. Bonaventura Porta 1917-1952

92. Luigi Carlo Borromeo 1952-1975

93. Gaetano Michetti 1975-1998

94. Angelo Bagnasco (Arciv. dal 2000) 1998-2003

95. Piero Coccia 2004-……

(36)
(37)

Ar c i d i o c e s i d i Pe s A r o

S. E.

Mons. Piero Coccia

Arcivescovo Metropolita di Pesaro

Membro del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti Membro della Commissione per il Seminario Regionale

Presidente del Consiglio di Amministrazione della Fondazione

“Comunicazione e Cultura”

Presidente della Conferenza Episcopale Marchigiana Nasce ad Ascoli Piceno il 4 dicembre 1945

Ordinato presbitero il 25 novembre 1972 Nominato Arcivescovo di Pesaro il 28 febbraio 2004 Consacrato Vescovo ad Ascoli Piceno il 24 aprile 2004

Succede a S.E.R. Mons. Angelo Bagnasco Ingresso in Arcidiocesi il 30 maggio 2004

Via G. Rossini, 72 – 61121 Pesaro Tel. Ufficio: 0721 31149

Tel. Abitazione: 0721 375062 Fax: 0721 68217

E-mail: arcivescovo@arcidiocesipesaro.it Segreteria Arcivescovile

Cav. Silvano Fabbri

Via G. Rossini, 58 – 61121 Pesaro Cell.: 334 2702515

Tel.: 0721 31149 Fax: 0721 379369

E-mail: segreteriavescovile@arcidiocesipesaro.it Maestro delle Cerimonie

Sig. Marco Romiti Cell.: 339 5490154

(38)

NOTE BIOGRAFICHE DELL’ARCIVESCOVO

S. E. Mons. PIERO COCCIA, proveniente dal clero della Diocesi di Ascoli Piceno, Arcivescovo Metropolita di Pesaro, è nato ad Ascoli Piceno il 4 dicembre 1945. Dopo aver frequentato il ginnasio e il liceo classico nel Seminario vescovile di Ascoli Piceno, è stato alunno del Pontificio Seminario Romano Giuridico “S. Apollinare”

presso il quale ha conseguito prima la Licenza e poi il Dottorato in Sacra Teologia presso la Pontificia Università Lateranense, con la tesi: «Eucaristia e società nel n.

48 dell’Enciclica ‘Sollicitudo rei socialis’». Successivamente ha conseguito la laurea in Sociologia presso l’Università di Urbino con la tesi: Le categorie del Politico in J. Maritain. Ordinato sacerdote il 25 novembre 1972, facente parte del clero della città natale, nei primi anni di sacerdozio ha collaborato come Vice-parroco nella Cattedrale Collegiale di Offida ed in seguito è stato Assistente Diocesano dell’Azione Cattolica Ragazzi, Assistente dei Gruppi di Rinascita Cristiana, Direttore del settimanale diocesano “II Nuovo Piceno” e Cappellano della Clinica S. Giuseppe. Nel 1978 viene nominato primo parroco della nascente e popolosa parrocchia dei SS. Simone e Giuda nel nuovo quartiere Monticelli in Ascoli Piceno. Successivamente, nel 1992 viene trasferito alla parrocchia del SS.mo Crocifisso, nel centro storico della città. A livello diocesano, è stato Membro del Consiglio Pastorale e Presbiterale, Vicario Episcopale per il Centro diocesano per la cultura, la scuola, l’Università e la Dottrina Sociale della Chiesa, nonché Direttore dell’Ufficio Scuola. Ha ricoperto l’incarico di Responsabile della Scuola di Formazione Socio-Politica e Presidente dell’Associazione culturale “Sollicitudo Rei socialis”, nonché insegnante di Religione nel Liceo Classico per 21 anni. Ha fondato e diretto l’Istituto di Scienze Religiose “Mater Gratiae”, nel quale ha insegnato Ecclesiologia e Sociologia.

Quando era ancora Docente di Sociologia presso l’Istituto Teologico Marchigiano di Ancona è stato eletto Arcivescovo di Pesaro il 28 febbraio 2004 e consacrato ad Ascoli Piceno il 24 aprile successivo e, succedendo a S. E. R. Mons. Angelo Bagnasco, ha preso possesso dell’Arcidiocesi Metropolitana di Pesaro il 30 maggio 2004, divenendo il 95° della serie dei vescovi diocesani a noi noti.

Come Pastore della Diocesi pesarese, ha voluto completare la ristrutturazione della Cattedrale, ha aperto ed inaugurato, il 22.09.2006, il Museo Diocesano ritenuto un patrimonio culturale di notevole interesse. Intensa è stata la sua attività pastorale in cui è emersa l’attenzione alla crescita culturale e spirituale della comunità, operando attraverso una capillare predicazione e la diffusione della nota pastorale “L’iniziazione cristiana interpella la parrocchia di oggi”.

Ha istituito il Centro Diocesano di Formazione “Giovanni Paolo II” distinto in tre corsi specifici (Teologia, Formazione di operatori pastorali, Dottrina Sociale e Bioetica), divenuto poi, nell’anno 2007-08, Istituto Superiore Scienze Religiose “Giovanni Paolo II” con sede in Pesaro a servizio di tutta

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