G A ZZ E TT A SETTIMANALE
SCIENZA ECONOMICA, FIN A N ZA , COMMERCIO, BANCHI, FE R R O V IE , INTERESSI PRIVATI
Anno XXXIV
Yol. XXXVIII
Firenze, 17 Febbraio 1907
N. 1711
S O M M A R I O : bulla ritorma dei tributi locali — La legge sulle Banche, di emissione e la Banca d ’Italia — Il Comune 1 iorentino nel 1905 — Dott. Car lo Bi g i av i, Alcuni apprezzamenti sulle Obbligazioni Ferroviarie tipo B °/0 R i v i s t a econom ica e fin a n ziaria : Il primo Congresso dei Probiviri a Milano - Le Casse
rurali italiane di prestiti - Le Casse di risparmio deli’Impero russo - Sui prestiti russi - L’imposta francese sul red dito - La popolazione della Germania — R a s s e g n a del com m ercio in te rn a zio n ale : Il commercio
franco-italiano, della Grecia, del Belgio, del Giappone e del Brasile — La relazione Casciani sul bilancio di agri
coltura — L ’organizzazione delle ferrovie di Stato — Gli studi del Consiglio Superiore del lavoro — Camere di commercio — Mercato monetario e Rivista delle Borse — Notizie commerciali.
S u l l a r i f o r m a d e i t r i b u t i l o c a l i
Il Ministro delle Finanze ha presentato al Parlamento lo stesso progetto di legge che già in altro tempo era stato concretato dall’on. Ma jorana, quale Ministro delle finanze, e sul quale progetto a suo tempo,abbiamo largamente intrattenuto i lettori. '
Si tratta in sostanza di creare una nuova imposta sulla entrata generale, che sostituisca quella di famiglia o di fuocatico e quella sulle rivendite e sul bestiame.
L ’ intendimento di tale proposta è di lasciare che i Comuni stabiliscano come meglio possono questa nuova imposta, che poi sarebbe assunta dallo Stato compensandone i Comuni colle imposte reali sui terreni e fabbricati, che sarebbero ad essi passate dallo Stato.
L a nuova imposta avrebbe carattere pro gressivo.
Vorremmo analizzare alquanto il progetto di legge che senza dubbio appare studiato con cura, ma la accoglienza che esso trovò negli Uffici e la composizione della Commissione di 18 membri, ci consigliano a soprassedere in questo esame per attendere quali criteri prevarranno nella stessa Commissione, dove il Governo sembra si trovi rappresentato da amici in maggioranza, ma tra i quali, per ora almeno, sembra spiri un vento di fronda, che può essere foriero di qualche sorpresa.
Crediamo che il Governo abbia commesso un errore facendo nominare una così numerosa Com missione, perchè essa sarà meno facilmente gui dabile, e potrà lasciar prevalere la corrente del non far nulla, col pretesto di divergenze irredu cibili sul metodo od anche sulle idee fonda- mentali.
Forse noi saremo in questo argome. to troppo pessimisti, ma davvero che non vediamo nè nel Governo, nè nel Parlamento quell’entusiasmo od anche semplicemente quel compiacimento, che ci pareva dovesse manifestarsi nellà occasione in
cui per la prima volta, senza timore di compro mettere la pubblica finanza, si poteva pensare ai contribuenti, da quaranta anni in tutti i modi tartassati, vessati, tormentati. Il godimento di poter filialmente cominciare a riparare le ingiu stizie a cui furono assoggettati ed a cui tanto pa zientemente si assoggettarono, il piacere di poterli sollevare anche un poco dal peso che sopportano, più forse di qualunque altro paese d ’ Europa, pa reva a noi dovesse costituire un fatto tale che tutti insieme, Governo e Parlamento, salutassero con unanime intendimento questa fortunata pos: sibilità.
Invece, bisogna pur riconoscerlo, Governo e Camera si sono mostrati molto più affiatati e pronti a studiare e ad agire quando si trattava di imporre nuove gravezze o di inasprire le esistenti, che non 3Ìa oggi in cui le fortunate condizioni della finanza permettono qualche sollievo senza timore delle conseguenze.
Avremmo compresa la fredda e contrastata accoglienza se si fosse trattato di due diversi in dirizzi ; se cioè alcuni dei partiti avessero altri progetti da opporre a quelli proposti ; ma la op posizione, tanto degli avversari, come degli amici del Governo, sembra semplicemente negativa, e tutto lascia intèndere che gli studi della nume rosa Commissione saranno tanti e così profondi, che le cose ànderanno molto per le lunghe, atten dendo qualche avvenimento che seppellisca il pro getto.
Purtroppo i timori che abbiamo esposto re centemente vanno trovando la conferma nei fatti, e la corrente che va prevalendo alla Camera è quella del non fare.
Ci seri veva P altro giorno un deputato : — « perchè dobbiamo toccare un sistema tributario che dà un gettito sempre crescente di avanzi? E ’ prudente scompaginare un edilizio da cui si ottengono i risultati splendidi che ci ha dato in questi ultimi otto anni ? Io credo — egli riepi logava il loro pensiero — che la migliore riforma che in questo momento si deve ottenere è quella di cambiare il nostro pensiero e lasciare le cose come sono ».
E pur troppo temiamo che sieno ormai molti a pensare così ; non tutti hanno il coraggio di dirlo, per un certo riguardo alle ripetute pro messe fatte, ma ci viene assicurato che anche qualche membro del Governo ha lasciato com prendere che la Commissione dei 18 può studiare con tutta la estensione e larghezza che crede, poiché non saranno certo i Ministri che ne solle citeranno i lavori.
E questo si dice apertamente, dopo avere per tanti anni fornito le prove delle deficienze delle ingiustizie e delle assurdità che contiene il nostro sistema tributario.
L 'attuale prosperità del paese, intralciata solo dalla incapacità delle Amministrazioni dello Stato a servirne i bisogni, deve dunque giovare come motivazione a mantenere sine fine un disordine tributario che è da tutti riconosciuto come dan noso alla stessa finanza ? Oppure non è questo un altro mezzo per nascondere la impotenza in cui si trovano e Governo e Parlamento a lavorare se riamente ed a concludere qualche cosa sulle tante questioni che sono urgenti ?
Non avremmo mai creduto che, arrivati al punto in cui siamo, con 50 milioni e più di avanzo, con un gettito sempre crescente delle entrate, ci si trovasse di fronte ad una simile indifferenza, ad una resistenza passiva che lasciano così poco sperare nei risultati da tanti anni attesi.
Ed è propria e vera importanza; basta pen sare che in un paese come l’ Italia dove tutto sarebbe da rinnovare, il Parlamento non osa af frontare nessun problema e si trastulla in inter rogazioni vane, o perde il suo tempo a sentir ripetere discorsi inutili sui bilanci e fare al Governo raccomandazioni che rimangono lettera morta. Nulla lo appassiona perciò, nulla serve a scuotere quell’ organismo, che sembra vivere in un ambiente così diverso da quello del paese il quale fortunatamente lavora e non ha più alcuna fiducia nell’ opera dei suoi legislatori.
Se con questo sistema di ostinata apatia, si crede di insinuare nelle moltitudini l’amore verso le istituzioni e la fiducia di chi le rappresenta, si è certo in errore; la nazione sente tutta la de bolezza di chi la governa e va sempre più fog giando la propria vita in modo da poter non cu rarsene.
«
La legge sulle Banche di emissione
e la Banca d’ Italia
i l .
Rendendo conto sommariamente della situa zione 31 decembre della Banca d’ Italia, abbiamo promesso di fare alcune considerazioni sulla ne cessità di riformare la legge che regola la fun zione di quell’ Istituto.
E la prima necessità, a nostro avviso, è quella di provvedere con una disposizione transitoria al brusco passaggio che fra tre anni si verifiche rebbe tra l’ attuale regime degli accantonamenti, e quello della libera disponibilità dei suoi utili, che la Banca acquisterebbe.
Iufatti la Banca a tutto il 1909 deve accan tonare 6 milioni de’ suoi utili per provvedere alle immobilizzazioni e 2 milioni per provvedere alle perdite del patrimonio della Banca Romana, di cui ha assunta la liquidazione a forfait. Come abbiamo visto, le immobilizzazioni hanno già una contropartita di accantonamenti e di riserve spe ciali della Banca, per cui 1’ anno prossimo esse non avranno più alcun peso sulla situazione della Banca stessa ; ma se anche si volesse non considerare a questo effetto la applicazione della massa di ri spetto, è egualmente certo che la Banca potrà in breve tempo cancellare dal suo bilancio tutte le im mobilizzazioni o contrapporre ad esse altrettanta somma di accantonamenti investiti in titoli di Stato e garantiti dallo Stato. Allora la Banca avrà la libera disposizione di tutti i suoi utili, salvo l’ accantonamento speciale per la Banca Romana che dovrà farsi sino al 1913 : cioè avrà i sei mi lioni degli accantonamenti più i frutti di tutta la massa degli accantonamenti accumulati, in totale circa altri 3 milioni e tre quarti. Ora non è ammissibile che si permetta questo brusco passaggio da una condizione forzatamente limitata, come è quella attuale, ad una tanto più florida quanto è quella che improvvisamente si verificherebbe.
Infatti la Banca, sino a qui, ha dato un di videndo di L. 18 per azione, e cioè per le 300,000 azioni un dividendo complessivo di 5.4 milicftii ; riprendendo la disponibilità di 6 milioni di utili che oggi per legge deve accantonare, e supponendo che, come è naturale, continui a conseguire* dal suo lavoro un utile approssimativo a quello avuto in questi ultimi anni, essa avrebbe utili disponi bili per circa 11 milioni e per di più avrebbe disponibili i frutti del fondo di accantonamento, il che nell’ insieme permetterebbe (salvo la par tecipazione dello Stato agli utili a tenore della legge del 1897, partecipazione che sostituirà dopo il 1908 la tassa sulla circolazione dei biglietti) un dividendo certamente più che doppio dell’ at tuale.
17 febbraio 1907 L ’ ECONOMISTA 99
1893, ad un regime più libero ohe automaticamente la Banca conseguirebbe. — Il secondo, perchè la previsione di tale passaggio, date le incertezze che in tutte le questioni mostrano di avere i G o verni, darebbe luogo senza dubbio a quelle specu lazioni sulle azioni della Banca, che tutto consiglia di evitare.
Bisognerebbe quindi che, in attesa dei ter mini della legge, cioè a quando tutte le immobi lizzazioni sieno coperte dai respettivi accantona menti, la Banca fosse almeno autorizzata a disporre dei frutti del fondo di accantonamento. Sarebbero intanto oltre tre milioni, che permetterebbero di rimunerare un poco gli azionisti, che invero hanno fin qui mostrato di avere una grande fiducia nel l’ avvenire dell’ Istituto, mantenendosi fidi alle sorti di esso.
Che adunque sia concesso alla Banca di ri durre a metà la somma da accantonarsi, o che le sia lasciata la libera disponibilità dei frutti che ricava dal fondo di accantonamento, certo è ne cessario che la legge intervenga a sistemare pron tamente uno stato di cose, che non può essere la sciato senza opportuna regola.
Ma abbiamo già avvertito che un altro punto deve essere emendato circa la situazione della Banca, ed è quello delle anticipazioni. E’ nostra opinione che la legge non dovrebbe impedire alla Banca di fare operazioni di riporto; questo ab biamo sostenuto fin dal 1893, quando si discusse la legge bancaria vigente. Ma riconosciamo che questo non si può domandare al Parlamento. Qual cuno ha fatto credere ai deputati che -il riporto sia una operazione aleatoria della peggiore specie, e sarebbe difficile, dato il grado di cultura della nostra rappresentanza, di far modificare questa opinione. Si potrebbe dire che la legge permette il riporto alle Gasse di Risparmio ordinarie, che lo esercitano su larga scala, e che nulla vi sarebbe di anormale darne facoltà (per quanto concerne i titoli di Stato o garantiti dallo Stato) anche alle Banche di emissione; ma siamo sicuri, che se la questione venisse portata in Parlamento, sarebbe senza dubbio risoluta negativamente, e in pari tempo la maggior parte dei votanti sarebbe af fatto digiuna dei caratteri della operazione di ri porto, e del grado di alcatorietà che essa presenta. Ma poiché la legge concede in Italia alle Banche di emissione di fare delle anticipazioni su titoli di Stato o garantiti dallo Stato, e su verghe d’oro e d’ argento, o su alcune merci, come la seta, non è giusto che il fisco, mantenendo un cosi alto saggio proporzionale alla tassa sulle an ticipazioni, le renda difficili ed anzi a poco a poco impossibili.
Abbiam visto che queste operazioni, fatte dalla Banca d’ Italia, le quali nel 1904 ammontavano a 481 milioni, sono scese nel 1905 a 301 milioni, e tutto lascia credere che anche il 1906 dia una cifra inferiore; ciò dipende che a poco a poco il riporto sostituisce le anticipazioni, poiché que ste costano troppo. La tassa sulle anticipazioni, è del 3.60 per mille; il riporto paga una tassa fissa di L . 2.40; basta questo per fa- compren dere come l’ estendersi ael riporto renda sempre più scarsa la cifra delle anticipazioni.
Tuttavia, poiché tra le due operazioni v i è una differenza intrinseca notevole, è certo che,
se la tassa sulle anticipazioni fosse conveniente mente diminuita, esse potrebbero segnare una no tevole ripresa.
Dovrebbe quindi il Governo proporre una radicale modificazione a questo eccesso fiscale, li mitando la tassa ad una percentuale minima. Certo l’ erario guadagnerebbe di più e per il fisco questo dovrebbe essere argomento senza replica.... se il fisco fosse anche un poco illuminato.
Un’ altra questione che domanda riforma è quella dei depositi a conto corrente. La legge autorizza le Banche di emissione ad accettare conti correnti, ma ne limita la somma, e non permette che essa corrisponda ai correntisti se non un interesse pari ad un terzo del saggio dello sconto ufficiale. Attualmente la Banca d’ Italia non dà che 50 centesimi ogni cento lire, ed ognuno vede che questa è una rimunerazione assoluta- mente insufficiente, specie se si considera il sag gio di interesse che gli Istituti di credito ordi nari sogliono passare ai correntisti, anche se il conto corrente sia a vista, e quello ancora mag giore che pagano non appena sia pattuito anche un breve preavviso.
Un tempo è vero si faceva una questione molto grave su tale argomento e molti opina vano che non fosse prudente accordare ad un Istituto di emissione la facoltà di accettare conti correnti a vista od a breve preavviso. Si diceva che gli Istituti di emissione hanno a vista il grosso debito dei biglietti e che non era conve niente che essi ne assumessero un altro sotto forma di conto corrente. E, date le condizioni nelle quali si trovavano un tempo gli Istituii godenti del privilegio della emissione, non era certamente senza base quel ragionamento. Ma oggi le cose sono ben diverse, e chi bene os serva scorge subito che le funzioni degli Istituti di emissione sono molto mutate. Gli incassi me tallici che oggi accumulano queste Banche sono così importanti quali uria ventina d’ anni or sono nessuno avrebbe mai pensato; allora la somma degli sconti che una Banca di emissione com pieva, era una parte cospicua del suo bilancio, quasi eguale alla somma dei biglietti in circola zione. Oggi invece le Banche di emissione hanno, in relazione alla circolazione dei biglietti, un por tafoglio molto limitato ed hanno invece una ri serva metallica che ogni giorno di più ingrossa. Ciò vucl dire che dall’ essere quegli Istituti i principali scontisti del paese, sono diventati il salvadanio del pubblico, al quale disturba ado perare per le normali contrattazioni la moneta metallica e preferisce il biglietto di Banca la sciando la moneta nelle casse della Banca stessa.
Il biglietto quindi, che una volta era rap presentato principalmente dal portafoglio e dalle anticipazioni, così che la riserva metallica ser viva soltanto a riparare al baratto nei casi di panico o di contrazione del credito, oggi è co perto da moneta metallica in una proporzione molto maggiore.
emettere biglietti con copertura parziale di mo neta metallica.
Ciò dovrebbe consigliare a due provvedi menti nei quali non vediamo invero alcun peri colo: — il primo, che autorizzi la Banca ad ac cettare cónti correnti senza limite di somma o con un limite molto largo, cosi che essa possa, anche in questo ufficio, accontentare la sua clien tela ; il secondo che sia autorizzata a passare ai correntisti un interesse meno irrisorio di quello che oggi può pagare. Certo una Banca di emis sione. non deve cercare di agglomerare i conti correnti mediante l’ attrattiva di un alto inte resse, ciò sarebbe assurdo e dannoso alla stessa sua azienda, ma non è nemmeno giusto che essa abbia limiti tali da rendere inefficace questa con cessione che giustamente le accorda la legge.
Se non che, a nostro modo di vedere, altri provvedimenti di ordine piu generale sarebbero necessari per rendere la legge bancaria più in consonanza colla nuova situazione economico- finanziaria dql paese; e di questo ci proponiamo di intrattenerci in nn prossimo articolo.
IL COMUNE FIORENTINO NEL 1905
Accompagnato da una lettera del Sindaco ai Consiglieri del Comune di Firenze, è uscito VAn
nuario statistico del Comune stesso per l’anno
1905: e come già facemmo per quello del 1904, vogliamo esaminare lo sviluppo raggiunto da que sto Comune - tra i primi d’ Italia - nelle varie manifestazioni della sua vita.
La Relazione che, buona guida, accompagna il lettore nell’ esame arido delle cifre, avverte che i caratteri demografici dell’anno 1905 non diffe riscono notevolmente da quelli del precedente anno; la natalità continua la sua cifra discen dente, e la quota di 21,11 nati su 1000 abitanti, che si sarebbe verificata nell’ anno 1905, sarebbe la più bassa che le Statistiche del Comune di Firenze dal 1817 in poi ebbero a segnare.
Con tutto ciò la popolazione è aumentata : ecco una statistica della popolazione al 1° gen naio degli ultimi cinque anni (popolazione pre sente o di fatto compresa la guarnigione) :
Anni Popolazione 1902 ‘208,748 1908 212,661 1904 216,786 1905 220,897 1906 228,216
Il numero delle nascite avrebbe invece avuto una repentina diminuzione, dopo un progressivo aumento:
Anni Maschi Femm. Totale
1901 2430 2206 4726
1902 2397 2307 4704
1908 2330 2337 4637
1904. 2415 2407 4822
1905 2384 2269 466o
L a fecondità dei matrimoni, calcolata sul nu-mero di matrimoni conclusi nell’ anno in confronto ai nati legitti mi dell’anno stesso, è diminuita a 2,68 per ogni matrimonio, essendo stata a 2,8S nel 1904 e 2,81 nel 1903. I nati morti furono
191 nel 1905 e sono un po’ meno del 4 per cento di tutte le nascite.
L ’ Annuario statistico tiene conto anche delle nascite illegittime, che furono a Firenze inferiori a quelle del 1904. Si ebbero infatti 14,80 nati vivi illegittimi su 100 nati - vivi in complesso, invece di 16,07 dell’anno precedente: gli illegit timi invece furono prevalenti tra i nati-morti.
Ed eccoci ai matrimoni:
I matrimoni celebrati in Firenze nel 1905 rappresentano nella cifra di 1535 il massimo del periodo dal 1890 al 1905 e superano di poco, con la media proporzionale di 6.88 su mille abitanti, la media corrispondente del 1904. -Ecco la sta tistica degli ultimi cinque anni:
Anni Matrimoni 1901 1864 1902 1807 1908 1467 1904 1489 1905 1585
II massimo dei matrimoni fn pel 1905 nel mese di giugno (184) il minimo nel maggio(99).
Il numero degli sposi analfabeti fu di poco inferiore a quello del 1904 (66 invece di 71): quello delle spose rimane identico nella cifra di 103.
Diminuì, si è detto, la natalità in Firenze: crebbe però la mortalità, la quale fu superiore e all’anno precedente e alla inedia dei quinquennio 1901-1905: Anni Morti 1901 4601 1962 4733 19)3 4815 19 )4 4708 1905 5050
L a Relazione trova la causa di questo sen sibile aumento nella rigidezza straordinaria del clima dei mesi invernali. Infatti Gennaio, Feb braio e Dicembre dettero n. 1648 casi di morte inveco di 1248 dell’ inverno precedente.
Circa le malattie, di cui l’ Annuario dà ac curato ragguaglio, riscontrasi aver portato un maggior contributo alla mortalità le malattie del l’apparato respiratorio (bronchite, polmonite) per le quali si ebbero 167 casi di morte più.del 1904; ma buon contributo fu pure portato da una serie di malattie infettive, quali il morbillo (67 casi di morte contro 30 nel 1904 e 4 nel 1903) e la difterite (92 casi invece di 75).
— L ’ Annuario ha cominciato col 1905 una classificazione dei casi di morte secondo la pro fessione dei deceduti : essa non è ancora com pleta, mancando alla relazione dei dati precisi della professione stessa: ma già qualche indica zione si è potuta avere, e si sa che, per esempio, di tubercolosi sono deceduti, su 100 maschi morti, il 3,7 dì benestanti, il 7,4 di militari, il 24,8 di impiegati civili, il 33,3 di agenti ferroviari e tran viari, il 15,6 di persone di servizio.
17 febbraio 1907 L ’ ECONOMISTA 101
Anni Immigrati Emigrati
1901 6036 2938
1902 6414 3256
1903 7226 3896
1904 6744 4596
1905 7278 5003
La differenza è sempre in più per l’emigra zione, e questo più è rilevante:
1901 -|- 3096
1902 |. 3158
1903 -I- 3330
1904 + 2148
1905 + 2275
Circa le condizioni, la Statistica rileva che nell’ anno 1905 immigrarono a Firenze 330 per sone che si dichiararono viventi di reddito, ma il numero complessivo dei componenti le rispet tive famiglie era di 798: altre 517 persone si dichiararono operai e traevano in complesso 1406 persone.
A Firenze il movimento emigratorio dette nell’anno 1905 una differenza in più di 1277 fa miglie è di 2275 individui in complesso: tutte le condizioni sociali contribuirono a questa ecce denza: la sola categoria degli impiegati civili dette un eccedenza di 124 persone.
Dopo essersi occupata dei macelli pubblici, dei prezzi dei generi di consumo principale; la Relazione passa ad esaminare l’ istruzione pub blica fiorentina, per la quale il Comune fece spese - all’ incirca come nel precedente anno - di L. 6,41 per abitante. Ma con sconforto riconosce e con stata la Relazione che negli ultimi tre anni sco lastici le iscrizioni elementari hanno mostrato tendenza alla diminuizione, e tanto più con scon forto perchè per la legge 4 luglio 1904 n. 182 che estende i limiti della istruzione obbligatoria da 9 a 12 anni di età e dalla 3a alla 5a classe, il numero degli alunni avrebbe dovuto aumentare. Vero è che molte famiglie fiorentine usano man dare i loro fanciulli a scuole private: con tutto ciò, non potendosi accertare in mòdo assoluto quanti fanciulli le frequentino, e esistendo del resto quell’ uso anche negli anni precedenti, in cui la frequenza delle scuole pubbliche era maggiore, il fenomeno .è doloroso' e tale da dar motivo di una seria ricerca delle sue cause, onde ovviarne gli effetti, che si ricollegano agli effetti generali tri stissimi dell’analfabetismo.
Fra le spese solite sono da annoverarsi quelle per le opere pubbliche (servizio di illuminazione e acquedotto), per la beneficenza, per l’ attività edilizia: basta dire per quest’ ultima che di fronte a 178 quartieri costruiti nel 1904, se ne ebbero 325 nel 1905.
Ci duole di non poterci dilungare in un esame più dettagliato dell’ Annuario statistico del Co mune di Firenze.
A l quale va data lode non tanto per la preci sione dei dati, quanto per il sistema logico simile a quello del Comune di Milano, seguito nella espo sizione dei dati stessi. Chè se ogni grosso Comune (ripetiamo l’osservazione già fatta a proposito di altri Comuni) pubblicasse i propri dat' statistici collo stesso sistema, si faciliterebbero di gran lunga le raccolte statistiche nazionali e gli studi di ordine generale, i cui resultati non vi ha chi possa mettere in dubbio.
ALCUNI APPREZZAMENTI
sulle Obbligazioni Ferroviarie tipo 3 %
In un articolo pubblicato nel numero di g en naio della . Rivista di Ragioneria del Collegio dei Ragionieri di Roma ed in un altro in corso di pubblicazione, esponendo alcune considerazioni sui prestiti ammortizzabili, ho indicato quali a parer mio sono le formule atte a determidare il valore da attribuirsi ad un’ obbligazione,,quando si vuole che frutti un interesse determinato, ed ho poi fatto un’ applicazione pratica di tali, formule ad alcune obbligazioni ferroviarie 3 per cento, e più precisamente alle Vittorino, Livornesi, Ferro viarie, Meridionali e Sarde.
Sembrandomi che i risultati ottenuti siano meritevoli dell’attenzione del pubblico, credo op portuno di esporli qui assieme ad un riassunto della parte del secondo dei suaccennati articoli che si riferisce ad essi e che indica il procedi mento scrupoloso che ho seguito per ottenerli.
L ’ applicazione pratica di cui ho parlato ha per oggetto la determinazióne del valore da at tribuirsi alle obbligazioni indicate, volendo che fruttino ai loro possessori l’ interesse del 3 1/2 per cento, interesse che, se viene ogni anno incassato soltanto parzialmente, si accumula per la parte rimanente, anno per anno, col capitale, e va a costituire il premio di rimborso.
Credo una tale ricerca molto interessante in questo momento, nel quale l’ interesse del princi pale titolo d ’ impiego del nostro paese è virtual mente ridotto ai 3 1/2 per cento, Sembrandomi le varie obbligazioni ferroviarie 3 per cento ot time per coloro che, non avendo bisogno di spen dere tutta la loro rendita, desiderano di metterne parte a risparmio.
Difatti tali obbligazioni sono paragonabili per solidità, alla Rendita, essendo alcune di esse dipendenti dallo Stato, ed essendo le altre garan tite da sovvenzioni dello Stato. Inoltre si può avere quasi la certezza che su di esse non verrà fatta alcuna riduzione d’ interesse,'se si esclude il caso remotissimo che la situazione finanziaria del paese esiga un inasprimento delle tasse di ricchezza mobile e di circolazione, che sono già molto elevate.
Per potere applicare le formule in questione, bisogna supporre costante la tassa di circolazione, la quale invece è variabile, e nel caso delle ob bligazioni 3 per cento deve tendere ad aumentare, come il valore delle obbligazioni ' stesse, per rag giungere da ultimo il massimo. Ma volendo per misura di prudenza ottenere per i valori da at tribuirsi alle diverse obbligazioni dei numeri che siano piuttosto al disotto che al disopra del vero, ci converrà di dare addirittura a questa tassa il suo massimo valore, che è di centesimi 60 per obbligazione.
.Ridotto costante con questa convenzione l’ef fetto della tassa di circolazione, abbiamo tutti gli elementi per procedere alla determinazione del valore da attribuirsi alle obbligazioni, per le quali si ottiene:
Per le Vittorine al 1° ottobre 1907 L. 397.57 » Livornesi al 1° gennaio 1908 » 397.36 » Ferroviarie al 1° luglio 1907 » 361.74 » Mer. al portatore al 1° ott. 1907 » 378.34 » » nominative al 1° ott. 1907 » 393.65 » 8arde A al port. al 1° aprile 1307 » 384.54 » Sarde A nomin. al 1° aprile 1907 » 399.06 » Sarde B al port. al 1° lug,io 1907 » 384.54 » Sarde B nomin. al 1° luglio 1907 » 399.06 » Sarde garantite dallo Stato al
1° aprile 1907 » 368.55
Questi valori sono assai superiori a quelli che hanno attualmente le obbligazioni conside rate ; ma, volendo fare un confronto ancora più preciso colla Rendita, bisogna tener conto che questa frutta il 3 3/4 per cento per altri cinque anni, e che un tal beneficio ha attualmente un valore di qualcosa inferiore a L. 1.25 per ogni L. 100 di capitale nominale.
Inoltre, trattandosi di titoli che non danno ai loro possessori periodicamente tutto l’ interesse che producono al 3 1/2 per cento, ma che ne ac cumulano parte col capitale, e trattandosi poi di un interesse non assoluto, ma dipendente da pro babilità matematiche, si deve giustamente con siderare le obbligazioni 3 per cento ad un livello più basso di quello della Rendita. E ’ per questa ragione che abbiamo portato al massimo la tassa di circolazione, che facciamo il confronto come se la Rendita fosse alla pari, e che, per tener conto dèi cinque anni di maggiore interesse della R en dita, toglieremo dai precedenti valori L . 5 per tutte le obbligazioni considerate, come se aves sero un valore di L , 400, all’ infuori delle Fer roviarie e delle Sarde garantite, per le quali toglieremo L . 4.50 per le prime e L. 4.75 per le seconde, essendo giustificata questa riduzione del valore trovato per esse.
Ma avanti di far ciò, bisogna determinare il valore attuale delle obbligazioni, ossia, ad es. quello al 1° marzo 1907, il che faremo approssi mativamente togliendo dai precedenti valori l’ in teresse al 3 1/2 per cento dal 1° marzo alle date alle quali sono stati calcolati, e aggiungendovi le cedole pagate in quel tempo e alla data finale. Si ottengono così per le obbligazioni considerate i seguenti valori al 1° marzo 1907 :
Per le Vittorine ' L. 396.45 » Livornesi » 392.30 » Ferroviarie » 358.80 » Meridionali al portatore » 377.10 » Meridionali nominative » 392.85 » Sarde A al portatore » 384.15 » Sarde A nominative » 399.00 » Sarde B al portatore » 380.75 » Sarde B nominative » 395.50
» Sarde garantite dallo Stato » 368.50
Con questa nota di valori, e tenendo conto delle varie considerazioni, esposte a favore e contro le obbligazioni 3 per cento, ognuno è al caso di giudicare se, a paragone della Rendita, quelle prese da noi in considerazione, ed in ge nerale tutte quante, meritino o no dei prezzi su periori agli attuali.
Dott. Ca r l o Bi g i a v i.
RIVISTA ECONOMICA £ FINANZIARIA
E ’ incominciato a Milano il ppimo Con gresso dei Probiviri. Intervennero circa 200
rappresentanti dei Collegi probiviriali di varie parti d’ Italia.
L ’avv. Contini, Presidente della Commissione esecutiva, tracciò il programma dei lavori del Congresso, che ha da pronunciarsi su temi riflet tenti la convenienza di estendere l’ istituto probi- virale ai lavoratori dipendenti dalle Amministra zioni pubbliche, al ceto degli impiegati civili e commerciali, all’agricoltura, al contratto di lavoro teatrale, e in genere a tutti i rapporti relativi alla locazione d’opera; sull’opportunità, di com mettere ai Probiviri un’azione collaterale all’ ispe zione sulle fabbriche e per l’adempimento delle leggi sociali; sulle forme e procedure dell’arbi trato commesso alle Giurie, sulla convenienza di estendere la competenza dell’ ufficio di Giuria, sulla convenienza di assegnare un’ indennità d’u dienza ai P robiviri; sulla riforma dell’ ufficio di presidenza, e su altre riforme procedurali.
Poscia parlò in nome del Sindaco l’ assessore avv. Morpurgo, presidente del Collegio probivi- riale delle industrie dei trasporti.
Indi il prof. Montemartini, direttore dell’ U f ficio nazionale del Lavoro, recò il saluto del M i nistro Cocco Ortu, che anche recentemente ria prendo il Consiglio Superiore del Lavoro riconobbe l’ urgente necessità di ritocchi alla legge sui Probiviri.
Sul primo tema (relatore avv. Gasparotto) riflettente l’ estensione della Competenza probivi- rale agli impiegati, il Congresso riconosce:
« 1. che la competenza della magistratura
probi virale può e deve, anche allo stato odierno della legislazione, essere estesa alla classe degli impiegati delle aziende commerciali e private.
« 2. Che per quanto riguarda gli impiegati dello Stato e degli Enti pubblici, la complessità la varietà, l’ importanza dei rapporti contrattuali fra essi e i pubblici poteri, male si adattano al carattere semplice e tecnico della giustizia pro- bivirale; per cui, mentre, di conformità ai voti reiteratamente espressi dalle organizzazioni e dai Congressi professionali, fa voti che la legge e i regolamenti facciano posto alle Commissioni arbi trali, con le rappresentanze di categorie di im piegati, delegate alla risoluzione dei conflitti, sopratutto in materia disciplinare; ritiene non es sere luogo di domandare l’estensione dell’ Istituto dei Probiviri, quale è oggidì concepito dalla le gislazione, dalla dottrina ed è oggetto di discus sione del presente Congresso, agli impiegati dello Stato e degli Enti pubblici ».
Il Congresso, indi discusse la convenienza di estendere l’ Istituto dei Probiviri all’ agricoltura, ed accolse le conclusioni dell’avv. Capeìlani nel senso che abbia il Governo a sottoporre al Par lamento un progetto di legge per la creazione di speciali Collegi probi virali agricoli connessamente coll’ istituto dell’arbitrato obbligatorio.
Si discusse poi dell’estensione del Collegio probivirale al corpo degli infermieri, e si votò
u d ordine del giorno, col quale considerando che
17 febbraio 1907 L ’ ECONOMISTA 103
ha fatto nascere responsabilità maggiori per gli infermieri che per il passato, e che la classe degli infermieri è fra quelle che meno facilmente pessono valersi del diritto di sciopero, dichiara che s’ impone la necessità dell’ istituzione dei Col legi probivirali per dirimere le controversie fra Amministrazioni e personale degli infermieri.
Si delibera infine anche per i domestici la necessità del probivirato, allo scopo di tutelare la loro inferiorità economica e di perfezionare il con tratto di lavoro.
—- Per quanto si conosca solo fino al 31 ot tobre 1905, è importante sapere quale sia la si tuazione delle Casse rurali italiane di pre stiti, la prima delle quali sorse in Loreggio
(Padova) nel 1883 sotto la denominazione di Cassa cooperativa di prestiti.
Al 31 ottobre 1905 queste Casse erano in numero di 1386 : ma è notevole constatare il progressivo aumento negli ultimi dieci anni :
al 31 ottobre 1895 Casse 1ST. 370 » 1896 » 628 » 1897 » 860 » 1898 » 895 » 1899 » 928 » 19^)0 » 973 » 1901 » 1006 » 1902 » 1099 >, 1903 » 1246 » 1904 » 1334 » 1905 » 1386
A quest’ ultima data l’ attivo complessivo ammontava in 47 milioni, di cui 33 milioni in cambiali in portafoglio, e il passivo in 46 mi lioni, di cui 32 in vari depositi.
—- Da alcuni giornali russi togliamo i dati statistici sulle Casse di risparmio dell’ Impero russo.
In principio dell’ anno 1904 si contavano 6,417 Casse di risparmio: alla fine di questo si con statò che erano state istituite 196 Casse e 55 erano cessate, in modo che al 1° gennaio 1905 erano in attività 6,558 Casse. A l 1° gennaio 1906 questo numero si è elevato a 6,604.
Ecco l’ insieme delle operazioni eseguite ne gli ultimi anni, avvertendo che pel 1905 le cifre sono solamente provvisorie :
Anni milioni di rubli
1900 765.4 1901 839.7 1902 922.2 1903 1028.2 1901 1093.9 1905 1366.4
— A lla Camera francese fu testé fatta una discussione sui prestiti russi, che destò enorme
interesse.
In una interpellanza svolta da Rouanet sulle misure che Caillaux calcola di prendere contro i banchieri che eccitano i portatori della rendita ad acquistare valori esteri, l’ oratore disse che il ribasso dei fondi russi fece perdere provvisoria mente oltre un miliardo al risparmio francese. La Russia è paese di finanza avariata — con cluse l’ interpellante. — Delcassè protestò e Cail laux dichiarò che l’ espressione di Rouanet con cernente un paese che non fa onore ai suoi im pegni non può applicarsi alla Russia. Rouanet
replicò che il cambio russo si è consolidato sol tanto dopo i prestiti francesi. Su trenta miliardi di valori esteri il portafoglio francese detiene 12 miliardi di fondi russi.
Rouanet proseguì poi, attaccando le manovre di borsa che cagionano ribassi di rendita. Se cioè non produrrà — proseguì 1’ oratore — un crack formidabile, i capitali emigrati ritorneranno in Francia, ma un’ ora sola di panico paralizzerebbe le industrie francesi e rovinerebbe la repubblica. Y i è ancora tempo per scongiurare il pericolo.
L ’oratore invitò Caillaux ad udire le grida degli oppressi di Russia che i banchieri vogliono perdere. Heslier attaccò pure gli intermediari fi nanziari e rimprovera alle società tedesche di scontare alla banca di Francia biglietti di ca valleria, mentre sono i francesi che forniscono cavalli alla Russia.
Pichon protestò energicamente contro le as serzioni di Rouanet. Mesiier disse che nulla au torizza siffatti attacchi contro il credito della Russia e contro la sua situazione industriale e commerciale. Si dichiarò lieto di vedere il go verno russo aggiungere le garanzie costituzionali alle garanzie verso gli assuntori del prestito. La Russia fece sempre onore ai suoi impegni. I due governi si prestano reciproca assistenza tendente a contribuire alla pace in Europa. L a Francia è decisa — concluse —- a perseverare in quest’ opera pacifica e restare fedele alla alleanza.
— Ecco alcuni dati sul progetto per la im posta francese sul reddito, testé discusso alla
Camera e commentato da tutta la stampa francese : Il progetto presentato alla Camera da Cail laux fissa un’ imposta del 4 per cento sui red diti mobiliari ed immobiliari, del 3 1[2 per cento sui redditi industriali e commerciali e del 3 per cento sui redditi dèi lavoro. Caillaux mantiene il sistema di impostazione dei valori mobiliari francesi, chiedendo 20 milioni in più senza im porre maggiormente i valori dei padri di fami glia aventi piccoli redditi. Tutti i valori esteri hanno libero accesso sul mercato francese me diante un diritto di bollo del 2 per cento sul valore nominale. La rendita, rimane esente, ma l’ammontare dei « coupons » sarà compreso nel reddito sottoposto all’ imposta.
La dichiarazione dei Contribuenti è accettata se non si prova inesatta. L ’ inquisizione — disse il Ministro — non esiste; 1’ amministrazione controllerà le banche e le società di credito; le frodi si puniranno con ammende rigorose.
La Camera accolse con applausi a sinistra e rumori a destra la lettura del progetto che si rinviò alla commissione per la riforma fiscale.
—• Ecco il risultato dell’ ultimo censimento al 31 dicembre 1905, sulla popolazione della Germania. Dal riassunto completo, pubblicato
ora, risulta che la popolazione dell’ Impero ger manico al 1° gennaio del 1906 era di 60,641,278 persone.
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E ’ ;notevole ohe negli ultimi cinque anni la popolazione maschile si è accresciuta in misura maggiore della femminile, fatto dovuto alla di minuita emigrazione e alla forte immigrazione di stranieri.
Alla fine del 1905 la Germania contava:
maschi: 29,884,681 — femmine: 30,756,597
con un aumento durante jl quinquennio di 2,147,434 maschi e di 2,126,666 femmine.
Ed ora, ecco la popolazione tedesca divisa per Stati, con l’aumento conseguito nei cinque anni:
A b it a n t i ¡ü 1 d ie . 1005 Aumento dal 1900-Uò Prussia 37,293,824 2,820.815 Baviera 6,524.372 348,315 Sassonia 4,598,601 317,875 Württemberg 2,802,179 132,699 Baden 2,PIO,728 141,870 Alsazia-Lorena 1,814,564 1,209,175 95,094 Assia 90,196 Amburgo 874.878 95,094 Meklemburgo-Schwerin . 625,045 17,275 Bruns vi k 485,958 21,625 Oldemburgo 436.856 39,676 Sassoni a-Weimar 388,095 25,222 Anhalt 328,029 11,944 Sassonia Meningen 268,916 18,185 Brema 263,440 38,558 Sassonia-Coburgo-Gotha 042,432 1 ,882 Sassonia Altem borgo 206,508 11,594.
Lippe 145.577 6,625
Heuss linea cadetta ’ .144,584 5,374
Lu becca 105,857 9,082
Meklemburgo-Strelitz 108,451 894
Schwarzburg Rudolstadt 96,835 85,152
3,776
Schwarzburg Sonden hausen 4,254
Reuss linea diretta 70,603 2,207
Waldeck 59,127 1,209
Schaumburg Lippe 44,992 1,860
Totale 60.641,278 4,274,100
Il commercio franco-italiano. — Come
al solito, diamo notizie di questo commercio nel 1906, traendole dal. bollettino della Camera di Commercio di Parigi.
Gli scambi italo-francesi durante l’ anno 1906 raggiunsero fr. 404,780,000 di qui ir. 171,113,000 di prodotti italiani entrati in Francia, e fr. 233.677.000 di prodotti francesi ed extra-europei, spediti dalla Francia in Italia. ,
Confrontando questi risultati con quelli del l’anno 1905, si verifica un aumento di franchi 17.779.000 per le, merci italiane ed un aumento di fr. 21,199,000 per le merci francesi ed extra europee.
I prodotti italiani in maggiore aumento sono le sete greggie e lavorate, che da franchi 28,312,000 salirono a franchi 41,053,000; automobili, che da fr. 573,000 salirono a franchi 2,638,000. Vengono poi : l’olio d’oliva, da L . 2,129,000 sali a 3,735,000; formaggi per 4,367,000; frutta da tavola 4,560,000; pelli e pelliccerie gregge 6,330,000; pelli e pel liccerie lavorate 4,731,000, borra di seta 12,687,000; uova 3,686,000; riso 1,753,000; tessuti di seta 1,003,000; oli volatili od.essenze 2,877,000; mi nerale di piombo 1,200,000; crusca e foraggi 2,162,000; pietre e terre per arti 649,000,
pol-1 lame, selvaggina e piccioni vivi pol-1,8pol-12,000, marmi 2,522,000; legno comune 2,535,000 ecc.
Sono invece in diminuzione gli zolfi, le trec cie di paglia, vasellami, cristalleria, medicinali, canape, sommacco, minerale di zinco, lane, crini, bestie soma, rame, ecc.
I prodotti francesi che hanno avuto maggiore aumento sono : Tessuti di seta, che da fr. 2,425,000 salirono a franchi 4,108,000 ; bestie da soma, che da fr. 2,445,000 salirono a fr. 4,073,000; sete la vorate, salirono a fr. 7,908,000 ; utensili e lavori in metallo che salirono a 4,9.36,000 ; macchine e meccanismi che salirono a 4,263,000; pelli e pel liccerie lavorate, per fr. 7,264,000; seme di bachi da seta, fr. 2,074,000; tessuti di cotone, fr. 1,291,000; zucchero fr. 986,000; baccalà ed altri pesci, fr. 2,883,000; carta cartoni, libri ed inci sioni, fr. 1,568,000, ecc. ecc.
I prodotti d’ origine extra-europei dalla Fran cia importati in Italia in aumento sono: Sete greggie, che da franchi 45,101,000 salirono a fr. 50,324,000 ; cotone in bioccoli che da fr. 1,022,000 salì a fr. 2,335,000; lane, per fr. 19,089,000|; pelli greggie, fr. 8,280,000; i prodotti in diminuizione sono: Bozzoli, che da fr. 2,220,000, scesero a fr. 1,393,000; caoutchouc, che scese a fr. 1,018,000.
I prodotti francesi maggiormente in diminu zione sono: articoli di Parigi, che da fr. 5,398,000 scesero a franchi 3,368,000; bastimenti di mare, che da fr. 3,028,000 scesero a fr. 1,166,000; rame che da fr. 3,259,000 scese a franchi 2,458,000, se menti, scesero a fr. 736,OuO; stracci scesero a fr. 2,157,000; prodotti chimici, che scesero a fr.
1,
838,
000. '
II commercio della Grecia. — Ecco le
cifre del commercio estero, della Grecia durante il terzo trimestre del 1906, paragonate col tri mestre del 1905: Importazione. i n d r a m m e 3° trimestre 1906 66,110,176 6° trimestre 1905 86.194,029 Differenza 88,858 Esportazione. i n d r a m m e 8° trimestre 1906 37,440,838 8° trimestre 1905 28,397,108 ____ t Differenza -\- 9,043,725
Le entrate della dogana sono le seguenti :
Dramme di carta. 3° trimestre 1906 9,672,238 3° trimestre 1905 8,586.555 Differenza -j- 1,085,683 • Dramme d’oro. 3° trimestre 1906 1,348,000 3° trimestre 1905 1,273,170 Differenza -f- 69,830
Il commercio belga. — L e importazioni
del Belgio furono circa 3,075 milioni di franchi nel 1906 contro 2,909 milioni nel 1905, ossia eb bero una differenza in più di 165,626 milioni di franchi.
17 febbraio 19G7 L ’ ECONOMISTA 105
sono salite a 2,441 nel 1906, cioè ebbero un au mento di '248 milioni.
I diritti di dogana percetti nel 1905 si erano elevati a 56,286 milioni di franchi, con un au mento di 718,924 sul 1905.
II commercio generale tra la Francia e il Belgio si eleva a 846,391 milioni di franchi.
, Il commercio del Giappone. — Ecco, in
yens, le cifre del commercio del Giappone durante il mese di novembre 1906, paragonate a quello del novembre 1905: Esportazioni Importaz.oni N o v . 1930 42,653,903 30,061,909 N o v . 19.5 . . 31,298,275 33,212,649 Totale 72,715,812 63,510,924 Ecced. delle impor.
» » espor. 12,591,994 914,374 Esportazioni importazioni Undici 1906 379,733,188 380,858,374 primi mesi d jff. sul 1905 -f- 94,737,5 -5 — 67,809,584 Totale
Ecced. delle impor. 766.591,51)27,125,186 +■ 26,927,921
Veniamo ora al commercio dei metalli
zi osi : Nov. 1939 Ésport. oro 2,015,035 » argento 12,0 LO N o v . 1905 1,394,313 219,879 Import, oro 516,137 » argento 23,585 1,243,563412,485 Ecced. della espor.
» » imp. 1,490,528 •12,050 Esport. oro » argén. Undici 1933 23,022,631 , 2,800,119 primi mesi diff. sul 1905 - f 7,963,409 + 1.165,029 Import, oro 36,616,233 » argén. 10,167,370 4- 17,031,536 + 212,732 Ecced. della esport.
» » imp. •28,960,853 —
Il commercio del Brasile. — Durante i
Bei primi mesi del 1906, l’esportazione del Bra sile si è elevata a 360,720 contos di carta, cioè a 21,516,481 lire st. contro 316,241 contos, ossia 19,226,770 lire st. dello stesso semestre del 1905.
V i ha dunque un aumento in oro di 2,289,711 lire st., e in Carta di solo 3,478 contos.
Sui 32 articoli di esportazione importante, solo 19 sono in aumento (particolarmente lo zu c chero ; il cotone, le pelli, il tabacco, la lana): vi è diminuzione sull’olio di castoro, le piante me dicinali, il manganese.
Il caoutchouc di ogni specie, di cui la cam pagna di esportazione è nel Suo pieno da set tembre a marzo, tiene il primo posto nell’espor tazione del primo semestre con 20,119,922 chilog. contro 19,713,487 nello stesso semestre del 1905.
L ’esportazione del cotone ha aumentato, sem pre pel semestre, di 13,500 contos.
- > <
-La delazione Casclani
sii
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bilancio di agricoltura
Crediamo opportuno accennare ai problemi prin cipali toccati da questa importante Relazione testé pubblicata.
Ecco testualmente quella parte della relazione sul bilancio dell’ agricoltura, dovuta all’ onorevole pro fessore Paolo Casciani, la quale si riferisce al problema dell’emigrazione :
Nonostante il progresso agricolo e industriale del paese, diventa ogni giorno più grave il movimento emigratorio transoceanico che ha già prodotto una notevole diminuzione di popolazione in Basilicata, che arresta ora l’aumento degli Abruzzi e Molise, nella Campania, e che minaccia di prendere serie propor zioni anche nelle Marche, in Sicilia e nell’ Umbria.
Nessun altro paese ha presentato nella sua storia un fenomeno emigratorio così imponente, che diventa sempre piu pauroso per le terre rimaste deserte, au mentando il prezzo delia mano d’opera all’agricoltura, specialmente meridionale che più avrebbe bisogno di essere sospinta sulla via del progresso. Per alcuni anni noi guardammo con simpatia cotesto movimento che, in un paese ancor povero ad onta del suo progresso industriale, rappresentava quasi una valvola di sicu rezza all’ incremento di una popolazione sproporzio nato alle risorse economiche della Nazione. Ma ora co testo fenomeno ha assunto tali proporzioni da richia mare l’attenzione degli economisti e degli uomini di Stato.
L ’ Italia ha un aumento di popolazione, pel solo movimento naturale, determinato cioè dall’ eccedenza delle nascite sulle morti, dell’ 11.46 per mille, con una densità di popolazione, di 113 abitanti ogni chilometro quadrato. Ci superano in densità l ’ Inghilterra, il Bel gio, l’ Olanda, ci eguaglia la Germania con 112 abi tanti.
La densità della popolazione italiana è diversa se condo le varie ragioni : essa è più forte in Sicilia e nell’ Italia settentrionale, minore nel Napoletano e nel l’ Italia centrale, scarsissima in Sardegna.
Si è ripetuto molte volte fin qui, e si seguita ad affermare ancora da molti, che il fenomeno emigrato rio italiano dipende principalmente dall’eccesso di po polazione superiore a quello di altri paesi. Ma questa affermazione non corrisponde alla realtà. Tutti gli al tri paesi d ’ Europa, tranne la Francia, la Svizzera, il Belgio e l’Austria, hanno un aumento di popolazione superiore a quello dell’ Italia per la sola eccedenza delle nascite sulle morti. Ma se si detrae il coefficente dell’emigrazione, al censimento del 1931 la sola Fran cia con l ’aumento di 1.05 e la Svezia con 6.25 presen tano un aumento di popolazione inferiore a quello del- 1’ Italia, che è ora di 7.38 per mille: in tutti gli altri paesi l’aumento era di gran lunga superiore. Se poi i dati si riportano al 1905, in seguito al movimento stra ordinario dell’emigrazione verificatosi nell’ ultimo quin quennio, sebbene la natalità si conservi elevata e la mortalità diminuisca, 1’ Italia presenta un aumento di popolazione ridotto al 6.1 per mille che è, dopo quello della Francia, inferiore all’aumento di popolazione di tutti gli altri Stati di Europa.
Se questo fenomeno si mantiene noi anderemo in contro sicuramente ad una sosta nell’aumento di po polazione. Un segno che giustifica questo timore lo abbiamo già avuto nel 1936, nel quale 1’ emigrazione transoceanica, che si suole considerare permanente e quindi perduta per la patria, è stata superiore all’ec cedenza delle nascite sulle morti. E’ doloroso che que sto fenomeno si acuisca mentre all’ industria progre diente ed all’agricoltura, scarseggia la mano d’ opera indispensabile al loro sviluppo.
Secondo i dati del censimento del 1901 il fenomeno emigratorio si palesava importante, ma non tale da impaurire. La sola Basilicata, a quell’epoca, invece di presentare un aumento analogo a quello delle altre re gioni presentò una diminuzione dui 3.39 ogni mille abitanti: tutte le altre provincie presentarono aumenti considerevoli che vanno da un minimo di 4.21 per mille in Piemonte, ad un massimo di 10 in Liguria, di 12 nelle Puglie, di 10 in Sicilia, di 17 nel Lazio.
disastrosi sul movimento di popolazione di intere re gióni.
L ’aumento di popolazione che al 10 febbraio 1901 era di 7.38 per mille, al 1 gennaio 1906 era disceso al 6.1 per mille. Soltanto alcune regioni hanno presentato un aumento di popolazione in questo periodo: il Pie monte, la Liguria, la Lombaidia, il Veneto, e la Sar degna ; le altre presentano tutte diminuzioni paurose. Infatti l’aumento di popolazione nel Lazio è d i sceso dal 17 al 10.6 per mille, nelle Puglie dal 12.20 a! 6.2, in Toscana dall’8.6 al 7.2, nell’Emilia dal 6.27 al 4.2, nell’ Umbria dal 4.67 al 3.9. Altre regioni hanno risentito effetti anche più notevoli. Così in Sicilia l’au mento è disceso nel quinquennio dal 10.76 al 2.7 ; nelle Marche da 6.77 al 2.1; nella Campania dal 4.27 all’ 1.1; negli Abruzzi e Molise dal 4.94 al 0.6.
La Basilicata che nel 1901 presentava una dimi nuzione di popolazione del 3 per mille, nel 1906 aveva una diminuzione dell:8 per mille. Se questa propor zione continua negli Abruzzi, nella Campania, nelle Marche, in Sicilia, avremo presto il fenomeno dell’ar resto di popolazione e forse anche lo spopolamento di alcune regioni come è accaduto per la Basilicata.
Non è questo il momento di indagare le ragioni che hanno concorso a rendere più acuto il fenomeno che può avere gravi conseguenze sull’avvenire econo- mico-morale e politico della patria. Ma lo Stato non può continuare a guardare con occhio rassegnato o in differente questo progrediente esodo di lavoratori, che avrà indubbiamente una ripercussione economica an che sull’ industria dei campi e delle officine.
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La relazione dell’on. Casciani sul bilancio di agri coltura si occupa anche della quistione delle acque.
Il relatore scrive che il Ministero dovrà volgere la sua attenzione anche alla nuova industria idrica che si è affermata specialmente in questi ultimi anni e che può essere nuovo l’elemento di floridezza econo mica per molte ragioni.
L ’ ufficio del regime delle acque veramente ammi revole, che pubblica ogni anno con mezzi irrisori splen dide monografie sul regime delle acque e dei fiumi, non ha trascurato alcuni degli elementi di studio. In ogni monografia sono infatti indicate non soltanto le acque dei fiumi alle quali lo studio è quasi esclusiva- mente diretto, ma in via occasionale si accenna anche al numero ed alla qualità delle numerose sorgenti mi nerali che sgorgano in ciascuna regione. L ’argomento merita ili essere studiato con maggiore precisione per l’ importanza che hanno assunto le acque minerali nella economia moderna.
E’ noto che la Germania, l’ Austria e la Francia, dalle acque minerali traggono grande partito nei rap porti igienici ed economici. Anche prescindendo dalle numerose stazioni balneari cui esse danno origine por tando la ricchezza in molte provincie, il commercio delle acque ha assunto in questi paesi notevole im portanza. L’ Ungheria esporta le sue acque in ogni parte del mondo, l’ Austria vi esporta acqua e sale, la Germania e la Francia le acque da tavola, che si trovano nella mensa del ricco nelle più lontane re- gioni.
Si calcola che in Francia il commercio totale delle acque minerali si avvicini ai 100 milioni di bottiglie. Da una pubblicazione fatta dal Kaiserlinchen Gesund-
heits Ami, di Berlino, nel 19,X), risulta che in Germa
nia il commercio annuo delle acque minerali, superava a quel tempo i 120 milioni di bottiglie. Il che non dóve sorprendere se una sola sorgente 1’ Apollinaris, smerciava in quell’epoca 27 milioni di bottiglie per anno. L ’ industria delle acque minerali ha assunto quindi in quei paesi, e può assumere anche nel nostro, una importanza della quale lo Stato non può disinte ressarsi anche per gli effetti economici che fa risentire su altre industrie.
Nel 1871, si previde dal Ministero di Agricoltura, 1’ importanza che potevano avere le acque minerali : furono in quel tempo pubblicate ricerche statistiche che misero in evidenza quale grande ricchezza di ac que minerali possegga lo Stato : ma da quell’epoca in poi lo Stato si disinteressò completamente della que stione.
Intanto anche in Italia si è andata, prima lenta mente, poi rapidamente svolgendo l’ industria termale, rimasta fino a poco tempo addietro allo stato rudimen tale, fra noi, mentre nei paesi vicini si è sempre
ap-Ì
>rezzata come elemento di prosperità e di ricchezza.A Italia era stata fino a pochi anni fa soltanto im
portatrice di acque minerali : l’esportazione nel 1890 era sconosciuta. Lo studio scientifico delle acque mi nerali, la loro utilizzazione, fece subito comprendere quale importanza possono avere anche pel nostro paese le acque medesime.
L ’ Italia è forse il paese più ricco d ’ Europa di ac que minerali : il Settentrione, le provincie Centrali, il Mezzogiorno ; le isole ne sono largamente dotate. La Toscana è fra tutto la più ricca, il che spiega forse perchè gli studi idrologici furono in quel paese ono rati in ogni tempo dai medici più eminenti. Nessun’al- tra Nazione possiede, come la nostra tanta ricchezza di acque clorurato-sodiche : delle così dette acque da tavola, acidule, carboniche, l ’ Italia possiede gran co pia : essa è quasi la patria delle acque ferrugginose. Abbondanti sono le acque solfuree e le bicarbonate- calcidiche, largamente utilizzate ; delle acque bicarbo nato-sodiche si cominciano a utilizzare alcuni esem pi ari pregevoli.
Oltre 600 comuni italiani possiedono acque mine rali : le sorgenti note sono circa 1700 disseminate sui monti e per le valli, dalle Alpi alla Sicilia. Nonostante tutta questa ricchezza idrica, l’ Italia ha importato nel 1905 quintali 69.799 di acque ; l’esportazione nulla o quasi prima del 1900, dal 1901 ha aumentato rapida mente ogni anno: alla fine del 1906 ha eguagliato l ’ im portazione. Tra pochi anni l’esportazione raggiungerà certo proporzioni considerevoli, mentre l’ importazione resterà ridotta ai soli tipi di acque minerali che an cora non furono scoperte in Italia.
Se lo Stato accordasse a questa industria gli aiuti indiretti dei quali ha bisogno per prosperare, essa po trebbe svolgere con maggiore attività 1’ opera. L ’ Ita- talia è inondata dalle acque straniere che giungono sui nostri mercati liberamente : le nostre acque non possono penetrare in Francia che a patto di formalità lunghe, costose, artificialmente accresciute che stan cano anche i più volenterosi. Una cassa di acqua fran cese ptìò giungere in Italia soltanto gravata dalla spesa di dazio e di trasportò : le acque italiane per entrare in Francia e nell' America del Nord devono anche sopportare una spesa di lire 13.00 per la vidima zione del console constatante il luogo di origine. Se si tratta di una sola cassa il costo viene ad essere quasi raddoppiato. Tutti i paesi stranieri hanno una legislazione per l ’allacciamento, ed il commercio delle acque minerali sono garantiti i metodi di presa, le di sinfezioni, proibite le imitazioni e l ’ Italia non ha an cora provveduto a niente. E ’ necessario colmare que sta lacuna con provvedimenti igienici e legislativi.
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Intorno alla applicazione della legge sul lavoro delle donne e dei fanciulli, la relazione Casciani sul bilancio della Agricoltura fa le seguenti osservazioni.. La applicazione della legge sul lavoro delle donne e dei fanciulli è stata ostacolata da due principali cause :
1. mancanza di un servizio di ispezione tecnica e specifica. L ’ ispettorato tecnico esistente (ispettori delle industrie ed ingegneri del .Regio corpo delle mi niere) è sovraccarico di lavoro e non ha quindi potuto e non può dedicarsi colla necessaria attività alla vi gilanza nell’ interesse di questa legge. Quindi tutta la sorveglianza può dirsi affidata esclusivamente agli uf ficiali di polizia giudiziaria, personale tecnicamente non adatto e non dipendente direttamente dalla am ministrazione della agricoltura ed industria, la quale è costretta a valersi dell’ intermediario delle autorità prefettizie, non sempre rispondenti ai bisogni e non troppo sollecite all’opera.
2. necessità di temperare, sebbene transitoria mente con concessioni speciali e con deroghe, le rigo rose prescrizioni della legge, le quali specialmente nei primi momenti della sua applicazione urtavano troppo considerevolmente le esigenze e le consuetudini della industria e della mano d ’opera.
Ciò ha portato come conseguenza che la legge non risulti rigorosamente applicata, ed in seguito ad un voto del Consiglio del lavoro venne formulato quel di segno di legge che fu presentato alla Camera il 20 giu gno 1905, che la Camera votò il 9 maggio 1906 e che ora attende il voto del Senato.
E ’ quindi facile comprendere che per quel primo anno non fu possibile curare colla dovuta diligenza l ’esame e lo spoglio del materiale e soprattutto quello delle de nuncie di esercizio, onde il numero delle denuncie per l ’anno 1904 non dà affidamento di troppa esattezza.
17 febbraio 1907 L ’ ECONOMISTA 107
uno speciale ufficio che darà preziosi aiuti al servizio di ispezione e di vigilanza, che basa la sua azione ed il campo della sua attività sulla dichiarazione di ob bligo di osservanza della legge, in guisa che si può ritenere che fra breve la prescrizione della presenta zione della denuncia di esercizio verrà fatta da tutti coloro che vi sono obbligati e da essi soltanto.
Ciò premesso, la relazione Casciani pubblica i se guenti dati relativi alle denunzie di esercizio per gli anni 1904-1905.
Nel 1904 le denuncie pervenute furono 14,150. Crii operai che risultavano occupati negli stabilimenti de nunciati furono 414,915 maschi e 414,236 femmine.
Di essi erano soggetti alla legge 41.798 maschi (fan ciulli) e 82,111 femmine (fanciulle) ; 151,506 donne m i norenni e 180,619 donne adulte.
Nel 1905 le denuncie presentate (e rigorosamente esaminate, e quindi regolari, valide e rispondenti al- l’obbligo) furono 12,906. Gli operai occupaci negli sta bilimenti denunciati furono 461,216 maschi e 457,610 femmine.
Di essi furono soggetti alla legge 71,152 maschi (fanciulli) e 87,095 femmine (fanciulle): 172,468 donne minorenni e 108,047 adulte.
Il servizio della vigilanza ed ispezione non ha po tuto effettuarsi in modo regolare, per deficienza di personale tecnico. Oggi però in seguito alla istituzione di speciali incaricati tecnici alla diretta dipendenza dell’ ufficio del lavoro ed alle continue pressioni fatte alle autorità prefettizie per indurle a meglio curare l ’opera dei funzionari di polizia giudiziaria, è da ri tenersi che anche questa importantissima fra i ser vizi di amministrazione della legge darà risultato as sai più soddisfacente.
Ciò posto ecco le ispezioni che risultano al Mini stero di agricoltura, mentre si può ritenere che altre ispezioni siano state compiute senza che i relativi ver bali siano stati trasmessi.
Nel 1903 risultano fatte 959 ispezioni straordinarie, ed alcune altre pochissime nel 1905. ordinate dal Mi nistero in seguito a reclami. Delle 959 ispezioni stra ordinarie eseguite nel 1903, buona parte però si ha ragione di credere che rientrino nel numero di quelle che furono preordinate alla pubblicazione della nuova legge e quindi rientrino nel periodo di vita della legge del 1886 sul lavoro dei fanciulli.
Le ispezioni ordinarie avvenute nel 1903 furono 21,767 ; quelle avvenute nel 1904 furono 51,011 e quelle avvenute nel 1905 furono 29,389.
Per quanto riguarda i libretti di lavoro non si è in grado di conoscere esattamente quanti furono quelli che il Ministero distribuì alle autorità locali e quanti quelli che i Municipi rilasciarono agli operai durante il secondo semestre dell’ anno 1903, prima dell’ attua zione della legge.
Nel 1904 il Ministero distribuì 83,100 libretti : nel 1905 ne distribuì 148,250.
I comuni rilasciarono 144,861 libretti nel 1904 e 149,763 nel 1905.
Per 1’ interesse della applicazione e della osser vanza della legge — osserva la relazione — gioverebbe assai potere stabilire un confronto fra il numero dei libretti rilasciati annualmente ed il numero degli ope rai obbligati ad essere muniti di libretti, assunti nello stesso anno al lavoro. Ma tale confronto non è possi bile perchè l’amministrazione non .può avere notizia delle nuove assunzioni e soltanto è in possesso, desu mendolo dalle denuncie di esercizio del quantitativo totale di tali operai, occupati nel lavoro ogni anno, il quale naturalmente è costituito da tutto il personale impiegato sia nell’anno sia negli anni precedenti.
Un indice di notevole importanza dell’ osservanza della legge è dato dalle contravvenzioni accertate da gli ispettori. In complesso dal primo luglio 1903 aj 31 dicembre 1905 esse furono 1771, ri ferenti si a 538 ) violazioni delle disposizioni della legge e del regola mento.
La relazione rileva che è facile intuire che questo numero assai esiguo non può rappresentare la vera inosservanza della legge, poiché è risultato che fu tra scurata la trasmissione di molti verbali per parte delle prefetture e che dagli ispettori fu omesso ^n molti casi di accertare le contravvenzioni riscontrate du rante la visita.
La organizzazione delle Ferrovie di Sialo
Diamo il riassunto del disegno di legge present ito alla Camera per la sistemazione dell’esercizio di Stato. Il progetto è organicamente diviso in parecchi capi: il primo contiene disposizioni generali; il secondo le norme regolatrici degli organi dell’amministrazione ferroviaria; il terzo riguarda i bilanci e i controlli; il quarto le tariffe e gli orari; il quinto il personale; il sesto il Consiglio generale del traffico; il settimo la. Commissione parlamentare di vigilanza ; l ’ottavo ed ultimo contiene le disposizioni generali e transitorie.
I,’ Autonomia.
Il progetto mantiene il principio della autonomia della azienda ferroviaria coordinato però ai principi fondamentali del nostro diritto pubblico in tema di responsabilità ministeriale e di responsabilità, degli am ministratori de) pubblico denaro. E ’ riconosciuto quindi il diritto del Ministero di annullare gli atti illegali dell’Amministrazione e anche quello di negare esecu torietà per gravi motivi alle deliberazioni dell’ Ammi nistrazione stessa, con decreto motivato, udito il Con siglio dei ministri. ...
E ’ altresì esplicitamente riconosciuto il diritto e il dovere del Ministro dei lavori pubblici di accertarsi dell’andamento dell’ azienda con ispezioni saltuarie. D ’altra parte viene disciplinata con nórme precise la responsabilità degli amministratori e di essa è chia mata a giudicare la Corte dei conti.
d ii organi dell’ amministrazione.
Organi dell’amministrazione sono il direttore ge nerale, il Consiglio d ’amministrazione e le Direzioni compartimentali. Rimandando al regolamento le norme strettamente tecniche, la legge si limita a disciplinare le attribuzioni dei suddetti organi, è il loro modo di funzionare. Con l’attuazione della legge definitiva ces sano dalle loro funzioni gli attuali membri del Comi tato di amministrazione. Il nuovo Consiglio, composto del direttore generale e di otto consiglieri scelti fra i funzionari dello Stato, si rinnova ogni due anni per un quarto. I consiglieri uscenti .non possono essere li nt minati che dopo quattro anni.
Il progetto determina altresì le attribuzioni delle Direzioni compartimentali, ma rimanda la determina zione del numero, della sede e della circoscrizione e l’ordinamento interno di esse a un decreto reale che sarà emanato, udito il Consiglio di amministrazione dei ministri.
Bilanci e controlli.
Il capo terzo mantiene il controllo preventivo della Corte dei conti con opportune limitazioni giustificate dal carattere industriale dell’azienda e da possibili ra gioni di urgenza.
Notevoli sono le disposizioni per le quali, a salva guardia dei l’autonomia, il ministro dei lavori pubblici che ritenga opportuno variare gli stanziamenti proposti nei bilanci della Direzione generale, deve darne spe ciale ragione con le note giustificative dei corrispon denti capitoli; e per la medesima ragione nuovi stan ziamenti o aumenti , di quelli proposti dal Governo non possono essere approvati che per legge speciale.
Il progetto disciplina pure con opportune garanzie i contratti dell’azienda ferroviaria, specialmente se.con- clusi in seguito a licitazione privata o per trattativa privata. Codifica inoltre con opportuni emendamenti la pratic sinora seguita nell’aggiudicazione del mate riale fisso e mobile e di quello metallico di armamento fra l’ industria nazionale e quella estera, determinando, quando possano dirsi pari le condizioni, che l’ industria nazionale debba essere preferita.
Tariffe ed orari.
Nel capo quarto è. regolata la materia deile tariffe e degli orari. Eccone le principali disposizioni :