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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.34 (1907) n.1744, 6 ottobre

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Anno XXXIV

Voi. XXXVIII

Firenze, 6 Ottobre 1907

S O M M A R I O : Borse, industrie, circolazione — La proprietà fondiaria in Germania II congresso della eoo aerazione internazionale a Cremona - Gli imballaggi più in uso nei paesi esteri - R i v i s t a B ib lio g r a fic a : V Mori, Caratteri della persona giuridica nelle pubblicazioni e leggi recenti - Henri Lichntenberger, L A e* magne moderne et son évolution - Hnry W. Wo'ff, Cooperative Banking its prinoiplea and praetice - R i v i s t a e co n o m ic a e f in a n z ia r ia : Sulla stato attuale dei Comizi agrari italiani - L a conferenza internazionale per l’unificazione del diritto marittimo - Un rapporto sulle industrie e sui commerci d i F iladelfia - Un rapporto relativo all’emigrazione britannica nel 1906 - 1 progressi economici dell’Isola Form osa - R a s s e g n a d e l c o m m e rc io in te r n a z io n a le : Il commercio anglo-affrieano — Il commercio del Brasile Situazione del Tesoro agosto 1907— Il movimento demografico in Italia - Le bonifiche italiane - Le cooperative di lavoro por e opere pubbliche - La cooperazione agricola in Irlanda - Mercato monetario e R ivista delle Borse - So­ cietà commerciali e industriali — Notizie commerciali.

La crise, che fino a qualche settimana fa si era limitata ai ribasso di alcuni valori più in vista, si è allargata e presenta in questo momento un aspetto più minaccioso, non solo per 1 inaspri­ mento dei

ribassi,

ma anche perchè attacca oimai anche il consolidato, che eravamo abituati da qualche tempo a vedere resistente a tutte le pic­ cole e grandi burrasche.

Ciò che è peggio, contemporaneamente alla persistenza di questi maggiori ribassi, le industrie cominciano ad accusare un malessere, non grave ancora, ma esso pure minaccioso, in quanto meno facilmente esse trovano ora nel credito i.mezzi ne­ cessari per mantenere la loro posizione e procedere nel loro sviluppo.

Di fronte al pericolo minacciante, il quale se mai porterebbe la crise dalle Borse alle industrie, a gran voce l’economia del paese domanda di essere aiutata, e gli industriali guardano agli Istituti di emissione come alle sole potenze finan­ ziarie capaci in questo momento di portare un qualche rimedio alla situazione, che da un mo­ mento all’altro può diventare gravissima e scon­ volgere l’organismo sempre gracde della industria italiana, sino a ieri così florida e così promettente.

Fare quindi in questo stato di cose una breve analisi dei tre argomenti : borse, industrie, circolazione, nei loro attuali reciproci rappoi ti, non è senza dubbio fuori di luogo, e cercheremo di esprimere in proposito il nostro pensiero colla massima franchezza e colla maggior possibile chiarezza.

Borse.

Abbiamo già avuto occasione in questi ul­ timi mesi dì esaminare il movimento delle Borse e di giudicare sulle cause che hanno determinato il persistente ribasso dei prezzi di quasi tutti i

valori. Noi continuiamo impenitenti a non dare eccessiva importanza all’elemento « m anovre dì

borsa » ed alla azione delle così dette « bande nere ». Le bande nere non agiscono efficacemente e le manovre di borsa non hanno durevole e profondo effetto, se non quando esistono delle cause intrinseche di cui possono, approfittare.

Ora le cause intrinseche per giustificare un possibile ribasso di alcuni titoli esistevano o no.' Basta leggere le riviste dei mercati del 1905 e del principio del 1906, per ricordare che era quasi generale il convincimento che si fosse troppo corsi nel rialzo e che si fosse esagerato nell’apprezzare il valore di alcuni titoli più in vista ; nessuna meraviglia quindi che gli speculatori si divides­ sero in due schiere ; quelli più moderati e più timidi, che cessavano dallo speculare parendo loro eccessivi i prezzi; e quelli più arditi e pronti, .che da questo stesso convincimento traevano ar­ gomento per operare al ribasso. E possiamo ben dire che se i grandi Istituti di Credito spiega­ rono nel 1905 e nel principio del 1906 una azione, che pareva visibile, nell’aumento del valore dei titoli, parve egualmente che, o disinteressandosi dal- l’agire sul mercato od agendovi in senso contrario, non abbiano certo ostacolato il movimento regres­ sivo che si è andato determinando. _

Nelle borse intanto gii speculatori, rimasti di un solo partito, si sbizzarrirono a far cadere i titoli sempre a più basso prezzo, e mentre ad ogni liquidazione a fin di mese il pubblico cre­ deva che sarebbe intervenuta la contropartita per approfittare del buon mercato, la contropartita non si presentò e lasciò anzi, sempre assente, che si determinassero crisi aspre come quella di Le- nova, limitandosi a prestare la sua opera languida e non convinta per qualche salvataggio.

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è gran fatto commossa per le vicende della borsa di Genova, quasi quasi compiacendosi, anzi, che co­ loro i quali avevano arrischiato il loro denaro con una previdenza così scarsa, fossero puniti della loro audacia. Era generale convincimento che quanto più i ribassisti facevano calare i prezzi dei valori, tanto più facile sarebbe stato l’ inter­ vento del capitale per farne il vantaggioso acquisto e determinare così un nuovo rialzo od almeno impedire un ulteriore ribasso. Ed ancora si os­ servava : tanto più facile sarà il prossimo inter­ vento del capitale a metter fine al ribasso, in quanto per acquistare i titoli occorre una quan­ tità di capitale molto minore di prima, essendo i prezzi dei titoli stessi, così notevolmente di­ minuiti.

Ma l’atteso intervento del capitale non si è verificato sin qui, e non vi è veramente alcun sintomo che si verifichi prossimamente.

Le cause di questa ritrosia del capitale a ricomprare per 50 quello che non molti mesi fa aveva pur comperato 100 e 150, sono molteplici. La prima di tutte è di carattere psichico ; in genere il pubblico compra i titoli quando segnano un movimento al rialzo, e si astiene dall’acquisto se il movimento è al ribasso; abbiamo analizzato altra volta questa singolare tendenza e non ci ripeteremo. Poi alcuni fatti lasciarono credere ad una grave crisi monetaria minacciante ; la Banca d’Inghilterra, che rialzò il saggio dello sconto in un’epoca in cui ordinariamente non suole prendere tali misure: il fatto che la Banca di Fran­ cia, che da molti anni non mutava il suo tradi­ zionale 3 Ojo, si sentì costretta a portare il saggio dello sconto al 3 1]2; le continue richieste d’oro dell’America ; le difficoltà d’ogni genere tra cui si dibatteva e si dibatte con mirabile energia il mercato germanico ; tutto questo mise un po’ in allarme, oppure consigliò una certa attitudine di aspettativa nell’Alta finanza, la quale si astenne da ogni intervento nelle B orse; e non mancavano anzi alcuni i quali asserivano che, data la situa­ zione generale, fosse benefico il movimento al ri­ basso e quindi non dovesse essere ostacolato.

Mentre pertanto il capitale si mostrava così perplesso, ma non ancora pauroso, ecco che in Fran­ cia, in Inghilterra ed in Italia, uomini autorevoli, giudicando la situazione economica, esprimono la opinione che sia prossima una crisi di p ro d u ­

zione. Noi abbiamo cercato di confutare quella opinione che riteniamo errata, e persistiamo a credere che se mai una crisi di produzione av­ venisse ciò sarebbe dovuto principalmente al pa­ nico infiltrato nel capitale, colle autorevoli pre­ visioni sulla crisi stessa; — ma, comunque, sta il fatto che l’accenno ad una possibile ed, alcuni dicevano, prossima crisi di produzione, il che vuol dire crisi industriale, che colpisse le prin­ cipali nazioni, non poteva a meno di aggiungere ragioni di timore al capitale italiano, ancora poco esperto delle vicende del mercato industriale, abi­ tuato, sino a pochi anni or sono, ad investirsi in titoli di Stato, e già un po’ impensierito per il persistente movimento al ribasso che era segnato nelle Borse.

L a crisi di Borsa o di speculazione oltre­ passò da quel momento i caratteri suoi propri e cominciò a diventare una crisi industriale.

Le industrie.

E noto come, specialmente negli anni 1904- '1905 e 1906, l’ Italia abbia visto un meraviglioso sviluppo delle sue industrie. Non solo indicano questo sviluppo le numerose società commerciali che si sono costituite, nonché l ’ aumento della importazione di materie prime e di macchine, e l’aumento di esportazione delle materie lavorate; ma ancho il considerevole incremento delle en­ trate dello Stato, è la prova evidente del proce­ dere ascendente della attività industriale della nazione.

Tale fioritura, in gran parte inattesa, fu però alquanto tumultuaria: e più volte dai competenti venne avvertito che si correva il pericolo di aver messa troppa carne al fuoco e di non aver la legna bastante per cuocerla. L e Banche grandi e piccole, e i privati per vario tempo, andarono a gara a sovvenz’onare le industrie nascenti e quelle che si ingrandivano. E poiché i mezzi ri­ chiesti dal lorocomplesso erano superiori ai mezzi disponibili, fu seguita la pericolosa politica di dare a ciascuno una porzione del bisognevole, salvo a completare poi gli assegni. Il risparmio del paese, sempre crescente, i profitti ottenuti da ogni ge­ nere di industrie e di commerci, lasciavano cre­ dere, o forse si amava che lasciassero credere, immancabili nel prossimo avvenire i mezzi di­ sponibili per accordare alle industrie ed ai com­ merci le altre porzioni di capitale di cui avreb­ bero avuto in seguito bisogno per reggersi. Se è possibile fare un paragone con fatti alquanto di­ versi, è avvenuto per le industrie quello che av­ venne per l’edilizia a Roma ; si concedeva un pre­ stito per acquistare il terreno su cui fabbricare, e poi un altro prestito per costruire le fondamenta e poi un altro per il pianterreno e cosi via, perchè le richieste erano tante che non si poteva dare a cia­ scuno ciò che occorreva per tutta la fabbrica. Un bel giorno mancarono i mezzi

E siamo oggi proprio a questo punto; al­ cune regioni eminentemente industriali, come la Lombardia ed il Piemonte ed un poco anche la Liguria b l’ Emilia, non possono assolutamente procedere nello sviluppo dei programmi anche mi­ nimi di quelle industrie, se il capitale non con­ tinua ad intervenire come aveva lasciato sperare. L a crisi di borsa ha fatto aiquanto procrastinare le richiesto, ritenendo che fosse crisi passeggierà; ma tale ritardo ha prodotto l'effetto di rendere ora più simultanee, e più urgenti lo richieste stesse, mentre il capitale, un po’ spaventato dai disordini di Borsa, un po’ preoccupato dalle pre­ visioni di una prossima crisi industriale, un po’ allettato dagli alti saggi di interesse che si praticano all’estero, si dimostra meno propenso a continuare nelle sovvenzioni a le industrie na­ zionali, le quali sono per conseguenza, allarmate e veggono in pericolo il lavoro di tanti anni. Si aggiunga che il capitale estero, che fin a qual­ che tempo fa interveniva volentieri nelle cose ita­ liane, specie il capitale francese e belga, ed un poco anche il tedesco, oggi ritorna in patria, dove ha da accontentare crescenti domande.

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direttamente alle industrie, od hanno interesse a vederle sostenute o sono allettati da una alta rimunerazione. E' queste vendite di titoli p er fa r

den aro, nella quasi totale assènza di compratori, determinano nuovi ribassi ed anche il panico, ar­ restando o diminuendo questa stessa corrente che sarebbe favorevole a sovvenzionare le industrie.

I grandi Istituti di Credito che hanno nel recente passato incoraggiato, forse fino alla im­ prudenza, lo sviluppo industriale, si sentono in­ timoriti, perchè la massa di depositi che costi­ tuiscono tanta parte del capitale operante, potrebbe spaventarsi se temesse che gli Istituti si im­ pegnassero soverchiamente nelle industrie; co­ minciano a diminuire perciò i riporti, vogliono avere una notevole larghezza di cassa o di por­ tafoglio breve e sicuramente realizzabile, e negano alle industrie quelle ulteriori sovvenzioni a cui esse avevano, se non diritto, corto ragione di sperare come immancabili.

E siamo precisamente al momento in cui dal campo industriale esce il grido; vogliamo denaro per mantenerci e svilupparci, se no saremo co­ stretti a chiudere i nostri opifici e ne nascerò una catastrofe ; — gli Istituti alla loro volta dicono: non abbiamo abbastanza denaro per avven­ turarci in nuove-imprese ; ogni imprudenza od an­ che solo ogni aumento di alea può smuovere la massa dei nostri depositi e determinare un gran panico sul mercato; — il pubblico capitalista sente, intuisce tutto ciò e dice dal canto suo una sola frase: ho paura; — e non si avventura.

Questa in brevi tratti la situazione quale appare a noi, disinteressati spettatori e studiosi dei fenomeni economici.

Quale il rimedio?

Circolazione

Ad una voce si afferma: la sola salvezza possibile è quella di autorizzare le Banche di emissione ad una circolazione maggiore, suffi­ ciente a scongiurare il gravissimo pericolo che ci minaccia.

Ed i più osservano che la circolazione acu ì le Banche di emissione sono autorizzate è ancora minore di quella stabilita nel 1893, perchè le leggi successive la hanno diminuita (e non pen­ sano che in gran parte il di più era in corre- spettivo di immobilizzazioni che furono liquidate) — che tale limite alla circolazione non può con ­ siderarsi sufficiente oggi dopo tanto sviluppo di affari di ogni genere ; — (e non pensano quanti altri e diversi intermedia:! degli scambi si sono moltiplicati) — e concludono che bisogna auto­ rizzare le Banche di emissione ad aumentare i mezzi coi quali possono venire in aiuto alle industrie.

Ed il rimedio sembra semplice, ma esso im­ plica evidentemente molti e diversi problemi. Prima di tutto bisogna bene por mente che non si tratta di qualche diecina di milioni, quando si voglia veramente scongiurare la crisi. Guai se si prendessero provvedimenti eccezionali in misura insufficiente a raggiungere lo scopo; oc­ corre valutare con cura meticolosa quale sia il fabbisogno e. se si deve provvedere, tarlo quanto basta’ *e non vi ha dubbio che occorreranno al­ cune centinaia di milioni. Poi occorre la garanzia che questi milioni saranno bene impiegati a sov­

venire efficacemente le industrie sane e robuste, non a far risuscitare le morte od a mettere degli impiastri a quelle malate. Infine bisogna anche che il provvedimento eccezionale sia ecce­ zionale davvero, nel senso che non abbia ad avere, almeno in parte, un carattere permanente.

Le nostre leggi bancarie nate in momenti nei quali fatti così dolorosi si erano accumulati, e la economia del paese era tanto depressa, sono senza dubbio eccessivamente ristrette ; e noi stessi in più occasioni domandandone la riforma, ab­ biamo asserito e cercato di dimostrare, che oc­ correva dare alle Banche di emissione maggiore libertà di azione, affinchè potessero esercitare nel mondo finanziario quella influenza che loro spetta come regolatrici del mercato. Ma qui non si tratta in questo momento di una riforma bancaria ispi­ rata a nuovi concetti ; anzi si tratta di un prov­ vedimento urgente e straordinario.

Ora noi crediamo, che, senza andare come alcuni vogliono ad un eccesso di circolazione, il Tesoro e ia Banca d’ Italia possano prendere mi­ sure sufficienti per intervenire nel mercato con una certa larghezza. Il Tesoro ha una situazione di cassa floridissima (430 milioni) e potrebbe, come ha fatto altro volte, tenere una parte della sua cassa alla Banca, diminuendo o riducendo il saggio di interesse, che è — con evidente contraddizione — superiore del mezzo per cento alla tassa di cir­ colazione. La Banca d’ Italia ha nella sua situa­ zione ancora qualche margine da usufruire ; il Ministro può senza, dubbio di sua autorità auto­ rizzare un aumento della circolazione eccedente, rendendone meno gravi gli oneri, affine di non dover pesare sulle industrie con un saggio troppo alto dello sconto. Il modo quindi di mettere a .disposizione del mercato qualche centinaio di mi­ lioni non manca, anche se si vuol evitare un prov­ vedimento che abbia la apparenza di essere ec­ cessi vo.

Nè spetta a noi indicare la tecnica di questi provvedimenti, quando a capo degli Istituti di emissione vi sono uomini cosi esperti ed illumi­ nati.

Certo è necessario operare urgentemente e saviamente; e, non ci stancheremo inai dal ripe­ terlo, è necessario l’accordo di tutti per scongiu­ rare nn turbamento della economia nazionale che sarebbe veramente esiziale.

La Germania ci ha dato l’esempio di saper resistere vittoriosamente ad una crisi industriale che da più anni la minaccia; e chi legge le si­ tuazioni della Banca dell’ Impero e vede le oscil­ lazioni delle sue cifre, indovina facilmente il movimento, talvolta convulso, di quel mercato, che è sostenuto sopratutto dalla concordia di tutti.

Per fortuna questo turbamento del mercato italiano si verifica in un momento in cui la Banca d’ Italia è in uno stato veramente prospero, non solo perchè ha avuto un lavoro, durante l’eser­ cizio, veramente cospicuo, ma anche perchè non è nemmeno tocca in misura sensibile dal ribasso del consolidato, di cui non possiede che una scorta relativamente limitata.

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del paese, per imporre a quelle disordinate e per escogitare una serie di misure atte ad evitare il pericolo.

Ed auguriamo che gli sforzi concordi degli uomini che amano il bene del paese, riescano a porre un margine a questo stato di cose.

La propini Mai in ieriania

Non deve passare inosservato un movimento che va notevolmente crescendo in Germania, per ottenere alcune riforme nel regime giuridico-eco- nomico della proprietà fondiaria tanto rustica che fabbricata.

Fino dal 1888 si era costituita in Germania una Federazione tedesca per la riforma della « pro­ prietà fondiaria » della quale fu ispiratore Mi­ chele Flürschein, e primo presidente il Dottor W ehberg e, dopò varie vicende, dalle quali si po­ teva credere che non potesse raggiungere nessuno scopo pratico, più recentemente, per opera special- mente del pubblicista Damaschte, assunse una certa importanza, così che avrebbe già circa tre mila soci ed una entrata annua di oltre 22 mila marchi. Oltre i privati, fanno ora parte della As­ sociazione i4 comuni, 23 Società di funzionari, 12 Società di insegnamento e di educazione, 13 società industriali e civili, 15 società d’ igiene e temperanza, 20 Associazioni politiche, 46 Sinda­ cati agrari, 61 Società di operai evangelici e cat­ tolici, 22 Cooperative di costruzione, 29 Associa­ zioni di inquilini e locatari, 7 Società di proprietari di case.

Non può a meno di impressionare lo scarso numero di Associazioni di proprietari di terreni e di case, Associazioni che, per vero dire, non mancano in Germania; per cui si può asserire che per ora la azione della Federazione è più di propaganda che di vera e propria riforma. Seb­ bene si debba notare che con la discussione per­ sistente sul B oden reform , organo della Federazione, e sul Ja h rb u c h B oden reform , rivista trimestrale di carattere scientifico, la Federazione abbia già conseguito qualche vittoria nel campo legislativo, almeno preparatorio.

Lo scopo della Federazione è delineato dalle seguenti dichiarazioni dello Statuto : « La Fede­ razione dei riformatori fondiari tedeschi vede nella questione fondiaria la parte essenziale del problema sociale. Essa cerca di ottenere che la terra, che è la base di ogni esistenza sociale, sia posta sotto un regime di diritto, che ne faciliti lo sviluppo economico e faciliti la costruzione di abitazioni, che impedisca ogni abuso e che faccia beneficiare la collettività, nella più larga misura possibile del plus valore che il suolo acquista senza alcun lavoro individuale ».

Il dott. Carlo Iveller trattando dell’argomento nell’ultimo fascicolo della eccellente Revue èco-

nom ique internationale, e dal cui articolo abbiamo rilevati alcuni dati sulla Federazione, ritiene che lo scopo sociale di essa sia l’attuazione del con­ cetto di Henry George: la nazionalizzazione delle terre.

Però, sebbene qualche scritto di coloro che hanno più autorità nella Federazione, autorizzi a

credere che la dottrina del George sia il remoto fine di alcuni associati, e sebbene il programma che abbiamo sopra riportato sia così elastico^ ed in­ determinato da lasciar credere che qualunque più radicale riforma possa essere contenuta nei tini della Associazione, rimane per ora almeno il fatto incontestabile che la azioile della Deutsche B und

fü r Bodenbesitzreform e non ha mai accennato di aspirare ad una vera o propria nazionalizzazione delle terre.

Se la Federazione in più occasioni ha affer­ mato e dimostrato che il plus valore conseguito dalla coltivazione va ora tutto al capitale e che al lavoratore della terra rimane sempre appena lo stretto necessario e talvolta nemmeno questo: — se essa ha sostenuto e dimostrato la ingiustizia che il solo proprietario di terre o di case debba godere del maggior valore che acquistano i ter­ reni e le abitazioni per fatti indipendenti dal suo lavoro e dal suo rischio, come apertura di strade, costruzioni di ferrovie, di ponti, costitu­ zione di nuovi centri di consumo, eoe. ; non è men vero che tanto l’uno che l’altro dei due fatti osservati, non solo rispondono alla verità, ma or­ mai in tutti i paesi costituiscono argomento di discussione pratica e scientifica, e riguardano la questione della distribuzione, senza implicare di necessità una tendenza alla nazionalizzazione delle terre.

Nessuno può trovare, crediamo, eccessivo nè incompatibile col principio di proprietà, che i lavo­ ratori della terra conseguano un .migliore tratta­ mento, specie in quei paesi dove il reddito del ter­ reno è notevolmente aumentato ; — e nessuno ha trovato ragioni convincenti da opporre ai diversi tentativi che furono fatti per far partecipare, an­ che largamente, la collettività al maggior valore che gli immobili acquistano mediante fatti che sono determinati dalla stessa collettività.

Nè ci sembra si debba giudicare come una tendenza alla nazionalizzazione degli immobili la campagna fatta dalla Federazione contro l’acca­ parramento dei terreni intorno alle città che vanno estendendosi, Si tratta di un fenomeno contingente che si verifica in ogni ordine di fatti economici, dai biglietti per il teatro, agli acqui­ sti di grano. E per questo solo non varrebbe certo la pena di trasformare radicalmente il re­ gime economico-giuridico della proprietà.

Nemmeno vediamo la tendenza dal dott. K el­ ler accennata, sulle proposte riforme del regime ipotecario, il quale lascia molto a desiderare. Forse si potrà trovare eccessivamente restrittiva alla libertà ed anche al concetto di proprietà, la. proposta di limitare la somma per cui può es­ sere ipotecato il terreno. Ma si deve anche con­ siderare che la proprietà, specialmente rustica, è retta ancora quasi da pertutto da così vecchie disposizioni di legge, e da consuetudini così con­ trarie alle esigenze dei nuovi tempi, che riforme se ne possono desiderare ed escogitare senza fine.

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Il Congresso Élla cooperazione intemazionale

V C B E M O N A

Accennammo già nello scorso numero alle principali fasi di questo Congresso, riportando nella maggior parte l’elevato e dotto discorso del- l’on. Luzzatti, il solo invero che sia riuscito a imporsi alle altre frazioni del Congresso, meri­ tando il plauso dei congressisti di ogni partito. Ecco ora la fine dei lavori del Congresso :

1 socialisti avevano presentato un ordine del giorno nel quale affermavano che la cooperazione doveva de­ volvere la maggior parte dei suoi utili a favorire tutte le forme della lotta di classe, e che la domanda di in ­ tervento dei pubblici poteri a favore della cooperativa non doveva mai contraddire la direttiva della politica generale del proletariato.

Svolse quest’ordine del giorno l’on. U[ofri, cip feli­ cemente rispose l’on. Luzzatti, dicendo, fra l’altro : « Sì, voi potete entrare nella nostra Federazione : noi ve ne spalanchiamo le porte, perchè siamo convinti che l ’idea ultima della cooperazione può essere diversa, ma che la sua direttiva tecnica è unica e ci unisce tu tti nel­ l’intento immediato di liberare le classi povere da tutte le forme d’ usura. In questo possiamo ben darci la mano.

Finora, o socialisti, i vostri maestri com batte­ vano la cooperazione: ma noi siamo rimasti fermi, r i ­ spondendo che essa è il solo mezzo per risolvere tra n ­ quillamente la questione sociale. Voi oggi accettate il risparmio e l’associazione e senza saperlo diventate eie- monti d’ordine e uccidete la rivoluzione. Più che la sostanza, oggi, è la forma che ci divide. »

L ’oratore fu unanimente applaudito, e il Congresso si sciolse rinviando la questione agli uffici.

Tra le altre importanti relazioni vi fu quel a del­ l’inglese Maxwell, sul tema: « La cooperazione all’ in ­ grosso, » sostenendo che il comune interesse di tutte le opere cooperative chiede che sia istituita in ogni paese una Società per il commercio a ll’ingrosso, desti- | nata a servire quale centro d’affari perle Cooperative j nazionali.

11 relatore, illustrando diffusamente la sua tesi, cita l’esempio dei cooperatori scozzesi e ha la compiacenza di sentire Luigi Luzzatti in persona dire che cercherà il modo migliore per attuare un modello di queste eoo perative all’ingrosso nel nostro paese.

Sul medesimo tema, trattando dei grandi magaz zini di vendita e delle fonti del credito necessario alle larghe compre, prendono rispettivamente la parola il tedesco Lorenz e il russo Totomiang. Il signor Ponti osserva che il tentativo di un magazzino del genere è st ito fatto presso 1’ Umanitaria, sotto il nome di Con­ sorzio delle Cooperative, e che non sarebbe impossibile dare vita ad esso se gli istituti cooperativi vi facessero capo. Ne lo disillude Luigi Buffoli, il quale spiega che a ’la costituzione di un vasto deposito cooperativo in Italia, si oppone la configurazione geografica del nostro paese.

Un ultimo discorso in proposito pronunzia il te­ desco Müller, per dimostrare che le Cooperati ve all’ in­ grosso potrebbero esercitare l’ ufficio di calmiere di fronte alla potenza dei trusts e alle violenze da questa derivanti alla legge economica dei mercati. y

Le proposte di Maxwell e Müller, opportunamente formulate in un ordine del giorno, vengono sottoposte alla votazione, alla quale partecipano non più di 20 persone. Queste però hanno in pugno la rappresentanza di parecchie Cooperative — fino a sette od otto per j

ciascuna e quindi hanno una larga sfera di azione e una grande influenza al Congresso.

La approvazione, del resto, sull’ordine de! giorno Maxwell e Müller fu unanime, e salutata da applausi.

---I imballaggi sili in io nei paesi esteri

Mette conto dedicare un po’ d’attenzione a un ottima pubblicazione, cosi intitolata, dell’Ufficio di informazioni commerciali dell’ Ispettorato dell’in­ dustria e del commercio presso il Ministero di agricoltura industria e commercio nazionale.

E ’ un’opera di circa 500 pagine, alla quale fanno coronamento oltre cento figure : da essa apparisce quanta importanza possa avere lo im­ ballaggio delle merci nel. movimento commerciale del paese.

E a ragione riflette il R. ispettore delle in­ dustrie ing. Luigi Belloc che assai volentieri si fa carico al vettore di guasti e rotture di casse coi! conseguente deterioramento o perdita par­ ziale della merce ; ma non di rado la colpa do­ vasi invece attribuire a chi ha eseguito l’imbal­ laggio o con mezzi inadatti o con insufficiente cautela o trascurando alcuni particolari atti . a facilitare il maneggio del collo.

Un priino consiglio — nel confezionare im­ ballaggi — sta nel non oltrepassare, quando le merci siano divisibili, certi limiti in peso e iù volume, sfida non costringere gli uomini incari­ cati di maneggiarli a sforzi eccessivi o a mano­ vre con leve, rulli, ecc., spesse volte causa di rotture e guasti.

Altro consiglio è di non trascurare di mu­ nire le casse o simili di maniglie di corda ,o porre qualche traversa di legno che serva di ap­ piglio alle mani di chi è addetto alla manovra. Si faciliterà così la manovra stessa, e si eviterà un eccesso di fatica.

Occorre ancora attendere a che non si la­ scino chiodi male infitti ; occorre abbondare ne­ gli indirizzi applicandoli su tutte le faccie. E ancora occorre che 1’ involucro sia resistente, che ne sia possibile l’apertura, che vi sia del mate­ riale di riempimento soffice ed elastico, che siano impedite le manomissioni, ecc. ; ed anche che si soddisfino le esigenze del commercio e del con­ sumatore. Vi sono invero consuetudini dettate dall’uso che non vengono mai meno: certe merci in generale si presentano chiuse in involucri co­ strutti con determinato materiale e con dimen­ sioni prestabilite, a cui tutti sono abituati, e i listini dei mercati segnano i prezzi in ragione del peso o della capacità dei recipienti (così per un sacco, di. caffè, per una cassa di petrolio, ecc).

Le cose che diciamo hanno maggiore impor­ tanza di quello che sembra : nel 1900, ad ini­ ziativa della Società degli agricoltori italian i si tenne in Roma una mostra di imballaggi per le derrate agricole : altri concorsi si fecero a Oar- pentras (Francia), a Bordeaux, a Tolosa, a Per- pignano, a Parigi. E recentemente, nel 1905, alle Esposizioni agrarie riunite che si tennero a Cuneo nel 1905 fu annessa una sezione per la mostra degli imballaggi per prodotti agricoli : sezione, che venne estesa oltreché ai nazionali, anche ai produttori francesi dell’Alpi Marittime e del Varo.

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Cominciando dal Belgio, toglie i suoi dati da un rapporto trasmesso dal Reggente il R. Con­ solato Generale d’ Italia in Anversa, ed avverte in proposito che ivi i diversi modi di imballaggi variano secondo i paesi ai quali le merci sono destinate : ad es. il cemento che si spedisce in barili, se è destinato nel Messico viene spedito in piccoli barili da 25 kg. per facilitarne il tra­ sporto a dorso di bestie. Di più certe fabbriche belghe hanno modi tutti speciali di imballaggio onde impedire la rottura, i furti delle merci, ecc.

Esaminati i metodi di imballaggio usati nel Belgio per ciascuna categoria di merci, la Rela­ zione toglie dalla Camera di Commercio italiana in Parigi che colà l’imballaggio ha sempre avuto immensa importanza : il mestiere dell’ imballa­ tore è ora una determinata professione, come in tempi passati esisteva una vera corporazione con Statuti propri.

A Paiigi si fanno generalmente le casse di legno bianco, nelle fabbriche speciali che posseg­ gono utensili meccanici adatti.

Indugiatasi anche per la Francia — e spe cialmente per Marsiglia — ad esaminare, articolo

per articolo, il genere di imballaggio usato, la Relazione passa alla Germania ; e da un . rap­ porto del R . enotecnico di Berlino, rileva che l’ Italia ha un posto ragguardevole nella impor­ tazione dei legumi e delle frutta in Germania, la quale però è suscettibile di nuovo aumento.

Iv i il cesto costituisce la caratteristica dello imballaggio italiano; esso si adatta a moltissimi usi, è un involucro leggiero, quindi conveniente, specialmente nei trasporti a grande velocità, tanto più che permette all’ aria di entrare affinchè il contenuto si mantenga in buono stato. E la cosa ha tanta importanza che, se i prodotti arrivano in cattive condizioni e non corrispondono alle di­ sposizioni sanitarie, gli agenti dell’ufficio sanitario municipale possono inappellabilmente ordinarne la distruzione e provvedere .affinchè questa av­ venga nel più breve tempo.

A Londra è indiscutibile l’ importanza che ha assunto l’adozione di un perfètto sistema di imballaggio nel commercio del burro. Il burro importato dall’Italia giunge dall’Italia in cassette quadrate di 12 e di 24 panetti in forma cilin­ drica.

Particolare importanza ha anche il commercio delle paste alimentali che provengono da Genova. Queste vengono importate in pacchi del peso di una libbra inglese. Il pacco è fasciato di carta bleu con etichetta e 144 di questi pacchi formano una cassa.

Si usa anche spedire le mezze casse di 72 pacchi. Da Genova le paste vengono anche espor­ tate in scatole rettangolari di legno, con etichetta di carta, mettendo circa 44 scatole per cassa.

E importanza ha pure l’imballaggio dei vini che provengono in Inghilterra, in quanto questa nazione non producendo vini è obbligata di im­ portarne da altri paesi.

Si usano i bulk e le casse. Il Portogallo usa pipe di 115 a 116 galloni: le Case italiane man­ dano il vino in grandi fusti (drums) della capa­ cità dai 600 ai 700 litri.

In altro fascicolo accenneremo ad altra parte dell’ interessante Relazione.

R

ivista

B

iplioqrafica

V . M ori. - C aratteri delta persona giuridica nelle

pubblicazioni e leggi recenti. — Milano, So­ cietà Editrice libraria, 1907, pag. 137 (L. 1). L ’Autore si è proposto in questo volumetto di « riassumere le varie teorie su la persona giu­ ridica esposte nelle pubblicazioni recenti, di in­ dicarne i pregi e i difetti, di metterle a confronto con le leggi vigenti. »

Come si vede lo scopo non era nè semplice nè facile, giacché lo stesso legislatore non ha vo­ luto dare alcuna definizione della personalità giu­ ridica, tanto grande gli apparve la difficoltà di su­ perare gli ostacoli che tale definizione presentava. L ’Autore mostra di avere una larga erudi­ zione della materia e di sapersene servire con acume, sebbene qua- e là si possanp giudicare un poco troppo affrettate certe confutazioni. Dopo un capitolo di preliminari, l’Autore affronta la defi­ nizione, cercando di esporre le diverse dottrine ed esaminandole con analisi accurata. Tratta quindi degli effetti diversi che dalle differenti teorie possono emergere: studia i modi di costi­ tuzione e riconoscimento della personalità giuri­ dica, e finalmente consacra un capitolo alla im­ portante e controversa quest'ione della personalità nelle Società di commercio.

Il lavoro, molto diligente, e sobrio dimostra come l ’Autore abbia profondamente studiato il suo argomento.

H enri L ich te n b erg er. - L ’A /lem agne moderne et

son évolution. — Paris, E. FJammarion, 1907, pag. 309, (fr. 3.50).

Nella biblioteca di filosofia scientifica, edita dalla solerte Casa E. Flammarion, venne com­ preso questo importante lavoro del prof. Lichten- berger, che ha subito ottenuto tra gli studiosi un grande successo, sia per la importanza dell’argo­ mento, sia perchè appare subito un lavoro pro­ fondamente pensato, sin dalla introduzione, nella quale l’Autore delinea con mano maestra le dif­ ferenze di pensiero e di potenza della società umana, tanto sotto l’aspetto tecnico come sotto l’aspetto filosofico, tra il medio evo e la età pre­ sente.

Nel secolo X I X sopratutto l’uomo ha con­ quistata una potenza tecnica straordinaria, per cui si sente capace di risolvere problemi che prima non potevano nemmeno affacciarsi al suo pensiero; questa straordinaria potenza tecnica lo va rendendo sempre più indipendente da oo-ni preconcetto extra-umano e gli dà una fiducia im­ mensa sulle sue forze di fronte a quelle dell’am­ biente nel quale vive. Ed è da questa crescente fiducia che nascono filosofi come il Nietzsche.

Con tale promessa l’Autore esamina la re­ cente evoluzione del popolo tedesco sotto le varie sue forme valendosi di quella specie di inven­ tario che vari eminenti scrittori della Germania, o isolatamente o collettivamente, hanno intrapreso sui progressi del loro paese durante il secolo scorso.

(7)

giacché contiene troppe cose importanti e pen­ sate ; ad esso vogliamo consacrare in seguito qualche articolo, che informi i nostri lettori con maggior larghezza dei risultati di questo studio.

Qui ci limitiamo a notare che l’Autore studia l’evoluzione germanica sotto i seguenti aspetti : economico, politico, religioso, filosofico ed artistico. E senza dire che tutte le osservazioni dell’Au­ tore sieno senz’altro accettabili, è da rilevare lo sforzo col quale egli ha cercato di mantenersi in una serena obbiettività, che rende il suo lavoro tanto più interessante. E la accoglienza fatta dal pubblico a questo volume è la prova di quanto affermiamo.

H enry W . W o lff - Cooperative B an kin g its prin-

ciples and practice. — London, P. S. King and Son, 1907, pag. 301 (Se. 7.0).

Con un breve cenno sul notevole sviluppo che hanno avuto le Banche cooperative, l’Autore comincia a dimostrare la importanza dell’argo­ mento, e cerca quindi di delineare colla maggior possibile chiarezza il carattere del credito coo­ perativo, le difficoltà di organizzarlo ed i si­ stemi coi quali si è risolto il problema. Queste prime considerazioni portano l ’Autore a distin­ guere i diversi sistemi di Banche cooperative e le loro diverse organizzazioni tecniche; poi, trat­ tenendosi in modo speciale sulle Banche a ca­ pitale illimitato, non trascura la storia dello svolgimento di tali istituzioni, come quella delle Banche popolari italiane, sorte per l’opera del Luzzatti e delle Casse rurali per opera del W ol­ len) borg.

Tratta quindi dei depositi a risparmio e dei prestiti, specialmente nei sistemi vigenti in Ger­ mania, ecc.

Si può dire che l’Autore ha dettato un trat­ tato completo della cooperazione nel credito, ana­ lizzandone la storia e facendo acute e savie Con­ siderazioni sui possibili limiti del suo ulteriore svolgimento.

J .

RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA

Un pregevole rapporto al Consiglio del­ l’agricoltura del dir. gen. comm. Siemoni, rende conto delle indagini compiute dal Ministero sullo

stato attuale dei Comizi agrari italiani.

Dall’ insieme delle risposte ottenute al que­ stionario trasmesso ai Prefetti, si rileva una speciale tendenza a giustificare la mancanza di attività in alcuni di questi Comizi, l’assoluta inazione in altri, per la esiguità dei mezzi finan­ ziari occorrenti, dal che la conseguenza della ne­ cessità di un maggiore aiuto, fisso e determinato, da parte del Ministero e degli enti locali.

I Consorzi agrari, sorti a fianco delle cat­ tedre ambulanti di agricoltura, si souo venuti man mano sostituendo all’ antico Comizio. La fa­ cilità di procurarsi, a prezzi relativamente ridotti le materie di maggior consumo neli’ese.rcizio della industria agricola, l’ utile immediato derivante dal sistema cooperativo, crearono la corrente trasmi- gatrice in favore dei Consorzi, tanto che in molti

luoghi si assiste al fenomeno, del resto logico, che all’accresciuto sviluppo di un Consorzio, sorto nello stesso ambiente dove esiste o esisteva un Comizio, ha corrisposto di pari passo, un gra­ duale esaurimento dell’attività di quest’ ultimo, e spesso la sua completa inazione.

Anche le Cattedre ambulanti assorbirono buona parte delle funzioni del Comizio, anzi al­ cune le fecero proprie.

Le scuole agrarie, le Casse rurali ed altre istituzioni congeneri, che sorsero in seguito, eb­ bero pure non poca influenza nel provocare quel ristagno, ormai cronico, dal quale ben difficil­ mente potranno rilevarsi i Comizi agrari, ove non intervenga, pronta, una radicale e bene organiz­ zata trasformazione di essi.

A porre un riparo a questo stato di cose, si gettarono nel 1905 in Roma, le basi di una Con­ sociazione dei Com'zi agrari italiani e nel suc­ cessivo Congresso di Macerata si discusse larga mente della loro trasformazione.

In alcune provincie i Comizi non funzionano più: nelle provincie settentrionali però essi sono ancora fiorenti.

Ecco alcuni dati statistici che togliamo dal suddetto rapporto:

I Comizi esistenti l’anno scorso, erano 180 sopra i 300 che si sarebbero dovuti fondare in

base al decreto del 1866.

II numero dei soci di cui si compone ciascun Comizio è variabilissimo : da un massimo di 1242 (Firenze) si scende ad un minimo di 15 soci (Ab- biategrasso).

I Municipi che fino all’anno scorso erano ufficialmente rappresentati nei Comizi erano 2200.

II patrimonio di questi istituti, formatosi in massima parte con lasciti e donazioni, è il se­ guente:

Piemonte L. 527,000, delle quali 400,000 il solo Comizio di Mondovi, che è il più ricco di tutti i Comizi italiani.

Lom bardia L . 192,000 - Veneto L. 234,000 - L ig u ria L. 28,000 - E m ilia L. 69,000 - M ar­

che ed Umbria L. 9 ),000 - Toscana L. 88,000 -

L azio (Roma) L. 70,000 - M eridionale adriatica L. 55,000 - M eridionale m editerranea L. 58,000 - S icilia L. 20,000 - Sardegn a L . 8000. In to- totale L . 1,439,000.

— Ebbe luogo a Venezia la

Conferenza

internazionale per l’unificazione del diritto

marittimo.

Dopo i discorsi del Ministro Orlando, del Sindaco, del comm. Coen, presidente della Ca­ mera di commercio, si discusse il trattato sulle ipoteche e i privilegi navali.

Sull’articolo primo fu accettata la proposta, patrocinata dal delegato inglese Piekford, di ado- prarsi affinchè vengano annotati con validità internazionale l’ ipoteca o il pegno sulle carte di nazionalità o in altro modo.

Fu approvato poi l’articolo secondo, statuente che i diritti menzionati nel precedente sono pri­ vilegiati.

(8)

L a delegazione olandese presentò una modifica­ zione, secondo la quale il proprietario sarebbe responsabile limitatamente delle obbligazioni con­ tratte dal capitano senza speciale autorizzazione. Gli inglesi fecero su ciò importanti concessioni.

— Il console britannico a Filadelfia manda al lo r e ig n Office un interessante

rapporto

sulle industrie e sui commerci di Filadelfia

e della regione circostante.

Giudicando dalla quantità di forza motrice usata, la Pensi! vania sarebbe lo Stato che ba un maggior numero di mani iatture nell’Unione Nord- Americana. Infatti l’ultimo censimento industriale attribuisce a quella regione una forza motrice di 3,436,890 cavalli, la quale cifra corrisponde ad un sesto della forza totale utilizzata negli Stati Uniti ed al doppio di quella di cui dispone lo Stato di New York. Inoltre la Pensilvania conta il mag­ gior numero di stabilimenti impieganti più di cinquecento persone.

Questa situazione della Pensilvania di­ pende da due fattori principali: la posizione geo­ grafica e l’inesaurìbile quantità di combustibile sulìa quale può fare assegnamento. Infatti la Pensilvania fornì nel 1906 più della metà di tutto il carbone prodotto negli Stati Uniti.

Le industrie sono variate al massimo grado, poiché se ne catalogarono non meno di trecento differenti ; quella del ferro e della tessitura pre­ dominano però su ogni altra. Nell’industria del ferro e dell’ acciaio la Pensilvania ha una posi­ zione predominante negli Stati Uniti ed il va­ lore di tale prodotto ammonta a 692 milioni di dollari, ossia a circa un terzo del valore della produzione totale americana. Mentre in tutti gli Stati Uniti si producono 25 milioni di sbarre di ferro, la Pensilvania da sola ne produce 11 mi­ lioni.

L a Pensilvania è seconda soltanto al Mas- sachussets nella produzione dei tessuti, il cui valore ammonta a 200 milioni di dollari. E ’ no­ tevole che la principale delle industrie tessili della Pensilvania è quella della seta. Filadelfia produce merci manifatturate per il valore di 591,000,000 di dollari ed è quindi il principale centro industriale degli Stati Uniti.

— Il B o a rd o f T rade ha pubblicato un rap­ porto relativo

all’emigrazione britannica nel

1906.

Da questa statistica risulta che i transa­ tlantici trasportarono dai porti inglesi a quelli Nd’oltre mare, 325,127 viaggiatori ; nello stesso tempo approdarono nel Pegno Unito 130,466 viag­ giatori, dì modo che l’ eccesso della emigrazione sull’ immigrazione, è di 194,671. Quest’ultima ci­ fra rappresenta quindi il totale dell’emigrazione britannica durante il 1906. Il 68 0[0 dell’emigra­ zione totale è dato dall’Inghilterra, il 15.0[q dalla Scozia ed il 17 0[o dell’ Irlanda.

Si recarono nel Canadà e nella B ritish Co­

lum bia 91,263 emigranti, 85,941 si recarono negli Stati Uniti, mentre 9,920 si recarono in Australia e nella Nuova Zelanda. L ’emigrazione al Canadà assorbì quindi il 50 0[Q del totale. Mentre l’emi­ grazione inglese e scozzese si dirige preferibil­ mente verso Colonie inglesi, l’emigrazione irlan- landese si dirige esclusivamente verso gli Stati

Uniti. Un’altra particolarità dell’emigrazione ir­ landese è che, in essa, le donne sono in maggior numero che non gli uomini, mentre nell’emigra­ zione inglese e scozzese gli uomini predominano sulle donne.

Il rapporto nota il piccolo numero di emi­ granti inglesi che si recano in Australia. Oltre il numero indicato di viaggiatori di nazionalità britannica, partirono dai porti inglesi 229,142 viaggiatori stranieri e 3458 viaggiatori di na­ zionalità non specificata, portando così il numero delle persone partite a 584,737. I porti nei quali maggiormente si è accentrato il movimento emi­ gratorio sono i seguenti : Liverpool, dal qùale partirono 352,818 viaggiatori ; Southampton, dal quale partirono 66,238 viaggiatori ; Glascow con 56,223 viaggiatori, Queenstown con 31,816 e Londra con 31,215 viaggiatori.

Il 1906 è l’anno che ha dato il maggior nu­ mero di emigranti dopo il 1887. L ’emigrazione inglese raggiunse il suo massimo nel 1882 e 1883 e da quell’ epoca fino al 1902 continuò a decli­ nare. Nell’anno successivo 1903 si notò un rag­ guardevole aumento il quale venne intensifican­ dosi fino alle cifre ora citate.

— Il Console britannico manda da Tainan un rapporto al Foreign Office, nel quale rileva i continui

progressi economici dell’ Isola

Formosa

sotto il regime giapponese. Fra le industrie che hanno preso grande sviluppo è quella della canna da zucchero. Infatti lo zuc­ chero esportato nel 1906 ammontò ad un va­ lore di 848,000 sterline, mentre nell’anno prece dente se ne era esportato soltanto per un valore di 598,000 sterline. L ’ esportazione media negli anni precedenti al 1905 non superò mai le 300,000 sterline.

Nel 1906 i prezzi dello zucchero furono al principio assai bassi, ma dopo il giugno a poco a poco salirono sensibilmente fine al momento del nuovo raccolto.

Larghe somme di denaro vennero sottoscritte a Tokio per sviluppare questa industria. Nuovi mulini di estrazione dello zucchero dalla canna vennero eretti in Formosa con macchinario nuo­ vissimo fatto venire parte dalla Germania, parte dall’ Inghilterra. La coltivazione della canna con­ tinua ad estendersi rapidamente e si può dire che tutta l’ area disponibile per tale coltura è già stata occupata ed è in corso di lavorazione. Un tecnico, il quale ha visitato parecchi dei nuovi frantoi, o mulini, da canne, rileva che essi sono in genere più piccoli di quelli di Cuba, di Giava o delle isole Hawai, e che una larga somma di denaro è stata spesa, in ognuno di essi, per costruire edifici di gran lusso. Il tecnico in que­ stione dubita che tale eccesso di spesa possa es­ sere compensato dalla larghezza degli utili rica­ vati dall’industria.

(9)

lungo tunnel. Però entro l’anno corrente le comu­ nicazioni fra le due esti-emità dell’isola verranno completate. Tale ferrovia misurerà una lunghezza di 260 miglia, ed il Governo giapponese ha già preparati i progetti per numerose diramazioni laterali.

Il commercio anglo-africano.

— Vo­ gliamo dar ragguaglio di questo interessante commercio, come risulta dalle statistiche recen­ temente pubblicate, per l’anno 1906.

Il valore del commercio totale del Regno Unito col Continente africano è stato nel 1906 di 73,306,000 lire sterline contro 68,333,000 nel 1905, cioè un aumento di 6,073,000 lire sterline in favore dell’esercizio decorso.

L e importazioni e le esportazioni si riparti­ scono in questo modo :

Importazioni.

1905 1906

Migliaia di sterline A frica inglese:

Colonie del Capo 11,668 14,720

Nata! 632 797 Africa orientale 183 236 » occidentale 2,369 2,739 14,852 18,492 Egitto 14,970 16,858 Africa francese 1,764 2,021 » germanica 73 130 » portoghese 146 204 » spagnuola 9 11 Marocco 467 356 Tripoli 323 252

Stati del Congo 16 29

Li beri s 58 73 Abissinia 1 1 Totale 32,685 38,427 Esportazioni. 1905 1908 Migliaia di sterline A frica inglese :

Colonie del Capo 11,513 11,575

Natal 6,326 5,147 A frica orientale 462 571 » occidentale 3,037 3,278 21,338 20,571 Egi tto 8,070 9,158 Africa francese 1.776 1,969 » germanica 210 250 » portoghese 3,078 3,5-58 » spagnuola 82 77 Marocco 740 9 A Tripoli 140 155

S tati del Congo 133 143

Liberis 64 85

Abissinia 14 14

Totale 35,648 36,879

Si vede da queste cifre che le importazioni nel Regno .Unito delie merci di provenienza afri­ cana si sono elevate a 38,427,000 lire sterline nel 1906, contro 32,635,000 lire sterline.

In ciò che concerne le merci spedite dal Regno Unito a destinazione del Continente afri­ cano il loro valore ha raggiunto, per l’anno 1906 lire sterline 36,879,000 contro 35,648,000 nel 1905, cioè un aumento di 1,231,000 lire sterline.

Non abbiamo voluto omettere questi impor­ tanti risultati di un commercio particolare tra

due Nazioni, nella nostra Rassegna com m erciale

internazionale.

Il commercio del Brasile.

— Giusta i rapporti più recenti sul commercio estero del Brasile, durante i sei primi mesi dell’anno cor­ rente, furono importate colà merci per un valore di f'r. 561,360,000, di fronte a 430 milioni di franchi nello stesso periodo del 1906.

Il valore delle merci esportate raggiunse 855 milioni di franchi di fronte a 608 milioni nel 1906.

Da queste cifre risulta che il movimento commerciale del Brasile si è sviluppato in modo soddisfacente, specie per quanto riguarda le sue relazioni coll’Europa. Anche le previsioni per la seconda metà dell’anno corrente sono ottime.

L A S IT U A Z IO N E D E L T E S O R O

al 31 A g o s to 1907

Diamo il solito riassunto della situazione del Tesoro a tu tto il 2" mese dell’esercizio finanziario 1907-908.

Il conto di cassa al 31 Agosto 1907 dava i seguenti risultati :

DARE. Pondo di cassa alla chiusura del­

l’esercizio 19015-907... b 491,427,636.71 Incassi di Tesoreria per entrate di

bilancio ( 1 ) ...» 354,710,081.01 Incassi per conto debiti e crediti . » 6 15,313,362.09 Totale . . L. 1,404,451,016.81 A VERE.

Pagamenti per spese di bilancio . L. 252,417,944.18 » per debiti e crediti di

Tesoreria . . . 781,419,200.76 Pondo di cassa al 31 agosto 1907 (a) » 430,613,871.87 Totale . . L. 1,464,451,016.81 La situazione dei debiti e crediti di Tesoreria al 31 Agosto 1907 risulta dal seguente specchio:

D EBITI.

Buoni del t e s o r o ...L. 113,818,000.00 Vaglia del Tesoro. ... » 34,471,526.82 Anticipazioni delle banche . . . » — Amministrazione del Debito

pub-. blico pub-.pub-.pub-.pub-.pub-.pub-.pub-.pub-.pub-.pub-.pub-.pub-.pub-.pub-.pub-.pub-.pub-.pub-.pub-.pub-.pub-.pub-.pub-.pub-.pub-.pub-.pub-.pub-.pub-.pub-.pub-.pub-.pub-.pub-.pub-.pub-.pub-.pub-.pub-.pub-.pub-.pub-.pub-.pub-.pub-.pub-.pub-.pub-.pub-.pub-.pub-.pub-.pub-. » 2 >7,493,687.18 Amministrazione del Fondo culto . » 20,366,006.97 Altre Amministrazioni conto fru t­

tifero ... » 1,546,926.80 Altre Amministraz. conto infru t­

tifero ... » 43,513,586.64 Cassa Depositi e Prestiti in conto

corrente fru ttifero... » 23,000.000.00 Cassa Depositi e Prestiti in conto

corrente in fru ttife ro ...» 90,705,989.86 Incassi da r e g o l a r e ...» 26,378,335.61 Biglietti di Stato emessi per l’art.

11, legge 3 marzo 1898, n. 47 . . » 11,250,000.00 Opel azione fatta col Banco di Na­

poli per effetto dell’art. 8 dell’al­ legato B alla legge 17 gennaio

1897, n. 9 ... » 23,798,670.00 Totale dei debiti . . L. 596.342,729.88 (1) Tenuto conto delle variazioni per sistemazione delle scritture.

(a) Sono escluse dal fondo di cassa lire 115,048,670 depositate nella Cassa depositi e prestiti a copertura di una somma corrispondente di Biglietti di Stato.

Avvertenza. — Oltre il fondo di cassa esistono presso le tesorerie, all’ infuori dei debiti e crediti di tesoreria:

A) il fondo di spettanza delle ferrovie di Stato, che al 31 Agosto p. p. ascendeva a L. 119,901.03 ;

(10)

CRED ITI. Valuta presso la Cassa Depositi e

Prestiti art. 21 legge 8 agosto 1895 Amministraz. del Debito pubblico » del Pondo per il culto Cassa Depositi e Prestiti . . . . A ltre am m inistrazioni... Obbligazioni dell’Asse ecclesiastico Deficienza a carico dei contabili . D iversi... Operaz. fatta col Banco di Napoli

per effetto come sopra . . . . Totale dei crediti . .

Confrontando col 80 giugno 1907, si ha:

31 giugno 1907

D ebiti...Milioni 593,5 * C r e d i t i ... » 325,4

Eccedenza dei debiti Milioni 2H8,1

L. 91,250,000.00 » 168,534,949.18 » 24,875,104.12 » 90,585, «7.99 » 43,810,532.58 » 1,712,005.60 » 44,947,498.36 » 23,798,670.00 L. 489,513,767.38 31 agosto 19)7 596,3 489,5 106.8

L a situazione del Tesoro, quindi, si riepiloga co sì: 30 giugno 1907 31 agosto 1907 L ir e L ire 494,427,636.71 430,613,871.87 322,084,662.49 480,513,767.83 Conto di cassa . Crediti di Tesoreria Tot. dell’attivo Debiti di Tesoreria Situaz. di cassa de­ pur. dall’ attivo (pass.) * . . .

D ifferenze

Conto di cassa...— 63,813*,764.84 Crediti di Tesoreria... ... . ' —

•-Totale dell’attivo . . Debiti di T eso reria... Situazione di cassa depurata dall’a t­ tivo (pass.) . ... ) 816,512,290.20 595,019,463.21 596,342,729.88920,127.639.70 4- 221,492,835.99 4- 323,784,909.82 + 167,429,105.34 + 1)3.615,340.50 — 1,326,266,67 + 102,292,073.83 Gli incassi di bilancio verificatisi presso Je Teso­ rerie del Regno nel mese di agosto 1907, comparati con quelli dell’ agosto 1906 ammontano a 2.«532,478.32 lire e si dividono nel seguente modo:

Entrata ordinaria.

Redd. patrimoniali dello

D ifferen za co ll’agosto 19-6. In c a s s i Agosto 1907 _ L. — r--- --- L ire L ire TStat ° ... 3,937,039.44 - - ‘ 2,487,964.25 Imposta sui fondi rustici

” ■ ' ' ” ’ ' 28,595,924.72 o sui fabbricati . . .

Imposta sui redd. di rie

chezzà mobile . . . . 32,477,047.60 Tasse di amministraz. del

M inisi, delle finanze. . 18,725,969.50 Tassa sul prod. del mov.

a grande e piccola velo­

cità sulle ferrovie . . 2,600,392.67 D iritti delle Legaz. e dei

Consolati all’estero . . — Tassa sulla fabbricaz. de­

gli spiriti, birra, ecc. . 12,750,033.37 Dogane e d iritti maritt. 23,446,929.26 Dazi interni di consumo,

esclusi quelli di Napoli

e Roma ... 3,021,406.51 Dazio consumo di Napoli — Dazio consumo di Roma 1,101,167.21 T a b a c c h i ... 20,902,754,78 S a l i ... 6,813,469.68 Prodotto di vendita del

chinino e prov. access. . 213,070.39 Dotto. . . ... 8,506,052]23 Poste...

T e le g r a f i ... Servizi diversi . . . . Rim b. e cono, nelle spese Entrate di verse. . . . 7,580,598.47 1,702,984.33 1,465,685.07 1,439,846.58 1,540,951.76 1.568.809.46 2,743,306.68 751,339.36 280.655.54 888. — 683,348.06 1,076,761.29 160,694 84 19,779.22 1,500,680.76 60,356.19 15,777.15 2.640.965.46 620,326.94 103,617.97 313.210.54 536,110.22 21,037,870.26 Tot. entr. ordin. 176,851,323.57 4- 1,610,409.76 (1) Minore introito in conto prodotto netto delle ferrovie non concesse ad imprese private.

(2) Nessun versimento è stato effettuato per in teressi dovuti dall’Amministrazione delle ferrovie dello Stato sulle somme pagate dal tesoro coi mezzi ordi­ nari di tesoreria per le liquidazioni ferroviarie e per le nuove spese straordinarie.

Entrata straordinaria.

Categoria I. Entrate effettive Rimb. e cono, nelle spese Entrate diverse . . . . Capitoli aggiunti per

resti attivi : A rretrati per imp. fond. Arretrati per imposta sui redditi di ricch. mobile Residui attivi diversi. .

Categoria 11. Costruz. di strade ferr. .

Categoria III. Movim. di capitali Vendita di beni ed af­

francamento di canoni. Accensioni di debiti . . Rimborsi di somme anti ■

cipate dal Tesoro . Anticipaz. al Tesoro da

enti locali per richiesto acceldramentò di lavori P artite che si compen­ sano nella spesa . . . Ricuperi diversi . . . Capitoli aggiunti per re­

sti a t t i v i ... L ire 237,496.o7 + 2,085,644.52 + 357.84 L ir e 3,452.58 368,146.78 599,868.42 414,134.09 + 15,852,833.31 -f ’ 29 ),791.45 — 33 1,022,537.96,776.97 10,797.55 11 441,078.72 4 - 411,348,842.08

Tot. entr. straord. 30,321,336.50 4-' 12,166,099.40 P artite di giro . 1,359,818.25 — 220,392.38 Tot. generale 203,532,478.32— 10,335,228.26 I pagamenti poi effettuati dal Tesoro per spese di hilancio durante il mese di agosto 1907 risultano dal seguente prospetto, che indica anche le differenze con i pagamenti fatti nell’agosto 1906.

D ifferen za f r a i p ag am en ti agosto 1907 e agosto 19.6. L ire 48,070,986.73 6.631.009.06 66,985.05 2,381,095.79 1,310,908.58 978,027.49 95,450.16 2,210,404.27 3.383.830.06 190,172.90 Pagamenti.

Ministero del Tesoro. Id. delle Finanze . . Id. di Grazia e Giust. Id. degli Affari Esteri Id. dell’ Istruz. Pubblica Id. dell’Interno . . Id. dei Lavori Pubblici Id. delle Poste e Telegr Id. della Guerra . . Id. della Marina . . Id. dell’Agricoltura, In­

dustria e Commercio . P a g a m e n ti lu g lio 1906-U7 L ir e 25,636,487.24 — 21.325,258.29 — 3,579,815.67 — 1,156,908.90 — 6,197,317.96 + 6.551,202.24 + 11,596,374.88 — 8,250,128.88 -f- 22,815,555.87 — 11,394,968,18 -+-1,564,135.22 — 89,121.35 Tot. pagam. di bil. 121,068,153.33 — 56,028,964.96 (3) Maggiori versamenti per far fronte alle spese dell’Amministrazione delle ferrovie dello Stato per la­ vori e provviste di materiale rotabile.

(4) L ’aumento è dovuto ai versamenti eseguiti in dipendenza della legge 24 marzo 19.97 n. I l i , rigu ar­ dante il miglioramento ed ampliamento dei servizi postali, telegrafici e telefonici.

Il movimento demografico in Italia

La direzione generale della statistica presso il M i­ nistero di agricoltura industria e commercio pubblica, in appendice al movimento della popolazione nell’anno 1905, delle tavole demografiche sui confronti interna­ zionali circa la nazionalità, natalità e mortalità nei vari stati d’Europa, Ne diamo un cenno.

(11)

dal 1871 in poi, per periodi decennali fino al 1990 incluso, e successivamente per un periodo che va dal 1901 fino all’ultimo anno per il quale è stato pos­ sibile avere notizie. Da questo prospetto si rileva che la densità della popolazione, massima nel Belgio (227 abitanti per chilometro quadrato) minima nella Nor­ vegia (6 9 abitanti per chilometro quadrato) è nell’ul­ timo trentennio cresciuta in tu tti i paesi d’ Europa; il maggiore incremento si è avuto nel Belgio e nell’In ­

ghilterra, il minimo negli Stati scandinavi.

Il numero medio annuo dei matrimoni per ogni 1000 abitante, il quale è più elevato che altrove in Ungheria e più basso nella Svezia, ha subito in questo periodo variazioni poco sensibili se si eccettua la Spagna; in Ispagna, infatti, da un minimo di 6.6 ma­ trimoni per mille abitanti nel decennio 1887 1890, si va ad un massimo di 8.6 matrimoni per mille abitanti nel periodo 1901-1903.

In nessun altro Stato le variazioni positive o ne gative nel numero dei matrimoni sorpassarono mai l’ I per mille. La natività e la m ortalità seguirono in tu tti gli Stati d’Europa un movimento parallelo nel­ l’ultimo trentennio : si ebbe, cioè, una notevole dimi­ nuzione nel quoziente di natività generale come in quello di mortalità. Nell’ Ungheria alla natività mas­ sima (38.9 per 1000 abitanti) si associa upa mortalità massima (26.4 per 1000 abitanti) ; nella Francia invece a una natività minima (22.7 per 10.,0 abitanti) non fa riscontro una minima m ortalità (19.6 per 1000). Questa si ha invece nella Norvegia (14.5 per 1000). Notevolis sima è la diminuzione di mortalità verificatasi tanto nel 1° anno di età quanto nei successivi quattro anni in tu tti gli Stati d’Europa e a questo fatto è dovuto in gran parte l ’abbassamento del quoziente di morta­ lità generale. Sul prospetto si rileva anche che il mag­ gior numero di nascite illegittime si constata in Au­ stria (5.6 per 1000 abitanti) ed il minor numero si ha nei Paesi Bassi (1 per 1000 abitanti).

Seguono al prospetto le tavole di mortalità e di sopravvivenza calcolate per tutte le regioni d’ Italia e per i vari Stati d’ Europa. Si rileva dalle prime che per ogni 100,008 abitanti quelli che, nel periodo 1897- 1904, sopravvissero ai 90 anni di età furono 1,135 in Liguria, 1,245 nel Veneto, 855 in Sicilia, 852 neH’Um- bria, 649 nell’Emilia, 642 in Toscana, 641 nel Lazio, 598 in Sardegna, 497 nelle Marche, 414 in Lombardia, 605 in Piemonte, 208 nel Napoletano.

Da altre tavole si rileva la proporzione dei cente­ nari per i vari Stati d’Europa. Su 100,000 abitanti si contano 153 centenari in Norvegia, 81 in Svezia, 67 in Inghilterra e nel Paese di Galles, 24 in Finlandia, 20 in Prussia, 19 nel Belgio, 25 in Austria, 15 in Italia, 13 in Francia, 9 nei Paesi Bassi e 5 in Svizzera.

LE BONIFICHE ITALIANE

La relazione sulle bonifiche che il Ministro on. Gian- turco ha presentato alla Camera dei Deputati, già pressoché stampata e prossima ad essere distribuita, è opera pregevole ed istru ttiva riguardo all’importante servizio delle bonifiche che per l ’ Italia ha interesse speciale, date le condizioni geologiche ed il lungo in­ giustificato abbandono.

Essa è la seconda del genere, la prima essendo già stata pubblicata nel 1903, ed ha per iscopo precipuo di dimostrare l’ andamento delle opere analiticamente e nel loro complesso, sia in rapporto alle autorizzazioni accordate, che alle esigenze tecniche, ponendo in ri bevo gli ostacoli che si frappongono alla esecuzione di tali opere per studiare i provvedimenti atti ad eliminarli, ed indicando, ove è stato possibile, i ri­ sultati ottenuti e la loro influenza sul regime igienico ed economico delle regioni interessate.

Pure non discostandosi nelle J’nee fondamentali dalla prima relazione, questa seconda ha qualche parte nuova come quella per le bonifiche di seconda categoria, ed ha tenuto un nuovo sistema di tra t­ tazione su qualche punto. E ’ anch’ essa divisa in due parti l’ uria generale e l’ altra speciale. La parte generale offre una esposizione sommaria di quanto è stato fatto, nell’ultimo triennio, in materie di bonifiche tanto per le opere di prima categoria che per le altre di cui l’ esecuzione ebbe finora un lim itato sviluppo, a

causa della scarsa iniziativa dei proprietari ed enti locali che sperano in una futura classifica in prima categoria, e delle difficoltà tecniche e finanziarie che vi si oppongono.

Nel primo titolo di questa parte generale si espone con rapida sintesi quanto è stato fatto dall’ Ammini­ strazione delle bonifiche dal 1993 al 1906.

Nel titolo secondo si fa una dettagliata esposizione delle domande avanzate per nuove classifiche in prima categoria e delle istruttorie che il Ministero va man mano compiendo per accertare se esistono i caratteri prescritti per tale classificazione, e per lasciare, nel caso negativo, libero campo alle private iniziative.

Dal titolo terzo, riservato alle concessioni, si rileva che nulla si è trascurato per assecondare l’ iniziativa dei comuni e consorzile ohe questa non ostante le fa­ cilitazioni accordate con nuove disposizioni, è assolu­ tamente mancata per parte delle provincie e dei co­ muni, mentre sono sensi bilmente aumentate le domande di concessione da parte degli interessati, specialmente nel Veneto, il che dà motivo a ripetere che le norme impartite in proposito con la nuova legge meglio rispon­ dano agli interessi dei proprietari pur tutelando quelli deli’ orario. In qnesto stesso titolo sono poi date ampie notizie delle varie opere concesse.

Il titolo'quarto contiene una breve trattazione della materia dei contributi; e nel titolo quinto, dando no­ tizie particolareggiate per le principali bonifiche di seconda categoria, si espone quanto per esse, in difetto di private iniziative, 1’ amministrazione ha fatto ed ha in animo di fare, per restituire a ll’ agricoltura almeno i più importanti di quei territori che solo per deplo­ revole incuria ed inerzia dei proprietari rimangono non bunificati.

Non è da passarsi senza speciale menzione lo studio che, come è esposto nel titolo primo, l ’amministrazione ha intrapreso circa i risultati utili finora ottenuti e che possono sperarsi dalle opere e spese già fatte ed autorizzate per le bonifiche perchè dalle importantis­ sime indagini i cui risultati si dà affidamento di rac­ cogliere ed esporre in un’ appendice alla relazione, possano scaturire preziosi dati ed insegnamenti sul modo in cui meglio convenga di dare successivo svol­ gimento a questo ramo delle opere pubbliche.

Nella parte speciale della relazione, che è riservata esclusivamente ai lavori eseguiti a cura diretta dello Stato, si forniscono poi. per le varie bonifiche finora in­ traprese ampie notizie geografiche, storiche, tecniche o finanz arie per le singole opere dando ragione dei la­ vori eseguiti, di quelli in corso di esecuzione e degli altri da eseguire.

Allegati alla relazione sono infine sei voluminosi prospetti ed un diagramma ricchi di cifre e dati sta­ tistici. E per porre in rilievo solo poche cifre della maggiore eloquenza si nota che su E ttari 1.161,000 di terre paludose e sommerse restano da bonificare E ttari 659.003, essendone stati bonificati 502.000 con una spesa complessiva di circa 225 milioni.

Le tornatile ili limo pei le opere polle

Come già fu accennato, al Congresso internazio­ nale dell’Alleanza cooperativa l ’on. Gianturco ha fatto distribuire una relazione sulle Cooperative di lavoro che eseguono opere pubbliche. Sembrandoci che detta relazione abbia una certa importanza, vogliamo darne un cenno.

E ’ questa una forma di cooperazione della quale l’Italia ha il primato e che anzi non trova quasi ri­ scontri all’estero; ove non sono — tranne nella Nuova Zelanda — analoghi regimi di favore per le organizza­ zioni operaie nei pubblici appalti.

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