S C IE N Z A E C O N O M IC A , F I N A N Z A , C O M M E R C IO , R A N C H I, F E R R O V I E , IN T E R E S S I P R IV A T I
Anno X XX IV - Yol. XXXV III
Firenze, 12 Maggio 1907
N. 1723
S O M M A R I O : L ’ arbitrato obbligatorio — Il commercio internazionale italiano nel 1906. I. Considerazioni generali — Sulla mezzadria in Toscana — Casse di risparmio in Italia (Siena) — Appunti — R i v i s t a b i b liografica : Prof. Enry Denis, Histoire des systèmes économiques et socialistes - W . Stanley Jevans, The coal question-an inquiry concerning thè progress of thè Nation and thè problable ex aution of olir coal-mines
Poti. Louis Hatzenstein, Die dreissjàrige Geschàtigheit der iteichsbanck—R i v i s t a econom ica e fin an zia ria : Il Congresso nazionale degli agricoltori italiani - Statistica mensile degli scioperi in Italia - Il bilancio di
previsione per la Colonia Eritrea - La legge per Roma - L ’inchiesta sull’amministrazione della guerra - L ’applica zione della legge sul lavoro delle donne e dei fanciulli Le esportazioni americane di cotone greggio e lavorato -L ’ accordo provvisorio commerciale tra la Germania e gli Stati Uniti - -Le Banche tedesche — R a s s e g n a del com m ercio in tern a zio n ale : I commerci degli Stati Uniti, del Giappone e della nuova Caleaonia — Il progetto di legge contenente le modificazioni alla legge sulla emigrazione — La statistica agraria in Italia — L ’ inchiesta sulle risaie — Camere di commercio — Mercato monetario e rivista delle Borse — Società com merciali ed industriali — Notizie commerciali.
L ’ ARBITRATO OBBLIGATORIO
i l .
Abbiamo detto nell’ articolo precedente che la seconda condizione, a nostro avviso necessaria, per ammettere un razionale intervento dello Stato nei conflitti tra capitale e lavoro sarebbe quella che lo Stato fosse rappresentato da un Governo per tutti e non da un Governo di partito e di classe.
E, come è nostro costume, intendiamo a tale proposito di dire chiara, netta, precisa la verità quale a noi appare.
Si può certamente lamentare che, in Italia sopratutto, i conflitti tra capitale e lavoro sieno sollevati da parte dei lavoratori troppo frequente mente per motivi non adeguati alla importanza della misura con cui si manifestano, ed anche con una certa leggerezza rispetto al probabile esito a cui tali conflitti possono condurre. Bisogna però tener conto di due elementi che spiegano od in parte giustificano tale fatto ; il primo, la scarsa coltura delle nostre moltitudini lavoratrici e quindi la facilità colla quale possono essere trascinate a misure estreme ; il secondo la faci lità con cui, nel principio di questi movimenti, i lavoratori potevano conseguire, per mezzo degli scioperi e dopo breve resistenza, una relativa vittoria ; — fatto questo determinato dalle condi zione veramente inferiori in cui il lavoratore italiano, per misura di salario, per durata di la
voro, per igiene nel lavoro, si trovava a para gone dei lavoratori degli altri paesi. La quale condizione di cose produceva ad un tempo che le sue domande relativamente modeste, appa rissero giuste, così che la pubblica opinione, col suo tacito ma efficace giudizio, agevolasse il con seguimento delle manifestate aspirazioni.
D ’ altra parte gli industriali, non apparec- ‘
chiati alla resistenza, finivano col cedere abba-. stanza sollecitamente. Tali vittorie, non difficili, fecero nascere il convincimento nella classe la voratrice che gli scioperi avessero una virtù molto più efficace e pronta di quello che veramente in sè stessi non abbiano ; e ciò spiega ed in parte giustifica l’ uso troppo frequente e talora leggero di questa arma, che dovrebbe essere riservata soltanto per i grandi conflitti e usata con una grande parsimonia.
Si aggiunga che in Italia, prima negli anni della lunga crisi, durante i quali la industria vi veva magramente e non poteva aver larghi mar gini disponibili, e quindi non solamente la classe dei lavoranti era in disagio, ma lo erano tutte le classi sociali ; — poi, determinatosi il periodo di prosperità della nazione, si è prodotto un movi mento notevole di rialzo nei prezzi di molte cose necessarie, il tenore di vita divenne più costoso, e quindi la differenza tra il salario nominale e quello reale andò aumentando così che le vittorie conseguite precedentemente, le quali avevano aumentato le retribuzioni, furono in gran parte annullate dal più alto costo della vita.
Infine va considerato che, proprio in questo secondo periodo della vita economica italiana, gli industriali, allarmati, o, diciamo pure, seccati dai frequenti scioperi, si organizzarono meglio, offrirono maggiore resistenza, presero misure con cordi e così resero meno facile l’ assestamento della classe lavoratrice colle nuove,condizioni.
Questa breve diagnosi, tracciata a grandi linee, era, a nostro avviso, necessaria a premet tersi prima di esaminare il poderoso problema della capacità od attitudine dello Stato ad in tervenire utilmente ed imparzialmente nei conflitti tra capitale e lavoro.
Pensare ad una legge, sotto qualunque tor ma, di coercizione, ci sembra impossibile, poiché andrebbe contro la corrente delle idee contem poranee, che è rivolta ad accrescere e non a re stringere le libertà. — Rendere obbligatorio l’ar bitrato, la abbiamo sempre ritenuta cosa oziosa ; si sono avuti esempi di industriali che hanno preferito di chiudere il loro stabilimento piutto sto che accettare una sentenza degli arbitri che essi credevano ingiusta ; e si sono avuti operai che, alla sentenza arbitrale nella quale credevano non si fosse tenuto abbastanza conto dei loro interessi, risposero con lo sciopero. É lo Stato sa rebbe impotente, sia ad impedire la chiusura delle officine, sia a far tornare gli operai al la voro, per mezzo della violenza.
Ma anche se si trovasse il mezzo coercitivo, possono gli studiosi di economia, invocando l’ in tervento dello Stato nei conflitti tra capitale e lavoro, assicurare che tale intervento sarà illumi nato, equo, imparziale?
Siamo ancora molto lontani dalla applica zione di un concetto della funzione dello Stato, esercitata da un Governo che sia Governo di tutti. Non ostante si cerchi in tutti i modi di nasconderlo, asserendo, talvolta audacemente il contrario, il Governo è ancora un Governo di classe ; cioè ritiene che gli interessi intellettuali e materiali della classe dirigente debbono essere imposti a tutta intera la nazione anche se a questa tale imposizione debba costare i più duri sacrifizi.
Una parte e non piccola della politica inter nazionale, e di rimbalzo della politica interna dello Stato è determinata dalle aspirazioni, dai desideri, dalle ambizioni e spesso anche dalla va nità della classe dirigente, che nella propria stessa cultura, nel passato storico di cui è imbevuta e si professa ammiratrice, incarna tutta insieme la patria ed esige che le moltitudini sentano e seguano queste stesse aspirazioni ed esercita tutte le arti più raffinate per esaltare le moltitu dini stesse ed indurle ad un indirizzo di pensiero e di azione che alle moltitudini stesse non inte resserebbe affatto.
Prendiamo un solo esempio recente, anzi an cora in azione, del quale per altro motivo stiamo occupandoci in queste stesse colonne: la emigra zione. L o Stato ha lasciato per anni ed anni che gli artigiani e contadini italiani abbandonassero la patria senza dare ad essi nè direttamente nè indirettamente alcun aiuto, nè prima che partis sero per istruirli, nè durante il viaggio, quando erano trattati peggio delle bestie, nè quando arri vavano, dove erano barbaramente sfruttati.
La classe dirigente fa ora qualche tardivo sforzo per regolare tale esodo e porgere qualche conforto agli emigranti, ora che il fenomeno sta per terminare essendo nelle più mìsere regioni già abbastanza rarefatta la popolazione.
E quanto non si è discusso per gli infortuni sul lavoro, causa il principio giuridico della in versione della prova, principio che servì di pre testo a ritardare di dieci anni quella pur timida giustizia resa ai lavoratori ? — e la legge sul la voro delle donne e dei fanciulli, con quanti stenti non fu approvata e, dopo approvata, per quanti anni rimase inapplicata poiché riusciva ostica alla
classe dirigente? — E la lentezza con cui si attuano i provvedimenti per la igiene del lavoro in certe professioni ?
Tutta intera la legislazione sociale in Italia, sebbene sia tra le più misere legislazioni a con fronto di tanti altri paesi, fu approvata con una malavoglia insuperabile ed applicata il più blan damente possibile. E l’on. Luzzatti, il quale nel condurre a buon fine alcune di quelle leggi, ebbe tanta parte, può certificare delle resistenze pas sive della classe dirigente, arrivata sino al punto da sconfessare i patti internazionali stipulati dal Governo circa 1’ ispettorato del lavoro.
E lo stesso on. Luzzatti, che è sempre cosi addentro nella politica dei Governi, può dirci perchè la riforma tributaria non abbia ancora fi inizio di attuazione, sebbene sia stata tante volte promessa ; — egli può dirci quanti dei suoi col leghi sieno decisi a non volere la abolizione del dazio consumo, la quale tassa è così iniqua mente applicata, specie nel Mezzogiorno e nelle Isole, e potrebbe, se volesse, colla sua brillante parola raccontarci come e perchè la classe diri gente abbia ottenuto per il Mezzogiorno e le Isole la diminuzione della imposta e sovraimpo- sta fondiaria e non la abolizione del dazio con sumo.
E la classe lavoratrice che vede e sente que ste ingiustizie che commette lo Stato a suo danno, mentre rivolge i margini del bilancio a van taggio dei proprietari, dovrebbe accettare di affi dare allo Stato, così parziale e rappresentato da Governi di classe, di dirimere i suoi conflitti col capitale ?
Certo che dagli scioperi la Nazione risente un danno materiale per la diminuita produzione; certo essa risente anche un danno morale per chè si inacerbiscono i rapporti tra le diverse classi sociali ; — ma quale è la riforma, quale è la legge a vantaggio, delle classi lavoratrici che non sia stata strappata dalla paura o dalla violenza? — Quale è l’ industriale che abbia fatto a tempo e spontaneo le concessioni che poi subì per la violenza ?
Ci permetta F on. Luzzatti di terminare queste brevi considerazioni con un esempio. In una colta città d’ Italia sta per terminare il ser vizio degli omnibus che saranno sostituiti dai tram. La società esercente gli omnibus ha dimi nuito probabilmente la razione ai cavalli, perchè attraversano ora le vie della città facendo pietosa mostra delle costole e dei lombi appena coperti di pelle.
Il commercio Internazionale italiano nel 1906
I.
Considerazioni generali.
La annuale pubblicazione della Direzione Ge nerale delle Gabelle sul nostro commercio inter nazionale è uscita quest’anno in due grossi volumi invece che uno solo, ma viceversa è uscita con un ritardo considerevole, come escono da qualche tempo con molto ritardo le pubblicazioni mensili. E ciò è tanto più rammaricante in quanto la Direzione Generale delle Gabelle ci aveva per tanti anni abituati ad una regolarità che faceva lodevole contrasto colla negligenza colla quale le diverse Amministrazioni dello Stato, quasi tutte, attendono alle loro particolari pubblicazioni.
Siamo dunque costretti a parlare nel 1907 avanzato, del commercio del 1905, nel qual anno la importazione, compresi i metalli preziosi, ha su perato per la prima volta i due miliardi, avendo dato 2,234 milioni nei quali i metalli preziosi figurano per 169 milioni; e la esportazione rag giunse 1739 milioni comprendenti 9 milioni di
metalli preziosi.
Lasciando a parte i metalli preziosi nell’ ul timo sessennio si ebbero le seguenti cifre di im portazione ed esportazione (in milioni).
Importaz. distacchi Esportaz, distacchi
1900 1700 — 1338 — 1901 1718 + 18 1374 + 36 1902 1775 + 57 1472 + 98 1903 1881 + 86 1517 + 45 1904 1913 4- 52 1597 -+■ 80 1905 2064 + 151 1730 + 133
Tra il primo e l’ ultimo anno del sessennio nella importazione vi è un distacco di -j- 364 milioni, nella esportazione di -1- 392 milioni. Anche senza entrare adunque per il momento ad analizzare queste cifre, è notevole che in un paese che, come il nostro, ha ancora tanti bisogni, l’aumento della esportazione abbia superato di 38 milioni l’aumento pur notevole della importazione. Certo, bisogna rilevarlo per evitare che si dica che sì creano illusioni magnificando troppo il mo vimento economico della nazione; —- certo si tratta di piccole cifre che, paragonate a quelle di paesi, anche tanto più piccoli di noi, lasciano compren dere quanta strada ha da percorrere l’ Italia per raggiungere la intensità dei loro traffici, ma è pur confortante notare che l’ Italia, dopo esser rimasta tanti anni aggirandosi intorno ai due mi liardi, importazione ed esportazione insieme, abbia potuto salire in uno slancio di un decennio circa, quasi ai quattro miliardi.
In quanto ai metalli preziosi nel sessennio 1900-905 hanno dato il seguente movimento:
1900 Importaz. 7.2 distacchi Esportaz. 16.5 distacchi 1901 11.7 + 4.5 16.3 — 0.2 1902 34.7 + 23.0 9.9 — 6.4 1903 156.9 + 122.2 6.7 — 3.2 1904 44.5 112.4 9.7 + 3.0 1905 169.5 + 125.0 8.2 1.5
Anche qui le cifre parlano da sè ; e per quanto si sappia che la statistica dei metalli pre ziosi, risultante da ciò che la dogana può regi strare è incompleta, tuttavia si vedono chiara
mente gli effetti della eccedenza della esportazione sulla importazione, poiché i fatti sono stati negli ultimi anni costantemente favorevoli all’ Italia, la quale ha quindi avuto una eccedenza cospicua di importazione di metalli preziosi.
Sommando la importazione dei metalli pre ziosi col sessennio si hanno 424.5 milioni; som mando la esportazione si hanno 67.3 milioni e quindi una eccedenza di importazione di 357.2 milioni.
Perchè i lettori abbiano sottocchio alcune cifre comparative, diamo il commercio internazio nale di importazione ed esportazione di alcuni Stati durante il 1905, non compresi i metalli pre ziosi, e ridotto in milioni di lire.
Stati Uniti Germania Austria Ungheria Belgio Spegna Francia Gran Bretagna Svizzera Im p orta si. E s p o r t a z . I n s ie m e 5f585 5,990 11,575 8,553 7,977 16,530 2,360 2,467 4,827 3,068 . 2,330 5,401 921 917 1,838 4,673 4,761 9,434 14,125 9,175 23,300 1,379 969 2,348
E bastano queste citazioni per confermare quanto sopra dicevamo, che cioè l ’ Italia ha molta via da percorrere per arrivare al movimento del traffico pari a quello del Belgio, ad esempio, che si ragguaglia a 771 lira per abitante, mentre noi arriviamo appena a 120 lire per abitante ; ma, oggi vedendo che finalmente la nostra esporta zione ha cominciato a muoversi, vi è luogo a spe rare che il movimento abbia ad essere durevole. Intanto il 1905 segna un aumento di 389 mi lioni sulla importazione media del quinquennio pre cedente 1900-1904 ed un aumento di 270 milioni sulla media di esportazione nel quinquennio stesso.
Questo movimento del commercio interna zionale è dovuto al protezionismo o si è manife stato non ostante il protezionismo? Le attuali nostre tariffe doganali, tranne le modificazioni che ebbero luogo colla entente verso la Francia e più tardi colla rinnovazione dei trattati di commercio, modificazioni del resto di non grande importanza, datano dal 1888, e il nostro com mercio non prese il suo movimento ascendente se non nel 1900 circa, cioè 12 anni dopo l’ ap plicazione del regime protezionista inasprito; il che farebbe credere che questo sviluppo del com mercio sia indipendente dalle tariffe doganali, e quasi quasi lascia sospettare che il ritardo nel manifestarsi sia dovuto alla necessità di supe rare gli ostacoli che derivano dall’ applicazione del protezionismo.
Comunque sia, la protezione si esplica me diante forti dazi che gravano sulle merci impor tate ed è quindi utile vedere come procedettero le entrate doganali.
Tali riscossioni furono nel sessennio 19U0-- 1905 le seguenti (in milioni) :
1900 241 1903 250
1901 250 1904 212
1902 258 1905 246
La media del quinquennio 1900-904 essendo stata di 243 milioni, il 1905 dà un aumento di quasi tre milioni (2,965,000) sulla detta media.
di entrata ed uscita, così che verso ogni paese le importazioni si equilibrino colle esportazioni.
E ’ utile quindi vedere, almeno per i princi pali Stati, se e quanto questo equilibrio sia stato raggiunto dai protezionisti italiani ; la qual cosa cercheremo di studiare in un prossimo articolo.
SULLA MEZZADRIA IN TOSCANA
i i .
Nella seconda parte del suo discorso 1’ on. Guicciardini esamina le odierne linee fondamen tali del patto colonico toscano e le riassume così in sei paragrafi :
Io terreno dissodato, piantato' e dotato di ani mali, foraggi, concimi e fabbricati per uso domestico e agrario fornito dal proprietario;
2° lavoro per la cultura del podere, per la rac colta e ia prima manipolazione dei prodotti fino a ren derli mercantili e per la custodia degli animali, fornito dal colono ;
3" spese culturali divise a metà fra proprietario e colono ;
4° raccolte e utili del podere e delle industrie agrarie, divise anch’ esse a metà fra proprietario e colono ;
5° imposte fondiarie e spese di conservazione del capitale fondiario (arginatura, fossi principali, ripe di fiumi, dissodamenti, casa) a carico del proprietario;
6° direzione tecnica del podere spettante al pa drone che l’ esercita direttamente o per mezzo del fat tore sotto la sua vigilanza.
A questi sei paragrafi fondamentali si ag giungono altri sei punti, che completano la fiso
nomía del contratto, e sono : ♦
1« arnesi (vanghe, zappe, falci, aratri) forniti e mantenuti dal colono ;
2° macchine e veicoli (dissodatori, irroratrici, carri) forniti dal proprietario o dal colono e mante nute a spese comuni ;
3" vasi e macchine per la fattura del vino e macchinario per la fattura dell’ olio, trebbiatrici e bri Matrici forniti dal proprietario con l’ obbligo del colono di pagare per il loro uso un contributo che si ragguaglia a una parte della spesa di interesse e airi5 mortamente del capitale che viene impiegato : se le macchine non appartengono al proprietario, ma a un esercente, in questo caso le spese di noleggio e di esercizio sono considerate come spese culturali e poste a carico comune del colono e del proprietario ;
4“ facoltà del colono di tenere per suo beneficio esclusivo il pollaio, industria speciale della massaia, che se ne giova per provvedere alle spese domestiche : in talune località qualche coppia di piccioni o qualche covata di pulcini costituiscono una piccola industria delle ragazze e dei figli di famiglia, destinata a cumulare un piccolo peculio per l’acquisto di ornamenti ed oggetti di vestiario non passati dal.capo di casa; in compenso di queste facoltà il colono paga al proprietario i cosi detti patti di pollaio, che consistono in qualche dozzina di uova per Pasqua e in" qualche coppia di capponi per N a tale: in quelle località dove non esiste l’ industria poderale dell’ allevamento dei suini, il colono ha al tresì la facoltà di tenere, oltre il pollaio, un suino, pagando in compenso al padrone per carnevale un prosciutto ;
5» diritto del colono di far suo per gli usi do mestici il legname delle potature dei frutti, pioppi e viti del podere e di destinare ad uso di orto per i bi sogni domestici un piccolo appezzamento del podere ; 6° obbligo del colono di eseguire una certa quan tità di fosse per viti e olivi per il mantenimento delle coltivazioni ;
7° seme per la sementa del frumento, talora a carico del colono, tal’ altra a carico comune.
Dati questi patti ed indicati quali sono le altre minori condizioni che di solito accompagnano il contratto, l’on. Guicciardini si accinge con molta cura, sulla base di sue osservazioni personali e di studi fatti da altri, tra cui il cav. Mazzini, il sen. Faina ed il prof. Bruttini, a calcolare a quale retribuzione in denaro corrisponda detto contratto di mezzadria.
Non riporteremo qui tutta la critica che l’ Oratore fa al sistema adottato per le sue in dagini, onde dimostrare la cura e la diligenza del suo lavoro ; ma noteremo solo che per de terminare il numero delle giornate lavorative di una famiglia colonica, distingue gli adulti dai giovanetti, dai vecchi, il lavoro degli uomini da quello delle donne ed assegna a ciascuno di questi gruppi una determinata unità o parte di unità.
Dai libri poi di amministrazione ricava i prodotti lordi e le spese separando le 31 fami glie coloniche di Val d’ Elsa, dalle 18 famiglie co loniche di Valdarno di sotto, ed indicando per ciascuna famiglia colonica gli utili lordi, le spese complessive, gli utili netti e la quota corrispon dente a ciascuna unità di giornata di lavoro.
Gli risulta : che nei 31 poderi esaminati in Val d’ Elsa, la retribuzione netta annuale di ciascuna unità lavoratrice varia da un minimo di L. 356 ad un massimo di L. 041 ; quindi un termine medio di L. 485.
Nei 18 poderi esaminati e posti sulle colline pistoiesi, ricava risultati meno favorevoli ; la re tribuzione netta annuale varia da un minimo di L . 320, ad un massimo di L . 539 ed oscilla quindi intorno ad una media di L. 396.
L ’ Oratore non ci nasconde quanto vi ha di manchevole nel suo studio, sopratutto perchè i dati si riferiscono ad una sola annata (il 1895) ma tuttavia osserva giustamente che « essendo il risultato di indagini fatto con molta diligenza e riguardando annate che debbono nel loro com plesso considerarsi normali, costituiscono un con tributo degno di considerazione allo studio delle condizioni dei mezzadri in Toscana. »
A queste risultanze 1’ Autore fa seguire al cune considerazioni che — ci permetta di affer marlo — sembrano soverchiamente ottimiste! Egli asserisce che « la vita del colono non è certamente idiliaca, ma non è neppure una vita di stenti come altri vorrebbero sostenere. » E qui accenna a prova di tale giudizio, che l’alloggio è in condizioni sod disfacenti, che i mobili della casa vanno di con- tinuo migliorando, che la casa potrebbe avere mi gliore aspetto se fosse tenuta con più ordine e con maggiore pulizia, che il vestiario è suffi ciente ed adatto, la biancheria abbondante e ben tenuta : che infine il vitto non è nè man chevole, nè di cattiva qualità.
non di stenti, e si è sempre concluso c h e ,. ai prezzi attuali, occorrono almeno due lire il giorno per sopperire a tutte le spese ordinarie ed a quelle straordinarie, di cui pure bisogna tener calcolo.
La voce pubblica ha quasi assodata la mas sima che nella mezzadria il proprietario abbia la metà della metà dei prodotti ; ma l’on. Guicciar dini assicura che sono casi eccezionali quelli nei quali il colono si diporti disonestamente verso il padrone nella divisione dei prodotti. Non è quindi lecito a noi ritenere diversamente e perciò rimane, a nostro avviso, qualche cosa di non abbastanza chiaro, tra F ammontare della retribuzione che F on. Guicciardini ha valutato per il colono ed il tenore di vita che descrive come mutato.
Anche ammesso una famiglia colonica com posta di 6 persone, che possano dare in com plesso tre unità di giornata di lavoro, e quindi ritraggano un utile equivalente a tre volte 400 lire, cioè in totale 1200 lire, rimane sempre que sta cifra deficiente se deve provvedere al vitto, al vestito di 6 persone ed al mantenimento di quanto occorre per la casa.
A d ogni modo è chiaro che la retribuzione della famiglia colonica è molto al di sottodi quella della famiglia operaia, oggi che i salari delle in dustrie sono alquanto migliorati così che, si può quasi dire, che uno solo dei membri della fami glia operaia guadagna quanto tutti insieme quelli della famiglia colonica.
A nostro parere, questo è uno dei punti più deboli dell’ importante studio dell’ on. Guicciar dini, e meritava che egli si soffermasse maggior mente a spiegarlo, facendo per le spese, quello che ha così diligentemente fatto per le entrate.
Oltrepassiamo a tutta quella parte, del resto molto interessante ed accurata, nella quale l’Ora tore descrive la vita intellettuale e morale del colono, ed avverte da una parte la limitazione dagli orizzonti del suo pensiero, d’ altra il suo attaccamento alle tradizioni religiose, e i buoni rapporti col proprietario.
« In questi ultimi tempi — conclude in pro posito F egregio Uomo —- F azione democratico- cristiana e F azione socialista hanno aperto qual che breccia nei confini che ricingono la vita
intellettuale del colono; ma sono semplici spira gli. Finora le sole occasioni che elevano il pen siero del colono, oltre i ristretti orizzonti del podere e della cura degli interessi materiali, sono gli avvenimenti di famiglia — nascite, ma trimoni, morti — gli svaghi delle fiere, qualche divertimento nei giorni festivi e le funzioni re ligiose nella parrocchia ».
Così pure accenneremo appena alla dimo strazione che fa l’Oratore non esser vero che il contratto di mezzadria sia dannoso al progresso dell’ agricoltura, per lo scarso interessamento, così del coltivatore come del proprietario a condurre la terra a dare il massimo dei profitti. Con una serie di esempi e di considerazioni l’ Oratore suf fraga la tesi contraria, e ci pare eh le sue con clusioni abbiano il fondamento della verità, dove per altro il colono ed il proprietario abbiano le qualità che Fon. Guicciardini descrive.
Riferiamo piuttosto testualmente alcune con siderazioni di indole sociale fatte dall’ Oratore, le
quali ci sembrano delineare chiaramente il suo pensiero su questo argomento :
« Il contratto colonico toscano è, infine, un ¡stru mento di avvicinamenti e di accostamenti fra proprie tario e lavoratore, con non negabile beneficio della con cordia sociale e della pace civile. Proprietario e colono sono sempre tra. di loro a contatto : ora per le faccende culturali, ora per la mercatura degli animali, ora per i restauri e sistemazione del fabbricato colonico, ora per le nuove coltivazioni, debbono di continuo vedersi, ragionare, decidere. E, la materia degli avvicinamenti, ordinariamente, è formata, non da interessi in contra sto, ma da interessi comuni, come sono tutti quelli con cernenti l’ aumento della produzione e dei profitti, le faccende culturali, la mercatura del bestiame, il regolamento delle acque, le coltivazioni, i pianta- menti, ecc. eco. Fra persone che vivono lontane le une dalle altre ci può essere indifferenza; fra persone che si avvicinano soltanto per sistemare interessi an tagonistici ci deve essere ostilità : ma fra persone che non vivono lontane le une dalle altre e che si avvici nano per esaminare e sistemare interessi comuni deve necessariamente stabilirsi una corrente di familiarità, di benevolenza, di fiducia reciproca, la quale investe tutti i loro rapporti, anche quelli antagonistici, impe disce i contrasti violenti e agevola e favorisce gli ac cordi e gli accomodamenti ».
Ma Fon. Guicciardini crede con tutto ciò che il contratto colonico debba e possa essere miglio rato, e di questa parte del discorso ci occuperemo in un prossimo articolo.
CASSE DI RISPARMIO IN ITALIA
(SIENA).
Ecco un’ importantissima Cassa di Rispar mio tra le numerose della Toscana, la cui origine risale al 1833, epoca nella quale però la Cassa era aggregata al Monte de’ Paschi e ammini strata dalla Deputazione amministratrice di questa. Fu solo con R . Decreto del 20 marzo 1902 che la Cassa di risparmio di Siena veniva costi tuita in ente autonomo, riconoscendole un patri monio proprio accumulato cogli utili dalla sua origine in oltre 744 mila lire.
Con tutto ciò F Istituto è sempre connesso al Monte dei Paschi : il suo speciale Consiglio d’amministrazione è nominato nel proprio seno dalla Deputazione del Monte e il Direttore della Cassa è alla dipendenza del provveditore, il quale conserva di fronte ad essa F alta supremazia e ne detiene la rappresentanza legale.
Dalle notizie storiche, raccolte a riguardo della Cassa di Risparmio senese, risulta che l’in teresse dei depositi variò nei numerosi anni di vita più volte : non sarà anzi inutile riportarne lo specchietto relativo :
dal 1° gennaio 1834 4.— 0/lo
I pochi libretti speciali nominativi, creati nel 1902, godono un frutto superiore del 0,50 per cento ai depositi ordinari.
I depositi ebbero un costante e progressivo aumento : da 1146 libretti con un credito di 86 mila lire nel 1834 si giunse a 20058 libretti con un credito di 11 milioni nel 1904 — settan- t’ anni dopo — ; e ciò senza contare i depositi in conto corrente che nel 1904 salgono a 935 mila lire, ma comprendendovi le operazioni delle suc cursali e affiliate sparse dalla Cassa senese nelle provincie di Siena e Grosseto. Nel 1902 fuvvi anche la felicissima fusione della Cassa di ri sparmio di Siena col credito agricolo : ciò che contribuì grandemente a alzare il patrimonio della Cassa di Siena a lire 1.611.489,50 pari quasi a un settimo dei depositi.
E dove si impiegavano le somme in tal modo depositate e raccolte ?
Nei primi anni dalla sua fondazione, la Cassa passava le somme depositate all’ azienda del Monte Pio, esso pure annesso al Monte dei Paschi, che le corrispondeva un interesse di 0,50 per cento superiore a quello pagato ai deposi tanti, e le impiegava nei prestiti sopra pegno, sua propria operazione, ovvero nello sconto di crediti liquidi per lavori fatti eseguire da Co munità o da altre pubbliche amministrazioni.
II Monte dei Paschi offrì allora altri impie ghi, usando alla Cassa il trattamento di favore di rendere per lei immediatamente fruttifere le somme depositate, mentre, per gli altri clienti, la decorrenza del frutto era subordinata all’ effettivo impiego. Più tardi la Cassa fece prestiti a Co muni consorziati per costruzione di strade, per opere pie ; prestò appoggio al sorgere della Banca di Sconto senese, acquistando delle azioni di quel- 1’ Istituto, che per molti anni fu valido ausilio all’ industria ed al commercio locale ; scontò buoni a scadenza fissa emessi dal Comitato avente a scopo, la costruzione della ferrovia centrale to scana ; acquistò poscia effetti pubblici ; mutuò lire 100 mila (metà in capitale circolante, metà a garanzia della emissione dei buoni agrari) al Credito agricolo istituito dal Monte de’ Paschi.
Poscia, andato in vigore lo Statuto del 1902, furono ufficialmente permessi alla Cassa : mutui e conti correnti ipotecari a privati, a Comuni, Provincie e Enti morali ; cambiali e sovvenzioni a sei mesi col rinnuovo di un decimo, a vantaggio della possidenza e dell’agricoltura; sconto, acquisto e sovvenzioni su pegno di crediti liquidi contro pubbliche amministrazioni; anticipazioni su pegno di cartelle fondiarie ed agrarie, di derrate e pro dotti agricoli di facile conservazione ; sconto di canoni di fitto; prestiti agrari; acquisto di valori pubblici emessi o garantiti da Enti pubblici, ecc.
Ecco un prospetto rappresentante per ogni decennio l’ investimento in titoli e in mutui chi-rografari, che sono
piute dalla Cassa:
le operazioni principali 31 dicembre Titoli Mutui chirogr.
1840 98 464,240 1850 33,645 951,328 1800 39,9ll4 1,677,350 1870 810,086 1,674,978 1880 855,403 1,497,612 1890 3,017,306 3,833,135 1900 3,591,900 3,845,673 1904 5,737,429 2,680,177 E l’ agricoltura, e la beneficenza?
Circa la prima, oltre che alla somministra zione di capitali al Credito agricolo, che giunse a oltre 17 milioni, è da accennare allo sconto di recapiti a favore di proprietari, affittuari e agri coltori, a concorsi a premi più volte banditi dalla Cassa, per le migliori piantagioni di vigneti, per bonifiche agricole, ecc.
Circa la beneficenza si hanno da un secolo e mezzo cinque milioni di elargizioni gratuite del Monte, dei quali, da un trentennio, 467,000 lire formano il contributo della Cassa della nobile città. Conservazione degli insigni monumenti se nesi, istruzione elementare, superiore, artistica, scientifica, professionale, Cassa per gli infortuni sul lavoro, cassa di previdenza per l’ invalidità degli operai nelle provincie di Siena e Gsosseto, nulla fu dimenticato dall’importante Istituto.
Certo, non si parla della Cassa risparmio di Siena, se non si parla del Monte dei Paschi che ne è il fondatore, il caudiutore e l’ amministra tore : e, per quanto da non molto tempo sia ente autonomo, la Cassa è sempre connessa al Monte dal quale deriva tuttora la maggior parte delle sue operazioni finanziarie, Ma ciò poco rileva, es sendo il Monte dei Paschi medesimo una pura, gloriosa istituzione senese: sicché la Cassa, è alla sua volta, una gloriosa figlia del Monte, come lo è il Credito agricolo.
Sono istituti che a meraviglia si integrano e si aiutano al miglioramento economico dell’ an tica repubblica; e che bene vi risponda il favore geloso accordato dai cittadini della città e delle provincie dipendenti, è prova il costante au mento patrimoniale della Cassa centrale di Siena non solo, ma delle dodici filiali che nelle pro vincie di Siena e Grosseto regolano e ammini strano i risparmi : prime, tra queste, quella di Grosseto, Poggibonsi, Chiusi e Massa Marittima.
APPUNTI
A proposito di quanto abbiamo scritto esa minando la relazione sull’esercizio 1906 letta dal Direttore generale della Banca d’ Italia all’Assem blea degli azionisti, l’ on. Colajanni, nella sua pregevole Rivista Popolare, ci avverte con cor tesi osservazioni ohe non era un mistero lo stato di fallimento nel quale erasi costituita nel 1903 la Banca d’ Italia, e crede che abbiamo dimen ticato tutta la discussione di quella legge alla quale discussione l’on. Colajanni prese tanta parte.
indicarla in base alle condizioni di quel tempo, probabilmente si sarebbe preveduta ancora mag giore dei 140 milioni che il comm. Stringher ha indicato, giacché le migliorate condizioni del paese, che allora non si prevedevano, hanno senza dubbio permesso in questi ultimi anni migliori liquidazioni.
In questo senso noi abbiamo interpretato le parole del Direttore generale della Banca d’ Italia, ed in questo senso abbiamo manifestato il nostro giudizio, tutt’ altro che dimenticando la storia.
R
ivista
B
iblioorafica
P r o f. H e n r y D e n is . - Histoire des systèmes éco-nomiques et socialistes. — Paris, V . Giard et E. Brière, 1907, I I voi. pag. 576 (10 fr.) Nel n. 1591 del 30 Ottobre 1904 abbiamo presentato ai lettori il primo volume di questa poderosa opera del prof. Denis ; ora la solerte Casa Editrice V . Giard et E. Brière pubblica il I I volume, che non è certo meno del primo notevole.
Questo secondo volume abbraccia un periodo di trenta anni e comprende 1’ esame delle opere e dei sistemi di Godwin, Malthus, Condorcet, R i cardo, Sismondi, Owen e W illiams Thompson. Naturalmente soffermandosi l’ Autore non sol tanto ad analizzare le opere di detti scrittori, ma studiando egli anche 1’ ambiente nel quale vissero e le dottrine dominanti al loro tempo, tien conto di tanti altri scritti dell’epoca, che danno appunto il carattere dell’ ambiente e del tempo, e servono ad illustrare quelle dottrine.
Dallo studio profondo e pieno di erudizione che fa l’ Autore di questo periodo egli può trarre la conseguenza: che l’ Economia Politica si è costi tuita terminando dallo sciogliersi dalla sociologia, e le discussioni che avvennero tra i grandi eco nomisti dell’epoca, valsero a stabilire i problemi fondamentali della statica e della dinamica del- 1’ economia ; il punto centrale di quei dibattiti fu il segnalamento della bilancia tra la produ zione ed il consumo, che fu da loro considerato più importante del bilancio commerciale. E qui trascriviamo questo brano delle « conclusioni » che non potrebbe essere meglio concepito e detto :
« Si è colpiti dalla imponente unità che lega tutte queste concezioni : sono problemi dello stesso ordine, ma di diverso grado di complessità quelli che tenta di risolvere Ricardo conside rando lo Stato centralizzato, come una estensione della divisione del lavoro; ed Owen che pone alla base una moltitudine di comunità locali, mentre 1’ uno crede naturale ed indistruttibile la distinzione delle classi, l’altro la crede storica e provvisoria. Ricardo con una straordinaria po tenza di coordinamento, ha ridotto un vasto si stema di rapporti della psicologia dell’ individuo: determinazione del valore, e cambi interni ed esterni, movimento internazionale dei metalli pre ziosi, tutto è diretto verso una normale, verso un equilibrio stabile quando sieno vigenti con dizioni di illimitata libertà ; così egli giustifica
nella sua statica ottimista del diritto individua lista, la psicologia astratta dalla Scuola, il lasciar- fare, 1’ astensione dello Stato : egli nega le rot ture generali dell’ equilibrio, le crisi generali ; e quelle che riconosce, le attribuisce agli errori dell’ interesse personale, e crede che non possano esser corrette che da questo stesso esclusivo fat tore dell’equilibrio.
« Ma appena Malthus, Sismondi, Owen ri conoscono la generalità delle crise, — conti nua il nostro Autore — tutto l’ edifizio si scuote, ed il problema delle condizioni di stabilità del l’equilibrio si complica, scoppia nella sua gravità la separazione del capitale e del lavoro, l’ instabi lità sempre crescente del lavoro ed il deprezza mento del suo valore determinano, la ricerca di una nuova struttura giuridica, la ammissione di nuovi elementi di psicologia economica, e l’ al largamento della funzione dello Stato, la quale dalia Giustizia negativa di Smith si eleva a G iu stizia positiva ; modifica l’ ordine di dipendenza delle funzioni che assicurano l’equilibrio tra la produzione ed il consumo ; per R icardo dato il diritto individuale ed il movimento psicologico, la produzione tende naturalmente a stabilire un consumo corrispondente e l’equilibrio della vita collettiva, in questo rispetto di dipendenza, si ritrova da sé stesso. Per Sismondi e per Owen invece il consumo è subordinato alla riparti zione del reddito sociale e questo dai moventi psicologici e dalle istituzioni di diritto nei quali essi operano ; ed avendo già la osservazione co statata la instabilità generale e permanente della società economica moderna, bisogna cercare un nuovo diritto che prepari 1’ unione od anzi tenti di realizzare la unità del Capitale e del Lavoro, determinando una psicologia economica più cor rente in cui il movimento presente sia temperato ». W . S t a n le y J e v o n s . — The coal questioìi-an inquiry concerning thè progress o f thè Nation and thè problable ex hautìon o f our coal-mines. - L on d on . M acm illan and C.. 1906. pag. 467 (Se. 10) 3¿ Ed.
Quando si pensa che la produzione di car bón fossile che era nel 1875 in tutto il mondo di 277 milioni di tonnellate, si spinse a 474 milioni nel 1889 ed era salita a 863 milioni nel 1903; che la Gran Brettagna nei 28 anni ha visto sa lire la sua produzione da 133 a 230 milioni di tonnellate, è naturale che sorga nell’ Inghilterra stessa con una certa frequenza la questione del possibile esaurimento delle sue miniere di carbón fossile.
in questi ultimi anni. Si arriverebbe in un tempo relativamente breve a delle cifre fantastiche che, per ora almeno, sembrano inverosimili.
Certo è che il consumo per molte ragioni continua ad aumentare, quindi la produzione viene spinta con sempre maggiore alacrità ; ma appunto questo sforzo della produzione fa nascere la que stione del possibile o probabile esaurimento delle miniere.
Tale questione precisamente viene trattata dal punto di vista dell’ Inghilterra dall’Autore in questo volume che è ricco di dati e di acute osser vazioni e che ha veramente commossa la pubblica opinione, così che esso è già alla sua terza edi zione, sebbene tratti di una materia così speciale. L ’ A u tore' ha voluto svolgere l’ argomento colla massima completezza possibile, studiandolo da tutti gli aspetti non solo, ma trattando anche con altrettanta precisione dei vari temi che sono annessi alla questione principale.
Sono premessi al volume due diagrammi che rappresentano il movimento della popolazione, quello della importazione e esportazione e quello del consumo del carbon fossile inglese.
Seguono le prefazioni alla ‘2a e 3a edizione, e quindi in una introduzione, l’ Autore spiega il piano dell’opera.
Comincia pertanto ad analizzare la opinione di alcuni scrittori sull’argomento, poscia esamina la questione sotto l’aspetto geologico ; e sotto l’aspetto economico ricerca il prezzo delle miniere di car bone ed il prezzo del carbone stesso, ed in ge nere di tutto che riguarda la economia del com bustibile, non trascurando i possibili surrogati al carbon fossile.
Premessi questi punti tecnici speciali, a cia scuno dei quali consacra un capitolo, l’Autore entra nella parte, diremo così, teoretica ed espone la legge sociale di incremento: incremento di po polazione, incremento di industria, incremento del consumo di carbone fossile e riferendosi più spe cialmente alla Gran Brettagna, l’Autore esamina la importazione ed esportazione del carbone, le comparative disponibilità delle diverse regioni, il commercio del ferro ecc. ecc. Infine egli mira a porre il quesito : che sarebbe della economia e della potenza della Gran Brettagna se le man casse il carbon fossile? E siccome crede che pre sto o tardi l’esaurimento delle miniere si verifi cherà, afferma che il mantenimento di una posizione
così estesa nel mondo, come quella che ha ora la Gran Brettagna, è fisicamente impossibile, e che bisognerà scegliere tra il mantenere il poco e buono al molto e mediocre.
E non vi ha dubbio, il libro, sebbene tratti di una questione così speciale, è un libro di so ciologia e politica molto interessante.
D o t t . L o u is K a t z e n s t e in . Die dreissigjdrige
Geschìiftstiitigheit der Reichsbank. - Berlin,
Léonard Sim ion. 1906, p. 63.
Senza divagazioni su teorie generali, e senza perdersi in discussioni che escano dall’argomento, l’Autore in poche pagine riassume la storia della Banca Imperiale germanica in questi ultimi 30 anni. Accenna prima alle pratiche per la sua fondazione nel 1806 subito dopo la battaglia di Jena; quindi descrive la organizzazione dell’Isti
tuto e subito si sofferma a studiare il movimento progressivo della emissione dei biglietti, confron tando le regolo, che reggono in tale riguardo la Banca Imperiale, con quelle di altri paesi. Nel 1876-80 la Banca aveva una emissione media di 267.5 Marchi che è salita nel quinquennio 1901-05 a 961.7 milioni. Un interessante capi tolo riguarda le compensazioni che dal 1880 al 1905 salirono nelle medie quinquennali da 1277 a 6578 milioni di Marchi.
E così di seguito l’ Autore dà notizia, illu strata da interessanti considerazioni, delle diverse operazioni della Banca.
Al termine del volume alcuni diagrammi di mostrano ad evidenza lo svolgersi dei fatti ban cari raccolti dall’ Autore.
J. ...*"
RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA
A Catania fu inaugurato testé il Congresso Nazionale degli agricoltori italiani.
Il Sottosegretario Sanarelli, dopo aver par lato della questione agrumaria, accennò alla de ficienza di braccia causata dall’ emigrazione. Il fatto involge tutto il nostro paese e, in partico- lar modo, l’ Italia meridionale, dove l’ emigra zione, sempre crescente, sottrae validi aiuti al- l’ agricoltura e rialza oltremodo i salari degli operai, scarsi ai bisogni dei campi.
La coltura più danneggiata dalla mancanza di braccia lavoratrici è quella della vite, onde la opportunità di sostituire alle mancanti brac cia per la lavorazione dei vigneti, apparecchi motori meccanici.
Il Ministero ha bandito un concorso inter nazionale per questi apparecchi e la gara si aprirà appunto in Sicilia nel prossimo autunno.
Accennò pure al problema forestale, idraa- lico, e a proposito del credito agrario disse :
Provvedimento di singolare importanza per il rinascimento economico dell’ isola sarà la ese cuzione della recente legge sul credito agrario del Banco di Sicilia.
Ad affrettare, per quanto sta in lui, l’ appli cazione della legge il Ministero ha bandito un concorso a premi fra i Consorzi e le Società agra rie costituite in forma cooperativa ed aprirà presto altri concorsi fra le Casse agrarie.
Per sollecitare inoltre la costituzione degli istituti intermediari di credito agrario, il Mini stero darà prontamente tutte le occorrenti istru zioni alle autorità locali per la trasformazione dei Monti frumentari, delle Casse di prestanza agra rie o di altre istituzioni agrarie esistenti in Si cilia, sotto la forma di opere pie, in istituti di credito.
Il Congresso iniziò quindi i suoi lavori, e dopo svolto il problema sulle possibilità di colti vare la gomma in Italia, (relatore professor Bozzi), approvò le seguenti conclusioni sul credito agrario:
alle Casse Agrarie, e, quanto meno, venga data ufficialmente alla legge l’ interpretazione che le Società Agrarie possano cumulare le funzioni delle Casse e dei Consorzi.
« 2. Che il Governo usi poco largamente della facoltà concessagli dalla legge di autoriz zare il Banco di Sicilia a fare prestiti agrari diretti.
« 3. Ohe il Banco di Sicilia perseveri nella bella via intrapresa di incoraggiare ed eccitare la costituzione di enti intermedi, senza dei quali non può avere larga applicazione il sano credito agrario.
« 4. Che il Banco di- Sicilia aumenti sensi bilmente e rapidamente il numero dolle sue Suc cursali ed Agenzie ed istituisca in esse la Cassa di Risparmio.
« 5. Che gli agricoltori siciliani concorrano numerosi, e volonterosi a formare enti intermedi, specialmente Consorzi, Casse e Società Agrarie.
« 6. Che Governo, Banco di Sicilia ed enti intermedi mettano ogni cura perchè eseguendo rigorosamente la legge il credito agrario non traligni momentaneamente dal suo scopo e vada realmente ed effettivamente a beneficio dell’agri coltura ».
Continueremo a parlare dell’interessante Con gresso.
— Ecco la statistica mensile degli scio peri in Italia.
Durante il mese di febbraio u. s. si verifi carono 85 scioperi, dei quali 5 nell’ agricoltura, 2 nelle industrie estrattive, 18 nelle industrie metallurgiche e meccaniche; 9 nella lavorazione delle pietre, argille e sabbie, 8 nelle costruzioni edilizie, nella fabbricazione di prodotti chimici, 2 nella lavorazione del legno e della paglia, 2 nelle industrie poligrafiche, 18 nelle industrie tessili, 2 nelle industrie attinenti al vestiario, 1 nella lavorazione dei metalli preziosi, 9 nelle in dustrie alimentari, 9 nei trasporti.
D egli 85 scioperi, 44 furono causati per do manda di aumento di salario, 2 per diminuzione di orario, 2 per resistenza a diminuzione di sa lario, 30 per cause varie e 7 per ragioni ignote. Ebbero esito interamente favorevole agli operai 16 scioperi, parzialmente favorevole 25, sfavorevole 26, sospensivo 9. Non furono com posti 9 scioperi.
A gli 85 scioperi parteciparono 12,142 operai. — Alla Camera dei deputati è stato in questi giorni distribuito il bilancio di previsione per la Colonia Eritrea nell’ esercizio finanziario
1907-1908. Entrate e spese sommano in totale a L . 9,052,570, con una diminuzione sul precedente esercizio di L . 572,430. Sensibile diminuzione di spesa è quella di L . 410,000 sul capitolo delle spese di carattere politico, perchè nell’ annualità pagata sul 1906-1907 in L . 600,000 è terminata la liquidazione delle pendenze finanziarie col l’Etiopia che gravavano su questo capitolo.
Con recente decreto n. 190 il geverno del Ite ha approvato le tabelle per l’ indennità e so prassoldi al personale ferroviario per i tratti di galleria di montagna.
— La Commissione appositamente nominata si è riunita a Roma per esaminare la legge per Roma.
L ’ on. Giolitti intervenuto ha dichiarato che il Governo è favorevole alla estensione delle di sposizioni riguardanti la tassa sulle aree fabbri cabili a quelle altre città i cui Consigli comunali ne facciano domanda. Ha invece dichiarato di non ritenere opportuna 1’ esenzione della diminuzione temporanea dell’ imposta per le nuove costruzioni, perchè se accordata a Roma non potrebbe essere negata ad altre città, e non si possono calcolare le conseguenze finanziarie che ne deriverebbero.
Ha pure dichiarato che non appare al Go verno praticamente opportuno lo studio del porto marittimo o di un canale navigabile per Roma, trattandosi di un problema che va maturatamente studiato e per la risoluzione del quale non è pos sibile assumere per il momento alcun impegno. Al quesito se la denunzia del valor locativo delle aree sia modificabile ogni anno, come nell’ at tuale regolamento edilizio di Roma, ovvero se si debba ritenere invariabile e per quale durata, 1’ on. Giolitti risponde dichiarandosi contrario perchè l’ eccessiva frequenza di modificazioni nella denunzia del lavoro delle aree potrebbe essere pericoloso e dare incentivo alla speculazione.
L ’ on. Giolitti, in merito all’ altro quesito se debbano ritenersi fabbricati quei terreni che non si trovano nelle necessarie condizioni igieniche ha osservato che se essi hanno un valore infe riore ad una lira al metro quadrato non pagano tassa ; se invece hanno un valore superiore è segno che rivestono il carattere di aree fabbri cabili e perciò non occorre alcuna disposizione speciale. L ’ on. Giolitti si è dichiarato contrario ad estendere a Roma le disposizioni della legge per Napoli per favorirne lo sviluppo industriale, perchè potrebbero richiederle anche altre città. Ha infine dichiarato che i criteri per la deter minazione delle aree fabbricabili, sono quelli in dicati dalla legge speciale dell’ 8 luglio 1904 e quindi permane l’ esclusione delle ville e dei giardini.
— Diamo il testo del nuovo progetto testé presentato dal Governo italiano per Tinchiesta sull’ amministrazione della guerra :
A rt. I. — Sarà nominata una Commissione con l’ incariQO di indagare soprattutto quanto concerne l’ organizzazione e l’ amministrazione dei servizi dipendenti dal Ministero della Guerra.
Art. 2. — La Commissione sarà composta di sei senatori eletti dal Senato, di sei deputati eletti dalla Camera a norma dell’ art. 13, para grafo penultimo (a), del proprio regolamento e di cinque membri nominati con decreto reale, / udito il Consiglio dei Ministri.
Eleggerà nel suo seno il proprio presidente. I deputati membri della Commissione conti nueranno nel proprio ufficio, anche se in loro | cesserà il mandato legislativo.
relativi attribuiti al magistrato inquirente dal Codice di procedura penale e con le pene corri spondenti stabilite dal Codice penale, da appli carsi dalla competente autorità giudiziaria.
Art. 4. — La Commissione riferirà al Par lamento entro un anno dalla sua costituzione.
Art. 5. — E ’ autorizzata la spesa straordi naria di lire cinquantamila per provvedere alla inchiesta, da iscriversi in apposito capitolo nella parte straordinaria del bilancio della guerra, per l’ esercizio linanziario 1906-907 col titolo « spesa per l’ inchiesta sui servizi dipendenti dal Mini stero della Guerra ».
Il progetto è preceduto da questa relazione: « Onorevoli colleglli,
La Commissione d’ inchiesta sulla marina militare, costituita colla legge 27 marzo 1904, n. 139, ha compiuto opera che è riuscita assai proficua per quella amministrazione, la quale, traendo norma dai savi suggerimenti della Com missione stessa, ha potuto ottenere utili risultati. Ciò consiglia di seguire uguale sistema nei riguardi dei servizi dipendenti dal Ministero della guerra.
E ’ bene che una amministrazione cosi im portante sia sottoposta al vigile e diretto con trollo del Parlamento, affinchè, non solo sia eli minato ogni dubbio che le somme stanziate nel bilancio sono utilmente spese, ma ancora si possa trarre consiglio dall’ esperienza di uomini compe tenti per meglio adattare i mezzi alla grande mis sione dell’ esercito.
L ’ inchiesta perciò dovrà riguardare tutto quanto concerne i servizi dipendenti dal Mini stero della guerra.
Queste indagini e questi studi, sono certo, otterranno utili e savi risultati e perciò non du bito che onorerete del vostro suffragio il disegno di legge che V i presento».
-— Il Ministro di agricoltura, on. Cocco Ortu, ha inviato ai Prefetti del Regno una circolare con cernente r applicazione della legge sul la voro delle donne e dei fanciulli, di cui ecco
i più importanti punti;
A tenore del 1° Capoverso dell’ articolo 5 della legge sul lavoro delle donne e dei fanciulli, col giorno 20 giugno 1907 prossimo, sarà vietato il lavoro notturno alle donne di jqualsiasi età, negli stabilimenti, opifici, luogo di lavoro, indu striali indicati dall’ art. 1° del regolamento per la esecuzione della legge. Per effetto di tale di sposizione nessuna donna potrà più essere, da quel giorno, ammessa o mantenuta al lavoro nelle ore dalle 20 alle 6 pei mesi dal 1° ottobre al 31 marzo, e dalle 21 alle 5 pei mesi dal 1° aprile al 30 di settembre.
E ’ fatto soltanto eccezione per gli stabili- menti, opifici, ecc., che hanno adottato il sistema di lavoro a squadre, i quali potranno proseguirlo colle norme stabilite dal penultimo capo verso del citato articolo.
Inoltre resterà pure la facoltà al Ministro di agricoltura, industria e commercio di autorizzare una variazione dell’ ora di inizio e di fine del la voro, sopra ricordata, purché rimanga inalterata la durata complessiva del periodo di tempo di di
vieto notturno, secondo è stabilito dall’ ultimo ca poverso di quell’ articolo di legge.
Tornerà di non lieve vantaggio, che da oggi in poi, tutti i funzionari di polizia giudiziaria, ad detti al servizio di vigilanza per la esecuzione ed applicazione di questa legge, abbiano dalla S. V. l’ ordine di ricordare la imminente scadenza -del permesso di lavoro notturno ai proprietari, diret tori, gerenti ed operai di tutti gli stabilimenti, che man inano andranno ispezionando per l’adem pimento del loro incarico, e di invitarli a provve dere fino da ora in guisa che alla , scadenza del termine fissato, il mutamento degli orari di la voro avvenga, ove debba effettuarsi, senza scosse ed inconvenienti.
E ’ superfluo poi ricordare alla S. Y . che a partire dal detto giorno 20 giugno dovrà dai Co muni rifiutarsi il rilascio di qualsiasi libretto di lavoro a donne, e che colla stessa data cesserà anche di aver vigore l’ articolo 25 del regola mento.
— L ’ ufficio di statistica di Washitgton ha pubblicato un rapporto sulle esportazioni ame ricane di cotone greggio e lavorato.
Diamo le seguenti cifre che presentano un raffronto fra il 1896 e il 1906 e dimostrano il progresso conseguito in dieci anni :
Cotone greggio Cotone lavorato Residui 1891 dollari 1916 233,412,777 19,840,609 9,814,849 413,lS i,936 42,961,048 33,205,097 Totale 204,068,235 489,304,681 Fra il 1896 e il 1906 l’ aumento del va lore nelle esportazioni di cotone è dunque di 225,236,440 dollari.
— In settimana sarà presentato al lleiclistag
l ’ accordo provvisorio commerciale tra là Germania e gli Stati Uniti, che dovrà andare
in vigore il 1° luglio prossimo venturo per la du rata di un anno.
Il trattato di commercio concluso tra i due paesi nel 1900 era scaduto il 25 febbraio 1906 senza che si fosse potuto venire ad un accordo. Da oltre un anno quindi la Germania applica le disposizioni della tariffa autonoma e gli Stati Uniti applicano le disposizioni della tariffa Din- gley mitigate dalle concessioni facoltative.
Col nuovo accordo, del quale ancora non si conoscono i particolari, la Germania fa conces sioni notevoli sulla sua tariffa e riceve in cam bio tutte quelle concessioni, che il presidente Roosevelt può fare senza il consenso del Parla mento, il quale si aduna soltanto a novembre.
Il commercio tedesco attende dal nuovo ac cordo di vedere rimossi certi criteri alquanto arbitrari delle dogane americane nella valuta zione e classificazione delle merci.
L ’ approvazione dell’ accordo — si dice —- non incontrerà nel Reichstag alcuna difficoltà.
— Dai bilanci delle 45 banche tedesche nel 1906 che hanno un capitale sociale di oltre
dimi-nuite : che i benefici non sono cresciuti nella stessa proporzione delle spese e che i dividendi sono rimasti quasi stazionari.
Le cifre seguenti, danno la situazione esatta di queste 45 banche : Capitale sociale Bi serve Depositi Conti creditori Accettazioni Conti debitori Benefici netti Dividendi Percentuale rappresentata dal dividendo marchi 2.198.800.000 542.800.000 1.810.900.000 3.453.800.000 1, ( « 1,(100,000 4.805.900.000 231.900.000 170.700.000 8,07 0/0
Il commercio degli Stati Uniti. — Nel
mese di marzo il commercio degli Stati Uniti fu:
Merci.
E s p o r t a z io n e I m p o r ta z io n e M a r z o ( d o ll a r i )
1906 145,511,000 113,508,000
1907 162,690,000 133,323,000
Tre primi mesi :
1906 457,880,000 324,352,000
1907 511,501,000 382,917,000
Metalli preziosi.
Bilancio tra le entrate e le spese.
O ro A r g e n t o M a r z o ( d o lla r i)
1906 + 288,000 + 1,703,000
1907 — 2,881,000 + 1,122,000 Tre primi mesi :
1906 + 9,830,000 - f 6,488,000 1907 _ 5,904,000 + 3,354,000
Il commercio del Giappone. — Le sta
tistiche del commercio estero del Giappone nel febbraio scorso ammontarono a yen 33,412,503 con un aumento di 7 milioni di yen, mentre che le importazioni hanno raggiunto yen 37,976,965, con un aumento di 6 milioni di yen. Pei due primi mesi dell’anno l’aumento nell’ importazione fu di yen 10,323,524; quello dell’esportazione fu di yen 12,092,302, e l’ importazione sorpassa la esportazione di yen 16,538,673 contro 14,838,625 nello stesso periodo dell’ anno scorso.
Il commercio della Nuova Caledonia.
— Il movimento del commercio generale della Nuova Caledonia ne! 1906 si è elevato (impor tazioni e esportazioni riunite di merci di tutte le specie) a una somma totale di 19,621,857 ir. Vi è una diminuzione di 2,175,178 fr. sull’annata precedente e di 4,062,202 sulla media del periodo quinquennale 1901-1905.
A ll’ importazione, i valori hanno raggiunto la cifra di 10,412,220 Ir. Essi sono stati inferiori di 314,437 fr. a quelle dell’annata precedente e di 2,388,867 alla media quinquennale.
Le esportazioni hanno raggiunto la cifra di 9,209,637 in diminuzione di 1,860,741 fr. sull’an nata precedente e di 1,673,335 sulla media quin quennale.
Il commercio colle colonie francesi rappre senta fr. 281,197 (266,680 per l’ importazioni e 14,517 per Pesportazioni);colla Francia fr.8,527,438 (di cui 5,872,111 per l’ importazione e 2,655,327 per l’ esportazione); cogli alt; i paesi stranieri fr. 10,813,222 (di cui 4,273,429 all’ importazioni e 6,539,793 all’esportazioni).
IL PROGETTO DI LEGGE
contenente le modificazioni alla legge sulla emigrazione
E ’ stato distribuito alla Camera il progetto di legge, presentato dal Ministero e contenente le modifi cazioni alla legge 31 gennaio 1901 n. 28 sulla em igra zione, e crediamo utile di darne ragguaglio, essendoci sempre occupati di tutto quanto si attiene al movi- mentoa emigratorio italiano. Grià nella Rivista econo mica parliamo del movimento stesso nel 1905-1906.
La relazione che precede il disegno di legge e nella quale si dà ragione dei vari emendamenti proposti, oc cupandosi del Commissariato dell’ emigrazione rileva che è necessario dotare questo ufficio di un personale di concetto, che attualmente manca e di un conve niente numero di impiegati di ragioneria. L’ organico proposto, pertanto, comprende, oltre ai commissari, pei quali nulla è innovato:
a) il personale degli ispettori viaggianti, dei quali si mantiene il numero attuale di 4, riconoscendo però conveniente che uno di essi abbia uno stipendio supe riore di 10C0 lire a quello degli altri t r e ;
b) il personale di concetto, composto di 5 impie gati, ed il personale di ragioneria, composto di 4 ;
c) il personale d ’ordine, aumentato di 7 posti;
d) il personale di servizio, nel quale si è fatto l’ aumento di un posto di usciere.
Il numero complessivo degli impiegati addetti al Commissariato risulterà per tal modo di 34.
La relazione osserva poi che avendo l ’ esperienza dimostrato non essere sempre agevole, nei casi di ur genza, riunire con sollecitudine il Consiglio della emi grazione che deve essere udito nelle questioni più im portanti, si è ritenuto conveniente istituire per legge un Comitato 'permanente composto di 4 membri da sce gliersi in seno al Consiglio stesso e del Consigliere de legato dal Ministero della Marina.
Perchè poi il Commissariato possa provvedersi del personale più adatto per gli Ispettorati dell’ emigra zione. siti nei porti d ’ imbarco, si é proposto che il per sonale di questi ispettorati possa essere scelto non solo nella amministrazione dell’ interno, come avviene ora, ma altresì nella magistratura e nelle capitanerie di porto, mantenendosi fermo il principio che i relativi stipendi vanno a carico del fondo per l ’ emigrazione.
Per quanto riguarda i Comitati per l’emigrazione la relazione ricorda che la loro azione non ha corri sposto alle sjeranze, onde, per renderli organismi ve ramente utili, il progetto di legge assicura loro nuove funzioni che ne consentano un più diretto contatto con gli emigranti permettendo loro in certi casi, per esempio, una ingerenza nella vendita dei biglietti di imbarco. Si assicura inoltre ai Comitati la coopera zione dei notabili del paese, da scegliersi colle dovute garanzie.
Per la tutela degli emigranti, durante l ’ imbarco, si dispone che i medici, in servizio di emigrazione devono esercitare, tanto nei viaggi di andata che in quelli di ritorno, oltre che il servizio sanitario, anche quello di vigilanza sul trattamento usato agli emi granti o a coloro che rimpatriano, dando a questi me dici un vero e proprio mandato di tutela.
Tra le altre modificazioni proposte si notano le seguenti :
Togliere ai noleggiatori la facoltà, loro concessa dalla legge del 1901. di essere ammessi all’ esercizio dell’ industria del tr ¡sporto degli emigranti.