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SPECIALE COSTI DI PRODUZIONE
SPECIALE COSTI DI PRODUZIONE SPECIALE COSTI DI PRODUZIONE
SPECIALE COSTI DI PRODUZIONE
Incrociando i dati relativi ai costi medi di produzione in Italia pubblicati annualmente da CRPA e le medie dei bollettini CUN usciti nel corso degli anni emerge che il margine tra costi e ricavi è strettissi- mo. Queste cifre si riferiscono a dati medi annuali e non tengono conto delle fluttuazioni di mercato settimanali. Gli allevatori che adottano il sistema del’allevamento a ciclo chiuso sono sottoposti a tali fluttuazioni e quindi hanno una limitata possibilità di concentrare le produzioni nei periodi in cui i prezzi di mercato sono più favorevoli.
Essendo così esigui i margini ricavi-costi ne consegue che diventa essenziale un monitoraggio molto attento della situazione economica dell’allevamento e l’individuazione dei fattori che possono rappre- sentano le criticità per l’azienda.
A questo scopo è importante disporre di uno strumento di calcolo efficace e flessibile.
Bivit ha sviluppato “Meat Price Calculator” per mantenere sotto controllo i costi dell’allevamento ed in particolare i costi alimentari, che rappresentano la principale voce di spesa per un’azienda zootecnica.
I dati necessari per eseguire il calcolo sono i costi dei vari mangimi, i dati zootecnici riproduttivi e pro- duttivi dell’allevamento e soprattutto l’incidenza percentuale dell’alimentazione sul totale delle spese aziendali.
L’utilizzo del programma ha consentito di formulare interessanti considerazioni relativamente alle principali variabili in grado di influenzare il risultato economico aziendale. Il fattore più importante dell’allevamento suino (soprattutto in Italia) è la Resa del mangime all’ingrasso (anche espressa come indice di conversione). Simulando il costo/kg carne di un’azienda con i costi alimentari del mese di set- tembre 2013 variando numero di svezzati e rese all’ingrasso, si può osservare che dal punto di vista del costo/kg carne (indice di efficienza dell’allevamento) un punto in più di resa tra 30 e 160 Kg vale come 3 suinetti svezzati in più.
Media Listini (+ Iva + premi)
CRPA - costi lordi di
produzione differenza
2010 € 1,312 € 1,360 -€ 0,05
2011 € 1,519 € 1,490 € 0,03
2012 € 1,597 € 1,500 € 0,10
Numero Svezzati 8 9 10 11 12
Resa Ingrasso 27% 27% 27% 27% 27%
Costo Kg/Carne 1,497 1,480 1,466 1,455 1,446
Numero Svezzati 8 9 10 11 12
Resa Ingrasso 28% 28% 28% 28% 28%
Costo Kg/Carne 1,451 1,434 1,421 1,410 1,400
Numero Svezzati 8 9 10 11 12
Resa Ingrasso 29% 29% 29% 29% 29%
Costo Kg/Carne 1,411 1,394 1,380 1,369 1,360
Tabella 1: confronto fra la media annuale dei listini e la stima dei costi di produzione medi annuali
Tabella 3: incidenza del numero degli svezzati e delle rese nella fase di ingrasso sui costi di produzione
2008 2009 2010 2011 2012
61,0 % 58,9 % 59,9 % 62,1% 62,7 %
Tabella 2: incidenza dei costi alimentari sul totale delle spese aziendali in Italia (per allevamenti a ciclo chiuso - Fonte: CRPA).
L’importanza della Resa alimentare (anche espressa come Indice di Conversione) non deve stupire, dal mo- mento che nella produzione del suino pesante il mangime consumato tra 30 e 160 Kg rappresenta quasi l’ 85%
del totale del mangime consumato dall’allevamento a ciclo chiuso.
Continuando le simulazioni con il programma di calcolo, è possibile calcolare il costo/ Kg carne su base mensi- le, confrontando tre ipotetici allevamenti con i medesimi risultati riproduttivi ma con differenti livelli di resa nella fase di ingrasso.
Allevamento 1: RESA 27%, 10 svezzati per scrofa.
Questa azienda nel corso dei primi 9 mesi del 2013 ha prodotto ad un costo superiore ai prez- zi di listino per i primi sei mesi dell’anno.
Allevamento 2: RESA 28,5%, 10 svezzati per scrofa.
Questa azienda nel corso del 2013 ha prodotto sottocosto per 5 mesi su 9, totalizzando un pareggio nel mese di Febbraio. L’entità della perdita è comunque minore dell’azienda prece- dente (le due linee sono più vicine).
Allevamento 3: RESA 30%, 10 svezzati per scrofa.
Questa azienda nel corso dei primi 9 mesi del 2013 ha prodotto ad un costo superiore ai prez- zi di listino per 3 mesi e realizzato virtualmente in pareggio nei mesi di gennaio e marzo. La distanza tra le due curve si è ulteriormente avvicinata, ed il guadagno realizzato nell’ultimo trimestre compensa abbondantemente le perdite dei mesi centrali.
Come visto in precedenza la resa è il fattore principale per la riuscita economica dell’allevamento. I fattori che la influenzano sono numerosi, ma data la sua importanza meritano tutti di essere presi in considerazione.
1. Peso Vivo
E’ intuitivo che maggiore è il peso di macellazione e maggiore è la resa (a causa dell’incremento progres- sivo dei fabbisogni di mantenimento) e maggiore è il peso di ristallo e peggiore sarà la resa.
2. Gestione Alimentare
Se il suino ingerisce una ridotta quantità di mangime la maggior parte dei nutrienti andranno a coprire i fabbisogni di mantenimento, se consuma troppo mangime viene deposto grasso e quindi si ha una perdi- ta di resa.
3. Velocità di accrescimento giornaliero
Tutti i fattori che riducono l’incremento ponderale giornaliero compromettono l’efficienza alimentare.
4. Concentrazione Energetica dell’Incremento di Peso
L’incremento di peso può essere dovuto al deposito di tessuto magro, osteo- cartilagineo, viscerale op- pure adiposo. Il tessuto adiposo è quello è quello che richiede più energia per la sua sintesi (3,5 Kg di mangime per ogni Kg di tessuto adiposo contro 1,25 Kg di mangime ogni Kg di tessuto magro).
5. Genotipo e sesso
A parità di mangime ingerito i maschi castrati hanno indici di incremento giornaliero inferiori e depositi adiposi maggiori rispetto alle femmine e ai maschi interi. Allo stesso modo suini di elevato valore gene- tico utilizzano con maggiore efficienza il mangime. Maschi castrati e suini di basso valore genetico devo- no quindi essere razionati già a partire dalle fasi iniziali d’ingrasso.
6. Qualità del mangime
Un mangime palatabile, molto digeribile e privo di contaminazioni produce una resa migliore.
7. Valore nutritivo dell’alimento
Un mangime più concentrato fornisce indici di efficienza alimentare superiori. La grassatura del mangi- me aumenta la concentrazione energetica dell’alimento con conseguente riduzione del consumo. Il con- sumo di alimento per Kg di incremento ponderale si riduce del 8-10% quando al mangime viene addi- zionato il 5% di grasso. Il sovradosaggio di proteina obbliga il metabolismo ad utilizzare gli aminoacidi come fonte energetica con conseguente peggioramento della resa.
8. Granulometria del mangime
La granulometria dovrebbe essere compresa tra 650 e 700 micron. Se il mangime è troppo grossolano peggiora la digeribilità e aumenta il rischio di clostridiosi, se troppo fine aumenta l’incidenza di ulcere e i costi di molitura. L’efficienza alimentare aumenta dell’1,2-1,4% aumentando la dimensione delle parti- celle di 100 micron. Il pellet migliora l’efficienza del 3-6%.
9. Spreco di mangime
Chiaramente lo spreco peggiora il calcolo delle rese.
10. Densità dei suini
Il sovraffollamento influenza negativamente l’ingestione di mangime. Si registra una riduzione del 3% di ingestione volontaria di mangime per ogni 0,1 m2 di riduzione di spazio nel box.
11. Temperatura
Se la temperatura è inferiore a quella di comfort termico del suino energia verrà spesa per riscaldare il corpo, mentre se è superiore ad ogni °C di aumento di temperatura oltre il comfort termico si registra una riduzione di ingestione di 30 gr. di mangime.
12. Malattie
Le malattie incidono in maniera proporzionale alla loro gravità sul peggioramento della resa. Durante un processo infettivo parte dei nutrienti viene infatti utilizzato per la risposta immunitaria.
13. Mortalità
In bibliografia viene riportato che per ogni 1% di mortalità la resa del gruppo aumenta dell’1,5-2% a cau- sa del fatto che i suini morti hanno ingerito mangime non trasformato in carne vendibile.