• Non ci sono risultati.

L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.16 (1889) n.798, 18 agosto

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.16 (1889) n.798, 18 agosto"

Copied!
16
0
0

Testo completo

(1)

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Anno XVI - Voi. I l

D om enica 18 A gosto 1819

N . 798

IL R im ili DELLA RENDITA E DEI VALORI IT A L I!

Preg.m0 Sig. D irettore del giornale L’Economista Q uando altre volte sotto il benefico regim e pro ­ tettore, al quale ora nuovam ente ci avviam o, vi era una qualche carestia, la colpa ne era tutta degli in ­ cettatori ; popoli e governi ne facevano som m aria giustizia e ... rincarava il grano. Allorché il su ­ dicium e e la mancanza di ogni cura igienica pro­ pagava u n ’ epidem ia, questa era ritenuta evidente­ m ente nascere dall’ avvelenam ento delle acque, o da alcuna pestifera unzione praticata da m alvagi uom ini. Q uesti si im piccavano, e ben loro stava, ma, caso strano, non per ciò era più m ite il m alore ! E d ora quando il pubblico diffida di certi titoli e non li vuole più com prare, per ferm o si deve cre­ dere sia effetto di colpevoli artifici, e s ’ invoca l’ in­ tervento dello Stato per im pedirli.

Un modo spiccio di operare è quello testò seguito alla R epubblica argentina. Gli uom ini che governano quel paese avevano osservato che l’ aggio ognora crescente sull’ oro era inscritto sul listino di borsa, e p ensarono: togliamo il listino, sarà tolto anche 1’ aggio. Detto fatto : un bel decreto proibì la com ­ pra e vendita dell’oro alla borsa. Ma, ahimè, ! l’aggio non è scem ato, anzi è cresciuto. Questo fatto ci fà nascere il sospetto che se l’aggio è elevato, è forse per il m otivo molto n aturale che poca ne è l’offerta e molla la dom anda.

A nche Napoleone I e ra di p arere che la borsa stava bene chiusa. Quel m agnanim o distruggitore di vite um ane non com portava che m entre i suoi eserciti acquistavano gloria im p eritu ra alla F ra n cia , scem asse in borsa il prezzo del debito pubblico.

Da noi ancora non è stato proposto di ch iudere la borsa, m a s’ incom incia ad accusare i banchieri di m ancare di patriottism o, e ad im precare agli in­ gordi speculatori, il resto v errà dopo.

Di rim edi per im pedire il rinvilio del debito pub­ blico se rie sono proposti a iosa. Uno discretam ente am eno sarebbe quello che il governo direttam ente od indirettam ente ricom prasse titoli di quel debito. Ottimo divisam ento invero, per seguire il quale, m anca una cosa sola, ma essenziale : i quattrini.

Mi dispiace adoperare lo scherzo in quest’ argo­ m ento, pu r troppo doloroso pel nostro paese, ma in verità non si può trattare sul serio proposte di prov­ vedim enti che la scienza condanna, e dei quali l’espe­ rienza più e più volte ha dim ostrato l’assoluta vanità. Il valore così delle m erci come dei titoli di cre­

dito è regolato da leggi natu rali; gli artifici possono tem poraneam ente p rodurre deviazioni che per altro presto scom paiono, ed il lasciare che queste lib e­ ram ente si producano è il m iglior modo di affret­ tare il ritorno dei prezzi allo stato norm ale. Non è molto che un potente sindacato si adoperò per al­ zare artificialm ente il prezzo del ram e, ma quanto più cresceva il prezzo, tanto m aggiore diventava la produzione di quel m etallo, ed infine il Comptoir d'Escompte si rovinò, ed il prezzo del ram e tornò com e prim a.

Non altrim enti accadrebbe se un sindacato inten­ desse a rinvilire i titoli di credito italiano. I sinda­ cati ottengono il loro intento quando operano per portare un titolo al suo vero valore, altrim enti fal­ liscono e si rovinano. Se un titolo è trascurato dal pubblico senza buone ragioni, gente accorta e che conosce bène lo stato vero delle cose può certo sol­ levarlo, com e può deprim erlo se aveva u n prezzo troppo alto, ma farebbe opera vana se volesse r i n ­ vilire buoni titoli o rin cararn e cattivi.

Se i titoli italiani sono precipitati al basso, è che vi erano buoni m otivi, e veram ente bisogna essere ciechi per non vederli, ed arriv are a cercare l’arti­ ficio là dove le sole leggi di n atura operarono.

Lo stato econom ico del paese non è buono. Ne è indizio sicuro la dim inuzione dei consum i voluttuari o sem i-v o lu ttu ari, com e il tabacco, gli spiriti, i co­ loniali. 11 m ovim ento com m erciale in grazia del re ­ gim e protettore è molto dim inuito. Il vino non si esporta più, ed ora, p er giunta, è venuta la p ero- nospera a recare danno al raccolto. A nche gli altri prodotti agricoli quest’ anno m inacciano di essere scarsi. D icono che la protezione finirà coU’arric c b irc i, e sarà vero, ma quelle speranze non si scontano in borsa, e per ora è solo m anifesto che ha incom in­ ciato a im poverirci.

L’aggio dell’ oro è tenuto in freno solo dalla v en ­ dita all’ estero di obbligazioni ferroviarie od altri ti­ toli. C hiunque vede che non si potrà seguitare in ­ definitam ente per quella v ia ; occorrerà pure ferm arci, ed allora cosa seguirà ?

M entre così scem ano le forze produttive del paese, crescono ognora i pesi che deve sopportare, e più cresceranno in avvenire, e non e’ è chi noi vegga, fuorché coloro ai quali vanità od ignoranza toghe il lum e della ragione.

(2)

accen-L ’ E C O N O M I S T A 18 agosto 1889 518

n are a qualche nostro m oderno capitano, per altro questi non ci porterà certo i tesori che Roma ebbe da Scipione, ed a volere vendere ora i futuri tri­ buti abissini non ci sarebbe da trovarne sul m ercato nem m eno un quattrin o ... falso !

In E uropa peggio che m ai. Gi siamo im brancati fra le g randi potenze, e per farci figura siamo tratti a fare spese che superano i nostri mezzi. O ra, sia detto con buona pace dei nostri retori, che c’ intro­ nano le orecchie di m agniloquenti discorsi, i signori m egalom ani, come li chiam a lo Jacini, possono es­ sere persone rispettabilissim e, ma in q u a n to a q uat­ trini godono poco credito. È vero che la G erm ania e la F ran cia spendono più di noi in arm am enti, ma ai ricchi è lecito sciupare ed ai poveri nò, e se vo­ gliam o im itare quei paesi corriam o rischio di scop­ piare com e la rana che voleva farsi grossa quanto il bue.

Inoltre c’è la disgrazia che tra i d ue contendenti, noi ci siam o messi con quello col quale erano mi­ nori le nostre relazioni di com m ercio e di credito, e contro quello che ha m aggiore num ero di titoli italiani, e che più ci com prava le nostre m erci. È dunque n a­ turale che la Francia, m inacciata da una g u erra coll’ Italia, cerchi di vendere i titoli italiani. In com ­ penso è vero ci vengono parole di lode dalla G e r­ m ania, ma di bei discorsi, m ercè dei nostri m ega­ lom ani, non abbiam o m ancanza, di quattrini sì, e per lo appunto di questi i nostri alleali ce ne danno pochini assai. Il dire che dobbiam o attingere dal nostro patriottism o la forza di rico m p rare i nostri titoli a P arigi, e così sottrarci ai capricci di quella borsa, sono voli rettorici. N essuno crederà sul serio che l’ Italia possa fare a m eno del credito estero, e, pur troppo, per noi credito estero vuole dire per la m assim a parte credito francese. Sicché perseve­ rando in questa via è inevitabile che il prezzo del consolidato italiano scem i di tanto quanto occorre per invogliare i francesi, m ercè un frutto elevato, a correre il rischio di tenerci i nostri titoli non ostante l’eventualità di una g u erra coll’Italia. E forse a questo rig u ard o il prezzo attuale di circa 93 lire è ancora troppo elevato, e c’ è da tem ere di vederlo ancora scem are, specialm ente considerando che lo Stato ha assoluta necessità di rico rrere al credito, e che fra breve dovrem o anche pensare a ritira re i nostri scudi d ’argento dalla F rancia. Certo poi che con un buon frutto i francesi seguiteranno a sov­ venirci. Gli inglesi vendono arm i anche ai loro ne­ mici, ma si fanno pagare bene. D enari ne tro v e­ rem o sem pre, solo bisogna rassegnarci a pagare un frutto tale che com pensi i nostri creditori dei pe­ ricoli che presenta la nostra politica spendereccia.

All’ interno poi abbiam o il baco delle spese per le costruzioni ferroviarie e quello delle spese di lusso che com uni, provincie e Stato vanno a gara di fare. Ora ci m inacciano anche di co stru ire un palazzo pel parlam ento al C am pidoglio, perchè ai nostri le­ gislatori inspiri m agnanim i sensi la veduta del foro rom ano. Che Dio ci scam pi e liberi se ancora deve crescere in Italia la m egalom ania! I nostri legisla­ tori farebbero m eglio ad inspirarsi alla parsim onia dei m ercanti delle nostre repubbliche, e, com e inspi­ razione, sarebbe anche ottim o che avessero quella di non approvare le spese se non provvedendo prim a alle entrate. Q uesto appunto voleva il S ella, e per ciò era venuto a noia a quei faccendieri che votano le spese p er acquistare grazia presso ai m egalom ani,

e non votano le im poste per non u rtare gli eletto ri, com prano i voti degli elettori coi favori del G overno, ed il favore del G overno si procacciano coi voti degli elettori. G ente che D ante, se ai tem pi suoi vi fosse stato il parlam entarism o , avrebbe messo in quella bolgia della quale n arra quel canto che i m aestri non fanno leggere alle giovanette.

C he il disavanzo vi sia nessuno lo nega, solo si contende del più e del m eno. C om unque nuove im ­ poste sono necessarie, ma qual getto daranno è ignoto, e l’inacerbire i tributi esistenti potrebbe an­ che scem are, non accrescere le entrate dell’ erario, com e è accaduto pel tabacco, lo spirito ed i coloniali.

La crisi edilizia non è che un episodio, divenuto grave per le condizioni dell’ intero paese. Si osservi, in fatti, che è solo a Rom a ove si è ecceduto nel co stru ire case ; a Napoli nonché esservene troppa abbondanza sono scarse per gli abitanti, a Milano le costruzioni procedono con som m a prudenza e cautela. In u n paese ricco n eppure si sarebbe avvertita quella perdita relativam ente piccola delle costruzioni edili­ zie ro m a n e ; cosa è quella perdita in paragone di quella ben più ingente sofferta dalla F ran cia p er il canale di P anam a ed il sindacato del ra m e ? E p ­ pure il consolidato francese sale, m entre quello ita ­ liano precipita! È manifesto d unque che la crisi edilizia può avere a ciò contribuito, ma non ne è l’unica causa, e se, per nostra im prudenza, non ci fossimo chiusi il m ercato francese, anche la crisi edilizia si poteva sopportare, senza che ne seguisse il panico di questi giorni, ma in un paese im m ise­ rito reca gravi danni ogni nuova perdita, la quale in un paese agiato sarebbe trascurabile.

La presente crisi finanziaria non è dunque da considerarsi com e tem poranea ed artificiale, ma bensì com e il portato natu rale delle condizioni eco­ nom iche del paese, e com e sicuro indizio dell’essere queste poco buone. È un am m onim ento all’Italia di m utare strada, e se sarà ascoltato, il bene che ne v errà in avvenire supererà di g ran lunga il male p rese n te; se non se ne terrà calcolo, mali m aggiori a noi sovrastano.

Se noi fossimo in Inghilterra ci sarebbe già un partito che prenderebbe per cry per le prossim e elezioni : econom ie e libertà di com m ercio! Il popolo, com e ella dice benissim o nelle sue lettere al M arch. Alfieri, non com prende le sottigliezze m etafisiche, non sà di teorie, ma com prenderebbe benissim o chi adesso dicesse: noi vogliamo che non si aum entino le spese e, per conseguenza, neppure le imposte. E l’osser­ vazione che ella fà in proposito è pure giusta : m ettete u n freno alle spese per la burocrazia e ve­ drete che questa sua sponte lim iterà le ingerenze dello S tato, per scem are il proprio lavoro.

(3)

-18 agosto -1889 L ’ E C O N O M I S T A 519 zionisti alm eno più tem perati, si m ossero ; m ovetevi

anche voi e difendete le vostre sostanze !

E d ai contribuenti tutti d’Italia bisogna d ire : Non date retta a coloro che vi prom ettono di fare gli a r­ m am enti ed i lavori pubblici senza accrescere le im ­ poste. Essi non hanno la pietra filosofale, e quando le spese sono fatte, bisogna pagarle. Sicché scegliete. Se volete nna politica grandiosa, se siete pronto a pagare coi vostri averi la vanità di essere cittadino di una grande potenza, allora votate pure pei can d i­ dati m egalom ani, ma non vi lam entate poi se dovete pagare nuove im poste e se sopravveranuo crisi fi­ nanziarie, perchè ciò sarà conseguenza inevitabile del vostro operare. Se invece siete più tem perati, se volete godere in pace del frutto del vostro lavoro, se avete qualche risparm io che desiderate lasciare ai vostri figli, se vi pare che veram ente i tributi sono ornai gravi in Italia, votate per candidati che facciano una politica da buoni m assai, ed allora senza alcun bisogno dell’ intervento dello Stato ve­ drete salire il prezzo dei titoli di credito italiano, ed avvicinarsi a quel lim ite che già hanno raggiunto i titoli di credito del Belgio e della Svizzera. Ai buoni m assai tutti vanno a gara nel prestare denari, ma invece nessuno ne dà volentieri agli attacca- briga ed agli scialacquatori. E si può anche vivendo m odestam ente farsi rispettare, com e ora è seguito alla piccola Svizzera, che ha coraggiosam ente resì­ stito alla prepotenza che si voleva usare ad essa nel fatto del W ohlgem uth.

Una teoria che non prende forma concreta è in u ­ tile. Gli econom isti non si debbono dunque appagare di fare considerazioni generiche sul libero cam bio e sulla protezione, sulle spese produttive e le im p ro ­ duttive, bisogna v enire ai fatti e chiam are le cose a nom e, senza alcun riguardo. Qui si lotta per r e s i­ stenza, i protezionisti ed i m egalom ani vogliano go­ dersi il frutto del nostro lavoro, m irano a spogliarci dei nostri averi. Difendiam oci !

Con distinta stim a sono

Suo Devotissimo

Vil f r e d o Pa r e t o.

DDE CONGRESSI INTERNAZIONALI SÜLLE COMUNICAZIONI TERRESTE! E MARITTIME

Le com unicazioni tra luogo e luogo, sieno te rre ­ stri m ediante ferrovie o tram w ays, sieno m arittim e m ediante piroscafi o velieri, crescono e si m oltipli­ cano ogni anno che passa, e il loro crescere e m ol­ tiplicarsi determ ina num erose e svariate questioni econom iche, giuridiche e tecniche. A stud iarle e r i­ solverle vale tra altro, lo scam bio di idee che si può attivare nelle conferenze e nei congressi, a cui p re n ­ dono parte delegati di più paesi qu an te volte questi sieno interessati nelle questioni m edesim e o ciascuno p er conto proprio separatam ente o tutti quanti in modo solidale.

U n esem pio del prim o caso ce lo dà il Congresso che sarà tenuto in Milano nei giorni 29, 30 e 31 c o r­ ren te dall’ Unione Internazionale permanente dei Tramways ; un esem pio del secondo caso, quello parim ente internazionale che si te rrà a W ashington

nel prossim o autunno, non sappiam o se in settem ­ b re o in ottobre. Infatti i T ram w ays, anche a va­ pore, servendo di mezzo di com unicazione tra luoghi non molto distanti fra loro, per lo più nella stessa provincia, o tra provincie finitime, vengono eserci­ tati da enti del tutto estranei gli uni agli altri ; e l’U nione P erm anente surrico rd ata consta di m em bri che non hanno a com une nessun interesse econo­ m ico im m ediato, bensì quello solo di stu d iare as­ siem e le m igliorie da introdurre nei rispettivi se r­ vizi e di com unicarsi a vicenda le riform e preparate 0 attuate, i risultam enti ottenuti dai rispettivi si­ stem i di esercizio. Invece a W ashington si riu n iran n o 1 rappresentanti ufficiali di quasi tutti gli S tati, per stabilire d ’ accordo la riform a delle norm e vigenti p er evitare gli scontri fra le navi.

P arliam o separatam ente delle due cose.

L e questioni che v erranno trattate nell’assem blea di M ilano, si dividono iu tre categorie :

1. ° Questioni relative alla trazione a n im a le ; 2 . ° Questioni relative alla trazione m eccanica ; 3. ° Questioni d’interesse generale.

Le prim e com prendono le razze di cavalli che si im piegano a preferenza, la loro età, il nutrim ento che ricevono, il loro prezzo, la durata della loro re­ sistenza al se rv iz io , i sistemi diversi di fe rra tu ra e il loro prezzo, nonché la riuscita che fanno.

Le seconde com prendono le norm e di sicurezza adottate per 1’ esercizio, .la sorveglianza, le prescri­ zioni im poste dai regolam enti di polizia, la velocità norm ale dei treni e quella m assim a loro perm essa in aperta cam pagna e nell’ a b ita to , la com posizione dei treni, il num ero delle vetture, quello dei posti ; e inoltre i diversi motori im piegati e la loro r iu ­ scita co m p arativ a, lo sviluppo del servizio urbano, lo scartam ento, i raggi delle curve, le p endenze; e nei m otori a vapore la n atura dei com bustibili il grado di pressione, le dim ensioni e la forma delle caldaie, ruote, cilindri, stantuffi, eec., ecc. ; più il personale necessario al servizio.

L e ultim e finalm ente concernono gli u rti e le di­ sposizioni da prendersi p er evitarli.

Com e si vede la m ateria abbonda ed è im p o r­ tante ; prevale quella d’ indole tecnica, ma non m anca n ep p u re quella d ’indole am m inistrativa. In quest’ul- tim a, p er altro, scorgiam o qualche lacuna, non v e­ dendo nulla che si riferisca alla concessione dei T ram w ay s per parte delle A utorità com petenti. È vero che ciò riguarda piuttosto la legislazione, la quale è diversa da Stato a Stato, essendo libero ciascuno Stato, entro il proprio territo rio , di fog­ giarla com e m eglio crede, in questa parte com e in ogni altra. N ondim eno, poiché a form are u na legi­ slazione tutti i ceti d ’ una cittadinanza p iù o m eno indirettam ente concorrono, ed entro certi lim iti in ogni paese si suol tra rre lum e e guida da ciò che negli altri si fa, a noi sem bra che parecchi rap p re­ sentanti degli enti interessati avrebbero potuto tra rre utilità, in ordine alle cose da chiedere o da sugge­ rire ai rispettivi G overni, da un raffronto che in seno al Congresso di Milano si fosse fatto sui vari sistem i di concessione.

(4)

520 L ’ E C O N O M I S T A 18 agosto 1889 quale da u n lato avrebbe voluto convocarlo piuttosto

a L ondra ed affidargli il m andato d’ una revisione com pleta dei regolam enti internazionali sulla naviga­ zione, dall’altro subordinava la propria partecipazione all’ intesa che i provvedim enti cui la m aggioranza dei delegati sarà per approvare non diventassero di per sè obbligatori per gli S tati, ma costituissero solo, quasi effetto d’ un voto consultivo, altrettante p ro ­

poste da sottoporsi ai G overni. Così appunto è stato stabilito.

Il program m a volge sui punti che seguono :

1 . ° D im inuzione delle probabilità di collisioni in m are, coll’adottare un sistem a di segnali perfe­ zionati.

2 . ° R evisione del M anuale dei seguali, confor­ m em ente ai progressi conseguiti dall’arte nautica.

3. ° Adozione del m iglior sistem a di salvatag­ gio ; tutela della sicurezza della vita e della pro­ prietà in m are.

4 ° S gom bro delle carcasse abbandonate che possano presentare qualche pericolo sulle più fre­ quentate tra le vie m arittim e.

I prim i due punti non abbisognano-di chiarim ento. Circa il terzo, crediam o poter dire che la tutela delle vite e delle proprietà v e rrà considerata dal lato tecnico, ossia riguardo ai m igliori modi pratici di assicurarla nelle diverse congiunture a cui il n a ­ vigare dà luogo; non già dal lato giuridico della com petenza in caso d i'liti e del modo di d irim ere i conflitti internazionali relativi. Q uesto fu tem a di altri C ongressi, p er esem pio di quelli d’ A nversa e di B ruxelles, e non è risoluto ancora fuorché in parte. In quanto allo allontanam ento o alla distruzione delle carcasse che galleggiano abbandonate, ognuno in ­ tende quanto pericolo queste possano m inacciare se inavvertite in tem po di notte o di nebbia; ma per m ostrarne la frequente im m inenza è opportuno citare l’esem pio non rem oto della goletta am ericana W. L. White, la quale fu abbandonata al largo della baia di D elaw are e andò ad investire sopra una delle isole dell’A rcipelago delle E bridi al N. 0 . della Scozia, dopo aver percorso più di 5,000 miglia nello spazio di IO mesi e IO giorni ed essere stata incontrata 45 volte I

IL NUOVO CATASTO GENERALI? IT A L IM 0,)

I.

Importanza dell’argomento

R aggiunta l’Italia la propria unità, risolute tante questioni d’ indole generale e di vitale im portanza, una fra I’ altre ne rim aneva non m eno im portante ed u rg en te che reclam ava una adeguata e pronta soluzione, quella cioè della form azione con m etodo uniform e per tutto il R egno di un Catasto, avente p er fine di accertare le proprietà im m obili e di r i ­ ordinare e perequare la im posta che gravita sulle m edesim e.

Il problem a risollevato e respinto le tante volte e

*) L’argomento del Catasto e della sua riforma è cosi poco noto che crediamo far cosa grata ai nostri lettoi-i, accogliendo di buon grado nell’ Economista questo interessante studio elio ci manda l’egregio Ingegnere A. Tacchini.

di cui si cercava 'insistentem ente la soluzione es­ sendo orm ai divenuto u n ’ urgenza di pubblica eco­ nom ia, tale problem a era uno dei più ard u i sia per le gravissim e difficoltà a superarsi, stante le varie obiezioni che si paravano innanzi inspirate in gran parte a sentim enti d’ interesse, di passione e ad in ­ scienza della questione, sia ancora perchè, vinte que­ ste ed elim inate, non si trattava di istiture di pianta un censim ento generale fondiario a scopo puram ente fiscale, ma di un catasto quale u na giovane, libera, ed intelligente nazione era tenuta di fare prendendo norm a da quanto in sim ili operazioni era stato fatto dalle altre che la precedettero nella loro unifica­ zione ; quali i G eom etri e G iureconsulti insigni di cui vanta l’ Italia ce ne facevano obbligo anche come discendenti da quei Rom ani che grandi in tutto lo furono pure nelle loro istituzioni censuarie, di un catasto infine quale im periosam ente e tassativam ente richiederono le esigenze, il progresso e lo spirito dei nuovi tem pi.

Noi prenderem o in esam e il nuovo Catasto ita­ liano specialm ente sotto I’ aspetto il meno conosciuto perchè quasi nuovo non riscontrandosi che nei c a ­ tasti di cui sono dotati taluni cantoni della Svizzera e pochi stati della dotta G erm ania, sotto all’ aspetto cioè di probatorio o giuridico caratteristica che do­ vrebbe a preferenza im prim ersi al nostro ; passerem o in rapida e sintetica rassegna i catasti stranieri, prenderem o in esam e i rilevam enti catastali del Com ­ partim ento m odenese dal lato specialm ente geometrico com e quelli che sapientem ente condotti e splendi­ dam ente riusciti, grandem ente influirono sulle d i­ sposizioni contenute nella legge i marzo 1886 e dovranno in massim a se rv ir di norm a e guida a quelli ulteriori da estendersi a tutto il Regno e dei quali in fine farem o brevem ente parola.

(5)

L’ E C O N O M I S T A 521 18 agosto 1889

Dal parallelo fra quello che sin’ora si è fatto a l­ trove p er risolvere un tale im portantissim o ed arduo problem a e quello che è dato sp erare, e che certo anzi si farà da noi, avrem o cam po di svolgere ta ­ lune considerazioni da n u ll’altro inspirate se non dal desiderio di poter forse anche noi portare un m o ­ desto sasso al grandioso edificio di cui ora soltanto si son gittate le prim e basi, e di avere una volta ancora l’occasione di m ettere in rilievo i pregi g ra n ­ dissimi ed indiscutibili della moderna scuola topo­ grafica, fondata dal nostro insigne geom etra Igna­ zio P orro, scuola non ancora abbastanza conosciuta ma che ciò nonostante avrà in tale occasione una nuova, pratica e splendidissim a applicazione.

Ben poche questioni crediam o si siano, com e quella in esam e, presentate in più favorevoli condi­ zioni p e r ricevere u n ’adeguata soluzione: infatti ella si affacciò come im periosa necessità di pubblica eco­ nom ia, uom ini di una com petenza speciale la stu ­ diarono a fondo in tutti suoi particolari, infine stante l’ indirizzo già preso ci sem bra che essa debba e sp li­ carsi, e lo potrebbe, in tutta la sua perfezione nel campo pratico, com e appunto speriam o dim ostrare col presente scritto. Che la form azione di un nuovo e regolare catasto fosse un bisogno urgente, indi­ spensabile, fosse questione anche di equità e civiltà lo provano ad esuberanza i seguenti dati.

Il Regno d’ Italia ora diviso in nove com parti- m enti catastali possiede 22 catasti distinti, dei quali ben pochi (e si può dire im propriam ente) denom i­ nati geometrici perchè provvisti di mappe la m a g ­ gior parte redatte in modo da non poterne fare quasi capitale alcuno — tutti gli altri puram ente descrittivi. —

Degli 8 ,3 8 2 com uni am m inistrativi in cui divide- vasi il Regno nel 1871 non ve ne erano che 4 6 6 3 che possedessero un catasto corredato da m appe. R itenuta poi la superficie censuaría del Regno di 2 8 ,3 7 4 ,1 8 5 ettari « vi è la m età circa del territorio totale del Regno che m anca di m appe, sieno esse in buono o cattivo stato, e di u n regolare rilevam ento geo­ m etrico », com e si legge nella relazione dell’ on. M essedaglia.

Ma vi ha di più : escluse le strade ed i fabbri­ cati, i terreni im produttivi, ossia fuori censo figurano nientem eno che nella ragione del 16 p er 0[0 e m entre in taluni com partim enti i terreni sterili non figurano che in una proporzione del 6 per Ojo in altri a r ­ rivano al 27 p er 0|0- Così m entre la superficie geografica del com partim ento napoletano m isura e t­ tari 7 ,9 1 4 ,5 0 0 quella dei terreni produttivi non fi­ gura che per ettari 5 ,6 4 0 ,6 4 4 , ossia ettari 2 ,2 7 2 ,6 8 6 di terreni sterili ! Di più : in talune provincie del detto com partim ento (Napoli e C atanzaro) la super­ ficie censita supera la geografica !, eguale anom alia presentano pure le provincia di Palerm o e Catania ; in altre invece la censita è di lungo inferiore alla geografica (Cosenza). Se i dati quindi sui quali si son basati sin’ oggi p er la m isura della superficie geografica generale son quelli risultanti dai catasti, sarem m o pervenuti all’ anno di grazia 18 8 9 senza ancora conoscere la superficie del Regno!

In quanto poi alla parte puram ente tecnica dei rilevam enti o m appe (dove esistano) ai diversi m e­ todi in esse seguite, alle diverse scale in cui furono redatte, è tale un laberinto nel quale non vogliam o entrare.

O ccorre dunque rim isu ra re e rim isu ra r bene e q u e ­

sto non si può ottenere a nostro avviso se non in base alle norm e date dalla m oderna scuola topo­ grafica conosciuta com unem ente sotto il nom e di Celeriniensura, come vedrem o essere stato praticato per i rilevam enti catastali del com partim ento m o­ denese con esito soddisfacente. Prim a però di p ro ­ cedere all’esam e di tale m ateria occorre passare in rassegna i catasti stranieri.

RIVISTA DI COSE FERROVIARIE

// regime delle ferrovie in InghilterraIl Railway and Canal Traffic Act del 1888.

L’ anno 1889 segnerà una data notevole nella le­ gislazione ferroviaria inglese, perchè col principio di esso andò in vigore il Railway and Canal Traffic Act diretto a com pletare le norm e, finora assai m an­ chevoli, che regolano i trasporti sulle strad e ferrate e sulle vie navigabili interne. Q uantunque un po’ in ritardo, vogliamo nel le nostre riviste dare un cenno sulle ragioni e il contenuto di questa legge, ben in ­ teso lim itandoci alla parte, del resto la più im por­ tante, che riguarda le ferrovie.

È noto che il R egno U nito, com e fu il paese d'E u ro p a nel quale la costruzione delle strade fer­ rate venne spinta col m aggior vigore e si svolse colla massima rapidità, fu anche quello dove ai co­ struttori ed esercenti si lasciò la m aggior libertà d’azione. P artendo dal concetto, rispondente in tutto all’indole inglese, che l’ iniziativa privata e la c o n ­ correnza dovevano p rodurre benefici effetti, lo Stato non intervenne a determ in are i tracciati e i metodi di costruzione, nè a sovvenire le im p re se, lim itan­ dosi ad autorizzare le linee di cui gli veniva p r o ­ posta I’ esecuzione ed a prescrivere , nell’ interesse p u b b lic o , certe condizioni relative alla costituzione finanziaria della società e al com pim ento dei lavori.

Di qui però derivò che una vera mania di costru­ zioni ferroviarie s’im padronì delle autorità, degli im ­ prenditori e degli speculatori; e si ebbero quindi, insiem e alle grandi linee, m olte altre poco o punto produttive, costrutte con sciupio enorm e di capitale, e da ciò quindi società in cattive condizioni che rico rrev an o ad abusi d’ ogni genere p er tenersi in p ie d i, intrighi politici e fin an z iari, e tratto tratto crisi di borsa nelle quali furono inghiottite molte sostanze im piegate in azioni ferroviarie spinte a corsi esagerati, poi cadute in basso.

(6)

522 L’ E C O N O M I S T A un progresso notevole di concentrazione rispetto allo

stato di cose esistente una trentina d ’anni or sono. Le concessioni fatte alle Società sono perpetue, senza sussidio finanziario da parie dello Stato, vincolate solo alla prescrizione g enerale di agire nel m igliore interesse del pubblico e senza accordare a nessuno preferenze ingiustificate ; sono pure vincolate ad un m assim o di tariffe sem pre assai elevato e non uniform e, anzi diversissim o dall’ uno all’ altro capitolato. Ne conseguì che per m olto te m p o , fino a che questo regim e si m antenne in tutta la sua purezza, l’inge­ renza delle autorità nell’ esercizio ferroviario fu af­ fatto nulla. Soltanto dopo l’ inchiesta del 1873, m e­ diante il Regulation of Railways Act, venne istituita una Commissione delle strade ferrate, com posta di cinque m em bri, il cui m andato, durevole cinque anni, era di risolvere le difficoltà derivanti dall’ applica­ zione del principio su d d e tto , v eram ente assai gene­ rico, che le Com pagnie dovessero cu ra re il pubblico interesse con parità di trattam ento a tutti i loro clienti, e inoltre di g iudicare le controversie even­ tuali delle Società fra loro o con altre pubbliche A m ­ m inistrazioni. I poteri di questa Com m issione furono successivam ente prorogati fino a tutto il 1888.

Intanto però già da parecchi anni s’ era andato accentuando nell’ opinione gen erale, forte dell’ ap­ poggio del G overno, un m ovim ento tendente a li­ m itare la libertà d ’ azione delle Società, in modo più efficace di quello che lo leggi vigenti consen­ tissero. Le Com pagnie resistettero, n aturalm ente, fino all’ ultim o, m ettendo in opera tutta l’ influenza di cui potevano disporre per intralciare e rita rd a re l’ approvazione del progetto presentato nel 1 8 8 7 ; quindi lunghe discussioni in p arla m en to , più volte in terrotte e riprese, e voti contraddittori, finché da ultim o il G overno e le due C am ere riuscirono a m ettersi d’accordo, e ne ven n e il Railway and Canal Trafflc bill che andò in vigore col 1° gennaio 1889.

Come già dicem m o, questo bill è uno svolgim ento della legge del 1873, ed ha per scopi essenziali : 1 °) Di d are m aggior ampiezza ai poteri della Com ­ m issione delle ferrovie e del G overno ; 3°) Di re ­ golare la m ateria delle tariffe, lim itatam ente però alle m erci. Esso consta di q uattro parti : la prim a r i­ guarda P istitu z io n e, le facoltà e il procedim ento della C om m issione p er le strade fe rra te ; la seconda tratta delle tariffe per le m erci ; la terza dei tra ­ sporti sui canali ; la q u arta contiene disposizioni d i­ verse, specialm ente di forma.

In luogo della Com m issione contem plata nella legge del 1873, ne viene istituita una nuova, con attrib u ­ zioni di C orte sovrana, com posta di due m em bri n o ­ minati con decreto reale, su proposta del M inistero del' C om m ercio (Board of Trade), uno dei quali dev’ essere specialm ente com petente in m ateria di ferrovie, e di tre altri ex officio, uno per l’ Inghil­ terra, un secondo per la Scozia e il terzo per l’Ir- landa, scelti fra i giudici delle Corti S uperiori. 1 com m issari nom inati dalla Regina sono perm anenti, salva al L ord Cancelliere la facoltà di revocarli per causa d’ incapacità o cattiva condotta. I com m issari ex officio rim angono in carica non m eno di cinque anni, ma prendono parte ai lavori solo quando si tratti di affare che interessa quello dei tre regni per cui sono rispettivam ente designati.

Sede centrale della Com m issione è Londra : essa può tuttavia te n er seduta in q u alunque località del R egno U nito, ove lo giudichi opportuno per gli af­

18 agosto 1889 fari sottopostile. T re com m issari alm eno debbono esser presenti, e presiede il com m issario ex officio, con voto prevalente nelle questioni legali. In caso di im pedim ento di un com m issario d’ ufficio, vien no­ m inato un supplente, e, dietro richiesta del P arla­ m ento, quando si creda necessario pel più sollecito disbrigo degli affari, può anche essere nom inato un aggiunto.

La nuova Com m issione è investita di tutti i po ­ teri e le attribuzioni dell’ antica. In particolare sono a lei sottoposte tutte le dom ande e lagnanze r ig u a r­ danti agevolezze da accordarsi al traffico, indebite preferenze, collocam enti di stazioni, binari od altri im pianti nell’ interesse pubblico, questioni di tariffe, diritti accessori, indennizzi. 1 reclam i possono essere form ulati, oltre che dai privati direttam ente in te res­ sati, anche dalle autorità locali o da associazioni na­ vali, com m erciali od agricole, senza bisogno di pro­ vare che siano lese esse stesse dai fatti denunziati: queste associazioni però (non le autorità), per essere am m esso a sporgere reclam o innanzi alla Com m is­ sione, debbono presentare un certificato del Board of Trade, com provante che sono ad esso benevise: il Board of Trade può, se crede, esigere com e con­ dizione del rilascio del certificato che venga prestata garanzia, nei modi e per la som m a che esso stessi) determ ina. Notiamo, di passata, questa fra le tante singolarità della legislazione inglese: da noi, con u n ’azione governativa che si esplica e si im m ischia nelle faccende private assai più che non avvenga in In ghilterra, difficilm ente si capirebbe questo vin­ colare il diritto di agire innanzi, ad u n ’autorità co­ stituita non a condizioni rigorosam ente determ inale, ma al beneplacito di un’altra autorità.

La C om m issione può em ettere ordinanze concer­ nenti una o parecchie Società, ed obbligarle alla loro esecuzione.

L ’appello delle decisioni della Com m issione non è am m esso per questioni di fatto, ma lo è solo sui punti di diritto, e deve in ogni caso essere portato innanzi a una Corte S uperiore, che giudica allora in ultim a istanza.

N ell’esercizio delle loro funzioni i Com m issari hanno piena facoltà di in te rro g a r testim oni, chiedere docum enti, fare accessi giudiziali ed ispezioni. H anno pure pieni poteri, per quanto riguarda le spese dei processi, di determ inare da chi, a chi ed in quale m i­ sura debbano esser pagate. Possono, con regolam enti da loro com pilati e da sottoporsi all’approvazione del P arlam ento, fissare norm e speciali di pro ced u ra, abo­ lirle o m odificarle. Infine la loro giurisdizione si esten ­ de, senza eccezioni a tutte le Com pagnie di strad e ferrate di canali o di ferrovie e canali insiem e, esi­ stenti nel Regno.

D ella seconda p arte, relativa al traffico e più spe­ cialm ente alle tariffe, ci occuperem o in una pros­ sim a rivista.

Rivista Bibliografica

Ugo Rabbeno. — Le Società cooperative di produzione. — Contributo allo studio della questione operaia. — Milano, Dumolard, 1889, pag. 531, (Lire 6).

(7)

18 agosto 1889 ' L’ E C O N O M I S T A 523 società cooperative di produzione, specialm ente in

relazione all’Italia » e questo de! prof. Rabbeno, è appunto il lavoro al quale è stato assegnato il p re ­ mio dalla Com missione com posta dei signori prof. Cossa, E nrico Fano e prof. Gobbi. L ’opera del R ab ­ beno soddisfa pienam ente ai term ini del tem a messo a concorso ed ha indubitatam ente pregi sufficienti per renderla m eritevole di un prem io. L ’A utore, o c ­ cupandosi da parecchi anni con g ran d e am ore di tutto ciò che riguarda la cooperazione, intorno alla quale ha già pubblicato alcuni studi, era certo tra i più adatti a soddisfare le esigenze del concorso. L ’abbondanza dei m ateriali che il Rabbeno ha po­ tuto avere a propria disposizione, le ricerche dirette e personali com piute a ll’ estero e in Italia, gli hanno perm esso di fare una storia accurata delle società cooperative di produzione in F rancia, in Inghilterra, in G erm ania, in Italia, in A ustria, in Isvizzera, e n e­ gli S tati Uniti d’A m erica ; storia che si trova sparsa in num erosissim i scritti e che il R abbeno ren d e ora com pletam ente accessibile al lettore italiano.

È chiaro però che il valore scientifico del libro, e il vero m erito dell’A utore non possono rin trac­ ciarsi nella parte storica. La diligenza dell’A utore è ce rto notevolissima ; la copia di notizie fornite per ciascun paese, dim ostra nel prof. R abbeno la più am pia conoscenza dell’ argom ento ; le num erose ta­ vole sinottiche facilitano le ricerch e e rendono il libro ancor più u tile ; le osservazioni dell’A utore sono interessanti e spesso a c u te ; tutto ciò rende la let­ tura di quest’ opera assai istruttiva e attraente. Ma la parte che più richiam ò la nostra attenzione è l’ul­ tim a in cui l’A utore si propone di dare le « prim e linee di una teoria delle società cooperative di pro ­ duzione ». In essa il R abbeno ha avuto in m ira di rispondere al tema m esso a concorso là dove do­ m anda che il concorrente si occupi dei « vantaggi e dei lim iti di applicabilità » delle cooperative di produzione, com e nelle altre parti del suo lavoro l’ A utore ha trattato « dell’ origine e della diffu­ sione ». E giustam ente il Rabbeno com incia dal dare « il concetto scientifico della società coopera­ tiva di produzione ». Nota anzitutto come « le di­ verse form e della cooperazione si sono dapprim a m anifestate senza alcun nesso tra di loro, soddisfa­ cendo a bisogni affatto diversi ; nè fra esse alcun rapporto si è ravvisato ; di loro si son form ulati concetti differenti, e spesso si son dati loro anche differenti nomi ». Ma a poco a poco si è venuto elaborando della cooperazione u n concetto com une a tutte le forme ; si è com inciato a vedere che fra di esse esistevano stretti rapporti non solo im m e­ diati e m ateriali, ma anche ideali ; e la coscienza di tale affinità fece avvicinare le diverse form e fra di loro, le fece unire e le strinse in vincoli di fratel­ lanza e di solidarietà.

E sam ina poscia a lungo le definizioni che della cooperazione in generale e delle società cooperative di produzione sono state date dagli econom isti, tratta dei caratteri e della nozione dell’ im presa e trova che la società cooperativa è una forma speciale di esercizio dell'im presa industriale, form a che si con­ trappone alla im presa speculativa ed a scopo di scam bio, e che invece trova riscontro nella im presa dom estica, colla quale ha intrinseca analogia e da cui si distacca non per differenze essenziali ma so l­ tanto per differenze estrinseche e storiche. Q uanto alla società cooperativa di produzione, secondo l’A u­

tore essa consisterebbe nell’ esercizio dell’ im presa industriale intesa in senso g e n e ra le , cioè come riunione degli elem enti produttivi e loro applica­ zione alla produzione, ma l'esercizio di tale funzione invece che per conto di un solo o per conto di un estraneo è per conto com une. L ’ essenza della coo­ perativa di produzione sta in ciò che anche gli ele­ m enti occorrenti alla produzione industriale, cioè lavoro e capitale, esercitino insiem e l’ im presa per conto com une; l’ essenziale è che tanto il lavoro quanto il capitale esercitino la funzione di im pren­ ditori. Qui però l’A utore, quantunque si ripeta spesso, non è abbastanza chiaro, non dim ostra la filiazione del concetto della cooperazione da tendenze e bi­ sogni contem poranei. Il dire inoltre che « l’essenza della cooperazione sta nel fatto che coloro che hanno bisogno di una data funzione la esercitino collettiva­ m ente per proprio conto e per loro solamente » (pagina 438), non ci pare sia dare un concetto largo, com prensivo, reale, di essa, tanto è v ero che lo stesso Rabbeno riconosce che la realtà delle cose corrisponde in pochi casi al concetto scientifico che egli si è formato della cooperazione e delle società cooperative di produzione. E allora non si crea così un ente fittizio, un tipo astratto, e non si fa della m etafisica econom ica? 0 dove va il principio di voler trarre il concetto scientifico dall’ esam e dei fatti ?

Passando ai « difetti, difficoltà e limiti di ap p li­ cabilità delle società cooperative di produzione nella scienza economica » l’ Autore fa una im parziale esposizione delle opinioni espresse sull’ argom ento degli econom isti. « L ’analisi accurata, egli scrive, dei caratteri e del funzionam ento di queste asso­ ciazioni ha tolto di mezzo tanto la eccessiva fiducia, quanto la eccessiva sfiducia, ha reso persuasi i più che esse non hanno nella scienza alcuna ragione che in modo assoluto loro contrasti, che esse rien ­ trano nel cam po della econom ia politica, che non o p ­ pugnano ai principi di questa, che sono istituzioni pos­ sibili e razionali ; e che q uindi non c’ è alcuna ra ­ giono di rifiutarle e di com batterle, Ma d’altra parte si è pure dai più ritenuto che la diffusione di tali associazioni « sia, per ragioni d’ indole m orale ed intellettuale, com e d’ indole econom ica, diffìcile e necessariam ente lim itata ; e che per di più la loro efficacia sociale sia m olto più ristret.a di quello che da prim a si era creduto » (pag. 486). La questione si è infatti ristretta ai lim iti d’applicabilità e gli eco­ nom isti che se ne sono occupati (non m olti invero) ritengono che il num ero delle società cooperative di produzione sarà sem pre relativam ente ristretto , sì da form are una eccezione nel sistem a in d u striale in vigore.

(8)

524 L ’ E C O N O M I S T A ■18 agosto 1889

(Rivista (Economica

certi, sicari, incontrastabili ; la loro diffusione, se può e deve necessariam ente v ariare secondo i paesi e le loro condizioni, in gènere è, non solo possibile m a certa, ed ò destinata ad esten d ersi; poiché il progresso m orale, intellettuale, econom ico che esse richiedono è sicuro, nè l’evoluzione industriale p re ­ senta caratteri tali da ostacolare seriam ente la dif­ fusione di questi istituti da non lasciar loro un campo abbastanza vasto di espansione. » A tem pe­ ra re questa fede eccessiva nell’ avvenire delle coo­ perative di produzione l’A utore fa seguire subito dopo la dichiarazione che la loro attuazione non è facile, ma anzi incontra num erose e gravi difficoltà.

Ci siam o proposti soltanto di segnalare ai lettori questo nuovo lavoro del prof. Rabbeno e quindi rinviando ad altra occasione varie considerazioni che esso suggerirebbe, facciam o punto. Il libro è inte­ ressante e pregevole per I* argom ento che svolge e per l’ abbondanza delle notizie che contiene. Ma quanto alla parte ultim a — quella teorica — l’A u­ tore stesso, non ne dubitiam o, avvertirà proseguendo i suoi studi su ll’argom ento, la necessità di com ple­ tare le sue indagini, di dare m aggior precisione scien­ tifica alle sue conchiusioni, di fare uno studio più profondo della vita econom ica m oderna e delle in ­ fluenze favorevoli o m eno eh’ essa può esercitare sullo sviluppo delle società cooperative di produzione.

Gustav Schmolier. — Zur TAtteraturgeschichte der

Staats — und Socialwissenschaften. — Leipzig,

Duncker und Humblot, 1888, pag. 304.

Questo libro, dedicato a G uglielm o R oscher in occasione del suo giubileo dottorale, contiene vari studi sopra econom isti e statistici, scritti dall’A utore negli ultim i 25 anni. Ne diam o qui l’indicazione pre­ cisa a com odo dei lettori: — Il punto di vista etico e storico di F . von S chiller ( 1 8 6 3 ) — G iovanni G. F ich te. S tudio nel cam po dell’etica e dell’economia politica (1 8 6 4 -6 5 ) — F ederico L ist (1884) — E n ­ rico G. C arey (1886) — Lorenzo von Stein (1 8 6 6 ) — G uglielm o R oscher (1888) — Le recenti opinioni intorno alla statistica della popolazione e alla statistica m orale (1 8 6 9 ) — Carlo K nies (1883) — A lberto E. F . Sellatile (1 8 7 9 -8 8 ) — T. F u n ck -B ren ta n o (1 8 7 6 ) —• E nrico G eorge (1882) — T. H ertzka. Il socia­ lismo libero-scam bista (1886) — Gli scritti di Carlo M enger e W . D ilthey sulla Metodologia delle scienze politiche e sociali (1 8 8 3 ). — La varietà degli arg o ­ m enti trattati in questa raccolta rende il volum e as­ sai interessante. Ma gli scritti non hanno tutti lo stesso valore. A lcuni sono brevi recensioni com e quelli su L ist, C arey, G e o rg e ; altri sono studi pro­ fondi, com e quelli sulla interpretazione statistica, su F ichte e sullo dottrine m etodologiche dei prof. M en­ g er e D ilthey. Lo S chm olier raccogliendo questi vari suoi sc ritti ha reso un non piccolo servizio agli studiosi, ai quali è possibile così di conoscere le opinioni di u n ingegno acuto e profondo intorno a scrittori e dottrine di m olta im portanza.

Il credito agrario e il saggio dell’ interesseLo sviluppo delle banche in InghilterraProgetto per un canale marittimo fra // Tirreno e l'Adria­ ticoIl deprezzamento della carta moneta nella Repubblica Argentina,

S e a in stau rare e diffondere il credito agricolo bastasse una legge e un regolam ento noi potrem m o dire di av e r com piuta l’opera con m aggiore o m i­ nore perfezione, ma pu r sem pre d ’averla com piuta. Il m ale è che la legge se può sbi/.zarirsi a d eter­ m inare le condizioni e sub-condizioni perchè il cre­ dito sia accordato non può far sì che i capitali accorrano là dove m ancano le condizioni favorevoli a! loro im piego, o che quegli stessi capitali p referi­ scano un basso saggio di interesse negli im pieghi agricoli a un alto saggio nelle operazioni industriali. Il credito agricolo vive stentatam ente, com e è noto, finché gli altri ram i di credito non hanno trovato nei risparm i quelle vene abbondanti di capitale che perm ettono all’ interesse di scendere a un saggio mi­ tissimo. Tale è il caso dell’In g h ilterra, della G erm a- dia, del Belgio, della F ran cia ; paesi questi nei quali la gran copia di risparm i già accum ulati e sem pre in form azione perm ette l’ impiego fruttifero di capitali anche nel suolo. P erò le vicende che ha attraversato negli ultim i anni la concorrenza agricola ha turbato anche 1’ equilibrio del credito agricolo, nel senso che la dim inuzione dei prezzi avendo sce­ mato il reddito ha reso più sensibile l’onere c o rri­ spondente al prestito agricolo. Di cotesta situazione di cose si è occupato recentem ente fo n . Leon Say dinanzi al Congresso di agrico ltu ra tenuto nel pas­ sato m ese a Parigi.

N otava Fon. S ay che il credito agricolo non può funzionare che in certe circostanze determ inate. In ciò esso rassom iglia alm eno nei suoi tratti essenziali a tutte le altre specie di credito ed esige due con­ dizioni indispensabili : la prim a che vi siano quelli 1 quali abbiano interesse a prendere a prestito, la seconda che vi sieno coloro che abbiano interesse e per conseguenza siano disposti a prestare. Invero chi parla di credito im plica una doppia probabilità di u tili: pel m u tuante, la certezza di avere un interesse e sopratutto di ricevere di ritorno il capitale, pel m u­ tuatario la possibilità di far fruttare il danaro preso a prestito. Q ueste probabilità si incontrano in m a ­ teria di credito agrico lo ?

U n piccolo proprietario vegeta sul suo fondo ; e un bel giorno si decide a p ren d ere a prestito. Se 10 fa per vivere non è più questione di guadagno; ei vive sul capitale m utuato e la rovina non può tard are. Suppongasi dunque che ricorra al credito per lavorare. Il suo guadagno non può essere che nella differenza tra il saggio dell’interesse e il re d ­ dito della te rra . S e p rende a prestito al 5 0 |o e la te rra gli rende 1’ 8 e il 7 0(0, m etterà da parte il 2 o il 3 OfO, ma se non gli ren d e che il 4 0[o sarà in perdita e la conchiusione che avrebbe fatto meglio a non ric o rre re al credito non apparirà certo e rra ta .

(9)

18 agosto 1889 L ’ E C O N O M I S T A 525 torno al quale una risposta categorica non è possi­

bile. Ma si può dubitare che nelle condizioni odierne della concorrenza agricola la rendita data dalla col­ tivazione del suolo possa elevarsi al segno da p er­ m ettere P impiego fruttuoso di capitali, quando il saggio di interesse si m antiene alto. E p p u re l’orga­ nizzazione su larga base del reddito agricolo è stata spesso indicata come uno dei mezzi più efficaci per dare all’agricoltura u n serio im pulso, per farla p ro ­ gredire nei paesi europei dove per m olti e molti anni ha fatto progressi assai scarsi' o nulli. E non v’è dubbio che il credito sparso con intelligenza può avere per resultato un m iglioram ento nei m e­ todi di coltura e può ren d ere P agricoltura m eno dipendente dalla speculazione, che cerca talvolta di profittare dei suoi imbarazzi per tra rre copiosi lucri ; ma supporre che il credito agricolo possa m ettere un term ine alle sofferenze attuali è un farsi una grande illusione. Il credito p rocurerà alPagricoltura la possibilità di aspettare il m om ento propizio per vendere i raccolti, perm etterà di acquistare gli in­ grassi di buona qualità e le sem enti scelte, coeffì- centi questi di un m aggior reddito. Ma se P inte­ resse da pagare è alto il credito agricolo assorbirà la massima parte del m aggior reddito ottenuto.

T utta la questione si riduce adunque al saggio dell’interesse. E siccom e esso non può scendere nel credito agricolo che allorquando negli altri ram i del credito l’abbondanza della offerta è tale da soddisfare tutto il bisogno, così nei paesi dove si è ancora lungi da quell’equilibrio, il credito agricolo non può pre­ scindere da un saggio di interesse che nella m aggior parte dei casi è troppo alto in confronto del reddito agrario che i capitali possono p ro cu rare. Da noi però, qualora si volesse realm ente venir in soccorso dell’agricoltura tanto bisognosa di capitali si potrebbe tra r profitto dai due Banchi che non avendo azio­ nisti potrebbero dare i capitali a un saggio d’ in te ­ resse di poco superiore alle spese d’am m inistrazione. Ma per ora si preferisce fare grandi prom esse e con­ cedere nulla, o più esattam ente di fare delle leggi e dei regolam enti che lasciano il tem po che trovano.

— N essun paese del m ondo, eccettuati forse gli Stati U niti, può vantare di disporre di strum enti di c re ­ dito e di cambio in num ero così forte e di una po­ tenza così notevole com e P ln gniIterra. Dal principio del secolo e specialm ente negli ultim i dieci o q uin­ dici anni le banche si sono m oltiplicate in Inghil­ te rra in una proporzione che non trova forse riscontro altrove. L 'Economist dà a questo riguardo alcune cifre di molto interesse.

Dal 1877 al 1888 il num ero degli uffici di banca che sono stati aperti nel Regno U nito am m onta a 841 di cui 736 in In g h ilterra (com preso il G al­ les) 4 nell’isola di Man, 5 5 .in Scozia, 48 in Irlanda. Q ueste nuove creazioni di B anche ne portano il n u ­ m ero totale a 4624 di cui 393 a L ondra e 271 5 nel resto dell’In ghilterra, 15 nell’isola di Man, 965 in Iscozia e 536 in Irlanda. — Di quelle 4 6 2 4 b an ­ che 414 9 sono aperte tutti i giorni e 485 soltanto alcuni giorni della settim ana. Il capitale e le riserv e delle banche per azioni del Regno Unito am m ontava alla fine del 1880 a oltre 100 milioni di sterline (più di 2 m iliardi e mezzo di franchi). La banca di Inghilterra ha com e è noto, il capitale di 1 4 ,5 5 3 ,0 0 0 sterline, e un fondo di riserva di 4 ,3 5 0 ,6 3 3 lire sterline. L e altre banche per azioni dell’ In g h ilterra riuniscono il capitale di 5 8 ,9 1 1 ,6 0 0 sterline e un

fondo di riserva di 20,704,500. Q ueste cifre pro­ vano com e oltre alla banca d’Inghiterra siansi for­ m ato un sistem a bancario forte, sebbene il diritto di em ettere biglietti non spetti che alla prim a. Le banche dell’isola di Man hanno 9 1 ,0 0 0 sterline di capitale e 6 0 ,5 0 0 sterline di rise rv a ; le banche scozzesi 9 ,0 5 2 ,0 0 0 sterline di capitale e 4 ,6 5 1 ,2 0 0 di riserva e sim ilm ente lo banche irlandesi hanno 7 ,1 6 3 ,8 0 0 ster. di capitale e 2 ,6 3 5 ,8 0 0 di rise rv a ; in totale sono 1 0 0 ,8 6 4 ,3 0 0 st. di capitale e 3 1 ,0 9 2 ,0 0 0 di riserva.

In 13 anni cioè dal 18 7 6 al 1888 l’aum ento del capitale è stato di ster. 16,470,101 e cioè, Ing ilter- ra 16,503,424; isola di Man 76,404; Scozia 1 1 1 ,9 6 7 ; Irlanda 21,694. Nel 1887 l’aum ento non è stato che di 3 1 ,6 7 4 ster. e nel 1888 salì a 5 4 6 ,4 2 4 sterline. Le azioni della m aggior parte delle banche del Regno Unito hanno un valore di molto superiore al capi­ tale versato. Il valore di tutte le azioni secondo il corso del m aggio 1889 era di 1 9 7 ,9 0 2 ,9 0 0 sterline, m entre il capitale versato non è che di 69 ,9 3 3 ,0 0 0 con un debole aum ento nell’am m ontare della somma versata, il capitale delle banche inglesi ha veduto 11 suo valore quotato alla borsa aum entare dal m ag­ gio 1885 di 17 milioni e mezzo di sterline, m entre le banche scozzesi con un capitale che non è che sei volte m inore, hanno guadagnato solo 170,000 ster.; e quanto alle banche irlandesi contro la dim inu­ zione di 200,000 nel capitale versato c’è stata la di­ m inuzione di 2 ,3 0 0 ,0 0 0 nel valore delle azioni q u o ­ tato in borsa.

Questo ribasso che ha colpito lo azioni delle ban­ che irlandesi deriverebbe secondo alcuni dall’ agita­ zione prodotta nel 1 8 8 5 e 1886 dai progetti di legge del sig. G lastone ; però dopo la costituzione di un m inistero unionista, vi è stato una sensibile ripresa nei corsi di quelle azioni.

In Scozia vi è stato una depressione e ciò per tre cause secondo V Economist. A nzitutto perchè le azioni avevano già raggiunto qualche anno fa dei corsi relativam ente più alti di quelli delle banche d’ Inghilterra e quindi c’ era u n m argine m inore per l’au m e n to ; in secondo luogo nei tre o q uattro ul­ timi anni le banche scozzesi hanno subito delle p e r­ dite gravi ; infine siccom e gli affari hanno la ten­ denza a concentrarsi a Londra e m igliori negozianti si vanno abituando a far scontare la loro carta alla capitale dove trovano un saggio di sconto più favo­ revole che in Iscozia gli affari sono m eno abbon­ danti e meno vantaggiosi.

S e passiamo per ultim o ai depositi e ai conti co rren ti troviam o che al 31 dicem bre 1888 essi am m ontavano a 4 8 5 ,4 0 0 ,0 0 0 sterline (ossia a oltre 12 m iliardi di franchi in aum ento di 28 m ilioni di sterlin e (700 m ilioni di franchi) rispetto al 31 d i­ cem bre 1887. Q uanto agli utili netti ottenuti nel­ l’esercizio 1888 dalle banche de! Regno U nito essi sono calcolati in 9 ,2 0 3 ,4 0 0 sterline (oltre 2 3 0 m i­ lioni di lire).

Q ueste cifre ci pare che m ettano sufficientem ente in luce la vastità e 1’ im portanza del sistem a ban­ cario inglese e il suo svolgim ento.

(10)

520 L ’ E C O N O M I S T A 18 agosto 1889 tico, presso Fano. A vrebbe una lunghezza di chilo-

lometri 2 0 0 .1 6 , una larghezza di m etri 80 ed una profondità di m etri 12, non com preso il parapetto. L’ altezza dell’acqua sarebbe di m etri 11.

Yi sarebbero due porti di entrata, alle estrem ità del canale, ed avrebbero una estensione di 500 mila m etri q uadrati. Propongonsi inoltre quattro estuari per parte, della superficie di 300 mila metri q ua­ drati ciascuno. I m ateriali di costruzione si trovano in abbondanza presso gli stessi luoghi ove dovreb- besi fare lo scavo. L e grandi navi da guerra po­ trebbero p ercorere il canale con una velocità dai 10 ai 12 nodi all’ora.

L’autore del progetto è convinto che dall’apertura del canale verreb b ero im m ensi beneficii all’ Italia, non solo per gl’ interessi com m erciali, ma ancora per la sicurezza dello Stato.

Sette provincie, cioè Rom a, G rosseto, Siena, A rez­ zo, P eru g ia, Pesaro e A ncona, sarebbero m esse in com unicazione im m ediata. M ediante la costruzione di strade fiancheggianti, sarebbe agevolato il tr a ­ sporlo dei ricch i e copiosi prodotti naturali che si trovano in quella parte dell’ Italia centrale. S a re b ­ bero agevolate le bonifiche di tutti i terreni palu­ dosi, limitrofi al canale. Il prosciugam ento dei laghi T rasim eno, di Bolsena, di Chiusi e di M ontepulcia­ no, le cui acque verrebbero im m esse nel canale, darebbe una superficie utilizzabile di circa 4 5 0 m i­ lioni di m etri quadrati. T e rreb b e assicurato il lavoro per sei anni a 200 mila operai.

Q uanto all’obiettivo della difesa m ilitare, si avrebbe nel canale un potente ausiliario in tem po di g u erra, sia per l’approvvigionam ento e pel trasporto, sia per 11 riparo della flotta. P e r il breve percorso da un m are all’altro, sarebbe facilitata la difesa delle coste; perchè le squadriglie torpediniere potrebbero ac­ correre in poche ore nel punto più m inaccialo dal nem ico.

Calcola l’ autore del progetto che tutta la spesa ascenderebbe a 600 m ilioni. P revede che gl’introiti annuali am m onterebbero a 4 8 ,2 2 1 ,8 9 3 lire', fra cui lire 3 2 ,4 0 0 ,0 0 0 per il diritto di passaggio, non com ­ prese le navi m ilitari. L ’onere annuale è valutato a lire 4 0 ,3 4 3 ,6 9 0 , tra cui lire 3 5 ,8 6 6 ,0 4 0 per l’ a m - m ortazione del capitale occorrente all’ im presa. S e­ condo i calcoli dell’ing. Bocca, l’utile annuale sarebbe quindi di lire 7,878,203.

Si tratta di un progetto veram ente grandioso, ma forse appunto per essere di proporzioni così colos­ sali, dovrà restare allo stato di progetto, come tanti altri di non m inore utilità pel paese.

— Il deprezzam ento della carta m oneta della R e­ pubblica A rgentina attrae da qualche tem po l ’atten­ zione della stam pa finanziaria. Il prem io sull’ oro a B uenos-A yres sale a 75 1 /2 per cento vale a dire che bisogna pagare 1 7 5,50 dollari di carta per acquistare 100 dollari in oro ; la carta m oneta perde per con­ seguenza circa il 60 0 /o relativam ente al suo valore nom inale. Q uesto deprezzam ento della valuta cartacea argentina è argom ento di controversia tra i giornali finanziari argentini e quelli inglesi. I prim i non at­ tribuiscono all’aum ento del prem io su ll’oro che una durata passeggierà, m entre gli ultim i prendono la cosa molto più sul serio e vi vedono il sintom o di u na crise futura. Secondo i giornali inglesi vi sa­ rebbe esagerazione nello sviluppo econom ico del paese, secondo i giornali argentini le risorse del paese sa­ rebbero talm ente inesauribili che esse potrebbero v in ­

cere tutte le difficoltà, qualora il prossimo raccolto dia un resultato soddisfacente.

È certo che il deprezzam ento della carta m oneta è stato cagionato principalm ente dal cattivo raccolto dell’anno scorso. L ’esportazione essendo il solo mezzo per la R epubblica A rgentina di pagare le m erci im ­ portate e le cedole degli interessi pei prestiti fatti all’estero la sua bilancia com m erciale doveva tro­ varsi squilibrata pel fatto che il raccolto è stato scarsissim o. Ciò avvenne nel 18 8 8 nel qual anno l’esportazione, secondo i giornali argentini, avrebbe lasciato da 50 a 100 milioni di scoperto in con­ fronto al totale delle im portazioni e dei cuponi da pagare all’estero. Però questa cifra è contestata dai giornali inglesi che calcolano la differenza pas­ siva della bilancia com m erciale a 300 milioni di franchi.

C om unque sia di ciò, è accertalo che l’equilibrio della bilancia com m erciale è stato turbato a danno della Repubblica A rgentina. P er ristabilirlo v i sa­ rebbe l’espediente di un prestito all’estero col quale la Repubblica A rgentina si procurerebbe dei capi­ tali disponibili in E uropa, venendo così a m ettere a disposizione del com m ercio delle tratte per pagare i prodotti im portati. Non è u n rim edio ma un espe­ diente, oggi forse inattuabile perchè di esso l’A r­ gentina ha già usato e abusato. E il G overno a r ­ gentino ne deve essere orm ai convinto, per l’acco­ glienza fredda che il pubblico europeo ha fatto alle ultim e dom ande di credito per conto dell’A rgentina.

Il rim edio più lento, ma più efficace, sarà nel lim itare le im portazioni e accrescere le esportazioni. Intanto si annunzia che per decreto del m inistro delle finanze l’am m inistrazione delle dogana di B ue­ nos-A yres non accetterà p iù d’ ora in poi in paga- gam ento delle tratte a 9 0 giorni. T u tti i dazi di im portazione dovranno essere pagati esclusivam ente in m oneta, cioè o in m oneta nazionale, ossia b i­ glietti delle banche nazionali e provinciali, o in oro. L ’ im portanza di questa m isura veram ente non è gran d e e se tutto si lim ita qui l’aggio non ne r i­ sentirà alcun effetto. In conclusione il pericolo di una crise finanziaria nell’A rgentina perdura e non si vede com e possa essere elim inato.

LA CASSA DEPOSITI E PRESTITI

A bbiam o ricevuto u n volum e contenente l’ an ­ nuale relazione della gestione della Gassa depositi e prestiti per il 1 8 8 7 -8 8 , relazione redatta con la consueta chiarezza e diligenza dal Com m. Novelli D irettore G enerale del debito pubblico italiano. Nel darne conoscenza ai nostri lettori ci lim iterem o, a rip ro d u rre riassuntivam ente i dati che si riferiscono all’Azienda principale.

Riferimenti

Documenti correlati

zione delle Camere di commercio italiane all' estero. L* autore dell' articolo comincia col notare che du- rante quel periodo di anni in cui Italia e Francia erano in armonia

Il Tribunale accettò la prima interpretazione, mo­ tivando come segue il proprio giudicato : « I due titoli di danno sono affatto diversi e distinti, e nulla

Francisco i grani furono in ribasso e a Chicago sul finire della settimana i prezzi furono un po piu fermi in seguito a notizie meno ottimiste sul raccolto

F u esam inato il reclam o della A ssociazione S erica e di alcune ditte interessante, perchè gli imballaggi delle sete siano ammessi in esenzione doganale, anche

A Berlino e a Vienna la speculazione al rialzo avrebbe tentalo di spingersi anche più nella via del­ l’aumento, ma ne fu distolta dalla difficoltà di trovar

Si aggiunga che la splendida riuscita del­ l’esposizione di ¡Parigi, venendo a confortare in m odo assai visibile la nazione francese nel suo m al’essere m orale

Questi in via affatto sommaria gli splendidi risultati ottenuti nei rilevamenti catastali eseguiti nel Com­ partimento modenese dipendentemente dall’ abilità degli

che pochi anni prima aveva promesso di sorpassare. Il grande fenomeno della diminuzione nel saggio dell’ interesse che tocca tutti gli stati civili e