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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.16 (1889) n.796, 4 agosto

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L'ECONOMISTA

G A Z Z E T T A S E T T IM A N A L E

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, F E R R O V IE , IN T E R E S S I P R IV A T I

A n n o X V I - Y o l.

I l

D o m e n ica 4 A g o s to 1889

N . 796

L’ ITALIA E LA LEGA MONETARIA LATINA

Lo scioglimento della lega latina sarebbe dannoso all’Italia ? — Questo ci domandavamo nell’ articolo pubblicato nell’ultimo numero de\VEconomista ed a questa domanda intendiamo oggi di rispondere con brevissime considerazioni.

La lega monetaria latina non fu in nessun mo­ mento della sua vita una unione amichevole di na­ zioni che cercassero di aiutarsi vicendevolmente; forse il concetto che suggerì la costituzione della lega contemplava un intimo accordo, ma o per fatti esteriori, o pel contegno di tutti o di alcuno degli Stati, è avvenuto che la storia della lega fosse più una storia di sfruttamenti e di recriminazioni, che una storia di amorosi intendimenti : o è uno degli Stati che rinfaccia all’altro il regime del corso for­ zato ; o è un altro che si lagna che le monete de­ prezzate dei collegati si accumulino nel suo territo­ rio ; o sono gli uni che rimproverano ad un alleato di servirsi della lega per risparmiare la coniazione di monete proprie, o infine è il più forte che pro­ fitta delle condizioni politiche per esigere ed otte­ nere dai più deboli o più ingenui alleati clausole leo-. nine; il fatto è che di fratellanza, di amicizia, di ac­ cordo cordiale non dà bella prova la Unione mone­ taria latina.

Fino al 1 8 8 5 l’Italia poteva dire che la sua parte­ cipazione alla lega le aveva servito per rendere meno aspro il regime del corso forzato , inquantochè ha potuto sostenere una parte dell’onere del suo debito internazionale pagando, dopo avere esaurita la moneta d’oro, in altrettanti scudi d’argento tolti alla circola­ zione ; ma dopo il patto della liquidazione stipulato nel 1 8 8 5 questo benefizio è stato pagato, poiché la clausola stessa è così onerosa da superare qua­ lunque vantaggio fosse stato ottenuto. Si tratta in­ fatti di ritirare per il valore di cinque lire, mo­ nete che ne valgono tre e mezzo e che sono andate in Francia e sono state accettate certo quando va­ levano molto più che non valgano ora. E furono accettate in pagamento di scambi ; ora una delle parti contraenti esige che la moneta che servì al pagamento sia ritirata dall’ altra perchè tale moneta è deprezzata. L’ assurdità di tale esigenza mostra come l’Italia ed il Belgio paghino caro assai il bene­ fizio che in altro tempo la Francia loro usò, tenendo nelle sue casse i loro scudi.

Comunque, se la lega si sciogliesse noi avremo certo il danno di dover pagare con duecento milioni di oro, duecento milioni di lire in iscudi che effet­ tivamente non valgono se non cento cinquanta

mi-milioni. — Però il danno apparentemente si po­ trà non risentire , inquantochè colla mancanza as­ soluta che abbiamo dì moneta metallica in circola­ zione sarà facile allo Stato mettere in circolazione duecento milioni di scudi, i quali, se sarà mante­ nuto il sistema del bimetallismo, saranno anche dallo Stato distribuiti al prezzo nominale di cinque lire. In apparenza adunque l’erario non risentirà oltre l’aggio alcun danno; ma nella sostanza il paese sarà danneg­ giato perciò che diminuirà il patrimonio nazionale, es­ sendoché per ogni scudo che entrasse del valore di L. 3 ,5 0 uscirebbe un corrispondente valore d’oro di Lire 5.

Tuttavia è d’uopo riconoscere che, una volta ap­ provata la convenzione del 1 8 8 5 (e come è noto la Camera ed il Senato ebbero lo spirito di appro­ vare quella convenzione senza discuterla) nulla resta ormai a fare che subirne le conseguenze. Siccome però lo scioglimento della lega potrebbe essere a c ­ compagnato da forti e violente perturbazioni nel prezzo dei metalli preziosi, sarebbe stato da deside­ rarsi che dal 1 8 8 5 ad oggi e l’ Italia ed il Belgio avessero provveduto ài casi loro in modo da aver pronti i mezzi necessari a diminuire l’ entità degli effetti che lo scioglimento può produrre o da siste­ mare convenientemente e con sufficiente facilità la interna circolazione.

Invece tanto il Belgio che l’Italia, passata l’ agita­ zione momentanea durante le trattative per la sti­ pulazione della nuova convenzione, più non si oc­ cuparono della questione monetaria, come se fossero sicuri che la Francia e la Svizzera siano disposte a prorogare per molto tempo la vita della Unione. La prudenza però avrebbe dovuto suggerire ai due paesi di premunirsi contro possibili avvenimenti, tanto più che la Francia può essere ispirata a de­ nunciare la convenzione non soltanto da motivi po­ litici, ma anche dal bisogno che finalmente può sentire di. dare un ordinamento razionale e meno pericoloso alla propria circolazione metallica.

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esile e gracile circolazione l’avere nelle casse pub­ bliche, desiderose di emetterla, una scorta di mo­ neta argentea che non potrebbe servire agli scambi internazionali essendo deprezzata, e nello stesso tempo dovrebbe essere messa in circolazione dallo Stato affine di addossare ai cittadini anziché al Tesoro la differenza tra il valore nominale e quello reale degli scudi ? E notisi che l’erario, il quale avrebbe pagalo cinque lire gli scudi che ne valgono 3 .5 0 , dovrebbe anche avere tutto il desiderio di liberarne le casse onde svincolarsi dall’onere della differenza facendolo ripercuotere, tale onere sui cittadini, i quali si trove­ rebbero bene impacciati con due o trecento milioni di una moneta incomoda che non avrebbe corso all’estero e colla quale bisognerebbe procurarsi quell’oro che sarà tanto più caro, quanto sarà maggiore la somma mandata in Francia, per riscattare gli scudi.

Sotto questo aspetto pertanto senza ricercare quali conseguenze produrrebbe sul movimento economico della penisola tale stock di scudi improvvisamente riversati sull’ Italia — sotto questo aspetto non si può a meno di convenire che lo scioglimento della lega sarebbe dannoso all’ Italia, se essa mantenesse 10 stesso regime bimetallico ora vigente.

Però la Perseveranza continua a suggerire come rimedio a tale pericolo la modificazione della legge monetaria nel senso di stabilire il monometallismo au reo.-— A due mani sottoscriveremmo alle proposte della Perseveranza se non le credessimo utopistiche. Quando venne abolito il corso forzato era possibile decretare un nuovo sistema monetario a tipo mono- metallico-oro, da applicarsi lentamente negli anni successivi. Ma oggi è egli possibile immaginare che l’ Italia possa vedere senza spavento lo scioglimento della lega monetaria, quando si trova ad avere !a scadenza del privilegio di emissione per le Banche fra cinque mesi, proprio nel momento nel quale do­ vrebbero aver luogo le discussioni per il rinnova­ mento o per lo scioglimento della lega ? La Perse­ veranza domanda il monometallismo d’ oro, ma te­ miamo assai che il giornale milanese non tenga conto sufficentemente delle condizioni che sono ne­ cessarie all’ impianto ed al mantenimento del siste­ ma. La Perseveranza non può ignorare quali stret­ tissimi legami passano tra la circolazione fiduciaria e quella metallica, e non può quindi domandare la applicazione dei monometallismo aureo proprio ora che trattasi di esperimentare un nuovo sistema ban­ cario.

La preponderanza del mercato francese e la sua azione sui mercati italiani sono ancora fenomeni degni di nota, ma ciò che è più strano si è che mentre di questa preponderanza moltissimi si lagna­ no, quegli stessi compiono poi atti o contribuiscono a compiere atti i quali aumentano la nostra debolezza.

Tutti sanno che la clausola della liquidazione degli scudi fu domandata sopratutto dalla Banca di Fran ­ cia, la quale voleva aver garanzia di diminuire quan- dochessia il proprio stock metallico l’argento. La vit­ toria della Banca mostra quanta influenza essa eserciti sul paese e come essa possa ritenersi felice baluardo del credito nazionale e strumento indipendente dalla azione del Governo.

A questa B arca potente, che nel 1 8 8 5 riuscì ad imporci la clausola degli scudi, che cosa opponiamo n oi? — Due Istituti la Banca Nazionale d’ Italia ed 11 Banco di Napoli abbastanza importanti, ma rivali fra loro ed in continua lotta sullo stesso campo per

raggiungere la supremazia ; — oltre i due Istituti vi è il Banco di Sicilia disorganizzato da lotte in­ terne di partiti, la Banca Romana ostinata a rima­ ner nello strettissimo campo della capitale; — la Banca Nazionale Toscana ancora tutta preoccupala della necessità di reintegrare il proprio capitale, la Banca Toscana di Credito, la sola che sia all’infuori delle lotte, troppo gracile e giustamente offesa dalle idee che il Ministero manifesta nel nuovo progetto che dovrebbe riordinare gii Istituti. Ora è con questi fat­ tori che il Governo ed il paese dovrebbero lottare contro la Banca di F ran cia? — La cosa è semplice- mente ridicola, e la proposta della Perseveranza di stabilire il monometallismo aureo, se non è una iro­ nica provocazione contro l’ insipienza del Governo, è certo una proposta di qualche lustro prematura.

Si riordinino prontamente le Banche, si ottenga la effettiva convertibilità dei biglietti e poi parle­ remo di monometallismo; adesso è necessaria la mas­ sima prudenza per non essere costretti a parlare di corso forzato.

Da queste stesse considerazioni deve emergere al lettore abbastanza chiara una conclusione ed è che l’economia italiana si trova a tale stremo da essere costretta nel 1 8 8 9 a considerare come minor danno la continuazione dello stato assurdo che è quello dal regime monetario della lega. Tanto è vero che a commettere gli errori è facilissima la via e solle­ cito il tempo; le difficoltà sono immense quando debbasi provvedere a ripararli.

UN GIUDIZIO STRANIERO

SULLA SITUAZIONE ECONOMICA E FINANZIARIA DELL’ ITALIA

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nimo scrittore studia sotto i vari suoi aspetti la tri­ plice alleanza e le relazioni franco-italiane. Fautori e avversari della odierna politica estera possono ap­ prendervi qualche cosa.

Ma l’articolo in discorso è pure meritevole di con­ siderazione anche là dove si occupa della situazione economica e finanziaria dell’ Italia. Brevemente, ma con efficacia, lo scrittore traccia un quadro esatto della situazione del paese e se quanto alle cause del malessere economico e dello squilibrio finanziario la ricerca non è completa, non è men vero che lo scrit­ tore della Revue des Deux Mondes fa delle conside­ razioni^ esatte, per quanto dolorose. Esse collimano con ciò che più volte avemmo occasione di dire, e che del resto è opinione di molti, sebbene pochi soltanto abbiano il coraggio e la franchezza di dire. j Esposte le condizioni favorevoli in cui si trova 1 Italia sotto l’aspetto della politica interna lo scrit­ tore osserva che disgraziatamente le nazioni non vi­ vono di politica e gii uomini di Stato hanno torto di dimenticarlo. « La situatimi économique de la Péninsule, egli continua, est loin d’ètre aussi bonne que sa situation politique. C’est là le còte faible du pays ; il a grandi trop vite ; il en a gardó une sorte de maigreur, de gracilite de formes ; il n’a pas eu le temps de prendre du corps. L ’aurait-il eu, la politique ne le lui eùt pas permis ; elle Va surmené, elle lui a- demandi des efforts excessifs, satis lenir compie de ses forces. L ’Italie passe aujourd’ hui par une crise économique, suite manifeste de sa politi­ que ». Vi è forse qualche assolutezza in questa af­ fermazione sulla dipendenza della crise economica dalla politica che ha per cardine la triplice alleanza, ma non si può negare che quando lo stesso scrittore istituisce il confronto tra l’ Italia del 1 8 8 9 e quella di un decennio avanti e nota lo stato depresso dei- fi economia nazionale e il disavanzo persistente del bilancio e la rendita che resta lontana dalia pari e tanti altri sintomi sconfortanti di malessere, il pen­ siero ricorre senza indugio alla politica che ha aggra­ vato d anno in anno le spese militari, alla politica che ha turbate le relazioni commerciali. E peggio ancora la situazione economica e finanziaria del paese indietreggia peggiora proprio quando tanti altri stati spiegano maggiore vitalità, progrediscono e vedono attenuarsi assai, se non scomparire affatto, la depres­ sione economica che li ha travagliati negli ultimi anni. Lo scrittore della Reme nota il fatto con parole che non sarà inutile di referire testualmente :

« E interessante di confrontare l’ Italia a se stes­ sa, ma non lo è meno di confrontarla con gli altri paesi. Da due o tre anni, da quando il sig. Crispi dirige la politica italiana non vi è forse uno stato d’Europa o d’America grande o. piccolo, monarchia o repubblica, le cui rendite, non abbiano avuto un rialzo considerevole. Ma vi è una eccezione ed è la ren­ dita italiana. In mezzo all’ aumento generale dei v a ­ lori di Stato, la rendita italiana è stata la sola a di­ minuire e a restare stazionaria, la qual cosa torna lo stesso di fronte all’ aumento generale. Mentre il credito della Francia, dell’Austria-Ungheria, dei paesi scandinavi, della Russia, della Spagna, del Porto­ gallo, della Grecia, dell’Egitto, della stessa Turchia, del Brasile, del Chili, della Repubblica Argentina, dell’Uruguay, del Messico migliorava in modo sen­ sibile, mentre la maggior parte degli Stati europei o americani procedevano a delle fruttuose conver­ sioni, il 5 0 /o italiano ricadeva al disotto della pari,

che pochi anni prima aveva promesso di sorpassare. Il grande fenomeno della diminuzione nel saggio dell’ interesse che tocca tutti gli stati civili e allegge­ risce tutti i bilanci non sembra essersi esteso all’ ìta- lia. La penisola sembra restare fuori del movimento economico contemporaneo. E questa osservazione non si applica soltanto alle rendite dello Stato italiano, ma alla maggior parte dei valori italiani ; strade ferra­ te, società finanziarie mobiliari o immobiliari. Que­ sto solo fatto mostra che l’Europa, che i capitali in­ ternazionali francesi, inglesi, olandesi, belgi, perfino tedeschi non considerano la triplice alleanza come una garanzia di sicurezza e di prosperità per l’Italia. I capitali non fanno della politica, specie della po­ litica sentimentale ; essi non conoscono le simpatie e le antipatie personali; sono positivi, diffidenti; te­ mono i rischi. Se si sono allontanati dall'Italia ciò è per­ chè la politica italiana ha eccitato le loro apprensioni ». Anche qui lo scrittore della Revue, acuto osser­ vatore di un fatto pur troppo incontes'abile, quale è quello del peggioramento avvenuto nel nostro cre­ dito all’ estero, è forse troppo assoluto nell’ assegnarne la causa. Egli fa un parallelo tra la Russia e l’ Ita­ lia, e notando che mentre il consolidato italiano qualche anno fa era quotato più di quello russo e ora avviene I’ opposto, domanda : chi ha rovesciato la bilancia ? La triplice alleanza, risponde; e certo esso vi ha influito. Ma egli dimentica pure altri fatti che hanno indubbiamente esercitata una dannosa influen­ za e che sono senza alcun legame con la politica estera. Il disavanzo del bilancio non è frutto soltanto delle maggiori spese militari richieste dalla politica e dalla situazione internazionale ; le emissioni continue di titoli italiani all’estero sono positivamente una delle cagioni per le quali la nostra rendila è quella che al menomo stormir di foglia soffre più di ogni altro titolo di Stato. Iusomma vi è un concorso di càuse strettamente finanziarie ed economiche, che non esclu­ dono certo l’azione di quelle politiche, ma non pos­ sono essere messe in seconda linea e lo scrittore della Revue se ne può convincere riandando i fatti dell’ ultimo quinquennio.

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ment contre nous. L e procédé était peu sérieu x; eut-il étó légitime o’ètait à l’Etat le plus inléressé au traité à se montrer le plus coulant. Le ministère italien à bien voulu, après coups se départir de ses premières exigences; ¡1 se fui contente de quelque

modus rivendi ; mais il était trop tard... » I francesi e in generale gli stranieri amano così spesso di vedere negli italiani dei nostri giorni al­ trettanti Machiavelli, che in verità è da credersi che la condotta del governo italiano negli infelici nego­ ziati pel trattato con la Francia li abbia alquanto disillusi. I tardi discepoli di Machiavelli hanno fatto prova in quella occasione di una sì colossale inge­ nuità, che il così detto machiavellismo italiano ornai dovrebbe essere passato allo stato di leggenda. Ma lasciando ciò , come non riconoscere che lo scrit­ tore della Revue è nel vero quando osserva che la Germania è « ben poco disposta a sacrificare i suoi interessi o i suoi pregiudizi economici all’ami­ cizia dei suoi associati d’ oltre monte. L ’ alleanza italo-prussiana non ha portato all’ Italia la più pic­ cola concessione commerciale. Anche ora lo « Zoll- verein » colpisce i prodotti italiani, i vini special- mente, con dazi più alti di quelli della tariffa fran­ c e s e ? . . . . » Come non riconoscere che la politica estera è divenuta talmente soverchiarne, forma le maggiori e più gravi preoccupazioni sì da far con­ siderare affatto secondaria la ragione economica e finanziaria? Che nel concetto che lo scrittore della

Revue si è fatto circa l’influenza esercitata della tri­ plice alleanza sulla economia e la finanza del paese vi possa essere qualche esagerazione non abbiamo diffi­ coltà ad ammetterlo, ma i raffronti ch’egli ha fatto le osservazioni con cui li ha conditi non sono tali da res­ pingersi a priori. Basta riflettere un istante alla situa­ zione odierna del mercato finanziario, degli scambi coll’ estero, alle condizioni monetarie, alla finanza dello Stato per trovarvi numerose prove che men­ tre fuori d’ Italia la depressione economica va gra­ datamente diminuendo e in qualche Stato non se ne parla più, da noi si è aggravata e non si vede nè quando nè dove si arresterà. « La póninsule semble rester en dehors du mouvement économi- que contemporaine », dice lo scrittore della Revue ;

ma questo non è del tutto esalto, anzi è vero solo per metà. L ’ Italia partecipa al movimento economico contemporaneo solo nei momenti critici, di panico; nel rimanente essa non risente 1’ influenza delle buone condizioni internazionali e ciò appunto per­ chè il suo organismo economico e finanziario è an- ancora troppo debole per poter trarre partito da quelle condizioni.

Lo sforzo bisogna che sia sempre proporzionato alla energia di cui si e capaci, se no chi ci va di mezzo è la stessa costituzione fisica che si deteriora. E per quanto possa essere poco consolante, è d’ uopo riconoscere che tale è il caso del nostro paese. D’onde quel malessere generale che si va accentuando e ad eliminare il quale dovrebbe tendere l’opera del Go­ verno ristabilendo la giusta proporzione tra i mezzi e il fine. Se però non ci illudiamo a tal segno da ritenere prossima cotesta conversione del Governo, giova sempre, quando se ne presenta l’occasione, rammentare al paese che dopo aver progredito per parecchi anni, suscitando le più lusinghiere speranze ; è ora in un periodo di sosta, non ostante le profezie dei protezionisti nostrani.

IL COMMERCIO I T A L I A N O

nel primo semestre del 1889

La statistica ufficiale del commercio italiano du­ rante i primi sei mesi del 1 8 8 9 dà un totale movi­ mento tra importazione ed esportazione di 1 0 9 6 . 4 mi­ lioni. Per avere una idea chiara del significalo di questa cifra diamo qui le cifre del movimento stesso durante 1’ ultimo quadriennio nel 1° semestre di ciascun anno :

4 8 8 6 .. .. 1 .2 0 2 .4

1 8 8 7 .. .. 1 .2 7 8 .5

1 8 8 8 .. .. 1. 0G2.1

1 8 8 9 .. . . 1 .0 9 6 .4

La media dei due primi anni è di 1 2 4 0 milioni, quella dei due ultimi è di 1079 milioni, la diffe­ renza ò dunque di 161 milioni di perdita in un solo semestre.

Il movimento del 1889 si divide in 6 4 3 milioni di importazione ed in 4 6 2 di esportazione; i metalli preziosi, che non furono compresi nelle cifre prece­ denti ebbero il seguente movimento :

1888 1889 Differenza

Importazione 4 5 ,6 5 9 ,2 0 0 2 5 ,9 5 6 ,1 0 0 — 1 9 ,7 0 3 ,1 0 0 Esportazione 4 5 ,6 3 5 ,4 0 0 2 0 ,6 8 7 ,2 0 0 - -2 4 ,9 4 8 ,2 0 0

9 1 ,2 9 4 ,6 0 0 4 6 ,6 4 3 ,3 0 0 —4 4 ,6 5 1 ,2 0 0 Percorrendo brevemente le singole categorie e fer. mandoci solo alle voci principali che offrono m ag­ giori differenze col 1 8 8 8 troviamo tra gli spiriti,

bevande ed olii una minore entrata di quasi 8 0 0 mila lire di vino, contro una minoro uscita di quasi 10 milioni e mezzo; dello spirito l’entrata diminuì quasi 1 /2 milione di lire e l’uscita diminuì puro per quasi 2 0 0 mila lire ; degli oli fissi di oliva, cotone, ed altri la entrata è diminuita per oltre 2 milioni, mentre l’uscita è aumentata di oltre 6 milioni e mezzo ; si trova un aumento nell’entrata di quasi 4 0 0 mila lire negli oli m inerali; per le essenze vi è lieve dimi­ nuzione nella importazione ed aumento nella espor­ tazione per oltre un milione.

Il totale della categoria dà una perdita di 2 .9 mi­ lioni alla entrata e di 2.7 milioni alla uscita, in to­ tale sono oltre 5 milioni e mezzo di minori scambi. Nella seconda categoria — generi coloniali, dro­ ghe e tabacchi — persiste la diminuzione di entrata del caffè quasi 2 milioni di meno, anche la cicoria

è in diminuzione, mentre aumenta per 8 .5 milioni lo zucchero; notevole la diminuzione di quasi mezzo milione di confetti e conserve all’uscita, e l’aumento di 6 0 0 mila lire del pepe e pimento all’ en trata; nel tabacco vi è aumento all’ importazione e lieve diminuzione alla esportazione. La categoria comples­ sivamente dà 7 milioni di maggiore importazione e 5 5 mila lire di maggiore esportazione.

Poche le variazioni nei prodotti chimici, generi medicinali, resine e profumerie ; notiamo i sali di chinina dei quali diminuisce sempre più 1’ esporta­ zione ridotta a poco più di 7 0 0 mila lire, una di­ minuzione di 3 2 5 mila lire nell’uscita del sale ma­ rino e sai gemma, di un milione e mpzzo il tartaro,

mentre aumentò di un milione l’ uscita del sugo di cedro e limone concentrato; — alla entrata aum en­ tarono di 4 6 0 mila lire il nitrato di soda greggio,

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Nei colori e generi per tinta e per concia vi è un’ aumento di importazione delle radiche non no­ minate per 2 5 0 mila lire, e di 2 5 0 mila di dimi­ nuzione nella uscita ; per contrario si comprò meno

indaco per 2 0 0 mila lire e se ne vendette più per 2 8 0 mila lire; vi è aumento nella entrata dei colori derivali dal catrame. Nel complesso un aumento di oltre mezzo milione nella importazione ed una dimi­ nuzione di 8 5 mila lire nella esportazione.

La canapa, lino, iuta ecc. dà quasi mezzo mi­ lione di minore entrata per i greggi; gli altri vege­ tali filamentosi danno invece un aumento di 7 0 ì mila lire; all’ uscita vi è la notevole diminuzione di 4 mi­ lioni di canapa greggia mentre aumentano di un milione e mezzo la canapa, lino e iuta pettinati.

Dei filati di lino greggi grossi diminuisce la entrata di 4 5 0 mila lire, aumenta di 9 1 5 mila lire per i medi e diminuisce di un milione per i fini, degli imbianchili aumenta l’entrata per 5 .5 milioni. Al­ l’esportazione vi è diminuzione sensibile nei filati di canapa greggi medi, in quelli di lino grossi, ed in quelli di lino e canapa ritorti greggi ed imbianchiti, mentre aumenta la uscita dei tessuti di iuta greggi.

Il totale della categoria dà due milioni di maggior importazione e tre milioni di minore esportazione.

Nel cotone aumenta l’ entrata del greggio per quasi 5 milioni, e l’uscita per oltre un milione e mezzo; dei filati semplici aumenta la importazione, per oltre 6 0 0 mila lire, e diminuisce la esportazione per 4 6 mila lire; per contrario la importazione dei filati ritorti tinti diminuisce di 2 7 7 mila lire e lievemente aumenta la esportazione. Nei tessuti l’aumento della importazione è notevole, quasi 6 milioni; vi è invece qualche lieve diminuzione nelle mussole, nei veli, e più sensibili nei p iz z i ; mentre i velluti fini ed i

tessuti misti danno un notevole aumento nell’ entrata come pure gli oggetti misti. Complessivamente l’ im­ portazione del cotone dà un aumento di 1 5 .6 mi­ lioni, la esportazione di 2 .5 .

Riguardo alla lana ne è aumentata l’entrata della naturale per oltre un milione, della pettinata per 6 8 4 mila lire, mentre i cascami diminuirono per 641 mila ; è aumentata pure l’entrata dei filati ri­ torti di lana pettinata, e dei tessuti di lana pettinata per 6 milioni ; mentre all’ uscita vi è scarsa diffe­ renza nelle esigue cifre di questa categoria. Tuttavia nel complesso la importazione aumenta di 5 .7 mi­ lioni, la esportazione diminuisce di 9 7 5 mila lire.

'Veniamo alla seta : aumenta l’entrata dei bozzoli

per 5 .4 milioni, e della seta tratta greggia per 5 mi­ lioni; vi è invece diminuzione nei tessuti e negli

oggetti cuciti. All’uscita vi è aumento nei bozzoli

per 2 .2 milioni, nella seta tratta per 1 0 .5 milioni, nei cascami per 5 milioni, nei tèssuti per un mi­ lione e mezzo. Nel totale della categoria l’ importa­ zione aumenta di 8 milioni, l'esportazione di 17 dei

quali 15 tra bozzoli, seta tratta e eescami.

Nella categoria legno e paglia se si eccettuano il il legno squadrato comune che dà un aumento di quasi un milione, ed i bastimenti che danno un aumento di un milione e mezzo all’entrata, tutte le voci sono in lieve diminuzione; all’uscita si è venduto in meno 1 .5 milioni di carbone di legna, mezzo milione di treccie di paglia ed un milione e mezzo di cappelli di paglia; invece aumentarono i sugheri,

i mobili, gli utensili ed i bastimenti. Così nel totale si ha un milione di maggior importazione ed un milione e mezzo di minore esportazione.

Lievi differenze nella decima categoria carta o libri, vi è solo di notevole un aumento di un milione e mezzo nella uscita dei lavori di carta e di cartone.

Le pelli dànno una sensibile diminuzione nella importazione ed un aumento nella esportazione, così che nel totale vi è una minore entrata di mezzo milione ed una maggiore uscita di 2 .6 milioni tra cui 5 5 0 mila lire di guanti.

Nei minerali riprende l’entrata della ghisa per oltre 2 .5 milioni di più, mentre persiste la diminu­ zione dei rotami, scaglie e limature per un milione e mezzo. Vi è un aumento nelle entrate di macchine per filatura e tessitura per oltre 2 .4 milioni, mentre diminuiscono le macchine non nominate per 5 .2 mi­ lioni.

Alla tredicesima categoria nella entrata diminui­ scono per 2 milioni circa le pietre preziose, per 4 .5 milioni il carbon fossile; all’uscita aumenta per oltre un milione e mezzo il marmo, per 7 6 3 mila lire lo zólfo. Nel totale si hanno 6 .8 milioni di mi­ noro importazione e 2 .5 di maggiore esportazione.

Nei cereali vi sono 9 milioni di meno nella en­ trata del frumento e 1 0 di maggiore entrata del granturco, e 2 .4 milioni di aumento nelle altre gra­ naglie. All’uscita vi sono in meno il granoturco per 1.2 milioni, le granaglie per 2 .6 milioni, il riso per 2 .5 milioni, le mandorle per 1 . 2 ; mentre aumenta di quasi 4 milioni l’ uscita degli aranci e limoni ; il totale della categoria dà 1.5 milioni di maggiore importazione e 6 .8 di minore esportazione.

Gli animali equini, bovini, ovini, caprini e suini danno una minore importazione di 1.8 milioni, men­ tre alla esportazione diminuiscono gli equini ed i bovini, ma aumentano i suini; — notevole l’aumento dell’ enirata del pesce preparato, quasi un milione, e per 1.7 milioni il formaggio, e 1.9 i grassi ; al - T uscita aumenta l’ estratto di latte, il formaggio (2 .6 milioni) e diminuiscono di 4 milioni le nova di pollame.

E cco ora il totale delle categorie :

C A T E G O R IE secondo la tariffa doganale

IMPORTz Valore delle merci importate nel primo semestre dell’ anno 1889 \ZION E Differenza col 1888 I. Spiriti, bevande ed o l i i ... .14.18 5,87 2 — 2,964,902 II. Generi colon., droghe e tabacchi. 37,263,111 + 7,037,569 I I I . Prodotti chini, generi medicinali,

resine e profumerie... 24,092,486 — 951,929 1Y. Colori e generi per tinta e per

c o n c ia ... 12,020,380 +. 542,075 V . Canapa, lino, ju ta ed altri vege­

tali filamentosi esci, il cotone. 12,898,298 + 1,990,776 V I. Cotone... 99,729.461 + 13,678,436 V I I . Lana, crino e peli... 38,087,858'+ 3,694,742 v i l i . S e ta ... 43,925,634;+ 8,063,653 I X . Legno e paglia... 22,843,148 + 937,231 X . Carta e l i b r i ... 5,370,4(12 i4 - 95,479 X I . Pelli... 18,948,056 — 479,208 X I I . Minerali, metalli e loro lavori.. 86,999,679 — 2,661,619 X I I I . Pietre, terre, vasellam i, vetri e

cristalli... 53,677,945 — 6,796,662 X I V . Cereali, far., paste e prodotti ve-

get., non compresi in altre categ. 112,337,110 + 1,327,757 X V . Animali,prodotti e spoglie di ani­

mali non compresi in altre cat. 41,836,871 10,097,138

+ 1,876,048 X V I. Oggetti d i v e r s i ,... — 1,057,374

Totale delle prime 16 categorie 634,313,509 + 24,332,072 X V I I . Metalli preziosi... 25,956,10C — 19,703,100

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L ’ E C O N O M I S T A

4 agosto 1889

C A T E G O R IE secondo la tariffa doganale

I . II. I I I . IV . V . V I. vn. Vili. IX . x. X I . X I I . X I I I . X I V . xv . X V I . X V II. Spiriti, bevande ed o l i i . . . , ... Generi colon, droghe e tabacchi. Prodotti chim., generi medicinali, resine e profumerie... concia... Canapa, lino, juta ed altri vege*

tali filamentosi, esci, il cotone. Cotone... Lana, crino e peli... Seta... Legno e paglia... Carta e lib r i... P e lli... Minerali, metalli e loro lavori.. Pietre, terre, vasellami, vetri e cristalli... Cereali, far., paste e prodotti ve­

getali, non compr. in altre cat. Animali, prodotti e spoglie di ani­ mali, non compr. in altre categ Oggetti d iversi...

Totale delle prime 16 categorie. Metalli preziosi...

Totale gen erale...

ESP O R TA Z IO N E Valore delle merci esportate nel primo semestre dell’ anno 1889 Differenza col 1888 76,065,529 2,161,272 — 2,744,458 4 - 55,009 25,097,277 — 546,222 4,220,442 - 83,789 19,358,505 13,782,250 3,261,125 153,347,408 21,474,840 7,436,829 12,325,587 13,356,598 — 3,129,351 -+■ 2,577,945 975,955 -I- 17,072,373 — 1,415,843 -H 2,531,802 H- 2,606,760 — 1,918,205 27,027,939 -+- 2,535,977 35,769,541 — 6,828,819 43,846,372 3,619,035 4 - 28,928 4 - 244,648 462,150,549 20,687,200 482,837,749, • 10,010,800 ■ 24,948,200 • 14,937,400

Ed ecco l’introito delle dogane : Titoli di riscossione 1889 1888 Differenza Dazi d’ importazione 117,130,921 85,163,480 -t~ 31,967,441 Dazi di Esportazione 3,340,172 3,072,840 -4- 267.332 Sopratasse di fabbri-eazione... 1,196, 208 1,746,674 550,466 Diritti di bollo. . . 676,706 702,503 25,797 Diritti marittimi . . 2,792,153 3,049,628 257,475 Proventi diversi . . 709,489 572,447 4 - 137,042 T o ta le . . . 125,845,649 94,307,572 -f- 31,538,077

STATISTICA IID D STM M J DELL’ITALIA

n i

PR O V IN C IE

In d u s t r i e d i v e r s e Forza motrice

(in cavalli dinamici) Numero degli operai per ogni 100 km.’ per ogni 10 mila a b i t a n t i per ogni 100 km.5 per ogni 10 mila a b i t a n t i Arezzo... ì 2 8 i i Vicenza . . . . 5 4 3 5 1 0 3 6 8 Venezia . . . . 5 3 1 1 7 7 2 Ancona... 2 1 15 9 6 6 9 Treviso... 4 1 2 6 3 8 2 5 Bologna . . . . 9 6 6 5 5 2 L u cca... 4 8 2 5 1 7 4 9 1 M antova.. . . 7 6 3 2 2 7 Sondrio... 1 0 2 8 7 1 9 Catania . . . . 0 . 5 0 . 5 3 2 2 9 Livorno... 2 0 . 4 5 . 8 5 1 9 1 3 9 Cagliari . . . . 0 . 4 5 l.G 4 13 S assari... 0 . 3 1 3 12 Salerno... G 6 1 8 18 F o r lì... — — 2 4 1 8 Ravenna.. . . 4 3 7 4 6 1

Assegnando ora ad ogni provincia quattro numeri d’ordine, secondo il posto che le spetta per quantità di forza motrice impiegata e per numero di operai occupati, in relazione, sia alla superficie, sia alla po­ polazione, e sommando tali numeri d’ordine, avremo i solili coefficienti, che denoteranno un’ importanza tanto maggiore, quanto minori risulteranno, e vice­ versa. Con tale procedimento le provincie vengono a disporsi come segue (mettonsi fra parentesi Ì co­ sidetti coefficenti d’importanza): Lucca (10), Vicen­ za, (1 1 ), Livorno (1 6 ), Ancona (1 8 ), Treviso (2 4 ), Bologna ( 2 7 ) , Venezia ( 2 7 ) , Ravenna (33), Son­ drio (33), Mantova (3 4 ), Salerno (4 1 ), Catania (4 3 ), Arezzo (53), Cagliari (5 6 ), Forlì (5 6 ) e Sassari (60).

Richiamiamo le avvertenze fatte per le industrie minerarie, meccaniche e chimiche, e procediamo oltre.

a) Fabbriche di cappelli, concerie di pelli, fab­ briche di cuoio artificiale, macinazione delle materie concianti, cartiere e fabbriche di pasta di legno, ti­ pografie e litografie.

Parliamo di tutte queste industrie insieme, per­ chè possiamo raggruppare in un quadro le cifre relative agli operai occupati in quattro di esse (fab­ briche di cappelli, concerie di pelli, cartiere e fab­ briche di pasta di legno, tipografie e litografie), mentre le altre due (fabbriche di cuoio artificiale, macina­ zione delle materie concianti) sono accessorie alla concia delle pelli. Abbiamo dunque:

D) Industrie diverse.

Per numero di operai occupati, si è visto che le industrie diverse, in confronto degli altri gruppi d’in­ dustrie già esaminati, non sono prevalenti in alcuna delle provincie considerate; viceversa, esse sono le meno esercitate nelle provincie di Arezzo, Salerno, Forlì, Sondrio, Treviso e Mantova.

Per stabilire anche per le industrie diverse una graduatoria dell’ importanza che hanno le diverse provincie, adoperiamo sempre lo stesso metodo di considerare la quantità di forza motrice impiegata ed il numero degli operai occupati nelle industrie stesse per ciascuna provincia, in relazione, tanto alla superficie, quanto alla popolazione. Avremo così:

*) Vedi VEconomistanumeri 758, 762, 766, 776

780, 782 789 e 795. ’

Numero d°gli operai occupati nelle

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491

Si desume da questo quadro che, mentre la con­ cia delle pelli e l’ industria tipografica e litografica sono esercitate in tutte le provineie considerate, la fabbricazione dei cappelli invece non è esercitata nelle provincia di Mantova, Sondrio, Cagliari e Sas­ sari, e quella della carta o della pasta di legno non è esercitata nelle provineie di Venezia, Catania, Li­ vorno, Cagliari, Sassari e Ravenna.

Quanto all’ importanza di ognuna di tali industrie, quella della fabbricazione dei cappelli non è molto grande ; appena nelle provineie di Ancona e Bolo­ gna si distingue alcun poco, nelle altre è mediocre e in alcune anche insignificante. La concia delle pelli ha importanza degna di nota nelle provineie di Ca­ tania, Bologna, Cagliari, Vicenza, ed anche in quelle di Ancona, Sassari e Venezia; nelle altre ha una mediocre importanza, ma non v’ è alcuna delle pro- vincie considerate dove tale industria si possa dire proprio insignificante. Le cartiere e le fabbriche di pasta di legno eccellono per importanza nelle pro­ vinole di Vicenza, Lucca, Ancona, Treviso, Salerno e Bologna ; assai minore importanza hanno invece nelle provineie di Mantova e Arezzo, ed affatto in­ significanti sono nelle altre. Finalmente nell’industria tipografica e litografica si distingono per importanza le provineie di Bologna e Venezia ; nelle altre pro­ vinole tale industria ha una media importanza, senza però che possa dirsi in alcuna insignificante.

Quanto al cuoio artificiale, ve n’ ha una fabbrica in Mantova con 3 4 operai ; la macinazione delle ma­ terie concianti si opera in Catania in un piccolo opificio.

b) Segherie da legnami, mangani per soppres­ sore le telerie, fabbriche di mobili, bigiiardi, piano­ forti, organi, carrozze, carri, aratri, botti, armi da fuoco, ecc.

Quanto alle fabbriche di carrozze, di aratri ed altri strumenti per 1’ agricoltura, e di armi da fu o­ co, ne abbiamo parlato fra le officine meccaniche. Quanto ai mangani p er soppressare le telerie non si ha notizia che di uno nella provincia di Ravenna, con 8 operai ; nella stessa provincia si trovano 2 3 0 carradori e cioè occupati nella fabbricazione di carri

da campagna. Di pianoforti v’ è una fabbrica nella provincia di Vicenza, con 5 0 operai ; fabbriche d’or-

ganì trovansi nella stessa provincia. Nella provincia di Forlì si trova una piccola fabbrica di bigiiardi.

Per le altre industrie su nominate si riassumono nel seguente prospetto le notizie relative agli operai oc­ cupati :

PRO VIN CIE

Numero degli operai occupati nelle

segherie da legname fabbriche di mobili fabbriche di botti Vicenza . . . . 164 150 Treviso... 60 a 70 45 Mantova. . . . 6 18 150 7 5 Catania... 210 297 Livorno... 47 — Cagliari . . . . 6 Salerno... 6 276 F o r lì... 177 — R avenna.. . . 9 561 —•

Si noti che nella provincia di Treviso si trovano altre segherie, per le quali non è dato il numero degli operai. Nella provincia di Vicenza poi sono no­

tevoli le industrie alpine, che consistono nella fab­ bricazione di oggetti in legno; in esse sono o ccu ­ pati 4 4 2 operai. Nella provincia di Arezzo si fanno pure oggetti in legno per uso domestico e dell’agri­ coltura. Nella provincia di Lucca sono occupati 6 0 operai nella fabbricazione di rocchetti.

c) Fabbriche di panieri in vimini, stuoie, corde armoniche, guanti, giuocattoli, bottoni, pennelli, pet­ tini, carte da giuoco, ecc.

Tali industrie sono esercitate nelle seguenti pro- vincie :

Arezzo : fabbricazione di panieri e altri oggetti in vimini.

Vicenza o Treviso : fabbricazione delle corde ar­ moniche.

Venezia: fabbricazione dei panieri in vimini con 4 8 operai, delle stuoie con 4 2, dei guanti con 4 07, e dei pennelli.

Bologna : fabbricazione dei guanti con 4 0 0 ope­ rai, e delle carte da giuoco con 20.

Mantova: fabbricazione delle stuoie ed oggetti.in vimini, con 4 5 4 operai, e dei giuocattoli con 4 2 0 ; vi sono occupati anche 4 0 0 operai nelle pelliccerie,

e vi si fanno anche lucerne e gabbie.

Catania : fabbricazione dei panieri in vimini con 4 4 operai, delle stuoie con 4 e dei guanti con 3 2 .

Livorno: fabbricazione dei bottoni con 4 2 9 ope­ rai, dei pennelli con 4 e dei pettini con 2 8 .

Sassari e Salerno : fabbricazione dei panieri ed al­ tri oggetti in vimini, con 6 0 operai nella prima e 5 9 nella seconda.

F o rlì: fabbricazione delle carte da giuoco e dei panieri in vimini.

Ravenna : fabbricazione dei panieri in vimini e delle stuoie con 5 2 operai, e delle corde armoniche.

d) Altre industrie.

Nelle provineie di Arezzo, Vicenza e Ravenna si esercita la lavorazione delle treccie di paglia per cappelli: nella provincia di Ravenna vi sono occu­ pati 4 0 0 operai; nelle altre due provineie nominate si fanno poi anche cappelli di paglia, e in quella di Vicenza sono occupati in questa fabbricazione 3 0 0 operai.

Nella provincia di Venezia sono occupati 2 5 ope­ rai nella lavorazione delle conchiglie; in quella di Livorno 4 6 9 operai nella lavorazione del corallo,

e 2 0 nella lavorazione del giaggiuolo; in quella di Ravenna 118 operai nella lavorazione dei cannicci.

Si fanno fiori artificiali nelle provineie di Venezia, Forlì, Catania e Ravenna.

In 6 fra le provineie considerate trovasi una ma­ nifattura di tabacchi, e cioè :

Venezia... con 1603 operai L u c c a ... » 1404 » Bologna... » 770 »

Ancona (Chiaravalle). » 730 »

Catania... » 630 » Cagliari... » 226 »

Lavori in capelli, péli e setole, con fabbricazione di spazzole, pennelli, ecc., si fanno nella provincia di Venezia ; anche in quella di Treviso si fabbricano spazzole, ed inoltre si esercita la depurazione e p r e ­ parazione della trebbia o galvano appunto per la fabbricazione di spàzzolerie. Lavori in carta pesta si fanno nella provincia di Ravenna.

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mercio degli stracci nella provincia di Livorno ; 2 2 5 operai occupati ne\V oreficeria nella provincia di Vicenza ; ed altre industrie, come la fabbricazione degli spilli in provincia di Arezzo, la legatoria di libri in quella di Treviso.

Ul is s e Zanotti.

R ivista (Economica

La questione dette Banche popolari in Inghilterra

La ferrovia del CongoL’industria dello zuc­

chero in Inghilterra.

In Inghilterra si sta studiando il modo di intro­ durre le Banche popolari, le People's Banks, sul modello di quelle ben note in Germania e in Italia. Infatti alla Camera dei Comuni nella seduta del 2 2 lu­ glio u. s. il deputato Maclean interrogò il Cancelliere dello Scacchiere, sig. Goschen, sulle idee del Go­ verno intorno a un progetto relativo appunto alla istituzione di banche popolari inglesi. Il sig. Maclean fece noto che il sig. A. Egm ont-IIake presidente della Lega pel libero scambio nel capitale (Free Trade in Capital League) si propone di introdurre in Inghilterra un sistema di banche popolari sul ge­ nere di quelle che fioriscono in Germania e da noi, che inoltre egli intendeva di adoperare un nuovo medio circolante da chiamarsi certilicali di credito per cassa (cash credit certificates) e che la Banca di Inghilterra manifestò l’ intenzione di non solle­ vare obbiezione alcuna contro questi nuovi certifi­ cali. Conseguentemente il Maclean desiderava sapere se il governo inglese non avrebbe fatto opposizione al progetto, quando la circolazione di quei certificati fosse strettamente limitata alla località della banca dajla quale sono emessi. Il Cancelliere dello Scac­ chiere nella sua risposta fece notare che la Banca di Inghilterra si era limitata a dire ch’essa non avrebbe opposto considerazioni ispirate al suo proprio interesse trattandosi di proposte che risultavano chia­ ramente essere fatte per vantaggio pubblico. Ma il sig. Goschen aggiunse che questa questione non ri­ guarda soltanto la Banca di Inghilterra e le banche popolari- ora proposte ; essa riguarda intimamente tutto il sistema di circolazione cartacea in vigore in Inghilterra e la questione non può essere riso­ luta senza un esame accuratissimo dei suoi effetti sopra tutto quel sistema. La risposta come è chiaro non poteva essere differente, tanto più perchè non pare che il progetto sia ancora maturo.

L’ Inghilterra non ostante il grande sviluppo del suo sistema bancario ha però anelfessa bisogno di quegli istituti di credito minori, detti banche popola­ ri. Le banche ora esistenti in Inghilterra sono utili più che altro alla classe dei capitalisti. I capitali con cui esse operano sono formati principalmente dai depositi e dai conti correnti cioè da denaro dato a prestito. La natura stessa dei mezzi a disposizione delle Banche le obbliga a limitare i loro affari con la classe capitalista. Sicché il sistema bancario ora esistente non soddisfa i bisogni del piccolo commer­ cio e degli industriali abili, operosi, intelligenti, onesti ma sprovvisti di mezzi, che non possono per ciò stesso trar partito dalla loro capacità.

Il sistema delle banche popolari fondate in Ger­ mania 4 0 anni or sono dallo Schulze-Delitzsch e poi

trapiantato in Italia mira o almeno mirava a fare per la classe non capitalista, ma intraprendente e integra, pel piccolo commercio quello che le banche inglesi hanno fatto con tanto successo per la classe com­ merciale e capitalista in generale.

Se le banche popolari saranno istituite anche in Inghilterra è più che probabile che vi fioriranno per­ fettamente assieme a tante altre istituzioni popolari. Piuttosto saranno forse sollevati non pochi dubbi sulla utilità di emettere nuovi certificati di credito. Siccome la Banca di Inghilterra non può emettere biglietti per meno di 5 lire sterline e i certificati delle Banche popolari circolerebbero tra le classi più numerose, non parrebbe eli’ essi dovessero danneg­ giare la circolazione dei biglietti della Banca di Inghilterra. Potrebbero sentirne qualche influenza la circolazione delle Banche dell’ Irlanda e della Scozia e quella degli ordini postali, perchè il limite delle cinque sterline nei due casi non c’ è.

La questione però non potrebbe ridursi al danno che eventualmente ne risentirebbe una Banca o un servizio pubblico, ma evidentemente consiste nel ve­ dere se vi è o meno un reale vantaggio a perm et­ tere la circolazione di nuovi certificati.

Le Banche popolari ne avrebbero certo un notevole vantaggio; nella località di ciascuna Banca i certificati da essa emessi circolerebbero facilmente. Ma è chiaro che il diritto di emettere certificati, che sarebbero in sostanza dei biglietti, non potrebbe andar disgiunto da serie garanzie di buona e regolare amministra­ zione e nello stabilire queste garanzie sta appunto il lato difficile della cosa. Per ora non c’ è che un progetto e per questo sarebbe intempestivo di insistervi, ma se sarà il caso ritorneremo sull’argomento, che pel nostro paese presenta un innegabile interesse.

— Dopo molti studi è ormai certo che la ferrovia del Congo sarà presto cominciata, il Parlamento belga avendo già approvato il relativo progetto di legge. Gli studi fatti sul luogo e che avevano dimostrato la pos­ sibilità pratica di congiungere con una ferrovia Maladi a Stanley Pool sono ora compiuti. Non soltanto la tecnica è venuta a provare la praticabilità della linea, ma si potè stabilire il costo di costruzione e il fu­ turo bilancio di esercizio.

Questi risultati sono riassunti e provati in un la­ voro completo della Compagnia del Congo pel com­ mercio e l’ industria e firmato dai membri del suo Comitato permanente, signori Sabatier, Urban, Thys e de Roubaix.

La Compagnia avrebbe compiuto il proprio do­ vere verso lo Stato, verso sè stessa, verso l’ opinione pubblica, se avesse fatto un tracciato di ferrovia a

crémaillère, o funicolare, lungo terreni impossibili, con molti ponti e opere d’arte e della spesa di 1 0 0 milioni. Questo risultato sarebbe stato estremamente disastroso, perchè avrebbe dimostrato l’ impossibilità pratica di creare la ferrovia e insieme l’ impossibi­ lità di credere allo sviluppo della nascente proprietà dello Stato del Congo ; perchè, Stanley lo disse fin dapprima : « La ferrovia è il nodo della questione del Congo ».

Fortunatamente, gli studi arrivarono a un risul­ tato tutto diverso.

(9)

pe-4 agosto 1889

L ’ E C O N O M I S T A

493

sera 7 5 tonnellate per chilometro. Il preventivo di 2 5 milioni comprende le spese di studio, di attiva­ zione, di amministrazione in Europa e il 1 0 0 /o di imprevisti. F u dunque largamente stabilito, tenuto conto delle coniizioni di tempo e di clima. In bre­ ve, non si fece un preventivo p er arrivare a 25 mi­ lioni ; si fece un preventivo e si arrivò ai 2 5 mi­ lioni. La differenza è evidente.

Il preventivo delle spese di esercizio, fatto sul- l’ ipotesi di una copia di treni sulla linea, s’ eleva a 1 ,2 0 0 ,0 0 0 franchi annualmente così ripartiti :

Direzione generale ed esercizi . . , Fr. 222,150 Vie e lavori... » 423,250 Trazione e materiale... » 175,900 Servizio sanitario, spese di viag­

gio eoe... » 241,100 Amministrazione centrale a Bru­

xelles e imprevisti... » 137,600 T o t a le .... Fr. 1,200,000 In questa somma lo spese fisse entrano per un milione, circa ; così che se occorresse attivare un secondo treno e duplicare il servizio, le spese su p ­ plementari non sarebbero che di 2 0 0 ,0 0 0 franchi e il preventivo per due treni a navetta sarebbe di franchi 1 ,4 0 0 ,0 0 0 .

F ra quattro anni la strada ferrata del Congo di­ verrà realtà. Essa sarà fatta perchè non costa che 2 5 milioni perchè potrà essere esercitata mediante una spesa annua di franchi 1 ,2 0 0 ,0 0 0 , e perchè così un reddito brutto di 2 1 /2 milioni basta alla rimunerazione del capitale in ragione del 5 0/p .

Già oggi si spendono franchi 2 ,5 8 0 ,0 0 0 per i tra­ sporti a dorso d’uomini tra il Basso Congo e lo Stanley Pool, cioè :

Per le merci in sa lita ... F r. 1,800,000

» » in discesa... » 180,000

Viaggiatori... » 100,000 Spese generali e accessori.. » 500,000 È dunque un reddito assicurato di milioni 1 /2 .2 . Anche ammettendo, durante questi quattro anni, che lo sviluppo si arresti bruscamente al Congo invece che continuare nelle proporzioni attuali, non è meno vero che il giorno dell’apertura della linea al traffi­ co, ci sarà un reddito frutto minimo di 2 ,5 8 0 ,0 0 0 fr., contro una spesa d’esercizio di 1 ,2 0 0 ,0 0 0 . La rimu­ nerazione del capitale dunque sarà immediata, e per quer'.o la linea si farà. Si può dire che la quistione fu risoluta il giorno in cui questa cifra di 2 5 m i­ lioni, come costo di 4 3 5 chilometri, fu avanzata, verificata e definitivamente fissata. Da quel giorno non si trattava che di raggruppare gli interessi e le buone volontà e di cimentare, sopra un piano finan­ ziario razionale, l’accordo di questi interessi e di queste buone volontà. Ci si è adoperati a ciò da circa un mese, e, pare, con successo.

Nel suo rapporto, il Consiglio d’Amminislrazione della Compagnia dice che la ferrovia del Congo è una linea di interesse geografico, quasi una ferrovia

naturale. Ed è così. Contornare le cateratte e fare del Congo e de’suoi affluenti una via di trasporti non interrotta di 12 chilom.; — ricevere a Stanley i diversi prodotti provenienii da quei ricchi terri­ tori del Congo e de’ suoi affluenti bagnati da 1 1 ,5 0 0 chilometri di via navigabile, riceverli per portarli in 4 8 ore al porto d’ imbarco di Matadi ; — riunire

così sopra un tronco di 435 chilometri tutto il traf­ fico di quel continenta popolato almeno da 2 0 mi­ lioni di abitanti, è un progetto logico che deve es­ sere realizzato poiché gli ostacoli naturali non lo rendono costoso all’eccesso come primo impiauto e come spesa di esercizio.

Costando la ferrovia del Congo 25 milioni con una spesa media di esercizio di 1 ,2 0 0 ,0 0 0 franchi, è a spesa limitata e a reddito illimitato. U espres­ sione non è troppo forte perchè con un treno di 5 0 tonnellate en navette, effettuando così 1 8 0 viaggi e costando 1 ,2 0 0 ,0 0 0 franchi all’ anno si potranno trasportare 9 ,0 0 0 tonnellate di mercanzia che, alla tariffa media di 4 0 0 franchi darebbero, senza con­ tare i viaggiatori, un reddito lordo di 3 ,6 0 0 ,0 0 0 , e uno netto di 2 ,4 0 0 ,0 0 0 . Dapprincipio non si avrà una cosi completa utilizzazione di treni. Ma, d’altra par­ te, le tariffe possono ben essere differenti dalla me­ dia di 4 0 0 franchi perchè ora costa 1 0 0 0 franchi e un gran mese di lavoro per trasportare a dorso d’ uomo una tonnellata di mercanzie da Matadi al Pool.

Quando si può partire da tariffe così alte ed ec­ citare il traffico con ribassi successivi, e, per con­ tro, quando si può essere fortunatamente cosi m o­ desti dal punto delle spese di capitale e di manu­ tenzione, si ha dinanzi un affare che si difende da sè stesso e che può e deve essere fatto.

— Abbiamo già detto come il sig. Giffen del Board o f Trade, abbia pubblicato un rapporto sulla indu­ stria dello zucchero in Inghilterra, che offre un in­ teresse speciale in questo momento. Da esso abbiamo già tolto alcune cifre importanti e altre ne togliamo ora. Da quel documento si rileva anzitutto la vera importanza dell’industria dello zucchero dal punto di vista dei lavoratori che impiega, e conviene ricono­ scere che è relativamente poco considerevole.

Nel 1 8 8 0 , l’ Inghilterra raffinava 7 0 0 ,0 0 0 tonn. di zucchero e le sue fabbriche impiegavano in questa industria 4 4 5 0 operai; nel 188 4 , la produzione fu di 8 1 6 ,0 0 0 tonn. e il numero degli operai di 5 2 0 0 ; oggi la fabbricazione sale a 7 3 5 ,0 0 0 tonn. e il nu­ mero degli operai a 3 8 0 0 circa.

Confrontando le cifre dell’ anno corr. con quelle del 1 8 8 0 , si constata un aumento nella produzione e una diminuzione nel numero degli operai raffinatori, il che prova che se minore è il numero di questi ciò dipende sopratutto dai mezzi perfezionati di pro­ duzione e non dalla stagnazione dell’ industria in questione.

Le statistiche relative al prezzo dello zucchero sono egualmente istruttive. Lo zucchero brutto che valeva 4 2 scellini, e 4 pence (L . 5 2 ,9 0 ) al quintale nel pe­ riodo dal 1 8 5 5 al 1 8 5 9 , costava 13 se. 5 p. (L. 16,75) nel 1 8 8 8 ; nelle stesse epoche, il prezzo dello zuc­ chero raffinato era di 5 7 se. (L. 7 1 ,2 5 ) e di 17 se. 6 p. (L . 2 1 ,8 3 ).

Questo ribasso dello zucchero è dovuto, per metà all’abolizione del diritto d’entrata, per metà a delle cause industriali.

Il risultato più netto, dal punto di vista dei con­ sumatori inglesi, è che, ora, essi spendono in zuc­ chero 1 6 ,5 0 0 ,0 0 0 sterline, (L. 4 1 2 ,5 0 0 ,0 0 0 ), mentre sette od otto anni fa essi pagavano 20 o 2 4 milioni di sterline per soli tre quarti della quantità che con­ sumano oggi, cioè circa 2 4 milioni di quintali.

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