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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.24 (1897) n.1230, 28 novembre

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L'ECONOMISTA

G A Z Z E T T A SE T T IM A N A L E

SC IE N Z A ECONOMICA, F IN A N Z A , COM M ERCIO, B A N C H I, F E R R O V IE , IN T E R E S S I P R IV A T I

Anno XX1Y - Yol. XXVIII

Domenica 28 Novembre 1897

N. 1230

ORGANO DELLA BORGHESIA?

( a ll’

A va n ti)

V A v a n t i, riportando e commentando le osserva­ zioni che abbiamo recentemente fatte intorno alle spese militari, e per mostrarsi d’ accordo in ciò coll ’Econom ista, crede ad abundantiam di poter sog­ giungere: « che l’ E conom ista è organo della bor­ ghesia più progressista e più civile. »

h ’A v a n ti si inganna completamente, non solo se crede 'l'Economista organo di un partito borghese costituito per il periodico nostro, ma anche se, in genere, qualifica l’ E conom ista come convinto di quel complesso di idee che possono costituire il concetto di classe borghese, sia pure più progressista e più civile, secondo la sua espressione.

Non è da ora che affrontando una simile questione quando il Secolo ha chiamato conservatore l’E c o ­ n o m ista , abbiamo risposto che dello stato presente della s< cietà, quale la vediamo costituita, crediamo nulla o ben poco meritevole di conservazione ; ma che anzi ne volevamo e ne desideriamo la in sta u ra n o ab itn is fu n d a m e n tis. L ’ organo dei so­ cialisti si compiaccia di leggere l’articolo che in risposta al Secolo abbiamo scritto qualche anno fa, e vedrà subito qual posizione abbiamo preso di fronte alla qualifica di conservatori.

Ma detto questo, con eguale franchezza e preci­ sione, diciamo M 'A v a n ti che siamo assolutamente contrari anche al socialismo che egli propugna, rap­ presenta ed incarna, inquantochè il nostro concetto è molto, ma molto diverso, così dallo stato presente chiamato borghese, come dallo stato vagheggiato dai socialisti.

L ’E conom ista è ed intende di essere organo di idee di libertà, da qualunque parte esse vengano ; la di­ gnità e la funzione dell’ uomo, o se si vuole del cittadino, non la comprendiamo se non in quanto l’ uomo od il cittadino stesso possa agire nella so ­ cietà colla minore funzione possibile di quel peda­ gogo, o maestro, o conduttore che si chiama Stato. Non riconosciamo a nessuno il diritto e la capa­ cità di erigersi a capo ed a padrone della società e di obbligare ad una forma od un’ altra di reggimento della cosa pubblica, così che la libertà del singoli sia menomata più di quanto è strettamente neces­ sario, giacché queste restrizioni della libertà indi­ viduale, anche se ispirate da un nobile fine, ter­ minano ad essere schiavitù del maggior n. mero a solo vantaggio di alcuni pochi.

Così non ammettiamo nè lo Stato in cui prevale il militarismo, nè quello in cui prevale la casta sacerdotale, nè la Monarchia assoluta, nè la preva­ lenza della nobiltà, nè la prevalenza della borghesia, ma escludiamo anche la dominazione dello Stato so­ cialista. A noi poco importa che il tiranno si chiami Tamerlano, o Torquemada, o Luigi X I V o Consiglio dei Dieci o Crispí o Turati. Noi desideriamo un re­ gime sociale, nel quale sia impossibile la tirannia, cioè sia impossibile che il potere sociale esorbiti dalle sue funzioni e comprima così, più che non sia rigoro­ samente necessario, la libertà dei singoli cittadini.

Riconosciamo volentieri che la borghesia ha saputo darci una quasi completa libertà di coscienza ed una certa libertà politica; ma, nello stesso tempo, ve­

diamo che ci ha inflitto la tirannia del fisco, e quella che si^ esplica sempre più, del Parlamento, ed ha fatto sì che le attività economico-sociali rimangano spesso soffocate, talvolta solamente dirette, per fini che non sono quelli immediati di tutti i cittadini, ma quelli di una sola classe di cittadini.

E perchè vediamo che i socialisti pretendono di aver scoperta quella tal p ie tr a filosofale che rim e­ dierebbe a tutti od a quasi tutti i mali, richiamiamo alla memoria dei nostri lettori la storia e facciamo evidente che molti e molti furono egualmente pro metti lori di tale panacea e non poterono mantenere le loro promesse ; nè — ci scusi l'A v a n ti — vediamo che gli attuali apostoli abbiano segni di maggiore intelligenza, capacità e buona fede che ebbero tanti altri.

E ad ogni modo tutte quelle dottrine che comun­ que possono condurre a concedere ad alcuni cittadini la rappresentanza della collettività con poteri troppo grandi, noi le combattiamo; fino a che non venga sulla terra una legione di angeli che possa con su­ periore intelligenza e con completo disinteressamento amministrare la umanità, noi non crediamo che perda d’ efficacia il concetto racchiuso nelle note parole: homo hom ini lu p u s ; e ci è poi assolutamente in­ differente che il lupus sia militare, prete, re, nobile, ricco o socialista.

Quello che ci pare degno di nuovo esperimento è quello di cavare i denti al lu p u s, cioè di avere un regime sociale nel quale io Stato faccia il meno possibile e per conseguenza lasci al cittadino la mag­ giore possibile libertà di fare quello che stima più utile ai suoi propri interessi.

Sappiamo benissimo cosa risponderà T A v a n ti: niente affatto; libertà vuol dire sopraffazione del più forte, ed è questa sopraffazione che vogliamo impedire.

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L’ E C O N O M I S T A

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pii ci tentativi che hanno dato non buoni risultati, quello della libertà è il solo regime che non sia stato ancora provato.

Che importa a noi se oggi possiamo liberamente credere in Confucio od in Maometto senza paura delle tanaglie dei Domenicani? Che importa a noi se oggi possiamo esser quasi liberamente monarchici assoluti o costituzionali, repubblicani o federalisti, anarchici o socialisti, quando si è costituito uno Stato così esorbitante, che per mantenersi è costretto a pren­ dersi quasi tutte le rendite dei cittadini, per distri­ buirle come meglio gli fa comodo, per quella che egli chiama la sua politica?

' E che cosa ci promettono i socialisti, i quali allo stesso modo dei militari, dei preti, dei nobili, dei borghesi si credono nell’ esclusivo possesso della ve­ rità e fanno propaganda a furia di intolleranze, come se quelli che non pensano come loro non fossero cittadini, e quindi lasciando prevedere la enorme tirannia che preparerebbe il loro trionfo?

Niente organi borghesi, adunque, voglia crederci

V Avanti; ma perchè combattiamo talvolta lo stesso avversario, non ci creda alleati.

Il nostro programma è sempre quello : lo Stato ha la tendenza inevitabile di diventare il lupus ho- mini, noi desideriamo che abbia il minor numero di denti possibile.

È in caso VAvanti di dimostrarci che il suo Stato socialista sarebbe meno lupus degli altri ? lo te miamo; fin qui tutto lascia credere che i suoi denti sarebbero di acciaio e manca ancora la dimostra­ zione che i cittadini che vogliono essere liberi, pro­ verebbero un gran piacere ad esser morsi da Ini.

ILLUSIONI MORBOSE

« E pensare ; — diceva giorni sono un diffuso periodico, — che se il Generale Barattieri avesse ritardalo di soli tre giorni la battaglia di Adua la condanna della Rupe Tarpeia si sarebbe mutata nel trionfo del Campidoglio. »

Pur troppo molti credono che solo ad una c ir­ costanza di così poca importanza sia dovuto il di­ sastro, e non si curano nè punto nè poco di inda­ gare le cause di quella differenza di 72 ore, anche concesso che veramente il ritardo avrebbe cambiata la sconfitta in vittoria.

Ma non si pensa che appunto quella differenza di 72 ore e le circostanze che la accompagnarono, sono due conseguenze non di un caso strano ed imprevedibile, ma della logica conseguenza di un com­ plesso stato di cose che'normalmente doveva pro­ durre quello che ha prodotto.

Cominciando dal Ministero, dove gli on. Sonnino e Saracco avrebbero amato che una grande conqui­ sta o una segnalata vittoria aprissero la campagna d’Africa secondo il concetto dell'on. Crispi, ma in pari tempo non avrebbero voluto avventurare in quella impresa i milioni con tanta fatica ottenuti dai con­ tribuenti; cominciando dal Ministero si ha la prova della disorganizzazione delle idee; giacché non è presumibile che uomini di intelligenza e di espe­ rienza e nello stesso tempo calcolatori consumati, potessero ammettere che si continuassero le vittorie di Coatit e Senafè relativamente senza denari e senza soldati.

E disorganizzazione troviamo intellettuale e tecnica nella parte militare; perchè si formarono le compa­ gnie racimolando qua e la soldati e quindi metten­ doli sotto gli ordini di officiali che non li cono­ scevano; il che è derivato non già da un concetto tecnico, ma da un disordine di idee: si voleva fare la spedizione d’ Africa e nello stesso tempo mante­ nere intatta la apparente compagine tecnica del­ l’ esercito; - si voleva inviare dei soldati in Africa e nello stesso tempo mostrare che molti vi anda­ vano volontariamente ; - e non si voleva mandare una brigata intera bella e formata, perchè si vole­ vano evitare gli inconvenienti della scelta. E questa incertezza di fronte alle responsabilità, è prova, se mai ne occorre, della scarsa autorità dei capi supremi, è prova che si prepone la apparenza alla sostanza.

E poi mancarono gli equipaggiamenti ai soldati ; la incertezza del fare e del non fare rese difficile il servizio dei depositi al punto di partenza, così che non sempre si trovo tutto quello che sarebbe stato necessario di fornire ai soldati ; si è avuta la ne­ cessità di comperare in Egitto una parte degli in dumenti ; e due mesi passarono dopo Amba Alagi prima di poter mandare i rinforzi in Africa.

E quando, dopo tanti tentennamenti, il Governo si risolve di mutare il comandante in capo delle truppe in Africa, sentì di essere così poco sicuro della propria autorità verso il generale Baratieri, che, non sappiamo se a torto od a ragione, si sentì costretto di far partire di nascosto il generale Bal- dissera che doveva succedergli, e erano così incerti i mezzi di comunicazione e di obbedienza del Governo col campo di battaglia, in un paese dove il telegrafo era solo in mano dell’esercito, che si sente il bisogno di smentire l’ invio del nuovo generale fino all’ ultimo momento.

E in Africa stessa il disordine era tanto che sebbene il disastro di Amba Alagi fosse avvenuto in dicembre ed il lungo assedio di Makalè avesse dato tempo di provvedere a quanto era necessario, nessuno smentì che uno dei motivi impellenti a dare la battaglia di Adua sia stata la incapacità delle Sussistenze a mantenere per qualche giorno di più con la poca dura che loro si forniva i soldati che già da tante settimane stavano tra Adigrat e Makalè.

E non basta, i rinforzi sbarcarono in Africa alla fine di febbraio, ma non è noto che assieme ai rinforzi sbarcassero anche i mezzi necessari per provvedere il semplice mantenimento delle nuove truppe! che si dovevano unire a quelle del gene­ rale Baratieri.

E dopo questi fatti, e si sono enumerati soltanto quelli che sono a notizia del pubblico, chè la carità di patria non permette di dire tante altre brutte cose, dopo questi fatti, si vuol far credere al paese che si è perduta la battaglia d’Adua e quindi non si è conquistato l’Abissinia, solo perchè il Generale Ba­ ratieri volle affrettare di 72 ore l’ attacco.

Quanto meglio sarebbe invece se la stampa dicesse la verità, mostrasse chiaramente e senza riguardo quali sono le vere condizioni dell’ esercito, quali i suoi bisogni e quali somme occorrerebbero per met­ terlo in condizioni sufficienti per servire allo scopo per il quale si mantiene !

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Auguriamo che sia così e che per lungo periodo non sia turbata la pace di Europa; si badi però che la voragine delle spese necessarie per l’ esercito cresce sempre, e il tempo in cui il paese sarà in grado di dare tutto quello che occorre ad un im­ pianto che è superiore alla sua potenzialità, lo cre­ diamo molto lontano.

Intanto non illudiamoci e non illudiamo gli altri, perchè il sistema è già dalla sapienza condannato.

CONTRIBUTI) ALIA f S I I «

BEI LAVORO ’ >

In sostanza il suddetto progetto Barazzuoli e quello approvalo dalla Camera accordano liberalmente una indennità limitata all’ operaio anche nel caso, in cui l ’infortunio sia derivato da sua colpa — ammettono indennità, sebbene limitate, nei casi di infortunio fortuito, nei quali oggi il lavoratore, secondo il d i­ ritto comune, nulla dovrebbe percepire — non ob­ bligano l’ operaio a contribuire con una propria quota al premio di assicurazione (come faceva il progetto Miceli, che fissava il contributo degli operai in un decimo dei premi), ma poi, oltre ad escludere da indennizzo gli infortuni, le cui conseguenze non abbiano una durata maggiore di 10 giorni, stabili­ scono indennità limitate nei casi di colpa dell’ indu­ striale, nei quali oggi l’ operaio percepisce indennità elevate e complete, secondo le norme del diritto comune.

Ora, se esistesse uno stato di cose inesorabile, per cui non si potesse in alcun modo sostenere avere i lavoratori diritto al risarcimento dei danni prodotti dagl’ infortuni fortuiti inerenti al lavoro, e, ciò non ostante, lo Stato obbligasse gl’ imprenditori a tale risarcimento, allora si potrebbe giustificare una com­ pensazione.

Ma allo stato attuale delle cose quello di essere risarciti dei danni degl’ infortuni fortuiti inerenti all’ industria è uu diritto sorgente dallo nuove mo­ derne condizioni della industria stessa. Quindi una legge in materia non può e non dev’ essere una legge di beneficenza, di compensi, bensì una legge di giustizia.

Hanno avuta o no gli autori dei suricordati pro­ getti la lucida concezione di questo diritto?

Se non I’ hanno avuta, vuol dire che non hanno diligentemente esaminato le cause e la natura del­ l’infortunio industriale, poiché un esame spassionato dimostra che questo diritto esiste e che il corrispon­ dente doveva non gravare sull’ imprenditore, ma sui consumatori.

Ma, se 1’ hanno avuta, sono incoerenti, poiché il riconoscimento di un diritto non ammette compensi ; altrimenti esso è tale soltanto di nome. Non vale che abbiano esteso il risarcimento anche ai casi, per vero assai rari, di colpa dell’ operaio perfino grave: questo beneficio non è chiesto, non è im posto, come vedemmo, da principi di giustizia e sarebbe accettabile come liberalità solo se non fosse ad usura compensato da svantaggi più gravi.

Già dicemmo che, se per mutare l'attuale sistema

’ ) Vedi il numero 1229 dell’ Economista.

di cose è necessario cominciare da una transazione, la sola equa è quella di limitare le indennità nei casi d’ infortunio fortuito, in cui dovrebbero, è vero, essere complete, ma in cui oggi l’ operaio nulla ha diritto di percepire secondo il Codice civile.

Ma se. si obbligano gl’ industriali ad assicurare i loro operai contro gl’ infortuni e poi si liberano in tutto o in parte della responsabilità che loro incombe a termini delle leggi vigenti in caso di colpa o dolo — se si riconosce agli operai il diritto di es­ sere risarciti dai danni degl’ infortuni fortuiti, seb­ bene per ora con indennità limitate, ma si pretende d’altronde che rinunzino a parte dei vantaggi di altri diritti costituenti le più preziose guarentigie dell’ uomo che vive nell’ ambiente sociale — allora la transa­ zione, cessa di essere equa e degenera in un con­ tratto leonino.

Non basta. L ’assolvere anticipatamente l’ industriale dalla colpa, eccettuato il caso d’ infrazione ai rego­ lamenti preventivi — o limitare il suo obbligo, in caso di colpa grave, ad un’ indennità supplementare, è, oltreché ingiusto, dannoso.

Oggi infatti, accaduto l’ infortunio, se 1’ omissione di una cautela può venire imputata all’ imprenditore, egli paga i danni tutti quanti ; domani attuato il nuovo sistema, del progetto della Camera, egli sa che, avvengano o non avvengano infortuni, pagherà soltanto il premio di assicurazione o tutt’ al più l’ indennità supplementare, quindi non ha più inte­ resse di essere vigile e guardingo coll’ intensità di prima. E mentre l’ aumento del premio, che può . verificarsi ove aumentino gl’ infortuni, è un pericolo i troppo lieve e troppo lontano, perchè possa effica­

cemente consigliare la diligenza, il desiderio di lu ­ cro e la sfrenata concorrenza spingono l’ industriale ad adottare il minor numero possibile di quei co­ stosi provvedimenti, che pur tanto servono per scon­ giurare gl’ infortuni. Meno si spende e più nella fabbricazione odierna è probabile l’ infortunio.

Dobbiamo quindi dire che il sistema del progetto votato dalla Camera costituirebbe, oltre a tutto, un pericolo maggiore per la salute e l’ integrità del­ l’operaio, al quale invece sopratutto interessa di non esser colpito da quei danni, di cui pure avrebbe diritto di essere risarcito.

Nè a prevenire tale inconveniente basterebbe, come il progetto Barazzuoli voleva, far risorgere la respon­ sabilità completa in caso d’inosservanza dei regola­ menti preventivi, perchè basta avere un po’ di pra­ tica di che cos’ è un’ industria e una fabbrica, per capire che i regolamenti preventivi, oltre non poter seguire i rapidi progressi tecnici della industria, non possono riguardare che la parte direi estrinseca del­ l’ impianto industriale e non possono esporre tutti i precetti della prudenza e della diligenza, che deve usare un imprenditore. V i sarebbero certo molti casi di colpa grave, in cui l ’ imprenditore sfuggirebbe

alla responsabilità

Ad ogni modo in entrambi i progetti si lascia fuori la colpa lieve, mentre io credo che in tema di rapporti extracontrattuali non si debba distinguere e che di ogni colpa spetti all’autore una responsa­ bilità inassolvibile; senza contare poi che anche una colpa lieve può dar luogo ad infortuni gravissimi.

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tuito e sa che, se, avvenuto l ’infortunio si riconosce esser dovuto a colpa sua sia pur lieve, egli deve pagarne di sua tasca tutti i danni, allora diviene di­ ligente e guardingo, a tutto vantaggio e sicurezza dei lavoratori.

Se poi alla responsabilità si aggiungono regola­ menti preventivi, meglio ancora. Ma non si può sostenere 1’ efficacia dei regolamenti a tutelare da soli la vita e la salute del lavoratore.

Bisogna dunque armonizzare il principio nuovo dell’ assicurazione obbligatoria col principio antico della responsabilità, applicando il primo agli infor­ tuni fortuiti onde riversarne il peso sui consuma­ tori — il secondo, come sempre, ai casi di colpa.

Nel Congresso di Milano vivace fu il dibattito fra il sistema, prevalentemente latino, di contemperare i due principi e il sistema, prevalentemente germa­ nico, di sostituire totalmente l’assicurazione alla re­ sponsabilità. E non meno vivace è stato allo stesso dibattito negli altri Congressi, compreso l’ultimo di Bruxelles ’ ).

Ma piace notare che il sistema de l' contempera­ mento incontra da qualche tempo sempre maggior favore. Difatti i progetti recentissimi gli hanno dato più ascolto che non quelli di due anni o anche solo di un anno fa.

Ya dato lode all’ on. ministro Guicciardini per essersi messo, sebbene con un sistema, che non approviamo, su questa via.

Egli, presentando il suo progetto al Senato il 15 aprile di quest’ anno, osservava :

« Il Codice penale (art. 371, 375) commina pene a coloro, che per imprudenza, imperizia o inosser­ vanza di leggi e regolamenti, abbiano cagionato le­ sioni corporali ad altri. Sarebbe iniqua quella legge che affrancasse coll’assicurazione l’ imprenditore dalle conseguenze civili di un fatto per il quale è inter­ venuta condanna penale. »

Quindi stabiliva, all’art. 22, che, nonostante l’ as­ sicurazione, la responsabilità risorgesse integra in caso di dolo — e in caso d’ imprudenza, negligenza, ovvero imperizia nella propria arte o professione, o inosservanza di regolamenti, ordini o discipline a termini degli art. 371 e 375 del Codice penale; che fra i regolamenti fossero compresi anche quelli preventivi di cui nella stessa legge; e che la prova della esistenza delle suddette circostanze dovesse risultare di sentenza penale passata in giudicato.

L ’ ufficio centrale del Senato sostituì all’ espres­ sione del progetto ministeriale quest’altra pressoché equivalente : « Non ostante l’assicurazione effettuata colle norme di questa legge stabilita rimane la re­ sponsabilità civile a carico di coloro che siano as­ soggettati a condanna penale pel fatto dal quale l’ infortunio è derivato. »

È il reato, dice l’on. Guicciardini nella Relazione alla Camera del progetto approvato dal Senato, la linea, che nettamente separa il campo nel quale può legittimamente svolgersi il sistema dell’ assicu­ razione, da quello nel quale deve rimanere integro l’ impero del diritto comune.

Ora, se si pensa che gli art. 371 e 375 del

Co-*) Vedi il resoconto datone dal N itti nel fase. 8 della R ifo rm a sociale di quest’ anno,

V edi l’a rt. già citato dal De A ngeli nella Nuova Antologia del 16 agosto 1897.

dice penale puniscono la negligenza anche lievissima, quando ha recato danno, si vede che secondo il suddetto sistema risorge, o almeno dovrebbe risor­ gere la responsabilità civile dell’ industriale in qua­ lunque caso di colpa.

Il progetto notato dal Senato ha accettato il si­ stema, nella formula dell’ Ufficio centrale, lievemente però modificandolo. Riflettendo infatti alcuni senatori che il reato propriamente non esiste se non quando si deve procedere dall’ Autorità giudiziaria, voglia o non voglia la parte offesa si è stabilito che la di­ sposizione si applichi solo quando il fatto dal quale 1’ infortunio è derivato costituisce reato d’ azione pubblica.

Ora siccome per l’art. 375 continuato coll’art. 372 del Codice penale, le lesioni guaribili in meno di dieci giorni sono d’ azione privata, così, secondo il progetto votato dal Senato, la responsabilità civile non risorge che quando l’ infortunio dà luogo a lesioni guaribili in piu di 10 giorni.

La poca giustizia di quest ' limitazione, dice bene il De Angeli, si ravvisa subito, quando si riflette che vi possono essere infortuni lievi causati ila colpa gravissima dell’ imprenditore e infortuni gravi causati da colpa lievissima. Secondo il progetto del Senato nel primo caso la responsabilità non risorgerebbe; invece nel secondo, quando la colpa, cioè, è lie­ vissima.

In genere poi, mentre approviamo che la respon­ sabilità civile risorga in ogni caso di colpa, non approviamo per intuitive ragioni, questo nou neces­ sario trasporto nelle liti dal campo civile al campo penale, dove possono diventare tanto più aspre e velenose.

Sebbene però questo progetto, voluto nel luglio dal Senato, sia tanto disforme dai principi'! dei quali ci siamo dichiarati fautori, pure conveniamo che esso è il meno difettoso di quanti da 19 anni a questa parte sono stati presentati.

È sperabile quindi che I’ eliminazione dei difetti continui — ed ò da augurarsi che ai concetti at­ tuali in proposito, non ancora scientificamente esatti, si sostituisca il concetto chiaro di ciò che una legge sugli infortuni del lavoro può nelle condizioni eco­ nomiche attuali imporre agli industriali e ricono­ scere ai lavoratori — che non veli i risultati. N el- l’ esame scientifico dei fatti il desiderio, pur lo­ devole, di apportare prematuri vantaggi alle condi­ zioni del lavoratore, che non possou esser reali, poiché non sono le leggi che creano miglioramenti nelle condizioni economiche delle classi sociali — che infine la legge sugl’infortuni del lavoro si con­ sideri sempre enunciativa di un principio nuovo da aggiungersi all’ antico principio della responsa­ bilità per colpa, senza che l'uno influisca su ll’altro estendendolo o lim itandolo, in altre parole che si conservi sempre alla legge il carattere d’ integratrice e non già di violatrice, neppure in minima parte, di uno dei principi fondamentali del diritto comune.

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I DIRITTI DELL’ AZIONISTA

Il UNA SOCIETÀ AiOIIMA I S T I IRREGOLARE COI) RAPPRESENTANZE 11 ITALIA1’

VII.

Non ci occupiamo di quelle poche forme di so­ cietà per azioni che si trovano nel Medio Evo, come il mulino di Basarle, ricordato dal Troplong, ed al­ tri mulini francesi, le compere, i m onti, ed il Banco di S. Giorgio, citati dal Goldschmidt. Diremo solamente che tanto nel Medio Evo, quanto nell’età moderna, la società anonima sorgeva con privilegio, con una legge particolare che si faceva volta per volta ; non nasceva dalla volontà dei privati, sanzionata poi dallo assenso governativo; era invece il sovrano che la formava direttamente col suo decreto, e spesso le ac- accordava qualche monopolio. Come afferma il Mar- ghieri, non era possibile che una società si formasse spontaneamente, senza l ’ ingerenza dello Stato. A p ­ punto per colpire questa ingerenza, ed anche per evi­ tare l’ agiotaggio, la Rivoluzione francese soppresse le anonime. Le soppresse in diritto, ma non potè sop­ primerle in fatto: poiché nonostante i rigori dell’ epoca rivoluzionaria, continuarono a costituirsi, senza alcuna vigilanza governativa, con grave danno dei terzi, del commercio e della buona fede. Finita la Rivoluzione e sorto l’ Impero, si pensò a provvedere a questa importante materia, affinchè queste società non fos­ sero abbandonate a se stesse; e s’ introdussero, per comune guarentigia, l’ atto pubblico, varie forme di pubblicità e l'intervento governativo, in forma di autorizzazione, con cui lo Stato esaminava le basi su cui le nuova società voleva fondarsi (Marghieri Diritto comm. it. n. 789); e si dichiarò che senza questa autorizzazione la società non sarebbe potuta esistere. L ’ importanza di questa formalità risulta chiaramente dai lavori preparatorii del Codice di commercio francese. Il tribuno Sard-Panvillier disse che se nelle altre società l’ affissione basta ad illu ­ minare la buona fede dei negozianti, facendo loro conoscere i nomi dei membri della società, le con­ dizioni e la durata dei loro obblighi, lo stesso non è per le anonime, i cui soci sono sconosciuti, e che in circostanze sfortunate possono turbare la tran­ quillità pubblica, od almeno il credito di molte per­ sone. Per questi motivi si riteneva necessaria l’au­ torizzazione governativa.

Nel Consiglio di Stato il Consigliere Regnand, dopo avere enumerati i vantaggi delle società ano­ nime, come quelle che favorivano le grandi imprese, richiamavano in Francia i capitali esteri, ecc., os­ servò che spesso l ’origine mal combinata di queste società, la cattiva amministrazione, rovinavano gli azionisti, recavano danno al credito generale, e po­ nevano a risico la quiete pubblica. Per questi mo­ tivi era necessario l’atto pubblico e l’ intervento del governo, il quale avrebbe prima esaminato su quali fondamenti dovevano poggiare le operazioni social', e quali potevano esserne le conseguenze. Questo in­ tervento, unito alla pubblicità, avrebbe ovviato a quei pericoli sopra ricordati. Ed una circolare m ini­ steriale del 9 Aprile 1819 ribadiva questi concetti, in­ culcando ai prefetti di avvertire il pubblico del

pe-*) Vedi il n. 1228 dell'Economista.

ricolo che correva entrando in queste società non autorizzate, e di renderlo cauto contro gli inganni e le false affermazioni di alcuni, che vantavano una autorizzazione non ricevuta (v. Dalloz, Reg. Società, ivi, 68).

Non ostante queste precise dichiarazioni, e la chiara espressione del Codice, che fu ripetuta anche in quello italiano del 1865, si è discusso per molto tempo sulle conseguenze della mancanza d’ autorizzazione. Da al­ cuni si diceva: la parola della legge fa comprendere chiaramente che, per avere una società anonima, non basta il consenso dei fondatori, ntm l’atto au­ tentico in cui questo consenso è solennemente conse­ gnato e registrato; è necessario che intervenga l’ as­ senso governativo affinchè sorga l’ente società. F in ­ ché l’autorità governativa non ha accordato il suo beneplacito, dura il periodo preparatorio, e non è possibile ammettere che la società viva ed agisca. A ltri rispondevano che l’autorizzazione non era necessaria, che l’ inosservanza di questa formalità aveva conse­ guenze soltanto penali, non c iv ili; che, se non la società legale, esisteva una società di fatto, i cui con­ tratti ed obblighi erano validi, e che come essa non poteva disconoscere i proprii impegni, adducendo a pretesto la sua costituzione irregolare, neppure i terzi potevano disconoscere le obbligazioni assuntesi verso di lei.

Esaminiamo la questione. Nel diritto sono persone gli individui — persone fisiche — ed « i comuni, le provincie, gl’ istituti pubblici, civili ed ecclesia­ stici, ed in generale tutti i corpi morali legalmente riconosciuti » (art. 2 del nostro Codice civile) che sono persone giuridiche. Appartengono le società commerciali a questa seconda categoria ?

La risposta affermativa è molto contrastata. Il Toullier sta per la negativa; e veramente anche dalle espressioni della Commissione di coordinamento del Codice civile, pare che nell’ art. 2 non si voglia parlare delle società commerciali ; ma al dire della stessa Commissione, una delle ragioni giuridiche (oltre quella politica) del silenzio fu che di questa materia si doveva occupare il Codice di commercio, Ed infatti tanto il Codice del 1865 quanto quello attuale dichiarano che le società commerciali sono e n ti a lle ttiv i d is tin ti d a i s o d i, e parlano di p r o ­ p r ie tà della società.

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mento, non l’ atto di costituzione o di associazione bastano per formare questo ente fittizio, che si se­ para dalla unione dei suoi componenti, ed assume parvenza di persoua, contraendo obblighi, acqui­ stando diritti proprii; ma a tale scopooccorre l ’ in­ tervento dello Stato. L ’ uomo nasce, esiste, ha diritti, senza bisogno che nessuno l’ autorizzi, perchè la sua esistenza è naturale ; ma l’ ente giuridico non esiste in natura, e soltanto la legge, per necessità ed utilità generale, lo forma. Quindi, come I’ uomo non può vivere se non è conforme alle leggi naturali, parimente la persona giuridica non può vivere se non è conforme alle prescrizioni delle leggi positive. Inoltre non si deve dimenticare, che se lo Stato stabilisce delle condizioni, e soltanto col concorso di esse riconosce I’ ente novello, lo fa nell’ interesse dei terzi ; quindi anche per questa ragione quelle con­ dizioni devono essere rigorosamente osservate. Il r i­ conoscimento, come si sa, è fatto o per legge generale o per concessione particolare : ma è ovvio che il primo non è che un’ estensionè del secondo ; mentre per al­ cuni Istituti od alcune Associazimi lo Stato si ri serba di considerare caso per caso se e copie sia utile o prudente che acquistino la personalità, in altri casi, quando il rischio è minore, o enti sono oramai riconosciuti utili una volta per sempre la persona­ lità è concessa per legge, purché, s’ intende, gli enti da costituirsi ottemperino a quelle condizioni richieste dal legislatore; chè essi hanno tuttavia una natura fittizia e nascono, anziché dalla volontà dei privati, veramente dalla legge.

Nessuno certamente ha impugnato la necessità dell' osservanza delle formalità legali per i corpi morali, intendendo questa espressione nel senso più ristretto; ed ognuno ritiene che un contratto fatto con uno di questi corpi, che non abbia ottenuto il decreto d’autorizzazione, è nullo, come sarebbe nulla (se fosse possibile) una convenzione fatta con una persona non nata. Tuttavia, per quanto concerne le società commerciali, si è da alcuni giuristi sostenuto che quando, per l’ inosservanza delle formalità pre­ scritte, manchi loro l’ esistenza legale, abbiano un’ esi­ stenza di fatto; ma noi non sappiamo capire che differenza vi sia fra la società commerciale e gli altri enti morali sotto l’ aspetto, beninteso, della perso­ nalità e delle sue conseguenze. Le società commer­ ciali appartengono appunto a quella classe di per­ sone giuridiche riconosciute per legge. E qui giova avvertire come il legislatore sia stato più rigoroso con le anonime che con le società in nome collet­ tivo, richiedendo per le prime più particolarmente I’ autorizzazione governativa, ed ancora maggiori for­ malità. E la ragione s’ intende. Mentre la società in nome collettivo si può considerare come una so­ cietà civile (unione semplice di volontà e di diritti, senza formazione di volontà collettiva separata) che vuole acquistare una personalità giuridica, e quindi si può ritenere che se mancano le condizioni ne­ cessarie per questo scopo ulteriore resti sempre la riunione di persone, rivolte ad un solo scopo, co­ stituenti quindi una specie di società, la somma, infine, dei diritti singoli ; nelle anonime, invece, in cui molte volte i socii non sono conosciuti e possono, massimamente con le azioni al portatore, cambiare e scomparire da un momento all’ altro, non si può ravvisare quel germe di associazione civile che si trova nell’ altra. Una è società di per­ sone, l’ altra di capitali ; nella prima, mancando

l’ ente si trova I’ unione dei componenti, I’ obbliga­ zione loro, solidale per giunta, trattandosi di m a­ teria commerciale; nella seconda, n o; quindi la necessità della regolare formazione della persona giuridica apparisce più evidente nell’ ultima.

[Continua).

Rivista Bibliografica

Arturo Labriola. — L e dottrine economiche di F . Que-snay. - Napoli, E tto re Croce, ed it., 1897, pag. vm-198 (L ire 3).

G. Schelle. - Vincent de G ournay. — P a ris, G uil-laum in, 1897, pag. 300 (3 franchi).

È veramente confortante e degno di particolare menzione questo ritorno allo studio dei fondatori | della scienza economica. Non sono molti mesi che annunciavamo un’ operetta dell’ inglese Higgs sui F i ­ siocrati, e ora possiamo segnalare ai lettori due pregevolissimi studi sul Quesnay e sul Gournay, mentre di recente il Denis dedicava gran parte del primo volume della sua Storia dei sistemi economici a una larga e acuta esposizione dei principi fisio- cratici. Sopratutto questi due studi del Labriola e del Schelle riescono oltremodo utili e opportuni, perchè ci fanno conoscere minutamente le idee dei due insigni fondatori della fisiocrazia. Il Labriola ha presentato per tesi di laurea il suo studio all’ Uni­ versità di Napoli e ne ha avuto le lodi più lusin­ ghiere dal prof. Pantaleoni, lodi meritate perchè com’ egli scrive « abbiamo da fare con un lavoro che dovrebbe essere segnalato agli altri giovani come esempio e modello di lavoro fatto con diligenza, con serietà di propositi... » L ’ Autore è socialista e si capisce eh’ egli sia disposto ad attribuire al Marx meriti piuttosto contestabili; ma è giustizia rico­ noscere che in generale egli è imparziale, obbiettivo e sereno. Le dottrine del Quesnay sono analizzate con gran cura e molta dottrina, sicché il saggio del Labriola è un prezioso contributo alla storia delle teorie economiche.

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legge con vero interesse e fa nascere il desiderio che l’ Autore ci dia ora uno studio analogo su Francesco Quesnay.

C- Lessona. — L ’Emigrazione. — Torino, R oux, F ra s -sa ti e C., 1897, pag. 73, (cent. 50).

In questo volume del Lessona il fenomeno del­ l’ emigrazione è trattato, nonostante la piccola mole, sotto vari aspetti : storico, politico, economico e giu­ ridico, e per ciò stesso in alcune parli lascia molto a desiderare ; così nulla è detto della nuova legge germanica sull’emigrazione del 9 giugno u. s.

Il fenomeno è studiato presso gli Stati d’ Europa che danno un maggior contributo all’ emigrazione, ma la maggior parte dello studio del Lessona riflette, com’è naturale, l’emigrazione italiana. A l diritto po­ sitivo italiano in siffatta materia è quindi dedicato un lungo capitolo in cui, dopo brevi cenni storici della legge su ll’ emigrazione attualmente in vigore, questa viene presa in esame e spiegata sia per la parte che riguarda gli agenti ed i subagenti, sia per ciò che riguarda i rapporti fra agente e subagente e l’ esercizio delle funzioni dell’ uno e dell’ altro.

Il volume dell’ avv. Carlo Lessona è quindi utile e per chi intende emigrare e specialmente per gli agenti di emigrazione.

Rivista Economica

Colonie europee nell'A frica equatorialeStatistica

dei telefoni nel 1895I l movimento dei p o rti

ita lia n i nel 1896Le pensioni m ilita ri a g li

S tati U niti d'America.

Colonie europee nell’ Africa equatoriale. — Enrico Stanley, in un articolo apparso nello Atlantic Monthly, fornisce molte notizie sui progressi avve­ nuti in questi ultimi anni nell’ Africa equatoriale.

Riferiamo ciò che egli dice sui possedimenti in­ glesi, tedeschi e francesi in quella regione e sullo Stato libero del Congo.

Il protettorato inglese nell’ Africa centrale si estende su una popolazione di 845,000 indigeni e una esten­ sione di 286 miglia quadrate circa.

Il Governo inglese si prese cura del paese nel 1891 con un sussidio annuo di lie 250.000. In sei anni i segni di prosperità sono già numerosi.

La popolazione bianca è di 283, vi sono 263 uomini delle Indie inglesi.

Per i venti uffici postali sono passate 29,802 cor­ rispondenze. Nel 1895 P esportazione saliva a lire 436,700, l’ importazione a 2,560,700.

Il protettorato possiede sul lago Tanganika uno steamer e un battello; sullo Sbire superiore due steamers e quindici battelli, sullo Sbire inferiore e il Lambese sedici steamers e quarantacinque battelli.

L ’Africa orientale inglese si estende lungo l’Oceano indiano, dal territorio tedesco alla riviera del Giuba e nell’ interno fino a Victoria Nyanza e l’ Usoga. È divisa in quattro distretti amministrativi sotto il controllo del console generale di Zanzibar. La ca­ pitale ne è Mombasa, una vecchia città araba-por- toghese, che sorge sopra un’ isola in mezzo a una profonda baia che costituisce un’ eccellente difesa naturale.

L ’ entrata annuale di questo territorio è per il solilo di lire 430,000 e il commercio si valuta a lire 5,468,750.

Durante la sessione del 1895 il Parlamento votò lire 75,000,000 per la costruzione d’ una ferrovia dal porto di Monbasa al lago Victoria. Cinquantotto miglia erano già costruite il 17 Maggio 1897.

Dal Luglio 1896 il protettorato d’ Uganda ha in ­ cluso tutta la contrada intermedia fra i laghi V i ­ ctoria, Alberto, Edoardo e Alberto, con Usoga. L ’am­ ministrazione è sostenuta da un sussidio del Governo inglese, che l’ anno scorso aumentava a lire 1,250,000. Il commercio del 1896 ascende a circa lire 150,000. Il commercio è scarso, essendo Uganda il pro­ tettorato più giovane e più remoto, ma secondo lo Stanley, dal lato morale e cristiano, questa colonia darà risultati più soddisfacenti di ogni altra del­ l’ Africa equatoriale per l’ attività e il valore dei suoi abitanti, per la loro intelligenza e per il loro zelo per il cristianesimo.

I tedeschi nell’ Africa orientale sono ora 578. Le forze loro ascendono a 2000 uomini con 58 pezzi d’ artiglieria.

Protestanti tedeschi e cattolici romani attendono alla conversione.

Da Tonga all’ interno sono state costruite 30 mi­ glia di strada ferrata e s’ assicura che questa linea sarà prolungata sino ai laghi

U jiiji, il porto principale del lago Tanganika pre­ senta un aspetto interamente civile. G li edifizi go­ vernativi sono in pietra, di due piani : una lunga e larga strada ombreggiata di mangostani attra­ versa la città. La popolazione sale a 20,000 abi­ tanti. L ’ ordine è mantenuto da 200 soldati.

II commercio sale a L. 14,557,500 I’ entrata fi­ scale L. 5,462,500; 1’ uscita L. 5,587,250.

Il Gameron, aneli’ esso tedesco, è da includere nell’ Africa territoriale ; ha una popolazione bianca di 236 abitanti e un commercio che passa le 12,096,100 lire.

*

Il Congo francese ha una popolazione bianca che ascende a 300 abitanti, escluse le guarnigioni della costa.

Nell’ interno ci sono 27 stazioni, 11 delle quali lungo I’ Ogowai.

La sede del governo è a Brazzaville, presso Stan­ ley Pool.

Sebbene la Francia non si sia dimostrata ecces­ sivamente liberale verso la nuova colonia, ha tut­ tavia provato ancora una volta quanto grandi sieno le sue attitudini a dare un’ apparenza di civiltà a quanto tocca. Per esempio le case sono meglio co­ struite e le vie e i giardini più belli di quelli della regione belga, sebbene i resultati pratici non sieno altrettanto favorevoli.

I missionari francesi hanno costruito venti scuole che contengono un migliaio circa di scolari. Nel territorio sono trent’ un ufficio postale. L ’entrata fu nel 1895 di lire 3,090,545 e le spese di 2,175,860.

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760

L’ E C O N O M I S T A

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Il tratto navigabile da Stanley Pool in su, eccede le ottomila miglia. E trattandosi di una regione fer­ tilissima di gomme, olii, guttaperga e i legni di finis­ sima qualità, nel Congo superiore vi sarà tra poco una navigazione non inferiore a quella del Mississipì.

Fino al 1890 il commercio dello Stato del Congo era meschino; ma nel 1896 la somma delle sue importazioni ed esportazioni saliva a lire 31,131,610.

L ’ entrata nel 1896 salì a lire 3,369,000, delle quali 3,000,000 provengono da sussidi dati dal re Leopoldo e dal Belgio. Le spese eccedono ancora la rendita annuale, tanto più che una rigorosa vigi­ lanza militare s’ impone ai confini.

Il potere supremo dello Stato è investito nel re Leopoldo. Questi è assistito da un segretario di Stato, un capo di gabinetto, un tesoriere generale e tre segretari generali che dirigono gli affari esteri, le finanze e le questioni interne.

Il Governo locale ha sede a Boma, la città più im ­ portante del basso Congo, È amministrato da un go­ vernatore generale, un ispettore di Stato, un segre­ tario generale e parecchi direttori generali.

Lo stato è diviso in quattordici distretti ammi­ nistrativi sorvegliali da 113 stazioni militari e da sette campi d’ istruzione.

L ’ esercito conta 8000 uomini congolesi, 4000 in­ digeni volontari e 2000 soldati di altre contrade africane. Ci sono inoltre delle forze speciali adibite alla sorveglianza delle strade ferrate e tre corpi di polizia per il mantenimento dell’ ordine pubblico a Boma, a Matadi e Leopoldville.

In 31 sezioni sono stabiliti uffìzi postali, e il nu­ mero delle lettere trasmesse nell’anno scorso ascende a 227,946.

La linea telegrafica si estende da Boma capitale, fino all’ ultima delle stazioni ferroviarie.

Statistica dei telefoni nei 1895. — L’ ufficio te­ legrafico internazionale di Berna pubblica la seguente tabella comparativa dalla quale risultano i progressi fatti in un anno dal telefono nei varii Stali E u ro ­ pei, eccettuati l’ Inghilterra, il Portogallo, la

Nor-__ * 1 _ TV .. . . . . n Ma A 1 a ■ »-> I A n -l 1 fi L rt Wì A M O 11 A

vegia, la D anim arca e risposto al questionario

R E T I 1894 1895

la Finlandia che non hanno loro inviato:

STA ZIO N I Aumento — delle 1894 1895 Stazioni

A u stria 122 124 16,883 18,950 12 per cento

Belgio 15 15 8,667 9,400 9 » B u lg aria 4 5 158 243 54 » F ra n c ia 357 407 28,579 31,681 11 » G erm ania 475 534 115,007 131,577 14 2> I ta lia 54 54 11,670 11,815 1 » Lussem burgo 54 57 1,270 1,365 7 » O landa 31 ? 7,263 7,900 11 » R um ania 3 6 187 337 80 » R ussia 44 53 10,449 16,050 57 » S pagna Svezia 48 48 10,852 10,810 — » 293 298 36,527 42,354 16 » Svizzera 189 225 19,814 23,446 18 » U n g h eria 34 36 7,122 8,458 19 »

Nell’ aumento percentuale vengono in prima linea la Rumania, la Russia e la Bulgaria, che in p rin ­ cipio si trovavano molto indietro al confronto degli altri Stati; notevole è anche l’aumento nella Svezia e nella Svizzera paesi in cui ò già estesissimo il servizio telefonico. Ultimi di tutti la Spagna e l’Italia.

Il movimento dei porti italiani nel 1896. - Dalle statistiche del movimento della navigazione dei porti italiani nel 1896, pubblicate recentemente dal mi­

nistero delle Finanze, togliamo alcune cifre che di­ mostrano il movimento dei nostri porti.

Num. delle n a v i Tonnellaggio

(arr. e part.) di stazza di merci G enova... 12. 260 8. 220. 825 4.552. 832 N a p o li... 11. 618 5. 397. 870 890. 372 Livorno ... 8. 050 3 087. 051 740.316 P a le rm o ... 7. 102 3. 164. 465 681.014 M e s s in a ... 6. 370 3. 247. 403 370. 623 V e n e z ia ... 6 057 2. 190. 549 1. 150. 580 C a g lia ri... 2. 752 849. 310 306 328 B r in d is i... 2. 568 2. 931. 177 186. 503 S a v o n a ... 2. 097 875. 384 694.195 A ncona... 1.871 1.027. 118 217. 276 B a r i ... 981 1. 421. 952 164. 508 C a ta n i a ... 331 213 920 133. 039 Nel decennio 1 8 8 7 -9 7 vi è stato un notevole e costante aumento pel porto di Genova : infatti nel 1887 il movimento delle navi è stato di 11,361 con una stazza di tonnellate 3.913.666 con tonnellate 3,096.604 di merce imbarcata o sbarcata, ciò che porta un aumento per il 1897 di 699 navi una maggiore stazza di tonnellate 2.307.164 e un mag­ giore tonnellaggio di merci imbarcate o sbarcate dt 1,457,228.

Contro un movimento complessivo di stazza, negli altri 11 porti Italiani, di circa 22 milioni di ton­ nellate, si ha un totale di 4 milioni e 1/2 circa di merci d’ imbarco o di sbarco ; mentre il solo porto di Genova con un movimento di stazza inferiore della metà, cioè come appare dalla tabella qui sopra, di tonnellate 8.220.824 dà un movimento comples­ sivo di più che 5 milioni e 1/2 di tonnellate di merci.

Le pensioni militari agli S. U. d’ America. — Lo stanziamento di bilancio destinato al servizio delle pensioni militari è fissato per l’anno prossimo a 142 milioni di dollari (L. 733,560,000) con una diminu­ zione di 10 milioni di dollari (L . 51,800,000) in confronto dell’esercizio corrente.

Un giornale di Nuova Y o rk nota a questo riguardo che il tesoro degli Stati Uniti ha pagato a titolo di pensioni militari l’enorme somma di 1,997,513,134 dollari (L. 10,347,128,497) dal 1861 ad oggi.

Il numero dei pens'onati nell’anno 1896 era di 970,678 e non accenna a diminuire.

Il Wo' ld fa un curioso studio statistico, secondo il quale il tesoro americano dovrà per molti anni ancora sopportare l’onere di pensioni a vedove dei veterani del 1812 (guerra dell’ indipendenza) e per un altro secolo (fino all’anno 2000 circa) quello delle vedove dei volontari della guerra di secessione (1862-65). Reclama una revisione delle liste dei pen­ sionati e provvedimenti che pongano un freno al­ l’ abuso diventato generale di donne giovanissime che sposano vecchi soldati per goderne alla loro morte la pensione.

LI SITUAZIONE DEL TESORO IL 31 OTTOBRE 1 1

(9)

1896-1897. Il conto di Cassa al 31 ottobre dava i se­ guenti resultati :

D a r e Fondo di C assa a lla chiusura del­

l’ esercizio 1 8 9 6 -9 7 ... L. 3 0 0 ,3 6 6 ,9 6 2 .0 3 Incassi di T esoreria per e n tra te

di bi'an cio ... » 5 4 1 ,0 3 2 ,6 5 6 .1 6 Incassi per conto debiti e cred iti » 816,083,155. 63

T otale. . . . L A , 657. 482, 773. ^2

A v e r e

P ag am en ti per spese di bilancio. L. 386, 991,928. 53 D ecreto m inisteriale di scarico

come dal conto p re c e d e n te .. » 304,072.81 P ag am en ti per debiti e crediti » 1 ,0 2 4 ,9 6 8 ,9 2 7 .0 4 Fondo di cassa al 31 o tto ­

bre 1897 ( a ) ... 245,217,845. 44

T o ta le ___ L. 1, 657, 482, 773. 82

La situazione dei debiti e crediti di Tesoreria al 31 ottobre 1897, risulta dal seguente specchio:

I>elbiti

Buoni del Tesoro... L. 265,495,000. 00 V ag lia del Tesoro... » 1 9 ,3 0 8 ,9 5 2 .8 5 A nticipazioni alle B anche... » — — A m m inistrazione del Debito pubb. » 1 8 1 ,3 4 9,569.45

Id. del Fondo C olto. » 2 1 ,0 0 2 ,9 5 0 .8 7 A ltre am m inistrazioni in conto cor­

rente fru ttifero ... » 24,4 4 2 ,1 7 7 . 59 Id. id. in fru ttif. » 38, 762,630. 63 C. C. per l’emissione Buoni di cassa » 1 1 0 ,0 0 0 ,0 0 0 .0 0 Incassi da re g o la re ... » 16 ,2 8 9 ,5 8 4 .4 5

T o tale dei debiti L. 6 7 6 ,6 5 0 ,8 6 5 .8 4

C r e d i ti V a lu ta presso la C assa D epositi e

P resi, art. 21 legge8 agosto 1895 L.(b) 8 0 ,0 0 0 ,0 0 0 .0 0 A m m inistrazione del debito p u b .» 1 7 6 ,9 1 7 ,1 6 7 .7 3 Id. del fondo per il Culto » 18, 59-3,324. 64 A ltre am m inistrazioni... » 52,937, 733. 45 O bbligaz. dell’Asse Ecclesiastico . » 8 ,4 0 0 .0 0 D eficienze di cassa a carico dei

contabili del T e so ro ... » 2 ,0 3 1 ,8 9 4 .6 0 D iv e rsi... » 2 7 ,5 0 3 ,0 3 4 .3 8 T otale dei crediti L. 3 5 7 ,9 9 1 ,5 5 4 .8 0

Confrontando con la situazione al 30 giugno 1897, si ha :

a l 30 giugno al 81 ottobre 1897 1897

D e b iti... milioni 730. 3 676. 6 C r e d iti... » 202.7 357.9 Ecced. dei debiti sui crediti milioni 527. 5 318. 6

(al Sono esclusi dal fondo di cassa gii 80 milioni depositati nella C assa D epositi e P re stiti a co p ertu ra di u n a somma corrispondente di b ig lietti di Stato. Q uesta somma è s ta ta p o rta ta fra i cred iti di T e­ soreria.

(b) L a somma di 80 milioni è com posta : per L. 60.00! i,000 di monete decim ali d’oro, e per L. 20 milioni di monete divisionali italian e d ’argento.

La situazione del Tesoro, quindi, si riepiloga così:

30 giugno 1897 31 ottobre 1897 D ifferenze

Conto di cassa L 300,366, 962. 03 245,217,845/44 — 55,149,116.59 C rediti di T eso­

r e r ia ...» 202.768,162.71 357,991, 554. 80 +155,223.392. 09

T o t.d e ll’attivo L. 503,135.124.74 603,209,400 24 — 100,074,275.50 D ebiti di Tesor. »

Debiti del Tesoro dedotto il to ta ­ le dell’attivo L.

730 313,245.16 676,650,865.84 — 53 662,379.32

227,178,120.42 73.441,465.60 +153,736,654.82

Gli incassi per conto de! bilancio, che ammonta­ rono nel mese di ottobre 4897 a L. 165,956,84 2.33 si divi lono nel segnerile modo :

Entrata ordinaria Mese di ottobre 1897 Mese d i ottobre 1896 D ifferenza nel 1897

migliaia migliaia migliaia di lire di lire di lire Redditi p atrim o n iali dello

S ta to ... L. 3,547 4,140 _ 592 Im posta sui fondi rustici

e sui fab b ricati . . .. 31,670 32,2H

. .

541 im posta sui redditi di ric ­

chezza m o b ile ... 30,794 26,562 4- 4,231 Tasse in am m in istraz. del

M inistero delle F inanze. 15,542 16,859

__

1,317 Tassa sul prodotto del mo­

vim ento a grande e pic­

cola vel sulle ferrovie . 1,784 1,728 4- 56 D iritti delle Legaz. e dei

C onsolati a l l ’ e ste ro .. . . 48 93 44 T a ssa sulla fabbricazione

degli sp iriti, b irra , ecc. 3,855 3,407 4- 448 Dogane e d iritti m arittim i 21,494 19,899 4- 1,594 D azi in te rn i di consumo,

esclusi quelli di Napoli

e di Roma ... 4,361 4.276 4- 84 Dazio consumo di Napoli. 1,018 1,020 — 2 Dazio consum o di Rom a . 1,421 1,347 4- 74 T abacchi ... . 16,483 16,652 — 168 S a l i ... 6,315 6,154 -t- 191 L o tto ... 8,085 5,022 4- 3,063 P o s te ... 4,502 4, 466 4- 36 T e le g ra fi... 1 ’ 221 1,306 — 84 Servizi d iv ersi ... 2,036 2,057 — 21

Rim borsi e concorsi n elle

spese ... 2,91.3 2,242 4- 671 E n tra te d iv e rse ... 6,520 4,780 4- 1,739

Tot. E n tra ta o rd in a ria. L. 163,646 154,228 4- 9,418

Entrata straordinaria

Entrate effettive :

Rim borsi e concorsi nelle

spese ... 276 232 4- 43 E n tra te d iv e rs e ... 23 25 — 1 A rre tra ti p er imposta fon­

d ia r ia ... 0,7 0,4 4- 0,2 A rre tra ti p er im posta sui

redditi di ricchez. mobile 0,5 0,1 4- 0,3 R esidui a 'tiv i diversi . . . 23 107 — 83 C ostruzione d i stra d e ferr. 22 24 — 2

Movimento di capitali:

V endita di beni e affran ­

cam ento di canoni... 428 567 138 Riscossione d i cred iti... — — — Rimborso di somme a n tici­

pate dal T e s o ro ... 2 4 - 2 A nticipazioni al Tesoro da

enti locali p er richiesto

acceleram ento dei lavori. 188 108 4- 80 P a rtite che si compensano

n ella spesa... 103 95 4- 7 R icuperi d iv e rs i... — — — Capitoli ag giunti per resti

a t t i v i ...

__

469 469 T otale E n t ra ta straord. L . 1.070 1,631 560

P a rtite di g i r o ... 1,239 3,174 - 1,934

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L’ E C O N O M I S T A

28 novembre 1897

I pagamenti poi, effettuati dal Tesoro per le spese di Bilancio nel mese di ottobre 1897 e 1896 risul­ tati dal seguente prospetto, che indica anche la differenza nel 1897.

migliaia migliaia migliaia di lire di lire di Jire M inistero del T e s o ro ... L . 29.204 16,949 + 12,255

Id. delle fin an ze . .. ... 18,067 1 7 .2 4 4 + 823 Id. di g ra z ia e g iu st... 2 ,07C 2,790 — 81 Id. degli affari e ste ri... 917 331 4* 586 Id . d ell’is tru z .p u b b ... 3,731 4,031 299 Id . d e ll’ in t e r n o ... ... 4,3:18 3,648 4- 687 Id. dei lavori p u b b l... 6,061 5,652 + 409 Id . delle poste e te i... 3,668 3,495 4- 173 Id . della g u e rra ... 26,265 24,799 4- 1,465 Id . d ella m a r i n a ... 11,211 7,806 4- 3,412 Id. della agric. in d u stria e

commercio. ... 797 1,194 — 397

Totale dei pagam enti d i b ila n c io ... . 106,979 87,944 +■ 19,035 D ecreti m inisteriali d i scarico .. . . — — —

Totale p a g a m e n ti... 106,979 87,944 4" 19.035

A gli incassi il Ministero fa seguire le seguenti annotazioni delle differenze che presenta 1' esercizio del mese di ottobre 1897 con quelle del mese di ottobre 1896.

L ’ aumento delVimposta sui redditi di ricchezza mobile è dovuto ad anticipali versamenti d’ imposta eseguiti dalla Cassa Depositi e Prestiti e dalle Casse di risparmio postali ed ad anticipata regolarizza­ zione di ritenute fra Tesoro e Debito pubblico.

Nell’ottobre 1896 si ebbero maggiori introiti per effetto della legge di condono 2 luglio 1896 n. 265, e si ha da ciò la diminuzione nelle tasse di ammi­ nistrazione del Ministero delle Finanze.

Si ha l’aumento nelle dogane e diritti marittimi

da versamenti di somme riscosse nei mesi prece­ denti che al 30 settembre p. p. formavano parte dei fondi cassa dei Ricevitori delle Dogane.

L ’ aumento nel lotto è dovuto da maggiori rego­ larizzazioni di vincite.

Nell’ ottobre 1897 si ebbero maggiori introiti per ricuperi e proventi di portafoglio e minori entrale per reintegrazioni di fondi di bilancio passivo, e da ciò la segnata differenza in aumento neW entrate diverse.

Si ha diminuzione nelle partite di giro avendo la Cassa Depositi e Prestiti eseguito minori versa­ menti delle somme occorrenti per il servizio dei debiti redim ibili.

L’ ASSEMBLEA DELLA MEDITERRANEA

Ieri ha avuto luogo l ’assemblea degli azionisti della « Società italiana per le Ferrovie del Mediterraneo. » Al 25 giugno 1897 l’ intera Rede mediterranea era di km. 5709, dei quali 4608 appartenenti alla

Rete principale e 1101 alla secondaria, nou com­ prese le secondarie romane, la Roma-Viterbo, la Yarese-Porto Ceresio, il tronco S. Angelo Conza, nè la Parma-Piacenza comune con l’ Adriatica.

I km. 5709 segnano un aumento di 45 km. sulla media esercitata nel 1895-46, sul quale si ebbe un aumento di 828,477 treni-chilometro.

II prodotto lordo ripartibile col Governo fu di 130,614,000 lire ; onde segnò un aumento di lire 1,522,000 che sarebbe stato maggiore se la caduta del ponte sul torrente Flora, avvenuta in un momento di grande traffico sulla linea Pisa-Roma, non avesse fatto perdere cospicui introiti in viag­ giatori.

G li introiti par trasporto viaggiatori rappresenta­ rono il 30 per cento su quelli generali; quelli per bagagli, cani e merci a grande velocità l’8 per cento; per merci a piccola velocità accelerata il 3 per ceuto; a piccola velocità il 49; i prodotti fuori traffico I’ 1 per cento.

La quota sociale di prodotto lordo delle reti riu ­ nite raggiunse lire 87,403,767 — le spese d’ eser­ cizio sommarono a lire 88,002,730 — onde nn salda passivo di lire 598,962.71.

La liquidazione generale dell’ annata porla : all’at­ tivo L. 7,820,000 per corrispettivo d’ uso del mate­ riale rotabile, L. 129,345 per utile di esercizio delle linee Confìne-Modane, Roma-Albano-Nettuno, Roma- Vilerbo e diramazione Capranica-Roncaglione, Y a ­ rese-Porto Ceresio e Trenno-S. Angelo Gonza; lire 2,686,164 caricato al conto delle costruzioni per il servizio delle azioni specialmente emesse per i b i­ sogni delle costruzioni stesse; L. 2,681,434 per pro­ venti di diverse costruzioni e L . 1,169,805 per pro vent d’esercizio. In totale L . 14,486,750 contro cui ssanno L. 4,966,000 di passività, e cioè per spese di amministrazione centrale (L . 1,982,000), per quota ammortizzazione spese ( .107,500), per imposta di ricchezza mobile (L . 1,493,000), per indennizzi in ­ fortuni (201,000), per liquidazioni passivo (583,500) e poi la suaccennata eccedenza di spese (599,000).

L ’ utile netto del 1896-97 di L , 9,520,000, cui aggiunte le 145,000 rimaste dall’ esercizio precedente fanno L. 9,663,402.67 fu ripartito nel modo seguente : Al fondo statutario di riserva. . . L . 476,021,66 Al fondo straordinario di riserva. » 4,441.15 Alle azioni il 5 0/o (360 X 25) . » 9,000,000.00 Al Consiglio d’Amministrazioue . » 3,997.00 A riportarsi all’esercizio successivo » 142,969.48 L ’ Assemblea odierna degli azionisti ha provveduto anche alla nomina di 7 amministratori, 6 in sosti­ tuzione del barone Casana, avv. Falcone, ing. C. Ma­ rami, march. D. Pallavicino, barone L . Podestà, e cav. Pollone, scadenti per anzianità ; e uno in so­ stituzione del defunto vice presidente avv. Pariani. Furono tutti riconfermati in carica, ed in luogo del defunto avv. Pariani venne nominato il ban­ chiere Marangoni.

L ’IMMIGRAZIONE N E L L 'A R G E N T IN A

Il Commissario generale del Governo Argentino ha pubblicato il suo rapporto sulla immigrazione nel 1896. Nel suo lavoro egli rieplioga il

(11)

mento di immigrazione dal e i resultati s no i seguenti

1873 a tutto il 1896

A nni Im m igranti A nni Im m igranti

1873.... 76,332 1886.... 93,116 1874.... 68,277 1887.... 120,842 1875 .... 42,066 1888.... 155,632 1876..... 30,965 1889.... 260,909 1877.... 36,325 1890.... 120,594 1878 .. .. 42,958 1891 .. .. 52,097 1879.... 45,155 1892 .... 73,294 1880 .... 41,631 1893... . 84,420 1881.... 47,484 1894 .... 80,671 18 8 2 .. .. 51,503 1895.... 80,988 1883.. 1884 .. 1885.. .. 63,243 .. 77,805 .. 108,792 1896.... 135,205 1,990,223

Il movimento totale dell’immigrazione (immigranti e passeggieri) durante il 1896 è stato il seguente :

P asseggieri

Provenienti dai porti oceanici . . 3,089 » da Montevideo . . . . 23,929

Im m igranti

P rovenienti dai porti oceanici . . 102,673 » da Montevideo . . . . 32,532

164,223 I 102,673 provenienti direttamente dai porti ocea­ nici nel 1896 formavano 13,628 famiglie.

II seguente specchietto confronta la cifra dell’ im­ migrazione con l’ emigrazione :

Im m igranti E m ig ra n ti

1891

. . . 28,266 72, 380

1892....

29, 893

1893....

. . . 52,067 20,055

1894....

. . . 54, 720 20,586

1895

. . . 61,336 20,398

1896 ....

. . . 102,673 20,415

Sopra i 102,675 immigranti arrivati nel 1896 più di 75 mila erano italiani come viene dimostrato da 1 seguente quadro : I t a li a n i... . . 75,204 Spagnuoli. . . . . . 18,051 F ran cesi... . . 8, 436 T e d e sc h i. . . . 1,032 A u s tria c i.. . . 963 T u rc h i... 724 S v izzeri... 679 R u s s i... 575 In g le s i... 429 Belgi... 318 M ori... 212 D anesi... 126

A m ericani del Nord 79 A r m e n i... 53 O landesi... 61 Svedesi... 52 R u m e n i... 20 A ra b i... 12 P e l l a t i... 8 G re c i... 3

Dei 102,675 immigranti venuti nel 1896 dai porti oceanici 75,090 erano uomini, e 27,583 donne.

I fabbricati in Italia

Lunedì si riunì a Napoli il primo Congresso dei proprietari di fabbricali, promosso dal Comitato cen­ trale dell’ associazione dei proprietari di Napoli. V ’in­ tervennero circa 200 persone e vi erano rappresen­ tate tutte le grandi città d’ Italia. Aperta la seduta il march. Montmayor presidente del Comitato pro­ motore spiegò lo scopo della riunione rilevando come nei maggiori centri, ad esempio Napoli e Roma, un insana speculazione abbia ecceduto nelle costruzioni il bisogno dei cittadini, producendo così una crise edilizia che influisce indubbiamente su tutta la vita economica del paese. Rilevò anche le esorbitanze del fisco il quale arbitrariamente inter- petrando la legge del 1889, rifiuta gli sgravi in caso di sfitto, dando luogo a contestazioni che la Com­ missione Centrale risolve quasi sempre sfavorevol­ mente ai contribuenti.

I temi posti in discussione furono i seguenti : I o Voti e proposte in merito al disegno di legge re­ lativo all’ imposta fabbricati ; 2° Riforme ai proce­ dimenti giudiziari attualmente vigenti nei rapporti fra proprietari e conduttori morosi ; 3° Tutela dei proprietari di fronte alle amministrazioni pubbliche e alle Società assuntrici di pubblici esercizi ; 4° Con­ federazione delle Associazioni fra i proprietari di fabbricati del Regno.

Dopo non lunga discussione il Congresso votò il se­ guente ordine del giorno reclamando :

I. La revisione generale dei fabbricati ad ogni lustro e inoltre che le revisioui parziali sieno am­ messe ad un quinto procedenti da cause con effetto continuativo (annoverando fra queste le crisi edili­ zie generali e locali).

' II. Che sia esteso a tutti gli sfitti il diritto al rimborso della corrispondente porzione d’ imposta.

III. Che sia fatta maggiore parte all’ elemento elettivo nella composizione delle commissioni pro­ vinciali e di quelle centrali in ¡specie che i membri elettivi ne siano la maggioranza ; che il presidente sia eletto da ogni singola commissione nel proprio seno; e che le discussioni delle commissioni sieno pubbliche.

IV. Che siano obbligatoriamente sgravale del reddito, agli effetti dell’ imposta, ed oltre la detra­ zione ordinaria del quarto, quelle spese o carichi speciali, che per consuetudini locali sieno a carico del proprietario, oltre i soliti previsti dal codice civile.

Premesse queste notizie passeremo a dare la sta­ tistica dei fabbricati in Italia - e qualche con­ fronto coll’ estero :

Il numero delle case d’ abitazione in Italia, se­ condo le più recenti statistiche, risulterebbe di 4,469,500 alberganti 6,240,874 famiglie. Cifre ap­ prossimative.

Il numero delle case vuote sarebbe di 875,188 per cui ogni cento case abitate il numero delle famiglie che vi abitano sarebbe di 140.

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