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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.24 (1897) n.1223, 10 ottobre

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L'ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIV A TI

Anno XXIY - Yol. XXY11I

Domenica 10 Ottobre 1897

N. 1228

LE NUOVE COSTRUZIONI FERROVIARIE x)

L ’ on. Carmine, nello studio a cui abbiamo già accennato, si occupa, com’ è naturale, anche della questione delle nuove costruzioni ferroviarie; e dice appunto che tra gli oneri di cui lo Stato deve te­ ner conto vi è quello necessario per completare la costruzione delle ferrovie così dette già classificaie;

ossia già formalmente e ripetutamente promesse colle leggi 27 luglio 1879 e del 20 luglio 1888. Osserva poi che se si vogliono rinnovare le convenzioni di esercizio « dovrà essere stabilito il termine entro cui le linee non ancora costruite dovranno venire ulti­ mate ed assunte in esercizio dalle Società, poiché essendo sicuro che parecchie di queste linee riu ­ sciranno di più scarso reddito della maggior parte di quelle formanti le reti attualmente in esercizio, la loro aggiunta alle reti stesse non potrà non in­ fluire sui risultati economici dell’ intiera azienda»; ritiene pertanto che « sebbene le condizioni della finanza abbiano imposto in questi ultimi anni di procrastinare i termini dapprima fissati per l’ ultima­ zione di quelle linee, è evidente che una decisione definitiva dovrà essere presa all’ atto della stipulazione dei nuovi contralti per l’esercizio delle principali reti ferroviarie; una decisione o per fissare nuovi ter mini improrogabili o per abbandonare definitivamente la costruzione di quelle nuove linee».

Qui dobbiamo fermarci un momento per dimo­ strare, quanto più chiaramente sia possibile, che l’ on. Carmine su questo punto non si è mostrato abbastanza edotto degli elementi che costituiscono il problema ferroviario nella parte delle nuove co­ struzioni.

È quindi opportuno richiamare alla memoria di coloro che lo hanno dimenticato, il vero stato delle cose.

Bene o male, non è qui il luogo di giudicare, la legge 29 giugno 1879 proponendo la costruzione di alcune migliaia di linee ferroviarie in tutto il Regno, ha dovuto tener conto di una serie di elementi: il costo, la distribuzione tra le diverse regioni, la im ­ portanza locale, interprovinciale, o internazionale di alcune linee ; ed è da questi elementi che il legi­ slatore ha ricavato, non solo la enumerazione delle linee stesse, ma anche la loro distribuzione nelle d i­ verse categorie: le linee che dovevano essere co­ struite a tutte spese dello Stato, quelle che lo Stato costruiva con un concorso delle provinole

interes-*) Vedi l'Economista, num ero precedente.

sate, quelle che lo Stalo sussidiava perchè fossero costruite dalle Provincie e dai Comuni interessati.

La solerzia maggiore o minore delle Provincie, la influenza maggiore o minore di rappresentanti, hanno fatto sì che alcune linee di una categoria avessero la precedenza su altre ; e quando e perchè il costo di quelle costruite risultò straordinariamente superiore alle previsioni e nello stesso tempo le finanze dello Stato non si trovarono più in grado di provvedere alla esecuzione della legge 29 giugno 1879, derivò che se ne dichiarasse sospesa la applicazione, ag­ giungendo però che non per questo si ritenevano pregiudicati i d iritti che alle popolazioni derivano

dalla legge 1879 citata.

Ed è non solo politicamente naturale, ma anche moralmente giusto che questa dichiarazione fosse fatta e ripetuta e ribadita dal Governo, perchè dal 1879 in poi erano state costruite dallo Stato tutte le linee di l a Categoria a carico del bilancio dello Stato e quasi tutte quelle dì 2 a Categoria la cui spesa per 9 decimi era a carico dello Stato; - le popola­ zioni tutte quindi avevano, coi tributi erariali, coope­ rato alla costruzione di quelle linee che sono già costruite in alcune regioni, ed hanno quindi diritto che sieno agli stessi patti costruite anche quelle delle altre regioni. La giustizia distributiva esige la rigorosa osservanza di questi termini.

Ma l’ on. Carmine ha l’ aria di dir e : salus patriae suprema lex: le finanze dello Stato non erano in grado di impiegare ulteriori fondi per le nuove co­ struzioni ferroviarie e perciò, sebbene ingiusta, la sospensione era necessaria per il bilancio, e quindi lodevole.

Ed ecco l'errore.

Mentre lo Stato, aducendo appunto queste ristret­ tezze finanziarie, a cui accenna l’ on. Carmine, so­ spendeva la applicazione della legge 29 giugno 1879, d’ a lfa parte, e con la applicazione della legge 1877 del sussidio di 3 mila lire al chilometro, e con leggi speciali impegnava il bilancio per oltre 600,000 lire l’ anno e per settanta anni, e concedeva un sussidio di dieci milioni ripartibibili in nove anni, per linee non contemplate nella legge 29 giugno 1879, cioè per linee non classificate.

Non è vero quindi che lo Stato si trovasse nella im­ possibilità finanziaria di proseguire nella applicazione della legge 27 giugno 1879, ma vuol dire che i M i­ nistri, sopraffatti da pressioni politiche, o lasciati tranquilli dalla negligenza o dalla accidia delle Pro­ vincie interessate, accordarono a linee non classifi­ cate quei fondi di bilancio che asserivano non esi­ stere per costruire le linee cosiddette già classificate.

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L’ E C O N O M I S T A

10 ottobre 1897

la causa di questa enorme ingiustizia, sta più che

altro nella fiacchezza colla quale le autorità rappre­ sentanti le popolazioni interessate hanno difesi i di - ritti derivanti dalla legge 29 giugno 1897, e forse in alcuni casi si può anche trovare in questa ingiu­ stizia distributiva l'effetto di vari compromessi poli­ tici, ma resta il fatto chiaro ed evidente che lo Stato, il quale per bocca dei suoi Ministri si è affaticato a dichiarare sempre sacrosanti ed impregiudicati i di­ ritti derivanti dalla legge 29 giugno 1897 ha sospesa

per alcuni pochi la esecuzione della legge stessa al­ legando la mancanza dei fondi, mentre ha impiegato i fondi, che effettivamente esistevano, ad agevolare la costruzione di linee che non erano classificate nella legge 29 giugno 1879.

E tanta è la scarsa cognizione che, anche i più rinomati Ministri, hanno del problema ferroviario, che nella recente discussione avvenuta alla Camera a pro­ posito della legge 27 giugno 1897, che portava a SODO lire il massimo sussidio chilometrico da ac­ cordarsi alle linee costruende, il Ministro on. Prinetti ribadì il concetto che i diritti derivanti dalla legge 1879 erano sacrosanti ed intangibili, eloquentemente dimostrò anche per quali motivi di giustizia distribu­ tiva li credeva tali, ma non si accorse che col suo stesso progetto di legge, quei diritti profondamente offendeva. Infatti mentre lo Stato ha ancora da ter­ minare la costruzione delle linee di seconda categoria della legge 1879 (le quali non implicano che una spesa relativamente lieve) per le quali a carico del bilancio devono stare 9 decimi della spesa, promette sussidi di L. 5000 al chilometro per tutte le altre linee contemplate dalla legge 1879.

Se pertanto le dichiarazioni dei Ministri che i di­ ritti derivanti dalla legge 1879 sono sacrosanti ed intangibili, rappresentano un onesto convincimento del Ministro stesso e non una lustra per addormen­ tare sempre più coloro che furono fin qui colpevol­ mente negligenti, pare a noi che la prima disposi­ zione che si dovrebbe prendere per ordinare questa materia delle costruzioni ferroviarie, nella quale tanta corruzione si è esercitata, corruzione materiale e corruzione politica, dovrebbe essere quella che sta­ bilisse :

« Nessuna nuova spesa non iscritta in bilancio per « sussidio od altro di nuove linee ferroviarie se prima « non siano adempiuti agli obblighi incontrati colla « legge 1879, a cominciare dalle linee di seconda « categoria, per venire a quelle di terza e quarta « categoria ».

Obbedendo a questo concetto cesserà la non verità fin qui fatta ragione di Stato che cioè manchino i mezzi per continuare le linee della legge 1879 e si impegnino intanto molti milioni per linee che la legge 1879 non contempla.

E siccome si potrà osservare che la colpa è di coloro i quali avendo interesse alla costruzione delle poche linee di 2.a categoria non ancora costruite, non si sono fatti vivi, o si sono fatti v ivi troppo tardi, teniamo a rispondere che i M inistri sono chia­ mati non già a far eseguire le leggi perchè ne siano stimolati dagli interessati, ma per rispetto stesso alla legge; tanto più se, come nel caso attuale, v’ ha mo­ tivo di ritenere che ragioni politiche li abbiano in­ dotti a sussidiare linee non contemplate dalla legge 1879, calpestando così quei diritti che dalla tribuna par­ lamentare proclamarono « sacrosanti ed intangibili. »

L ì REVISIONE DEI REDDITI MOBILIARI

Siamo daccapo con la questione degli accertamenti di ricchezza mobile, e da ogni parte, ma in ¡specie dalle Camere di Commercio, piovono le proteste al Ministro delle Finanze, per gli eccessi del fiscalismo, come dicesi, a cui si abbandonano gli agenti delle imposte. È questione così vecchia ormai in Italia, che noi potremmo ristampare, senza mutare una sola virgola, gli articoli che abbiamo più volte scritti su questo tema; ad esempio, per citare i più recenti, quelli inseriti ne\\'Economista del 13 e del 27 ot­ tobre del 1895; ma per quanto vecchio, l’ argomento offre sempre occasione a qualche riflessione non inutile.

Questa ricorrenza delle alte strida per la revisione dei redditi di ricchezza mobile è veramente all’ unisono con la ricorrenza immancabile di tante altre lagnanze sui servizi pubblici. Soltanto, c’ è questa volta un’ ag­ gravante, ed è che il gran pubblico dei contribuenti alla imposta di ricchezza mobile è stato lusingato mesi sono da un progetto dell'oc. Branca, il quale aveva fatto sperare che la revisione da biennale dovesse diven­ tare quadriennale. Il progetto Branca, non per quella disposizione, ma per le altre intorno a questioni assai complesse di tecnica tributaria, ha sollevato molte obbiezioni che i lettori troveranno esposte, almeno in parte, aeW Economista del 6 e del 13 giugno u. s.; esso non fu ancora discusso e nessuno può preve­ dere se e quando lo sarà. Intanto chi si vede rad­ doppiare o triplicare il proprio reddito accertato agli effetti della imposta di ricchezza mobile si agita, si inquieta e grida contro il fisco, contro 1’ agente, il ministro, il governo. E non c’ è che dire, vi sono dei casi nei quali non ha torto.

Infatti, il ragionamento che fanno non pochi con­ tribuenti è questo: due anni sono il fisco mi ha at­ tribuito un reddito nella cifra a ; dopo molti dibat­ titi, dopo reclami ecc. ecc. ho ottenuto che l’accer­ tamento venisse fissato nella cifra b; oggi, senza che fatti nuovi siano intervenuti, mi trovo a dover cal­ care la stessa strada delle discussioni, dei reclami ecc. con perdita di tempo, col pericolo di non trovare ascolto, di dover pagare in fin dei conti molto più ora che in passato, sebbene le mie condizioni non siano migliorate. Un industriale, che fa affari anche in Grecia, raccontava a chi scrive che avrebbe po­ tuto chiedere una diminuzione stante le perdite su­ bite per fallimenti ivi avvenuti e la impossibilità di farvi, almeno per qualche tempo, affari sicuri, ma che per non entrare in un dibattito, sempre perico­ loso, si adattava a pagare sul reddito già fissato pel biennio in corso; invece si è visto raddoppiare la cifra inscritta a ruolo. E questi casi devono essere frequenti più che non si creda, se si deve giudicare dagli aumenti talvolta veramente straordinari, consi­ derato il breve tempo che è corso dall’ ultima revi­ sione dei redditi mobiliari.

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fabbricante di cappelli da 43,000 a 133,000; un j orefice da 4000 a 18,000. Ad Asti, un commerciante in seme-bachi da 3300 è portato a 20,700; un com­ merciante in bestiami e in concimi da 900 a 3000. A Torino, un commerciante in cordame da 800 lire è elevato a 12,000; un commerciante in cuoio da 9000 a 32,000; un fabbricante di tessuti da 138,000 a 349,000 ecc. ecc.

Bisognerebbe riprodurre delle filze interminabili di nomi e di cifre per dare un’ idea delle notevoli variazioni portate dagli agenti delle tasse ai redditi di ricchezza mobile. Ma a che pro? Tutti sanno che con maggiore o minore intensità ad ogni revisione i redditi presunti sono talvolta raddoppiali, triplicati e si arriva perfino a decuplicarli e anche più. Chi si fermasse a considerare i soli aumenti di redditi dovrebbe trarne la convinzione che da un biennio all’altro la ricchezza mobiliare è considerevolmente aumentata e cadrebbe per ciò stesso in un grave errore.

Ora è bene riflettere che i redditi che vengono aumentati sono il più spess'o quelli concordati due anni sono coll’agente, oppure rettificati dalle Com missioni. Certi aumenti quindi porterebbero a rite­ nere, non potendosi ammettere che siano stali sta­ biliti a caso, che l’opera dell’ agente o delle Com­ missioni sia stata precedentemente inabile, eccessiva­ mente remissiva, debole e contraria alla giustizia fiscale e agli interessi dello Stato. A rigore di lo­ gica o l’agente esagera ora, procede alla leggiera, fa accertamenti cervellotici, oppure è stalo tutore fiacco delle ragioni della finanza, quando si sono discussi i redditi nella precedente revisione. Ma la logica qui non bisogna cercarla troppo, e forse non si resta lontani dal vero asserendo che in realtà è vera I’ una e 1’ altra ipotesi, secondo i casi e i luoghi. Ma ciò non toglie che spesso l’ opera dell’ agente ap­ paia cieca, capricciosa, e contraria al senso comune e al buon senso. In due anni i redditi noe possono variare, in un paese come il nostro, nelle propor­ zioni che resultano dai vecchi accertamenti para­ gonati ai nuovi. Sappiamo benissimo, e lo abbiamo più volte dichiarato, che in generale i redditi di categoria B e G restano al disotto del vero, ma questo non può scemare la incongruenza che un reddito concordato o comunque fissato due anni fa nella cifra di 10, venga ora elevato a 30, a.40, forse a 100 quando, generalmente, ogni altra cosa è rimasta immutata.

Come uscire da questo complesso di assurdità ? Con l’ordinamento attuale della imposta di ric­ chezza mobile non c’ è ministro che possa risolvere là questione, e tanto meno lo potrebbe fare il Branca, cui mancano le prime e vere qualità di un ministro delle finanze, e si trova a quel dicastero per le solite ragioni di equilibrio regionale fra i ministri. Ma pur troppo neanche il cambiamento del timoniere varrebbe a far navigare meglio la barca del fisco. È la imposta con le sue aliquote esorbitanti che andrebbe riformata, è il sistema di revisione e ac­ certamento che bisognerebbe cambiare, introducendo sin dal primo momento l’ opera collegiale, anziché quella singola dell’agente, che può essere facilmente tratta in inganno o può abbandonarsi alla voluttà di far pesare la propria mano piuttosto sugli uni che sugli altri. Ricordiamo che nei citati articoli del 93 abbiamo accennato al sistema prussiano di accertamento dei redditi agli effetti della imposta

generale sul reddito e persistiamo a credere che si possa ricavare da questo esempio qualche utile in ­ dicazione. Certo è il fatto che negli altri Stati non si verifica quello che avviene da noi a ogni biennio, e noi crediamo che questa differenza si debba non solo alle eccessive aliquote, ma anche al nostro si­ stema di accertamento per opera dei soli agenti. Que­ sti per giunta non sono sempre a ll’ altezza della funzione che per legge sono chiamati a esercitare, credono di conquistarsi la stima dei superiori gra­ vando la mano sui contribuenti con scarso discer­ nimento, e con ostinazione degna di miglior causa, e in realtà non fanno che creare imbarazzi all’ am­ ministrazione e diffondere il malcontento, già abba­ stanza esteso e profondo tra i contribuenti.

Un governo, che comprenda il proprio dovere e non riduca il suo compito a quello di un rapace fisca­ lismo, non dovrebbe indugiare un istante a studiare con cura la questione e a proporne adeguata solu­ zione ; se no perpetueremo uno stato di cose dan­ noso per l’ economia nazionale e pericoloso per la stessa finanza. Ormai la imposta di ricchezza mo­ bile è uno dei più importanti cespiti di entrata e conviene assiderlo su basi non solo sicure, ma eque e generalmente ben accette alla popolazione ; la qual cosa non è presentemente, perchè l ’opera degli agenti inspira di continuo serie apprensioni e non ingiustificati timori.

La riduzione delle aliquote, una più attiva e di­ ligente ricerca della materia imponibile, una deter­ minazione dei redditi meno arbitraria, anche nella prima fase per la quale passa il loro accertamento, estendendo il sistema delle commissioni sono, a no­ stro avviso, le condizioni necessarie per togliere in qualche misura le disgustose querele tra fisco e contri­ buenti, di cui abbiamo così numerosi esempi in questi giorni. È vero che non sarà così eliminato ogni mo­ tivo di conflitto, ma almeno se si avranno dispute in questa materia acquisteranno un carattere differente dall’attuale ; oggidì pare che, seguendo una tristis­ sima abitudine si voglia mercanteggiare la revisione dei redditi, mentre una minore gravezza del tributo e un ordinamento tecnico più razionale toglierebbe molta forza alle ragioni di protesta contro le revi­ sioni dei redditi. È possibile che ci si decida in Italia a prendere a cuore le questioni che veramente turbano e appassionano e interessano il paese’ Par­ rebbe di no, se si dovesse giudicare dal passato ; ma poiché si tratta della borsa dei cittadini potrebbe anche darsi che essi riuscissero a vincere la solita apatia e forzassero la mano ai poteri costituiti. Co­ munque avvenga, urge preparare ai contribuente italiano una condizione di cose meno dura e minac­ ciosa, oiù rispettosa dell’equità e della giustizia, meno scorretta insomma, se si vuole che la vita economica italiana possa risorgere vigorosamente.

IL COMMERCIO ITALIANO NEL 1896

Al volume che la Direzione Generale delle Ga­ belle (ufficio centrale di revisione e di statistica) pubblica sul movimento commerciale del regno d’ Italia nell’ anno 1896 sono premesse due tavole grafiche che vanno osservate.

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L’ E C O N O M I S T A

10 ottobre 1897

tate ed esportate nel decennio 1887-1896 distinte

per paesi di provenienza e di destinazione.

Da questa tavola si apprendono molte cose che qui annunciamo senza commenti :

1. ° F rancia; nel 1887 il totale del commer­ cio era di 740 milioni di cui 410 di esportazione italiana, e 330 di importazione.

Dal 1888 (anno in cui in Italia si inasprì il protezio­ nismo) al 1896 si passò al massimo di 240 milioni di movimento; la importazione non superò mai i 170 milioni e così pure la esportazione.

Una perdita nel complesso del commercio di 500 milioni ; 160 m ilioni nella importazione, e 240 nella esportazione.

Dal 1888 al 1896 il complesso del movimento commerciale colla Francia, sebbene oscillante tra 140

e 150 milioni, tende a diminuire.

La eccedenza della nostra esportazione, che era arrivata a 90 milioni, è ridotta a 10 milioni.

2. ° Gran Brettagna; nel 1887 il movimento complessivo era di 390 milioni, di cui 310 la im­ portazione e 80 la esportazione; dal 1888 la im ­ portazione va decrescendo così che oscilla intorno a 240 milioni, la esportazione è aumentata di ap­ pena 30 milioni.

Così si è perduto del complessivo movimento circa 50 milioni.

3. ° Germania; nel 1887 il totale era di 280 milioni, di cui 165 di importazione e 115 di espor­ tazione.

Dopo il 1887, con grandi oscillazioni, si è stabi­ lito un equilibrio nel quale le nostre esportazioni superano di 20 milioni circa le importazioni ; e di tanto appunto è aumentata la attività commerciale tra i due paesi.

4. ° A ustria- Ungheria ; nel 1887 il totale del movimento lo troviamo a milioni 355; nel 1896 a milioni 235 circa. La importazione in Italia che era di 260 milioni è scesa intorno a 140 milioni, la esportazione è salita da 95 a 120 mdioni.

4. ° Svizzera; nel 1887 si aveva: importazione 65 m ilioni; esportazione 97 milioni, totale 162 milioni.

La importazione ebbe lievi oscillazioni, ma andò piuttosto decrescendo e nel 1896 è di 48 milioni ; la esportazione ebbe sbalzi molto sensibili, nel 1888 salì a 225 milioni, a 240 nel 1889, scese a 170 l’ anno appresso e poi ancora a 150 per risalire a 170, a 198, a 218 negli anni successivi ; scende

poi a 190 ed a 170 dove resta nel 1896.

5. ° Stati Uniti e Canadà ; movimento sempre scarso; da 170 milioni nel 1887 con la esporta­ zione quasi eguale alla importazione, siamo saliti nel 1896 a 226 milioni essendo la importazione

di 142 milioni e la esportazione di 84.

6. ° R ussia; la esportazione non ha oscillato nel decennio che tra 20 e 25 milioni ; la importa­ zione che nel 1887 era di 120 milioni, si è spinta sino a 175 nel 1889, è scesa al minimo di 70nel 1894 ed ora rimane come prima intorno a 120 milioni.

7. ° Indie Inglesi; anche qui il mercato è scarso. La importazione ha grandi oscillazioni da 110 a 60 milioni ; la esportazione, rimasta stazionaria sino al 1894 intorno a 15 milioni, si è spinta nel 1895 sino a 20, e nel 1896 sui 30 milioni.

8. ° L'Argentina segna un movimento ascen­ dente, da 30 milioni di movimento siamo arrivati a 95 milioni ; l’ importazione crebbe da 9 a 29, la esportazione da 21 a 54 milioni.

9.° Belgio; qui il movimento è discendente: da 60 milioni siamo a 50.

IO.0 G li altri paesi; da 150 milioni di impor­ tazione nel 1887 siamo seesi a 122 milioni nel 1896, e da 90 milioni di esportazione siamo saliti a 138.

La seconda tavola riguarda la entità del com­ mercio secoudo la natura dei prodotti, e da essa si rileva :

1. ” che la importazione e la esportazione delle

materie necessarie all' industrie greggie hanno avuto poche oscillazioni ; T importazione da un massimo di 450 milioni è scesa nel 1891 a 370 milioni e r i ­ mane nei tre ultimi anni 1894-96 quasi costante sui 450; l’ esportazione ha appena oscillato tra i 150 ed i 200 con tendenza nei tre ultim i anni a lieve diminuzione.

2. ° che le altre materie necessarie all’ industria

mantennero sempre una eccedenza nella esporta­ zione sulla importazione, questa oscillando da i 200 ed i 225 milioni, quella spingendosi ai 335 con ten­

denza all’ aumento.

3. ° che sui prodotti fabbricati, la cui importa­ zione nel 1-887 giunse sino a 520 milioni si ha una continua diminuzione; già nel 1888 si era scesi a 340 milioni, nel 1892 a 250 e da allora si oscillò intorno a questa cifra ; — la esportazione che fino al 1893 non superò i 150 milioni, nel 1894 supe­ rava questa cifra, nel 1895 arrivava a 175, nel 1896 si giungeva fino a 220 milioni.

4. ° che finalmente i generi alimentari, che nel 1887 davano una importazione di 400 milioni eguale alla esportazione, nei tre anni successivi diedero una importazione superiore di quasi da 80 a 75 m i­ lioni alla esportazione; nel 1891 e 92 si ritorna all’ equilibrio tra l ’ importazione e la esportazione e quindi per I’ ultimo triennio si trova una eccedenza della esportazione essendo spinta quest’ ultima a 330, 320, 325 milioni.

P E R L ’ E M I G R A Z I O N E

L ’Institut de droit international, che tenne que­ st’ anno, le sue conferenze in Copenaghen, si è oc­ cupato anche del problema dell’ emigrazione, e re­ latore fu il prof. Lu ig i O livi dell'Università di Modena.

I progetti che l ’ Istituto ha votato sono due, uno riguarda la convenzione fra gli Stati, l’ altro le leggi interne delle nazioni.

'Poiché anche in Italia il problema si impone allo studio e alle risoluzioni del Governo e del Parla­ mento, e un disegno di legge si sta preparando, noi crediamo utile riprodurre il testo delle deliberazioni prese dall’ Istituto di diritto internazionale, il quale come tutti sanno, ha scopi e carattere esclusiva- mente scientifici.

Progetto di Convenzione.

A rt. 1. G li Stati contraenti riconoscono la libertà di emigrare e d’ immigrare agli individui isolati o in massa senza distinzione di nazionalità.

(5)

La predetta decisione sarà notificata in via diplo­ matica e senza ritardo agli Stati stranieri.

Art. 2. L ’ emigrazione sarà sempre vietata alle persone alle quali le leggi dello Stato di immigra­ zione vietano di immigrare.

Art. 3. Ogni Stato contraente organizzerà un uffi­ cio centrale d’ emigrazione dal quale dipenderanno tutte le misure di regolamento e controllo dell’ emi­ grazione. Y i si annetterà un servizio d’informazioni incaricato delle pubblicazioni relative agl’ interessi degli emigranti e ammissibile gratuitamente alle do­ mande di coloro che avessero intenzione di emigrare senza distinzione di nazionalità.

Art. 4. G li Stati contraenti si obbligano di pub­ blicare regolarmente tutte le notizie che interessino gli emigranti sotto il triplice aspetto morale, igie­ nico ed economico, avendo cura che essi sieno pie­ namente informati della situazione delle cose prima di conchiudere il contratto di trasporto.

Si obbligano inoltre a punire severamente ogni diffusione di false novelle concernenti l’emigrazione.

Art. 5. Ogni Stato contraente dovrà vietare alle persone o società autorizzate a compiere operazioni di emigrazione di conchiudere contratti con cui s’ impegnerebbero a consegnare un dato numero di persone ad un’ impresa qualsiasi o ad un governo estero, a meno che un’ autorizzazione speciale non abbia luogo per ogni singolo caso.

Art. 6. Tutte le persone autorizzate a compiere operazioni d’ emigrazione saranno responsabili soli­ dariamente di fronte alle autorità ed agli emigranti e loro successori od aventi causa, di tutti gli atti concernenti la loro gestione e quella dei loro pre­ posti o rappresentanti nell’ interno del paese e in estero territorio.

Art. 7. G li uffici d’ emigrazione e le autorità ma­ rittime del porlo di partenza dovranno comunicare in tempo utile ai Consoli degli Stati interessati sta­ biliti nei porti stranieri di destinazione delle navi il fatto del viaggio in.rapreso dagli emigranti e aggiun­ gervi tutti i ragguagli opportuni secondo le c ir ­ costanze.

Art. 8. G li Stati contraenti che accolgono nel loro territorio un numero considerevole d’ im m i­ granti dovranno provvedere alla loro protezione ed al collocamento a mezzo d’un ufficio d’ informazioni.

Art. 9. G li Stati contraenti potranno autorizzare i detti uffici come quelli enunciati all’ articolo 3 a comunicare liberamente o direttamente fra di loro in tutto ciò che concerne i loro affari rispettivi.

Art. 10. G li Stati contraenti cercheranno di in ­ tendersi per introdurre nelle loro legislazioni penali le norme indispensabili ad assicurare la punizione delle infrazioni alle regole in vigore in materia di emigrazione.

Note concernenti le leggi interne degli Stati.

Attesa l ’ importanza singolare dell’emigrazione che si accrebbe ai dì nostri in guisa considerevole, e al fine di meglio assicurare una protezione piena ed efficace di tutti gl’ interessi d’ emigranti ed immi­ granti sotto il triplice aspetto morale, igienico ed economico, T Istituto esprime sotto forma di voti le seguenti proposte delle quali raccomanda 1’ accogli­ mento agli Stati :

4.

Che

1’

emigrazione sia vietata ;

a) ai minori e interdetti senza il consenso del- l’ autorità paterna o tutelare e alle pedone incapaci

di lavorare per ragione d’ età o di malattia, eccetto il caso in cui il loro mantenimento sia assicurato nel luogo di destinazione ;

b) alle persone affette da malattie contagiose tali da compromettere la salute dei loro compagni di viaggio o la salute pubblica del paese di desti­ nazione.

2. Che nessuno possa intraprendere operazioni di arruolare o trasportare emigranti senza l’ autoriz­ zazione del Governo e del Paese dove le dette ope­ razioni devono compiersi.

3. Che gli agenti e rappresentanti di agenzia d i emigrazione non possono ottenere la detta autoriz­ zazione che alle condizioni seguenti :

«) d’aver raggiunto l’ età maggiore ;

b) d’ essere cittadini dello Stato a cui doman­ dano I’ autorizzazione ;

c) di godere dei diritti c iv ili e politici;

d) d’avere un domicilio regolare nello Stato medesimo;

e) d’ esser di buoni costumi e di godere buona riputazione ;

f) di non essere mai stati condannati per c r i­ mine o delitto nè per contravvenzione alle regole in vigore in materiaa d’emigrazione;

4. Che il rilascio dell’ autorizzazione sia subordi­ nato in ogni caso al deposito preventivo d’ una cau­ zione, l’ importo della quale sarà fissato dagli Stati, per guarantire i reclami che le autorità o gli em i­ granti potessero far valore secondo le norme in v i­ gore e per le ammende imposte dalle leggi e dai regolamenti ;

5. Che la detta cauzione non sia restituita agli aventi diritti ohe dopo scorso un termine ragione­ vole a partire dal giorno che sarà rimasta senza effetto legale ;

6. Che gli Stati prendano misure severe ed eser­ citino una sorveglianza rigorosa per impedire in ogni caso che le persone e società autorizzate a com­ piere operazioni d’emigrazione, eccitino gli abitanti de! paese ad emigrare o abusino comunque della loro ignoranza e buona fede per impegnarli a que­ sto stesso riguardo.

7. Che il contratto di trasporto sia per iscritto alla presenza di un ufficiale pubblico da destinarsi dagli Stati e senza spesa per gli emigranti.

8. Che il prezzo di trasporto consista sempre in una somma di denaro da pagarsi per intero prima della partenza e non possa essere mai convenuto in prestazioni personali sotto pena di nullità.

9. Che sia imposta la restituzione integra e im ­ mediata dal prezzo di trasporto effettivamente pa­ gato ogni qualvolta gli emigranti sieno impediti di partire in seguito a forza maggiore o a gravi c ir­ costanze sopravvenute dopo la conclusione del con­ tratto rimanendo nullo ogni accordo contrario.

40. Che ’le navi di trasporto d ’emigranti sieno provvedute di posti convenienti, rendano possibile una completa e rigorosa separazione degli uomini dalle donne, siano ben ventilati e provvisti di ser­ vizio medico a bordo.

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L’ E C O N O M I S T A

10 ottobre 1897

12. Che le agenzie d’ emigrazione assicurino a

loro spese prima della partenza degli emigranti e nell’ interesse di essi* il prezzo del trasporto e dei viveri, e le perdite e i danni che potessero risul­ tare daH’ inadempiinento totale o parziale del con­ tralto di emigrazione.

45. Che gli Stati provvedano con norme comuni alla soluzione dei conflitti fra emigranti e agenzie o agenti d’ emigrazione e istituiscano una Commis­ sione arbitrale che pronunci giudizio definitivo sui reclami, salvo alle parti interessate d’ intentare l’azione davanti ai tribunali ordinari, ovvero di ricorrere al compromesso regolato dalle leggi comuni di pro­ cedura.

44. Che gli Stali assicurino una piena e intera libertà d’ azione alle Società di patronato, le quali proteggano gli emigranti, mosse unicamente da uno spirito di carità e senza occuparsi punto dei loro affari a scopo di speculazione.

(I progetto lungamente discusso venne approvato per appello nominale a voti unanimi dal Congresso.

Rivista Bibliografica

Enfile Durkheim. — L e suicide. Elude de Sociologie. —

P aris, A lcan, 1897, pag. xri-462, (7 fr, 50). In quest’ opera del prof. Durkheim, insegnante so­ ciologia nella Università di Bordeaux, il suicidio è studiato come fenomeno sociale. Ogni popolo ha pel suicidio una tendenza di determinata intensità,1; questa intensità si misura col rapporto tra il numero an­ nuale dei casi e la popolazione, ciò che l’ Autore chiama il laux social de la mortalité-suicide. Cer­ care in funzione di quali condizioni varia quel tasso, tale è l’ oggetto del libro. Dopo aver mostrato che i fattori extra-sociali (organici, fisici, psicologici) non hanno col fenomeno del suicidio alcun rapporto de­ finito, l’Autore passa in rassegna i fattori sociali, li aggruppa in classi, determina così un certo numero di correnti suicidogene di natura differente e de­ scrive le forme che esse prendono quando penetrano negli individui. Dopo aver così fatto vedere che c’è un elemento sociale del suicidio e ciò che lo costi- sce, il Durkheim si domanda quali sono le relazioni tra il suicidio e gli altri fatti sociali, specialmente coi delitti, ed esamina infine con quali mezzi può essere arrestato l’enorme aumento di suicidi che si constata in tutte le grandi società europee.

Questo libro, anche dopo i lavori del Morselli, del Legoyt, del Mazaryk e di altri, porta un notevole contributo di idee originali e suggestive, specie da! punto di vista sociologico ; esso è anche illustrato con carte e numerosi quadri statistici, sicché riesce sotto ogni riguardo istruttivo e interessante. J. Novicow. — L ’avenir de la race bianche. - Critique

du pessimisme contemporain. — P a ris, Alcan, 1897,

pag. 183, (2 fr. 50).

Il noto sociologo russo ha voluto confutare la tesi di quegli scrittori che lasciandosi vincere da un pes­ simismo irrazionale vedono per la razza bianca una

serie di pericoli sociali, economici e morali. Si parla del pericolo giallo, della concorrenza dei bassi sa­ lari, della invasione dei mercati europei con prodotti asiatici e via dicendo. Ma con molta opportunità il Novicow dimostra quanto vi è di erroneo e di esa­ gerato in queste affermazioni, che sono del resto più l’ opera di letterati, soliti a lasciarsi impressionare dai fatti senza indagarne le cause e gli effetti, che non di scienziati ai quali più della rettorica piacciono le fredde e acute analisi e le osservazioni esatte. A sen­ tire i primi la conclusione ultima delle odierne lotte di razze, sarebbe la vittoria finale del giallo sul bianco, in attesa della vittoria del nero sul giallo. Ma nel suo eccellente studio il Novicow con la chiarezza e l’abbondanza delle prove che distinguono tutti i suoi scritti, ci ha data la migliore confutazione che si poteva fare di quel pessimismo fine di secolo, senza per questo disconoscere ciò che vi è di vero nella concorrenza che per certi prodotti secondari e di un valore relativamente piccolo fanno i gialli ai bianchi. Noi consigliamo la lettura di questa polemica vivace e cortese a chi vuol conoscere le questioni sociolo­ giche ora dibattute intorno alle razze e alle loro lotte.

W. i. Shaxby. — The. case against picketing. London,

T he L ib e rty Review , 1897, pag. 86 (1 scell. e 1/2). Il picketing è quella pratica seguita talvolta in tempo di scioperi dalle unioni di mestieri dell’ In ­ ghilterra di mettere dei pickets o picchetti alle porte o nelle adiacenze delle fabbriche per sorvegliare gli operai non unionisti o d'altri paesi che fossero stati assoldati e possibilmente persuaderli a non accet- ! tare il lavoro eh’ è loro offerto. La legge inglese del 4875 (Conspiracy and Protection o f Property A d ) riconosce come legale il picketing quando il suo solo scopo è di ottenere o comunicare informa­ zioni ; ma avviene non di rado nella realtà ch’ esso non rimanga entro questi lim iti e si tramuti in minaccie, intimidazioni, violenze, ingiurie.ecc. D ’onde processi e condanne, che naturalmente non piacciono agli unionisti, i quali osservano che la legge non è abbastanza chiara e liberale, e pertanto vorrebbero fosse emendata e applicata anche agli intraprendi- tori che con minaccie od altri mezzi ottengono la chiusura (loch-outs) anche degli stabilimenti non in causa nello sciopero. Il Shaxby è precisamente agli antipodi di questa opinione e vorrebbe invece che

picketing fosse dichiarato illegale in ogni caso, per­ chè la sua legalità, egli dice, è fittizia , dappoiché nella pratica esso inevitabilmente durante uno scio­ pero va oltre la pacifica conversazione o comunica­ zione di notizie. E gli sostiene la sua tesi con molti argomenti e varie citazioni di leggi estere; ma non ci pare che la legge attuale sia indulgente e che oc­ corra modificarla punendo in ognijeaso il picketing,

perchè la legge è esplicita nella enumerazione dei casi in cui esso è illegale e contempla anche il caso della intimidazione o delle minaccie. Può essere di­ fettosa l’ applicazione della legge, ma quanto a que­ sta non ci pare che l’ Autore ne abbia dimostrala la insufficienza. Il suo libretto ad ogni modo giova a far conoscere lo stato della questione, trattata anche al Congresso di Birmingham del mese scorso, e le disposizione date dalle leggi dei principali paesi

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Dr. Ernst von Halle. — Baumivollproduktion und

P flanzivirtschaft in den Nordamerilcanischen Siid- staalen. — E rster Theil : D ie Sldavenzeit. — L eip­

zig, D u ncker e H um blot, 1897, pag. xxiv-369. È il primo volume di un’ opera che si propone di dare una narrazione completa della produzione e della coltivazione del cotone negli Stati meridionali della grande Confederazione americana. L ’ impor­ tanza che il cotone ha avuto ed ha nella economia degli Stati del Sud può dare un’ idea della utilità e dell’interesse di un simile studio. Nel primo vo­ lume l’Autore si occupa soltanto del periodo della schiavitù, svolgendo la storia della coltura del cotone, le sue condizioni naturali e industriali, presentando i dati storico-statistici relativi alla industria del cotone e trattando della importanza che nella eco­ nomia del Sud ha avuto la schiavitù applicala alla detta industria. La raccolta dei dati e fatti presen­ tata dall’Autore è indubbiamente di pregio non co­ mune, come pure riesce molto interessante l’esame delle varie teorie esposte in ordine alla schiavitù. Tutto il libro lascia l’ impressione che l’Autore non ha risparmiato fatiche per giungere ad una esatta cognizione delle vicende economiche di cui si oc­ cupa, e se il secondo volume trattando del periodo successivo all’ abolizione della schiavitù si manterrei al livello di questo il Dr. von Halle avrà reso un servizio notevole agli studiosi della storia economica degli Stati Uniti.

R. D. Y.

Rivista Economica

S t a t is tic a d e lle Opere P ie .I l te lefo n o e // suo

uso.L ’ I n g h ilt e r r a e le sue co lo n ie.

Statistica delle Opere Pie. — Fu pubblicato di recente I’ ultimo volume della statistica delle Opere Pie, che dà uno specchio generale del patri­ monio degli istituti di beneficenza fino a tutto il 1896. Alla fine del 1880 si contavano 22 mila Opere Pie (non compresi i Monti di Pietà, nè i Monti Frumentari, nè le Casse di prestanze agrarie), con un patrimonio lordo di 1900 milioni fra immobili e mobili, il quale patrimonio, depurato delle passi­ vità, si riduceva a 1716 milioni.

Dal principio del 1881 a tutto il 1896 si aggiun­ sero, per le nuove fondazioni e lasciti alle Opere Pie preesistenti, altri 260 milioni ; di modo che ora 1’ ammontare del patrimonio, netto da passività, si avvicina a due miliardi.

Secondo i bilanci del 1880 la somma erogata in beneficenza, sulle rendite dei beni patrimoniali, ac­ cresciute delle rette di spedalità, dei concorsi di co­ muni e provinole e da altri proventi, era di 83 m i­ lioni. Ora, per l’ incremento del patrimonio avve­ nuto nei sedici anni, a la somma disponibile annual­ mente presso gli Istituti di beneficenza tocca i 100 milioni.

Si aggiungono altri 32 milioni spesi direttamente dai Coniuni % dalle Provincie per mantenimento dei brefotrofi dei manicomi, per il servizio sanitario gratuito pei poveri, per ricovero di indigenti ccc. non compresi nei bilanci delle Opere Pie a titolo di concorso; e così il totale generale della benefi­ cenza pubblica supera i 130 milioni all’ anno.

Il volume che abbiamo citato dà notizie parti­ colareggiate delle nuove istituzioni fondate in cia­ scuna provincia, anno per anno, dopo il 1880 fino a tutto il 1896, secondo gli svariali scopi ai quali si destinano.

Il patrimonio è distribuito molto disegualmente fra le varie regioni, e com’ è facile immaginare, si accumula principalmente nelle grandi città, quan­ tunque si avverta nei lasciti nuovi una lodevole sollecitudine a beneficare anche i poveri delle pic­ cole borgate. Ciò si accorda col fatto che i grandi opifici industriali si spandono anche fuori dei grandi centri popolosi e che molti proprietari di terre, che un tempo solevano dimorare quasi sempre lontani dai loro possessi, ora prendono 1’ abitudine di sor­ vegliare direttamente i propri affari, e dove si oc­ cupano d’ introdurre miglioramenti agricoli, pren­ dono anche interesse alle condizioni dei lavoratori. Il telefono e il suo uso. — Nell 'Economiste français il signor George Michel dà un quadro assai interessante dello sviluppo della telefonia in Fran ­ cia, Svizzera e Germania.

La Francia ha 112 città provviste di telefono, che contano insieme 18191 abbonati. Di questi la metà e più — 9633 — appartiene a Parigi. La media degli abbonati al telefono scende da Cannes — che ha un abbonato ogni 120 abitanti — a Tolosa, Tours e Orléans, che hanno in media un abbonato ogni 500 abitanti.

In Germania — esclusi la Baviera e il W u rtem ­ berg — alla fine del 1894, data dell’ ultima stati­ stica, si avevano 397 città provviste di rete telefo­ nica. Queste varie reti occupavano una lunghezza di 14522 chilometri ; lo sviluppo dei fili conduttori raggiungeva 156030 chilometri. V i sono 83409 ab­ bonati, e in un anno le comunicazioni telefoniche su questo territorio sono giunte a 424 milioni. Nello stesso tempo in Francia non si sono avute che 74 milioni di comunicazioni.

La Svizzera è anche più innanzi. Ecco le cifre ufficiali — e si noti che la Svizzera ha una popo­ lazione inferiore ai 3 milioni :

Linee telefoniche, km. 8211 ; sviluppo dei fili, km. 53,075 ; reti urbane, km. 225. Comunicazioni, in un anno, 14,614,747; telegrammi telefonici, 213,671.

Rendite dell’esercizio ultimo . L. 3,296,266 Spese in cifra tonda. . . . » 3,000,000 È quindi un servizio, oltre che utilissimo ai p ri­ vati, fruttifero per lo Stato.

La Francia invece, sopra un reddito di 9 milioni, ha una spesa di oltre 10. Oltre a ciò l’abbonamento è carissimo e il servizio è pessimo — il che spiega le diminuzioni costanti che si verificano in questo cespite.

¿/abbonimento, a Parigi, è di 400 lire all’anno ; nelle città principali di provincia di 500, in quelle minori di 200.

Queste cifre sono mollo superiori a quelle che si pagano in Isvizzera, in Germania, nel Belgio, in Ungheria, in Olanda, in Italia. Oltre a questo l ’ab­ bonato francese deve pagare la spesa d’ impianto, che è di 150 franchi per chdoraetro di filo.

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L’ E C O N O M I S T A

10 ottobre 1897

tiva e la concorrenza dei privati ottengono risultati

senza paragone maggiori dei servizi tenuti dallo Stato.

L’Inghilterra e le sue colonie. L'Economiste européen, a proposito del progetto adombrato dal Segretario di Stato inglese per le colonie, M.r Cham- berlain, di una specie di Zollverein tendente a sta­ bilire un regime di libero scambio fra l’Inghilterra e le sue colonie, richiama l’attenzione sulla im por­ tanza del dominio coloniale della Gran Bretagna.

Questa esposizione succinta vai meglio di qua­ lunque discorso a dimostrare come l’ Inghilterra, di fronte alla concorrenza commerciale che le viene mossa, specialmente dalla Germania, sui vecchi mer­ cati di cui aveva il monopolio, voglia assicurarsi quelli delle sue colonie, che da soli basterebbero a dare sfogo alla sua immensa produzione.

La popolazione delle colonie inglesi, compresa l ’India, è di circa 350 milioni d’ individui, cioè una sesta parte della intera popolazione della terra.

L ’estensione del territorio di queste colonie è di 9,264,666 miglia quadrate, cioè settantasette volte maggiore di quella del Regno Unito.

Queste colonie situate per la maggior parte nella zona temperata, con un clima favorevole ed un suolo ferace, offrono tutte le facilità alla espansione della popolazione, dell’ industria e del commercio inglese, ed il loro sviluppo è tanto più rapido in quanto la Metropoli non ha mai lesinato il suo appoggio per facilitarlo.

Basti notare che se la rete ferroviaria del Regno Unito misura 21,174 miglia, quella dell’ India ne misura 19,678 e quella delle altre colonie 33,842 ossia un totale di 74,694 miglia.

Le comunicazioni colla Metropoli non hanno ces salo, nello stesso tempo, di aumentare con sempre nuove facilitazioni e condizioni ognora più favorevoli.

Un punto essenziale è l ’ aiuto finanziario accor­ dato dall’ Inghilterra alle sue colonie.

Il totale dei prestiti coloniali autorizzati è di ster­ line 327,861,767.

D all’ esame di queste cifre riassuntive emerge un fatto importantissimo ; il legame cioè che unisce l’ Inghilterra alle sue colonie non è solamente sen­ timentale, non molto materiale.

Data la natura e l’importanza di questo legame, non è da sorprendersi che l’ Inghilterra abbia cer­ cato di assicurarsi il beneficio dei suoi sacrifici e abbia voluto vincolarsi la clientela verso la quale ha largheggiato il suo credito.

Su di una cifra totale di 681 milioni di sterline, che rappresenta l’ insieme del commercio del Regno Unito, il valore degli scambi, fra la Metropoli è le sue colonie, si è elevato nel 1896 a 177 milioni, ossia a poco meno del 25 per cento di cui 93,323,263 rappresentano l’ importazione nella Gran Bretagna e 83,934,874 lire st. l’esportazione sua nelle colonie.

Bastano queste cifre per dimostrare l’ importanza enorme che ha per l’ Inghilterra, il possesso di un simile mercato. S i comprende quindi come essa cerchi di assicurarselo contro ogni concorrenza, e per ciò fare essa si armerà di misure protezioniste per eliminare i prodotti stranieri dai suoi mercati coloniali.

Poiché l’ elaterio commerc'ale dell’ Inghilterra non sì ferma alle sue colonie propriamente dette, ossia dipendenti dal suo diretto dominio, ma eziandio e più dalle colonie autonome, come l ’ Australia, l’Africa

del Sud e il Canada, il cui commercio complessivo è rappresentato nella proporzione media del 70 per cento dal traffico inglese.

LA CASSA DI RISPARMIO DI VENEZIA

L ’ Amministrazione dell’ Istituto ha pubblicato recentemente il bilancio per l’ esercizio del 1896 accompagnato da una chiara e diligente relazione, dalla quale viene a resultare il continuo incremento e la prospera situazione della Cassa di risparmio, e di essa passiamo a dare un breve riassunto.

Cominciando dai depositi troviamo che il movi­ mento di quelli a risparmio fu nel 1896 superiore a quello dell’ anno precedente, risultando la rima­ nenza al 31 dicembre ultimo, in L. 15,032,240, superiore di L. 1,083,107 a quella del 1895. Nei depositi in conto corrente vi fu invece una dim i­ nuzione, come naturale conseguenza della loro in­ dole speciale d’ impiego provvisorio : al chiudersi dell’esercizio essi ammontavano a L. 9,435,145.

G l’ impieghi in operazioni di sconto ebbero un r i­ levante sviluppo: durante l’anno furono scontati 6441 effetti per un insieme di L . 7,555,286, con una rimanenza in portafoglio di L. 2,586,381, in au­ mento di L . 1,382,856 sull’anno precedente. Q ui è da notare che l’ Amministrazione, guidata dall’ unico obbiettivo di aiutare efficacemente il commercio, tenne costantemente il saggio dello sconto inferiore a quello di altri Istituti congeneri, e cioè al 4 1/4 pep cento nei primi mesi e poi a 4 per cento, con grandissimo vantaggio del commercio che ne profittò largamente.

La consistenza dei mutui alla fine del 1896 era di L. 4,913,963, con una lieve diminuzione sull’ anno precedente; il movimento dei conti correnti garan­ titi fu invece in aumento, con una rimanenza di L . 352,954.

La somma investita in titoli pubblici era al 31 dicembre ultimo di L . 12,086,036, in diminuzione di L. 2,294,554 sull’anno precedente; oltre a 6 1|2 milioni erano investiti in buoni del Tesoro.

L ’ utile netto dell’ esercizio 1896 ascese a lire 241,294.10 dalla quale somma si detrassero prima L . 79,405.83 per ammortamenti ; e sulle restanti L . 161,888.27 vennero assegnate per beneficenza L . 32,377.65, al fondo oscillazione valori L . 39,510.62 e furono passate in aumento della riserva ordinaria L . 90,000.

Così il patrimonio dell’ Istituto, per gli assegni sugli utili dell’ esercizio e per maggiore valutazione dei titoli, risulta aumentato di ben L . 239,276.19 e ammonta ora in complesso a L. 3,058,307.15.

Dalla semplice enumerazione di questi dati appa­ risce luminosamente quanto ottimo sia l’ indirizzo di questo istituto, e come solida sia la sua costi­ tuzione.

Il commercio di Adis-Abbeba

Non mancano d’ interesse, specie ora, le seguenti notizie che si hanno da Adis-Abbeha.

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dell’ oro e dell’ avorio è controllato dall’ imperatore Menelik che riceve il suo tributo sotto questa forma. Questo monopolio parziale e l’ esigenza dei mercanti importatori di merci della costa che esigono i loro pagamenti in oro, ha aumentato il valore di questo metallo prezioso, e ne è quasi raddoppiato di prezzo dall’ anno passato. L ’ avorio, che altre volte poteva essere ottenuto in ragione di un dente per ogni fu­ cile a percussione, è ora venduto da 80 a 100 dol­ lari per 50 libbre inglesi, e si prevede un rialzo ancora piu forte.

L ’ oro che viene dai distretti di W allega e Beni Songul vale ora da 28 a 50 dollari l’oncia, calcolata sul peso del dollaro di Maria Teresa. L ’ anno scorso non ne valeva che 16 o 18 l’ oncia. Si dice che è raccolto con molta fatica in paesi poco elevati, ove il clima è malsano e nocivo agli europei. Un inge­ gnere di miniere è stato recentemente inviato dal— l’ imperatore Menelik per esaminare i depositi auri­ feri. Quasi tutto l’ oro esportato va nell’ India, dove lo si impiega per fabbricare la gioielleria.

L ’ avorio, che raggiunge nell’ interno il prezzo di 80 fino a 100 dollari le 40 libbre, la libbra essendo considerata come equivalente al peso di 12 dollari di Maria Teresa, proviene dai paesi di Wallega e Galla dove è in abbondanza ed è esportato nell’ In­ dia, in Egitto ed in Europa.

Lo zibetto, che proviene principalmente dal Nord dell’ Abissinia, vale attualmente da 6 a 8 dollari l ’ oncia, ed è spedito nell’ India ed in Egitto. Il mercato dello zibetto sembra essere soggetto a flut­ tuazioni, che spesso rendono pericolose le transa­ zioni, in un paese così lontano, dove le notizie sul— P offerta e la domanda giungono sempre troppo tardi.

La cera di api viene dal Goggiam, ed è esportata nell’ India. Essa è venduta in pezzi, da 5 a 6 lib ­ bre per dollaro secondo la qualità. V i ha una per­ dita di un 5 per cento almeno causato dal trasporto a traverso questi paesi caldi.

Il caffè di buona qualità è indigeno in Abissinia è cresce allo stato selvaggio in molte parti del paese. Si raccoglie da par echi distretti, ma Kaffa da cui deriva il suo nome, passa per esserne la regione più produttiva.

Se ne consuma poco nel paese e si spedisce in gran quantità nell’ Arabia, da dove è riesportato come prodotto di Moka. Per un dollaro se ne danno da 8 a 9 libbre inglesi in peso nell’ interno, la lib ­ bra essendo calcolata sul peso di 18 dollari di Maria Teresa.

Le merci importate che si trovano sul mercato di Adis Abbeba, sono, per la gran parte, simili a quelle che sono vendute all’ Harrar, ma i prezzi sono più elevati a causa del trasporto che è più lungo.

I migliori tessuti di cotone bianco per drappi da letto s c e n d o n o più di due dollari e mezzo di M a­ ria Teresa ciascuna pezza di 8 yards, ma I articolo americano è assai più popolare.

Quanto alla moneta il dollaro stato coniato recen­ temente coll’ effigie di Menelik ha officialmente il medesimo valore del dollaro di Maria Teresa ed è usato per i pagamenti di governo, ma il popolo non l’ accetta s e n z a 'difficoltà sul mercato, e vale soltanto i quattro quinti del vecchio dollaro.

I diritti di dogana sono applicati in maniera un poco arbitraria, e 1’ imperatore Menelik ha I abitu­ dine di far concessione di una parte di questi d i­ ritti a certi mercanti come segno di favore o di

soddisfazione. La buona o la cattiva volontà del r i ­ cevitore Ita probabilmente anche un influenza sul 1’ ammontare del diritto. V i è un punto sul quale si è d’ accordo: nel caso d’ importazione di fucili, il 10 per cento in natura è prelevato dall’ impera­ tore Menelik.

Le principali strade commerciali sono :

4.° Quella di Ze ila-B iya-K aboba-H arrar-B alchi- Adis Abbeba ;

2.° Quella di D jibou ti-Biya-Kaboba-H arrar-Bla- chi-Adis Abbeba ;

o.° La strada del deserto via Djibouti-Harrar- Balchi—Adis Abbeba ;

4. ° Quella di Barbera-Harrar B alletri-A dis A b ­ beba ;

5. “ Quella di Bulhar-Harrar-Balehi-Adis Abbeba. La strada di Zeila è la più interessante e ia mi­ gliore per tutti gli articoli di grandezza media ; il solo difetto di questa strada è la mancanza d’acqua tra Hensa e la costa.

Si afferma che la strada di Dijhouti è rocciosa e difficile.

La strada del deserto è molto praticata per i grandi carichi di merci esportate o importate.

Le strade di Barbera et Bulhar non son frequen­ tate come le altre.

La situazione finanziaria della Grecia

Nel trattato di pace concluso fra la Turchia e la Grecia, una delle cond zioni più importanti compresa nel medesimo è il controllo finanziario, ossia la sor­ veglianza delle potenze nell’ andamento finanziario della Grecia. Questa condizione avendo incontrato seria opposizione fra i greci, ed essendo stata causa non ultima della crise ministeriale recentemente av­ venuta in Atene, crediamo opportuno il dare qualche ragguaglio sulle condizioni finanziarie del Regno Ellènico.

Il debito pubblico della Grecia si compone dei seguenti sei prèstiti :

1. " Prestito del 1881 col capitale nominale di ster­ line 4,800,000, ossia 120 milioni di fr. al cambio fisso di st. 1 = fr. 25. Il servizio del prestito fu ga­ rantito dalla tassa di consumo del tabacco, dal pro­ vento annuale delle terre e piantagioni nazionali e finalmente dal saldo dei prodotti doganali di Atene, Pireo, Patrasso e Zante, dopo però il prelevamento delle annualità riservate ai prestiti precedenti.

2. ° Pre-tito del 188 5 col capitale nominale di st. 6,800,000, cioè ili 170 milioni di fr. Il servizio di questo prestito fu garantito con la totalità dei prodotti doganali di Volo, Yagori e Arta e con l’ec­ cedenza disponibile, dopo aver prelevato le annualità per i prestiti precedenti, del prodotto della tassa di consumo del tabacco, del diritto di bollo e delle rendite annuali delle terre e piantagioni nazionali e finalmente con 1’ eccedenza disponibile dei prodotti doganali di Atene, di Corfù, del Pireo, di Patrasso, di mmm, di Catacolo, di Calamata, di Cefalonia e di Zante.

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L’ E C O N O M I S T A

10 ottobre 1897

dei fiammiferi, della carta da sigarette e deli’emery

di Naxos. Il Comptoir d’ Escompte di Parigi aveva costituito una società speciale, sotto il nome di So­ cietà Ellenica della Regìa dei monopoli col capitale di IO milioni di fr. per l’ amministrazione della ga­ ranzia durante tutta la durata del prestito.

4. ° Prestito del 1889 col capitale nominale di st. 6,200,000, ossia di 135 milioni di franchi.

5. ° Prestito del 1890-91 per la ferrovia del Pireo a Larissa col capitale di sterline 3,595,000, cioè di fr. 89,875,000.

6. ° Prestito del 1893 detto di consolidazione, per l’ importo di 4,000,000 di sterline.

F u a quest’ epoca che si cominciò a parlare di controllo per la Grecia. M. Tricoupis, presidente del Consiglio, aveva dovuto confessare nel 1892 un de­ ficit di 17 milioni di dramme. I banchieri consultati esigevano delle garanzie e il loro controllo.

Il governo vi si ricusò e M. Tricoupis dovette ce­ dere il Ministero delle finanze a M. Sotiropouls.

Al 1° giugno 1893 il Dehito esteriore della Grecia non aveva che i sei prestiti soprasegnalati e il cui ammontare nominale in circolazione al seguito delle operazioni di credito fatte dal Governo, o mercè il funzionamenio normale delle ammortizzazioni era ri­ dotto a st. 22,022,007, cioè a fr. 550,600,175.

Nel novembre '8 9 3 Tricnup;s ritornò al potere, e appena istallato mostrò come si possano regolare i debiti di uno Stato. Egli sospese i pagamenti dei cuponi del debito esteriore e fece approvare dalla Camera una legge datata del 13 dicembre che autorizza il governo a impegnare dei negoziati coi portatori del debito esteriore, decidendo che i cu­ poni scadenti il 15 e il 30 dicembre sarebbero pa­ gati in carta in ragione del 50 per cento del loro ammontare, e che i cuponi successivi non riceve rebhero più del 30 prr cento del loro ammontare, sospendendo qualunque ammortamento, e obbligando infine a versare nel Tesoro a partire dal 1° ottobre 1893 le imposte, tasse e prodotti ilei monopoli dati in garanzia. Fu una vera bancarotta compiuta col più gran cinismo.

1 governi europei reclamarono in nome dei por­ tatori nazionali, specialmente la cancelleria tedesca che fece vive proteste. M. Tricoupis ingaggiò dei ne­ goziali con i comitati, ma mai giunse ad intendersi con essi.

In seguito le cose, andarono peggio La spedizione di Creta che fu causa della guerra e della disfatta, era stata preparata da lungo tempo col denaro dei suoi creditori. Grazie alla diminuzione del servizio del Dehito, i resultati degli ubimi esercizi hanno dato delle eccedenze, che erano s’ate accuratamente dissimulate, e che non furono conosciute che dopo il conto provvisorio del 1896 per mezzo della con labilità generale. Esse sono rappresentate dalle se­ guenti cifre :

E sercizi E n tra te Spese Eccedenze

( i n d r a m m e )

1 8 9 4 .. . . 1 0 2 ,8q5 . 613 85,135,753 17,749,890

1 8 9 5 . . . . 9 4 ,657,u65 91,641,967 3,0 1 5 ,0 9 8

1 8 9 6 . . . 9 5 ,6 3 1 ,9 8 2 85,243,524 10,388,458 T otale delle eccedenze 3 1 ,153,440 E queste eccedenze hanno servilo a far fronte alle .spese straordinarie occasionate della guerra.

La situazione economica e finanziaria dell’India

I torbidi scoppiati nell’ India, e l’incerta situazione politica del paese sono una spina al piede dell’ In­ ghilterra, che comincia a darle qualche inquietudine giacché Ìa rivolta va generalizzandosi dal Nord al Sud, e dall’ Est all’ Òvest, e le truppe inglesi che sono colà sono insufficienti a combattere e reprimere la rivolta. Anzi secondo i rapporti di alcuni consoli rappresentanti colà l’ Italia, l’ insurrezione sarebbe più grave di quello che affermano le notizie offi­ ciali di provenienza inglese. In questo stato di cose diventa interessante il conoscere la situazione eco­ nomica e finanziaria dell’ India Inglese.

Ecco prima di tutto i resultati del commercio esteriore negli ultimi tre anni :

Im portazioni E sp ortazioni 1 8 9 4 - 9 5 ... rupie 701,674,378 1,037,575,846

1 8 9 5 - 9 6 ... » 693, 163,952 1,095,456,241

1 8 9 6 - 9 7 ... » 719,544,392 998,801,824

In queste cifre non sono comprese le importazioni ed esportazioni fatte per conto del governo.

In questo movimento generale è compreso quello speciale dei metalli preziosi, cioè oro e argento.

Per l’oro le importazioni ed esportazioni vengono date dalle seguenti cifre :

Oro Im portazioni E sportazioni 1 8 9 4 - 95 . . . 1 8 9 5 - 9 6 . . . 1 8 9 6 - 9 7 . . . » 50,292,692 » 44,911,798 67,303, 740 25,033,168 22, 001,407

A rgento Im portazioni E sportazioni 1 8 9 4 - 9 5 ... 1895 9 6 . . . 1896 9 7 . . . . . . . rupie 78,249,270 . . . . » 83, 387,162 . . . . » 85,933,845 14,956, 980 17, 564,937 27,373, 548 Ritornando al prospetto del movimento delle merci apparisce che I’ ulama annata commerciale non è stata favorevole come le precedenti. L ’ esportazione ha subito una diminuzione di circa 100 milioni di rupie, le quali secondo un prospetto più dettagliato sarebbero state più rilevanti se l’ industria della c u l­ tura del thè e della juta non avessero preso un rapido sviluppo. Le importazioni al contrario sono superiori a quelle dell’ annata precedente, ma ciò è derivato principalmente dalla costruzione di nuove linee ferroviarie. La costruzione di queste linee ha richiesto infatti l'invio di una gran quantità di ro ­ taie e di macchine È vero che i cotoni presentano un aumento di 40 milioni circa, ma questa diffe­ renza, non fa che compensare le perdi e subite dagli altri articoli.

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