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Lodovico Antonio Muratori, Carteggi con Mabillon … Maittaire

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Academic year: 2021

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(1)Vol. 26. CARTEGGI CON. MABILLON …. MAITTAIRE A CURA DI. CORRADO VIOLA. LEO S. OLSCHKI. FIRENZE 2016. copia concessa all’autore per uso esclusivo in ambito concorsuale - ogni riproduzione o distribuzione è vietata copy granted to the author exclusively for the purposes of competitive examinations - it’s forbidden to copy or distribute © Casa Editrice Leo S. Olschki, Firenze - © Leo S. Olschki Publisher, Florence, Italy. CENTRO DI STUDI MURATORIANI MODENA. Edizione Nazionale del Carteggio di L. A. Muratori.

(2) copia concessa all’autore per uso esclusivo in ambito concorsuale - ogni riproduzione o distribuzione è vietata copy granted to the author exclusively for the purposes of competitive examinations - it’s forbidden to copy or distribute © Casa Editrice Leo S. Olschki, Firenze - © Leo S. Olschki Publisher, Florence, Italy.

(3) EDIZIONE NAZIONALE DEL CARTEGGIO DI. L. A. MURATORI Vol. 26. Mabillon – Macchetti – Macchiavelli – MacDon(n)ell – Machi – Machio – Madrisio G. F. – Madrisio N. – Maffei L. – Maffei P. – Maffei S. – Maffei Boretti – Maggi A. M. – Maggi C. M. – Maggi G. – Maggi M. – Maggi V. – Maggiori – Magini – Magliabechi – Magnani F. – Magnani G. B. – Magnani R. M. – Maielli – Mainardi – Maioli d’Avitabile – Maittaire. copia concessa all’autore per uso esclusivo in ambito concorsuale - ogni riproduzione o distribuzione è vietata copy granted to the author exclusively for the purposes of competitive examinations - it’s forbidden to copy or distribute © Casa Editrice Leo S. Olschki, Firenze - © Leo S. Olschki Publisher, Florence, Italy. CENTRO DI STUDI MURATORIANI MODENA.

(4) CON. MABILLON …. MAITTAIRE A CURA DI. CORRADO VIOLA. LEO S. OLSCHKI. FIRENZE 2016. copia concessa all’autore per uso esclusivo in ambito concorsuale - ogni riproduzione o distribuzione è vietata copy granted to the author exclusively for the purposes of competitive examinations - it’s forbidden to copy or distribute © Casa Editrice Leo S. Olschki, Firenze - © Leo S. Olschki Publisher, Florence, Italy. CARTEGGI.

(5) Tutti i diritti riservati. Il volume è stato pubblicato con il contributo di. Dipartimento di Filologia classica e Italianistica – Alma Mater Studiorum Università di Bologna Dipartimento di Culture e Civiltà Università di Verona ISBN 978 88 222 6442 8. copia concessa all’autore per uso esclusivo in ambito concorsuale - ogni riproduzione o distribuzione è vietata copy granted to the author exclusively for the purposes of competitive examinations - it’s forbidden to copy or distribute © Casa Editrice Leo S. Olschki, Firenze - © Leo S. Olschki Publisher, Florence, Italy. Casa Editrice Leo S. Olschki Viuzzo del Pozzetto, 8 50126 Firenze www.olschki.it.

(6) Il volume 26 dell’Edizione Nazionale del Carteggio muratoriano pubblica 27 corrispondenze, disposte in ordine alfabetico e comprese tra J. Mabillon e M. Maittaire, per un numero totale di 483 lettere. Il lavoro editoriale, che si è valso in ogni sua fase delle strutture e della collaborazione del Centro di Ricerca sugli Epistolari del Settecento (C.R.E.S.) dell’Università di Verona, era stato inizialmente pianificato e organizzato in tandem, come co-curatela: Michela Fantato avrebbe curato le sezioni II-X, XII-XIX, XXI-XXVI, più numerose ma di minor mole (171 lettere complessive); Corrado Viola le sezioni I (J. Mabillon), XI (S. Maffei), XX (A. Magliabechi) e XXVII (M. Maittaire), più corpose (315 lettere in totale). Successivamente, venuta purtroppo meno, per motivi familiari, la preziosa disponibilità di Michela Fantato, Corrado Viola ha preso in carico l’intero lavoro, ricollazionando sugli originali una prima trascrizione approntata dalla collaboratrice per la maggior parte dei carteggi a lei assegnati e stendendo le relative introduzioni. In queste ultime si è cercato, come prescrivono le Norme di questa Edizione Nazionale, di sopperire «con un complesso di notizie il più possibile esaustivo alla mancanza di puntuali annotazioni ad locum».1 Consegna quasi sempre agevole, quando lo scambio epistolare avvenga con corrispondenti di minor rilievo culturale o annoveri poche missive; ma decisamente ardua qualora Muratori abbia di fronte personaggi di pari levatura, come qui un Maffei (Scipione, naturalmente), o comunque magni nominis, come un Magliabechi o un Mabillon, e per giunta i corpora siano tutt’altro che esigui sotto il profilo della durata e del numero di missive (di nuovo Maffei e Magliabechi), e conseguentemente vi si discuta di una pluralità di temi, spesso con allusioni o reticenze il cui scioglimento importa tutta una serie di defatiganti verifiche su fonti esterne al carteggio; tanto più estese, queste ultime, quanto più intensa è la milizia erudita o letteraria del corrispondente e frequenti siano le occasioni di attraversamenti reciproci, sicché la bibliografia da considerare tende a coincidere quasi senza residui con quella primaria e secondaria relativa a entrambi i corrispondenti. Difficile evitare, in questi casi, e forse nemmeno produttivo, in fondo, che gli intenti «illustrativi» prendano la mano all’editore e le introduzioni finiscano per attingere quel «carattere monografico» che le Norme dichiarano vitando. 2 Di qui l’estensione di alcune di esse. La trascrizione dei testi si attiene alle ricordate Norme per l’Edizione del Carteggio muratoriano del 1989. Quanto ai criteri editoriali, le medesime Norme prescrivono il più rigoroso rispetto dell’ortografia, qui scrupolosamente osservato, ma anche la razionalizzazione, o meglio l’ammodernamento, dei cosiddetti segni paragrafematici (punteggiatura, accenti e apostrofi, maiuscole/minuscole). Una scelta, quest’ultima, in tutto congruente con i fini dichiarati di questa Edizione Nazionale, che non è pensata né organizzata come «un’edizione critica condotta all’insegna del filologismo più strenuo»,3 ma che ha destato talora qualche perplessità: ad esempio in ordine alla scarsa fruibilità dei testi così costituiti per gli storici della lingua eventualmente interessati allo studio specifico dell’interpunzione o dell’accentazione. Chi scrive è convinto che l’indagatore 1 . Norme per l’edizione del carteggio muratoriano, a cura di F. Marri, Modena, Aedes Muratoriana, 1989, p. 19. Ivi, p. 18. 3  Ivi, p. 19. 2 . ~  5 ~. copia concessa all’autore per uso esclusivo in ambito concorsuale - ogni riproduzione o distribuzione è vietata copy granted to the author exclusively for the purposes of competitive examinations - it’s forbidden to copy or distribute © Casa Editrice Leo S. Olschki, Firenze - © Leo S. Olschki Publisher, Florence, Italy. PREMESSA.

(7) 4  «Se necessaria, una breve nota sul colorito linguistico potrà informare dei fatti più rilevanti di ordine fonologico, morfologico, sintattico, lessicale: p.e. particolarità idiomatiche nelle datazioni, incertezze nell’uso di consonanti semplici o geminate, vocaboli inusitati, stranieri, dialettali, topici, non attestati ecc.»: ivi, p. 20.. ~   6  ~. copia concessa all’autore per uso esclusivo in ambito concorsuale - ogni riproduzione o distribuzione è vietata copy granted to the author exclusively for the purposes of competitive examinations - it’s forbidden to copy or distribute © Casa Editrice Leo S. Olschki, Firenze - © Leo S. Olschki Publisher, Florence, Italy. di questi peculiari aspetti linguistici meglio farebbe in ogni caso a rivolgersi direttamente agli originali manoscritti, qui puntualmente indicati per ogni carteggio e tutti accessibili nelle biblioteche e archivi pubblici che li custodiscono: la consultazione de visu degli autografi restando pur sempre pratica raccomandabile e persino imprescindibile, per chi si proponga fini particolari o analisi di dettaglio, anche potendo disporre di edizioni cosiddette ‘diplomatiche’ (e non è certo questo il caso) o addirittura fotografiche. Ciononostante, si è optato per un sistematico inserimento, in calce a ogni introduzione, di alcune note sul colorito linguistico (e sui correlati aspetti di rilievo editoriale), peraltro già previste, ma solo in caso di necessità e in forma succinta, dalle Norme,4 e di provvedere, in esse, un censimento possibilmente più dettagliato e compiuto di quanto non si sia fatto nei volumi precedenti. La rete larga di collaborazioni sollecitate e fruite in un lavoro come questo giustificherà, ci si augura, l’insolita estensione dei ringraziamenti. Che vanno ai seguenti studiosi, alcuni dei quali colleghi e amici, ma anche a un nutrito gruppo di bibliotecari o archivisti: Fabio Marri, per la pazienza con cui ha saputo attendere e voluto incoraggiare e consigliare, oltre che per la puntualissima e preziosa rilettura dell’intero volume, nella quale si è giovato della collaborazione di Anna Maranini e Daniela Gianaroli; il personale della Biblioteca Estense Universitaria di Modena dell’ultimo ventennio, in particolare Annalisa Battini, attuale direttrice, Paola Di Pietro Lombardi e Andrea Palazzi, e l’ex-direttore Luca Bellingeri, per la disponibilità con cui hanno in vario modo agevolato la consultazione dei materiali dell’Archivio Muratoriano e dell’Autografoteca Càmpori; Agostino Contò, responsabile della Biblioteca Civica di Verona, nella quale si è svolta gran parte delle ricerche bibliografiche utili alla redazione dei commenti; Michelino Sorbi, della Deputazione di storia patria per le antiche provincie modenesi Aedes Muratoriana, per il pronto reperimento di materiali bibliografici di ambito locale; Roberto Marcuccio, della sezione manoscritti della Biblioteca Comunale Panizzi di Reggio Emilia, per aver gentilmente fornito riproduzioni di una lettera di Muratori a Scipione Maffei ivi conservata; Elisabetta Lugato, dell’Ufficio Manoscritti della Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia, per informazioni e riscontri relativi a una lettera dello stesso Maffei; Laura Colombo, per un riscontro sui manoscritti mabilloniani della Bibliothèque Nationale de Paris; il compianto mons. Guido Vigarani, dell’Archivio Capitolare di Modena, per una sollecita riproduzione delle lettere maffeiane ivi custodite; Patrizia Busi, della sezione Manoscritti e rari della Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio di Bologna, per un riscontro bibliografico relativo a un raro opuscolo di fine Seicento utile alla stesura della premessa alla sezione XVI; don Riccardo Battocchio, del Seminario di Padova, per un’indagine negli status clericorum sul Vincenzo Maggi della sezione XVII; Romano Vecchiet e Francesca Tamburlini, della Biblioteca Civica Joppi di Udine, per riproduzioni e informazioni su di una lettera di Muratori a Nicolò Madrisio; Giorgio Bassi, della Biblioteca Comunale Manfrediana di Faenza, per notizie relative al Romoaldo Maria Magnani della sezione XXIII; Letizia Tombesi, della Biblioteca Comunale di Corinaldo, per riproduzioni di materiali bibliografici locali e per aver interpellato Dario Cingolani, generosissimo e competentissimo cultore di studi marchigiani, alle ricerche del quale si devono quasi tutte le notizie, altrimenti difficilmente raggiungibili a chi non operi in loco, sul Magini della sezione XIX; Manola Gianfranceschi, della Biblioteca Planettiana di Jesi, per ricerche bibliografiche nei repertori biografici di area marchigiana; Alfonso Mirto, per un riscontro su una rara stampa conservata nel Fondo Magliabechiano della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze; Federica Missere, per le notizie bibliografiche sul Maffei numismatico e per le riproduzioni delle lettere di Jacques Le Long a Muratori conservate alla Esten-.

(8) AVVERTENZA Alla nota 5 della sezione XXIII, è trascritta dall’originale manoscritto (BEUMo, AM, 57.18) l’unica lettera di Pier Andrea Budrioli, corrispondente muratoriano omesso dal vol. 10, t. II, della presente Edizione Nazionale (Carteggi con Botti … Bustanzo, a cura di F. Marri con la collaborazione di D. Gianaroli - F. Strocchi, Firenze, Olschki, 2003).. SIGLARIO 5 ACMo = Archivio Capitolare, Modena AIMA = Antiquitates Italicae Medii Aevi, Mediolani, ex typographia Societatis Palatinae, 1738-1742, 6 tt. AM = Archivio Muratoriano, BEUMo ASMo = Archivio di Stato, Modena BAMi = Biblioteca Ambrosiana, Milano BAV = Biblioteca Apostolica Vaticana 5  Per archivi e biblioteche adottiamo le sigle del CMCEB (cfr. l’Indice delle abbreviazioni delle localizzazioni presso biblioteche e archivi, pp. 31-33). In calce a ogni lettera, la sigla del luogo di conservazione è preceduta dall’indicazione Orig. (Originale), Copia o Minuta.. ~  7 ~. copia concessa all’autore per uso esclusivo in ambito concorsuale - ogni riproduzione o distribuzione è vietata copy granted to the author exclusively for the purposes of competitive examinations - it’s forbidden to copy or distribute © Casa Editrice Leo S. Olschki, Firenze - © Leo S. Olschki Publisher, Florence, Italy. se; Matteo Al Kalak, Federico Barbierato, Herman H. Schwedt, per indicazioni di ricerca sulla storia del S. Offizio (sezione XXI); Jan W. Wos´, per informazioni storiche e bibliografiche sui membri delle dinastie regnanti polacche di inizio Settecento (sezione XXI); p. Gerardo Cioffari o.p., per le notizie sulla cosiddetta ‘manna di s. Nicola’ di cui alla sezione XXII; Giuseppe Modena, dell’Associazione Villa Sorra di Castelfranco Emilia, per notizie storico-genealogiche sulla famiglia Sorra accolte nell’introduzione alla sezione XXIII; Alfredo Buonopane, per la consulenza epigrafica; Massimiliano Bassetti, per quella paleografica; Gian Maria Varanini, per quella medievistica; Arnaldo Soldani e Giuseppe Antonelli, per quella storico-linguistica; Nadia Baltieri, Francesco Donadi, Stefano Pagliaroli, Stefano Quaglia, Andrea Rodighiero e Paolo Scattolin, per la resa di alcuni passi in greco; Renata Raccanelli, per l’interpretazione di alcuni versi latini; don Giuseppe Tuninetti, per dettagliate informazioni sulle cattedre di teologia dell’Università di Torino negli anni Trenta del Settecento; Paola Vismara, per notizie bibliografiche sulla polemica antigiansenistica; Paolo Ulvioni, per alcune informazioni sul carteggio Maffei-Muratori; Paolo Tieto, per ricerche nella bibliografia locale relative al Vincenzo Maggi della sezione XVII; Fabio Forner, per vari riscontri e notizie sulle opere edite e inedite di Pio II Piccolomini, nonché per la costante assistenza nel reperimento di materiale bibliografico nelle biblioteche milanesi; la Segreteria del Magazzeno Storico Verbanese, per informazioni sulla dimora dei Borromeo all’Isola Bella utili alla premessa alla sezione XIV; Maria Pia Paoli, per la trascrizione della lettera di Prospero Lambertini a Muratori del 16 luglio 1736 utilizzata nell’introduzione alla sezione III; Valentina Gallo e soprattutto Giovanni Catalani, per l’assistenza nell’approntamento dell’Indice dei nomi e delle opere; Gian Paolo Marchi, per una prima, attenta revisione del lavoro; i colleghi tutti del C.R.E.S., per il contributo costante di attenzione e collaborazione..

(9) ~   8  ~. copia concessa all’autore per uso esclusivo in ambito concorsuale - ogni riproduzione o distribuzione è vietata copy granted to the author exclusively for the purposes of competitive examinations - it’s forbidden to copy or distribute © Casa Editrice Leo S. Olschki, Firenze - © Leo S. Olschki Publisher, Florence, Italy. BCAPRe = Biblioteca Comunale Antonio Panizzi, Reggio Emilia BCapVr = Biblioteca Capitolare, Verona BCFaenza = Biblioteca Comunale, Faenza (Ravenna) BCVJUd = Biblioteca Civica Vincenzo Joppi, Udine BCVr = Biblioteca Civica, Verona BEUMo = Biblioteca Estense Universitaria, Modena BLOxford = Bodleian Library, Oxford BNCFi = Biblioteca Nazionale Centrale, Firenze BNFParis = Bibliothèque Nationale de France, Paris BNMVe = Biblioteca Nazionale Marciana, Venezia BPPr = Biblioteca Palatina, Parma BSVPd = Biblioteca del Seminario Vescovile, Padova BUPi = Biblioteca Universitaria, Pisa CMCEB = Carteggio muratoriano: corrispondenti e bibliografia, a cura di F. Missere Fontana - R. Turricchia, coordinamento e introduzione di F. Marri, Bologna, Editrice Compositori, 2008 DBI = Dizionario biografico degli Italiani, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana G. Treccani, 1960-… EIS = C. Viola, Epistolari italiani del Settecento. Repertorio bibliografico, Verona, Fiorini, 2004 EISPS = C. Viola, Epistolari italiani del Settecento. Repertorio bibliografico. Primo supplemento, Verona, Fiorini, 2008 EISSS = C. Viola, Epistolari italiani del Settecento. Repertorio bibliografico. Secondo supplemento, con la collaborazione di V. Gallo, Verona, QuiEdit, 2015 Epist. = L. A. Muratori, Epistolario, a cura di M. Càmpori, Modena, Società Tipografica Modenese, 1901-1922, 14 voll. Falco-Forti = L. A. Muratori, Opere, a cura di G. Falco - F. Forti, Milano-Napoli, Ricciardi, 1964, 2 tt. GDLI = S. Battaglia, Grande dizionario della lingua italiana, dir. G. Bárberi Squarotti, Torino, Utet, 1989[19611]-2002, 21 voll. LECMIC = Lettere e carte Magliabechi. Inventario cronologico, a cura di M. Doni Garfagnini, Roma, Istituto storico italiano per l’età moderna e contemporanea, 1988 LECR = Lettere e carte Magliabechi. Regesto, a cura di M. Doni Garfagnini, Roma, Istituto storico italiano per l’età moderna e contemporanea, 1981, 2 voll. NECM = Norme per l’edizione del carteggio muratoriano, a cura di F. Marri, Modena, Aedes Muratoriana, 1989 NTVI = L. A. Muratori, Novus thesaurus veterum inscriptionum, Mediolani, ex aedibus Palatinis, 1739-1742, 4 voll. ÖNBWien = Österreichische Nationalbibliothek, Wien RIS = L. A. Muratori, Rerum Italicarum Scriptores, Mediolani, ex typographia Societatis Palatinae, 1723-1751, 25 tt. in 28 voll..

(10) I. L’Archivio Muratoriano della Biblioteca Estense di Modena 1 conserva due sole lettere a Muratori di Jean Mabillon (1637-1707), il celebre benedettino della Congregazione di S. Mauro, «Galilée de l’histoire savante».2 Nella prima, ringraziando Muratori per l’invio del primo tomo degli Anecdota Latina,3 il maurino rievoca i favori che lui stesso e il compianto confratello Michel Germain 4 avrebbero ricevuto da Muratori a Milano («Mediolani olim»). Risulta peraltro un solo iter eruditum in Italia di Mabillon e Germain; e questo si svolse nel biennio 1685-1686, con due tappe a Milano: la prima, più lunga, all’andata, dal 23 aprile al 12 maggio 1685; l’altra, più breve, e intervallata da escursioni a Monza e ad Arona, sulla strada del ritorno, tra il 29 maggio e il 4 giugno dell’anno successivo.5 Tuttavia a quell’altezza Muratori era appena tredicenne (proprio nel 1685 si era trasferito da Vignola a Modena per iniziarvi gli studi di grammatica e lettere umane presso i Gesuiti): 1 . Filza 85, fasc. 14. B. Barret-Kriegel, Jean Mabillon, Paris, Presses Universitaires de France, 1988, p. 9. Nato a Saint-Pierremont presso Reims, nelle Ardenne, nel 1664, dopo la professione monastica (1654) e l’ordinazione presbiterale (1660), fu chiamato dall’abbazia di Saint-Denis a quella di Saint-Germain-des-Prés, quartier generale dei lavori della congregazione maurina, dove rimase fino alla morte, per dirigervi l’impresa degli Acta sanctorum ordinis sancti Benedicti. Editore degli opera omnia di s. Bernardo (1667), di Pietro di Celle (1671) e di s. Agostino (1700), Mabillon resta celebre per i De re diplomatica libri VI (1681, completati nel 1704 da un Supplementum), opera fondativa della diplomatica, originata dagli attacchi del bollandista Daniel van Papenbroek. Notevoli anche il Traité des études monastiques (1691), replica polemica al De la sainteté et des devoir de la vie monastique (1687) del trappista abbé de Rancé, e l’epistola pseudonima De cultu sanctorum ignotorum (1698). Compì fruttuosi itinera erudita in archivi e biblioteche di Fiandra, Francia, Germania, Svizzera, Normandia, Italia (Museum Italicum, 1687, 2 voll.). Cospicua la bibliografia su di lui. Oltre alla citata biografia della Barret-Kriegel, e a quelle datate ma ormai classiche di dom Thierry Ruinart (Abrégé de la vie de dom Jean Mabillon, Paris, la veuve François Muguet et Charles Robustel, 1709), Émile Chavin de Malan (Les gloires de la France. Histoire de dom Mabillon et de la Congrégation de Saint-Maur, Paris, Debécourt, 1843), Henri Jadart (Dom Jean Mabillon (1632-1707), étude suivie de documents inédits sur sa vie, ses œuvres, sa mémoire, Reims, Deligne et Renart, 1879), Emmanuel de Broglie (Mabillon et la société de l’abbaye de Saint-Germain-des-Prés à la fin du dix-septième siècle (1664-1707), Paris, Plon, 1888, 2 voll.), Henri Leclerq (Dom Mabillon, Paris, Letouzey et Ané, 1953-1957, 2 voll.) e a vari contributi apparsi nella «Revue Mabillon» e altrove, si veda ora, anche per ulteriore bibliografia, almeno la collettanea Érudition et commerce épistolaire. Jean Mabillon et la tradition monastique, Études réunis par D.-O. Hurel, Paris, Vrin, 2003 (ivi, sui rapporti di discepolanza ideale di Muratori rispetto a Mabillon, cfr. P. Vismara, Muratori alla «scuola mabillona»: dalle Riflessioni sopra il buon gusto agli Annali d’Italia, pp. 133-152, che aggiorna il fondamentale A. Momigliano, Mabillon’s Italian Disciples [1958], in Id., Terzo contributo alla storia degli studi classici e del mondo antico, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1966, 2 voll., I, pp. 135-152). Una ricca antologia di opere mabilloniane è in Dom Mabillon, Œuvres choisies, précédées d’une biographie par dom H. Leclerq, édition établie par D.-O. Hurel, Paris, Laffont, 2007. 3  Mabillon lo ricevette, con lettera accompagnatoria di Muratori, tramite un libraio e stampatore lionese ben noto ad Antonio Magliabechi (cfr. A. Fratta, L’attività degli editori Anisson di Lione nel carteggio con Antonio Magliabechi (1669-1708), «Sociologia della letteratura», III, 1979, pp. 115-129): Jacques Anisson, già compagno di Mabillon durante il viaggio in Italia, che Muratori aveva incaricato della diffusione delle proprie opere in Francia; il tipografo accusava ricevuta del tomo degli Anecdota da inviare a Mabillon il 14 ottobre 1697 (cfr. L. A. Muratori, Carteggi con Amenta … Azzi, a cura di M. G. Di Campli - C. Forlani, Firenze, Olschki, 1995, pp. 125-126). Due primi tomi di Anecdota Latina uscirono a distanza di un anno dai torchi milanesi di Giuseppe Malatesta, rispettivamente nel 1697 e nel 1698. I tt. iii e iv, invece, videro la luce congiuntamente, nel 1713, per i tipi del Seminario di Padova. 4  Il Germain, estensore del l. IV del De re diplomatica e autore di un Monasticum Gallicanum, era morto nel 1694. Sul sodalizio Mabillon-Germain cfr. Barret-Kriegel, Jean Mabillon, pp. 39-40 e passim. 5 Dettagliato resoconto delle due tappe milanesi in Museum Italicum seu collectio veterum scriptorum ex bibliothecis Italicis, eruta a d. Johanne Mabillon et d. Michaele Germain presbyteris et monachis Benedictinae Cong. S. Mauri, t. I, pt. I, pp. 10-21 (Mediolanum) e pp. 208-213 (Mediolanum secundo). 2 . ~  9 ~. copia concessa all’autore per uso esclusivo in ambito concorsuale - ogni riproduzione o distribuzione è vietata copy granted to the author exclusively for the purposes of competitive examinations - it’s forbidden to copy or distribute © Casa Editrice Leo S. Olschki, Firenze - © Leo S. Olschki Publisher, Florence, Italy. JEAN MABILLON.

(11) 6  Cfr. L. Vischi, Come Lodovico Antonio Muratori fosse chiamato dottore alla Ambrosiana di Milano, «Atti e memorie delle RR. Deputazioni di Storia Patria per le provincie modenesi e parmensi», s. III, vol. IV, pt. II, 1887, pp. 411-425. 7 Nel Museum Italicum, i due maurini ricordano, tra le conoscenze fatte a Milano, i nomi di Pier Paolo Bosca, Nicola Rubino, Andrea e Giovanni Pusterla, Francesco Settala, Mezzabarba, Puricelli, i canonici Antonio Reina e Andrea «Raudius», i gesuiti Moneglia e Cardano, il somasco Girolamo Giuseppe Semenzi e un abate Serta. 8  Sul bibliotecario di Colbert e canonista al Collège Royal Étienne Baluze (1630-1718), uno dei più grandi antiquari francesi del tempo – suoi i Regum Francorum capitularia (1677), gli Epistolarum Innocentii papae III libri XI (1682, 2 voll.), la Nova collectio Conciliorum (1683), i Miscellanea (1678-1715, 7 voll.) –, ancora utile M. Deloche, Étienne Baluze, sa vie et ses œuvres, Paris, Didron, 1856. Fra Mabillon e Baluze correvano rapporti di sodalità: con il confratello Thierry Ruinart (altro corrispondente muratoriano: cfr. CMCEB, p. 156, n° 1677), Mabillon intervenne a fianco dell’amico nella questione della genealogia della casa d’Auvergne (É. Baluze, Histoire généalogique de la maison d’Auvergne, 1708, 2 voll.), che costò l’esilio all’erudito di Tulle, sostenendo, a dispetto di Luigi XIV, l’autenticità dei documenti comprovanti la discendenza in linea retta del card. di Bouillon, patrono del Baluze, dai duchi di Guyenne, conti d’Auvergne. Sulla questione e sui rapporti Baluze-Mabillon, cfr. C. Loriquet, Le cardinal de Bouillon, Baluze, Mabillon et Théodore Ruinart dans l’affaire de l’histoire générale de la maison d’Auvergne, Reims, Dubois, 1870. Non risultano, invece, rapporti epistolari tra Baluze e Muratori. 9  Che, se ho ben visto, non è inclusa nella raccolta ottocentesca del Pasquin, alias Valéry. Vi si trova invece la prima, con due minime varianti («dominus» pro «domnus»; «En» pro «Erit») e priva del post-scriptum (da «Amantissimos» a «saluto»): cfr. M. Valéry [A.-C. Pasquin], Correspondance inédite de Mabillon et de Montfaucon avec l’Italie, Paris, Labitte, 1846, 3 voll., III, pp. 25-26, lett. n° cccxii. Avverto infine di aver corretto in «bile ac felle» il «bile refelle» del manoscritto, che evidentemente non dà senso, ritenendo il «refelle» lapsus calami indotto dall’appena successivo «refertis»; e di aver sciolto in «monachorum Benedictinorum», anziché nel pur plausibile «monachus Benedictinus», la sigla «MB» presente accanto al nome di Mabillon nell’intestazione della seconda lettera. 10 Da Roma, con lettera del 4 luglio 1699, Montfaucon ne preannuncia l’invio a Muratori tramite gli abati Phélippeaux († 1708) e Bossuet (1664-1743), nipote omonimo del celebre vescovo di Meaux Jacques-Bénigne, diretti a Milano: cfr. Valéry, Correspondance inédite, III, n° cccxxxi, pp. 66-68 (e cfr. l’analoga lettre cccxxx di Montfaucon a Bacchini, ivi, pp. 64-66). Sullo sconcertante nipote di Bossuet, allora abbé de Savigny (dal 1691), poi di Saint-Lucien de Beauvais (1704) e infine vescovo di Troyes (fino al 1742), cfr. A. Réaume, Histoire de Jacques-Bénigne Bossuet et des ses œuvres… Tome troisième, concernant la vie de Bossuet dépuis 1692, jusqu’à sa mort, en 1704, Paris, Louis Vivès, 1869, l. X, chap. X (L’abbé Phélippeaux et l’abbé Bossuet, correspondants de l’évêque de Meaux), pp. 207-214. 11  Sull’edizione maurina delle opere di Agostino cfr. Troisième centenaire de l’édition mauriste de Saint Augustin. Communications présentées au colloque des 19 et 20 avril 1990, Paris, Institut d’études augustiniennes - Institut catholique, 1990 e P. Gasnault, En marge de l’édition mauriste des œuvres de saint Augustin. Lettres de dom Jean Durand à dom Thomas Blampin, «Revue bénédictine», CII, 1992, pp. 348-371 (ora anche in L’érudition mauriste à Saint-Germain-des-Prés, Paris, Institut d’études augustiniennes, 1999, pp. 159-182). Le mabilloniane Vindiciae editionis Sancti Augustini uscirono a Roma nel 1699. 12  «J’attendray cette grâce de vostre bonté plutot à la consideration du r.p. Mabillon qu’à la mienne»: BEUMo, AM, 84.12; ma, come risulta dalla lettera, Bellotte non poté incontrare Muratori né consegnargli di persona il plico.. ~   10  ~. copia concessa all’autore per uso esclusivo in ambito concorsuale - ogni riproduzione o distribuzione è vietata copy granted to the author exclusively for the purposes of competitive examinations - it’s forbidden to copy or distribute © Casa Editrice Leo S. Olschki, Firenze - © Leo S. Olschki Publisher, Florence, Italy. impossibile dunque che Mabillon e Germain avessero potuto conoscerlo e apprezzarne l’«humanitas», come dice la lettera; per di più all’Ambrosiana di Milano, dove Muratori approda soltanto il 1 febbraio 1695.6 Né d’altra parte risulta un successivo viaggio in Italia dei due maurini negli anni 1695-1700, quando effettivamente Muratori fu dottore all’Ambrosiana. È forse ipotizzabile, allora, un lapsus memoriae di Mabillon, che potrebbe aver esteso retrospettivamente il ruolo di dottore all’Ambrosiana, ricoperto allora – in quel 1698 in cui gli scriveva – dal corrispondente, confondendolo con qualcun altro dei dottori da lui conosciuti alla biblioteca milanese più di un decennio prima.7 Degna di rilievo, sempre in questa prima lettera del monaco francese, la notizia che anche Baluze stesse leggendo il tomo degli Anecdota e facesse gran conto delle considerazioni muratoriane («Baluzius, qui plurimi observationes tuas facit»).8 Sempre degli Anecdota discute la seconda lettera: 9 Mabillon vi accusa ricevuta del successivo tomo dell’opera. Non ha di che contraccambiare, ma avrà certo ricevuto da Montfaucon, allora a Roma, le Vindiciae in difesa dell’edizione maurina di s. Agostino: 10 non si è ancor sopita «haec altercatio», cui, auspica Mabillon, porrà fine presto un pronunciamento della S. Sede.11 L’ultimo paragrafo accompagna il recapito a Muratori di un non meglio identificato «fasciculum» da parte di un canonico di Laon («canonicus ecclesiae Laudunensis») diretto a Roma per il giubileo del 1700, che Muratori, prega Mabillon, vorrà guidare nella visita dell’insigne Biblioteca Ambrosiana: si tratta di Nicolas Bellotte, che in una sua lettera del 19 settembre 1699 si rivolge appunto a Muratori facendo il nome di Mabillon.12.

(12) Il 20.IX.1699 Muratori lo presenterà a Giusto Fontanini per la tappa romana del suo iter Italicum: cfr. Epist., II, p. 408, n° 357. Su questo Bellotte († 1744), da non confondersi con il più anziano decano del capitolo laudunense Antoine Bellotte, l’autore dei Ritus ecclesiae Laudunensis redivivi (Parisiis, apud Carolum Savreux, 1662, 2 voll.), cfr. la voce inclusa nella Table raisonnée et alphabetique des Nouvelles écclesiastiques depuis 1728 jusqu’en 1760 inclusivement, s.l., s.e., 1767, pt. I, p. 56. 13  Tre sue lettere in BEUMo, AM, 84.64. Cfr. CMCEB, pp. 108-109, n° 986. Una biografia di dom Guenié (o Guesnié, 1647-1722), collaboratore all’edizione di Agostino, è nel tuttora utile P. Tassin, Histoire littéraire de la Congrégation de Saint-Maur… où l’on trouve la vie & le travaux des auteurs qu’elle a produits… jusqu’à présent…, Bruxelles-Paris, Humblot, 1770, pp. 428-429. 14 Così CMCEB, p. 118, n° 1110, che parla di «una lett. di Claude Guenié a Mabillon (1698, c. 3)». 15  Per la precisione dal 3, provenienti da Genova, fino al 23 luglio: «Vigesima octava Genuam advenimus, […] atque tertia Julii venimus Mediolanum» e «Vigesima-tertia Julii Placentiam» (B. de Montfaucon, Diarium Italicum, sive monumentorum veterum, bibliothecarum, musaeorum &c. Notitiae singulares in itinerario Italico collectae. Additis schematibus ac figuris, Parisiis, apud Joannem Anisson, 1702, cap. I, p. 10, e cap. III, p. 30; e vale la pena, qui, di riportare l’attacco del cap. II, dedicato alla visita all’Ambrosiana: «Insequente die Ambrosianam Bibliothecam adimus & Cl. V. Antonium Muratorium, ex praecipuis custodibus alterum, quicum mihi epistolaris familitaritas & necessitudo intercedebat, amplexamur. Is omnes semper posthabuit res ut inserviret nostris studiis: & quod maxime cordi erat, liberam visendorum codicum copiam fecit», ibid.). 16  «Decima-sexta Septembris anno 1698 Romam adventamus»: ivi, p. 103. Verso il 13 di agosto i due maurini dimoravano a Venezia, dov’erano giunti il 4 (cfr. ivi, p. 37). E da una lettera a Magliabechi scritta in Modena da Montfaucon il 29.VII.1698, risulta che questi e il suo compagno Brioys si trovavano a quella data «en la compagnie du P. Bacchini», reduci da Milano, dove avevano potuto «en toute liberté» trascrivere e collazionare «plusieurs bonnes pièces non imprimées» «par les bontés de M. Muratori, l’un des bibliothécaires» (Valéry [Pasquin], Correspondance inédite de Mabillon et de Montfaucon avec l’Italie, III, pp. 23-25, lett. n° cccxi, a p. 24). Cfr. anche, ora, B. de Montfaucon, Voyage en Italie – Diarium Italicum: un journal en miettes, éd. A. Galliano, Genève, Slatkine, 1987, pp. 41-42. 17  I tt. V-XVI dei Mémoires pour servir à l’histoire ecclésiastique des six premiers siècles (t. I: 1693) apparvero postumi tra il 1698 e il 1712 a cura del p. Tronchay, che vi aggiunse la fondamentale Idée de la vie et de l’esprit de M. Le Nain de Tillemont. Tillemont, iniziatore della moderna storiografia dell’Impero romano e della Chiesa antica, era morto il 10 gennaio 1698. Noto il suo legame con i Maurini: il l. XIII dei Mémoires di Tillemont contiene ad es. il testo originale della biografia di s. Agostino pubblicata in latino dai Maurini nella loro celebre edizione delle opere del vescovo di Ippona. Cfr. il classico contributo di A. Momigliano, La formazione della moderna storiografia sull’Impero romano [1936], in Id., Contributo alla storia degli studi classici, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1955, pp. 107-164. 18  Il riferimento è a un libello epistolare attribuito al gesuita francese Gabriel Daniel.. ~  11 ~. copia concessa all’autore per uso esclusivo in ambito concorsuale - ogni riproduzione o distribuzione è vietata copy granted to the author exclusively for the purposes of competitive examinations - it’s forbidden to copy or distribute © Casa Editrice Leo S. Olschki, Firenze - © Leo S. Olschki Publisher, Florence, Italy. Lo stesso fascicolo che, alla Biblioteca Estense, conserva queste lettere di Mabillon contiene altri due documenti. Il primo è una missiva di dom Claude Guenié, bibliotecario del monastero parigino di Saint-Germain-des-Prés e lui pure corrispondente di Muratori: 13 non però indirizzata a Mabillon,14 bensì a Muratori stesso, come si evince, tra l’altro, sia dalla menzione degli Anecdota come opera del destinatario («tuis lucubrationibus»), sia dal ringraziamento, che Guenié rivolge ancora al destinatario, per l’accoglienza fatta – a Milano, evidentemente – ai suoi confratelli in viaggio in Italia, e allora diretti alla volta di Roma («Litteras accepi a sodalibus meis qui Romam proficiscuntur, quibus nuntiant quam humaniter a te […], quam officiose accepti sint»). Considerata la data della lettera (13 agosto 1698), il riferimento è senza dubbio all’iter Italicum (1698-1701) di Bernard de Montfaucon e Paul Brioys, che furono appunto a Milano nel luglio del 1698,15 donde, per la via di Piacenza, Parma, Modena, Mantova, Ferrara, Venezia, Padova, Ravenna, Ancona e Loreto, giunsero a Roma il 16 settembre.16 Si può pensare che l’affinità di contenuto abbia indotto Muratori ad accludere la lettera di Guenié alle altre di Mabillon: vi si parla infatti dello smercio degli Anecdota in Francia, per il quale Guenié esorta Muratori a mandare subito 50 copie dell’opera al libraio parigino Pierre De Batz (per i cui tipi, proprio in quell’anno, doveva uscire il De cultu sanctorum ignotorum, ossia l’epistola pseudonima di Mabillon critica verso gli abusi nel culto delle reliquie tratte dalle catacombe). Muratori riferisce con evidente soddisfazione questo e altri particolari – dalla notizia relativa al Tillemont e ai suoi Mémoires pour servir à l’histoire écclesiastique 17 agli sviluppi della mai sopita disputa de auxiliis 18 – scrivendo da Milano a Magliabechi il 10 settembre 1698, in un passaggio che conforta ulteriormente e inequivocabilmente la destinazione a Muratori della missiva di Guenié:.

(13) Il secondo documento è un foglio di pugno del Muratori, su cui altra mano ha annotato – a matita, in alto a destra – un «Mabillon». Vergato sul verso della sovracoperta di una lettera ricevuta da Muratori (sul recto vi si legge infatti questo indirizzo: «All’Ill. mo Sig.r Sig.r Pron. Col.mo / Il Sig.r Prep.to Muratori Bibliotec.° / di S.A.S. di Modena / Fiorano»), non si tratta, come potrebbe parere,20 di una lettera di Muratori a Mabillon (o semmai del brano centrale di una sua lettera, mancando sia l’intestazione sia il congedo e la sottoscrizione), ma di un passo trascritto dai Vetera analecta dell’erudito maurino: 21 Muratori lo riporterà in extenso, con forte rilievo, nella Conclusione degli Annali d’Italia (1749), a giustificazione e difesa del proprio metodo di storico «disappassionato» dalle accuse dell’abate pistoiese Gaetano Cenni, il quale aveva tacciato gli Annali d’opera «fatale al principato pontificio».22 Ecco l’intero passo, che negli Annali Muratori presenta come «una breve apologia» stesa da Mabillon per difendersi dalle critiche mossegli da «alcuni a cagion della veracità da lui parimente praticata nel compilare l’insigne opera degli Annali benedettini»: 23 Auctor Vitae P. Johannis Mabillonii haec ex eius Apologia manuscripta eiusdem refert. Ut aequitatis amor prima iudicis dos est, sic et rerum anteactarum sincera et accurata investigatio historici munus esse debet. Iudex persona publica est ad suum cuique tribuendum constituta; eius iudicio stant omnes in rebus, de quibus fert sententiam. Maximi proinde criminis reum se facit, si pro virili sua parte ius suum unicuique non reddat. Idem historici munus est, qui et ipse persona publica est, cuius fidei committitur examen rerum ab antiquis gestarum. Quum enim omnibus non liceat eas per se investigare, sententiam eius sequuntur plerique, quos proinde fallit, nisi aequam ferre conetur. Nec satis est tamen verum amet et investiget, nisi is insit animi candor, quo ingenue et aperte dicat, quod verum esse novit. Mentiri si Christianis omnibus, a fortiori religiosam vitam professis nulla umquam ratione licet, longe minus quum mendacium exitiale et perniciosum multis evadit. Fieri vero non potest, quin historici mendacia vertant in perniciem multorum, qui verbis eius fidem adhibendo decipiuntur, dum errorem pro veritate amplectuntur. Non levis proinde eius culpa est, quae tot alias secum trahit. Debet ergo, si candidus sit, procul studio partium certa ut certa, falsa ut falsa, dubia ut dubia tradere, neque dissimulare, quae utrique parti favere aut adversari possint.24. 19 . Cfr. qui infra, sez. XX, n° 103, p. 362. CMCEB, p. 118, n° 1110. 21 Cfr. Vetera analecta… Cum Itinere Germanico, adnotationibus & aliquot disquisitionibus R.P.D. Joannis Mabillon… Nova editio, cui accessere Mabillonii Vita & aliquot opuscula…, Parisiis, Montalant, 1723, lungo la Vita Joannis Mabillonii, anonima ma probabilmente del curatore, Louis-François-Joseph de la Barre, pp. 1-43: 8-9. 22  Nel 1746-1747 (e poi ancora nel 1750), in una serie di recensioni ai vari tomi degli Annali muratoriani pubblicate nelle «Novelle letterarie oltramontane» di Roma, il Cenni (1698-1762) si era fatto apologeta della S. Sede e dei suoi «diritti», a suo dire ingiustamente maltrattati dalla storiografia secolarizzata del modenese. Per una sintesi della polemica, cfr. DBI, XXIII, 1979, pp. 551-554 (voce di M. Caffiero). 23 L. A. Muratori, Conclusione, in Id., Annali d’Italia dal principio dell’era volgare sino all’anno 1750, che cito dalla sedicente «quinta edizione veneta», vol. VII, Venezia, Antonelli, 1846, coll. 713-724: 721-724 (ma cfr. anche Falco-Forti, I**, p. 1500). Riportato il passo di Mabillon, così Muratori chiosa e conclude: «Questi, e non l’anonimo giornalista, sono stati a me e saranno anche ad altri i veri maestri per tessere una storia che non paia indegna della pubblica luce» (ibid.). 24  Il secondo proinde («quos proinde fallit») corregge un evidente lapsus calami del ms. (prinde). Riporto qui di seguito le varianti rispetto ai citt. Vetera analecta del 1723: Quum : Cum; verum amet : verum ut amem; a fortiori : multo magis; longe minus : longeque minus; quum mendacium exitiale et perniciosum multis evadit : cum mendacium mul20 Così. ~   12  ~. copia concessa all’autore per uso esclusivo in ambito concorsuale - ogni riproduzione o distribuzione è vietata copy granted to the author exclusively for the purposes of competitive examinations - it’s forbidden to copy or distribute © Casa Editrice Leo S. Olschki, Firenze - © Leo S. Olschki Publisher, Florence, Italy. Invierò in breve in Parigi cinquanta copie del primo tometto e cinquanta ancora del secondo chiestemi dal dottissimo p. Guenié, bibliotecario de’ padri benedettini della congregazione di S. Mauro in quella città. Veggio con mio particolar piacere che si cominciano a verificare le amorevoli profezie da lei fattemi. Scrivemi quel buon padre essere già uscito in luce il quinto tomo della Storia ecclesiastica di mons. de Tillemont (poco fa morto) in cui si contiene la persecuzione di Diocleziano. È ancor venuta in pubblico una lettera di un padre gesuita che vuol distornare un certo abate dal comporre la storia de auxiliis con pretendere che molti monumenti spettanti a quest’affare siano falsi e supposti. Ho pur lettere dal p. Mabillon piene d’ogni finezza.19.

(14) Non sono emerse lettere muratoriane a Mabillon, che pure dovettero esser state scritte e inviate: non è infatti destinata al maurino, ma all’altrettanto celebre confratello suo Bernard de Montfaucon quella conservata alla Bibliothèque Nationale de Paris e citata nel CMCEB alla scheda relativa a Mabillon.25 1 m a b i l l o n. Clarissimo et eruditissimo viro d. Ludovico Antonio Muratorio Bibliothecae Ambrosianae custodi f. Johannes Mabillon S.P.D. Ante paucos dies ab Anissonio accepi ex munificientia tua, vir clarissime, exemplar tomi primi Anecdotorum, quae nuper magno rei litterariae commodo emisisti in lucem; qua de re gratias tibi debeo quam maximas tum nomine rei publicae, cuius utilitates meis accenseo, tum ob singularem istam gratiam, qua me in paucis dignatus es, tam liberaliter mihi submittendo exemplar istud, quod plane gratuitum est benevolentiae in me tuae testimonium. Haerebit animo meo in aeternum tam singularis favor, non mediocre istius humanitatis indicium, quam Mediolani olim ego sociusque meus domnus Michael Germanus, cuius mortem lugere non desino, coram degustavimus. Erit forte aliquando, cum se se offeret aliqua occasio qualemcumque benevolentiae tuae rependendi vicem. Interim, vir eruditissime, tibi persuadeas velim, nihil mihi ex te gratius ac iucundius posse accidere, quam si mihi quam primum hanc occasionem ipse obtuleris. Ubi compactum fuerit exemplar istud tuorum Anecdotorum, illud accurate, Deo dante, perlegam. Iam istud pervolvit d. Baluzius, qui plurimi observationes tuas facit. Vale, vir clarissime, et operam tuam rei publicae litterariae navare perge, meque tui studiosissimum amare. Iterum vale. Parisiis, prid. Id. Aug. 1698. P.S. Amantissimos consodales tuos ex animo colo et saluto. Orig. BEUMo 2 m a b i l l o n. Parigi, 6 agosto 1699. Eruditissimo et clarissimo viro Ludovico Antonio Muratorio Bibliothecae Ambrosianae custodi f. Johannes Mabillon monachorum Benedictinorum S.P.D. Novis in dies beneficiis tuis vetera cumulas, vir clarissime, cum me eruditarum tuarum lucubrationum tam liberaliter facis participem. Id nimirum probat tomus posterior tuorum Anecdotorum, cuius exemplar tuo nomine ex nostro Gueniaeo accepi; quo de munere, sane mihi perquam pretioso, gratias tibi ago immortales. Utinam aliquid modo tibi, vir eruditissime, mutuae vicis repensare possem! Sed nihil mihi occurrit in tis exitiale est ac perniciosum; adhibendo : adhibentes; culpa est, quae tot alias secum trahit : culpa fuerit, qui tot alios secum in errorem trahit; procul studio partium : procul ab omni studio partium; possint : possunt. 25  CMCEB, p. 118, n° 1110, con riferimento a BNFParis, Ms. fr. 17680, cc. 289-290. La lettera avrà luogo nel vol. 30 di questa Edizione Nazionale, Moneta … Mygind.. ~  13 ~. copia concessa all’autore per uso esclusivo in ambito concorsuale - ogni riproduzione o distribuzione è vietata copy granted to the author exclusively for the purposes of competitive examinations - it’s forbidden to copy or distribute © Casa Editrice Leo S. Olschki, Firenze - © Leo S. Olschki Publisher, Florence, Italy. Parigi, 12 agosto 1698.

(15) Orig. BEUMo. ~   14  ~. copia concessa all’autore per uso esclusivo in ambito concorsuale - ogni riproduzione o distribuzione è vietata copy granted to the author exclusively for the purposes of competitive examinations - it’s forbidden to copy or distribute © Casa Editrice Leo S. Olschki, Firenze - © Leo S. Olschki Publisher, Florence, Italy. praesens. Tuo gustu dignum nam Vindicias editionis sancti Augustini Roma ad te perlatas fuisse dubitare me non sinit ardens erga te studium nostri Bernardi De Montfaucon, qui hunc libellum procudit. Necdum tamen sopita est haec altercatio, quam novis subinde libellis bile ac felle refertis adversarii nostri instaurant. At speramus finem brevi imposituri esse eiusmodi rixis decretorio iudicio Romanae sedis, quae sola potest his seditionibus modum imponere. Sed de his satis. Tui tibi hunc fasciculum redditurus est canonicus ecclesiae Laudunensis, vir splendore generis et probitate insignis, Romam voti causa isto Iubilei anno proficiscetur. Hunc quaeso, ut soles pro innata tua humanitate, excipias, eique probes, me aliquem locum etsi indigne, in tua amicitia habere. Neque rem admodum gravem abs te peto: tantum ut ei commonstres insignem istam Bibliothecam Ambrosianam, quam utinam adhuc semel, sed te in primis, videre contingat. Sed haec vota sunt et mera quidem vota, quorum effectus neque huic aetati aut voto proposito nunc convenirent. Cura ut valeas, meque tui tuorumque sodalium observantissimum amare pergas. Iterum vale. Parisiis viii Id. Aug. 1699..

(16) II. Il carteggio residuo tra Muratori e il camaldolese Teofilo Macchetti si compone di 12 lettere, di cui due sole del primo (qui i ni 4 e 9).1 Stando però ai riferimenti interni alle missive del Macchetti, l’erudito modenese gli rispose almeno altre quattro volte.2 Inoltre, fu un’altra lettera oggi perduta di Muratori ad avviare la corrispondenza: lo si ricava dal riferimento presente nell’attacco della prima lettera conservata, del Macchetti, che di quella iniziale missiva muratoriana dichiara anche la data precisa (15 dicembre 1709).3 In origine, dunque, constando di 7 lettere (Muratori) a fronte di 10 (Macchetti), il carteggio non era così asimmetrico come si presenta oggi. Ristretto l’arco cronologico entro cui si dispone la corrispondenza: poco più di dieci mesi, dal 3 gennaio al 10 ottobre del 1710. Altrettanto circoscritti gli argomenti di cui vi si discute, visibilmente connessi a quelle ricerche muratoriane sulle origini degli Estensi i cui risultati confluirono dapprima in due dissertazioni, rispettivamente sugli ascendenti e sui discendenti di Alberto Azzo II d’Este,4 e successivamente nella prima parte delle Antichità estensi ed italiane.5 1  Gli originali autografi si conservano tra Modena, Firenze e Pisa. Le missive di Macchetti, che a quanto consta si pubblicano qui per la prima volta, giacciono parte all’ASMo, Arch. Segreto Estense, Cancelleria ducale, Arch. per materie, Letterati, L. A. Muratori, b. 46/4, fasc. 5 (sono, qui, i ni 1, 2, 3 e 7), parte alla BEUMo, AM, 70.24 (ni 5, 6, 8, 10, 11, 12). Di quelle muratoriane, la n° 4 si conserva alla BNCFi, Aut. Pal. VII, 13 (e non 39, come in CMCEB, n° 1112, p. 118), mentre la n° 9 è alla BUPi, Ms. 970; solo la prima è edita in Epist., III, n° 1028, pp. 1150-1152, ma con erronea indicazione del destinatario in Anton Francesco Marmi, benché come diretta a Macchetti la presentassero già Bonaini e Guasti, trascrivendone un breve passo in L. A. Muratori, Lettere inedite scritte a Toscani dal 1695 al 1749 raccolte e ordinate, a cura di F. Bonaini - F. L. Polidori - C. Guasti - C. Milanesi, Firenze, Le Monnier, 1854, p. 554n. Del resto l’Elenco generale dei corrispondenti di L. A. Muratori inserito dal Càmpori in Epist., XIV, pp. 70117074: 7050, registra, al n° 1306, un «Marchetti d. Teofilo» che va senz’altro identificato con il nostro, e di cui censisce 6 lettere a Muratori, a fronte di nessuna responsiva di quest’ultimo; nell’Indice generale dei nomi (ivi, pp. 59736044: 6013) il cognome ha invece la grafia corretta, «Macchetti T.». 2  Cfr. qui i ni 3, 7, 11 e 12, dai quali si evincono le date precise di queste lettere muratoriane disperse: rispettivamente 11 gennaio, 1 marzo, 29 agosto e 26 settembre 1710. 3  A questa sua lettera al Macchetti si riferisce Muratori stesso scrivendo a Guido Grandi il 29 dicembre 1709: «Ho bisogno d’alcune notizie erudite dal P.D. Teofilo Macchetti, ed io stesso mi presi l’ardire di scrivere a cotesto ottimo Religioso, e di esporgli il mio desiderio, non tanto perchè so esser egli un galantuomo onoratissimo, quanto perchè non chiedo se non cose oneste». Muratori prosegue dicendo a Grandi che, se ora si rivolge a lui, è perché «si degni di parlare in suo favore» al Macchetti e «d’impetrargli benigne e pronte risposte intorno a quello che […] gli ha significato», non ritenendo efficace la mediazione di un p. Venturini che, passato per Modena, si era dichiarato «amicissimo del d.° P.D. Teofilo» (Epist., III, n° 1019, p. 1143). Il Grandi (1671-1742), il noto matematico ed erudito d’origini cremonesi (e corrispondente di Muratori fin dal 1699: cfr. CMCEB, p. 106, n° 955), era allora abate dello stesso monastero pisano in cui viveva il Macchetti. Tra la carte Grandi della BUPi, Ms. 99, rispettivam. cc. 203r-212r e 53r-82v, si conservano 5 lettere di questi al Macchetti (30.XI.1694, 3.I.1695 e s.d.) e 14 responsive del più anziano confratello (29.X.1694-16.VIII.1709); già segnalate, queste ultime, da L. Ferrari, L’epistolario manoscritto del padre G. Grandi, «Archivio storico lombardo», s. IV, XXXIII, 1906, vol. 6, fasc. 11, pp. 214-245: 234; per lo più di argomento teorico-musicale, in particolare fisico-acustico, ma anche storico, sono tutte riprodotte nel sito http://www.internetculturale.it/opencms/opencms/it/collezioni/ collezione_0091.html. Tra i corrispondenti muratoriani censiti in CMCEB non figura invece alcun p. Venturini. 4  La seconda delle quali, datata 19 febbraio 1711, fu accolta in G. W. Leibniz, Scriptores rerum Brunsvicensium illustrationi inservientes, Hanoverae, sumtibus Nicolai Foersteri, 1707-1711, 3 tt., III (1711), pp. 1-12 (Epistola Ludov. Antonii Muratorii ad G. G. L. de posteris Azonis marchionis, praesertim Italis); poi anche in Corrispondenza tra L. A. Muratori e G. G. Leibniz conservata nella R. Biblioteca di Hannover ed in altri istituti e pubblicata da M. Campori, Modena, G. T. Vincenzi e nipoti, 1892, n° xxxvi, pp. 117-143, e in Epist., IV, n° 1127, pp. 1299-1318. Muratori propone a Leibniz le due dissertazioni il 25 dicembre 1710: cfr. ivi, n° 1105, pp. 1229-1230. Per il testo della prima, quella non stampata nella raccolta leibniziana, si vedano Corrispondenza tra L. A. Muratori e G. G. Leibniz, n° xxxiv, pp. 84-115, ed Epist., IV, n° 1121, pp. 1271-1292. 5 L. A. Muratori, Delle antichità estensi ed italiane, Modena, Stamperia Ducale, 1717-1740, 2 voll., I: Parte prima. ~  15 ~. copia concessa all’autore per uso esclusivo in ambito concorsuale - ogni riproduzione o distribuzione è vietata copy granted to the author exclusively for the purposes of competitive examinations - it’s forbidden to copy or distribute © Casa Editrice Leo S. Olschki, Firenze - © Leo S. Olschki Publisher, Florence, Italy. TEOFILO MACCHETTI.

(17) in cui si espone l’origine ed antichità della Casa d’Este, e la sua diramazione nella linea reale ed elettorale del regnante monarca della Gran Bretagna Giorgio I e de i duchi di Brunsuic e Luneburgo, e nella linea de’ marchesi d’Este, de i duchi di Ferrara, di Modena &c. E si rapportano i documenti e le pruove che occorrono. 6 Cfr. Corrispondenza tra L. A. Muratori e G. G. Leibniz, p. 1193 e passim. Ma per una compiuta ricostruzione delle ricerche genealogiche muratoriane e del loro intrecciarsi con quelle leibniziane, si veda il capitolo III, Le «Antichità estensi», di S. Bertelli, Erudizione e storia in Lodovico Antonio Muratori, Napoli, Istituto italiano per gli studi storici, 1960, pp. 175-258. 7  Cfr. F. Baggiani, Musicisti in Pisa. I maestri di cappella nella primaziale, «Bollettino storico pisano», LI, 1982, pp. 272-294: 284. 8  Nella n° 3 Macchetti comunica a Muratori un «albero» della discendenza di «Ugo re» avuto dal Margarini «hormai 35 anni sono». 9 Cfr. C. Della Rena, Della serie degli antichi duchi e marchesi di Toscana, Firenze, Successori di Niccolò Cocchini, 1690. Ivi, a p. 154, lo storico fiorentino (1615-1696) afferma di aver ricevuto dal Macchetti copia (o notizia) di un privilegio concesso alla Vangadizza dal marchese Ugo nel 961, ma di ritenerlo di altro marchese Ugo: «qua in re», commenta Guido Grandi, «Machettus noster se illi non plane assentiri posse fatetur» (G. Grandi, Dissertationes Camaldulenses, Lucae, typis Marescandoli, 1707, dissert. II, cap. VII, § VII, p. 82). La qualifica di «autore […] accurato», «diligente e sincero» è in Muratori, Delle antichità estensi ed italiane, I, rispettivam. pp. 77 e 207. 10 Cfr. M. De Poli, La “lettera e considerazione sopra la Badia della Vangadizza” del padre Teofilo Macchetti, «Wangadicia», I, 2002, pp. 107-118. 11  E cfr. anche, nella n° 3, gli accenni alle «occasioni di litigi». 12  Così il Canneti scriveva a Muratori fin dal 10 novembre 1709: «Ella mi scriva quali notizie brama, che io le proccurerò da un monaco vecchio [appunto il Macchetti], il quale per essere stato colà [scil. alla Vangadizza] molto tempo e avere avuta confidenza co i commendatari [dell’abbazia], ha soddisfatto all’erudita sua curiosità riportandone copiose notizie» (BEUMo, AM, 58.9, c. 4r-v). E l’11 dicembre: «godo consolare i di lei desideri con la certezza che vive con prospera vecchiaia nel monistero di S. Michele di Pisa il p.d. Teofilo Macchetti: ed egli appunto è quel. ~   16  ~. copia concessa all’autore per uso esclusivo in ambito concorsuale - ogni riproduzione o distribuzione è vietata copy granted to the author exclusively for the purposes of competitive examinations - it’s forbidden to copy or distribute © Casa Editrice Leo S. Olschki, Firenze - © Leo S. Olschki Publisher, Florence, Italy. Tanto Muratori, allora in prima linea nel bellum diplomaticum comacchiese, quanto Leibniz, impegnato fin dagli anni Ottanta del Seicento in parallele ricerche genealogiche sulla casa di Hannover, affermano ripetutamente, nelle loro lettere a ridosso del 1710, la necessità di ulteriori e più estese campagne di scavo negli archivi toscani.6 Ne avrebbe tratto vantaggio la difficile ricostruzione dei rami più alti dell’albero genealogico estense, a partire da quell’Ugo il Salico marchese di Tuscia (953/954-1001) che, come fratello di Wualdrata, risultava cognato di Alberto qui et Azo marchio, a sua volta supposto padre dell’omonimo Alberto Azzo II (996-1097), dai cui figli – Folco, signore d’Este, e Guelfo IV, duca di Baviera – diramarono rispettivamente la linea estense e la brunsvicense. Di questo e di altri punti più o meno controversi di genealogia e storia medievale discute il Macchetti nelle sue informatissime lettere. Il dotto camaldolese, che dal 1679 risiedeva in S. Michele in Borgo di Pisa, dove era «musicorum praefectus» della basilica primaziale dal 1681,7 era vissuto dal 1669 al 1675 alla Vangadizza, nel Polesine di Rovigo, e aveva compiuto ricerche archivistiche sulla storia di quell’antica badia, beneficata nel 1097 dal ricordato Ugo il Salico. A tal fine si era appositamente recato a Roma tra il 1675 al 1679, e aveva intrattenuto rapporti con eruditi come Cornelio Margarini, collettore a metà Seicento del Bullarium Casinense, da cui ricevette materiali genealogici,8 e Cosimo della Rena, storico «accurato», «diligente e sincero» degli antichi duchi e marchesi di Toscana, al quale, come poi a Muratori, ebbe a comunicare diverse notizie e documenti.9 Partendo dalla donazione ughiana, un suo scritto sulla Vangadizza svolge un’indagine storica sulle prerogative di quella badia, nell’intento di comporre le liti giuridico-ecclesiastiche in cui essa era da tempo implicata.10 A queste vertenze allude lo stesso Macchetti nelle lettere a Muratori («La mia prima applicazione fu ad altro diretta»: n° 1),11 presentando fin da subito il limite della documentazione storico-archivistica in suo possesso, della quale afferma di essere stato parzialmente privato (da non meglio precisate persone «che non amano la verità se non quando ella fa per essi»: ibid.), e conseguentemente dicendosi costretto a ricavare dai propri appunti le notizie richieste dal destinatario o addirittura a ripescarle dalla propria memoria. Precisamente a questi limiti si riferisce Muratori, così scrivendo il 5 febbraio 1710 a un altro camaldolese suo informatore, l’abate Pietro Canneti, primo intermediario tra il modenese e il Macchetti: 12 «Dal buon P.re Macchetti uomo d’ottima lega ho avuto quelle.

(18) monaco in Toscana, al quale accennai voler ricorrere per le consapute notizie, non essendoci in religione altri ch’esso capace di ben renderla servita. V.S. illustrissima ora comandi se io debbo esserle quale mezzano appresso il p. Macchetti, o pure se a dirittura vuol Ella seco trattare, o col p. Grandi lettore in quell’Università, che trovasi nell’istesso monistero» (ivi, c. 5r; e cfr. anche la successiva lettera del Canneti del 21 dicembre, ivi, c. 7r). Secondo il suggerimento del Canneti, Muratori dovette cointeressare anche Guido Grandi, se questi gli scrive, il 10 gennaio 1710 (1709 ab Inc.), di aver «parlato al p.d. Teofilo Macchetti per la spedizione di quelle notizie che brama V.S. illustrissima, e credo ne averà a quest’ora un ottimo riscontro da due lettere del medesimo in una della quali aveva già prevenuto li miei uffizii» (ivi, AM, 67.28.1, c. 3r), con riferimento ai ni 1 e 2 del Macchetti. 13  Epist., IV, n° 1029, p. 1153. Vero è però che, a quell’altezza, lo scambio epistolare col Macchetti era alle prime battute. 14  Cfr. il cap. VI delle Antichità estensi, I, pp. 33-40, che a pp. 35-40 tratta delle «marche di Milano e di Genova, probabilmente governate da gli antenati del marchese Azzo estense», ma non risale a documenti anteriori all’investitura conferita nel 1184 a «Obizzo suo nipote» dal Barbarossa, sia pure adducendo, per il periodo precedente, la testimonianza di «storici milanesi» come Landolfo Seniore e Galvano Fiamma (e cfr. anche infra, p. 163). 15 Cfr. Antichità estensi, I, cap. XXIII, pp. 223-224, dove Muratori ribadisce di non aver «bastante argomento per dargli luogo nell’albero de’ marchesi estensi», facendo problema la differenza di «nazione», salica per Amelrico e longobarda per gli Estensi, né di saper dire «che attacco di parentela avesse» il conte o marchese «Oberto con Amelrico», ma ipotizzando sulla base della donazione del 954, «da rapportarsi nella Seconda Parte», che la moglie di lui Franca, «Longobarda di nazione», fosse «della Casa d’Este». 16 Cfr. AIMA, II (1739), coll. 109-142: 133A-134D, Donatio Amelrici & Francae conjugum Ecclesiae Sanctae Mariae ad fluvium Athesim. Nemmeno qui Muratori menziona il Macchetti, che del resto era scomparso ormai da un quarto di secolo: ringrazia invece il canonico ferrarese Giuseppe Antenore Scalabrini (cfr. CMCEB, pp. 160-161, n° 1729), da cui dice di aver ricevuto – in anni successivi, dunque, dacché il carteggio con lo Scalabrini inizia nel 1726 – trascrizione integrale dell’atto (col. 134E). Cfr. ora I mille anni della Vangadizza. Inventario delle pergamene, a cura di C. Corrain - A. Righini, Padova, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, 1999, p. 32, scheda 1. 17  Si veda, su tutti, il giudizio della n° 4 sul Gamurrini, del resto condiviso anche da Macchetti (n° 5), e replicato da Muratori nelle Antichità estensi, p. 185. Addirittura mai citato, in quest’opera muratoriana, il Contelori.. ~  17 ~. copia concessa all’autore per uso esclusivo in ambito concorsuale - ogni riproduzione o distribuzione è vietata copy granted to the author exclusively for the purposes of competitive examinations - it’s forbidden to copy or distribute © Casa Editrice Leo S. Olschki, Firenze - © Leo S. Olschki Publisher, Florence, Italy. notizie, che egli sa a memoria, e son obbligato al buon genio di lui, benchè non m’abbia comunicato lume alcuno d’importanza».13 Macchetti inizia col riferire (n° 1), evidentemente su richiesta di Muratori, i due pezzi forti delle sue passate ricerche sulla Vangadizza, dei quali peraltro non possiede se non i «summarii»: l’«instrumento» di fondazione del monastero da parte di Almerigo (da lui datato al 953) e l’atto di donazione di Ugo il Salico (994); ma discute anche di Wualdrada e insiste, come più volte in seguito, sul titolo di dux Mediolani et Genuae attribuito a Ugo da una donazione del 998.14 Ad ulteriori notizie su Almerigo, a proposito del quale non ha «finora fondamento alcuno per attaccarlo alla casa d’Este», Muratori si mostra vivamente interessato nella lettera n° 4, notevole bilancio dei risultati certi a cui sono approdate, a quell’altezza cronologica, le sue ricerche genealogiche sulle origini estensi. Dalla n° 7 del 28 marzo, poi, si desume che, in lettera smarrita del primo di quel mese, Muratori dovette dichiararsi intenzionato a citare, fra tutti i documenti comunicatigli da Macchetti, piuttosto l’atto di Almerigo che la donazione di Ugo il Salico. Tuttavia non vi sono menzioni del corrispondente nel passo delle Antichità estensi in cui Muratori, discutendo appunto di «Amelrico marchese», accennerà alla donazione del 953, postdatandola però di un anno e rinviandone la trascrizione alla seconda parte dell’opera, dove peraltro non avrà luogo.15 Avrà invece luogo nella dissertazione XX delle AIMA, la De actibus mulierum.16 Per il resto, il contributo dato da Macchetti alle ricerche muratoriane è in buona parte relativo a opere storiche o genealogiche a cui il corrispondente non ha accesso. Pochi altri documenti aggiungerà infatti nelle lettere seguenti (nella n° 2, ad esempio, riferisce di un privilegio, ancora vangadiciense, del Barbarossa, 1177, e di altri successivi): già a partire dalla seconda lettera prevalgono i riferimenti alla storiografia a stampa (Puccinelli, s. Pier Damiani, Della Rena, Lilii, Ughelli, Camillo Pellegrini, Fortunio, Barbarano ecc.), anche nella forma di prelievi testuali in citazione diretta. In particolare Macchetti produce ampi estratti commentati dalle opere di Felice Contelori e Cosimo Della Rena, sapendone sprovvisto il corrispondente: se del primo Muratori dichiarerà di non far gran conto (n° 9), in linea con la sua riserva di metodo verso le fonti di seconda mano e le approssimazioni della storiografia genealogica,17 al secondo si mostra.

(19) 18  Per la precisione nel febbraio 1710, e lo tratterrà presso di sé fino al giugno, incaricando poi Marmi ad acquistargliene una copia (cfr. il vol. 28 di questa Edizione Nazionale, Carteggi con Mansi … Marmi, a cura di C. Viola, Firenze, Olschki, 1999, pp. 268-269 e passim). Non a caso i transunti del Della Rena cessano quasi del tutto, nelle lettere di Macchetti, con la n° 6, del 21 febbraio. 19  Macchetti parla di un «canonico Opizinghi», minore dei tre fratelli di quella famiglia, il primo dei quali sarà il capitano Giovanni Francesco (1660-1726), padre di quel cav. Jacopo († 1768), «ultimo di sua stirpe», che ottenne nel 1754 «l’ascrizione al Patriziato pisano»: V. Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, vol. VI, Milano, Ed. Enciclopedia storico-nobiliare italiana, 1932, p. 765. Da quel canonico Macchetti otterrà un solo documento relativo ai possedimenti di Opizinghi e Cadolinghi: tardo (del 1668), però, e anzi sincrono all’opera del Gamurrini, e probabilmente ricavato da questa, come constata lo stesso Macchetti a seguito di una sua verifica su di una copia di essa conservata nella «bella libraria» privata del «cav. Ceffini lettore» (n° 6), ossia Luigi Maria (in Arcadia Florebo Scopeo: cfr. G. M. Crescimbeni, Comentarj intorno alla sua Istoria della vulgar poesia, Venezia, Basegio, 1730, IV, p. 389), lettore di istituzioni civili all’Università di Pisa. Sulla «Terra obertenga» (contadi di Arezzo, Pisa e Lucca), che, «confermata nel 1077 a gli Estensi da Arrigo IV, comprova la lor discendenza da Oberto I marchese», dal quale essa prende il nome, cfr. Antichità estensi, I, cap. XX, pp. 184-193 (a p. 184 la citaz.). 20  Si tratta molto probabilmente del camaldolese Antonfrancesco Lorenzo Caramelli, autore di un panegirico di s. Filippo Neri, abate di S. Maria in Gradi di Arezzo († 1729 o 1730; cfr. Grandi, Dissertationes Camaldulenses, dissert. III, cap. IV, pp. 49-50; G. Cinelli Calvoli, Biblioteca volante, continuata dal dott. D. A. Sancassani, Venezia, Albrizzi, 1734-1747, 4 voll., II, p. 69). Di lui restano due lettere a Muratori (BEUMo, AM, 58.31): del 1717, però, e dunque posteriori ai contatti intervenuti con Macchetti (cfr. CMCEB, p. 71, n° 436). 21  Vi accenna De Poli, La “lettera e considerazione sopra la Badia della Vangadizza”, p. 108, che nella nota 9 di p. 115, senza però dare indicazioni di collocazione, la dice opera «attualmente conservata presso la biblioteca del monastero di Camaldoli», dove è risultata irreperibile (ringrazio d. Claudio Ubaldo Cortoni per il sollecito riscontro). 22 G. B. Mittarelli - A. Costadoni, Annales Camaldulenses Ordinis Sancti Benedicti, t. VIII, Venetiis, aere monasterii Sancti Michaelis de Muriano, apud Jo. Baptistam Pasquali, 1764, l. LXXIX, n° XXXIV, De Theophilo Macchetto insigni in historia et in musica monacho, pp. 575-576. I due avversari di Macchetti citati a testo sono l’erudito pesciatino Placido Puccinelli (1609-1685), cassinese, e il trappista di origini savoiarde don Malachia (al secolo Jean) Inguimbert de Garneyrin (1654-1709), abate di Buonsollazzo (sul quale si veda la verbosa agiografia dell’omonimo, ma al secolo Joseph-Dominique, Malachia Inguimbert, Vita di d. Malachia di Garneyrin abate de’ monaci cisterciensi della stretta osservanza della badia di Buonsollazzo, Roma, Giovanni Maria Salvioni, 1726). 23 Così De Poli, La “lettera e considerazione sopra la Badia della Vangadizza”, p. 109.. ~   18  ~. copia concessa all’autore per uso esclusivo in ambito concorsuale - ogni riproduzione o distribuzione è vietata copy granted to the author exclusively for the purposes of competitive examinations - it’s forbidden to copy or distribute © Casa Editrice Leo S. Olschki, Firenze - © Leo S. Olschki Publisher, Florence, Italy. subito assai più interessato («Forse il della Rena mi aiuterà», n° 4), per lo meno finché non ne otterrà l’esemplare in prestito insistentemente richiesto al celebre bibliotecario fiorentino Antonio Magliabechi.18 Un ultimo punto controverso su cui Muratori attiva il «puro zelo della verità» (n° 7) del corrispondente riguarda la precisa identificazione del dominio obertengo o opizingo: a questo scopo l’erudito camaldolese prende contatti, rivelatisi di fatto sterili di risultati, con gli Upezzinghi ancora dimoranti in Pisa.19 Altrettanto privo di esito (cfr. la n° 12) il tentativo esperito dal sollecito Macchetti per accertare se Almerigo fosse o meno di nazione longobarda. A questo fine egli interessa un padre visitatore del suo ordine 20 a indurre il cancelliere della Vangadizza a un riscontro diretto sui documenti là conservati, non mancando nel frattempo di descrivere sito e chiesa di quella badia, pur consapevole che le sue «tediose narrative» sono riuscite, «fino ad hora», «di poco o di nulla di frutto» (n° 7). Significativo, a questo proposito, il rammarico per il difetto di sicure prove documentarie che sigilla l’ultima lettera e con essa il carteggio: «Onde col silenzio chiuderò anco questa mia, dolendomi di non poter giovarle con quelle diligenze maggiori che bramerei poter fare», fra cui quella intesa ad aver «altra notizia di quel nostro marchese Almerigo». Irreperibili, oggi, altri lavori del Macchetti medievista, che peraltro l’autore non volle affidare alle stampe: è il caso di certe sue Memorie della badia della Vangadizza.21 Gli Annales Camaldulenses ricordano anche una inedita «prolixa scriptura contra Puccinellium et Malachiam Inguimbert Cisterciensem abbatem Boni-solatii», nella quale rigettava come «apocryphas et inter fabulas accensendas» le «veteres relationes de Hugone duce et marchione Etruriae», che favoleggiavano di una conversione del personaggio indotta da «horribiles visiones» di demoni e dannati.22 Di questa polemica in difesa di Ugo, figura della quale Macchetti è senza meno «innamorato»,23 affiora traccia nella n° 2. Stando alla stessa fonte, nel 1683 egli avrebbe scritto (se a una diffusione.

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