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DUOMO DI TORINO

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Academic year: 2022

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(1)
(2)

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'l." ~

(3)
(4)
(5)
(6)
(7)

D O NO A PR OTTO

(8)
(9)

FE'I{DI'N. A 'N.DO cl(ON7JO LI'N. O

IL

DUOMO DI TORINO

1LL tJS TRAT o

-,

189

8

ROUX FRASSATI E Cv

-

EDITORI TORINO

(10)

PROPRIETA LETTERARIA

'\

(

(11)

tAL LETT07( E,

:J\(CIltre s to per licenziare all'illdlll gellza altrui questo sa gg io che e sce sospinto dal br e ve tempo e dal v ivo de siderio, ricordo

COli

animo grato e rc uc rc nic gli arci uc scoui nos tri D avide Ric- cardi e d Agostino Richellll)', i quali, discbinse ro all 'o pera mia il ricco archivio dell'archidioce si.

.Ancl)« il Re verendo Capitolo N l e tropolitallo di Torino mi die a gio di ricercare pe r o gni doue le squisite bellezze del duomo e di estrarre da tre codici preziosi del suo arc hivio le illiziali onde 'va fr egiato o gni capitolo di qu e sto scritto .

Ch e se la [redda nurraiione pote auuiuarsi all'arte che la il- lustra, Il e' do uanto al cavaliere Efisio

J\;[aJlILO

e d al ca valiere Edoardo di Sambu» c l ic ritrassero i disegni, nonch é all'illgeglle re Gioanni Tb erniignon c he

COli

sa gac] indagini mise

ili

più chiara luce l'architettu ra de l monumento.

Vo glia c bi mi leggerà ' perdonare al grande amore c he llli trasse a s crive re di cose tanto care e be lle

CDII

pe mui

lLOII

degna di esse.

Torino,

I5

Alaggio

I898 .

FERDINANDO RONDOLINO.

l ' o,'' ;,,

(12)

,

(13)

SOALHARIO DEL CAP I T O L O I.

La'triplice fabrica del duomo - Il San Gioanni - Sue originie suo batti stero - Struttura d'entrambi - Il vescovo Land olfo rifàil San Gioanni- Ne conser va il battis tero - Strutturadella chiesa da lui eretta - Federico Barbaro ssaaccol- tovi sole nne mente - Ristaurì - Cappelle - Bene fizii e cappellanie - ~o­

numenti - Dipinti - Parrocchialità.

.'

.

. ... .

.'

,#'t_II

,

.

(14)
(15)

CAPITOLO L

DII O~IO di Torin o , onore

dcll'arte e decor o della nostra città , fu erett o negli ultimi anni d ci secolo decimoq

uinto sulle rovine

di tr

e a

ntiche

chiese, che contigue,e comunicanti fra

loro , for- mavano la catte dra le.

Que

ste tre chiese intitolavansi

dal Sant o Sal- vator e, da S

an

Gioan ni Battista e da Santa Maria

;

ma si ig

nora

quale fra

esse primeggia sse

per antichità

(

l).

I~

bensì

ricord ata la ctiiesa tor inese,

nella qua

le

pa

recch i

vescovi de

lle

Gallie

tenner

o Concilio, os pitati for se da

San Massimo

ve- scovo di Torino fra il 398 ed 401

(

2) . Massimo stess o

enco mia la pietà di un

co

nte , che con

Vitaliano e Maiano eres

se

in Torino una chiesa, di cui il

santo

vescovo celebrò la d

edi- cazione (3) , e

fa

altres ì parti colar e

menz

ione

di

q

uella, in

cui egli

esercitava le funzioni propri e del ministero episcopale

e

radunava, istruiva e batt ezzava i neofiti

(4). Senonch è,

dato pure che queste tre ch iese rispondano a q uelle del Sant o Sa

lvatore,

di Santa Maria

e

di San Gioanni Batti sta, si ign

ora

tu

ttavia

se i serm

oni

che

le

ricordano siano ant

eriori

o poste- riori al Concilio torin ese sov racce nnato ,

È nondimeno ver osimile che il tempi o, in

cui il

santo vescovo predicava e battezzava p

er

immersione

(S) , fosse

appunto l'antico nostro San

Gioanni Battista,

ch

è

dal Pr

ecur-

sore pr

esero

titolo i batti

steri, e

il nostro fu sempre dappoi

reputato

capo

e

madre di tutta la diocesi.

Più

.

sicura notizia della

chiesa

intit

olata

da San Gioanni

si legg e

in Greg orio di T

ours (6).

Q

uesto

s

torico

ci narra infatti che Rufo, vescov o di T

orino,

vissuto

(16)

IO Il D uo mo di Tori n o

fra il 503 ed il 562, si tr ovò con du e altri vescovi a San G ioanni di Moriana a ve nerarv i il pollice d el Pr ecursor e , che s i diceva esser vi sta to portat o poco prima ; e pos to un lino sotto la reliquia per togli ern e una parte, nulla poterono ricavarn e. Fattisi allora a preg ar vi per un a nott e, otten- nero da l pollice una goccia di sangue, e du e a ltre ne ebbero allo stesso mod o vegliando altre c1ue notti ; sicchè lieti se ne p artiron o, riport ando og nuno alla propria città un a goccia impressa sul lino. Ma Rufo fu poi istiga to da ll' arcidiaco no d i T orino a ritornar e in Mor ian a a pre nc1ervi tutta intiera la re liquia ed a port arsela in Torino co me in luog o più popoloso . Gradì il vescovo la p rop ost a, pensa ndo p oterl a mand ar e one- s ta me nte ad effett o, per chè la Mori ana

.d ipendeva allora dalla

diocesi di Torin o (7 ). Mandò egli du nqu e l'ar cidiacon o a co mpie re il pr oposit o;

ma non appena costui ebbe post o la man o sulla lipsan a, di rep ente imp azzì e morì dopo tre g iorn i di feb br e.

È comun dett o che Ag ilulfo, du ca di Torino, imp alm at a Teodolinda ved ova di Autari re dei Long ob ardi , ab bia ere tto o r icos tr utto in più vaga forma ques ta nostra chiesa battesimale, in quella g uisa con cui T eo- do linda aveva innalzat o in Monz a un ba tt istero intitolat o' dal Pr ecursor e ; e si soggiu nge che così fece ap punto perch è il Batti st a era pa tro no de l regn o Lon g obard o (8 ). Ma q uesta trad izion e, co mune a molt i sac ri ed i- fizii dell' alta Italia , non si trova s uffraga ta da prova od indizio ve- ru no (9).

Ci viene invece narrat o da Paolo Diacon o (IO) e d a Eccardo C I I ) , che quando Ga ribaldo, duca di T orin o, eb be ucciso il re Godeberto nel 662, un famiglio de ll'es tinto, a ve nd icarne la mor te, attese l'uccisore me ntre veniva a celebrare la pasq ua n ella basilica del Sa n Gioann i, e salito s ul sacro fonte, tenendosi con un a man o ad un a de lle colonnine che reggevano il tett o de l batti stero ( 12) , e celando la spa da so tto la ves te, menò su Ga ribaldo tale un colp o che per poco no n gli ebbe reciso il capo; sicchè,

lasciatolo

mort o, fu a s ua volta trucidat o sul luog o dai seguac i de l d uca .

Ne sorge quindi provato che in q uel tem po la basi lica del Pr ecursor e era distinta dal battistero , il qua le vi stava de ntro; che questo batt iste ro era provvisto di fonte rialzat o, e picco lo es so stesso di m ole, dacchè il fam igl io di Godeberto potè ad un tem po levarsi s ul fonte e tener si ad un a delle colonne; che queste erano piccole e coronate d' una cupo la o tegurio , e che probabilmen te il battistero si ergeva ne l mezzo della ba- silica dove app unto il d uca Gariba ldo doveva passare pe r recar si al posto d'onore.

Se altri poi volesse indag are la stru ttura parti colar eg g i ata di ques to

edificio, potrebbe con qualche verosimiglianza paragonarlo

a~

piccolo e

bellissimo ba ttistero che st a tuttod ì ne lla chiesa co llegiale di Civida le, e

che fu ere tto da Calisto patri ar ca di Aq uileia nel 7;)7. Per tal g uisa il

nost ro avrebbe

'avuto

il fonte de ll'i mmers ione, un parapetto ottagono

(17)

I I

ap ert o a du e lati, otto sve lte colonnine levate sul parapett o ed altrettanti arc hivolti circolar i e co ro nati d'un a fascia sulla quale poggiava il te- gurio

(13).

Ma a rit rovarvi l'arte timidament e elega nte, onde l'artefice biza ntino fregiò gli ar chiv olti di quello di Cividale, farebbe d' uopo ricond urre l'ori- gine de l nostr o all'e tà di San Massimo, essend o risaputo quant o l'arte decadesse dal v al

VII

seco lo, e come più non siasi fatta dappoi a risor- g ere se non nella prima metà del s ecolo VIII

(

14)

.

Ci adopreremmo invece senza frutto a ricercare la forma della basi- lica che conteneva il battistero; poichè taluno potrebbe immaginarsela bas ilicale con absid e poco spo rg ente, qua le si usò ge nera lmente nei seco li quarto e quinto, non senza tr aman darsi anche nello stile lombardo fin d opo il nono. Ma . potrebbe anche attribuirgli forma d i croce , più rara , o la circo lare, più frequ ente ; e questa potè essere rotonda , anu- lar e o rot onda semp lice, a seconda che era circondata da gall eria o ne andava priva ; essendo risapu to che queste fog gi e g ià si trovano ricor- date da sant' Ambrogio ai temp i del vescovo Massimo, e che si conser- va rono anc he pe r tutto il quinto secolo ( 15) .

Venendo dapp oi ai primi anni del secolo undecimo, vediam o il vescovo Landolfo pellegrinare in Francia alla chiesa di Saint J ean d'An - gely per venerarvi il capo d'un santo scopert ovi fra il 1010 ed il 1021 ed attr ibuito a l Precursore ( 16), e rit ornarne portando nella catte d rale torin ese una mascella di quella lipsan a, d onata g li dal conte G ug lielmo di Aquitania pr ima del 3

l

gennaio' 1030

(

17)

.

Nè pag o, ma

addolora to chela sua diocesi avesse patito tali devastazioniper cui non ne era ri- masto intattoneppure il duomo

(domum)

e chiesa madre, e checotal danno fosse venuto non solamente dai pagani

(saraceni od ungh eri)

e dagli stranieri, ma da perfidi cr istiani e comp atr ioti, innalzò egli stesso una nuova chiesa cattedra le, conducendola a comp imento con degna opera e mirabile ceierità e dotandola di 0110

~a cerdoti. Così lasciava scritto l~

stesso Landolfo in u na carta dell'anno 1037

(

18)

.

Ma riedific ò eg li tut te tre le ch iese onde componevasi il duomo?

L'ipotesi torn a inve ros imile, non po tendosi cred ere agevolment e ch'egli le abbia rifatte, divis e fra loro a que l mod o che avevano prima e mo - strarono dappoi fino al cade re del secolo decimoquinto. Oltrechè egli med esimo scriveva av er ricostrutto il

duomo e chiesa madre

della diocesi, qu ale titolo addicevasi propriam ent e al San G ioanni. Nè vuolsi tacer e che eg li fu spinto probabilment e all'o p era anche dal desid er io di dare alla mascella del Pr ecursore una sede più degn a, onde ritroviam o la lipsan a già custodita nel San Gioanni fin dal 103 9

(

19)

.

È altresì ver osimile che Landolfo abbia conserv ato ed inchiuso nel

nuovo temp io del Precursore il vecchio batti ster o, sì per la veneraz ion e

dovuta a così prezioso ricord o, com e per la povertà di qu el secolo, al

q uale dov eva tornare prezioso quel cimelio d ell' arte anti ca. E per verità

ci pare di averl o ritrovato ancora intatto ed allog ato nella chiesa .mede-

(18)

12

Il Duom o .di Torin o

sima negli anni 14 25 e 1434; p oich è addì 20 febb rai o ciel 14 25 il ve- scov o Aimone rinunziò a cos tru rre la ca ppe lla cii S anta Caterina, che voleva inn alzare

nell'ala o

nave d el San Giova nni

fra il pilonedel bat- tistero ed il muro oo/to ad occidente,'

e il 28 di ottobre ci el

"

14 34, Fran- ces

co

Borg es io volle

.essere

s epolto

nell'ala

cii mezz o della st essa chiesa

presso il battistero cile vi sorg eva a mododi ostacolo costrutto, come di- cevasi, per starvi dentro onde evitare la prcssnra della turba

(20)

.

Le qu ali espres sioni allu do no chiara mente ad 1In fonte battesimale circondato cl a parapetto e da colonne , e forn

iscon o

ar g om ento a cred ere ch e L an- dolfo

lo

avesse co nservato nella nav e

mag

g iore ci el te

mpi

o.

A dire poi della for

ma

cii qu esta

nuova chiesa,

convi ene anzitutto saper e che essa rimas e pr ess ochè

intatta

fino al

"14

9 2, com e prov erassi fra br eve. T

raendo

per ciò

lum

e cl alle notizi e che se ne hanno fra l'

un-

cl ecimo

"

secolo ed il

"decimoq uinto, d

obbiam o ri conoscere che l' edifizio ere tto da L an dolfo a ppa rteneva allo stile

lombard

o, apparso in

Italia

nella prima metà ci el non o secol o

(2

l

)

, p erfezion at osi nei du e che seg uiro no , e d iffusosi p oi in quasi tutto il Piem onte a partire dall'un clecim o

(

22) .

II nost ro San Gioa nni aveva dunq ue un'abside in volt a, poco spo r- gente, qua le usavan si a ncora fin clopo il mille per le ch iese non cl estinate a m on aci

(

23) , de tt o volg armente,

tru na, q

uas i tri buna, rif atta poi nel 1395;

e s ott'essa una cripta rialzat a con par ecchi alt ari o co nfession i, all' un o de i q ua li vener av ansi ancora nel 143 5 le reliq uie cii Sant'Orsola e delle un clicimila ver gini

(24).

Dal presbi teri

ò

si s cencleva per una g ra dina ta (25) nella nav

e

mag gi ore, che clicevasi anche cii S an" G ioa nni

(26)

, fian ch eg- g iata d a clu e minori

(

27) e divisa da esse co n pilas tri

(

28) che reg g ev a no il tetto

(

29). L a fronte della ch iesa av ev a una porta mag giore ed una minor e

(30)

, cl a lle quali si scend eva s ulla piaz za per tr e grad ini (3

l);

e trovan si pure ricordati il pOl ;tico ed un piccolo campa nile ere tto a cavalier e cl ella facciat a , cl al q ua le suona va nsi le mess e dei cape l.

lani

(3

2) e che esis te va anco ra nel " j. 68

(3 3) .

Due muri se pa ra vano

la

chiesa dalle contig ue ci el Salvat or e e di Santa Mar ia, alle q

uali

si acceclev a tuttavi a p er clue porte , ecl ai muri an zid etti si addossavan o le cap pelle delle navi min ori. Tra l'absid e; il Santo Salvatore e il g iar dino retrostante ciel palaz zo vescov ile ved evasi la sacres tia

(34)

. Si pu ò infine as serire che il tempio sorgeva a un dipresso clov e si ste nd e la nave mag - g iore ci el cluo mo odierno

.

Ta le era la basilica nella q ua le serb av an si il 25 marzo del 10 3 9 le

reliqu ie dei Santi Gioa nni, Ma rti niano , Giuliano , Bis uzio

(35)

, Secondo

ecl altri santi. Ecl

è

alt resì verosimi le che qui vi seg uisse il memorabile

av venime nto segn ato negli anna li geno ves i del Caffaro

(36)

all'anno

l

162 .

Du rando allora as pra e lung a co ntesa fra geno ves i e pisa ni, l'arcica ncel-

lier e di Fecler ico Barbarossa aveva mandato invias sero i loro nunzii a T orino

per int en clere la- se ntenza di Federico. Sen on chè i messi d ei ge no vesi,

(19)

Ca p i to lo I 13

ave

ndo

preced

uto

d

i

cinqu e g

iorni

i

loro emuli , tant o

si ado prarono in

Tori no appo l'imp

erator e, che qu elli di Pisa, giunti in ritard o, più non osarono rep

licare.

Chè anz

i,

s ta ndo F ed eri co

'

nella basilica torin ese con la coro na s

ul

capo e con

la'

mogli e Beatri ce e gran cor teggio di prin- cipi, i pisani furo

no ig no miniosamente

espul si dal coro della chiesa , ed

i

genovesi

fur

ono p osti in luog o e minente, dond e potessero ved ere a

loro

agio

la coppia imperiale e

qu anto accad eva nel tempi o. Dop o di che Feder

ico

inti mò alle parti componesser o in una tr eg

ua

insino a che egli fosse

rit

orn ato

dalla Germ

ania (3 7).

No

n

è qui luogo d a prova

re

come il fatt o sia accaduto circa il di 18 di agosto di quell'an

no,

nel q

ual

g

iorno F

ederico ,

'assistito

da

ll'arci-

vescovo

di Magonza,

e dai

march

esi di Monferr ato e del Va sto, diè in

Tor ino a R

aimondo Berengario giuniore i contad i di Provenza e di Forcalquier (38) . Nè s oster em o a d

iscut ere se le

pa role

usate'

dal Caf- faro (39) d

inotino che

F ederico Barbar ossa prese ap pu nto nella basilica torinese

la

corona reale d 'Italia, anzi chè in Milano od in Monz a od in Pavia (40) , oppure se egli vi compa

risse solamente

con la coro na che già prima d 'allora avesse assunta .

Ani

me

pie provvid ero nel volg er e dei seco

li perch è

il S an G ioanni ricost ru tto da

Landolfo fosse

cons ervato degn ament e alla propria qua

lità

di

madre, chiesa maggiore, cap o del vescovado, llobile ed,illsig ne fra le chiese del Piemonte e duomo

(4 1), onde andava insignita fin dai prim

i

anni dell'undecim o secolo. Pr ete Odo lrico, sacrista del Santo Salvato re, regalavala verso il

l 160

di alcune terre, acciò fosse migliorata, ricop erta e conservata tale ;

il

vescovo Carl o I conferm ava

.

ta

l

don o e vi aggiun- g eva la dec

ima

cii campagna

:

Orazi o le cl ava nel

115 3

a lcuni poder i in Rivoli, in avorio ecl in Malavasio ; il capitolo statuiva nel

1213

che i redditi di Va

l

Salice fosser o devoluti alle riparazi oni de l du omo , e nel 132 8, nonc

nel 1468, prescrisse che og ni ca nonico nuovam ent e elett o dovess e devolver e a

lla fabr ica

i proventi del prim o anno di s uo canonicato.

Nondimeno la fabri ca mal regg eva al temp o ecl all' incuria

.

Nel 134 2 i cano nici ottenevan o che il Comun e vietasse la corsa del carro che nella festività del Sa

n

Gioanni si menav a in giro per la chiesa

(4

2) , ed unclici anni dopo ne facevan o rifar e il tetto cade nte

(43).

Mag gior i opere pr epar avansi nel 13 79 ond

e

imped ire che l'ed ifizio

rouinasse,

ed il Capitolo d omand ava

(44) , ed il

Comune gli pr ometteva ducento lire di vienn esi cla pag ar gli si per metà a lavor o intrapreso e p er l'altra

metà ad opera

compiuta

(45),

la qu ale fu infatti avviata, p oich è nell'anno che segui i canonici domandaron o la so mma promessa

(46) ,

e, ponendo ter mine ad un litigio ch e a vevano con Bartolomeo Cornaglio, imposero a costui che pa gasse 50 fi orini alla f

abrica

della chiesa

eviden te- men te rovinosa (47) .

,

(20)

1 1 Duo mo di Tori no

Ma il poco che fu fatto non ovv iò al perico lo; laonde il card inale Ga leo tto di Pietra mala d ovè interdire nel ,

1388

l'uso del tempio. E tut- tavia non si mise mano a maggi ori opere

~no

al

1395.

Allora stavano ancora sald i i muri che dividevano la chiesa dal Santo Sa lvato re e da Santa Maria

(48) ,

e reg gevasi tuttora il tetto delle navi rifatt o nel

1343.

Il v escovo Gioanni de i sig nor i di R ivalt a torin ese ste tte dunque pa g o a pa tt uire con mastro Andrea da T orin o che fosse rifatta l'abside in vo lta ed il presbitero s ino alla sua gra dinata

(49)

e riattat one il tetto,

prornet-

tendogli la calce ed il legnam e occorre nti e cinq uece nto fiorini. Sc ritto ne q uind i al Comune per averne aiuto e con sigli o, g li fur ono inviati qu attro cred enzieri

(50),

coi qua li il vescovo pot è acco nta rsi p er mod o che fu chiamato da Chi er i ma str o Gioanno ne Gaglardo a ordinare il da fars i (5 I ), ed il 3 di febbr aio qu est o mastro g ià aveva visit at o la chiesa e dato il suo pare re

(5 2).

Due mesi do po mastro Andrea riceveva dal vescovo d ucento de i cinq uecento fior ini pa tt uiti , che vu olsi credere foss er o dati a titolo d i capa rra, com e usavasi allora in cotali co ntratt i. Ed è altresì veros imile che siasi allora a mp liata l'abside primitiva, la qu ale. .g iusta lo stile lombar do de ll' un decimo seco lo, aveva poco agg ett o ; per mod o che la chiesa avesse anco r' essa il s uo co ro

(53) ,

come semp r e avev alo av uto il Sa nto Salvato re .

D a quel tem po il nostro San' Gioanni vid e tutta un a fioritura di lav ori e d i pie 'fon dazioni. Il co mune fornillo, prima del

1412,

di sta ili cap itolar i addossati al muro co ntig uo al Santo Salva tore; ed addì

19

ge n- naio di quell'a nno mand ò ornarne il lat o oppost o

(54).

Il pilastro de ll'acquasa ntino fu fregiato d' una cap pe lletta ere ttavi nel

1402;

un 'alt ra dedicata a sant'O rso la fu istituita nell'ottobre d el

1434

fra la cappella di Sa nto Stefa no e quella della SS. Trinità nella nave a cormi evang elii ,. poco prima de l

5

aprile

143 2

fu innalzat o un alta re a San Secondo (55) ; ed il 9 ge nnaio di quell'a nno il Capit olo ottenne bolle di papa E uge nio I V , con le quali potesse pr end er e mille fiorin i s ui legat i pii di 'incerta des tinaz ione e sulle somme restituite da ladri e d a usu rai, per forni re la chiesa di libri e di ar re di e d i ro buste cam- pan e, e per r iattarn e i chiostr i, g li ed ifizi ed il campa nile

(56) .

Cinq ue anni dopo il Capito lo

manda~a

ved er e quali r ipar azioni oc- co rressero alla fabrica, al tetto ed al campanile (5 7) , e richied eva un mast ro eli Carignano, risiede nte in Monca lieri, d'u n m~dulo di gra ndi teg ole quali occorrevano p er le navi min ori

(58) .

N è fu da men o il ve- scovo Aimo ne di R omagn an o, il q uale nel giug no del

1435

vi eresse un nu ovo coro ab bassando la so ttos tante confessione di san t' Orsola

(59)

e' dot ollo di nu ovi stalli

(60) ,

e, venuto a m'orte il

IO

di se ttembre de l

1438,

lasciò og ni suo avere alla fab rica della chiesa. '

l

Maggior opera

divisò

il vescovo Lu dovico non ap pe na fu innalzat o

alla sede ;poichè, trattando addì

5

giug no del

1439

col Capit olo intorn o

ai lavori che si volevano fare, dich iar av a co mpe te re a lui il diritto di

erige re la bas ilica (6 I). Ma stette pago a costrurr e una nu ova sacrestia,

(21)

tafillol o I

che g ià sorgeva nel 1466 (6 2) , ed a dotar e la chiesa di nuovi o rgani già collocativi prima d el 18 maggi o 1481 (63).

Anche il vescov o Gioanni di Compeys

l~sciò

ricord o di

s

è nel cam- panile e nel chiostro ; domandò al papa la metà di tutti i legati pii di incerta destinazione nello Stato di Savoia al di qua e al di là dei monti e concesse particolari indulgenz e (64) ai ben efatt ori, poichè era suo in- tento iniziare grande e mirabil e ope ra . Ma il disegno fallì, dacchè eg li fu traslato nel 1482 alla sede di Ginevr a ;

di poi, sino all'e rez ione del tempio Rover esco, si trovano ricordat e opere di q ualche importanza (65), sebbene il 25 di otto bre 1482 Filippo de Gastaudis , vicario ge nerale de l cardinale D om enico della ,R overe, confermasse le indul g enz e co ncesse dal vescovo Compeys per la fabrica del du omo (6 6) .

Molte e div ot e capp elle fregiavan o la chiesa ere tta da Lan dolfo. La più antica, e fors e coeva all'ere zione del tempio, era quella d edicat a alla Santissima Trinità, che pr end eva anche titolo da Santa Croce e d a tut ti i Santi. Ergevasi dessa nella nave minore a

corn u evangelù~

e fuvv i tumulato a

piè

dell'altare Odelrico Manfredi,

m~rchese

di T orin o, morto sul finire del 1035 ; laonde pr ete Sigifredo, che era ricchissimo e for se parent e di Berta, mogli e di O delrico, donò a dì 23 dicembre di que l- l'anno all'altar e predetto metà di Buriasco e di Orbassano, perchè vi fosse istituita una collegiata di sacerdo ti i quali suffragassero alle anime del marchese, di Berta sua moglie, di Alrico s uo fra tello e ves covo di As ti (6 7) . Due anni dopo lo st ess o Sigifr edo accrebbe al d ono trecent o iugeri di terre in Villanova (68) : ond'è verosimile ch e a

piè

di quello altar e trovasse altresì sepoltura la contess a Ber ti, morta verso il 1040 . Tale l'origine delle messe che il Capitolo vi celebrava nei tre g iorn i che pre- cedevano l'Ogn issanti (69) e del collegio dei preti de lla SS. Trinità ( 70), che solevano ad unars i nella medesim a cappella ( 7 I) e vi tenevano ap- posito cappellano (7 2).

Fra qu est a cappella e l' alt ar mag giore sorgevano, fin dal 1368, q uelle di Santo Stefano e della Natività. Il 6 d i g iug no del 1385 (73) vi fu tr asferta la cappella di San Le onardo a l ponte d i Po, di pa tro nato dei Baraco torinesi, i q uali otte nnero a llora per tal cagione il patronato di quella d i S anto Stefan o. Nel. 14 25 essa era freq uentata , da gran concorso di devoti , che vi affl uiva no spe cialme nte nella festa del san to titolar e (74) . Ma perc hè era povera di redditi , il vescovo A imo ne, rinun ziando al proposito fatto di erigere una cappella nu ova da intitolarsi a Sa nta Cate rina, dispose il 20 di febbraio del 1425 ' che i proventi che egli aveva assegnati a qu est a si devolvesser o a quella di San to Stefano, la qua le dovesse aggiunge re all 'antico il nuovo titolo di San ta Caterina , e ne attribuì il patronato alli U rdino, Giacom o ed altri figli del fu Briancio di R omag nano (75).

: Il 18 febbr aio 1445 , l' antipapa F elice V unì i due benefizi di S . Ste-

fano e di Santa Caterina al collegio dei fanciulli canto ri del du omo ( 76) ;

ma i Romagnano ne serbarono il patronato, e la cappella continuava ad

(22)

r I I Duomo di T'o r

iu

o

esiste

re nel 1483, in

c

ui,

add ì 19

dicem br e,i

fra

te lli

Gioanni ed Ainedeo di Romagnano otte nne ro licen za

dal vescovo di

a

mpliarla

e

'

di aggiun- gervi

il titolo di

San Salva to re (77)

: .

Attig

ua

alla med esima

fu

eretta nel 143

4

(78),

dal preposto Ruf-

fineto Borgesio, la cappella di Sant' Orso la do

ta ta

di sufficien te be

nefizio

e serbata al pa

tronato

di sua st

irpe ;

e ad

9

di giugno dell' anno

seguente vi furo

no tr

asportat e

dalla confessione

so

ttosta nte

all'a bside le

reliquie d

ella santa e dell

éundi

ci

mila vergini.

Ne

l

1456

il Capito lo

per-

mise ad Angelino F

errer io da Biella, do

tto re in leg gi , di

erigere

una

cappella int itolat a

dai Santi

A

nto nio, Cosm a e Damian o, a ridosso del

muro tr am ediant e

il

San Gioanni ed il Sa

nto

Salvatore, presso

la cap-

pella de

i

De

lla R

over e e

la porta che metteva agli

organi. Appo que lla che metteva nel Santo Salva tore vedevasi

poi la.

cap

pella

dei Sa

nti Mar- tino e Bernardino fondat a fra il 1488

ed il 1465 (79), e che intitolossi pure da

l

bea

to

Gioanni di Ri valt a

vescovo 'di T

orin o (80).

Nella med esima

nave, pr

esso all'i ngresso del coro,

fu

costru tta dal vescovo Gioa nni di Co

mpeys una cappe lla dedi cata al

precursore, appo

la quale fon d ò egli nel 148 2 (8

I

) ilI

be

nefizio di

Sa

nta Bar bara, con

obbligo d

i

qua ttro messe perpetue in suffrag io della de

funta duchessa di

Milano

(8 2) . Poco lun

g i da essa

'vedevasi

p

ure, nel 148 1,

sotto g

li

organi nuovi ,

la cappella di

Sa

nt' Ippolito

con alta re ded icat o a Sa

nt' An-

drea aposto lo, di

-

patronato

dei Gorzano

torinesi (83).

A cor m i e pistola:, presso l'

usc io

che metteva al coro, era la cappella di Sa

n

Gioa nni eva

ngelista ,

g

ià ricord at a nel 130 6 (84)

e

di patronat o dei luca tor inesi. Quivi radunossi talor a il

Ca

pito lo nel secolo

x

v (85)

e

.fuvvi sepolta nel 1437

G

ug lielme tta

Cha mpions, mogli e

di

Amedeo di

Crescherel, mag g ior d om o

del du

ca

(86) .

A

ttig ua

alla precede nte era

la cappella di

San Gioan ni Ba

tt ista,

de

tta

volgarmente de

l'

Cornaglio

(8 7) ,

alla quale celeb ravasi la

messa 111

a

u- rora (88).

Nella nave di mezzo, oltre a

ll'a ltar

maggiore de

dicato

al prec urso re, sorgeva al pilastro del

l'acq uasan tino la cappellania

co

n

altare dedicato a Sa

nt'

A

ndrea,

fondata nel

140 2 da Nicolò di Gorza no

co

n

pa

tro nato

alla propria famiglia

(89).

Molte altre cappelle trovansi pure ricordate senza indicazione di .luogo.

Presso que

lla

di Santa Croce, d

iversa

da

l titolo unito

a

lla

cappella della Trini tà, ed ere tta presso la po

rta

de

l

coro da

l

pre pos to Fra ncesco Raj

naud i

verso il 1422

(90),

era l'alt ar e de

ll'esaltazio ne del Santo Legn o

con be

nefizio

di patro na to dei Biscoto

,

Berta ni, Grassi e San Martino d i F

ro nt,

istit uito da Vie

to

Biscoto, cappellano di San Gioanni Ev

angelista nel 1358 (9 1).

In

q

uella

di San Miche le vo

lle

esse

re

sepolto, con pr opria

tom ba ,

Guido Canali, vesco

vo

di

Torin o , che

sua chiamolla nel

test am ento d

el

l° febbr aio 1340 (9 2) .

(23)

C a p ito lo I

17

Era anti ca una cappella di San ta Caterina, appo la qua le era

isti-

tuit o l'ospedale del du omo che prendeva titolo da quella santa, e di- ve nne poi ospe dale di Sa n Gioanni e de lla

città (93) .

Ne l 1381 vedevasi quella d i Sant'Agostino con benefizio fonclata dal canonico pr imicer io

(94) ,

e prima deI 5 apri le

1432

quella di San Seco nclo

(95) .

Il

5

cii apri le

1432

Caterin a, veclova di Al essio De Bro- x ulo, dava alcun e terre a l Capit olo çu ae cedautnr et app licelliur pro servicio aitaris novi/Cl- constr ucti in ccc lesia p redicla ad honorem g loriosi

martiris sancii S ecuudi

(96) . •

Alla cappella clelia Passione fu istituita nel

1438

da Pietro Probi clei signori cii Borgaro la cappellania d ell'Invenzione cii Santa Croce

(97)

cii pa tronato clei Pro bi.

In Sa nta Lu cia fu sepolto il torin ese Antonio Scrivancli; e Giorgi na d i N uceto sua mogli e leg olle, prima ciel

1470 ,

clieci fiorini acciò vi fosse

dipinta la sa nta titolar e

(98). .

In qu ella di San Bartolomeo fu sepolta prima . ciel

9

sett embre

1399

Mar gh erita veclova ciel milite Enrico di Gorzan o, ecl appo la medesima elesse pure sua sep oltura il figlio Pietro

(99). è

vogl ionsi omettere q uelle di Sant'Antonio, ricorclat a nel

1434 (100) ,

che era cii libera col- lazione de l Capitolo; dei" s anti Mar tino, Bernardino e beato G ioanni cla R ivalta, ricordata nel

1465

( IOI); dei santi Grat o e Bernarclo men- zion ata nel

145

1

(10 2) ,

ecl una capp ella d i patronato della Società clei . sarti, della quale

è

cenno neI

1488 (103) .

Tro vasi pu re ricordata, fin dal- l'II aprile 122 8, la cappella di San Salvatore con omonima confraria.

Antonio d i R omag nano divis o cos trurne una novella presso il monum ent o sepolcrale che si er a fatto costrurre app o la capp ella di S ant o Stefano, ed intitolata a

Sal~

Solut ore

(104);

ma venuto a morte, senza aver po- t uto compi ere il pr og etto, lasciò al propri o figlio Gio. Antonio mand asse ad effetto il disegno, e legò alla cappella erigenda una dote di

300

fio- rini. Il figlio col fratello Amedeo, abate commendatario di San So lutore , mag gior e e minore, fondarono infatti , con approvazione pontificia del

14

79, due benefizii pel s ervizio clelia cappella, riservandosene il patronato ; ma la cappella non ris ulta che sia stata costrutta.

Anche il portico della chiesa aveva una pr opri a cappe lla dedicata all' Annunziazion e, appo la qu ale volle essere sepo lto Gioanni da Pia- cencia pr eposto del Capit olo, come ha ssi in suo test ament o del l° g iu- gno

1483 (10 5).

Num erose cappellanie provv ed evano al di vin culto. Salustio Della R over e, preposto di Chieri , istituì prima del

1425 (106)

quella della B. V.

de lla Misericorclia di patronato di sua famiglia. Mar gh erit a Pont e cii Scar-

'nafig i moglie d ell'anziclett o Angelino Ferrario fond ò nel

1450

quella dei

Ss . Cosma e Damiano

(10 7)

. l\Iichele Belliodi o Mercandini istituì prima . ciel

1448

il benefizio di San Giorgio

(108)

di cui diè il patronato ai Bel- liodi da Torin o, Volpian o, Settimo e Muris engo ecl a Baldassar e clei

2 - Rcx uo r rs o. Il Duomo.

(24)

18

/1 D u om o di Torin o

conti di Valpe rga .

Il

chierico F

ra ncesc o D

e

Pistorio ·fondò

nel

1461

quella cii San G

iacomo

( 109) , che venn e

in patron ato agli Strata tori

- nesi

(I

IO). Gug

lielmo Caccia da Nov ara

, arcid iaco no del Cap

itolo tori-

nese,

.

istituì nel 148 6 q

uello

di San Gerola mo

(I I

I) di patronato di s

ua

famig lia, e Gioan

ni

Pog e ne dotò

un

o

nel 13 6I, leg

an done

la collazione

a Gioann

i

De Bulg ar o cd a Gioanni Peraz io ( I

12).

Ben poche.notizi e ci

giunse ro

dci monumenti s

ep olcr ali che orn a-o van o

l'antico

San Gioanni, e qu elli ch e

leg g onsi ricor

dat i scomparver o qu asi

tutti nella ere zione del

nuovo.

A tacer e della

tomba del mar

chese

.

Olderico Ma

nfredi ,

sco

mparve la bella volta che

Gioanni Podio , g

iurec

ons ulto

torin

ese

cii

alta fama e capitano ci el pop olo

' milan ese, aveva

ord ina to

nel

128 8 (

113) gli fosse

pr eparata con ana

loga

ep igrafe e con d

isp end io

d

i

venti lire di as

tesi

( I

14).

E bber o

tomba

in un med esi

mo vase, nella

cappella ci

i

San Mich ele, il vescov o Guido

Canali eGioanni suo nipot e

, canonico di T orin o e

pre-

posto cii Rivoli ( I 15)

;

e sa

pp iamo

che furon o

dep osti nel San

G

ioanni

Guglielmetta di Crescherel all' altare

cii

San Mich ele, g

li Scr ivandi a'quello

cii S anta

L

ucia, i G orz an o a

-Sant'

Andrea ( I 16), il ca

nonico Placencia

al- l'Annun ziazion e, Gas pa rclo Asinari di Virle a Sa

nto

Stefan o

(

I

17), il bea

to Gioan

ni

di

Ri

valta, vescovo di T orin o,

presso il

ba

ttistero dove.

eb

be

culto ed operò mira coli ( I

18) , il nobil

e

Fran cesco Bor g esio tra il batti-

stero e

la tomba del

beato

Gioanni (119), Gian Ludovi co di

Savo ia, co

nte

ci i Gin evra, all'a

ltar mag giore (120

), il vesc ovo

di

A

ulx

su o zio

tumulat o

il 4 di ottob re d el 1490 ,

la

dama di

La Croix deposta-nel San Gioanni

il 20 giugno di q

uell'anno, e:Filippo

di Vische, scudiere d

uca le,

che

-fu

sepolto il 22 settemb re

del. 14 28

(121) .

.

Più. part icolar eg g

iate notizie ci

giunse

ro di tre monumenti

sep olcra li dei

marchesi

di

R

omag nan o.

Il

vescov o

Ludovico , testando

infa

tt i

il IO di ottob re de l 14 68,

lasciò

q

uattrocento

s cudi d 'oro perch

è

fossero' cos tru tt i d

ue

mon

umenti, nell 'uno d

ei qua li venisse composta la

su

a

-

salma,:

e

nell'

alt ro quella del vescov o A

imo ne

s

uo zio

e

pr

ed ecessor e;

neaffid ò

il disegno e

la

fattura a quel med esimo mastro

An

tonio

T

ru cch i da Bei-

nasco che aveva scolpito fra il 1454 ed il 1459 il be

llissimo tab ernacolo

colloca to nel duomo per

·accog

liere l' osti a d el

miracolo

del Sacra ment o,

e volle che i d

ue se

polcre ti sorg ess ero

tr

a

l'

alt ar

mag gi or e e la

cap pe lla

di Santo

S

tefano

presso al tabernacolo anzid etto (

122). Ma l'

artefice

mutò

il

luog o , ed i due vescovi furono

sep olt i nella cappella stessa di

San to

Stefan o cla uno dei su oi

lati.

Nel lato opposto elesse p oi su a sep oltur a

Antoni o di

R

omag nano, cancelliere d

i

Sav oia , avendo egli p

rescritt

o nel

suo

testa mento del 14 79 di es sere sepolto

nella tom ba

marm orea

e scolp ita ,

che egli già si era pre para ta

in quell'

anno (

123). E

pri ma di

lui, mor to fra il 5 di aprile ed il 22

d

i ottobre d

i

qu ell'anno, fuvvi pure

dep osta Filippin a Barba vara sua moglie (

124).

Sen on chè q

uesti tre

mo-

num enti andaro no travolti e disp ersi nella di stru zion e del San Gioan ni.

(25)

Capito lo I

19

E perduto andò pure il bel sepolcro di marmo che An to nio di Pios- sasco, presidente del Senato cismontano, aveva ordinato con suo testa -

Mansol eo di Gioanna de Orlio de LaBalme.

ment o dell' 8 aprile 1484 g li fosse eretto sul luogo ove g iaceva sua moglie fi gli a di Ugonino d i Sa luzzo di Car dè ( 125).

Miglior sorte toccò invece a Giovanna figlia di Antonio d ' Orliè ,

(26)

20 I l

IJ ltoIIIo

d i T

or

i

iloo

vedo va di Antoni o sire di La Ba

lme

in' Savoia

(

126). Morta in

Pavia

nel 1479 , con testam ent o del 3 di

marzo ella

fu traspor tata in Torino a cura del vescovo Comp

eys:

ed il 20 otto bre di qu ell' anno fu deposta fuori della porta mag gior e del San Giovanni

(

127) entro un mauso leo che le fu ere tto probabilmente d ill vescovo stesso a ricordare le bene- merenz e dell'es tinta verso la chiesa catte dra le di Torin o

(

128)

.

Nel 1493 il s uo corpo fu trasportat o nella nuova chiesa e dep osto dentro il mau - so leo nel coro

che già

vi so rgeva; e colà stette fino al 1657 in cui,

essend

osi post o mano ad er ige re la cappe lla della Santa Sindone, ne fu tolto e murat o nel sito in cui è tuttodì a destra di chi entra per la porta ma

ggi or e,

in

'nicchia

ap po sita me nte p

rep arata (

129)

.

Assa

i più

bello doveva essere

l'an zidetto tabern acolo dell'o

st

ia mi- racolosa affidato dal Capitolo

a Mastro Antonio T

rucchi

da Beinasco, il quale vi pose man o nel 1455 e lo cond usse a compimento prima del 4 mag gio 1459 per il prezzo di 2000 lire di mon eta odierna

(

130)

.

Ne scrisse ro co n enco mio Enea Silvio Piccolomini , Gioanni Gal esio, maestro F ranc eschin o da

.

Vogher a , Ag ostino e Domenico Bucci.

Ma a questi cenni

,

ed a q uelli che ne abbiamo

.

in altri scritti, aggiu nge re mo soltanto ch e il monum ent o fu chiuso d a gra ta di ferro e foderato d a dentro nel 1458

(

13 1). Non tr ovò per ò pa

ri

devoz

ione

nei

costru ttori del

du om o Rover esco; poichè, divelto allora

o

da

l

s

uo luog o

per ord ine dato da

l

Capitolo a ma estro A

med eo

Albini il 16 di lugl io del 149 2

(

132) , più non fu ricollocato nel nuovo tempio, e vuolsi credere

sia andato smarrito.

I

N

on tacer emo

infine che appa rte nne altresì al vecchio San Gioanni il basso rilievo murato nel du omo od iern o a manc a di chi vi entra dalla porta mag

gior e,

nel quale vedes i effigiato nel marmo un Padre Etern o s

edente

nell'irid e, lavor o rigid o ed ing enu o, ma non p rivo di esp res sione e di maestà. Stava desso murat o pochi anni addietro nella chiesa sotter- ranea sotto la tri bun a reale con altri due bassorilievi di marmo che effi- g iavano un ange

lo

nun ziante ed un San Michele. E poich è anc

he.questi

recavan o

l'impron ta

del secolo decim oqu

into,

dovrebbero essere restitu iti alla

luce,

se pure non and ar on o perduti, il ch e non vogliamo cre de re.

N ulla ci p erv enn e degli affreschi e delle tav ole che ornava no l'an- tico Sa n Gioanni. Nel 1375 era g ià ve cchia e guas ta un ' immagin e d el Battista dip inta probabilment e a fresco, po ich è Gioa nni Desca1cino, far- macista e torin ese, la fece rinn ovar e in qu ell'ann o da Gioanni J acheri o, p ittor e nostrano

e

ceppo d'una serie di artisti

(

133) , e la credenz a co- mun ale died e al D esca1cino

un

aiuto di sei fiorini da trentadue soldi caduno

(

134)

.

Dieci anni d opo

la cr

edenz a mand ò

.

al vicario ed

al

q

uattro chia~

vari commettesser o al J acheri o un dipinto del Battista e di San Teo-

dorico, dai qu ali invocavasi il bel tem po; ma si ig no ra se l'op era sia

st

ata eseguita CI35).

(27)

Ca

p it

olo I

2

1

Lav or ò altresì per la chiesa di San Gioanni un Am ed eo Albini che, oriundo da Monca lieri (

136)

e probabilmente natovi

(137) ,

ab itò an che in Av igliana, chiamato forse in quell'ind ustr e borgo ad abbellirlo di alcun o di queg li affres chi che vi stanno

'tuttodì

s parsi nelle chiese e nelle ca p- pelle del contado

(138).

A lui dunque fu affidata d al vescovo Lud ovico di Romagnano nel

1458

una tavola che fugli pagata trecent o fior ini e i ncas tonata den tro certi pilastri costrutti in qu ell'anno med esimo

(139).

No n sappiamo però se il quadro sia stat o posto nel duomo o nella ca p- p ella del palazz o 'vescovile,

È certo invece che il Capit olo torinese g li promise q uattrocento fiorini p er la fattu ra di una tavola destinata aii'aitar m aggiore de/la chiesa torin ese e che g lie ne anticipò trecent o il

18

di ge nnaio del

1463(140).

Vuolsi anzi credere che il dipinto fosse p osto all'altar e del San Gio- vanni e ne e ffiggiasse il titolare, e ch e esso fosse un tu tto con q uella tavo la dell'altar maggiore che il capitolo coman dò ad dì

16

marzo del

149 2

allo stesso Am edeo togliesse accur atam ente da dett o alta re ment re si era in procinto di atterrare la chiesa

(14

l ) e che fu infatti disgiunta poco dopo .

Trovasi pur e cenn o di un' imm agin e di S ant a Lucia che Anton io Scrivandi ordinò co n test ament o d el 30 ottobre

14 70 (

14 2) fosse dip inta nel San Gioanni all' altare della Sa nta per pr ezzo non inferiore a dieci fiorini, g iusta il d esiderio espresso dalla defunta sua mogli e Giorgina di Nuceto.

Tale era stata nel suo tutto e nei par ticolar i la chiesa eretta da

La ndolfo. E prima che fosse atterrata perd è an che la dignità di par-

rocchia, po ichè il vescovo Ludovico, trov at o tropp o scarso il numero

dei s uoi p arr occhiani, ne conce ntrò la cura nell'attigu a par ro cchiale di

Santa Maria con decreto del 25 di ottobr e 1443

(143)·

(28)

NOTE AL CAPITOLO I.

(l) ARCII. CAPITOLARE, Ilegli Statuti capitolari dci 18q5 si leg ge: ((Quia ccclcsi a (( taurin cnsis, abcxordi o suac fun d ationis ad laud cm su mrui dei et salvatoris nost ri (( jcsu christi , eiusque piac matris hcntissim ac virginis, nec nonet praccursoris Do- ((mini, et prophe tae .; cxstitit fu ndata vct us tissimis cdificiis sub tri plic e comp"gc ((corporum triu m cccl csiarurn, per paric tcs distinctorum... »,

(2)LABDEI, ActaConcil., ((Cum con vc niss e m us "d tau rin c nscm civita tc m,atq uc in (( ciusde m urbis ccclc sia ...»Aquest o Con cilio par e alluda San Massimo nel Seri/IOXCI dehospitulltate, e nell'Homiliade hospitulitale. OPERAE S. MAXIMI, cd it, Brulli.

(3) SERMO CVII,_De servo centurione,

(4) SERMO XIII, Degratia haptismi,

Non si po s son o inve ce inv ocar e i ser moni l, Il, IlI, e le ome lie XXX, XXXI, XXXII, XXXIIlfalsamen te att ri buiti a San Mas sim o . FEDELE SAVIO: Antichi Vescovi di Torino, p. (5. Ne difesero però l' aut enti cità TOMASOCmuso: La chiesaiII Pie- monte, voI. l, p. 173 e in at ti Accadem ia delle Scienze di Torin o, vol.II, a. 1875-76, pago 1087.

(5) SERMO XlII, Vobis cathecumenis loquor... sed IIt eodem fonte tnerg anutr.

(6) GRE<;iOIUUS TURONENSIS, De gloria martirum, lib I, cap . 14, col. 7)8, 739.

Ed it. RUlNAR T, Pa ris, a. 1699.

(7) L. CIDRARIO, Notizie di Ursicino. Mem, Accad, Scil'l1ze di Torino, serie Il, t. VIlI, lo ne g a ; ma molte ragi oni, che per bre vità om m e ttiamo, lo dimo strano.

(8) LUIGI CANINA, Ricerche sull'architettura piti propria deitempi cristiani. Rom a,

Cassina , 184 3. .

FILIBERTO PINGON, August« Taurin., a. 602, pago 12 (( auc to ribus Ag ilulpho et ((Th codolind a regibus, Divi joh annis Basili ca tem plu m Ta urini, ut in aliis Longo- ((bardic is civìtatibu s erigit u r: eum qu e Divu m pro tutel a ri etPat ron o invocare ca cpit ((ca ge n s »,

G. B. SEMERIA, Storia della chiesametropolitana di Torina:To ri no , Fontan a 1840, pago46, scr isse che ded ic and o allora" San Gioann i la chie sa del battist ero, ebbe su periorità sopra quelle del S. Sal vatore e di Santa Maria.

(9) Gli eru diti ed i critici d'arte am me ttono solament e fra le chiese,certam ent e er ette da Teodolin d a, i battisteri di Mo n za e di Bre scia. I soli edifizii certi tuttora esistenti dell' epo ca Lon g ob arda sono San Salvatore di Brescia , San Vincenzo di

(29)

N o t e al C a pit o lo I

Milano, Santa Maria delle Caccie a Pavia, Santa Maria in Valle a Cividale, e le rovin e della chicsa di Aurona a Milano, e fra i -monumcnti in pietr a il sarcofago di Tcodoto aPavia, il vasodi'Luitprando in S.Stefan odiBologn a, l'altare di l'cm- monc , c il battistero di Calisto a Cividale. Lc chiese di Brescia, di S. Vincenzo c di Santa Maria alle Caccie si serbano fedeli al tipo basilicale dell e chiese pri- mitive.

(IO) MON. GERM. HISTOR. HANNOVER AE. Hahtnau. MDCCC LXXII, Pauli Historia Longob., lib. IV.

(II) MON. GERM. HIST., vol. VI, Ekkardi cliron,

(12) «Is cum Gnripald um ducern ipso sacratissirno pascha lì dic ad .oratioucm

« in beati Johan nis basilicam venturu rn sciret, supcr sacrum baptistc riifontcm con-

« sccndens lacv aque manu se ad colunne llum tugurii continc ns, unde Garipaldus

« transiturus erat, evaginato cnsc sub arnìct u tcn cn s, cum iuxta cum Guripald ve-

« nisset, ut pcrtransìrer, ìpsc elevato ense in cervice percussìt,'caputque cius pro-

« tinus amputavit n. Pauli Diaconi n. E quasi identicament e in Ekkardus,

(13) RAFFAELE CATTA :-lEO, L'arcbitettura iII ltali« dal secoloVI al mille;Venezia, MDCCCLXXXIX.

(14) RAFFAELE CATTANE O, cfr.

(15) R. CATTANEO, cfr. M. LOPEZ, 1/bcttisteriodi Parma, Ferrara, MDCCCLXIV.

C. BOGGIO, Le prime chiese cristiane nel Callavesr, ATTI SOC. ARCH. EBELLE

A R"rI,

Torin o, voI. V,pago

63 è

sego G. DEDARTAIN, Ètllde SIIr l'ascbitecture lomburde;

Pari s, Dunod, 1882.

. (16) Ladiceriasi diffuse,secondoil l'AGE, nel1818, seco ndo il BARONI a,nel 10 25, e seco ndo gli auto ri della GALLIA CHRISTIANA, nel 1010.

(r7) Il cont e Gugliel mo. F. SAVIO, cfr. pago86.

(18) ~ONUM. HIST. PAT. CHA RTARUM: « In nomine sanctc et individ ue trinitatis

« dum dominus et vcnerabilis sanctc taurin cn sisEcclesie artistcs in scdcs sui, cpi-

cc scopatus resid eret taurini percuntari cepit qualiter cpisco patus cui prccrat ita de-

« solacionibus subjacuit ut nichil penes vel nccipsarn domu m et Ecclcsiarn sui ho-

« noris mat rcrn ìnt actas exterminator cs relinqucrcnt multorum relntìonibus cam

« desolationem non solum a paganis, verum ctiama pcrfidis christianis ncc tantum

« ab extrane is scd quod dct c rius est a comparriotis et fìliis facta sunt provis io (?)

«inquinatorum congnov it n.

(19) BESSON,Mémoirespour l'bistoiredes dioceses,elc.,Diploma diCorrado ilSalico al vescovo di Torino.

(20) ARCHIVIO CAPITOLAREDI TORIl"O, Pergamene: «In ecclesia Sancti Johannis

«Baptìste prop e baptiste rium seu obstaculum quod est in medio dictac ccclesìc

« pro baptistcri o scu stando inctus ad cnitandum pressuram gencium, ut dicitur,

« fabrìcatum.n.

(2 I) RAFFAELE CATTANEO, cfr. Di questo risveglio e della parte che vi ebbe San Guglielm o, fond atore dell'abbazia di San Beni g no di Fruttuaria, fè ricordo Ro- dolfo Glabro che fu in Susa ed in altri luoghi del Piemont e verso il 1030.

(22) Ece ne fannofedeilcampanil edi Sant 'Andrea, oggi della Consolata inTo- rino, coevo e sornigliantissimo a quello di Sant'Ambrogio in Milano ; la chiesa stessa, oggi distrutta, di Sant' Andrea, costrutta fra il maggio del 972 ed i primi anni del secolo seguente; San Giusto di Susa eretta nella prima met à dcll'unde- cimo ;la nave a coruu epistolaedi San Piet ro di Folognia in Aviglian a ; l'abside ro- vinant e a cornu'epistolaedi San Giorgio sul monte di Piossasco; San Bartolomeo

(30)

Nole al Capilolo I

su l lag o omonimo fra Tran a cd Aviglia na; San Miche le dell a Chiusa; Santa Fede

in Cavagnolo; San Secondo in Cortazzonc; San Lorenzoin Montigl io ; San Nazario in Montechi aro d'Asti; San Nicola in Vialfrè; la Maddalena in Bur olo ; San Pietro in Pianczza ; l'abbaziale di San Piet ro in Villar San Costanzo; Santa Maria in VCl.- zolano ; San Piet ro di Savigliano; S.Giaco mo di Corvcglia; San'Martino in Mc rcu - roglio prcsso Buttigliera d'Asti; la cattedrale d' Ivrca ; Sant'Ila rio in Rcvcllo; San Pietro di Pessano in Bol cngo, ccc.

(23) j~ noto che se mancasse spazio-nell' abside al vescovo cd al cler o, non si allunga va l'absid e, ma si aggiun gcvano le braccia lat erali della croce, i culcidici, la nave traversa.

(24) ARCI!. CAPIT., alli, 9 giugno . Fu abbassata in parte nel 1435.

(25) L'uso di rialzareil pavimento della tribuna per costrurvisottola cripta èpo- ste riorc ali' lh6; c la rotonda di Bres cia c dci Santo Salv at or e in quellu città, nonchèil primitivo Sant 'Ambrogio di Milano, avevano lc cripte intcrr at c .anzichè rial zate.

A parti re dal secolo XIesse sifecero solle vate , rial zat e di dodi ci oquindici gra- dini, sicc hè pre ndevano luce cd aria da fines t re. Vi si scen deva pcr lo più da due scale laterali, cd una centrale menava alla tribuna. La volta era retta da co- lon nc dispo ste pcr l'ordinario su due file che divid evano la cripta in tre navi. DE DARTEIN, cfr.

(26) ARCH. ARCIV. DI TORINO, per,l[., 27 otto'434: A/a di Sal/Io Stefano con le capello contigue di questo santo c della 55. Trini tà.

, ARCH. CAPITOL., alli, \'01. I11. Cnpella di Santa Croce nell'a/a destra.

(27) ARCH. ARCIV.,prol. [402: pila dell'cquusantua/ pilastro dell'aladiSali Gioanni.

(28) I pilast ri includ on o nell o stile lo mbardo l'idea dell e volte dell e navi.

(29) ARCH. CAP., sind, 1488, in cui si riparò.

(30) ARCH. CAP., atii, vol. VH, [2 mag gi o 1484. I tre gradi ni escludere bbe ro peròla possibi lità di entrare nella chicsa col car ro, come prat icavasi nel 1342 ; a mc no che fossero stati aggiunti dopo : il che non parrebbe probabile.

(3t) ARCH. ARCIV.,prol., [9, 29 agosto 1)86. E nel 1486.

ARCH. CAP., sindacati, porticumlIIagllulII sancti[obaunis,

(32) ARCH. CAPITOL o1488, sinlacati, « IlIi qui copertavit alum versus Sanctarn

« Mar iarn et surn rnita te m ccclesie ubi pulsant ur misse capc l lano rum n.

(H) ARCH . CAPITOL., testam., lO ottobrc [468 del vescovo Ludovico, il quale lcgò mille fiorini pcr la fondì ta d'una campana « quam iussit et voluit poni ante magna m ianua m-ecclesie cat hc dralis tau rin en sis n, da essere suo nata quand o il ve- scovo pontificasse.

(34) ARCH. CAPITOL., perg. lO otto 1432. Nel I[60 si trova ricordato pe r la prima volta il sacris ta,il quale era per ò sacerdo te, BIBLlO T. DEL REINTORINO: Ne- crolog ium Sanati Snluatoris, copia m, S. L'o riginal e chc sul finire del secolo scorso esisteva nell'ARCH.CAP. più non vi si tro va.

(35) BESSON, MémoiresdesDiocesrs de /a Sauoye: Dipl om a di Corra do ilSalico, 25 marzo 1039 :M. H. P. cb.

(36) ANNALESGENUENS, lib. I, col. 283,.Rer. Italic., Script., t. VI, C più co rretto nci MON. GERM . H[ST. , vol. 18.

(37) « ... immo etiam die celebri, qua dominusIm pe ator cum Beatriceaugusta

« imperatrici voluit coronari (et vere Beatrix, quia sua bcnigui tatc Im per ium totum

(31)

Note al Capi t o l o I

" facit bcutum), durn ad basilicnm sicut et janu cn sc s ipsi pisan i , conven isscn t,

" impulsi sun t ipsi pisani et cjccti ignom in iose dc choro eccles iae, jan uc nsibus in

« sublim is con stitutis, ut per tot a rn ccclc siam et circa Impc ratorcm et Impcrat ricem

« cis esse t liber aspec t us . n

(38) ONORATO BOUCHE nell a sua Storiadi Proueniu, t. n, pago 139.

(39) Volllit coronari,

(40) MURATORI, AIIIIII!i, confutan do ilFia m ma,il Mo rigia ed alt ri milan esi, nega che Federico abbia potuto prendere la corona real e in Milan o nel I154 o nel II55;

ed il Sig on io col Sassi confutano che egli l' abbia pre sa in Pavia . Il l'RUTZ: Kaisrr Friedricb I, voI. I, p. 290 , Danzig, 18 7I, tace dell'incoro nazio ne, pur am me t te n do il con ve gn o di Torin o quale si leg ge nel Caffaro.

(41) M. H. P., Cb. a 1037 e id. 103 5: qui colitur caput episcnpii taurineusis. Bib.

del re, per.!;.:

"

cccl c si c sanc tijohu n nis con structa infra civita te taurin o ubi esse vi-

" dctu r caput cpisc opatu s taurincusi s n.

(42) ARCH.COMUN., ordin , 134 2: " Stem su pc r co quod canonici requ i ru n t quod

" currus non ducatur in ccclesia ne dieta ccclcs ìu sa nc ti [ohanuisdiruatur n. Ed il Con siglio ordinò : (I quod domini vica rius et in dcx habeaut ba jlia m prohib end i ne

" cur rus vel aliquo d aliud fiat in dictà ecclc sia sancti johan n is quo ti nocc re possìt

« diete ecc lcsi c n.

Par e che l'uso vigcssc per ò ancora nel 14 34,poich é ad di 28mag gio il Ca pito lo domandò al Comune fa cesse condurre nel San Gioan n i la te rra occorren te pe r riattarn c il suo lo nell a prossima festiv ità del precursore: sc pu re non si volle pro vo vede re co si a colmar e il suo lo privo di pavime nt o.

(43) ARcH. COMUN., cfr. I3 53·

(44) ORDINAT.COMUN. " Et primosuperRcqui siti o rc m in presen ticrcdcnc ia fncta

« pro parte vc n er abilis capitali ecclc sic tau rin cnsis requirantur per Corn uncm et

" univcrsita tcm ta urin i cis dare cari ta tìv um subsidì u m su per rcparacìon cm et sub-

" st au tia tio n e m Ecclesie'bea ti joh an nis baptist c, quc cvidc ntcr sub icc ta est pcr icul o

" Ruine uisi dc celleri rcrn cdio pronidc ntur, ad cuius Rc pa rationcm et substc nta-

" tion ern ips u m capitollum nullatenus cxpeusa s nec e ssaria subs tine re possct n.

(45)'ARCI!.CO~lU:-I., cfr. 4 sett, 1379 : " Quod ex I1lIl1C de gratin speciali de tur

« per Com u ne , dicto capitulo libra s ducentas vianne nse s in et pro rcparati on c

« diete cccles ìe quarum ducentarum librarum medi ct as soluat ur cum inccp e rint

" dictam rcparati on cm, et allia mediat as in fine diete oppcris n.

(4 6) ARCII. COMUN., ordin.

(47) ARCll. CAPITOL., alti 1380. " Et insup er idem don at o r in auxi liurn repa ra-

« tioni s diet e ecclesic beati joh a nnis baptiste pat cntc r rui nose tcncat ur et deb cat

" dar e et solvere et solvc t ac realìter numer ct in manibu s sin dici canon icorum et .« capi tu li prcdictorum'vigo re et causa transa ctioni s predict e florcnos quinq uaginta

« auriH.

(4 8) Stettero infa tt i anchedappoiaddossat e a quei muri le cappe lle diSantoSte- fano, di Santa Croce, dell a 55. Trinit à, di San Gio. Evangelista, di San Gio. Bat- tista, di San t'Ago stino e dci 55.Cassia no cd Ipp olito che già vi .era no prima del 1395 .

(49) ARCH. COMU N., ordill.3I ge nn. t39 5, f. I).

" Et primo su per littc ris rnissis per Reu er endum in cris po pat rern dom in um

«<E pis co p um taurin cnscm in presenti conscilio le ctis tcn o ris in frascr ipti

" joh annes episcopus tau rin cnsi s.

" Salu te prern issa rcst aui cum magi stro Andrea, mur a to re de murino si con-

(32)

26 No t e al C a p i to lo ' J

" sciliu m mihi da biturquod ipse faciettrunamcd votamusque ad grada rein ecclesia

" Beati joh anni s baptist e dc dorn po pro quingenta paruis fiorenis suis su m ptibus

« et cxpc ns is prete r calccrn et cop erturam quam calcem sibi dabo oppo rt una m n (pare interrotta; c ma nca il pu nto che chi ude sem pre gli scritti).

(50) ORD IN. COMUN" pago14.

" In cuius reffo rmacion econscilii factopart ito per su pradictum dominu m judicem

" ali fabulas albas et nigra s placuit dictis crc dcn dariis nemin e discrepante quo d

« infrascripti sex sapic ntcs pro eonte ntis in prima 'propo sta et in litteris in presenti

" co nsilio lcctis ex parte Reuerendi pat ris domini .E piscopi taurincn sis habeant

" auctoritatern a presenti conscilio con ferendi aecedend ique ad ìpsu m Reue rcndum

«dorninurn Episeopum qui circa con tento rum in litt er is su pradictis, nec non et

« exp ositorum eius domini nostri'E piscopi parte cons ulc ndi ag endi et firma n di una

« cum dom ino petrin ornalubajla vicari o ciuitatis tau rin i circaneg ocium su pradictum ,

" fauorc m q uc et consci liu m prestare iuxta exp osita in litt cris prcdi ctis et.circa.in

« eorum con tentis.Et si quce inc u m ba n t notifficar i et reduci adconsciliu m present cm

" que po ssent utili tatern conferre dic to neg o cio ex parte comunitatis tau rini, illud

" rcffcra tur in eode m co nscilio, qui prouidebit prout eidc rn vid cbit u r,

" Nomina sa pìc nciu m cllector umsuu t'hec.

" D. Ribaldinus bccutus legum do ctor

« D. thomen us burg cnsis lcgu rii doetor

" Anthonin us dc gorzan o

" Hugon etu s vicecorn es'

« Ludovicus dc cauagla ta

« Ardi cio alpin us n.

(51) F. 14, v.

« Eod c m clic su pradict i sex sapie n te s ordina ucr un t quod massari us com u nis

« scrib er e dcbe at ex pa rt e comunis magistro johannono gaglardi dc,cherio, ut "e-

" nire vellit dc pre senti ta u rinurn ad con fe rcndum cum prcdictis scx sapicn tibus

«dc quoda m opere quo d faccre inten dit Rcucr cndusin crispo pat er dom inus noster

«dorninu s Episeopus ta urin cnsìs in ccclcsia sanc ti johannis ba pti stc dc tau rino,

«qui massar iu s ad pred ictum magi str um Johan non u m cum pcrazinum filium petri

« dc Richa tran smissit et sibi ded it pro suo labore solidus VII vicnnc ns ium n.

(52) Die 1110 mc nsis fcb rua rii.

" Eodern die su pra d icti sex sa picntes congrcgan 111 domocomun is in prcscncia

«curie or dina uer un t quod mas sa riu s comu nis dare et solue re debeatdicto,magi st ro

« Joh an nono gaglardo pro suo labore dc,auere com unis pro eo qui a fuit cum pre-

" dietis scx sapic nti bus ad visita n d u m et ordina n du m Reparacionem qua m faccrc

« ordinauit dict us dominus Episc op us in dieta ecclesia' san cti 'jò hannis fra nch u m

" unum et eius cxpensas cum duobus socis hodie in'hospicio factas videl icet in

«.dorno n (pare interrotto).

(53) Vi si entrav a per una porta 'Iaper ta a cornu euaugelii dellnltar màg giòre.

Bm. DEL RE, Miscell. doc. dai., 2 novembre,

(54) ARCH. COM., DI' d.

(55) ARCH.CAP., alli.

(56) Anca, CAP., alli, voI. 2", n. 84.

(57) ARCH. CAP., 3 e IO mag g io 1437 .

(58) ARCH. CAP., alli, voI.

2",

fase.'32 c 33;' 3I mag , 14 37.. (59) Il 9 giug no ne furono tolt e le.reliquie,

(60) Il Cap ital o si adunava nel coro III/OVO dd duomo l'II mag gio 1439: ARCH.

CAP., alli, vol. 2°.

(33)

No te a l Ca p i

i

o I

(61)Facere'UI/(/I/I busilicam, ARCI!. CAP., al/i, vol. 2°, f. 4). (62) ARCH. CAP., 2 mag gi o .

(63) ARCH.ARCIV.,pr% c.

(64) ARcH. ARCIV., protoc.

(6») Nell ' aprile dci 1484 sirico prì il porti co cla nave dove si pre dicav a,mer ce 200 fiorini legati da Antoni o di Piossasco, presid ente dci Senato cismo nt ano; c ncl 1488 si riattò la po rticina, la nave a cornu epistolae, c il campanile a cavaliere , Anca. CAP., sindia.

(66) ARCH . CAPITOL.

(67) Altario ilio qui est constructum intuscccle sia sancti johanni s qui colitur caput cpiscopii taurinc nsi s de ilio namquc altare dico qui consccratum vidctur esse in hon o rc Sanctc Trinitati s vcl in hon or c Sunctc Crucis scu in honor c om niu m san- cto rurn ubi sccus pcd cm ejus dc m alta rio borie mem o rie Magin frcdi mar chioni s fili quond am itemqu c Magi nfredi similitcr mar chi on i quicscit corp us . (M. H.P., Cb.).

(68) Entra mbe queste don azioni si lcggono nei 'M.H. P.,Cb. vol. (0; e furono confermate dalla contessa Adelaide nel 1060, come si ha in GUICI!EKON : Hist,gt"

n/rate. Preuves.

(69) G.

T

. TERRANEO, Adelaideillustrata, t. 2°, p. 249.

(70) ARr.H. ARCIV., prot.'14, l'' ottobre 1)7). (71) ARcH. CAP ., 23otto bre 1431.

(72) Ne! 119) è ricordato un psesbiter trinitatis(Bib. del Re : Necrol. dci S.Sal- vatore). - Nel 1282, 24 agosto (M. H.P.,Cb.)e nel I)I), 16lugl io (Arch. di Stato, pro t. due. Mah oner ii), si trovano invece i canonici della Trinit à. Essi perònon erano pcra nco cretticanonica mentein collegiatanel 1788, in cui addì 2 I luglio il Capitolo metrop olit an o si oppose a che otten ess ero dal papa di cambiare l'almuzia in altra divisa similea que lla usata dagli alt ri collegi dci canonici delladiocesi, prot estando che non pot evan o essere rico nosciuti comc un corpo dican onici,facend oloro difetto l' erezione. Anca . CAP., atti.

(73) Anca. CAP.

(74) ARCH. CAP., pergalllel/e, voI. I, n. 172: « Ad quam pcr anni circulum et (( maxiruc in fes toejusdcmprothomartiriscivitatispopulu sconfluit dc vocionispeciali», (75) ARCH. ARCIV., prot. 20 febbra io 1425. Secondo Torclli in ge nealog ia dci Romagnano prcsso ilconte

E.

Cays di Pierlas, erano frate lli dci vescovo Aimo ne.

(76) Anca,CAP.

(77) Ton ELLI,cfr.

(78) ARCH.CAP., atti, vol.I, f. 230, 27 ottobre ,

(79) ARCI!. ARCl\·.,

prot.,

I I marzo 1428. ARCI!. DI STATO: MOli.

S.

Chiara,1465.

(80) A. BOSIO , Illustrai . al Pedem. Sac.

(81) ARCH. CAP." perg., val. 3", n. 79, 20 novem b re. (82) Che aveva dato all'uopoal vescovo mille fiorini.

(83) ARCH. CAP., 18 mag gio 1481, test am ento dci canonico Matteo di Gor~ano che volle esservi se po lt o.

(84) ARcH. CAP.,testa m e nt o 7 febbraio dci prep ost o Antonio Zuca che viistituì una capp ell ani a.

(34)

No /(' al Cap i /o lo I

(X5) Dal 14 54 al 1455. ARCII. CAP., a/li.

(X6) A RCI!.CAP., testam ento 17 ottobre .

(R7) Da Bartol om eo Cornuglio .d i cui in nota 47.

(XX) ARCII. CAP., alli, vol. 2", pag o37, 53" e 62", e

P v g.,

vol. l', n. 210.

(R9) ARCII. ARCIV.,prot. 9 ge n naio I4R9 e 3 lugli o 1490. Filipp o di Gorzano , ult imo di sua stirpe, lo cedè ,{ Manfrcd o di Saluzzo di Card è, che rivcndi coll o nel 150 6. ARCH . ARCIV., prot,

(90) Gli statut i Capitol o del 146Rpre scrivevan oal prete sacr istu del duom o di celebrare ognisa ba to una messapro uuimnbus illorumdr Rajuaudi: a

I

alturrS. Crucis il/x /abostium cbori.

(91) ARCI!. ARCI\·., prot., 16 ma rzo.

(9 2) ARCH. ARCIV., prot, 6, f. 56.

(93 ) Non vuo lsi confondere con que lla che il ves co vo Aimone aveva divisato erig ere , ma non eresse.

(94) ARCI!. ARCIV .,1'1'01. 21, f. 101 e 21 ge n na io 14 49·

(95) ARCI!. CAP., a/li.

(96) ARCI!. CAP. (97) ARCH. CAP.

(9R)ARCI!. CAP., atti, 30 ottobre J.170.

(99) ARCH.CAP.,.a/li, 12 ottobre 14°0.

(100) ARCH. CAP., a/li, 3 ma rzo.

(10 1) A. BosIO in l'l·d. SI/C.

(102) ARCI!. CAP., alli, 6 agosto. ( 1°3) Capella sartorum: ARCII.C.~P., siml.

(10.1) Prima aveva divisat o rico strurrel'abbaziadiSanSolutore minore che sor- geva in Vanchigli a press o il Basti o n Verd e, e della quale era stato nominato abate commend at ario suo figlio Amedeo con bolla 17 febbraio 145R ; ma il vescov o Gio - van ni di Compeys gli sug g erì di erigere invece una omonim a cappella nelduomo.

(10 5) ARCH. CAP., a/li. Forse erano sue le ossa sco perte pa recchi anni or sono sotto la gradina ta del duo m o Ro vere sco, qua ndo essa fu demolita per far luogo a quella che vcdcsi tuttodì. Sappiamo inveroch e ilpo rtico della chiesaeretta da Lan- dol fo mettev a sulla piazza solle va ndosi da terra di tre grad ini,

(106) ARCH. ARC IV.,prol. 30, f, 6'.

(107) ARCH.CAP., alli, 27 febbraio . (108) ARCH. ARCI\'.,pro t., 31,f. 226,

(109) AReH. ARC1V., prot., testa m e nto 6 maggio.

(IlO) ARCH. ARCI\'.,prol.,test am ento 15 ottob re 1)26.

(II I) ARCH. CAP., a/li, 22 ottobre.

(112) ARCH. CAP., alli, 24 agosto.

(I l) ARCH. CAP.,pergalll, testamento 29 settembre.

(114) Rispon d e n ti a lire 400 cir ca di mon et a odierna.

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