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Academic year: 2022

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A t t u a l i t à

C o n t i n u a z i o n i , i n n o v a z i o n e

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Innovativo impianto di essiccazione dei foraggi:

migliora l’alimentazione delle bovine da latte

Nonostante siano ormai assodati i vantaggi dell'essic- cazione dei foraggi in due tempi (maggiore produzione per unità di superficie, superiore valore organolettico) rispetto alla fienagione tradizionale in campo, gli impianti di essiccazione non trovano ancora negli alle- vamenti italiani una diffusione adeguata.

Questa situazione è sostanzialmente riconducibile a due motivi, uno di carattere economico e l'altro orga- nizzativo. Dal punto di vista economico l'agricoltore non sempre è disposto ad investire grosse cifre in un impianto di essiccazione, nonostante gli indubbi van- taggi conseguibili nel tempo (riduzione degli acquisti di fieno e minore uso di concentrati), mentre dal punto di vista organizzativo la raccolta in rotoballe viene ancora giudicata più economica e flessibile in confronto alla raccolta del prodotto sciolto preappassi- to. Per togliere un freno alla diffusione del sistema di essiccazione in due tempi, il Crpa ha progettato e rea- lizzato un impianto di essiccazione per fieno sciolto innovativo. Il lavoro è stato reso possibile grazie al contributo dell'Enama (Ente nazionale per la mecca- nizzazione agricola) e i risultati sono da considerarsi promettenti. L'essiccatoio del Crpa si distingue da quelli tradizionali per le sue ridotte dimensioni, il basso costo di realizzazione e la facilità di svuotamen- to. Questi risultati sono stati ottenuti riducendo l'im- pianto a due celle di essiccazione realizzate con una struttura di metallo (espandibile modularmente per adattarsi alle esigenze specifiche delle singole azien- de) e chiuse con teloni in Pvc di elevato spessore. Il fieno essiccato viene, al termine di ogni ciclo di essic- cazione, spostato nel fienile grazie a un attrezzo taglia-lega, che imballa il foraggio in parallelepipedi di 0,5-0,7 metri cubi di elevata massa volumica (130 kg/m3) e senza maltrattamenti.

La tipologia impiantistica dell'essiccatoio realizzato è

riconducibile sostanzialmente ad un impianto a platea caratterizzato da un sistema di ventilazione ascensio- nale, realizzata con gruppi di ventole assiali controro- tanti e modulabili in portata, in cui l'aria riscaldata attraverso il collettore solare, ricavato con una inter- capedine sul tetto e sulla parete esposta a sud, è insufflata al di sotto di un graticciato di ventilazione, su cui viene collocato il foraggio, che di qui passa agli strati soprastanti di prodotto stivato.

Le differenze rispetto agli impianti tradizionali sono evidenti: i normali essiccatoi, infatti, devono essere realizzati e attrezzati con condotti e grigliati di ventila- zione, tamponamenti, portoni sigillati e sistema di carico su tutte le diverse celle, con un volume di stoc- caggio pari al proprio fabbisogno annuo di fieno essic- cato. Nonostante le condizioni meteorologiche critiche (alta umidità dell'aria, basse temperature e bassa capacità essiccante) verificatesi durante il periodo di prova, i dati gestionali sull'essiccamento nel prototipo di impianto realizzato dal Crpa sono stati comunque positivi. In conclusione, la tecnologia innovativa ha permesso di ottenere gli stessi risultati energetici ed economici conseguibili in condizioni climatiche più favorevoli con un essiccatoio tradizionale.

Claudio Fabbri Crpa, Reggio Emilia

Salute degli animali

DALLA PRIMA - Ma la Cia regionale sta già facendo la sua parte: con i propri allevatori, l’Agrea (sede regionale dell’ente pagatore agricolo) e l’Università, sta predisponendo alcune Linee guidaper rendere evidenti i percorsi e le azioni che le aziende già compiono ogni giorno al fine di prevenire le zoopa- tie. Si sta anche lavorando alla predisposizione di una polizza collettiva per gli allevamenti associati. Ma l’impegno e la buona volontà non bastano: basti pensare all’effetto commerciale devastante dell’allarme Bse. Ivano Massirio, responsabile del Servizio veterinario regionale, ha evidenziato con soddisfazione l’avvio di una stagione di massima collaborazione e sinergia tra sistema allevatoriale e servizi veterinari pubblici; la profilassi zootecnica è ormai un valore condiviso con gli allevatori emilia- no-romagnoli. Secondo Massirio, anche la patologia animale deve trovare un canale di risorse finanziarie apposito, nel bilan- cio dello stato: i provvedimenti spot, in caso di emergenza, non bastano più. Davide Barchi, responsabile regionale del Servizio produzioni animali, ha stigmatizzato l’eccesso di burocrazia che blocca il sistema zootecnico e la necessità di un’integrazione dei controlli, senza la “militarizzazione dei campi” cui assistiamo sempre più. Ha inoltre sottolineato l’importanza del ruolo del produttore quale diretto responsabile del proprio operato; su tale responsabilità va riorganizzato il controllo pubblico. La pub- blica amministrazione ha il compito di garantire credibilità al sistema produttivo, anche attraverso la vigilanza su chi eserci- ta tale controllo per suo conto. Ezio Lodetti, direttore dell’Istituto zooprofilattico sperimentale di Brescia e uno dei massimi esperti in materia, ha tracciato un quadro generale sull’evolversi delle nuove e vecchie patologie animali in ambito mondiale. Ha additato almeno due cause per motivare l’attuale fermento di virus ed epidemie: la globalizzazione di commerci e spostamenti, che impedisce il controllo localizzato delle emer- genze e il surriscaldamento del pianeta, che vede giungere nelle zone temperate nuovi insetti e nuovi vettori di patologie. Basti pensare che la brucellosi recentemente apparsa in Emilia non appartiene al ceppo classico, da cui la regione era stata dichia- rata indenne, ma ad una variante tipica dell’Italia del Sud e degli ovini. Insomma un quadro non proprio rassicurante: presuppo- sto valido per un’azione coordinata e congiunta tra imprese e servizi pubblici affinchè, sulla salute degli animali e degli uomi-

ni, questo governo non continui a scherzare…

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