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La riforma sociale. Rivista critica di economia e di finanza A.24 (1917) Vol. 28

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(1)

RIVISTA CRITICA DI ECONOMIA B DI FINANZA

G OM I T A T O D I R K T T I V O

' ù S / ' : - - ' ' ^ "'j'vf- . - •••.' • • . * ' \'v , ' Direttore: i Redattore-Capo: L U I G I E I N A U D I I G I U S E P P E P R A T O

ALBERTO GBISSER - P. JANNAOOONE

Articoli e Questioni dei giorno:

j

CENNI SULLE MIGRAZIONI E SUL MOVIMENTO DI POPOLA-ZIONE DURANTE LA GUERRA EUROPEA

ROBERTO MICHELA I REDENTORI DELLE TERRE INCOLTE . .GIUSEPPE PRATO E8IBTE ANCORA IL COMMERCIO INTERNAZIONALE DURANTE

LA GUERRA? . . . . . . . VINCENZO PORRI

I . CICLI DEGLI AFFARI » ! . GINO BORGATTA NECROLOGIE:

Alberto Caroncini . . . . • Koberto Michela Ernesto Begey . . . • • Reberte Mlekels Cesare Jareeh. . Lnlgl Ilnnnil

Cronache e Kassegne:

RASSEGNA FISCALE:

Come l'eccessive fiscalità impedisca in Italia la costitnsione della piccola proprietà. . • James Agnet 122 RASSEGNA BIBLIOGRAFICA :

I. Fatti e problèmi della gnerra — IL Sociologia - Statistica - Storia GfaM Bergatta 124

APPUNTI BIBLIOGRAFICI . 1 4 8

(2)

Per associazioni ed annunzi rivolgerai esclusivamente alla Baciai* Tipograflco-Kditrice Nazionale (già Roux e Viarengo, Torino).

I libri, le riviste ed i giornali per recensione e per cambio devono enere inviati, sema aggiungere sulla fascia alcun'altra indicanone

— e nemmeno quella della Riforma Sociale — all'indirizzo del prof. LUIGI EINAUDI, Piazza Statato, n. 16, Torino.

I manoscritti e tutti i comunicati relatwi^alla compilazione della rivista devono essere inviati, senza aggiungere sulla fascia alcuna altra indicazione — e nemmeno quella della Riforma Sociale — al-Vindirizzo del prof. GIUSEPPE PRATO, Yla Bertela, 37, Torino.

Agli autori verranno inviate le bozze una sola volta e in uua sola copiti. La iceonda correzione, calvo motivi speciali di difficoltà, verrà fatta dall'appo-sito ufficio in tipografia.

Gli autori riceveranno gratuitamente in omaggio 5 0 aatratti dei loro articoli. Per un numero maggiore di estratti richiedere la tariffa speciale alla S. T. E. N.

0 0 B 0 0 0 0 0 0 B 0 0 B B 0 B 0 0 0 B 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 B 0 Q

GLI ABBONATI

ci faranno cosa assai

gradita oltreché atta

ad estendere ed afforzare le idee in cni consentono, se ci

invieranno» con l'importo del loro abbonamento, nomi di

amici e conoscenti ch'essi ravvisino abbonati probabili.

A questi manderemo

numeri di saggio.

Ogni abbonato dovrebbe procurarci almeno un nuovo

abbonato.

Chi riceve

numeri di saggio

è pregato di

ritor-narli se non intende abbonarsi, ma di leggere i

fasci-coli prima di respingerli.

Non è cortese

recenti sentenze hanno

stabilito, trattenere un periodico e poi ri fintare di pagarne

l'abbonamento.

(3)
(4)
(5)

ANNO XXIV - VOLUME XXVIII

(6)
(7)

RIFORMA SOCIALE

RIVISTA CRITICA DI ECONOMIA E DI FINANZA

F o n d a t a noi 1894 « — B COMITATO D I R E T T I V O : D1RETTORK : L U I G I E I N A U D I REDATTORE-CAPO G I U S E P P E PRATO ALBERTO GEISSER — P. JANNACCONE

Anno XXIV — Volume XXVIII

A n n o 1 9 1 7

T E R Z A S E R I E

OFFICINE GRAFICHE DELLA 8 . T . E . N . (SOCIETÀ TirooRArico • EDITRICE NAZIOMALE)

(8)
(9)

d i a l i ' ai33.siaL.ta. X 6 X 7 i u t XXIV — Voi. X X V i l i (Torio aerlo)

ARTICOLI E QUESTIONI DEL GIORNO.

Aguet James — Come l'eccessiva fiscalità impedisca in Italia la

costituzione della piccola proprietà Pag. 122 — Cosa dobbiamo coltivare » 357 tonfante R. — L'industria elettrica e lo Stato * 281 Borgatta Gino - I « Cicli degli affari > » %

— Quale sarà il prossimo andamento dei mercati ? . . . » 266 — L'Opera Sociologica e le feste giubilari di Vilfredo Pareto . » 601 Cablati Attilio — Un problema del dopo-guerra — I salari a premio

o l'organizzazione scientifica del lavoro » 642 Carano-Donvlto G. — Considerazioni sul Cambio . . . » 207 Caiani Remo — La grande industria siderurgica in Italia • 345 Einaudi Luigi — Cesare Jarach — Necrologia » 118 — I risultati della legge sui trivellatori • 264 — Trattato di pace e trattati di commercio » 333 — Le confessioni di un economista • 563 Ferrogllo G. — Il problema granario a Roma nell'epoca imperiale • 321 Geiaaer Alberto — Lavoro e ricchezza nel dopo guorra , » 251 Georgiadea L. A. — La Grecia ed i cambi stranieri . • 673 Graziani Augusto — Di alcuni sofismi sulle spese di guerra » 245 Griziottl-Kretschmann Jenny — La Russia e la sua politica

com-merciale dopo la guerra * 236 Jannaccone Pasquale — La grande industria siderurgica in Italia » 345

Lorenzoni Giovanni — L'evoluzione nell'industria dei trasporti

marittimi negli ultimi cent'anni » 216

Loria Achille — Il sistema monetario del cambio aureo . > 1 5 3

FONDAZIONE L EIHAUOI

(10)

— Vili —

Michela Roberto — Cenni sulle migrazioni o sul movimento di

popo-lazione durante la guerra europea Pag. 1 — Alberto Caroncini — Necrologia » 109 — Ernesto Begey — Necrologia » 116 — Luigi Berta — Necrologia » 398 Pantaleoni M. — Ancora sul limite dei prestiti bollici . . . » 214 Porri Vincenzo — Esiste ancora il commercio iiitornazionalo durante

la guerra? » 81

Prato Giuaeppe — I redentori delle terre incolte 61 — Il programma economico-politico della • Mittcl-Europa » negli

scrittori italiani prima del 1848 » 295 Ricci Umberto — Fatti e ragionamenti » 57!) Ronchetti dott. Ferruccio — Alcuni appunti in mntcria di

trasla-zione » 185 — La guerra ed il patrimonio forestale * 680 Simonazzi Luigi — Consumi di guerra e resistenza di nazioni » 394 Solari Gioele — Mario Pagano e la politica annonaria . . . » 461 Supino Camillo — Moneta o prezzi

Necrologio di Giulio Salvatore del Vecchio » 689

R A S S E G N A B I B L I O G R A F I O A »>.

" Annuaire financier et économique du Japon „ . . . . Pag. 131 " Annuaire International de Statistique „ — L'Etat de la

l'opu-lation (Europe) » 147 Azienda (L') dei cali nel 1914-15 , » 339 Azienda (L') dei tabacchi n e l l 914-15 » 529 Avanzi Enrico — Influenza che il protozionismo ha spiegato sul

progresso agrario in Italia (Luigi Einaudi) . . . . » 384 Bachi Riccardo — Annuario Statistico italiano » 512 Bagni Tullio — Tavolo di mortalità della popolazione italiaua per

i singoli compartimenti e per il complesso del Regno . . » 513 Bidwell D.r Percy Wells — Rumi Ecouomy in New England at the

beginning of the Nineteonth Ccnturv • 146 Brunialti Attilio — Tronto e Trieste dal Brennero alle rive

del-l'Adriatico, nella natura, nella Btoria e nella vita dogli abitanti » 503 Cabe Joseph Mac — Trcitschko et la grande guerre . » 128 Carcano Paolo — Esposizione finanziaria fatta alla Camera dei

deputati » 136 Carpentier Paul — Los lois de la guerre continentale . . . » 127 " Catasto Agrario del Regno d'Italia „ — Con introduzione di

Ghino Valenti » 517

(11)

Clementlni — Le leggi sull'imposta di Ricchezza mobile comeutate

da Camillo Bertelli Pag. 400 Corea (La) durante la guerra » 341 Corrado Gini — Studi di metodologia statistica . . . » 511 Pove Drachmann — The industriai devclopmcnt and commercial

policies of the three Scandiuavian Countries . . « 1 3 1 Durr Emil — Dio Auswltrtige Politik der Eidgenossenschaft und

die Schlacht bei Marignauo (Roberto Micheli) . . . » 525

Elliot Hugh — Herbert Sponcer 510 Faulkner D.r Harold Underwood — Chartism and the Churches . » 146

Flora Federico — Manuale della Scienza delle Finanze . . . » 399 Garelli Alessandro — L'esazione intermedia dell'imposta e

l'agri-coltura » 399 Giappone (II) durante la guerra » 340 Giovanetti Eugenio — Il tramonto del liberalismo » 126 Gobbi Ulisse — Trattato di Economia » 514 Graziani Augusto — Istituzioni di economia politica (G. Prato) . » 492 — I problemi economici della pace » 691 — Di alcune relazionati* il cambio, l'aggio e le variazioni dei prezzi » ivi — Sui prezzi multipli » ivi Grumbach Samuele — Les AunexioniBtcE-Deutschland (R. Michela) » 526 " Istituto Italiano dsl Credito Fondiario „ (25 anni di vita dell') . » 528 Imposte (Le) di fabbricazione nell'esercizio 1915-1916 . . . » 338 Jones J. A. —The Economie» of War and Conquest . . . . » 140

Kemmerer Edwin Walter — Modem Currency Rcforms (L. Einaudi) » 587

Labour (The) Ycar Book 1916 133 Lanino Pietro — La Nuova Italia Industriale 498

Loria A. — Carlo Marx — Il salario » 514 Luzzatti Luigi - Scienza e Patria » 129 Madia A. — La marina mercantile in Italia * 500 Magni Ettore — Finanza e Vittoria • 493 Melrose C. J . — The Data of Economics cxprcssly designed for

tho general rcader » 692 Milano durante la guerra » 339 r/iiserocchi Giulio — L'Imposta sulle successioni in Europa . » 398 Moresco Mattia — 11 patrimonio di S. Pietro » 402 Murray Haig Robert — Some probablc effeets of tho exemptions

of improvements from taxation in tho City of New-York . • 403 — The exemptiou of improvements from taxation in Canada aud

the United States » ivi Naumann Friedrich —• Central Europe » 124 Nltti Francesco — La guerra e la pace » 129 Orsi Pietro — Gli ultimi cento anni di storia universale . . . » 509 Paladini Carlo — Impero o Libertà nelle colonie i n g l e s i . . . » 132 Pareto V. — Trattato di Sociologia generalo » 142 Pigou A. C. — Tho economics aud iinance of war . * 140 Problemi (I) ferroviari in Italia — Proposte e studi della

(12)

Raccolte varie delle disposizioni legislative emanate in Italia in

seguito alla guerra Pag. 137 Ricchieri Giuseppe — Lo basi geografiche della nazione polacca » 130 Rosenblatt Frank F. — The Cartist Movemcnt in ist Social and

Economie Aspects * 142 Savorgnan Franco — Studi di metodologia statistica . . . » 511 Sidney Low — Italy iu the War

Sldney-Webb — How to pay for the War: being idoas oficrod tho the Chancellor of the Exehequer by tho Fabian Research

Department » 134 Siosson Preston D.r William — The declino of the Chartist

mo-vcment • 144 Smith Russell J. — Tho elcments of Iudustrial Management . . » 693 Valenza Pietro — Il diritto di usufrutto nelle leggi sulle tasse di

registro » 398 Westorfield D.r Ray Bert — Middlemen in English Business,

parti-culnrly hetween 1660 and 1760 » 145 Willis Parker H. — American Banking

Nel fascicolo di Gennaio-Febbraio vennero pubblicati couni bibliografici o ricordate opere di: Maugain G., Masella, Riccardi G., Coletti F., Walter Alexander Riddali, Landra A., Fornaaari di Verce, Contento A., Byers R. Normann, Tombesi U„ Blessich A., varie pubblicazioni di Ministeri, Comuni, Consorzi, Camere di Commercio riflettenti atti e problemi dcllu guerra,

Beretta M., Ippoliti A., Magaldi V., Corniani G., Gherini, Billia L. M., Tommasone E., Lùgaro E., Abello L. ; — nel fascicolo di Marzo-Aprile opere di Vigorelli R., Santiago Alba, Barassi L., Bizzarri D., Credito Italiano; — nel fascicolo di Maggio rapporti diversi di Banche, Ministero delle Flnanzo, Consorzio del Porto di Genova, Comitati industriali ; — nel fascicolo di

Giugno opere di Bidet D., D'Angelo P., Fubini R., Comitati industriali; —

(13)

Laterza, Ruffini F., Rignano E., Cosentini F„ Gorini C., Diena G., Batta-glieri G., Cao U. ; — nel fascicolo ili Ottobre opero di Benelli Sem, Cimbali E., Alaux et René Puaux, Caratti G., Pagura V., Boffle E., Pacifici A., Cotta-favi V., Michieli G., Pistoiese S., Vaussard M., Cieu A., Raleigh W., Gaddi L., Cavaglieri A., Dubosc E., Borelli M., Parmeggiani G., Vuoli R., Luzzatti L., Lévy George R., Tarlarini C., Lucaire I., Alberti M., Trouillot G„ Lalrolle E., Morenos Levi D., Craponne L., Agnelli A., Saldini C., Carlo Sacerdoti, Cottafavi V., Civita D., Giusti U., Panunzio S., Agnelli A., Ambrosini G„ Oreetano F., Rizzone S „ Centolani N., Pedrazzi O., Delle Donne M„ Vinelli M., Faeolis G., Mangano S., Verona U., Damiani F., Falco R., Rosei L., Gennari G., Marcantonio I., Giglioli I, e Campiolati M., Sitta P., Granone L., Fano G„ Cecconi E., Orefice I., Bonfadini G., Garelli A., Donvito C., Bottaro G., B. F., Pavoni A., Falzoni C., Caramazza F., pub-blicazioni ufficiali di Camere di Commercio, Ministeri, Associazioni indu-striali, Istituti economici, Comitati, Trivett B. ; — nei fascicolo di

Novembre-Dicembre opere di Ambrosini G., Worms R., Alati D., Clay H., Schelle G.,

Zorli A., Brown Gunuison H., Bogart L., Ernesto L., Ricci Umberto, Giretti E., Weyfrth O., William, Santacroce D., Stuckey L., De Nava G., Turnor C„ Wesbster G. R., André L., Pinot R., Challey J., De Rousiers P., Flandin E. P., Zolla D„ Rist C., Prato G., Noyes Dana A., Cortinois A., Rusticus, Gold-man C., Cortinois A., Bsrtacco N., Breganze M„ Gabbioli L„ Segré G„ Ruggiero S., Cavazza F„ Fasoli G., Voung N. A., Edwin R. A., Murray Haig, Grotius, Desico, Wilmotte M., Luchaire J., Ferrerò G„ Cosmos, Ricchieri G„ pubblicazioni ufficiali e relazioni della Direzione Generale della Statistica e del Lavoro, Ministero d'Industria, Commercio e Lavoro, Ministero delle Finanze, Camere di Commercio, Cortese N„ Falco R„ Thovez E., Fradeletto A., Rinaudo C„ Michels R., Cortinois Aug., Castagna L., Artom A., Manara U„ Brassan C., Zanobini G., Cipriani E., Berretta M., Rava Luigi.

Nel fascicolo di Novembre-Dicembre vennero riassunti i principali articoli ili iudolo economica dalla The Quarterly Reviaw, dalla The Round Table, dalia The New Europe, dall'Indian Journal of Economics e da The Military

(14)
(15)

Al NOSTRI ABBONATI E LETTORI.

I prezzi di abbonamento da noi sin qui praticati erano

reti possibili dal disinteresse dei nostri collaboratori, dai

contributi pecuniari del Comitato Direttivo e di un nucleo

di amici partecipi dei suoi scopi come del suo spirito di

assoluta indipendenza.

Senonchè il prezzo della carta, ormai quasi triplicato,

i nuovi aumenti delle tariffe tipografiche che per effetto

del caro-vivere ò a prevedere si aggiungeranno fra breve

a quelli assai sensibili già attuati nello scorso triennio,

renderebbero passivo, continuando i saggi attuali di

abbo-namento, un esercizio che, integrato da quei contributi

pecuniari fissi, deve, nel pensiero nostro, riuscire quanto

meno in pareggio e ricercare in soddisfazioni d'indole

morale il compenso all'opera nostra comune.

Abbiamo quindi dovuto determinare per il 1917 i

seguenti

Prezzi d'Associazione :

ITALIA: Annuo L. 20— ~ Semestrale L. 11 —

ESTERO: » L. 22,60 » » L. 12,60

I fascicoli separati semplici L. 2 = doppi L. 3.

I supplementi, fra cui l'oramai periodico quanto

apprez-zato annuario L'ITALIA ECONOMICA NEL 1919

del Prof. R. BACHI, si daranno in dono solo agli Abbonati

annui che entro il Maggio avranno soddisfatto il prezzo

di associazione.

A vantaggio dei nostri lettori abbiamo pel venturo

anno stabilito questi

Abbonamenti cumulativi per l'Italia:

Il Soli L. 28 i Riforma Sociale L. 20 par L. 46

Minerva 12 „ Riforma Sociale „ 20 „ „ 27

Confinnzo a Prolusioni „ 6 „ Riforma Sociale „ 20 „ „ 22

Confidiamo che i nostri Abbonati riconosceranno

giusti-ficato e necessario il provvedimento e vorranno

conti-nuarci il loro confortante e lusinghiero appoggio; dal canto

nostro, con raddoppiata lena, procureremo di meritarlo e

di corrispondere al còmpito che la tragica ora attuale

impone ad ogni buon cittadino e segnatamente agli

stu-diosi dei problemi economici e sociali.

Il Contiguo Direttivo

(16)

È STATA PUBBLICATA la tersa edizione del

Corso di Scienza delle Finanze

del Prof. L U I G I E I N A U D I

(Edizione della rivista La Riforma Soeiale — Torino, 1916, un voi. di pag. xvi-594 — Lire 15).

Ecco, per dare un'idea del suo contenuto l'indioe sommario del volume :

Introdottone.

L I B R O P R I M O . — Gli istituti guari finanziari.

Capitolo I. Dei prezzi quasi privati. — II. Dei preazi pubblici. — III. Delle tasie. — IV. Dei contributi.

L I B R O SBCOHDO. — Teorica dell'imposta.

Capitolo I. Il problema della ripartizione delle spese pubbliche indivisibili e caratteristiche dei servizi pubblici propri o tecnici, economici e politici. — II. Difficoltà della ripartizione del costo dei servizi pubblici a mezzo delle imposte. — III. I principali tipi storici di ripartizione delle imposte e la evoluzione del concetto di reddito imponibile. — IV. Analisi del concetto di reddito imponibile in rapporto al postulato dell'uguagliamo: reddito guadagnato o « reddito " secondo la definizione eorrente, e reddito realizzato (consumato) o speso. — V. Le difficoltà ed i metodi di appli-cazione del principio della tassazione della spesa. — VI. Costruzione di un sistema corretto di imposte cosidette sui consumi. — VII. Passaggio dal sistema delle imposte sui consumi al sistema delle imposte sui redditi. —

V I L I . Costrusione di un sistema corretto di imposte cosidette sui redditi.

— IX. Le imposte sui trasferimenti.

L I B R O T R R Z O . — Lineamenti del sistema tributario italiano. — Avvertenza

intro-duttiva e schema generale di questo libro.

Parie I. — Le imposte italiane sui consumi.

Capitolo I. Le imposte sui consumi esatte col metodo del monopolio. — II. Le imposte sui consumi esatte col metodo della tassazione all'atto della fabbri-cazione. — III. Le imposte sui consumi esatte col metodo della tassazione all'entrata della merce nello Stato (dazio doganale). — IV. Le impozte sui consumi esatte eoi metodo della tassazione nei comuni (dazio consumo). — V. Le imposte suntuarie.

Parte II. Le imposte italiane sui redditi.

Capitolo I. L'imposta sui terreni. — II. L'imposta sui fabbricati. — III. L'im-posta sui redditi di ricchezza mobile. — IV. L'imL'im-posta di famiglia. — V. Di alcune nuove imposte stabilite in occasione della guerra.

Parie III. — Le imposte italiane sui trasferimenti.

Capitolo I. Le imposte sui trasferimenti a titolo oneroso. — Le imposte sui trasferimenti a titolo gratuito. — Delle imposte in surrogazione alle imposte sui trasferimenti a titolo oneroso o gratuito.

(17)

L U I G I E I N A U D I

IA f i l i DELHI U A j i t f OPERE PUBBLICHE

Torino, S . T . E . N . — U n voi. in-8°, pagg. x x x n - 3 5 0 — L. 7 . Eeeo l'indice sommariissimo del contenuto di questo che pnò dirsi secondo volarne del « Corso di Scienza delle F i n a n z e » :

CAFITOLO I . — Spese ed entrale straordinarie dello Stato: Natura a specie della apaaa straordinarie — Loro olasslflcazlone.

CAPITOLO I I . — AVANZI, economie, teeori di guèrra ed alienazioni patrimoniali.

CAPITOLO i n . — Impoete straordinarie o debito pubblico : Varie apode di impoite •traordlnaria — Limiti alla loro applloadooo — Foodamnnio del debito ptibblloo o confronto con l'imposta straor-dinaria — So filmi intorno al debito pubblico.

CAPITOLO IV. — Dai debito pubblico improprio: I buoni del tesoro e le due specie di oasi — I pre-stiti fonati — I prepre-stiti patriottici — l)el coreo fonoeo - Anticipazioni statutarie — Del fondi depositati negli Istituti pubblio! di risparmio e di aeelonrailone a dalla coeidetta indipendenza finanziaria delio Stato — Rendite vitalizie e tontine — Dell'obbligo fatto a talune Banobe o Caste di acquietare titoli di Debito pubblico — Del debito pubblico larvato con annualità o sussidi ad cuti pnbblloi e privati.

CAPITOLO V. — Del debito pubblico proprio: I prestiti a scadenze fisso — Le annualità 0 rendite temporanee — I prestiti amniortlssablli — I prestiti consolidati perpetui od in rendita perpetua. CAPITOLO VI. — Di alcuni problemi speciali dei preetiti pubblici : Prestiti alla pari o sotto la pari — I prestiti a premio — Garanzie speciali o garanzia generale per 1 preetlti pubblici ! — Uni-formità o varietà del tipi di debito pubblico I — Tagli plcooli o tagli grossi I — Titoli nomina-tivi o titoli al portatore I — Della emissione o vendita al capitalisti del titoli di Debito pubblico — Delle emissioni all'interno od all'estero dei preetlti pubblici.

CAPITOLO VII. — Dell'ammortamento dei prestiti pubblici: La logie» dell'ammortamento — Il mi-raggio dolio casse di redenzione e le condizioni od 1 metodi di un ammortamento reale — L'am-mortamento del debito pubblico in Italia ed 11 Consorzio Nazionale.

CAPITOLO VIII. — Del ripudio dei preotiti pubblici.

CAPITOLO I X . — Della conversione dei preotiti pubblici: La teoria economica della conversione — Nozione, premesse logiche ed effetti immaginari — Problemi ecooomlci, giurìdici e politici delia conversione — I metodi della conversione.

Uomini politici, giornalisti, banchieri, industriali, a m m i n i s t r a t o r i , capitalisti e risparmiatori, troveranno, insieme con gli studiosi, l a r g a messe di osservazioni teoriche e pratiche nei d u e volami, che abbiamo il piacere di annunciare al pubblico; osservazioni le qnali p o t r a n n o essere di giovamento g r a n d e nella discussione e nella soluzione di problemi interessanti quotidianamente la v i t a pubblica e p r i v a t a delle più svariate classi di persone.

ALTRE PUBBLICAZIONI DELL'AUTORE

Un principe mercante - Studio sulla espansione coloniale italiana (voi. XXX della Biblioteca di 8ciense Sociali. Torino, Fratelli Bocca editori, 1900). Un volume di pagine xvi-315 — L. 6.

Studi di economia e finanza - (Voi. II degli Studi del Laboratorio di Eco-nomia politica « Uognetti de Martiis » della R. Università e dei R. Politecnico

di Torino. Società Tip.-Ed. Nazionale, 1907). Un voi. di pag. vin-207 — L. 3. Le entrate pubbliche dello Stato Sabaudo nel bilanci e nel conti dei teso-rieri durante la guerra di successione spagnuola - (Voi. IX di Le Campagne di guerra in Piemonte e l'assedio di Torino, edite dalla R. Deputazione sopra gli stndi di Storia patria per le antiche Provincie e la Lombardia. Torino, 1907). Un voi. di pag. xn-366. Ne rimangono alcune copie in vendita presso l'Ammi-nistrazione della rivista La Riforma Soeiale, Torino, al prezzo di L. 20.

La Finanza Sabauda all'aprirsi del secolo XVIII e durante la guerra di successione spagnuola - (Voi. I della serie 1« dei Documenti finantiari degli Stati della Monarchia Piemontese. Torino, Società Tipografìco-Editrice

Nazio-nale 1908). Un voi. in-4* su carta a mano, di pag. xxxi-455 — L. 20. Intorno al concetto di reddito Imponibile e di un sistema d'Imposte sul reddito consumato • Saggio di una teoria dell'imposta dedotta esclusivnmente dal postulato dell'uguaglianza. (Estratto dalla serie li, tomo LXI1I delle

Memorie della Reale Aceademia delle Seienee di Torino). Un voi. in 4° di

(18)

è il giornale commerciale, indnatriale, finanziario, agricolo più diffuso d'Italia. Arriva nei principali centri di pro-vincia coi primi treni del mattino.

Il suo servìzio telegrafico dA ogni mercato come da ogni borsa sia italiana che estera, è dei più ricchi.

Industriali, commercianti, agricoltori, nomini di finanza, ecc., tutti trovano nel Sole notizie preziose pei loro affari, cosi ne hanno largamente compensato il prezzo d'abbonamento.

L OLI

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Al S O L K Regno L. 2« - Estero L. «a

Al m o l e t Monitore del F r e t t i t i . . . Al M O L E e Bollettino P r o t e s t i Cambiari . . Al M O L E , Bollettino Protesti e Monitore . .

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• 9 * P o r gli Abboffati della « Riforma Sodale „ (L. 1 5 ) si è istituito pel 1016 un abbonamento cumulativo eoi " Solo „ (L. Ct») a L. -MO.

Chiedere n u m e r i di saggio all'

Amministrazione : Via Oiovaaso, n. 4 — MILANO.

MINERVA

RIVISTA DELLE RIVISTE

R O M A — V i a O i c e r o n e , N . 5 6 — R O M A

(Casa propria)

gp-A b b u i m i ! Uri D I E C I - gp-All'asta» tiri Q U gp-A T T O R D I C I . ( A b b i n i m i (Militili c u li Rifarai t i t i l l i : n i r u m L. 2 0 ; sstara L. 2 6 , S O ) .

La MINERVA, Rivista delle Riviste, entra ora nel suo anno XXII. È diretta da Federico Ghirlanda, già Deputato al Parlamento, Professore Ordinario dell'Università di Roma (autore di Filosofia dello parole, Tersa Italia, Shakespeare: il poeta e l'uomo, ecc.).

La MINERVA à una Rivista delle Riviste, cioè a dire fa lo spoglio delle più autorevoli Riviste di tutte le parti del mondo, e ne riassume, in forma breve e chiara, gli articoli più interessanti per il lettore italiano.

La MINERVA è la più diffusa fra tutte le Riviste italiane di cultura. Abbo-namento lire dieci all'anno. Fascicoli quindicinali di 96 colonne, con copertina, eontenenti più di mille articoli degli scrittori più autorevoli di tutte le parti dal mondo.

La lettura della MINER VA è indispensabile a tutte le persone intelligenti. E l'Università moderna che viene a voi, in casa vostra. Le famiglie, nelle quali ai legge MINERVA, acquistano una evidente superiorità di cultura e di idea •a quelle che non la leggono.

(19)

CHINI SULLE MIGRAZIONI E SUL MOVIMENTO DI POPOLAZIONE

DURANTE LA GUERRA EUROPEA

CAPITOLO I .

Le cause politiche «Ielle migrazioni.

11 primo aspetto migratorio che ci si presentò al principio della guerra era, per ordine demografico, naturalmente la mobilitazione generale svol-gentesi nei vari paesi belligeranti. Senonchè tale mobilitazione riper-cotevasi anche sui paesi neutri, che essi pure non tardarono a richiamare sotto le armi, in parte o in tutto, le loro riserve militari. Contemporanea-mente si svolse il rimpatrio dei richiamati dall' estero, effettuantesi in forma regolare innanzitutto nei paesi neutri. Chi ha assistito, come chi scrive, ai primi di agosto 1914, al fuggi-fuggi dei forestieri e gran parte della colonia straniera stessa di Venezia, ha potuto formarsi facilmente un'idea dell'effetto demografico più immediato prodotto dalla guerra. Quest'esodo fu susseguito, a breve distanza, dall'esodo delle famiglie straniere iu genere, specie di quei loro elementi ricchi tro-vantisi in Italia per causa di lusso, di diporto e di salute. Scappavano gli americani, i russi, gli scandinavi!

Quest'esodo concerneva naturalmente ÌD modo essenziale quegli stra-nieri che non avevano chiamato od ottenuto la cittadinauza : quelli che erano rimasti mentalmente e legalmente eterogenei, oppure quelli che la cittadinanza non avevano preso solo per negligenza o trascuranza.

Alcuni accenni saranno bastevoli per mettere in rilievo l'importanza numerica che avevano assunte prima delia guerra le colonie degli stranieri in alcuni Stati belligeranti.

Secondo il censimento del 1901, a Parigi il ó,9 °/0 della popolazione

era straniera, percentuale elevatissima, specie quando si tiene in debito conto che la legge francese è assai corriva ad offrire, ed in molti casi ad imporre, agli stranieri, la cittadinanza francese. Tant'è vero che nella sola Parigi nel 1901 si trovarono 45.800 stranieri naturalizzati francesi (1).

(1) Kàthe Sehirmaeher : - La spécinlisation du travati, pur nationalitós, à Parts», Parie 1908, Rousseau, p. 6.

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Secondo il censimento del 1906 erano stabiliti in Francia 87.636 tedeschi, 13.000 austriaci e 68.892 svizzeri (1).

In Germania vi furono, nel 1910, 13.455 belgi, 19.140 francesi, 18.319 inglesi, 104.204 italiani, 137.697 russi (2).

Secondo i risultati del censimento del 10 giugno 1911 furono veri-ficati in Italia (3):

Con dimora in Italia fi pia Ù M ) i Ì MB FI trt IMI fi In ani fieli ariti tedeschi 6.998 1.302 2.415 austro-ungheresi 8.199 1.023 2.689

321 46

svisseri . . . 7.385 746 3.040

fuma Wltla Pamatiala della totalità figli alrsiiifi tedeschi 10.715 13,43 •/„ austro-ungheresi . . 11.911 14,93%

turchi 1.009 1,27 %

13.94 °/0

Analizzando l'elemento straniero in Italia occorre far osservare che, data l'esuberanza della mano d'opera nel paese stesso, il numero degli stranieri operai è relativamente esiguo in confronto con quello rilevato dai censimenti di altri Stati. Tra i 37.762 stranieri, i quali nel 1901 avevano preso dimora stabile in Italia, si trovavano soltanto 4001 operai. Invece, per es., il numero degli impiegati e domestici era di 4306, quello delle maestre ed istitutrici di 1033, e quello dei sacerdoti, frati, monache o suore di 2180 (4). L'elemento straniero in Italia è quindi generalmente ricco o benestante. Ciò riguarda anche l'elemento germanico. Tuttavia trovasi, in Italia, anche un certo numero di operai tedeschi, senza dubbio superiore a quello corrispondente degli altri

Stati. Ne citeremo qualche prova : La ditta litografica Nebiolo a Torino, città limitrofa alla Francia, impiegava nel 1906, accanto a 521 italiani, un francese, uno svizzero e 13 tedeschi, tutti operai scelti. Nell'Asilo notturno Umberto I della stessa città pernottavano nel 1907, 13.085 italiani e 1291 stranieri, tra i quali 921 tedeschi (5).

La grande maggioranza di queste colonie straniere scomparve come per incanto: o fu costretta a rimpatriare o addirittura espulsa. Molti

(1) Slatesman's Yearbook, 1913, London, MAC Millan, p. 781. (2) p. 859.

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furono fatti zimbello di ogni arbitrio e più o meno brutalmente sradicati dal suolo che finora loro era stato ospitaliero. A soli pochi fu rispar-miata la pena di migrare, in un senso o nell'altro. Cosi quelli — approssi-mativamente — 15.000 italiani rimasti tuttora in Germania e 3000 tedeschi rimasti in Italia, dovettero si sottomettersi ad alcune regole, ma del resto non vengono molestati. In tutta questa materia del trattamento degli stranieri appartenenti a paesi nemici non ci fu omogeneità alcuna nei vari Stati; l'unico punto di contatto nel de-stino toccato a tutti fu la comune tristezza della loro posizione morale e, il più delle volte, della loro situazione finanziaria.

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la sua patria nuova al punto d'indurlo al tentativo di tradire l'ultima in favore della prima. In molti tedeschi, da decenni ospiti, anzi, cittadini dell'Italia, si è verificato lo stesso fenomeno. In molti altri stranieri, per contro, si è verificato il fenomeno inverso. Essi si sono sentiti, di nuovo, e in maniera anche più salda, onestamente, completamente, cittadini della loro patria adottiva, alla quale erano ormai vincolati da affetti, abitudini ed interessi.

Tuttavia, tutto sommato, sorge il pericolo che gli stranieri sparsi all'estero siano, o si sentano, a servizio della loro patria, se non tutti come spioni patentati, certo legati da un legame spirituale che ne fa automaticamente degli agenti all'estero della patria nativa. Nè il vin-colo. arcano o manifesto, che lega lo straniero al suo paese natio, sempre si era spezzato, allorquando costui si era deciso ad acquistare la cittadinanza del paese di cui da anni godeva l'ospitalità.

Epperò quando avveune, nell'agosto del 1914, lo scoppio della guerra mondiale, forse non quanti tedeschi erano in Francia, in Inghilterra e nel Belgio, ma certo la grandissima maggioranza di essi, hanno abban-donato il paese di dimora, che per tanti tra di loro era diventato una seconda patria, la sede dei loro affari e dei loro affetti famigliari e talora anche la patria giuridica, per correre ad arruolarsi in Germania e marciare poi alla testa degli eserciti tedeschi contro la loro seconda patria, fornendo agli invasori indicazioni importanti e preziose. Certo, la causa di questo stato di cose non va ricercata sempre nella capa-cità di delinquere e nella malafede di certi individui od anche ambienti di stranieri, indegni di venire accolti da ospiti, ma piuttosto nel fatto che il militarismo moderno ha assegnato a priori ad ogni cittadino, anche se emigrato, il suo posto e le sue funzioni nell'esercito, servendosi poi, in caso di guerra, senza che essi potessero sottrarsi alla poco nobile parte che loro si fa fare) delle cognizioni linguistiche ed altre che i suoi addetti hanno acquistato all'estero nel disbrigo delle loro varie occupazioni e professioni.

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sì che, anche a pace conclusa, alla penetrazione pacifica dei tedeschi all'estero sarà interposto serio ostacolo, primeggerà senza fallo la diffi-denza smisurata che gli altri popoli proveranno di fronte ai pericoli dello spionaggio germanico. Ciò che diciamo, vale però naturalmente, sebbene, a causa del minore loro numero e della minore loro capacità di addatta-mento temporaneo e d'infiltrazione, ili misura minore, anche per gli appartenenti alle altre nazioni, residenti prima della guerra nei paesi centrali (1).

Il carattere pericoloso dell'elemento straniero non ammette quindi dubbio di sorta. Però se alcuni governi hanno forse peccato per l'in-dulgenza e la soverchia leggerezza di fronte a questo pericolo, tuttavia giova aggiungere che tante altre volte l'elemento straniero è stato martirizzato oltre il necessario. Ad ogni caso, anche per fatalità di cose, la totalità degli stranieri passò, e passa tuttora, un ben brutto periodo, nel quale è coinvolto un grandissimo numero di persone davvero per bene. Il trattamento subito dagli stranieri fu quasi dappertutto duro, soggetto a regolamenti rigorosissimi. Daltronde pendeva continuamente sul loro capo la spada di Damocle, sotto forma di un eventuale sequestro personale e trasporto forzato in un campo di concentramento. Vi ha di più : il timore delle denuncio, molte delle quali assolutamente calunniose, partenti da fonti spesso impurissime, da rivali invidiosi o vendicativi, de-siderosi di cogliere la buona occasione per sbarazzarsi di stranieri a loro invisi e molesti, perchè concorrenti o nemici personali, o da persone fana-tiche ed arrabbiate al punto di aver perso il lume della ragione e le facoltà di penetrazione e di analisi psicologica e che perciò scorgono in ogni straniero una spia. Ora, il trovarsi iu bulla di cotale risma di gente non è certo cosa facilmente tollerabile per chi ha puntiglio s), ina a cui fan ormai difetto i mezzi a tutelarlo con efficacia contro le offese. In ulti-mo : i tumulti popolari che si sono scatenati, con impeto irrefrenabile, in molte tra le città d'Europa, che passauo, a giusto titolo, per le più edu-cate, come Parigi, Londra, Milano, contro gli stranieri nemici, ma che coinvolgevano quasi sempre anche gli affini e talora tutto quanto era straniero (2) ed oltre, con grave minaccia della vita e dei beni.

Comunque l'atmosfera che si è creata contro gli stranieri non alleati, durante questa guerra, è tale da paralizzare, a lungo andare, la stenza anche dei nervi più robusti. Infatti, solo pochi stranieri resi-ti) ROBBRTO MIOIIBI.8: « Cittadinanza e nazionalità », £r««iUia, voi. xviti, anao ix (1915, n. 1, XLIII-5), p. 7 c 8.

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stettero, sotto l'impellente necessità di badare principalmente a grossi capitali investiti, e forse alcuni anche per la grande simpatia che provavano per il paese che li ospita, come i maggiorenti della colonia svizzera a Milano; ma, per rendersi ben voluti, o almeno tollerati, tali stranieri erano costretti a dimostrare il loro caldo amore per il paese a forza di continue elargizioni e di continue e spesso esagerate proteste di amicizia. I più, però, non resistettero e fuggirono più o meno precipitosamente piantando 11 baracca e burattini e riparando in patria od in paesi neutrali. Cosi la popolazione tedesca di Lugano si è decuplata nel periodo tra l'entrata in guerra dell'Italia nella guerra europea e la sua dichiarazione di guerra alla Germania. Nella colonia tedesca di Milano, già cosi florida, non rimasero che vecchi e poche donne. Non intendiamo coi suddetti tratti intavolare il problema della posi-zione legale, politica e morale degli stranieri, problema irto di difficoltà quant'altro mai e complesso oltre ogni dire, ma che questa guerra ha posto in maniera cosi palese e cosi terribile che non sarà possibile sottrarvisi nò per gli uomini di Stato, nè per i giuristi, nè per i psi-cologi. Ci preme solo fare, fin da oggi, due constatazioni che indicano tutta la stragrande gravità della situazione :

1" Quegli stranieri che, pur rendendo talora grandi servigi alla sua economia ed alla sua istruzione, costituiscono, in parte cospicua, un gran pericolo per lo Stato in cui risiedono. In tempi normali nulla se ne accorge. In tempi di guerra essi vengono additati all'ira pubblica s), ma tardi, perchè la loro furberia suol sfuggire per molto tempo alla sagacia del popolo.

2° Quegli altri stranieri, che non hanno altre intenzioni se non di lavo-rare indisturbati e tranquilli, gente docile e per lo più affezionata alla seconda patria, di cui ha, in parte, assunto i costumi e le abitudini. In tempi di guerra essi sono i primi a venir additati all'ira pubblica.

Il dilemma, terribile, è dunque quello : o lo Stato rimane vittima degli stranieri, oppure gli stranieri rimangono vittime dello Stato. L'effetto finale migratorio è lo stesso in ambi i casi. Gli Stati finiscono per malmenare gli stranieri, e lo straniero fugge se può. Gli stranieri pericolosi riescono per lo più a scappare in tempo : gli innocui e gli assimilati vengono talora internati: molti tra di loro partiranno per sempre, appena saranno rilasciati.

Solo dopo la guerra sarà possibile verificare tutta l'entità delle migrazioni svoltesi durante la guerra ed a cagion della guerra. Per

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consi-scaturirà fin a che punto la guerra ha fatto, per cosi dire, man bassa sulle colonie straniere all'estero.

È certo che dopo la guerra molte relazioni commerciali ed altre si riannoderanno; che si verificherà pure il ritorno di una parte degli stranieri, nemici o neutri, scappati, espulsi od internati ; Lugano è già adesso piena di tedeschi ed austriaci d'Italia stabilitisi in quella città, italiana di lingua e di civiltà, perchè è città di confine, e che non agognano che alla pace per riprendere il più presto possibile gli antichi affetti e gli antichi traffici; tra i tornandi spesseggieranno, se non pre-varranno, quelli in cui il processo d'adattamento ha già raggiunto un grado più elevato; quelli che hanno preso le loro mogli nel paesè, i cui figli, meglio che la lingua del padre, parlano quella del paese natio o nel quale erano stati trasportati da piccini. Senonchè non tutti gli stranieri faranno ritorno. Moltissimi avranno, nel frattempo, con-tratto nuovi legami, nuovi interessi, nuovi obblighi. In molti l'affetto, se mai l'hanno provato, per il paese si è raffreddato ; essi sono disgu-stati dagli eventi della guerra, e distolti da nuovi rancori dal tener fede ad antichi amori. Più la guerra durerà, più il nucleo di coloro tra gli stranieri, che erano partiti col fermo proposito di un pronto ritorno, andrà riducendosi via via di numero e forse anche di valore. È cosa inevitabile. Nè tale riduzione rispecchierà d'altronde le sole colonie di stranieri nemici ed affini, ma in parte anche quelle di stranieri amici ed alleati, decimate esse pure dalle chiamate e dai traslochi compiuti da parte dei parenti, dei richiamati.

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operai svizzeri. Perfino quelli che si erano arruolati durante la guerra nell'industria accorrendo da San Gallo e da altri cantoni in Inghilterra per colmare la lacuna lasciata dalla leva inglese si videro costretti ad infilzare al più presto la porta d'uscita perchè i padroni non seppero reggere al ribrezzo che il sentirsi attorno parlare un dialetto tedesco ispirava agli operai inglesi ; molti negozianti e bottegai svizzeri intanto aggiungevano all'insegna un grosso manifesto recando in lettere cubitali l'iscrizione : » Il proprietario di questo negozio è svizzero-francese » ; insomma gli svizzeri in Inghilterra vivevano « come in un inferno» (1). Nè furono diverse le vicende delle colonie svizzere, assai diminuite di numero e di importanza, in Francia ed in Italia, quantunque i giornali spdbso cercassero a far capire al pubblico che gli svizzeri-tedeschi, sebbene tedeschi di lingua e di stirpe, e spesso di simpatie, non sono, al postutto, cittadini dell'Impero.

Non dissimile fu al principio della guerra europea la situazione degli italiani. In Alsazia e Lorena le vicinanze degli eserciti francesi ed alcune imprudenze commesse dagli operai italiani stessi (2) resero l'elemento ita-liano sospetto, e per esso sconsigliabile ogni ulteriore soggiorno. In altre parti della Germania, come nei paesi renani, dove la colonia italiana era pure di antica data e ben visa dagli indigeni, la situazione divenne subito difficilissima all'inizio della guerra. Il risentimento della popolazione tedesca contro sudditi di una nazione dichiaratasi neutrale, mentre se ne attendeva un ainto effettivo, si manifestò tosto vivamente, trascen-dendo a insulti e minaccio, a dire il vero, biasimate dalla stampa e dalle autorità locali (3). La stessa indegnazione regnò a Berlino, dove fu insul-tato persino chi parlava italiano, e i negozianti italiani dovettero allonta-nare le loro insegne o cambiarle (4). In Francia, dove gli italiaui erano considerati, all'inizio della guerra, quali ipotetici seguaci della Germania e quindi quali nemici, il trattamento subito dagli italiani, specie nei primi giorni, non fu certo migliore, ed assunse, in certi casi, anzi, forme particolarmente gravi, come a Grenoble (5) e Caen (6).

(1) Neue Ztlrieher Zeitung del 27 mano 1916, Supplemento.

(2) Ne citeremo un esempio caratteristico: Vicino a Mete, u Févt-s, un italiano, avendo ricevuta la lieta notizia che tra breve l'avrebbero rimpatriato gratuita-mente, sparò, per la contentezza, e noncurante dello ztato d'assedio, un colpe di rivoltella nell'aria! Subito i soldati tedeschi irruppero nblla casa, distribuirono piattonate ai oounazionali che vi si trovavano e li condussero via prigionieri

( G . G A L L A V R B S I , p . 2 1 ) . ( 3 ) G A L L A V B M I , p . 2 1 . ( 4 ) G A L L A V E R S I , p . 2 4 .

(5) Gazzetta del Popolo del 7 agosto 1914.

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Come abbiamo detto ti» qui, la grande maggioranza degli stranieri residenti all'estero fu indotta dalla guerra al rimpatrio. Durante la guerra stessa fecero capolino, però, nuove migrazioni. È un errore invero di credere che le popolazioni europee durante la guerra siano rimaste stabili e stazionarie. Giacché la guerra stessa è movimento, migrazione continua. La si potrebbe anzi definire un perpetuimi mobile. Gli eserciti immani che la guerra attuale ha messi su piede, costi-tuiscono un ammasso di genti staccate violentemente dalle loro case, dalle loro città, dalle loro Provincie, dalle loro regioni, e spinte, ove è possibile, su terra nemica. L'invasione è una forma tipica di migrazione, la migrazione guerresca che si distingue dalle mi-grazioni pacifiche non tanto per il suo carattere, se anche non meramente, tuttavia prevalentemente temporaneo — poiché anche le migrazioni pacifiche assumono spesso un aspetto temporaneo e flur tuaute — ma bensì per il suo carattere coattivo, che sa di forza e di organizzazione insieme. Ora, inai guerra vide quantità tali di soldati precipitarsi le une contro le altre, rincorrendosi, dandosi la caccia, perseguitandosi. Mai la leva si estese cosi indistintamente a tutte la età, a tutti i ceti sociali, a tutte le contrade, anche più remote, com-prese l'Africa del sud e l'Australia. Cos'è mai la Grande Arinée dt Napoleone in confronto agli eserciti di .loffre. di Kitchener, di Hia-denburg, di Cadorna? Un giocattolo, una scatoletta di soldatini, un pugno d'uomini che sarebbe appena in grado di tener fronte all'attuale esercito belga o serbo.

Nel vortice della guerra e delle sue conseguenze migratorie non furono però trascinati, oltre naturalmente i militari, i soli stranieri residenti all'estero. Anche gli abitanti civili indigeni stessi dovettero — e devono tuttora — dare il loro contributo alla guerra in questa, forma.

Le migrazioni alle quali le popolazioni indigene civili furono indotte, si lasciano dividere in tre specie:

a) le fughe collettive spontanee;

b) lo sgombero per ordine delle autorità locali o militari;

e) le deportazioni.

<t-b) La ripercussione che le mosse di tali ingenti masse di uomini

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proporzionata alla dinamica delle masse armate stesse. Spesso, coinvolte •ella mischia, calpestate dal cozzo furioso di tanta forza, lo povere popolazioni civili furono decimate, o distrutte ; cosi in buona parte quelle del Belgio e della Serbia. Qualche volta esse rimasero illese, quantunque moralmente sofferenti, sul posto, subendo l'invasione nemica e la domina-zione straniera, se pur a denti stretti e senza mai perdere un solo attimo la speranza in una pronta liberazione dal giogo odiato; cosi nella maggior parte del Belgio. Altre volte la popolazione civile venne presa, all'avvicinarsi del nemico, dal terrore e dal panico e si diede in parte, o tutta, a precipitosa fuga.

Per dare un'idea sulle dimensioni prese dalle fughe e dagli sgomberi compiuti dagli abitanti, basta rivolgere lo sguardo sull'entità delle terre invase, innanzitutto da parte degli eserciti dei paesi centrali i quali, come ognun sa. solo all'invasione del territorio nemico devono la loro salvezza fin al giorno d'oggi.

Nel secondo anniversario della guerra europea le potenze centrali avevano occupato di territorio nemico:

nel Belgio 29.000 chilometri quadrati nella Francia 21.000 » »

• Russia 280.000 » » » Serbia 87.000 » » nel Montenegro . . . . 14.000 » »

in tutto dunque . . . 431.000 « » (1)

Nel Belgio, massime dopo che si era sparsa per il paese la notizia della sorte crudele che molte città del regno avevano subito, il terrore fu indescrivibile (2). Ne sussegui un fuggi-fuggi generale al quale

parte-cipavano innanzitutto le classi abbienti e gli intellettuali, ma nel quale si videro trascinate anche moltissime persone appartenenti ai ceti medi e bassi della popolazione. Il movimento fu eminentemente centrifugo; le sue mète furono, in ordine decrescente, l'Inghilterra, la Francia e l'Olanda. 11 caos fu completo. Per molti e molti e molti mesi i lettori dell'Indrjtendance Belge trapiantati improvvisamente a Londra, ebbero la sensazione raccapricciante di vedere quasi una intera pagina del giornale coperta di avvisi in cui il marito cercava la moglie, la madre i figli, e viceversa. Il numero complessivo dei profughi belgi venne valutato ad un milione e mezzo (3). Secondo

(1) Bailer NachrichUn, 30 luglio 1916. (2) Metà agosto 1914.

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una relazione del ministro dell'interno in Olanda il numero dei profughi belgi ha ospillato, ancora nel 1915, tra 45.000 e 52.000, tra i quali 15-17.000 sono concentrati in campi speciali (1). Dall'Olanda la mag-gioranza trovò, pare, mezzo di recarsi in Inghilterra od al fronte belga. Molti tornarono ancora man mano in patria dopoché il governo tede-sco si era impegnato, per l'interessamento e con la pressione del governo olandese, di rispettare appieno le loro qualità di belgi ed innanzitutto di non costringere quel che riguardava la parte meno agiata di essi in alcuna maniera, a darsi a lavori che potessero costituire un aiuto indiretto alla condotta della guerra contro la loro patria ; impegno che poscia non fu perfettamente mantenuto.

Durante l'occupazione russa della Prussia Orientale, nell'estate e nell'autunno 1915, non meno di 300.000 abitanti si sono riparati altrove, molti riversandosi addirittura su Berlino dove portavano, per la prima (e fino ad ora, anche per l'ultima) volta ip questa guerra, il senso della tangibilità della guerra. Dopo la riconquista della Prussia per mezzo dei tedeschi, però, l'immensa maggioranza di questi fuggiaschi tornò ai patrii lidi. Nell'agosto 1916 soli 20.000 erano ancora rimasti fuori del proprio focolare (2).

Lo stesso fenomeno della fuga spontanea si svolse in Francia, in molte regioni, fino alla stessa Banlieue de Paris (Compiègne, Chan-tilly, Meaux) durante la rapida avanzata dell'esercito von Kluck.

Ma più sovente ancora che dalla paura, la popolazione civile venne indotta ad abbandonare il paese trasformatosi in zona di guerra, da un ordine preciso, perentorio, tassativo del proprio governo o del comando militare; allora la fuga collettiva si fece ordinata (almeno in teoria) e sistematica, e prese nome di evacuazione. Tali evacuazioni possono assumere carattere di necessità per due motivi i quali però, in generale, non vanno disgiunti: il motivo umanitario mirante a sottrarre le popolazioni civili ai pericoli, imminenti ed immanenti alla guerra circostante, e il motivo strategico, mirante a sbarazzare l'alto comando militare di tutto quanto possa essere, o diventare, d'impiccio alle sue mosse strategiche o tattiche: l'asservimento della terra abitata alla causa della guerra, la quale esige che non vi sia cosa di cui la guerra non possa valersi e che alla guerra sia preclusa e che quindi chiede che, occorrendo, anche le città sieno da conside-rarsi nòn più come serventi all'antico loro scopo di fornire abitazioni

(1) Da una corrispoudeuza dall'Aia del Iti lugli» 1916 (Batter Naehriehten del 18 lugli» 1916).

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agli uomini, ma unicamente ligi a fornire riparo alle truppe A tale duplicità di motivi, che consigliano spesso l'evacuazione di città e di intere Provincie, se ne aggiunga, in alcuni casi, un altro motivo : vale a dire se il governo o l'alto comando si decide di evacuare un territorio, militarmente minacciato dal nemico o che questi stia addirittura in procinto d'invadere, perchè tale territorio è abitato da una popolazione dalla quale chi ordina l'evacuazione può presumere che essa simpatizzi piuttosto coll'invasore e che sia disposta a fare con questi causa comune ; cosi spiegasi l'evacuazione di molte terre irredente da parte dell'Austria quando gli italiani si accinsero ad entrare in guerra, e quelle di alcune zone dell'Alsazia limitrofe alle trincee francesi. In tali casi l'evacua-zione rasenta il carattere di una deportal'evacua-zione (1). Spesso la mancanza di evacuazione in caso di invasione è unicamente dovuta ad imprepara-zione e sorpresa (tipico l'abbandono della Polonia popolata, da parte dei russi). Più la guerra si prolunga, più uno Stato si è creato mezzi per essere in grado di sgomberare, per opera di vie di comunicazione miglio-rate o più disimpegnate, più si ricorre all'evacuazione, mezzo relativa-mente preferibile alla stasi, sia sotto l'angolo visuale umanitario quanto su quello militare e politico : la popolazione di Lilla è rimasta, quella di Verdun è stata evacuata.

Altri esempi:

Nei primi giorni del luglio 1916 il comando supremo dell'esercito francese si vide indotto a far sgomberare molti paesi tra St-Dié e Nancy e di trasportare i fuggiaschi nella Franche Comté. E ciò si compi durante l'offensiva, sotto molti aspetti felici, delle truppe francesi ; offensiva però che non era in grado di tutelare la popolazione delle contrade adiacenti contro i violenti bombardamenti aerei e i contrat-tacchi artiglieristici del nemico.

Durante la breve invasione austriaca sull'Altipiano dei Sette Comuni, si procedette allo sgombero sollecito di quei paesi; la maggior parte dei profughi furono mandati nel Basso Vicentino dove in un momento erano radunate più di 20.000 persone alle quali non sempre si è potuto provvedere conveniente ricovero (2).

c) Tra i « deportati » occupano il posto più rilevante i prigio-nieri di guerra. Se ne trovano oramai più prigioprigio-nieri iu Germania, in Russia, in Francia, che alcuni piccoli Stati contano di abitanti.

I russi affermano di avere fatto ormai circa 1.300.000 prigionieri austriaci.

(1) Cfr. p. 13.

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Alla fine del secondo anno della guerra europea il numero dei pri-gionieri ammontava a 1.663.794 in Germania 942.489 nell'Austria-Ungheria 38.000 nella Bulgaria 11.000 in Turchia

2.658.283 in tutti questi paesi presi insieme. 1 prigionieri russi si componevano :

in Germania . . . di 9.019 ufficiali e 1.202.872 soldati » Austria-Ungheria 4.242 » » 777.324 » » Bulgaria e Turchia 33 » » 1.435 »

in tutto . . di 13.294 » » 1.981.631

Tra i prigionieri appartenenti alle altre nazioni nemiche dei poteri centrali si contavano in Germania:

Francesi . . . 5.947 ufficiali e 348.731 soldati Belgi . . . . 656 » » 41.752 Inglesi . . . 947 » » 29.956 »

Serbi 23.914

Compresivi i prigionieri russi, il numero complessivo dei prigionieri ammontava nella sola Germania a 16.569 ufficiali e 1.647.225 soldati (1).

Tra le deportazioni collettive di cui furono vittime gli abitanti dei paesi occupati rimasti sul luogo uno dei primissimi posti spetta a quelle compiute nelle Serbia. Nel 1914 Belgrado contava quasi 100.000 abitanti. Nel giugno 1916 le autorità austriache affermavano che ve ne restavano 58.000, vale a dire un po' più della metà. Al dire del Corriere, però, « per opinione generale questa cifra è esagerata ». L'Austria non osa confessare che la popolazione della capitale serba diminuisce ogni giorno, per via delle continue deportazioni su larga scala, mediante cui gli austriaci popolano i loro campi di concentramento in Ungheria ove riuniscono tutti quanti tra i serbi sono suscettibili di dar loro molestia (2). Più note ancora sono le deportazioni di abitauti del Département du Nord, Lille. Roubaix e Tourcoing da parte dei tedeschi, ciie furono operati

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tra il 22 e il 29 aprile 1916, e che tanto sdegno e tanta polvere dovettero sollevare. Tali deportazioni, dalle quali, secondo fonti francesi, vennero colpite 25.000 persone di ambo i sessi (1), vennero giustificati dai tedeschi con le difficoltà dell'approvvigionamento, in tempo di blocco marittimo, di una zona assai densamente popolata, com'è quella del Belgio e del nord della Francia, ebbero però, come motivo essenziale, carattere militare preventivo e non poterono non destare, nel mondo civile, l'impressione di indebita rappresaglia. Solo in ottobre la Germania ha formalmente promesso, dietro le vive insistenze del Papa, di ricostituire quanto prima le famiglie disperse nelle regioni invase e deportate in Germania, e di por fine allo smembramento delle famiglie francesi e belghe (2). Promessa il cui mantenimento però il governo tedesco ha di nuovo rimandato fino a Natale. Intanto le deportazioni continuano su larga scala. L ' 8 novembre il giornale Belgique, che si pubblica a Le Hàvre, riferisce che tutta la popolazione maschile di Anversa tra i 17 e i 30 anni aveva ricevuto l'ordine dalle autorità dell'invasore di tenersi pronta per la partenza per un lungo periodo di lavoro forzato in Germania. Nella circolare, in cui il cardinale Mercier protestava

(1) Journal de Genève del 31 luglio 1916:

« L'attitnde de l'Angleterre rend de plus en plut difficile le ravitaillcment de la population.

» Pour attenuar la misère, l'autorité allemande a demandò lécemmeut dea Tolontairea pour aller travailler à la campagne. Cette offre n'a pai eu le auceèa attendo.

« En conaéquence, lea habitanta aeront óvacuéa par ordre et tranaportéa à la campagne. Lea óvacuéa aeront envoyéa à l'intérieur du territoire oecupé de la France, loin derrière le front, où ila aeront occupés dana l'agriculture et nul-lement à dea travaux militairea.

u Par cette meaure, l'occaaion leur aera donnée de mieux pourvoir à leur aubaiatance.

u En caa de néceaaité, le ravitailleraent pourra ae faire par tea dópdts allemanda.

« Chaque évaeue pourra emporter avec lui 30 kilogrammea de bagages (uatenailes de ménage, vétementa, etc.), qu'on fera bien de préparer dèa main-tenant.

« J'ordonne donc: Peraonne ne pourra, juaqu'i nouvel ordre, cbanger de domicile. Peraonne non plua a'abaenter de aon domicile lógal déclaré, do 9 h. du aoir & 6 h. du matin (heure allemande) pour tant qu'il ne aoit paa en poa-aeaaion d'un permia en règie.

i< Comme il a'agit d'une meaure irrévoeable, il eat de l'intórét de la population méme de reater ealme et obéiaaante.

« Lille, avril 1916.

• Le Commandant ».

(33)

formalmente contro le deportazioni, il numero dei belgi deportati è valutato a 400.000 persone (1).

Ma nella guerra non furono soltanto talora deportati gli abitatiti delle provincie invase, ma vi si verificò anche il caso della deporta-zione in massa di cittadini: l'Austria, che trasportò nella Boemia tedesca circa 20.000 trentini e 80.000 triestini sospetti d'idee irredentiste. Al solo campo di Eatzenau si trovano oltre 4000 trentini sospetti d'italianità. Trieste prima della guerra contava circa 250.000 abitanti. Ormai perù il loro numero è ridotto a 130.000. Risulterebbe dunque una diminuzione di 120.000 persone, delle quali 50.000 si sono rifugiate in Italia, ed 80.000 si trovano, o imprigionate o deportate dal governo austriaco, in qualche altra regione dell'impero (2). Anche la Germania deportò, al-l'inizio della guerra, molti alsaziani, sospetti per le loro simpatie francesi, oltre il Reno.

Quali erano, sono e saranno le dimensioni prese da queste migra-zioni, parte provocate da ordini ufficiali, parte spontanee ? È ovvio che nell'ora che volge è impossibile farsi una idea, sia pur solo appros-simativa, dell'entità.del movimento: anzi, non è escluso che le cifre esatte e complete non ne vedranno mai la luce, perchè la fretta e furia con cui essi movimenti si svolsero, la impreparazione e mala voglia degli uffici statistici di molti tra i paesi ove le folle dei profughi, spesso all'impazzata, si rinversarono, e forse anche la chiusura di molti uffici statistici stessi di cui gli impiegati erano stati richiamati e in guerra, in tanti casi ne rese impossibile, difettosa e poco attendibile la registrazione. Giocoforza quindi accontentarsi, per ora, di alcuni pochi e fuggevoli accenni, sulla scorta di notizie pubblicate dai gior-nali, le uniche fonti alle quali ci è. per ora, dato di attingere.

(1) Agenzia Havas, del 14 novembre 1916. I tedeschi si scusano affermando che gran parte dei belgi non hanno voglia alcuna di lavorare e scioperano a gran danno della pubblica sicurezza e della morale; il numero dei disoccupati e sussidiati ammonterebbe a 1.360.000 persone, tra cui 700.000 persone sarebbero volontariamente inoperose ; la verità di queste affermazioni risulterebbe dalle testimonianze di due giornali belgi, Le XX" Siicle, a Le Hàvre, e De Belgitch

Slandaard a Lausanne (Wolff del 16 novembre 1916). Sarà. — Resta tuttavia a

vedere a chi incombe la responsabilità morale per la rovina dell'industria belga. (9) Secondo UDII notizia di DEVICO, riportata dai Boslcr Nachrichten del 80

(34)

— Iti —

CAPITOLO I I .

Le «'Anne economiche delle migrazioni durante In guerra.

Le cause riguardanti il rimpatrio.

Lo scoppio improvviso della guerra produsse, in gran parte delie industrie, un arresto altrettanto repentino. Tale arresto si verificò

innanzitutto nei casi seguenti:

1) Quando l'industria era basata sull'esportazione, e tale esporta-zione era stata resa impossibile per il blocco delle coste; esempio tipico : molte industrie della Germania, la cui esportazione era « imbot-tigliata » dal blocco marittimo dell'Inghilterra, blocco che fece perdere alla Germania, d'un solo colpo, la vasta clientela transoceanica; indi lo squallore di Amburgo :

2) Quando l'industria era basata sulla materiu prima da impor-tarsi dall'estero, sia che l'estero era diventato paese nemico, sia che era rimasto neutrale od anche alleato, ma che, per la necessità di provvedere ormai ai propri e più impellenti bisogni, aveva colpito, esso stesso, la detta materia prima col divieto di esportazione :

3) Quando le aziende trovavansi troppo vicine al theatrum belli nella zona di guerra. In tal caso ogni attività industriale cessò per far posto ai movimenti di truppe. Mercurio fu percosso e scacciato da Marte. Questo stato di cose si verificò innanzitutto sul lungo confine germnno-belga-franco-lussemburghese, che va dal Mare del Nord fino ni Giura svizzero. Confine, che era popolato, ad est come ad ovest, da un largo strato di operai italiani, impiegati nelle miniere, nelle costruzioni delle strade e delle case c nelle fabbriche tessili;

4) Quando negozi ed opifizi dovettero improvvisamente chiudersi per mancanza di personale dirigente, il conduttore dell'azienda, pro-prietario o direttore, essendo chiamato d'urgenza sotto le armi. Tale •ecessità dolorosa si impose innanzitutto nelle aziende piccole e medie, che maggiormente furono esposte ai danni molteplici della guerra,

ma bensì talora anche nelle grandi imprese. Ne fu colpita molto la

Germania e, a quanto pare, anche di più la Francia e, in modo indi-retto, l'Italia.

(35)

violenza ai patti disfacendosi dei loro operai senza che il grosso pubblico fosse in grado di controllarli e di disapprovarli.

Da queste cause, enumerate sotto 3) e 4), risultava una frequenza stupefacente di licenziamenti di operai e quindi un aumento di disoc-cupazione e di migrazione in cerca di pane. S'intende che i primi a subire tale sorte furono gli operai stranieri, venuti d'un tratto sospetti e. più che mai, malvisi presso le popolazioni indigene e gli stessi organi ufficiali dei vari governi. Inutile dire che tra le primissime vittime furono gl'italiani.

Molte ditte sospesero del tutto i dovuti pagamenti e vennero a patti solo dietro l'intervento delle autorità consolari e per l'opera degli addetti alla Bonomelliana. Gli stessi stabilimenti industriali principi, quali quelli del Thyssen e la Rombacher Iliitte, non concedevano agli operai ita-liani che degli acconti sui salari (1). Ad Amburgo, dove la paralisi fu im-mediata e completa, gli operai italiani spesso non ottennero più pagamenti di sorta e furono licenziati da un momento all'altro senza indennizzo (2). Anche in Francia si manifestò spesso riluttanza ad impiegare la mano d'opera italiana, cosi a Gaeu (3). Tuttavia, colà la Direzione degli Alti Forni promise di mantenere gli operai italiani almeno per quindici giorni (4).

Dai paesi a nord dell'Hannover, appartenenti al distretto consolare di Amburgo, partirono 6000 italiani; mentre ne rimasero 1500 (5). Dalla sola Costanza partirono, nella prima decade di agosto, oltre 20.000 italiani (6). Dalla Svizzera, che ospitava prima della guerra più di 200.000 italiani, fecero ritorno in patria, in principio della guerra europea, e quindi assai prima che le continue chiamate sotto le armi facessero ingrossarne il numero di molto, per lo meno un terzo (7).

In altri posti, ove l'elemento italiano fu più benestante, l'esodo si compi in proporzioni minori; cosi ad Altona ove la scuola italiana fu perfino riaperta nel settembre 1914, essendo frequentata da due terzi degli alunni di prima (8). Anche in Baviera una gran parte degli (1) GIOSEI'PH GAI.LAVIIBSI : «Relazione del lavoro compiuto dall'Opera in

occnsione del rimpatrio (agosta-novembre 1914)». Opera di assistenza agli operai italiani emigrati in Europa, Milano 1914, Fratelli Lantani, p. 20.

(2) GALLAVKBSI, p. 24. (3) GALLA VRBSI, p. 37. (4) GALLA VRBSI, p. 3 6 . (5) GALLAVUBSI, p . 24.

(C) F E L I C E CALIMANI, « I profughi di guerra italiani rimpatriati attraverso alla Svizzera» nel Bollettino della emigrazione, anno xv, n. 3, 15 marzo 1916, p. 9.

(7) CALIMANI, p. 15.

(8) GALLAVRBSI, p. 24.

(36)

— 18 —.

italiani rimase, dovendo però cambiare mestiere ; gli operai industriali e i muratori trovarono impiego, per il tramite dei RR. Consolati, come lavoratori della terra, nella raccolta del grauo (1). A Metz la fuga degli italiani fu per alcun tempo sospesa, avendo il sacerdote addetto all'Opera di Assistenza ottenuto dalle autorità militari del lavoro per le donne nell'Arsenale colla fabbricazione delle cartuccie, e per gli uomini nei lavori, volontari, attinenti allo scavo delle trincee (2). Anche nella Francia orientale gli italiani furono in parte trattenuti, a dispetto della chiusura degli opifizi e della cessazione di ogni lavoro edilizio, dal nuovo lavoro che essi trovavano nelle fortificazioni e nella produzione delle munizioni (3). Cosicché operai italiani, incoscienti della parte che, tra non molto, la loro patria doveva fare nel dramma dell'ora presente, tanto gravida di pericoli per la libertà dei popoli, da vere bestie da soma aiutavano, col loro lavoro manuale, contemporaneamente la Ger-mania e la Francia agevolando l'esecuzione dei progetti militari di ambedue.

* * *

Quantunque le colonie italiane negli altri paesi europei non fossero del tutto estirpate, tuttavia le cifre generali dei rimpatrianti italiani nelle prime settimane della guerra europea salirono ad altezze spaventose, come risulta dallo specchietto che devo alla cortesia del dott. L. Jarach del Ministero degli Affari Esteri, e che contiene la situazione numerica totale, per Provincie, degli emigrati rimpatriati, rilevata dai dati per-venuti dalle prefetture di confine a tutto il 25 settembre 1914.

(li Stampa del 15 agoato 11116.

( 2 ) G A L L A V R E S I . p. 2 0 .

(37)

Rimpatriati italiaai nalla prima settimane dopo lo seoppio dolio guerra Earapei.

PROVINCIA Totali complessivi degli emigranti rimpatriati

a t n t t o il 29 settembre PROVINCIA

l'orni compiantivi dogli •migranti rimpatriati a tatto 11 25 settembre

1. Alessandria . 4.609 Riporto 174.523

2. Ancona . . 4.000 36. Massa e Carrara . . . . 3.569 3. Aquila . . 4.023 37. Messina . . . 1.044 4. Arezzo . . 6.528 38. Milano . . . 18.178 5. Aseoli. . . 892 39. Modena . . . 6. Avellino . . 249 40. Napoli . . . 2.212 7. Bari . . . 576 41. Novara . . . 26.627 8. Belluno . . . 32.801 42. Padova . . . 10.677 9. Benevento 57 43. Palermo . . . 1.293 10. Bergamo . . 19 149 44. Parma . . . 5.950 11. Bologua . . 7.955 45. Pavia . . . . . . . . 1.353 12. Brescia . . 46. Perugia . . . • . 11.216 849 47. Pesaro e Urbino . . . . 4.492 14. Caltaniasetta 100 48. Piacenza . . . 15. Campobasso 1.189 49. Pisa . . . 2.915 16. Caserta . . • • . • 9.564 50. Porto Maurizio . . . . 1.600 17. Catania . . 422 51. Poteuza . . . 377 18. Catanzaro . 93 52. Ravenna . . . 1.606 19. Chieti . . . 285 53. Reggio Calabria . . . . 698 20. Como . . . 22.998 54. Reggio Emilia . . . . 2.913 21. Cosenza . . 201 55. Roma . . . . . . . . 4.402 22. Cremona . . 2.874 56. Rovigo . . . 2.290 23. Cuneo. . . 9.741 57. Salerno . . . 710 24. Ferrara . . 790 58. Sassari . . . 1.123 25. Firenze . . 8.270 59. Siena . . . . . . . . 987 26. Foggiti . . 331 60. Siracusa . . . 413 27. Forlì . . . 11.834 61. Sondrio . . . 4.206 28. Genova . . 4.736 62. Teramo . . . 656 29. Girgcnti . . 99 63. Torino . . . 44.365 30. Grosseto . . 727 64. Trapani . . . 98 31. Lecce . . . 798 65. Treviso . . . 14.131 32. Livorno . . 590 66. Udine . . . . . . . . 71.062 38. Lucca . . 2.559 67. Venezia . . . 4.000 34. Macerata . . 1.564 68. Verona . . . 11.998 35. Mantova . . 3.602 69. Vicenza . . . 25.347

A riportarti 1 7 4 . 5 2 3 Totale generale . . 466.503

Questa tabella non contiene nè i rimpatriati ricchi, che compirono il rimpatrio a spese proprie, nè quegli italiani, più o meno poveri, che dalle sponde dell'Africa settentrionale e dalla Francia meridionale riuscirono ad attraversare il mare in barca, approdando nei più vari

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— 20 —.

rimpatriati italiani nelle prime settimane della guerra deve dunque superare di parecchio le 466.503 persone verificate dalle RR. Prefetture di confine e si eleva certamente per lo meno ad un mezzo milione.

Il rimpatrio improvviso di tanta gente, emigrata negli anni addietro, mise il governo nel più grave imbarazzo. L'emigrazione italiana è una condizione vitale per l'Italia sia economica che sociale, perchè costi-tuisce l'esodo di un vero eccesso di popolazione impossibile a nutrirsi in patria, stante la scarsezza delle sue risorse industriali e la densità di popo-lazione delle sue campagne. La riaffluenza di questa eccedenza di popolo, priva di mezzi di sussistenza, significava dunque l'estendersi minaccioso della disoccupazione. Giacché in quel periodo, in cui, per contraccolpo della guerra europea, anche l'economia italiana stava per subire un arresto di sviluppo, i termini di rimpatrianti e di disoccupati erano senz'altro identici. Sorse cosi un grave malcontento tra le masse. I rimpatriati stessi, nelle grandi città, formavano cortei compósti di gente affamata, che chiedevano lavoro, con linguaggio alquanto irri-verente verso lo Stato. Si ora diffuso tra la mas<a uno stato d'animo che potevasi riassumere nel motto dei rivoluzionari francesi del 43:

Vivre en travaillant oh mourir en combattimi. Furono infatti motti

simili a questi che i tumultuanti, demoralizzati dalla palingenesi della guerra mondiale e dei lunghi e penosi viaggi che avevano dovuto fare per rimpatriare ed esasperati per le difficoltà di trovare, rimpatriati, del lavoro adeguato, urlavauo ai quattro venti. Unica via d'uscita da siffatta situazione pericolosa sembrava allora a molti essere la mobilitazione generale e la guerra contro l'Austria. Giacché non vi era dubbio che una guerra patriottica avrebbe trovato consenso quasi generale anche presso gli elementi popolari. I disoccupati, fatti soldati, anziché costi-tuire ua pericolo per l'esistenza dello Stato, l'avrebbero vieppiù salda-mente sostenuta. Ma il governo seppe saggiasalda-mente resistere alla ten-tazione di utilizzare il mezzo milione di disoccupati e di affamati per scatenare una guerra, giusta, ma allora forse ancora prematura, contro l'Austria per il riacquisto delle terre irredente. Fece invece eseguire una serie di lavori pubblici ad hoc che. se non risolsero del tutto il grave problema, procurarono però lavoro ad una parte dei rimpatriati. F,d ammise inoltre che un'altra parte riprendesse, alla chetichella, la via dell'estero.

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